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L’astronauta Sharipov afferma “c’erano delle creature sulla Luna”

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    wheaton80
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    00 21/04/2013 22:13



    La notizia sembra uscita da un giornale scandalistico o provenire da una mente romantica o annebbiata da “fumi di alcool“, ma questa volta sembra non essere così e arriva da un cosmonauta ancora in attività: stiamo parlando dell’astronauta russo Salizhan S. Sharipov. Ma prima di entrare nel merito, brevemente illustriamo la sua carriera:

    Salizhan Sharipov è nato il 24 agosto del 1964 a Uzgen, nella regione di Oshsk della Kirghizia. È sposato e ha due figli. Ha ottenuto il brevetto di pilota militare presso la Air Force Pilot School, nel 1987. Nel 1994, si è laureato in Cartografia presso la Università Statale di Mosca. Candidato cosmonauta nel 1990, dopo essere stato selezionato dal Gagarin Cosmonaut Training Centre (GCTC), Sharipov ha terminato l’addestramento due anni più tardi, ottenendo la nomina di cosmonauta.

    Ha completato il corso di addestramento per voli spaziali sulla stazione russa MIR in qualità di Comandante dell’Equipaggio. In precedenza Sharipov ha partecipato come Specialista di Missione all’ottavo volo del programma Shuttle-Mir, condotto a bordo dello Shuttle STS-89 dal 22 al 31 gennaio 1998. Sharipov è Comandante della Soyuz e Ingegnere di Volo della Expedition Ten. Fin qui la carriera, a grandi linee, di Sharipov come appare sul sito dell’ESA (http://www.esa.int/ita/Our_Activities/Human_Spaceflight/Eneide_-_Vittori_mission_-_Italian/Biografie_degli_astronauti_del_decimo_equipaggio_della_Stazione_Spaziale_Internazionale).

    Ma ora passiamo alla clamorosa dichiarazione che è apparsa sul sito in lingua russa di “Mediaport“, sul quale il cosmonauta ha risposto a varie domande inerenti la sua carriera, su come si diventa astronauti, che sensazioni si hanno quando si è in orbita terrestre oppure di future missioni su Marte, di Dio ma ha anche parlato di intelligenze extraterrestri, le quali – secondo Sharipov – sono molto vicine a noi. Mentre si trovava in visita presso il “Kharkov Planetarium“, Igor Berezyuk (fondatore del museo sugli UFO e dell’astronautica presso lo stesso planetario) ha domandato al cosmonauta “se ci fossero stati dei contatti tra astronauti e alieni“.

    Sharipov, con coraggio e senza remore e riferendosi ad episodi di altri astronauti sbarcati sul nostro satellite naturale, risponde immediatamente e dice:“Quando camminarono sulla Luna, gli astronauti videro delle creature. Comunicarono il tutto al Mission Control Center di Houston e riferirono che guardarono queste creature, e non una sola volta. Tutto ciò ora è conosciuto. Nessuno parla sul perché il programma lunare sia stato chiuso. Nessuno ufficialmente lo sa, ma forse quella fu la ragione“. Inoltre, Sharipov afferma di aver visto qualcosa nello spazio extra-atmosferico, un qualcosa di insolito, ma non ha la certezza al 100 per cento che il fenomeno avvistato si riferisse ad un UFO. Resta comunque il fatto che le dichiarazioni di Sharipov sono davvero considerevoli, rafforzate dal fatto che il cosmonauta in questione non appartiene alla categoria di quelle persone che “parlano dopo essere andate in pensione“. E ciò è già un ottima cosa.

    Fonte: www.mediaport.ua/articles/86587/kosmonavt_kotoryiy_verit_v_inop...

    lospecchiodelpensiero.wordpress.com/2013/04/20/lastronauta-sharipov-afferma-cerano-delle-creature-sul...
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    wheaton80
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    00 26/04/2014 00:31
    L’hacker Gary McKinnon, Reagan e le installazioni segrete sulla Luna



    Nel 1964, la Ranger 7 fu la prima sonda inviata dagli Stati Uniti per l’esplorazione lunare, segnando l’inizio di una nuova era spaziale. La sonda, costruita principalmente per scattare fotografie ad alta risoluzione della Luna, trasmise 4316 fotografie. Le immagini mostravano il volto di un mondo fino ad allora sconosciuto, premessa fondamentale per la futura esplorazione umana del satellite terrestre. Ma esistono fotografie che non sono state mostrate? Secondo Jason Martell, autore di “L’Apocalisse della Conoscenza”, anche se non se ne parla mai, ci sarebbero immagini scattate da Ranger 7 non mostrate al pubblico nelle quali figurerebbero strutture artificiali sulla superficie della Luna. Secondo i ricercatori alternativi, queste supposizioni sono supportate dalle scoperte di un uomo che agli inizi del 2000 si è conquistato gli onori della cronaca: Gary McKinnon, anche noto come “Solo”, un programmatore e hacker britannico. Nel marzo del 2002, McKinnon veniva arrestato dagli agenti di Scotland Yard nel suo squallido appartamento in Wood Green, zona nord di Londra. L’accusa era di aver violato 97 sistemi informatici, tra computer militari e della NASA, scaricando dati secretati, tra cui informazioni altamente classificate sulla strage dell’11 settembre. La rete di computer che è accusato di aver penetrato include reti possedute dalla NASA, dallo US Army, dallo US Navy, dal Dipartimento della Difesa e della Forza Aerea degli Stati Uniti, oltre che un sistema appartenente al Pentagono. Come riporta il profilo di McKinnon tracciato sul sito della BBC, se la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti fosse stata accettata, l’hacker avrebbe potuto ottenere una condanna fino a 70 di carcere. Quello di McKinnon è stato definito il più grande attacco ai sistemi informatici americani. Ma che cosa realmente cercava l’hacker nei computer delle agenzie governative americane? “Ero convinto, e c’erano buoni motivi per esserlo, che alcune agenzie governative di intelligence avessero avuto accesso a tecnologia extraterrestre”, dice McKinnon alla BBC. “Questa tecnologia potrebbe offrire energia libera e pulita all’umanità. Ho pensato che esserne in possesso e tenerla nascosta fosse incostituzionale secondo il diritto americano. Io non sono un criminale, mi ero imbarcato in una crociata morale”.

    Durante la frequentazione degli archivi, McKinnon si sarebbe imbattuto in alcune prove decisive. “Ho trovato una foto in alta definizione di un oggetto di grandi dimensioni a forma di sigaro sopra l’emisfero settentrionale. Ero così scioccato dalla foto che non ho potuto salvarla subito. La dimensione del file era così grande che era difficile vederlo in ‘risorse del computer’. Alla fine ho perso la connessione, e la foto”. McKinnon pare sia riuscito ad avere accesso anche ai file riservati della US Space Command, scoprendo diverse procedure, tra le quali il ‘trasferimento squadrone’, relativo a ufficiali ‘non-terrestri’. “Ho trovato una lista di nomi di funzionari… sotto la dicitura ‘ufficiali non terrestri’, così era scritto nel titolo del file. Questo non significa che trattasi di omini verdi. Quello che penso è che vuol dire che le loro basi non sono qui sulla terra”, spiega McKinnon. “Ho anche trovato una lista di ‘trasferimenti da flotta a flotta’, e una lista di nomi di navi spaziali. Ho fatto una ricerca. C’erano i nomi di navi della marina militare, quindi nello spazio viene tutto gestito dalla Marina degli USA. Quello che ho visto mi ha fatto credere che la stessa marina deve avere un qualche tipo di astronave”. Solleticato dalle dichiarazioni di McKinnon, qualcuno è andato a pescare una singolare affermazione dell’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan riportata nel suo diario personale pubblicato nel libro “The Reagan Diaries”, che confermerebbe le ipotesi dell’hacker scozzese. Così scrive l’ex presidente nell’appunto dell’11 luglio 1985:«Il pranzo con cinque eminenti scienziati spaziali è stato affascinante. Lo spazio è davvero l’ultima frontiera e alcuni degli sviluppi in astronomia sembrano appartenere alla fantascienza, ma sono reali. Ho imparato che la capacità della nostra navetta è tale che si potrebbero portare in orbita almeno 300 persone. Il nostro Space Shuttle può trasportare fino a otto passeggeri, e ne sono stati costruiti solo cinque. Anche a pieno carico di queste cinque navette e l’invio di tutti gli equipaggi nello spazio messi insieme, non avremmo mai potuto raggiungere il numero di 300 passeggeri».

    Le parole di Reagan farebbero pensare all’esistenza di un programma segreto per lo sviluppo di astronavi capaci di portare interi contingenti militari in orbita, una sorta di traghetto spaziale Terra-Luna. È noto che negli anni ’60 gli Stati Uniti avessero progettato la costruzione di un avamposto militare con equipaggio destinato a proteggere i potenziali interessi degli Stati Uniti sulla Luna, il cosiddetto Project Horizon. Alla conferenza della Infosecurity Europe 2006 tenutasi a Londra il 27 aprile 2006, McKinnon apparve nella sezione Hackers’ Panel. Quando gli venne domandato come siano state scoperte le sue intrusioni, McKinnon rispose che si era sbagliato nel calcolo della fascia oraria: stava usando il software di controllo remoto per operare su un computer basato sul sistema Windows mentre il proprietario stava seduto in fronte ad esso. McKinnon ha ammesso in molte dichiarazioni pubbliche di aver goduto di accesso non autorizzato a sistemi di computer negli USA includendo quelli specificamente menzionati nelle accuse legali americane. L’hacker si è difeso dicendo che la sua motivazione era cercare una prova dell’esistenza degli UFO e disse di sapere come certo che i militari americani nascondessero la tecnologia dell’antigravità e come il governo USA stesse cercando di sopprimere la diffusione della “Free Energy”. Dopo una tormentosa vicenda giudiziaria, il 16 ottobre 2012, Theresa May, Sottosegretario di Stato per gli Affari Interni del Regno Unito, ha respinto la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità statunitensi circa 10 anni fa. Alla base della decisione ci sono appunto le precarie condizioni fisiche del quarantaseienne scozzese.

    25 aprile 2014
    www.ilnavigatorecurioso.it/2014/04/25/lhacker-gary-mckinnon-reagan-e-le-installazioni-segrete-sul...
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    wheaton80
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    00 26/04/2014 00:35
    Project Horizon: il piano degli Stati Uniti per costruire una base militare sulla Luna



    “Un avamposto lunare è di importanza critica per l’esercito del futuro degli Stati Uniti”. Era il marzo del 1959 quando Arthur G. Trudeau, generale dell’Esercito degli Stati Uniti, proferì queste parole. Il generale Trudeau fu messo a capo di una task force finalizzata allo sviluppo di una progetto per l’installazione di un “avamposto militare con equipaggio”, destinato a “proteggere i potenziali interessi degli Stati Uniti sulla Luna”. Quella che sta dietro a questo studio segreto, denominato ‘Project Horizon’, e al piano che avrebbe dovuto vedere la completa realizzazione della base militare lunare entro il 1966, è la storia di una grande idea che non ha mai visto la sua realizzazione… almeno ufficialmente. Quando Trudeau fu messo a capo del progetto, era passato meno di un anno da quando i sovietici avevano sconvolto l’America e l’Occidente con il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale in orbita attorno alla Terra. Con gli Stati Uniti ormai costretti ad inseguire l’Unione Sovietica nella cosiddetta ‘corsa allo spazio’, non sorprende che uomini come il generale Trudeau e altri dirigenti militari stessero prospettando la presenza militare dell’America nello spazio in generale e sulla luna in particolare. In realtà, secondo quanto riporta una monografia di 118 pagine prodotta dall’esercito nel giugno del 1959, “essere secondi rispetto all’Unione Sovietica nella creazione di un avamposto sulla Luna sarebbe disastroso per il prestigio degli Stati Uniti”. Oltretutto, il governo sovietico aveva già promesso ai suoi cittadini, e ai dirigenti dell’Armata Rossa, che entro il 1967 la Russia sarebbe sbarcata sulla Luna. Ragion per cui era fondamentale per gli Stati Uniti arrivare per primi sul satellite. Il piano prevedeva la costruzione di una base lunare autosufficiente che sarebbe servita come avamposto per l’esplorazione della Luna e l’ulteriore esplorazione dello spazio. Essa avrebbe ospitato un equipaggio di 10-20 persone, diventando la prima installazione permanente sulla Luna, fornendo inoltre una piattaforma per l’esercito finalizzata a condurre operazioni militari sulla Luna.

    L’esercito insistette molto sul fatto che non ci fossero ostacoli tecnici significativi per la realizzazione dell’avamposto. La tesi era che il Project Horizon avrebbe potuto avere un iter simile a quella del Progetto Manhattan, il piano segreto per lo sviluppo dell’ordigno nucleare durante la seconda guerra mondiale. Dopo tutto, se gli Stati Uniti erano stati in grado di costruire una bomba atomica, cosa impediva di mettere una manciata di soldati sul nostro satellite? Così, l’8 giugno del 1959, un gruppo di studio del Ballistic Missile Agency Army (ABMA) consegnò all’esercito americano uno studio di fattibilità denominato ‘Project Horizon‘. Lo studio contemplava l’utilizzo del razzo multistadio Saturn II, all’epoca ancora in fase di sviluppo, e l’installazione di alcune stazioni spaziali intermedie per il trasporto dei materiali sulla Luna. Per raggiungere lo scopo sarebbero serviti 75 lanci entro la fine del 1964, più un’altra quarantina di lanci per trasportare le attrezzature sufficienti ad allestire la base. Il costo orientativo dell’operazione fu stimato in circa 6 miliardi di dollari.

    Per quanto riguarda l’ubicazione della base, lo studio prendeva in considerazione la necessità di ridurre il rischio di eventuali impatti meteoritici. A tale scopo, i tecnici suggerivano di costruire parte dell’installazione in cavità naturali o grotte. Oltre a proteggere la base, questa soluzione consentiva anche di mitigare gli sbalzi termici. Alcuni grafici mostrano anche la possibilità di realizzare delle strutture cilindriche sepolte. Inoltre, bisognava anche provvedere la base di abbastanza energia per tenere in vita l’equipaggio e i sistemi dell’installazione, collocando la struttura in una posizione capace di ottimizzare la luce solare. Lo studio proponeva tre possibili siti adatti allo scopo: 1) la parte settentrionale del Sinus Aestuum, vicino al cratere Eratostene; 2) la parte meridionale del Sinus Aestuum vicino Sinus Medii; 3) la costa sud-occidentale del Mare Imbrium, appena a nord delle montagne Montes Apenninus. I militari avevano anche proposto la creazione di un “comando unificato per lo spazio”, creato per controllare la base lunare e la parte di spazio esterno tra Terra e Luna.

    Ma perchè una base militare sulla Luna? Per rispondere a questa domanda bisogna inquadrare il progetto all’interno del periodo storico nel quale si è consumata la cosiddetta ‘guerra fredda’ tra Stati Uniti e Unione Sovietica. La creazione di un’installazione militare sulla Luna sarebbe stata un forte deterrente nei confronti di un attacco da parte dell’URSS, in quanto il nemico avrebbe avuto grandi difficoltà a prevenire la rappresaglia degli Stati Uniti. Inoltre, la presenza di un avamposto americano sul satellite terrestre avrebbe neutralizzato qualsiasi allunaggio sovietico destinato a vantare diritti di proprietà sulla Luna. Questo era il motivo per cui gli americani dovevano raggiungere per primi la Luna e stabilire un avamposto militare. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la cronaca ufficiale, il Project Horizon ha poi ceduto il posto al Programma Apollo, volto a portare il primo astronauta americano sulla Luna. Perché? Prima di tutto, le sfide tecnologiche erano più complesse di quanto gli autori dello studio avessero pensato, e decisamente più costoso. Un investimento del genere avrebbe richiesto un grosso aumento di spesa da parte del governo degli Stati Uniti. In secondo luogo, l’espansione del conflitto in Vietnam aveva drenato ulteriori dollari e risorse che sarebbero dovute essere destinate al Project Horizon. Infine, una presenza militare americana sulla Luna divenne legalmente impossibile dopo che Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna firmarono nel 1967 il “Trattato sui principi che disciplinano le attività degli Stati nell’esplorazione e nell’uso dello spazio esterno, inclusi la Luna e gli altri corpi celesti”, nel quale si limita l’esplorazione dello spazio a soli scopi pacifici. Il trattato è tutt’ora in vigore.

    22 febbraio 2014
    www.ilnavigatorecurioso.it/2014/02/22/project-horizon-il-piano-degli-stati-uniti-per-costruire-una-base-militare-sul...
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    wheaton80
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    00 26/09/2014 20:38
    USA su luna, uno scherzo da prete. China Lunar Rover non trova evidenze di sbarchi americani sulla luna
    Pechino - Funzionari top del programma spaziale cinese sono usciti questa mattina con dichiarazioni secondo cui gli allunaggi americani “erano una bufala totale”, riferisce il Beijing Daily Express



    200 alti funzionari del programma spaziale cinese hanno firmato una petizione per chiedere spiegazioni al governo americano e il rilascio di informazioni classificate NASA riguardanti gli allunaggi americani per dimostrare al mondo che gli sbarchi lunari erano una bufala riccamente orchestrata per ingannare il mondo sulle funzionalità del programma spaziale americano. Queste accuse sono nate dalle recente analisi di foto scattate dal rover lunare cinese, che non avrebbe trovato alcuna traccia di sbarchi lunari americani esistenti sulla luna. Foto scattate da Yutu, il rover lunare cinese, che è sbarcato sulla luna nel 2013, presumibilmente non mostrano alcuna prova che gli allunaggi americani siano mai accaduti. Anche l’ingegnere nucleare russo di fama mondiale Yury Ignatyevich Mukhin ha firmato la petizione, come pure una dozzina di altri ingegneri russi top ed ex agenti del KGB, sostenendo che il governo russo “era sempre stato a conoscenza della situazione fin dai primi anni 1970″. Queste recenti scoperte potrebbero stranamente dare credito ai teorici della cospirazione che hanno sostenuto per decenni che l’America non era mai andata sulla Luna, ma che gli sbarchi lunari americani erano un falso elaborato per far fallire la Russia nella corsa allo spazio e alla fine, nella corsa agli armamenti nucleari, con lo scopo di rovinare la Russia, proprio come il finanziamento delle forze mujaheddin durante la guerra sovietica in Afghanistan raggiunse il successo.

    26 settembre 2014

    Fonte: worldnewsdailyreport.com/chinese-lunar-rover-finds-no-evidence-of-american-moon-...

    www.iconicon.it/blog/2014/09/usa-su-luna-uno-scherzo-d...
    [Modificato da wheaton80 26/09/2014 20:38]
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    wheaton80
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    00 02/11/2014 22:55
    NASA: A dicembre verrà eseguito il lancio della navetta spaziale Orion, la prova che lo sbarco sulla Luna non è mai successo?



    Nel mese di dicembre Orion, un veicolo spaziale, verrà lanciato dalla NASA nello spazio. Un volo che lo porterà più lontano di qualsiasi altro veicolo spaziale costruito per trasportare l’uomo. La prova che lo sbarco sulla Luna non è mai avvenuto? Scopriamo il perché. La NASA, secondo il video presente in questo articolo, dovrà mettere alla prova la fascia di radiazione di Van Allen prima di poter inviare le persone attraverso questa regione di spazio. Ascoltate attentamente intorno al minuto 03:36 cosa dichiara l’ingegnere della NASA Kelly Smith nel video di presentazione di ORION:“Dobbiamo risolvere questo problema prima di poter inviare persone attraverso quella regione spaziale”. Ma in passato non avevano già inviato 6 veicoli con equipaggio attraverso questa regione per arrivare sulla Luna nelle missioni Apollo? Se la NASA sta ancora lavorando sulla verifica della fascia di radiazione di Van Allen, per poter essere certi di inviare delle persone, come è possibile allora che nel 1969 sia avvenuto lo sbarco sulla Luna? Se le missioni lunari fossero reali questo problema nel 2014 non dovrebbe esistere. Dopo aver visto ed ascoltato questo filmato le domande sembrano aumentare: siamo così certi che la NASA sia veramente riuscita ad inviare veicoli spaziali con equipaggio umano sulla Luna?



    Stefano S.
    www.segnidalcielo.it/nasa-a-dicembre-verra-eseguito-il-lancio-della-navetta-spaziale-orion-la-prova-che-lo-sbarco-sulla-luna-non-e-mai-s...
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    wheaton80
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    00 03/11/2014 01:11
    Mi scuso con gli utenti del forum. Sono incappato in un'altro articolo satirico, quello intitolato "USA su luna, uno scherzo da prete. China Lunar Rover non trova evidenze di sbarchi americani sulla luna", a questo link: worldnewsdailyreport.com/chinese-lunar-rover-finds-no-evidence-of-american-moon-l...

    Il sito in questione dichiara apertamente di postare articoli satirici: worldnewsdailyreport.com/disclaimer/

    E inoltre, il quotidiano cinese citato nell'articolo, il Beijing Daily Express, non esiste, a quanto ho potuto consatatare facendo una ricerca sul web.

    Chiedo ancora venia :P
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    wheaton80
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    00 10/02/2018 13:13
    I fotografi: sono un falso le immagini dell’uomo sulla Luna

    «Se le avessero chieste a me, quelle immagini da studio le avrei fatte molto meglio», cioé con le ombre “giuste”, simulando bene l’effetto del sole. Parola di Oliviero Toscani. Il film del presunto allunaggio? La madre di tutte le fake news:«Un falso al 200%». A dirlo è un altro principe della fotografia mondiale, Peter Lindbergh, il numero uno nel campo della moda, “inventore” delle top-model degli anni ‘90, da Cindy Crawford a Naomi Campbell. La domanda: da dove arrivano quelle luci (artificiali) che rischiarano gli astronauti? Proiettori, spot da cinema, pannelli riflettenti: attrezzature di cui l’equipaggio di Apollo 11 non disponeva. L’esame dei fotografi è la prova regina del test condotto da Massimo Mazzucco, autore del documentario “American Moon”. Oltre tre ore di film, che inchiodano lo spettatore di fronte a una verità incontrovertibile: a prescindere dal fatto che ci siamo stati o meno, sulla Luna, le immagini dell’allunaggio, trasmesse dalla NASA in mondovisione nel 1969, sono un falso, palese e grossolano. I sospetti crescono ulteriormente, scoprendo che l’ente aerospaziale ha dichiarato di aver “smarrito” i film originali di un evento che, se fosse reale, sarebbe una pietra miliare nella storia dell’umanità. Per non parlare degli astronauti: anziché essere celebrati a vita come eroi, hanno trascorso il resto dei loro giorni a nascondersi. Fake news? Sì, certo. Ma è inutile sperare di convincere tutti: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Per contro, possiamo consolarci: la sete di verità è inesorabile e ha ormai contagiato almeno il 20% del pubblico, ed è una quota destinata a crescere in modo esponenziale. «Non è che gli americani abbiano deciso in partenza di barare, ingannando il mondo», premette Mazzucco, ai microfoni di “Border Nights” (http://www.bordernights.it/massimo-mazzucco-marcello-marescalchi-border-nights/). «Ci hanno provato veramente, ad andare sulla Luna». Tutta “colpa” di Kennedy, o meglio della guerra fredda: i sovietici erano in vantaggio, già nel ‘57 avevano spedito in orbita il primo Sputnik e poi addirittura Gagarin, primo uomo nello spazio, nel 1961. «Entro la fine del decennio metteremo un uomo sulla Luna», promise JFK. Salvo poi apprendere dalla NASA che sarebbe stata una missione impossibile: gli USA erano fermi al lancio sub-orbitale di Alan Shepard, spedito in atmosfera per soli 15 minuti. «Man mano che si avvicinava la fine del decennio, arrivati al ‘67, cioè a due anni e mezzo dalla scadenza, si resero conto che i problemi tecnici erano insormontabili: ma siccome nel frattempo avevano fatto una propaganda mondiale, non potevano più tirarsi indietro». Da qui la possibile idea del clamoroso “fake”. «Avevano intanto sviluppato un sistema di simulazione che gli permetteva di riprodurre virtualmente un’intera missione lunare, dalla partenza al ritorno sulla Terra, comprese le passeggiate sulla Luna: è chiaro, secondo me, che hanno ceduto alla tentazione», sostiene Mazzucco. «Stando seduto nel Lem, il modulo lunare, come fosse il simulatore di un aereo, potevi vedere dal finestrino le immagini del terreno lunare che si avvicinava e le immagini dell’allunaggio, che fra l’altro – stranamente – sono molto simili alle immagini che poi ci hanno dato per vere». Mazzucco ha sondato esperti, scienziati, tecnici: la Luna era troppo rischiosa. «Il pericolo era di perdere gli astronauti: atterrare sulla Luna è una cosa, ripartire è molto più difficile».

    La “tentazione” del falso? «Negli anni ‘60 non si ponevano il problema che poi, quarant’anni dopo, ci sarebbero state tutte le fotografie dei viaggi Apollo in alta definizione scaricabili da chiunque». Mezzo secolo fa, la NASA sapeva che sarebbe bastato inviare qualche foto (accuratamente selezionata) a “Life Magazine” o a “Time Magazine”, così come al “New York Times”: nessuno avrebbe potuto fiutare l’imbroglio. «Solo con l’avvento di Internet, quando la NASA ha messo in rete tutte le foto ad alta definizione delle missioni lunari, qualcuno ha cominciato a spulciarle una per una, a fare i confronti incrociati tra luci e ombre. Ma allora non potevano immaginare questo tipo di esame ai raggi X che viene fatto oggi sui loro materiali, quindi capisco quella loro superficialità». Le immagini, spiega Mazzucco (fotografo per vent’anni, già assistente di Toscani), sono «fatte molto male» proprio dal punto di vista della simulazione della luce del sole:«Cosa che sfugge all’occhio dell’osservatore comune, ma non a quello del professionista delle immagini». Appena Lindbergh le ha esaminate, è sbottato:«Scusa, ma da dove viene questa luce?». Un falso storico colossale? Obiezione: perché l’URSS, in gara con gli USA nella conquista dello spazio (meta suprema della guerra fredda), non denuciò il falso allunaggio? «Ai sovietici non conveniva», dice Mazzucco. «Intanto nessuno gli avrebbe creduto, dato che avevano appena “perso la corsa alla Luna”: li avrebbero derisi». Ma poi, soprattutto, già a quei tempi – ancora con le missioni Apollo in corso – erano iniziate le trattative segrete (poi pubbliche) per le missioni congiunte Apollo-Soyuz, il cui risultato è tuttora in orbita sotto forma di ISS, Stazione Spaziale Internazionale. «In cambio del silenzio, l’URSS ha avuto dagli USA tutta la tecnologia che le serviva». Spiegazione coerente, che combacia con un altro aspetto particolarmente inquietante: lo strano silenzio degli astronauti. Neil Armstrong e Buzz Aldrin sarebbero stati i primi due uomini a mettere i piedi sulla Luna: un’esperienza entusiasmante e sconvolgente, per qualsiasi essere umano. «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini», disse Gagarin, con voce emozionata, dall’orbita del Vostok. Gli americani? Silenzio.

    Da Armstrong e Aldrin ci si sarebbero aspettate centinaia di interviste, decine di libri. E invece, niente:«Neil Armstrong, in tutta la vita, ha rilasciato 4 interviste, e non tutte favorevoli alla NASA». Addirittura nell’ultima, del ‘94, dice, in modo cupo e sibillino:«Riguardo al futuro ci sono molti veli che coprono la verità, sta ai giovani rimuoverli per scoprirla». Una coltre di oblio ha sepolto gli 8 astronauti delle successive missioni Apollo:«Nessuno ricorda i loro nomi. Strano, no? Eppure, in teoria, sono gli unici esseri umani che avrebbero calcato il suolo di un altro corpo celeste». Dell’altro evento epocale, la scoperta e conquista dell’America, sappiamo tutto:«Magellano, Verrazzano, Colombo, Cortés: hanno fatto tanti film su ciascuno di loro». E gli astronauti pionieri della Luna? Inghiottiti nel nulla. «E’ chiaro che non c’è quel tipo di entusiasmo storico che dovrebbe corroborare un fatto così importante: c’è anzi una tendenza a minimizzarlo», sottolinea Mazzucco, che si domanda: se era così facile andare e venire dalla Luna negli anni ‘60, perché non abbiamo continuato ad andarci? Solo perché, dicono, sulla Luna non c’è niente? E ci sono volute 6 missioni nell’arco di tre anni, per capirlo? Forse la verità è un’altra, assai più terrena:«Il programma Apollo era una macchina da soldi mostruosa, a cui la NASA mirava. Soldi che saranno serviti a sviluppare tecnologie militari, non rivolte allo spazio ma alla Terra». Anche sui libri di storia l’evento è minuscolo, quando invece «dovrebbe essere presentato come il punto di svolta della storia umana: da quel giorno in poi, non siamo più solo sulla Terra». E invece la NASA stessa tende a non celebrarlo:«Perché ha la coda di paglia, immagino». Affermazione che Mazzucco motiva, tra le altre cose, con l’inverosimile vicenda (fantozziana) del presunto “smarrimento” delle bobine, i filmati originali dell’allunaggio. «La NASA ha ufficialmente perso i nastri originali che contenevano le immagini “arrivate dalla Luna”, quelle della prima passeggiata lunare. Nel 2009 hanno detto: dove son finiti, i nastri? Nessuno lo sa più. Non li hanno mai più trovati. E quei due o tre poveracci che si sono messi a cercarli, credendo che si fossero persi veramente, hanno incontrato decine di muri di gomma e alla fine han dovuto arrendersi, di fronte alla chiara intenzione di non farli ritrovare». Non c’è stato nessun incidente, nessun incendio di nessun magazzino: un semplice, banale “smarrimento”.

    «Quel nastro conteneva, in teoria, l’evento più importante della storia dell’umanità. Uno si aspetta che fosse custodito in un bunker impenetrabile, a temperatura controllata, sorvegliato a vista da guardie armate». La parte più comica della vicenda riguarda la tesi del “debunker” Paolo Attivissimo, autore del libro “Siamo andati sulla Luna”: li hanno cancellati, dice, perché i nastri costano e dopo un pò vengono riutilizzati. E’ evidente, conclude Mazzucco, che ci dev’essere un motivo serio dietro alla loro sparizione. Uno su tutti:«Quei nastri non contenevano solo le immagini del primo allunaggio (di cui abbiamo le copie) ma anche i dati di telemetria: cioè svelavano anche dove si trovasse veramente il Lem, in quel momento, nello spazio. Quindi, se per caso non si fosse trovato sulla Luna, chiunque oggi analizzando quei nastri potrebbe dedurlo, quindi è molto più comodo “perderli”». Tutte le comunicazioni che avvengono nei 7 giorni ufficiali della missione, dal 16 al 23 luglio del ‘69, cioè dalla partenza da Cape Kennedy (allora Cape Canaveral) al ritorno nell’Oceano Pacifico, «nell’ipotesi della finzione, sono tutte trasmissioni che avvengono con la capsula nell’orbita terrestre». In un video, un ricercatore convinto dell’inganno lunare, Bart Sibrel, analizza i video NASA e scopre che, a un certo punto, «gli astronauti fingono di inquadrare la Terra da 170.000 chilometri di distanza, cioè circa a metà strada fra la Terra e la Luna». Nel video «si vede un pallino blu al centro dell’inquadratura, completamente nera, però poi si scopre che a essere inquadrata non è la Terra sospesa nel vuoto, ma un ritaglio dell’oblò. La Terra è sotto di loro, ed è molto più vicina. Loro, con la telecamera, stando indietro all’interno della navicella, inquadrano l’oblò come se fosse la circonferenza completa della Terra». La versione di Mazzucco:«A questo punto sospetto che, per quei 7 giorni, gli uomini di Apollo 11 abbiano girato a vuoto attorno alla Terra, per poi fare un normalissimo rientro dal cielo: poi, quando arrivano in mare, non puoi sapere se provengono dalla Luna, dall’orbita terrestre o magari solo da un aereo cargo, militare, che volava a 10.000 metri d’altezza. Li vedi rientrare, hanno un pò di barba, e quindi pensi che arrivino dalla Luna». Tra le varie morti dei 12 “moonwalker”, il regista trova particolarmente interessante quella di James Irwin, di Apollo 15. Morte raccontata da Bill Keysing, il padre della teoria del complotto lunare, autore già nel ‘74 del primo libro critico, intitolato “Non siamo mai andati sulla Luna”. Lo scrittore dice che Irwin lo contattò perché «voleva raccontargli qualcosa». Lo conferma un testimone, presente con Keysing al momento della telefonata. «Ma forse l’astronauta non è stato abbastanza attento nel telefonare a Keysing: tre giorni prima di incontrarlo, è morto in uno stranissimo incidente in motocicletta, andando a sbattere contro l’unico palo in mezzo a un deserto». Deduzione:«Quegli astronauti erano strettamente controllati, e lo sono stati per tutta la vita. Questo spiegherebbe il loro comportamento decisamente strano, dai viaggi lunari fino alla loro morte». Clamoroso il caso di Buzz Aldrin:«Si è perso nelle droghe e nell’alcool», ricorda Mazzucco. «Pensa: sei stato sulla Luna, sei la seconda persona più famosa al mondo dopo Armstrong, eri con lui, eri uno dei due primi uomini sulla Luna… Dovresti avere una vita di successo, di conferenze, di libri, accolto in tutti in Paesi del mondo. E invece diventi un alcolizzato, un drogato che divorzia venti volte e non sa più cosa fare nella vita, si fa crescere la barba, diventa un hippie».

    In alcune foto a qualche anno dal viaggio lunare è letteralmente irriconoscibile. E in un’intervista a “Paris Match” rivela:«Ci considerano tutti degli eroi, ma in realtà la Luna ci ha distrutti». Perché mai dovrebbe averti distrutto, la Luna, se è vero che ci sei stato? Altra incredibile stranezza, l’intervista ad Alan Bean di Apollo 12. Domanda: avete avuto danni particolari per aver attraversato l’area ultra-radioattiva delle Fasce di Van Allen? Bean casca dalle nuvole:«Veramente non credo che siamo andati tanto in alto da raggiungere le Fasce di Van Allen». Ma le Fasce, gli fanno notare, sono appena fuori dall’atmosfera terrestre, tra i 15.000 e i 40.000 chilometri. «Ah, allora le abbiamo attraversate di sicuro!», replica l’astronauta. «Bastano dettagli umani come questi – dice Mazzucco – per sospettare che quei poveracci abbiano vissuto una vita orribile, obbligati a mentire fino al loro ultimo giorno di vita». Mazzucco non si illude che la verità proposta in “American Moon” possa essere largamente accettata: “debunker” come Attivissimo si impegnano a smontare minuziosamente qualsiasi ipotesi di complotto. Ma attenzione:«Il “debunker” si rivolge a chi ha bisogno di una scusa qualunque per continuare a credere. Quando crollano le Torri Gemelle e vengono espulse tonnellate di cemento, c’è sempre chi dice: ma no, quelli sono solo i vetri delle finestre, che esplodono». Il pubblico del “debunker” non va a controllare se quello che ascolta è sensato. Non agisce con spirito critico:«Agisce in modo fideistico, ha bisogno di sentirsi dire che Mazzucco è un buffone e che sulla Luna ci siamo andati davvero». Il solito Attivissimo arriva a dire che è “normale” smarrire i nastri originali del mitico allunaggio? «Il “debunker” inventa in modo spudorato, tanto sa che il suo pubblico non andrà a verificare quello che dice. Ha solo bisogno di essere rassicurato, di sentirsi dire che nessuno ci inganna, che il mondo è bello, che i nostri potenti ci vogliono bene, che nessuno farebbe mai una cosa come ammazzare tremila cittadini nelle Torri Gemelle. Questa è la vera funzione del “debunker”». In altre parole: la colpa è, innanzitutto, del pubblico. «Quando una persona non vuole sentirsi dire la verità, che è scomoda, non c’è niente da fare». Non per questo, però, è il caso di perdersi d’animo:«L’umanità va avanti comunque», dice Mazzucco. «Magari avanza più lentamente, per colpa di questa gente, ma va avanti lo stesso: non è che si ferma perché ci sono questi quattro cretini che hanno bisogno di rassicurare la parte mentalmente più debole della popolazione. Ci arriveranno anche loro, prima o poi». L’autore di “American Moon” è addirittura ottimista:«Secondo me siamo dentro una curva, lenta, ma costante e inarrestabile. In 15 anni ho visto cambiare profondamente la Rete.

    Oggi molti siti di informazione indipendente sono visitati e sdoganati, all’interno di questa dinamica. Quello che una volta era eresia, oggi lo puoi dire tranquillamente, perché c’è una fetta di pubblico che ti segue e non ha nessun problema a condividere le tue conclusioni». E’ provato:«Cala il numero delle persone che si fidano ancora dei media mainstream e aumenta quello di chi si informa personalmente, consultando altre fonti. Certo, ci sarà sempre l’aggrapparsi alla verità ufficiale, il bisogno di rassicurazione fa parte della natura umana. Ma queste persone saranno sempre di meno». Già adesso, per molti argomenti, i media mainstream non riescono più a far passare la loro versione come verità ufficiale unica. «Parla da solo il caso vaccini: il decreto Lorenzin è stato approvato, ma dieci anni fa sarebbe passato senza la minima discussione. Oggi invece c’è una caterva di persone incazzate, informate dal WEB. Tant’è vero che gli stessi partiti politici stanno cercando di inseguire questo elettorato, promettendo di abolire l’obbligo vaccinale». Sta crescendo, il pubblico potenziale che non crede più a storie come quella dei “moonwalker”:«C’è una fetta notevole di gente che non se la beve più, ormai un 20-25%. Dieci anni fa eravano al 3%». Fare quantificazioni e previsioni precise è impossibile, ammette Mazzucco, ma secondo lui ormai la tendenza è costante e inarrestabile. «La prima fase del risveglio è il dubbio. Oggi, raccontarci delle fregnacce in TV è molto più difficile. Se ne stanno accorgendo a livello politico: nessuno crede più a quello che dicono i partiti». Mettere in discussione la versione ufficiale:«Proprio il dubbio “piccona” il primo mattone su cui si reggono tutte le bugie». Mazzucco confida nei giovani, «che magari hanno il cervello più aperto». E’ questione di tempo. «Ma il cambiamento sta avvenendo velocemente, se pensiamo che sono duemila anni che chi ha il potere mente a tutti, comunque e sempre. Noi in 15 anni abbiamo cominciato a far traballare certezze. Ognuno di noi deve fare del suo meglio. Poi, sono sicuro, il risultato arriverà».

    19/01/18
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    wheaton80
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    00 10/02/2018 13:36
    Luna, immagini “fake” per nascondere tecnologie aliene?

    E se le foto (farlocche) dello storico allunaggio del 1969 fossero un depistaggio? Secondo i maggiori fotografi internazionali, da Peter Lindbergh a Oliviero Toscani, le immagini di Apollo 11 diffuse in mondovisione dalla NASA sono state palesemente girate in studio, e con anche le ombre “sbagliate”, cioè imitando in modo grossolanamente impreciso la luce del sole. Un clamoroso “fake”, dunque, come dimostra Massimo Mazzucco nel suo documentario “American Moon”, che fra l’altro sottolinea lo strano comportamento dei pioneri dello spazio: astronauti come Neil Armstrong, che sarebbero potuti entrare da trionfatori nello star-system, condussero esistenze molto ritirate, e nel caso di Buzz Aldrin («la Luna ci ha distrutti») segnate dall’abuso di alcool e droga. Rarissime e laconiche apparizioni, con dichiarazioni sibilline, come l’ultima di Armstrong:«Sta ai giovani rimuovere i molti veli che coprono la verità». Cosa dovevano nascondere, quegli astronauti? Davvero non misero mai piede sulla Luna? «Questo non lo dice nemmeno Mazzucco», sottolinea Gianfranco Carpeoro, saggista e giallista, convinto che magari il “gran segreto” fosse un altro:«Per esempio, che sulla Luna si fosse giunti con altri mezzi, impossibili da rivelare». Un indizio? «La singolare massa di brevetti, tutti “top secret”, depositati all’indomani del famoso episodio di Roswell». L’incidente di Roswell, pietra miliare nell’ufologia, è un evento verificatosi a Roswell (Nuovo Messico, Stati Uniti) il 2 luglio 1947. La voce: cadde al suolo un UFO, con tanto di corpi di extraterrestri a bordo, e l’aviazione USA poté recuperare parti dell’astronave. La smentita ufficiale: a cadere fu un semplice pallone sonda dell’US Air Force.

    Tre anni dopo, secondo l’agente Guy Hottel dell’FBI, tre oggetti volanti non identificati precipitarono sempre nel New Mexico e furono “catturati” dal servizio investigativo americano. Accadde il 22 marzo del 1950, secondo gli archivi FBI desecretati nel 2011. «All’interno dei velivoli c’erano nove corpi dalle fattezze umanoidi alti circa 90-100 centimetri», afferma Hottel. Gli oggetti non identificati, scrive Luigi Bignami su “Repubblica” (http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/10/news/ufo_fbi-14752769/), avevano un diametro di circa 16 metri ed erano leggermente rialzati al centro: insomma, UFO nel senso più classico del termine. «Gli occupanti erano vestiti come i piloti dei jet», racconta Hottel nel suo documento. E’ possibile, conclude l’agente dell’FBI, che gli oggetti volanti siano precipitati a causa delle interferenze dei numerosi radar presenti nell’area. Sembra la fotocopia dell’incidente di Roswell, scrive Bignami, ricordando che il primo comunicato stampa pubblicato dalla base aerea parlava proprio di un “disco volante”. Poi le dichiarazioni ufficiali statunitensi “spiegarono” che si trattava di un semplice pallone sonda, ma il caso ha continuato ad alimentare sospetti. «E ancora oggi viene avanzata l’ipotesi che a cadere nel deserto non fu un pallone sonda, ma qualcosa di sconosciuto». Oggi l’FBI sembra suggerire una soluzione:«Si parla di un oggetto che aveva la forma di un disco esagonale che doveva essere sospeso per mezzo di un cavo a un pallone, il quale aveva un diametro di circa sei metri e mezzo». In conversazioni telefoniche tra due basi aeree, si valuta «poco credibile» l’ipotesi del pallone sonda. «In ogni caso – ricorda “Repubblica” – il pallone e il disco vennero portati alla base aerea e lì trattenuti senza ulteriori analisi».

    Nel frattempo, segnala Carpeoro, in diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, che dopo Roswell – mentre l’opinione pubblica “tifava” per l’ipotesi UFO – l’ufficio brevetti americano fu letteralmente bombardato di “scoperte” tecnologiche, di ambito militare, destinate a restare segrete. Possibile che gli americani siano andati sulla Luna con mezzi diversi dall’Apollo 11? Se lo domandano giornalisti come Benedetto Sette. «Non ne ho idea», mette le mani avanti Carpeoro:«Non sono un tecnico, tantomeno un fisico o un astrofisico». «Non sono nemmeno in grado di confutare le minuziose osservazioni fotografiche messe insieme dall’amico Mazzucco», aggiunge. «Ma sono abituato a far lavorare il pensiero, e so che uno come Jules Verne arrivò a immaginare con estrema precisione mondi, flora e fauna di posti che non aveva mai visto, e che la scienza ancora non conosceva». La tesi: è credibile che gli USA, impegnati nella “corsa allo spazio”, massima espressione della guerra fredda con l’URSS, potessero commettere errori così grossolani (e non voluti) nella “ricostruzione artificiosa” della loro missione lunare? Per Mazzucco sì, è possibile: mezzo secolo fa, gli eventuali manipolatori non potevano immaginare che oggi sarebbe stato facile analizzare con tanta precisione quelle immagini. Carpeoro propende per un’altra tesi: il depistaggio. Ovvero: per proteggere una verità inaccessibile, scegli di depistare l’opinione pubblica, già sapendo di dover fare i conti con gli scettici. E quindi non c’è niente di meglio che darle in pasto qualcosa come quelle immagini: tutti si chiederanno se siamo mai andati davvero sulla Luna, e nessuno si chiederà come ci siamo arrivati. Il vero segreto da proteggere era l’acquisizione di tecnologie aliene? «Se fossi al posto di Massimo Mazzucco – conclude Carpeoro – io andrei a dare un’occhiata là dove nessuno, finora, ha mai guardato: cos’erano tutti quei brevetti improvvisamente depositati dopo l’incidente di Roswell?».

    05/02/18
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    wheaton80
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    00 14/06/2019 20:48
    Mistero sulla Luna, c'è una massa metallica nel lato nascosto

    Scoperta un'anomalia nel lato nascosto della Luna: è una massa metallica cinque volte più grande del Piemonte e probabilmente risultato dell'impatto di un grande asteroide, sepolta sotto il Bacino Polo Sud-Aitken, che è un enorme cratere da impatto del diametro di circa 2.500 chilometri, che copre circa un quarto della superficie lunare. La scoperta, descritta sulla rivista Geophysical Research Letters, si deve al gruppo dell'americana Baylor University coordinato dal geofisico Peter James. L'anomalia è stata rilevata grazie ai dati di due missioni della NASA: GRAIL (Gravity Recovery and Interior Laboratory) e LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter). Le due sonde della missione GRAIL hanno mappato il campo gravitazionale della Luna nel 2011 e nel 2012 per cercare di far luce sulla sua struttura interna.


    L’area della Luna in cui è stata individuata la massa metallica

    I dati avevano indicato un'anomalia gravitazionale sul lato lontano, in corrispondenza del Bacino Polo Sud-Aitken. Le informazioni indicavano che il bacino aveva una densità superiore alla media rispetto al resto della superficie lunare e in un primo momento questa anomalia era stata attribuita alla sua composizione di superficie ricca di ferro. Ma confrontando questi risultati con i dati di LRO, è stata vista una massa enorme che si estende per oltre 300 chilometri sotto la superficie del cratere. “Una delle spiegazioni di questa massa extra”, ha detto James, “è che il metallo dell'asteroide che ha formato questo cratere sia ancora incorporato nel mantello della Luna". Secondo le simulazioni al computer, se le condizioni sono giuste, cioè se il nucleo della Luna non è abbastanza fuso, la massa di ferro-nichel di un asteroide caduto 4 miliardi di anni fa può rimanere sospesa fino a oggi, nel mantello superiore, tra la crosta della Luna e il nucleo, "piuttosto che sprofondare verso il nucleo lunare", ha detto James. Un'altra possibile spiegazione è collegata al vulcanismo, che in passato si è verificato sulla Luna: la massa potrebbe essere un oceano di magma solidificato, ricco di ossidi di titanio. Forse il rover Yutu2 della missione cinese Chang'e 4, che attualmente sta attraversando il cratere, potrebbe fornire nuovi dati.

    12 giugno 2019
    www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/ragazzi/news/2019/06/11/mistero-sulla-luna-ce-una-massa-metallica-nel-lato-nascosto_43a81986-1e0f-497f-8efe-b0705ed5a68c.html?fbclid=IwAR2fgfDUiy48KWvRQaLt49am6VGayjTy14MTAEkn2l4vSZjpiib...
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    wheaton80
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    00 25/06/2020 04:44
    La Luna? Artificiale! E' di alluminio

    Il nostro pianeta beneficia degli effetti importanti che la Luna produce su di esso. Se non ci fosse, l'asse terrestre non potrebbe essere stabile come lo è oggi e la dinamica delle maree sarebbe certamente diversa. Alcuni ricercatori sono convinti che il nostro satellite in realtà non è frutto di un fortuito caso cosmico, ma il risultato di una intelligenza che l'ha voluta: è possibile che la Luna sia una nave spaziale camuffata in orbita attorno al nostro pianeta? Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla! La Luna, con la sua presenza discreta, rende un servizio insostituibile al pianeta Terra e agli esseri viventi che su esso vi abitano. Senza la Luna quasi il certamente il nostro pianeta sarebbe molto diverso da come lo conosciamo. Se essa non ci fosse, il fenomeno delle maree sarebbe del tutto stravolto. L’acqua degli oceani sarebbe distribuita diversamente, occupando equamente le regioni equatoriali e quelle polari. Così, alcune correnti oceaniche non sarebbero mai sorte, impedendo la regolazione termica del pianeta e la formazione delle nubi, e quindi la circolazione atmosferica su scala globale. Come spiega l’INAF, un altro fondamentale ruolo della Luna è la stabilizzazione dell’asse di rotazione. Attualmente il valore medio dell’inclinazione di questo asse rispetto al piano dell’eclittica è di 23 gradi e mezzo, e questo valore oscilla sì, ma in un intervallo di meno di due gradi e mezzo nell’arco di circa 41mila anni. Se non avessimo la Luna ad orbitarci attorno, questa forbice sarebbe molto più elevata, fino a raggiungere valori prossimi a 90 gradi.

    In pratica, significherebbe che, seppure nel corso di milioni di anni, le calotte polari potrebbero migrare fino in prossimità dell’equatore! Infine, un’altra importante funzione della Luna è legata alla cultura umana. Sui suoi movimenti sono stati basati i primi calendari. Basti pensare che il più antico calendario lunare è stato concepito circa 10mila anni fa. Lo stesso raggruppamento dei giorni in settimane e mesi, rispettivamente sulla durata di una singola fase lunare tra le quattro principali e sulla durata di un ciclo completo di fasi, cioè a quattro settimane. La settimana ha una valenza sacra in tutta l’area mesopotamica, culla anche della cultura ebraica e del suo calendario, in cui la settimana risulta una delle istituzioni più antiche. L’osservanza del sabato (il settimo giorno) e la cadenza settimanale sono accertate solo dopo l’esilio da Gerusalemme cui gli ebrei furono costretti dalla conquista babilonese del 586 a.C., ma probabilmente l’uso preesisteva da molto tempo. Nonostante le numerose visite eseguite grazie alle missioni Apollo, la Luna resta un enigma per gli scienziati sotto molti punti di vista. Tuttavia, come affermano Vasin e Shcherbakov nel loro articolo, molti aspetti considerati finora enigmi lunari sarebbero spiegabili alla luce della loro ipotesi. L’origine della Luna è uno dei problemi più complessi della cosmogonia. Finora, le ipotesi in discussione sono state tre:

    1) La Luna era una volta parte della Terra e un qualche tipo di forza l'ha espulsa in orbita. Questa teoria, secondo i due ricercatori, è stata smentita dalle ricerche più recenti

    2) La Luna si è formata in maniera indipendente dalla stessa nube di polveri e gas della Terra, diventandone un satellite naturale. Ma allora perché c’è una grande differenza tra il peso specifico della Luna (3,33 g per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5 g)? Inoltre, le analisi sui sassi portati a Terra dalle missioni Apollo rivelano che la composizione delle rocce lunari è differente da quelle terrestri

    3) La Luna si è formata separatamente e lontano dalla Terra (forse fuori dal Sistema Solare). Ciò significa che il nostro satellite avrebbe navigato nel cosmo per lungo tempo e una volta giunto in prossimità della Terra, grazie ad una complessa interazione tra le forze gravitazionali, sarebbe stato catturato in un'orbita geocentrica perfettamente circolare. Si tratterebbe di un complesso di fattori davvero eccezionale!

    Di fatto, secondo Vasin e Shcherbakov, gli scienziati che studiano l’origine dell’Universo, ad oggi non hanno alcuna teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna. La loro ipotesi è semplice: la Luna è un satellite artificiale messo in orbita attorno alla Terra da parte di intelligenze non terrestri a noi sconosciute. L’ipotesi dei due scienziati russi implica che la Luna deve essere vuota al suo interno, con un guscio sottile di metallo che spiegherebbe come mai i grandi crateri lunari, generalmente formati da impatti meteoritici, sono così poco profondi, presentando il fondo piatto o addirittura convesso, a differenza dei crateri più piccoli che hanno una profondità proporzionale al loro diametro. Gli autori sottolineano che il materiale di superficie della Luna è composto prevalentemente da cromo, titanio e zirconio, tutti metalli refrattari, meccanicamente resistenti e con proprietà anti-corrosivo. Se qualcuno avesse dovuto mettere a punto un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli degli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento meteoritico, probabilmente avrebbero scelto proprio questa miscela di elementi.

    Questa considerazione spiega il motivo per il quale le rocce lunari sono un così straordinario cattivo conduttore di calore, un fattore che stupì molto gli astronauti delle missioni Apollo e i ricercatori della NASA. Non era proprio quello l’effetto desiderato da chi ha progettato la Luna? Così scrivono i due ricercatori russi nell’articolo:“Dal punto di vista ingegneristico, l’astronave che noi chiamiamo Luna è superbamente costruita. E questo spiega molto bene la sua longevità. E’ possibile che sia anche più antica del nostro stesso pianeta: alcune rocce lunari si sono dimostrate essere più antiche della Terra. Se questo è vero, questo potrebbe però valere per l’età dei minerali utilizzati e non per quando sono stati utilizzati per costruire il satellite”. Quando è stata messa lì? E da chi? Secondo i due ricercatori, è difficile stabilire quando la Luna ha cominciato a brillare nel cielo. Ciò implica che potrebbe esserci stato un tempo in cui la Terra era senza Luna?

    Alcuni studiosi di storia e di miti antichi hanno trovato nella letteratura antica alcuni brani tratti da autori importanti del passato nei quali si legge chiaramente che un tempo il cielo terrestre era senza la Luna, forse il ricordo più remoto dell’umanità. Ippolito di Roma, un autore cristiano del II secolo, nel suo Refutatio Omnium Haeresium spiega che Anassagora e Democrito, due filosofi della Grecia antica, insegnavano che era esistito un tempo in cui non c’era la Luna. Aristotele, nel frammento 591, scrisse che il territorio dell’Arcadia, prima di essere abitato dai greci, era occupato dalla popolazione dei Pelasgi, una cultura proto-ellenica che secondo il grande filosofo esisteva prima che ci fosse una luna nel cielo; per questo motivo sono stati chiamati Proseleni. Plutarco ne Le Questioni Romane parla degli arcadi come delle persone pre-lunari. Infine, il grammatico romano Censorino allude ad un tempo passato, quando non c’era la luna nel cielo.

    Se, dunque, un tempo non c’era la Luna, chi l’ha messa lì e perchè? I due ricercatori russi ipotizzano che la Luna possa essere una nave spaziale molto antica, una sorta di antica arca di Noé utilizzata da un’antica civiltà per viaggiare nello spazio per migliaia di milioni di chilometri e giungere sul nostro pianeta per colonizzarlo: noi saremmo i loro discendenti. Gli autori immaginano l’interno della Luna sia pieno di carburante per i motori, materiali e apparecchi per lavori di riparazione, strumenti per il sostentamento vitale e apparecchiature di osservazione. Vasin e Shcherbakov, non credono che la Luna sia ancora abitata, e probabilmente molti dei suoi dispositivi automatici hanno smesso di funzionare. Ma in alcune ipotesi più malevole, alcuni teorici del complotto alieno credono che non solo la Luna sia ancora abitata, ma che svolga ancora un ruolo importantissimo nei piani degli ‘occupanti’ alieni. Un pò come descritto nel film “The Truman Show”, nel quale il regista del programma può osservare tutto ciò che accade dal suo ufficio posizionato nella finta luna, così i nostri ‘invasori’ utilizzano il nostro satellite come avamposto di osservazione per “l’esperimento uomo”. D’altra parte, il fatto che la Luna mostra sempre lo stesso lato alla Terra (caratteristica molto rara in tutto l’Universo conosciuto) faciliterebbe il compito degli osservatori, che avrebbero la possibilità di osservare costantemente la Terra, senza dover aspettare ogni volta il completamento della rotazione della Luna sul proprio asse.

    Ad ogni modo, secondo Vasin e Shcherbakov, ci sarebbero moltissimi altri indizi, purtroppo solo circostanziali, a favore della loro ipotesi, che a prima vista potrebbe sembrare folle. Un’idea pazza simile fu avanzata già nel 1959 dal professor Iosif Sklovskij, un eminente scienziato, in relazione ai satelliti di Marte, Fobos e Deimos. Dopo aver attentamente analizzato i dati, il ricercatore concluse che entrambi devono essere vuoti e perciò satelliti artificiali. Quando scrissero l’articolo, i due ricercatori russi speravano di aver sollevato abbastanza questioni per fornire argomenti per una seria riflessione sulla materia, il cui risultato potrebbe risolvere i numerosi enigmi lunari e gettare luce sulla vera origine della specie umana. Ora, si tratta solo di aspettare le prove dirette che sostengano o confutino la loro idea. Probabilmente, non ci sarà molto da aspettare.

    17 luglio 2015
    www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/la-luna-un-satellite-artificiale-le-foto-segrete-375747.html?re...
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    wheaton80
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    00 26/08/2021 01:51
    Ex pilota della CIA:"Ci sono colonie umane sulla Luna e su Marte"
    Durante un'intervista al programma di misteri statunitense "Coast to Coast", John Lear, un pilota della CIA in pensione, ha rilasciato dichiarazioni forti sulla Luna, su Marte e sulla tecnologia extraterrestre utilizzata dalla NASA



    John Lear un tempo era capitano dell'aeronautica degli Stati Uniti e un pilota della CIA. Figlio dell'inventore del motore Lear Jet, ha un'esperienza di 150 velivoli di prova pilotati. Detiene anche 18 record mondiali di velocità, ha lavorato con 28 compagnie aeree e ha diversi riconoscimenti dalla Federal Aviation Administration. Tuttavia, Lear è noto oggi perché, dall'inizio degli anni '80 alla metà degli anni '90, ha rivelato informazioni riservate sulla NASA e sui viaggi spaziali.

    John Lear - I segreti nascosti della NASA
    Nel 1953, l'astronave aliena nota come EBE 3 si schiantò sulla Terra. Grazie alla sua tecnologia, l'aeronautica degli Stati Uniti ha costruito veicoli spaziali avanzati. Nel 1962, grazie al Reverse Engineering, si riuscì a costruire navi che, pur non potendo raggiungere la velocità della luce, potevano raggiungere la Luna in un'ora. Inoltre, voli sperimentali iniziarono a raggiungere Marte, scopo raggiunto nel 1966. Le missioni che sono state annunciate e pubblicizzate con energia non erano altro che cortine fumogene affinché la popolazione si concentrasse su di esse. Le vere missioni lunari erano già sul satellite a costruire edifici. Nel 1966 è stata raggiunta per la prima volta la superficie di Marte e, da allora, la maggior parte dei pianeti del Sistema Solare è già stata esplorata. In tutti loro è stata trovata vita simil umana. Questa informazione è stata confermata anche da David Wilcoc‌k e Henry Deacon. Negli anni '70, la NASA iniziò a rimuovere le immagini scattate da Apollo 8, 10 e 11. Queste furono pubblicate nel libro del 1971 "SB2-46".


    John Lear

    “Città lunari e intervento extraterrestre”
    In queste fotografie puoi vedere una città, una base spaziale, strade, tubi, vegetazione, un'atmosfera, una gravità del 66% rispetto alla Terra. Ciò oltre alla luce elettrica, alle operazioni minerarie e ad un reattore nucleare. Lear ha assicurato che tutto questo lavoro è stato possibile grazie all'intervento extraterrestre. Infatti, molti degli edifici attualmente in uso erano già sulla Luna prima di essere raggiunta. Tutto questo è stato fatto negli ultimi 40 anni. Lear ha anche dichiarato che suo padre, negli anni '50, era coinvolto in diversi programmi per sviluppare tecnologia antigravitazionale. Tecnologia che rimane segreta. La cosa più sorprendente è che molti ufficiali militari e di peso hanno confermato molte di queste affermazioni. Tra i più importanti ci sono Phil Corso, David Wilcock e Glen Steckling, tra gli altri. La ricerca aliena, il Reverse Engineering e l'interazione con civiltà sviluppate di altri mondi non sono una novità. Non è la prima volta che funzionari dichiarano cose simili, e a volte, anche a costo della libertà.

    Susucn Nguyen
    21/08/21

    Traduzione: Wheaton80
    www.science24.info/modules.php?name=News&file=article&sid...
    [Modificato da wheaton80 26/08/2021 01:52]
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    wheaton80
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    00 26/08/2021 21:05
    La US Navy non è riuscita a piazzare 10.000 persone sulla luna a causa di un attacco extraterrestre

    William Tompkins, uno dei migliori progettisti aerospaziali che ha lavorato per la NASA, ha rivelato un piano segreto della Marina Militare Statunitense (US Navy) che non è andato a buon fine: secondo le dichiarazioni del progettista, Armstrong e Aldrin durante la missione spaziale Apollo 11, si sarebbero “scontrati” con un gruppo di extraterrestri in pericolo. Tompkins ha pubblicato le sue affermazioni e le sue opinioni riguardo l’evento nella sua autobiografia, "Selected by Extraterrestrials". Durante il periodo dello “sbarco” sulla Luna, Tompkins lavorava per TRW Inc., la famosa società aereospaziale costruttrice del primo satellite NASA, Pioneer 1: Tompkins era uno di questi impiegati dal luglio 1967 fino al marzo 1971, e il suo ruolo principale era dedicato alla progettazione del Launch Operations Center a Cape Canaveral, in Florida. In precedenza, il progettista aveva lavorato per 12 anni alla Douglas Aviation Company, e i suoi particolari ed estremamente validi progetti per la missione Apollo affascinarono il Dr. Kurt H. Debus.

    Il progetto NOVA
    Nel luglio del 1962, Debus divenne il primo Direttore del Launch Operation Center della NASA (Kennedy Space Center dopo l’assassinio di JFK) e mantenne la sua posizione fino al novembre 1974, anno del suo pensionamento. Nel 1963, il Dr. Debus nominò Tompkins per un gruppo di lavoro per il Launch Operations Center: insieme esaminarono la vera missione di Apollo, l’entusiasmante programma della US Navy chiamato NOVA; si presume che questo programma avesse lo scopo principale di proteggere le guarnigioni militari sulla luna, su Marte e sui sistemi stellari più vicini.



    Il livello 2 del progetto era quello di posizionare 10.000 persone sulla Luna: allo stesso modo, il livello 3 doveva mettere basi su Marte e altre masse planetarie. Il livello 4, infine, consisteva nel mettere a disposizione le basi della US Navy in ben 12 sistemi stellari ravvicinati. Le affermazioni di Tompkins sono state presentate insieme a diversi documenti all’interno della sua autobiografia: il primo documento è uno studio della Douglas Aviation Company del 1963 sui veicoli di lancio nel programma segreto NOVA. Il secondo documento è un Memorandum della Douglas Aviation Company del 15 aprile 1963.



    “Come capo sezione ingegneria, ho concepito dozzine di missioni e astronavi progettate per operazioni esplorative sui pianeti che orbitano attorno alle stelle più vicine. Ho progettato una stazione da costruire su Marte, enormi veicoli NOVA e strutture di lancio equatoriali. Ho anche progettato più basi militari da 2.000 uomini per la nostra luna”. Questo ciò che possiamo leggere nella sua autobiografia. Tompkins afferma inoltre che le telecamere dell’Apollo Lander avevano dato un feed live di ciò che Armstrong e Aldrin avevano incontrato nello spazio:"Ci sono altre navi qui, sono enormi. Il pubblico non ha sentito quella dichiarazione o ha visto le enormi astronavi aliene. Armstrong ha filtrato la sua macchina fotografica in un movimento a 360 gradi tutto intorno al cratere e la CIA ha poi classificato le informazioni come Top Secret". Tompkins ha tracciato un’immagine approssimativa di ciò che ha testimoniato sulla telecamera di alimentazione live di Apollo insieme ad altri operatori TRW e NASA.



    Presumibilmente, questo incontro extraterrestre mise fine al piano segreto della US Navy:“Gli extraterrestri hanno inserito il loro segnale 'No Trespassing' “ma ci hanno permesso di fare diversi altri atterraggi Apollo per raccogliere alcune rocce e giocare sulla sabbia”, scrive Tompkins. Le sue affermazioni sono compatibili con le intercettazioni radio HAM e con le affermazioni dell’ex operaio della NASA, Otto Bender. Inoltre, ha affermato che i radioamatori HAM avevano davvero bloccato i segnali VHF trasmessi dall’Apollo 11 al quartier generale della NASA a Houston. Il segnale arrivò con il seguente messaggio, che la NASA nascose al pubblico:"Controllo della missione: cosa c’è? Mission Control chiama Apollo 11. Apollo 11:'Questi bambini sono enormi, signore… enormi… Oh, Dio, non ci crederesti! Ti sto dicendo che ci sono altre navicelle là fuori… allineate sul lato più lontano del bordo del cratere… sono sulla luna a guardarci". In un post sul blog del 2012, il dottor Stephen Greer ha detto di aver parlato con i parenti di Armstrong e Aldrin, che conoscevano la verità su ciò che gli astronauti hanno visto sulla Luna:"Amici stretti e familiari molto stretti di Neil Armstrong e Buzz Aldrin mi hanno detto separatamente che in effetti c’erano numerosi UFO attorno al cratere dove il Modulo Lunare è atterrato e che questi sono stati visti sia da Armstrong che da Aldrin".

    Monica E.
    12/06/2018
    www.segnidalcielo.it/la-us-navy-non-e-riuscita-a-piazzare-10-000-persone-sulla-luna-a-causa-di-un-attacco-extrate...
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    wheaton80
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    00 01/11/2021 21:03
    “Non siamo di qui”: La Terra è un pianeta prigione e la luna una stazione per i sorveglianti?

    La luna non è solo estremamente strana nella sua struttura, ma si comporta anche in modo miracoloso. È quattrocento volte più piccola del sole, ma quattrocento volte più vicina alla Terra, quindi sia il sole che la luna sembrano avere le stesse dimensioni nel cielo, il che ci dà un fenomeno che chiamiamo eclissi totale. Anche se la diamo per scontata, è stata definita la “coincidenza” più incredibile dell’universo. Inoltre, la luna riflette il movimento del sole attraverso il firmamento, sorgendo e tramontando nello stesso punto dell’orizzonte del sole ai solstizi opposti. Ad esempio, questo significa che la luna sorge in pieno inverno nello stesso posto del sole in piena estate. Non c’è una ragione logica per cui la luna imiti il sole in questo modo, e importa solo per una persona che vive sulla Terra. È stata condotta un’enorme quantità di ricerche ed è stato dimostrato oltre ogni dubbio che le caratteristiche gravitazionali della luna non sono solo anomale. Esse garantiscono che la luna non sfugga alla gravità terrestre e non sia attratta dal sole, come dovrebbe essere secondo la legge di gravitazione universale. Date le centinaia di fenomeni innaturali che si verificano sulla superficie lunare che la NASA non si è mai presa la briga di condividere con il grande pubblico, ma che tuttavia sono stati osservati per secoli da osservatori indipendenti, si può presumere che la luna sia un’astronave costruita. Ecco solo alcune di queste osservazioni:

    - La luna è più vecchia della Terra. Secondo l’analisi del carbonio, la Terra ha 4,6 miliardi di anni e la Luna 5,3 miliardi
    - La polvere intorno alla luna, che si ritiene si sia formata a seguito dell’erosione e della distruzione delle rocce sulla sua superficie, ha una composizione chimica che non corrisponde alla composizione delle rocce sulla luna stessa. Questa stessa polvere è più vecchia della luna di un altro miliardo di anni
    - Sebbene la luna non abbia un campo magnetico, le rocce lunari sono magnetizzate
    - Ci sono prove che i crateri sulla luna si siano formati da processi interni, ma la luna non è mai stata abbastanza calda da formare vulcani
    - I metalli sulla superficie sono più pesanti dei metalli nel nucleo (di solito i metalli più leggeri sono sulla superficie e quelli più pesanti sono più vicini al nucleo)
    - I metalli di superficie sono all’80% di titanio. Non esiste una tale quantità di titanio sull’intero pianeta Terra
    - C’è attività sismica sulla luna senza corrispondenti impatti di meteoriti o movimenti di placche tettoniche. Sono state infatti osservate eruzioni con un bagliore rossastro, esattamente identiche e ripetitive, che avvicinano la luna alla Terra. Questo suona come un motore acceso?

    La luna non è solo un oggetto apparentemente impossibile, ma anche un beneficio unico per noi umani. Non è altro che un’incubatrice per la vita. Se la luna non fosse esattamente delle stesse dimensioni, massa e distanza di ogni fase dell’evoluzione della Terra, non ci sarebbe vita intelligente. Gli scienziati concordano sul fatto che dobbiamo tutto alla luna. Agisce come uno stabilizzatore che mantiene il nostro pianeta ad angolo retto per creare le stagioni e mantenere l’acqua liquida in gran parte del pianeta. Senza la luna, la Terra sarebbe morta e solida come Venere. Tutto quanto sopra, insieme a una miriade di altri esempi, indica che la luna non è stata collocata nell’orbita terrestre per caso o per natura, e non a seguito dell’applicazione di alcuna legge dell’astrofisica. È stata avanzata una teoria secondo cui la luna è stata collocata lì per proteggere la Terra dai meteoriti. Diamolo per scontato. Da chi? Dio? Alieni? Non concentriamoci sulla parte dello scudo. Concentriamoci sul fatto che “è stata messa lì”. Quindi questa teoria presuppone che qualcuno abbia messo la luna dove si trova, costringendo la discussione a concentrarsi sull’obiettivo. Sulla base di alcuni fatti in tempi diversi, sono state avanzate teorie che supportano il concetto che il nostro intero pianeta è stato creato come una sorta di prigione. Secondo una teoria, è una prigione per osservare la nostra specie. Secondo un’altra teoria, la Terra è una prigione spirituale. Una prigione per le nostre anime immortali. Diamo un’occhiata a questo con una mente aperta, perché è naturale che quando viene avanzata una teoria che supporta qualcosa di diverso da ciò che è stato insegnato a scuola, la maggior parte delle persone la rifiuti senza nemmeno guardare le prove.

    1. La Terra è un pianeta instabile per sua natura. Non può supportare l’abitabilità e l’esistenza a lungo termine delle civiltà. Quali fatti supportano questa affermazione? Terremoti costanti, eruzioni vulcaniche e altri “fenomeni naturali”, che ripetutamente distruggono qualsiasi civiltà ante litteram (civiltà minoica, Atlantide, Pompei, Damgan (Iran), Antiochia, peste nell’impero romano d’oriente e d’occidente, ecc...). È logico che l’umanità cerchi di costruire su fondamenta in grado di distruggere tutto ciò che è stato costruito in pochi secondi? Potrebbe esserci un altro motivo oltre alla possibilità che non abbiamo altra scelta, siamo costretti a vivere qui e non possiamo andarcene da qui e andare in un altro posto con condizioni più favorevoli?

    2. L’umanità è autodistruttiva. Un fatto ovvio che le persone non sopportano le altre persone. Guerre, attacchi, incursioni, omicidi, stupri, crimini e tutto ciò che si può immaginare che le persone facciano per ferire altre persone. Non è lo stesso di quello che succede in una prigione piena di criminali? Le persone vengono imprigionate per crimini su piccola scala (individui e piccoli gruppi), ma “incidenti” su larga scala sono registrati nella storia come eventi significativi come le crociate, le guerre mondiali, le guerre rivoluzionarie, le guerre civili, Gengis Khan, Attila l'Unno. E sono studiati nei libri di storia e nelle scuole. Per qualcuno questo ha senso?

    3. L’umanità è sempre guidata da un “potere superiore”. Diamo un’occhiata ad alcune delle grandi persone della storia. Alessandro Magno, Carlo Magno, Barbarossa, Pietro il Grande, Ivan il Terribile, Mao Zedong, Joseph Stalin, Winston Churchill, Adolf Hitler, Benito Mussolini, Khmer Rossi, Gengis Khan, Attila l'Unno, Giulio Cesare, Francisco Pizarro, e la lista continua. A causa loro circa 1.000.000.000 di morti. Sì, la cifra è corretta. Un miliardo di morti in guerre causate da “poteri superiori”. Un miliardo di anime sacrificate “in nome del Potere Superiore (sostituisci il Potere Superiore con qualsiasi nome o termine che ti piace di più)”

    Qual'è il modo migliore per controllare i prigionieri? Consenti loro di mantenere la loro struttura da gangster all’interno della loro comunità carceraria chiusa. Ladri contro politici, neri contro bianchi, un clan contro un altro clan carcerario, ecc... Dividere e conquistare. 756.000 prigionieri in tutte le carceri del mondo sono morti a causa della violenza delle bande all’interno delle mura carcerarie. E per cosa? Ideologia, razza, modalità d’azione, religione, personalità. Ci sono somiglianze? Quindi ecco qua! Da un lato, hai un corpo cosmico chiamato luna, posto al suo posto da forze sconosciute, con le esatte proprietà richieste per rimanerci per sempre, e con misteriosi eventi osservati sulla sua superficie. D’altra parte, hai una popolazione che si comporta esattamente come i detenuti in una prigione. È sbagliato presumere che questo corpo cosmico, che chiamiamo luna, sia stato posto lì a guardia dei prigionieri e per controllare completamente tutto ciò che accade sul territorio della prigione?

    Deslok
    www.hackthematrix.it/?p=36125
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    00 17/12/2021 13:51
    Il mistero del cubo fotografato sulla Luna

    È l’ultimo mistero della Luna: sulla faccia nascosta del nostro satellite, il lato che a causa della rotazione sincrona non è mai visibile dalla Terra, c’è una strana struttura di forma cubica che si staglia all’orizzonte. L’ha fotografata il rover cinese Yutu-2, che da due anni percorre la superficie lunare come parte essenziale della missione Chang’e 4. Un’immagine poco definita, ma che ha subito suscitato molta curiosità e molti interrogativi sulla reale natura dell’oggetto.


    L’oggetto cubico fotografato sul lato nascosto della Luna

    Yutu-2 lo ha avvistato a circa 80 metri dalla posizione raggiunta lo scorso novembre, mentre stava percorrendo il Cratere Von Kàrman, luogo del suo allunaggio nel 2019. A darne la notizia è stato “Il nostro spazio”, un canale di divulgazione scientifica in lingua cinese affiliato all’ente spaziale di Pechino. Curiosamente, la struttura è stata definita “una capanna misteriosa”, come se si trattasse di qualcosa di artificiale. I commentatori occidentali si sono però subito affrettati a chiarire che si tratta solo di un termine simbolico, non di una accurata descrizione: la foto è molto sgranata e non è possibile al momento saperne di più, ma l’ipotesi più probabile, scrive ad esempio Space.com, resta quella naturale.


    Il rover cinese Yutu-2

    Lo ha spiegato il giornalista Andrew Jones, che segue il programma spaziale cinese per il giornale online, con due tweet nei quali ha spento gli entusiasmi degli appassionati di vita extraterrestre:«No, non è un obelisco alieno, ma sicuramente è qualcosa da verificare e difficile da comprendere dall’immagine attuale. Ma grandi blocchi di pietra sono talvolta prodotti da impatti, come mostrato dalla missione Chang’e 3 lanciata otto anni fa» e ha postato una foto di rocce lunari sempre scattata sul lato nascosto della Luna. Insomma la spiegazione al momento più gettonata punta sul masso squadrato fatto emergere dal terreno a causa della caduta di uno dei milioni di meteoriti che nel corso della storia hanno colpito il nostro butterato satellite.


    Rocce lunari riprese dalla Missione Chang’e 3

    Va detto tuttavia che l’immagine presentata da Jones per confermare questa ipotesi appare decisamente diversa da quella, lo ripetiamo, non molto nitida, appena ripresa dal nuovo rover. Nello scatto della missione Chang’e 3, i massi sono frastagliati e irregolari, privi di quegli spigoli e angoli precisi che rendono invece la “capanna misteriosa” molto simile a un cubo. Non solo, in un ingrandimento di quest’ultima fotografia (per forza di cose ancora meno chiara dell’originale) sembra di intravedere una parte centrale scura, come se ci fosse un’apertura in mezzo all’oggetto, particolare che spiegherebbe il motivo per cui i cinesi l’hanno paragonato a una casupola e che giustifica il forte interesse a capirne di più.


    Un ingrandimento della “capanna misteriosa”

    Il team dell’ente spaziale cinese ha infatti già pianificato per Yutu-2 un cambio di programma: dovrà ora percorrere gli 80 metri che lo separano da questa anomalia per fotografarla da vicino. Un tragitto che richiederà due o tre giorni lunari, equivalenti a due o tre mesi terrestri, su un percorso accidentato: se tutto andrà bene, il rover raggiungerà il cubo tra febbraio e marzo 2022, scatterà le nuove immagini, le spedirà al satellite Queqiao, che funge da ponte radio per le comunicazioni tra la faccia oscura della Luna e la Terra, e poi gli scatti verranno esaminati dagli esperti di Pechino. Resta tutto da capire se la comunità scientifica internazionale ne sarà messa al corrente e con quanta trasparenza, se il mistero verrà risolto o rimarrà tale.


    Un altro mistero della Luna: i flash di luce

    È già successo per le tante stranezze riprese in passato sulla Luna: pinnacoli, strutture delle forme geometriche e persino presunte astronavi, regolarmente smentiti dagli studiosi come fantasie, leggende o errate interpretazioni. Anomalie alla pari di un altro bizzarro fenomeno noto da secoli e definito in inglese “Transient Lunar Phenomena”: dei flash di luce provenienti saltuariamente dalla superficie lunare. Lo scorso settembre, un astronomo colombiano con il suo telescopio ad alta definizione ne avrebbe registrati due nel giro di pochi minuti. I lampi luminosi provenivano dall’area del Mare Procellarum, in due punti differenti a distanza di circa 2.500 km uno dall’altro. Cosa li abbia prodotti nessuno lo sa, ma sembra che non possano essere attribuiti ad attività umane, ad esempio alla presenza di sonde inviate per studiare il nostro satellite naturale. Insomma, un altro enigma lunare ancora in attesa di risposta…

    Sabrina Pieragostini
    10 dicembre 2021
    www.extremamente.it/2021/12/10/il-mistero-del-cubo-fotografato-sul...
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    00 16/04/2022 19:24
    La NASA accusata per aver cancellato le immagini di "strutture aliene" sulla Luna

    Nel 2014, l’ufologo Scott C. Waring, che gestisce il blog ‘UFO Sightings Daily’, mentre scandagliava le foto della NASA per osservare segni di vita aliena, ha trovato strane formazioni strutturali bianche (strutture aliene) sulla superficie della Luna. Ora, a distanza di qualche anno, Scott afferma che “gli edifici e le scoperte fatte da lui nel 2014 sono state cancellate dal database della NASA e gli URL delle immagini non esistono più”.



    Scott Waring crede che le strutture misteriose siano state costruite dagli alieni. Waring descrive le strutture che erano visibili nelle immagini della NASA come “edifici che misuravano circa 100-150 metri di lunghezza e 10-15 metri di larghezza.



    “Dalle immagini che sono riuscito a documentare, si possono osservare delle strutture che sembrano essere state costruite simili alla forma di una costola, ma una alla volta, e poi in seguito unite per creare un serie di nervature che formano un’unica struttura. La maggior parte delle costole sono attaccate l’una all’altra attraverso uno o due lunghi tunnel che attraversano tutte le costole della struttura da un’estremità all’altra”, ha dichiarato Scott Waring.



    Alcune persone hanno apparentemente confermato le scoperte di Waring, affermando che le strutture potrebbero essere viste su Google Earth ma non nelle immagini ufficiali della NASA. Altri suggeriscono che si tratta semplicemente di un problema tecnico fotografico. Ma Waring, da parte sua, sostiene anche di aver scoperto una città aliena all’interno del Cratere Reiner sulla Luna. Scott Waring, intervistato dal tabloid britannico Metro, ha detto:“Al centro della città c’è un globo incandescente. La città è fatta di enormi tunnel neri che si muovono in ogni direzione, ma variano in dimensioni da 2 km di larghezza a poche centinaia di metri di larghezza. Sotto questa massa di strutture nere c’è la vera città, che è sigillata sottoterra. Hai mai sentito parlare della storia di Atlantide e come al centro della città c’era un grande diamante che era la fonte di energia per l’intera cultura? Forse l’Atlantide non è mai affondata, ma forse chissà… trasferita su un altro pianeta, dove la vediamo ora”.

    Massimo Fratini
    23/02/2022
    www.segnidalcielo.it/la-nasa-accusata-per-aver-cancellato-le-immagini-di-strutture-aliene-sul...
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    wheaton80
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    00 10/06/2023 16:35
    Luca Scantamburlo:“Ecco quello che ho scoperto sulle missioni segrete della NASA”

    C’è chi pensa che sulla Luna non ci siamo mai stati veramente e chi ritiene invece più plausibile un’altra possibilità: ci siamo stati, ma non nei tempi e nei modi che conosciamo. La recente storia della conquista dello spazio sarebbe piena di lacune, censure e falsità, almeno stando alle affermazioni di informatori anonimi che nel corso degli anni hanno fatto rivelazioni sconcertanti citando programmi segreti. Pura disinformazione o realtà abilmente occultata? Uno dei ricercatori più attivi nel cercare di dare risposta a questo interrogativo è sicuramente Luca Scantamburlo, depositario delle confidenze di alcune “gole profonde” che gli avrebbero svelato l’esistenza di missioni ufficialmente mai avvenute. Non solo quelle dirette sulla Luna, ma persino su Marte… Storie davvero incredibili, di cui abbiamo già trattato a lungo nel blog in passato. In estrema sintesi: un sedicente ex militare americano con il nickname retiredafb (poi identificato come tale William Rutledge) raccontava sul WEB di essere stato ai comandi di una missione super top-secret (Apollo 20) nell’estate 1976, inviata pochi mesi dopo una precedente fallita (Apollo 19), per andare a vedere da vicino le anomalie fotografate sulla faccia oscura del nostro satellite, vicino al cratere Delporte, insieme ai russi. L’utente di Youtube aveva postato vari video: alcuni mostravano l’oggetto misterioso da distanza ravvicinata, un’astronave lunga chilometri; altri, invece, l’interno di un altro velivolo alieno precipitato sulla Luna con il suo occupante, una EBE in stato di letargo; un altro ancora le rovine di una città selenita. Filmati che però, per la maggior parte, ad una attenta analisi, si sono dimostrati non autentici o comunque manipolati. Eppure, in seguito, altre fonti anonime hanno tuttavia confermato la veridicità di queste e di altre missioni lunari mai rese note all’opinione pubblica e hanno persino rivelato un progetto altamente classificato, denominato Red Sun, che avrebbe portato equipaggi umani su Marte negli anni Settanta. Ne parleremo. Una vicenda intricata che appare quasi impossibile da dipanare, con un’unica certezza: esistono davvero quelle anomalie sul suolo lunare, presenti nel catalogo delle foto scattate dalla NASA, ma le immagini hanno una risoluzione troppo bassa per stabilire cosa siano realmente. Eravamo rimasti a questo punto. Ora, in una lunga intervista, il ricercatore ripercorre con noi quello che ha potuto appurare in anni di ricerche e confronti incrociati, ma ci spiega anche le novità emerse più di recente insieme a quello che ancora deve essere verificato per avere un quadro finalmente chiaro. Lasciamo a Luca la parola. «Innanzi tutto ti ringrazio, Sabrina, per l'opportunità che mi dai nell’approfondire questa vicenda controversa ma indubbiamente affascinante. In realtà il sedicente Comandante di Apollo 20 (“retiredafb”) e il preteso Comandante di Apollo 19 (“moonwalker1966delta”) furono contattati da me attraverso la messaggistica di YouTube, rispettivamente nel 2007 il primo e dal 2008 al 2012 il secondo. Non furono loro a contattare me, ma io loro.

    Il primo lo individuai visto il clamore sollevato dai suoi post e video caricati in aprile e maggio 2007. Il secondo mi fu segnalato da un ingegnere brasiliano che mi scrisse dopo aver letto la mia intervista del 2007 al Comandante di Apollo 20 e lo portò alla mia attenzione. Per quanto concerne l’altra gola profonda europea che mi mise al corrente della esistenza del presunto Progetto Sole Rosso (il Red Sun Project), mi cercò e contattò nell’estate dell’anno 2010 (il nostro contatto durò poche settimane), proprio perché ammirava, a suo dire, “il mio estremo prodigarsi” (sic) nella ricerca della verità». L’indagine di Luca sulla questione di Apollo 19-20 fu possibile non solo grazie alla sua costanza unita al molto tempo che le ha dedicato e alla sua caparbietà, ma anche alla estesa rete di semplici cittadini, e talora anche addetti ai lavori della comunità scientifica, che da tutto il mondo lo hanno aiutato condividendo con lui commenti personali e indizi su questa sconcertante storia di pagine segrete della esplorazione spaziale. “Fra tutti ricordo Paolo Rosati di Piacenza e il suo contributo storico sulla missione Apollo-Soyuz Test Project del 1975, con un particolare quasi inedito, ma ufficiale, che egli scovò in un sito di cimeli commemorativi autografati gestito da un russo e che andò a incastrarsi perfettamente nella rivelazione e narrazione di Apollo 20, corroborandola in una certa misura. Naturalmente, mi è capitato spesso di ignorare contributi o testimonianze che ho ricevuto in privato e che io ho giudicato poco attendibili, oppure non sufficientemente pertinenti e fuorvianti”, sottolinea. Ma cosa lo ha indotto a pensare che quelle rivelazioni contenessero un fondo di verità e non si trattasse, piuttosto, delle invenzioni di millantatori? “Proprio questo è il punto cruciale”, mi risponde.

    “Invece di guardare soltanto al profilo dei miei interlocutori, ho sempre dato priorità e maggiore energia alla coerenza o incoerenza delle informazioni fornite e alle argomentazioni correlate, sia dal punto di vista tecnico sia storico, e nel corso degli anni ho trovato via via continue conferme a particolari inediti o poco noti dal punto di vista astronautico, che solo addetti ai lavori ad altissimi livelli potevano e possono conoscere, tecnicamente e storicamente. Bisogna avere una prospettiva diacronica e vedere nel tempo quale coerenza assumono determinate rivelazioni. Nel mio saggio “Apollo 20. La Rivelazione” ho fatto i riferimenti del caso e argomentato cosa ho scoperto studiando la manualistica di settore”. Il primo interlocutore, “retiredafb”, sarebbe stato un impostore che ha recitato solo una parte: ha raccontato una storia occulta ma anche seminato volutamente incongruenze, ad esempio, ha “contaminato” il materiale video con riprese e foto di Apollo 11 e 17, spacciandole per parte del filmato di Apollo 20. Il secondo, invece, John Moonwalker, alias “moonwalker1966delta”, gli è sembrato più credibile.«Ho rivelato la sua reale e possibile identità, John W. Young, per la prima volta in occasione del mio intervento pubblico a Cremona, in qualità di relatore, il 16 marzo 2019. Della possibilità, che sospettai tempo dopo, in base alla quale “retiredafb” poteva essere una sorta di attore che viveva in Ruanda per sviare l’attenzione dal reale Rutledge vivente in USA, ebbi conferma nel luglio 2012, in occasione di uno degli ultimi contatti con il Comandante di Apollo 19”. Un personaggio, John W. Young, davvero illustre nel panorama della conquista dello spazio, come ci ricorda Scantamburlo:“Quel nome mi fu fatto dal mio stesso interlocutore quasi sin da subito, nell’anno 2008. Stiamo parlando di un astronauta NASA che dal 1959 al 1962, anno di chiamata all’ente spaziale, fu anche test pilot (cioè pilota collaudatore) per la U.S. Navy (la Marina), da cui si congedò nel 1976 con i gradi di Capitano. Fu Capo dell’Ufficio Astronauti fino al 1987. Dal maggio 1987 fino al febbraio 1996, Young lavorò come Assistente Speciale del Direttore del JSC (Johnson Space Center) per l’ingegneria, la sicurezza e le operazioni. Si ritirò il 31 dicembre 2004. John W. Young fu l’unico astronauta americano ad aver volato e pilotato tutte e tre le capsule spaziali o astronavi della NASA: Gemini (3 e 10), Apollo (10 e 16) e Space Shuttle (STS-1 e STS-9)”. “Un’autentica leggenda negli Stati Uniti. Young aggiunse alla sua carriera, firmandosi con me in privato, la missione Apollo 19. Ulteriori indizi molto forti che confermerebbero che proprio di lui si tratta li ho forniti nella intervista video che ho rilasciato ad Alberto Negri a fine dicembre 2021:



    Young, ammettendo che sia stato effettivamente lui il protagonista Comandante di questa missione spaziale di Apollo 19, mi spiegò dopo alcuni anni (anche su mia richiesta di delucidazioni e illazioni che andavo facendo) che fornire indicazioni biografiche non precise sul Comandante di Apollo 20 fu una precisa strategia scelta allora (ma non mi disse da chi) e fu fatto volutamente per allontanare la curiosità sull’autentico Comandante di Apollo 20, che si chiama effettivamente Rutledge ma ha un diverso nome”. Dopo l’ennesima soffiata, Luca Scantamburlo ha fatto le sue ricerche e ha scoperto che esiste effettivamente un Rutledge che è stato un alto ufficiale della Aeronautica americana e ha prestato servizio fino al grado di Brigadiere Generale. É sua la foto che io utilizzai per il servizio dedicato a questa vicenda andato in onda nel 2009, nel corso di una puntata speciale di Studio Aperto e Mistero. Un puro caso o una fortunata intuizione? Non so dirlo, forse è stato solo un azzardo. In ogni caso, l’ex ufficiale che sarebbe stato a capo di Apollo 20 è da tempo ormai in pensione, è diventato un apprezzato istruttore di golf negli Stati Uniti ed è tuttora vivente. Ma torniamo al racconto di Luca e al millantatore che si sarebbe spacciato per chi non era. “Sin dall’inizio (pensiamo alla mia intervista scritta di maggio 2007 con il sedicente William Rutledge Comandante di Apollo 20) sono stato proprio io a mettere in dubbio l’ identità della prima gola profonda, “retiredafb”: nel corso della mia intervista, feci osservare al mio interlocutore che il suo inglese non sembrava quello di un nativo madrelingua. E mi chiesi come era possibile. Ma una identità fittizia o un ruolo da impostore, seppur gettando discredito sulla vicenda, non invalida un racconto inedito che può essere vero, anche parzialmente, a prescindere da chi lo racconta. Nondimeno, gli concessi il beneficio del dubbio e di poter argomentare la sua posizione. Quello che più mi interessava e mi interessa era la discussione della grande anomalia lunare (ma sono più di una nella stessa zona) presente sul lato invisibile della Luna, celato a noi dalla Terra, che fino al 2007 nessuno aveva mai commentato o portato alla luce pubblicamente, e che proprio lui aveva indicato in modo circostanziato a partire dall’aprile 2007 sulla piattaforma di YouTube, allora nata da poco tempo”. Eccolo, lo snodo centrale della vicenda. Quelle stranezze ci sono e sono autentiche. Una, la più visibile, è un oggetto affusolato, di enormi proporzioni (sui 3-4mila metri), adagiato in un cratere; le altre due, più piccole e a poca distanza, avrebbero invece una forma triangolare. Di esse, solo una però è stata individuata con certezza da Scantamburlo sulla mappa lunare. Aggiunge il ricercatore:“Quei dettagli fotografici di immagini NASA, seppur sgranati perché contenuti in foto realizzate da una quota di oltre cento chilometri in orbita lunare, erano inequivocabili, una realtà concreta che presentava simmetrie inusuali per un paesaggio lunare e dunque potevano ascriversi a un oggetto di origine artificiale di natura non selenologica. L’oggetto sigariforme lungo all’incirca 4 km presente in più scatti delle missioni Apollo sotto diverse condizioni di luce e diverse angolazioni (in particolare Apollo 15 e 17, questo l’ho verificato personalmente andando a studiare una per una le immagini) e adagiato sul suolo lunare, era di per sé sufficientemente intrigante e incomprensibile.

    La mole di dettagli storici e tecnici che mi fu fornita nel corso delle due interviste che ebbi con loro, in particolare la seconda con il dichiarato Comandante di Apollo 19 e che completava i dettagli tecnici emersi nella divulgazione dei video su Youtube, costituì il vero banco di prova. Mi spiego meglio: la testimonianza di “moonwalker1966delta” , il presunto Comandante di Apollo 19, emersa nel 2008 sempre grazie a una mia intervista che la portò alla ribalta internazionale, corresse e chiarì meglio questioni di astronautica molto difficili da capire per chi non è un addetto ai lavori, come il lancio di un Saturno V modificato in orbita polare e la sua opportunità, che è possibile dalla costa californiana (Base di Vandenberg, la stessa base dove negli anni Ottanta fu operativo un programma di lancio di Shuttle spaziali militari, programma poi abbandonato)”. Dunque, al centro del mistero c’è questa immagine ripresa sul lato oscuro della Luna che ha avuto uno strano percorso: quella oggi visibile consultando Google Moon è molto meno nitida di quella degli anni Settanta. In questa sua nuova versione, è impossibile allargarla e da lontano, con i suoi contorni sfumati e imprecisi, sembra solo un’inconsueta roccia dalla forma estremamente allungata. Tuttavia in seguito sul WEB è apparsa un’altra fotografia della medesima anomalia che risulta molto più dettagliata: è la foto di Google Moon prima che fosse modificata a livello digitale? O forse è un’immagine reale proveniente da un altro database? Oppure è semplicemente un fake creato ad arte? “La vicenda della presunta immagine di Google Moon censurata e che uno dei miei lettori ha gentilmente portato alla mia attenzione negli ultimi tempi, e fornendomi indicazioni, parla da sé”, dice Luca.


    La nuova foto che circola sul WEB: fake o autentica?

    “Così come il silenzio dell'Agenzia Spaziale JAXA quando, molti anni fa, fu da me interpellata per posta elettronica sul materiale fotografico in loro possesso (mappatura fotografica e riprese video della missione Kaguya, anni 2007-2008), e io non ottenni alcuna risposta (Kaguya sorvolò proprio la regione del cratere Tsiolkovskiy e Delporte, grandi crateri da impatto sul lato opposto della Luna). Ora anche i cinesi, assieme ai giapponesi, avranno sicuramente una mappatura della zona”. Lo stesso vale per l’agenzia sud-coreana: al KARI, l’Istituto di Ricerca Aerospaziale di Seul, Scantamburlo ha recentemente scritto per ottenere gli scatti realizzati dal loro orbiter lunare. Una mail sicuramente recapitata, come prova la ricevuta di risposta, ma alla quale per ora nessuno ha replicato. In ogni caso, la presunta immagine di Google Moon dell'anomalia (non sappiamo se autentica) sembra uno screenshot (si vede infatti la freccia del puntatore del mouse sullo schermo) e secondo il ricercatore è coerente con gli scatti già noti delle missioni Apollo. Secondo questa ipotesi, ritrarrebbe l’anomalia lunare sigariforme con maggiori dettagli e proverrebbe dalla composizione fotografica di Google Moon prima che su di essa si abbattesse la censura. “Goole Moon è un software possibile grazie a un mosaico lunare ottenuto dalle missioni Apollo e dalla missione Clementine del Dipartimento della Difesa che mappò la Luna nel 1994 come missione spaziale satellitare militare fornendo la prima completa mappatura della superficie lunare, compresi i poli. I mosaici sono stati preparati dallo USGS, storico istituto d’indagine geologica degli Stati Uniti d’America”, spiega Scantamburlo. “Se si usa oggi Google Moon cercando la presunta astronave madre sul lato lontano della Luna, la superficie lunare nei pressi del cratere Delporte, zoomando a risoluzione maggiore, ad un certo punto l’ingrandimento non è più accessibile e dunque non è più visibile in dettaglio, mentre permane un accesso parziale (con pochissimi dettagli d’immagine)”.


    Negli archivi ufficiali, oggi l'anomalia appare così

    “Qualcuno ha evidentemente salvato anni fa uno snapshot di dettagli prima che scomparisse. La mappatura lunare è completa, ufficialmente, dunque volutamente qualcuno, allertato da chi di dovere, potrebbe aver pensato che non fosse più opportuno lasciare evidenza della cosa dettagliata in piena luce, ma lasciando una parvenza di accesso trasparente ai dati”. Un altro esempio arriva dal software NASA World Wind, oggi non più accessibile nella sua vecchia versione anche se adesso ripristinato, pare, con altre funzioni:“Fu il Comandante di Apollo 19 a suggerirmene l’uso più di una dozzina di anni fa e a indicarmi come nel software fosse brillante la regione lunare in corrispondenza della posizione di una delle due astronavi triangolari, che giacciono a pochi chilometri dall’astronave madre. Tutte abbattute in un remoto passato, nella comprensione degli addetti ai lavori interessati segretamente, durante un decollo di emergenza, in uno scenario di guerra accaduto apparentemente milioni di anni fa. Uno scienziato serbo, molti anni fa, mi contattò e usando le coordinate di latitudine e longitudine fornite dal Comandante di Apollo 19, trovò proprio un oggetto adagiato in un cratere, a forma triangolare. Di ciò ho fornito evidenza nel mio saggio 'Apollo 20. La rivelazione'”.


    A confronto le due immagini: quella dettagliata e quella visibile su Google Moon

    A far riflettere lo scrittore sono poi le incredibili coincidenze nei nomi utilizzati per le ultime missioni e per i programmi spaziali della NASA. Anni fa, venne avviato il Programma Spaziale Constellation, poi cancellato su proposta del Presidente Obama (2005-2009). Più recentemente (nel novembre 2022) la NASA è ritornata a sorvolare la Luna, seppure con una capsula senza equipaggio: si tratta della missione Artemis 1, con la navicella spaziale Orion (senza equipaggio al momento) del Programma spaziale Artemis della NASA, che ha come obiettivo il ritorno sulla Luna dell’uomo dopo decenni. Partner della NASA nel Programma Artemis sono imprese private aerospaziali, oltre che l'Agenzia Spaziale nipponica JAXA, l’ESA europea e la agenzia spaziale canadese CSA. Tenete a mente questi nomi, perché sono gli stessi che comparivano nei racconti degli informatori anonimi. “Pochi o nessuno hanno notato un dettaglio tecnico e storico e una singolare coincidenza”, dice infatti Luca. “Il nome Artemis, scelto per questo ambizioso ritorno al nostro satellite naturale, sarebbe già stato scelto in passato proprio in ambito NASA per nominare il mezzo di sbarco LM della missione Apollo 19, ufficialmente cancellata per motivi di budget negli anni ’70 del secolo scorso, ma in realtà a quanto pare riprogrammata come missione spaziale segreta e congiunta USA-URSS altamente classificata, sotto l’egida del Dipartimento della Difesa USA e con assistenza NASA. Stiamo dunque parlando di una missione spaziale militare classificata al di sopra del Top Secret (ATS, “Above Top Secret” in gergo). Questa presunta missione ebbe luogo, come ho già discusso più volte, nel febbraio 1976 e lontano da occhi indiscreti, con lanci dalla base militare di Vandenberg, nascosta da alcune alte colline proprio perché tale sito fu scelto per svolgere lanci spaziali senza esporsi a un curiosare indiscreto”. “A quanto pare la missione spaziale abortì a causa di un incidente nello spazio al termine della manovra di inserzione translunare (TLI), secondo il resoconto fornitomi dal mio interlocutore, che dichiarò di essere John Young, Comandante di Apollo 19, e che ha fornito evidenza dell’incidente a bordo caricando un filmato con audio, che ancora oggi sgomenta per la drammaticità e accuratezza tecnica.

    Gli obiettivi della missione furono portati a termine dalla successiva Apollo 20 nell’agosto 1976, sempre segretamente e sempre nel quadro di cooperazione statunitense e sovietico. A beneficio del pubblico di Extremamente, richiamo un estratto dalla mia intervista scritta con il sedicente Comandante di Apollo 20 che io diffusi in inglese in rete circa quindici anni fa (anno dell'intervista: 2007) e che fu tradotta spontaneamente da internauti in molte lingue: […] “When undocking was made the communications were different. Vandenberg Constellation (name of the Apollo spacecraft); Vandenberg Phoenix (name of the LM). The Apollo 19 Apollo spacecraft was Endymion and Artemis was the Lunar Module name”. Ovvero:“Una volta effettuato lo sganciamento, le comunicazioni erano diverse. Vanderberg Constellation (nome della navicella Apollo); Vanderberg Phoenix (nome del modulo lunare LM). La navicella spaziale Apollo 19 si chiamava Endymion e Artemis era il nome del modulo lunare. Artemis in inglese è il nome di Artemide, dea della caccia e della Luna, usato attualmente proprio come denominazione del Programma della NASA per il ritorno alla Luna con la navicella Orion ed un nuovo sbarco con equipaggio programmato nell’anno 2024 (salvo contrattempi, ritardi e riprogrammazioni). I più diranno che trattasi di una incredibile coincidenza. Coloro che non si sono fermati alle incongruenze e agli aspetti di incoerenza di questa controversa storia emersa nel 2007 e narrata da due diverse fonti con cui io mi confrontai all’epoca, avranno ben compreso che i nomi e le parole raramente vengono scelti a caso a certi livelli. Constellation, il nome del programma spaziale NASA che fu operativo dal 2005 al 2009, prima che venisse accantonato, era invece il nome del modulo di comando e servizio di Apollo 20 secondo Rutledge. Se non vogliamo credere a delle coincidenze incredibili, sembra che qualcuno alla NASA abbia suggerito o sia andato a pescare (facendo un omaggio occulto) a una rosa di nomi già impiegata in passato, nell’ambito dell'esplorazione lunare ma segreta nella fattispecie. Comunque la si voglia pensare, le coincidenze sono sbalorditive e sono sotto i nostri occhi, anche per i più scettici”.

    Sabrina Pieragostini
    14 maggio 2023
    www.extremamente.it/2023/05/14/luca-scantamburloecco-quello-che-ho-scoperto-sulle-missioni-segrete-del...
    [Modificato da wheaton80 10/06/2023 16:37]
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    wheaton80
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    00 10/06/2023 16:53
    Con Luca Scantamburlo la storia parallela dell’esplorazione spaziale e i documenti FOIA inediti

    C’è una storia parallela, che nei libri non è mai entrata e che solitamente viene definita “complottista”. Ogni volta che qualcuno mette in dubbio tempi, modi e protagonisti dell’epopea che ci ha permesso di sbarcare sulla Luna appena due decenni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, be’, inevitabilmente l’ardimentoso viene tacciato di ignoranza e di fare uso esagerato della sua immaginazione. Ma cosa accadrebbe se spuntassero documenti ufficiali in grado di dimostrare che in effetti le cose non sono andate come è sempre stato raccontato e che le fantasie di alcuni ricercatori sono fatti reali? Sicuramente, sarebbe un terremoto capace di scuotere tutte le nostre certezze non solo in merito alla conquista dello spazio, ma in generale riguardo le verità di Stato che ci vengono di volta in volta propinate. Se esistono, questi fascicoli sono ben custoditi lontani da occhi indiscreti. Eppure, c’è una normativa il cui acronimo in inglese è FOIA (Freedom Of Information Act) che prevede l’obbligo per le istituzioni e gli enti governativi di rilasciare copia di tutti i loro atti su richiesta di un cittadino. È questa azione di istanza civica che Luca Scantamburlo ha perorato con altri cittadini valorizzandola. Il suo invito è stato infatti raccolto da alcuni suoi lettori. «Gli sviluppi più recenti, che condivido in esclusiva con te di Extremamente e con il tuo pubblico, sono la rivelazione da parte mia della presunta identità del Comandante di Apollo 19 e le interrogazioni FOIA rivolte da cittadini italiani alle Autorità statunitensi, che nascono dal mio appello rivolto nel 2016 dalle pagine del mio vecchio sito WEB angelismarriti.it, e successivamente da un video che feci nel corso dell'intervista ad Alberto Negri dell'Associazione SpazioTesla (LINK), che ringrazio per avermi dato modo di approfondire il caso in un dialogo a due».



    Luca mi ha fornito copia delle risposte sulle quali ha omesso i dati personali di chi ha scritto le domande per motivi di privacy. Ma gli autori hanno acconsentito alla loro divulgazione a beneficio di tutti. Per chi vuole leggere per intero i documenti, questi sono i link:

    - drive.google.com/file/d/1pzPhJ-ryYjLC4DDioi6yPTFVCkD4JYXl/view?usp...
    - drive.google.com/file/d/1dtq6LFBBf90bZyHa9dFAt1u-e3zYFHEY/view?usp=sh...
    - drive.google.com/file/d/1FPW-ZgCF-MkoxAOaey0K0zxTGZbTbNsp/view?usp=sh...
    - drive.google.com/file/d/1YhQlM3pAVdu1EvlC82-9WP7lAGDlVX_S/view?usp=sh...

    Le risposte sono arrivate da parte di NGA (National Geospatial-Intelligence Agency), NASA, USAF (l’Aeronautica Militare degli Stati Uniti) e NSA (National Security Agency), tutte agenzie governative o parti integranti delle Forze Armate americane. Nelle risposte è evidente una sorta di muro di gomma: spiccano, ad esempio, l’imbarazzo e la reticenza dell'agenzia spaziale statunitense, trincerata dietro alla convinzione che la domanda FOIA sia stata fatta in modo inappropriato e non circostanziato (cosa non vera, come si evince dalla domanda FOIA citata nella risposta). In altre circostanze, altre agenzie si rimpallano la questione a vicenda e accennano ai NARA, ossia agli Archivi Nazionali. Una delle domande rivolte tramite FOIA riguarda una particolare voce che sarebbe stata registrata durante la missione Apollo 15, mentre la capsula sorvolava il lato nascosto della Luna, dove notoriamente non possono giungere comunicazioni dirette dalla Terra. Eppure, il pilota a bordo avrebbe sentito un messaggio incomprensibile che suonava all’incirca così:“Mara rabbi allardi Dini endavour esa couns alim”. La fonte originaria dell’episodio è il libro “Le livre du passé mystérieux”, scritto nel 1973 dal francese Robert Charroux, poi ripreso da altri autori.

    "La risposta FOIA della NSA del 22 marzo 2023 sulla vicenda di una presunta intercettazione radio o intromissione di frequenza nella comunicazione fra il Controllo Missione e Al Worden di Apollo 15, con una misteriosa voce in apparente lingua semitica che si rivolge direttamente alla capsula di Comando e Servizio Endeavour, è forse la più interessante e più professionale a mio giudizio, comparandola alle altre: per motivi di sicurezza nazionale, la NSA nega la richiesta di accesso documentale rivoltale, ai sensi della prima esenzione dal FOIA, come da legge vigente. Seguono consigli su come rinnovare la domanda a terzi, in particolare alla NASA, essendo stato coinvolto il Controllo Missione e non essendo il dato e il materiale documentale richiesti prodotti dalla NSA stessa. Colpisce in tutti i casi la possibilità chiaramente indicata di appellarsi, ma anche il silenzio della NGA, la quale non ha ancora concluso l’ istruttoria protocollata il 19 gennaio 2022 e non ha nemmeno risposto finora ai solleciti del mio contatto italiano che mi ha gentilmente fornito il documento (i cittadini italiani sono due, uno si è rivolto alla sola NGA mentre l’altro a tutti gli altri enti citati)”.

    “Nonostante la NGA come agenzia di intelligence geospaziale sia nata negli anni Novanta del secolo scorso, potrebbe aver ricevuto in passato informative dalla NASA o dall'USAF, per motivi di sicurezza nazionale e di studio, in merito alle scoperte effettuate dall’equipaggio di Apollo 15 nel 1971 e di Apollo 20 nell’agosto 1976. Si tratta infatti di un ente che raccoglie l’eredità dell’agenzia NIMA e di altri enti nati nei decenni precedenti per studiare e raccogliere dati sulla mappatura e sull’interpretazione fotografica per motivi di sicurezza nazionale nell’ambito del Dipartimento della Difesa. Non è da escludere che gli enti precedenti siano stati interpellati da chi di dovere per interpretare gli scatti di Apollo 15 del 1971 e l’anomalia lunare relativa all’oggetto sigariforme che giace sul lato oscuro della Luna, di cui a quanto pare i sovietici si accorsero prima degli americani. Ci tengo a precisare che le interrogazioni FOIA, decidendo cosa chiedere, come e a chi, sono avvenute su iniziativa di questi due cittadini italiani che hanno sì raccolto idealmente il mio appello, ma hanno proceduto autonomamente e in maniera indipendente l’uno dall’altro, e soltanto dopo mi hanno messo al corrente dei loro sforzi”.


    L’anomalia lunare fotografata dalla NASA

    Missioni coperte dal massimo segreto e mai ammesse. Ma anche missioni realizzate tenendo all’oscuro l’opinione pubblica e annunciate solo in un secondo momento, a risultato raggiunto, alterando e manipolando i fatti. È quanto potrebbe essere accaduto in merito al primo allunaggio della Storia. Una data ben scolpita nella memoria collettiva: 21 luglio 1969, Neil Armstrong lascia la prima impronta di piede umano sulla polvere lunare, “un piccolo passo per un uomo, un enorme balzo per l’Umanità”. Ebbene, secondo moonwalker1966delta e bravoxsierra24 (un’altra “gola profonda” dalla quale Luca Scantamburlo ha ricevuto informazioni), si tratterebbe solo di una clamorosa messinscena. Rivelazioni che si collocano all’interno di una molteplicità di indizi che da almeno 40 anni hanno messo in discussione l’intera narrazione relativa ad Apollo 11, come conferma il ricercatore. “Sin dai tempi del celebre libro 'Non siamo mai stati sulla Luna' di Bill Kaysing (Cult Medianet, Roma, 1997), libro uscito negli States nel 1981, è stato chiaro che le numerose incongruenze evidenziate da giornalisti e studiosi attestano una ripresa in una specie di studio o set cinematografico o teatro di posa, relativamente alla missione Apollo 11, che non sarebbe avvenuta sulla superficie lunare».

    «Kaysing aveva lavorato per la Rocketdyne Corporation a stretto contatto con ingegneri e scienziati del Programma Atlas e Apollo, pertanto conosceva bene molti aspetti tecnici del viaggio spaziale, della propulsione, delle difficoltà nell’operare sulla superficie lunare in condizioni di temperatura e vuoto proibitive e nel raggiungere il nostro satellite senza incidenti». Non solo: anche altri materiali provenienti da successive missioni mostrerebbero manipolazioni fotografiche intervenute sullo sfondo. Commentando le tesi del libro di Kaysing e quelle espresse in documentari e riviste fotografiche, il sociologo Roberto Pinotti, saggista ed esperto di questioni spaziali e ufologiche, nel suo libro 'Spazio. I segreti e gli inganni. Breve controstoria dell’astronautica' (Editoriale Olimpia, 2003), ha parlato infatti di una possibile falsificazione. In maniera intelligente e molto intuitiva, ha ipotizzato che sulla Luna gli americani ci siano effettivamente andati, ma non nei tempi e nei modi noti. “La clamorosa farsa, frode e manipolazione di Apollo 11 mi è stata confermata anni fa proprio dal Comandante di Apollo 19, il quale mi scrisse che una missione militare americana (non sotto egida NASA, dunque) allunò in gran segreto nel 1966 e che la ripresa video della discesa sulla scaletta del LM “Eagle”, che molti di noi ricordano e che fu attribuita ad Apollo 11, non ritrarrebbe Neil Armstrong, ma il vero astronauta americano che tre anni prima era disceso sul nostro satellite naturale, astronauta di cui ignoro l’ identità”, prosegue Luca. “Ciò costituisce il tema del mio comunicato stampa dell’aprile 2016 sul Programma Spaziale Taurus.

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    Mentre il resto del materiale fotografico e di comunicazioni radio di Apollo 11 sarebbe frutto di pre-registrazioni, il filmato della discesa in bianco e nero presentato in mondovisione sarebbe autentico, ma antecedente al 1969 e relativo a una diversa missione. Ciò è stato fatto all’insaputa dell’ opinione pubblica. Chiesi a suo tempo al mio interlocutore dettagli sull’identità di questi due astronauti militari che nel 1966 avrebbero calcato il suolo lunare per la prima volta nella storia, ma mi fu detto che non era autorizzato a darmi indicazioni in proposito. Fu quella l’ultima volta che ebbi contatto con lui, dopo cinque anni di rapporti scritti (dal 2008 al 2012). In ultima analisi, Armstrong, Collins e Aldrin partirono effettivamente nel luglio 1969 con l’Apollo 11, andarono in orbita ma non fecero manovra di inserzione translunare, e poi dopo alcuni giorni rientrarono dallo spazio venendo acclamati in tutto il mondo come i primi astronauti a viaggiare e tornare dalla Luna dopo uno sbarco. L’altro mio contatto, la fonte europea che mi scrisse nel 2010 tramite posta elettronica e mi mise al corrente dell’esistenza del Project RedSun e che io appellai con il nome “bravoxsierra24”, mi confidò proprio una cosa analoga, definendo l’Apollo 11 “la grande farsa”, portata a termine con maestria da un “gruppo di scienziati, astronauti e strateghi militari”. La possibilità che lo storico primo allunaggio sia stato un inganno colossale sarebbe plausibile anche alla luce dell’intervista video che Buzz Aldrin concesse diversi anni fa (e se ne pentì quasi subito) a Bart Sibrel: il giornalista mostrò all’ex astronauta un filmato apparentemente inedito, in cui i tre astronauti a bordo della capsula armeggiavano sull’oblò tentando di riprendere la Terra alterandone la prospettiva, come per renderla più lontana di quanto non fosse realmente rispetto alla loro capsula spaziale. Sibrel chiese spiegazioni ad Aldrin. L’ex ufficiale, prima di andarsene indignato minacciando di agire per vie legali, rispose in modo molto onesto: disse che queste domande andavano rivolte alla NASA e non a lui, perché loro avevano soltanto eseguito degli ordini. Non negò dunque la presunta manipolazione. Sibrel è la stessa persona che anni prima si prese un pugno in faccia per aver chiesto ad Aldrin di giurare sulla Bibbia di aver effettivamente calpestato il suolo lunare.

    “Poi c’è un ulteriore dettaglio e indizio”, prosegue Scantamburlo, “perché molti anni fa scrissi io stesso ad Aldrin chiedendo se avesse fatto parte dell’equipaggio di riserva di Apollo 19, aiutando da terra insieme a Neil Armstrong i colleghi in difficoltà nelle ore subito dopo l’incidente accaduto nel febbraio 1976 (perché questo fu ciò che mi fu riferito), quando la navicella in viaggio verso la Luna fu colpita improvvisamente da un oggetto che la danneggiò, scatenando un piccolo incendio a bordo e facendo abortire la missione. Scrissi ad Aldrin che avrei interpretato il suo silenzio sulla presunta vicenda come un no comment. Aldrin ricevette la mia e-mail, perché ebbi conferma di ricezione a suo tempo, ma non ho mai ottenuto alcuna risposta”. Inoltre Buzz Aldrin, oggi 93enne, è al centro anche di un altro mistero. Sempre secondo bravoxsierra24, sarebbe stato proprio lui a compiere in totale segretezza il primo viaggio mai compiuto da un essere umano su Marte. Questa presunta missione di cui nessuno ha mai ufficialmente parlato sarebbe avvenuta all’inizio degli anni Settanta e avrebbe visto, tra i suoi protagonisti, anche Neil Armstrong. Qualche anno fa, in un’intervista in TV, un loro collega potrebbe essersi tradito quando, parlando dell’esplorazione del pianeta Rosso e in particolare di un monolite fotografato sul satellite Phobos, disse:“Buzz vuole tornare su Marte”. Tornare, non andare: quindi c’era già stato? “Le dichiarazioni pubbliche dell’ex astronauta Eugene A. Cernan (ingegnere elettrico e Comandante di Apollo 17) di un ritorno su Marte da parte di Aldrin e di cui ti accorgesti tu anni addietro, sono un altro significativo indizio e un tassello importante, difficilmente attribuibile a un mero lapsus linguae, perché proprio Aldrin mi fu indicato come primo astronauta a calcare il suolo marziano assieme a Neil Armstrong, nell’ambito del Progetto RedSun.

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    La mia rivelazione su Aldrin e Armstrong coinvolti nello sbarco su Marte è precedente alle dichiarazioni di Aldrin sul Pianeta Rosso. Posso ipotizzare che scegliere proprio loro due come primi uomini a sbarcare su Marte sia stato da parte delle Autorità una ricompensa e un giusto riequilibrio al torto di averli trascinati controvoglia in un colossale imbroglio, facendo credere a tutto il mondo che fossero allunati nel 1969. Seppur un primato non condivisibile come primi astronauti su Marte, sicuramente è stato motivo di grande soddisfazione personale a coronamento di tanti sforzi e anni di estenuante addestramento”.


    Questa foto mostrerebbe Aldrin mentre cammina su Marte

    Per quanto riguarda John Young, l’ex astronauta non ha mai ammesso, ma nemmeno mai smentito, il suo coinvolgimento in una missione lunare segreta. Continua il racconto di Scantamburlo:“Molti anni fa, fu informato per e-mail da un mio contatto del suo presunto coinvolgimento, che all’epoca ancora non avevo divulgato. Young non diffidò il sottoscritto: si limitò a dire al suo contatto che la persona con cui io mi stavo interfacciando sarebbe stato un impostore. A me, scrivendo poco dopo in privato nella messaggistica di YouTube, alludendo alla mia lettera, disse invece che aveva scelto di non esporsi pubblicamente, ancora, e che non aveva nulla di personale contro di me. Ma io in quella e-mail mi ero qualificato solo come un freelancer europeo, restando anonimo. Se la storia fosse stata inventata e non mi fossi relazionato effettivamente con lui in privato, avrebbe avuto tutto l’interesse di chiedere diritto di replica come minimo e di rivalersi contro tutti coloro che ingiustamente potevano nuocere alla sua immagine, diffondendo informazioni non veritiere”. “Per quale motivo il vero Young non mi diffidò subito tramite il suo contatto personale dal raccontare pubblicamente la storia e non cercò di sapere di più a proposito di questo freelancer europeo e di questo suo presunto coinvolgimento in Apollo 19, se non fosse stato vero? E come poteva lui sapere del mio tentativo di farlo esporre con un suo contatto privato, se non nella ipotesi che effettivamente fosse proprio lui, cioè John Young, a scrivermi? Vero è anche che il coinvolgimento in missioni segrete di questa natura non denigra o diffama necessariamente astronauti o cosmonauti ma, semmai, aggiunge loro ulteriore lustro. Tuttavia informazioni non corrette diffuse in malafede o per frode possono avere eventuali conseguenze indesiderabili e dunque a propria tutela Young avrebbe avuto tutto l’interesse nel mettere a tacere tali voci se davvero fossero state infondate”.

    Lo stesso vale anche per Alexei Leonov, il cosmonauta eroe dell’Unione Sovietica, morto l’11 ottobre 2019 e indicato nel 2007 come membro di Apollo 20. Anche lui, molti anni fa, fu informato del suo presunto coinvolgimento in quella missione super-segreta in una lettera privata, scritta in cirillico, da parte di un cittadino americano. Leonov rispose in modo ambiguo rievocando la sua partecipazione all’Apollo-Soyuz Test Project del 1975 (missione storicamente ufficiale), che sarebbe stata l’unica sua partecipazione in equipaggi misti USA-URSS. «Io ho visto il carteggio, cioé sia la lettera privata di richiesta di chiarimenti sia la risposta di Leonov datata 12 luglio 2007 e scritta con l’assistente personale di Leonov, che al tempo era un funzionario di banca. La cosa degna di nota è questa: da allora alla sua morte, che io sappia, Leonov non ha mai smentito ufficialmente e pubblicamente il suo presunto coinvolgimento in Apollo 20. Ufficialmente ha sempre espresso il suo rammarico per non essere stato sulla Luna con i sovietici (stando alla storia ufficiale), ma non ha mai preso le distanze da questa controversa storia dell’astronave madre e della sua esplorazione. E secondo me, se di invenzione e burla si fosse trattato, sarebbe stato nel suo interesse farlo. D’altra parte, pretendere che Leonov potesse ammettere di essere stato coinvolto in una missione altamente classificata, chiedendogli così di violare il suo giuramento di segretezza, è eccessivo. Ignorare la questione o rispondere in modo ambiguo è invece una posizione più comprensibile». Insomma, hanno avuto la possibilità di negare tutto, di denunciare chi aveva accostato i loro nomi illustri a vicende puramente inventate, ma non l’hanno fatto. Forse perché Apollo 19 e 20 sono davvero parte di una storia segreta dell’esplorazione spaziale che ha visto sia Leonov che Young protagonisti e su cui essi poco o nulla hanno potuto dire pubblicamente, perché legati a determinati vincoli di segretezza? «Vincoli ai quali poi, in età avanzata, hanno deciso di disattendere, soprattutto John Young, come si evince dalla mia intervista del 2008 e dalla mia rivelazione nel 2019 dopo la sua morte avvenuta il 5 gennaio 2018. L’indizio più grande sul coinvolgimento autentico di John Young l’ho fornito nella mia intervista video con Alberto Negri, come ho già ricordato: invito i più curiosi a vederla.

    Ad ogni modo, anche pensando a una loro volontà di divulgare certi aneddoti personali e di carriera, è probabile che prima di farlo abbiano consultato informalmente certi ambienti riservati, per testare la modalità meno pericolosa per sé e per la sicurezza nazionale dei loro Paesi. Potrebbero aver ottenuto anche un via libera informale e non istituzionale, soggetto a certe condizioni”, conclude Luca. In questa sua ricostruzione dei fatti (lo ricordiamo, sostenuta dalle rivelazioni di diverse fonti anonime e da vari indizi), anche l’URSS avrebbe avuto un ruolo importante: non solo, a quanto pare, avrebbe partecipato attivamente alle due missioni ufficialmente mai avvenute (Apollo 19 e 20), ma avrebbe anche mantenuto il più totale silenzio su Apollo 11. Vista l’accesa rivalità con gli americani nella conquista dello spazio, perché mai non denunciare al mondo una loro eventuale frode? Perché invece tacere e lasciare a Washington tutta la gloria? Forse perché, spiega Scantamburlo, anche Mosca aveva parecchia polvere nascosta sotto il tappeto… “L’Unione Sovietica ha diverse pagine di esplorazione spaziale occulta, con numerosi incidenti e vittime mai divulgate all’opinione pubblica. Le intercettazioni radio dei fratelli Judica-Cordiglia dal loro centro di ascolto radio di Torre Bert (sin dagli anni Cinquanta del secolo scorso) non sono l’unica attestazione storica e documentale esistente. Altri radioamatori confermarono le loro intercettazioni, anche in Germania, evidenziando come diversi cosmonauti sovietici siano stati spediti nello Spazio (e siano morti) ben prima dello storico volo di Jurij Gagarin del 12 aprile 1961 conclusosi con un successo e un felice rientro. Semplicemente i loro lanci non venivano annunciati a quel tempo dalle Autorità sovietiche perché si temeva un incidente in diretta, una ferita al prestigio e all’immagine dell’URSS”. “Una decisione non solo non trasparente e discutibile, ma anche profondamente irrispettosa nei confronti delle donne e degli uomini che rischiavano a quel tempo la vita per il progresso della umanità, oltre che per vincere la corsa allo Spazio e portare prestigio al Partito Comunista di Mosca.

    Analoga preoccupazione tormentava l’Amministrazione USA e così fu scelto dagli americani, con Apollo 11 (per ora sappiamo solo relativamente a quella missione), di orchestrare una frode ai danni dei contribuenti e dell’opinione pubblica americana e mondiale, per non rischiare un incidente in diretta dinanzi a oltre settecento milioni di persone incollate allo schermo televisivo in occasione del primo storico sbarco sulla Luna del luglio 1969, incidente che avrebbe minato il prestigio a stelle e strisce anche nell’ambito della corsa con l’URSS alla conquista del cosmo. Dall’altra parte della cortina di ferro, una politica di segretezza, manipolazione e non trasparenza che era figlia del clima di ossessione per il nemico che permeava l’URSS in quegli anni, portò la grande Nazione, oggi divisa in tante Repubbliche di cui la Federazione Russa è senza dubbio la più grande e significativa, ma non la sola, ad avere molti scheletri nell’armadio. Tutto ciò invita a non scagliare la prima pietra se si è peccato e a non guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, proprio perché una trave è conficcata nel proprio, per parafrasare il Vangelo”. Prosegue Scantamburlo:«Inoltre gli enti e gli istituti sovietici di allora avranno avuto a certi livelli (ma è una mia supposizione) la consapevolezza del reale e autentico primo sbarco sulla Luna compiuto dagli americani nel 1966, in una missione militare segreta. La sorveglianza e lo spionaggio reciproco erano all’ordine del giorno allora così come lo è fra le superpotenze di oggi. Dunque i russi sapevano a quel tempo che, a fronte di un colossale imbroglio messo in scena con l’Apollo 11, i loro rivali americani sulla Luna in realtà ci erano stati e dunque aveva anche poco senso denunciarne la frode. Non è poi da escludere che siano stati fatti anche dai sovietici tentativi di sbarco sulla Luna con il razzo N-1 e che siano falliti non solo sulla rampa di lancio, ma in fasi più avanzate della missione”. Vicende di cui finora non è mai trapelato nulla. Ammettere un fallimento del genere, con la morte dei cosmonauti coinvolti nell’impresa, avrebbe intaccato la maestosa immagine di superpotenza comunista vincente e infallibile. Comprensibile. Ma perché negare e nascondere fino ad oggi un’eventuale conquista del Pianeta Rosso?

    Sabrina Pieragostini
    21 maggio 2023
    www.extremamente.it/2023/05/21/con-luca-scantamburlo-la-storia-parallela-dellesplorazione-spaziale-e-i-documenti-foia-...
    [Modificato da wheaton80 10/06/2023 16:55]
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    wheaton80
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    00 20/06/2023 03:37
    Quando la "scienza" affronta il Moonhoax



    Qualche giorno fa ho ricevuto un invito da parte di TeleNorba, una TV regionale della Puglia, per parlare del Moonhoax (la teoria dei falsi allunaggi). Mi avevano detto che avrei avuto a disposizione mezz’ora di trasmissione, e che ci sarebbero stati in studio “altri ospiti”, ma che erano lì “per parlare di altre cose”. Quando però la trasmissione è iniziata (eravamo in diretta), ho scoperto di essere in compagnia di due “rappresentanti della scienza” (così li ha definiti il conduttore), che intendevano invece contestare le mie tesi “complottiste”. Ecco come è andata la trasmissione (confesso che mi sono molto divertito, specialmente quando hanno tirato fuori la foto “sbagliata”).

    Massimo Mazzucco