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La casa dello Zio Sam va a pezzi

Il processo d’indebolimento della posizione mondiale degli USA è avviato. La casa che lo Zio Sam aveva costruito si va disintegrando crepa dopo crepa. La sfiducia nel Grande Fratello statunitense da parte dell’Unione europea è iniziata con le rivelazioni di Bradley Manning, rafforzando le fughe di WikiLeaks. Il colpo successivo fu sferrato da Edward Snowden. Di conseguenza, la Germania ha posto fine al suo accordo sulle attività d’intelligence che aveva stipulato con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna durante la Guerra Fredda. Angela Merkel, il cui telefono fu sorvegliato dalla NSA fin dal 2002, ha dichiarato che tali pratiche nei confronti degli alleati sono inaccettabili. Obama si trova in una posizione scomoda, che da presidente di una grande potenza è stato costretto a dichiarare di non sapere nulla del fatto che il telefono della Cancelliera della Repubblica federale della Germania fosse sorvegliato, ma dopo i media tedeschi hanno chiarito definitivamente il problema: l’intercettazione delle conversazioni telefoniche della Merkel furono ordinate dallo stesso Obama. Di conseguenza, l’Europa ha già rifiutato agli Stati Uniti l’accesso al suo database finanziario, chiamato SWIFT, che si trova in Svizzera e contiene informazioni su miliardi di transazioni in tutto il mondo. I deputati del Parlamento europeo hanno deciso questo passo alla fine di ottobre. 280 deputati del Parlamento europeo hanno votato a sostegno della decisione di bloccare l’accesso al database. Inoltre, il Parlamento europeo prevede di vietare alle grandi imprese di fornire informazioni personali dei cittadini dell’Unione europea alle autorità di altri Paesi. I parlamentari hanno elaborato un emendamento alla legge sulle informazioni personali. Secondo questo emendamento, grandi aziende come Google o Yahoo sono costrette a chiedere il permesso delle autorità comunitarie prima di consegnare le informazioni sui propri utenti agli Stati Uniti.

Il capo del ministero della Giustizia tedesco, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha recentemente dichiarato alla radio Deutschlandfunk che: “Se i nostri sospetti sono confermati e la questione arriva all’avvio del procedimento, l’Ufficio della Procura federale inizierà ad esplorare la questione di una possibile interrogazione con Snowden quale testimone”. Secondo il ministro, l’Unione europea dovrebbe sospendere l’accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti sul controllo del finanziamento delle attività terroristiche: “Le scuse di Obama non sono sufficienti. A mio avviso, il punto cruciale è se gli statunitensi cambieranno la loro politica di raccolta dei dati senza alcuna limitazione o no”. Ancora un’altra conseguenza delle rivelazioni di Snowden, per gli Stati Uniti, è stata la decisione dei leader dei 28 Stati membri dell’UE di autorizzare la cancelliera tedesca e il presidente francese a discutere il problema delle intercettazioni telefoniche con l’amministrazione di Barack Obama, al fine di giungere ad una comprensione reciproca sui limiti del lecito, riguardo le attività d’intelligence. Questa iniziativa è anche sostenuta dal primo ministro inglese David Cameron, nonostante il “rapporto speciale” che gli inglesi hanno con gli Stati Uniti. Tenuto conto del fatto che le attuali rivelazioni di Snowden potrebbero non essere le ultime, è possibile supporre che la fu armonia nelle relazioni tra Stati Uniti ed Europa sia ancora lontana. Lo spionaggio dei propri alleati da parte degli USA ha danneggiato la partnership transatlantica. Berlino mostra la massima determinazione, a tal proposito, e questo nonostante la forza della lobby filo-statunitense in Germania.

Nel frattempo, in tutto questo è avviato anche il processo d’indebolimento dell’influenza statunitense in Medio Oriente. L’infruttuoso tentativo di Washington di risolvere la “questione siriana” usando la forza militare, non ha consentito a Barack Obama di aver alcuna influenza degna di nota nell’agenda del G20 a San Pietroburgo. La cosa non si limita solo alla Siria, però. Gli Stati Uniti sono costretti a rivedere alla base la loro politica in Medio Oriente, già iniziando a volgere l’attenzione dalla collaborazione con i regimi dispotici del Golfo Persico allo sviluppo di relazioni con l’Iran. Riyadh ha reagito piuttosto drammaticamente a questa manovra di Washington, minacciando di rivedere i propri rapporti con gli Stati Uniti. Teheran chiaramente non ha fretta di accettare le regole del gioco degli USA. Le crepe appaiono quindi nei rapporti degli USA con i suoi alleati del Medio Oriente, come l’Arabia Saudita e Qatar. Allo stesso tempo, il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan è più vicino. In Kirghizistan, agli statunitensi è stato chiesto di lasciare la base militare di Manas. Inoltre è sempre più difficile per Washington mantenere la propria influenza in America Latina. Se il Brasile riesce a mantenere stabili i suoi tassi di crescita economica, occuperà esattamente la stessa posizione, in America Latina, della Germania in Europa. I legami economici, militari e politici del Brasile e degli altri importanti Paesi dell’America Latina con la Russia e la Cina, sono sempre più forti. E questo non sarà senza conseguenze per la politica estera statunitense e la sua recente crisi budgetaria. Vi è la crescente consapevolezza che l’enorme debito statunitense, come sottolinea il professor Valentin Katasonov, rappresenti una “minaccia per la stabilità dell’economia globale”.

Nel complesso, i risultati delle politiche estera e nazionale statunitense nel 2013 non sono promettenti, e particolarmente per nulla confortanti per Washington. La casa che lo Zio Sam ha creato è afflitta da gravi crepe in numerose direzioni: vi è il crescente conflitto nelle relazioni degli USA con la maggior parte dei loro alleati, la possibilità di un intervento militare degli Stati Uniti in situazioni di crisi internazionali, senza un mandato delle Nazioni Unite, si attenua, e l’economia degli Stati Uniti, costruita su un dollaro privo di base, viene percepita come una minaccia all’economia globale, lo stato d’animo contrariato s’intensifica negli stessi Stati Uniti, e vi sono grandi enclavi che appaiono in numerose grandi città, in cui il potere legittimo, in sostanza, non appare più valido e aumentano i segnali di uno scisma nella classe dirigente statunitense… Tutti questi punti non indicano che presto saremo testimoni della fine della Pax Americana?

Jurij Baranchik, Strategic Culture Foundation, 05.11.2013
Traduzione: Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2013/11/05/la-casa-dello-zio-sam-va-...
[Modificato da wheaton80 06/11/2013 02:28]