00 05/06/2013 23:48
Soldato Usa ammette colpevolezza. "Così massacrai 16 civili afgani"

Il sergente Bales nel marzo del 2012 si rese responsabile della più feroce strage compiuta dall'esercito americano in Afghanistan. Con la dichiarazione resa oggi in aula potrebbe evitare la condanna a morte."Mi sono chiesto mille volte perché l'ho fatto: non esiste alcuna giustificazione"



WASHINGTON - Si è dichiarato colpevole con l'obiettivo di evitare la condanna a morte, il sergente Robert Bales, 39 anni, che a marzo del 2012 uccise 16 civili inermi afgani, soprattutto donne e bambini, in un villaggio della provincia di Kandahar, macchiandosi della peggiore strage di civili ad opera di un singolo militare. L'episodio scatenò una lunga sequenza di rappresaglie contro militari Usa da parte di soldati o poliziotti afgani, spesso talebani infiltrati. L'ammissione di colpa del sergente Bales è soggetta all'approvazione finale del giudice che presiede la corte, il colonnello dell'esercito Jeffery Nance, cui spetta il compito di determinare se l'imputato ha fornito un completo resoconto dell'accaduto, comprende la portata delle sue affermazioni e soprattutto accetta le conseguenze delle sue azioni. Sarà poi la Corte Marziale, in agosto, a pronunciare la sentenza e, se sarà di carcere a vita, includere la possibilità per Bales di richiedere un giorno la libertà sulla parola.

La confessione di Bales è frutto di un accordo tra accusa e difesa per evitare la pena capitale. Dichiarandosi colpevole, il sergente ha dovuto sottoscrivere una dettagliata descrizione dei fatti accaduti quella notte del marzo 2012 e rispondere in aula dei suoi misfatti. Il giudice, colonnello Jeffery Nance, ha chiesto a Bales se quanto è scritto nel documento corrisponda alla verità. "Sì signore", la risposta di Bales. "C'è qualcosa in questa descrizione con cui lei non è d'accordo?". "No, signore".

Ed eccola, la "notte brava" del sergente Bales, nelle parole del protagonista di questo incubo. Con voce chiara e forte, il soldato ha descritto le sue azioni, assassinio per assassinio. Bales ha raccontato che nella notte dell'11 marzo 2012 lasciò la sua postazione, nel distretto di Panjwayi, sud della provincia di Kandahar, e di essersi recato in due villaggi vicini. Una volta entrato nelle abitazioni, "ho maturato l'intenzione di uccidere le vittime. Senza alcuna legale giustificazione, signore. Mi sono chiesto un milione di volte perché lo avessi fatto. Non esiste nessuna valida ragione in questo mondo che possa giustificare le cose terribili che ho fatto".

Nelle precedenti udienze, gli avvocati di Bales hanno dato la responsabilità della tragedia all'abuso di alcol e droga e allo stress della guerra. Oggi la difesa è tornata ad affermare che Bales, originario di Lake Tapps, stato di Washington, padre di due bambini, fosse sofferente per un disordine da stress post-traumatico e per una lesione cerebrale già prima della sua ultima ricollocazione in Afghanistan. Nel novembre scorso, durante le udienze preliminari, testimoni affermarono che, alcuni giorni prima del massacro, Bales fosse particolarmente arrabbiato per via di una bomba esplosa nei pressi della sua postazione che aveva ferito gravemente alla gamba un suo compagno.

E' stato invece l'avvocato difensore di Bales, Emma Scanlan, a dichiarare che il suo assistito si considera "non colpevole" riguardo un altro capo d'accusa, quello di ostruzione delle indagini attraverso la distruzione del suo computer portatile e il dare fuoco ai corpi di alcune delle sue vittime afgane per cancellare tracce del suo "passaggio". A precisa domanda, Bales ha così risposto: "Ricordo una lampada a kerosene, in una delle stanze, ricordo il fuoco, ricordo che avevo dei fiammiferi in tasca quando tornai alla base. Ma non diedi fuoco ai cadaveri". Alle insistenze del giudice Nance, il sergente ha ribadito la sua versione: "E' l'unica cosa sensata che ho fatto, signore".

Secondo quanto accertato da una commissione di inchiesta afgana, Bales non agì da solo. Diverse testimonianze raccolte nel distretto di Panjwaik parlarono di una "operazione" in cui sarebbero intervenuti vari soldati americani. Alcune vittime sarebbero inoltre state stuprate prima di essere uccise. Secondo lo staff titolare dell'accusa, invece, Bales agì da solo con fredda premeditazione, armato di una pistola, di una fucile automatico e di un lanciagranate. Il sergente lasciò per due volte la sua postazione, quella notte. Al ritorno dalla sua prima "missione", sembra che il sergente Bales abbia detto a un commilitone: "Ho appena sparato a un po' di persone".

05 giugno 2013
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