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Il ‘Nuovo Secolo Americano’ è finito prima ancora di iniziare?

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    wheaton80
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    00 31/12/2021 12:00
    Joe Biden lascia agli Stati la gestione della situazione Covid

    Patrioti in controllo. Joe Biden ha appena deciso di lasciare agli Stati la gestione della situazione Covid, replicando così di fatto la stessa scelta fatta da Trump. In questo modo lasciando campo libero ai Governatori di gestire la “pandemia”. Di fatto le restrizioni Covid sono in larga parte rimosse perché la maggioranza degli Stati americani ha deciso di sollevare tutte le misure restrittive.

    29 dicembre 2021
    thegiustice.altervista.org/joe-biden-lascia-agli-stati-la-gestione-della-situazion...
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    wheaton80
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    00 16/01/2022 13:31
    Il trading colpisce ancora. E alla Fed cade il numero due


    Richard Clarida

    Sembra il gioco dei birilli, dove ne cade uno e poi tutti insieme. Succede alla Federal Reserve, la principale banca centrale del mondo, da poche settimane affidata ancora alle cure di Jerome Powell, che come primo atto a valle della riconferma ha annunciato l’avvio del tapering: il progressivo disimpegno dagli stimoli monetari e il rialzo dei tassi. Richard Clarida, vicepresidente della Fed, si dimette dopo essere stato messo sotto accusa per le operazioni di trading effettuate all’inizio della pandemia. La banca centrale statunitense ha annunciato che Clarida, il cui mandato quadriennale sarebbe scaduto alla fine di questo mese, avrebbe lasciato la sua posizione già venerdì 14 gennaio. Le dimissioni di Clarida fanno seguito alle notizie che attestano un fatto sconveniente: il dirigente nel 2020 era stato più attivo nei mercati finanziari di quanto aveva inizialmente affermato. Attenzione, la vicenda non è nuova. Tutto ruota intorno alle norme sul trading approvate dallo stesso Powell lo scorso mese di ottobre e che riguardano gli alti funzionari della banca centrale. Secondo le nuove regole imposte da Powell, le vendite e gli acquisti di titoli e azioni devono essere limitati a investimenti ad ampio raggio come i fondi comuni, e dovranno essere per giunta pre-approvati dalla stessa Fed e pre-programmati, riducendo al minimo il potenziale utilizzo di informazioni riservate in mano agli stessi funzionari. Di più. Le nuove regole impongono ai funzionari della Fed di fornire almeno 45 giorni di preavviso circa le loro transazioni. La stretta si è resa necessaria dopo altri due addii eccellenti e sempre riconducibili al trading disinvolto. L’uscita di scena di Clarida è infatti la terza, nella Fed, dopo quella di Eric Rosengren e Robert Kaplan, già alla guida di due filiali regionali della Fed, che si erano dimessi a settembre. In autunno si scoprì, infatti, che i due avevano comprato e venduto frequentemente azioni l’anno scorso, mentre detenevano anche partecipazioni in diversi fondi di investimento. Clarida, nel frattempo, ha spostato tra 1 e 5 milioni di dollari da un fondo obbligazionario a un fondo azionario pochi giorni prima che la Fed annunciasse misure di emergenza per sostenere i mercati finanziari mentre la crisi del Covid-19 si intensificava. Che ci fosse aria di stretta, dopo il caso Rosengren-Kaplan, era risultato abbastanza chiaro ascoltando la testimonianza davanti al Congresso, lo scorso settembre, dello stesso Powell. Il quale aveva ammesso che le regole che permettevano il trading di Kaplan e Rosengren erano inadeguate a sostenere la fiducia del pubblico, anche se sembravano soddisfare i protocolli esistenti in altre istituzioni. “Ora capiamo che dobbiamo modificare le nostre pratiche”. Detto, fatto. E un’altra testa è caduta.

    Gianluca Zapponini
    11/01/2022
    formiche.net/2022/01/fed-usa-inflazione-powell-tassi-bce/?fbclid=IwAR1yX4MdZJL_Qk2qkuSe_n0uOBArk70l2EfsiRuiMP_W555svo4...
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    wheaton80
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    00 21/02/2022 01:54
    Russiagate, la “bomba” di Durham che inguaia Hillary Clinton

    La controinchiesta del Procuratore Speciale John Durham sulle origini del Russiagate e sul presunto tentativo di fabbricare false prove ai danni dell’ex Presidente Donald Trump per determinare una collusione con il Cremlino, smentita dall’inchiesta di Robert Mueller, arriva al cuore della Campagna di Hillary Clinton. Secondo un carteggio scovato dal Procuratore e reso noto da Fox News, gli avvocati sul libro paga di Hillary Clinton avrebbero ingaggiato una società hi-tech per “infiltrarsi” nei server appartenenti alla Trump Tower prima, e alla Casa Bianca poi, al fine di stabilire un falso collegamento fra lo stesso Donald Trump e la Russia. Durham ha presentato una mozione l’11 febbraio incentrata su potenziali conflitti di interesse relativi all’avvocato Michael Sussmann, al tempo avvocato di Clinton, accusato di aver rilasciato una falsa dichiarazione a un agente federale. Secondo quanto scoperto dal Procuratore Speciale, Sussmann avrebbe “raccolto e trasmesso le accuse all’FBI per conto di almeno due clienti specifici, tra cui un dirigente hi-tech di una società con sede negli Stati Uniti e la Campagna Clinton”.

    Dati raccolti per infangare Trump e stabilire un’accusa di falsa collusione con la Russia
    Secondo il documento depositato da Durham, i “documenti di fatturazione riflettono” che Sussmann “ha lavorato ripetutamente per la Campagna Clinton”. Nella documentazione depositata l’11 febbraio, si evince inoltre che l’avvocato e un rappresentante della Tech Executive si erano incontrati con un altro partner legale, che prestava servizio come General Counsel per la campagna di Clinton. Fonti hanno confermato a Fox News che si tratterebbe dell’avvocato Marc Elias, che ha lavorato presso lo studio legale Perkins Coie, legato ai Clinton. Tech Executive-1 avrebbe incaricato dei ricercatori per estrarre dati al fine di stabilire una “narrativa” che legasse l’allora candidato Trump alla Russia, afferma Durham. La raccolti dati di Tech Executive-1 su Donald Trump sarebbe iniziata addirittura nel 2014, durante l’Amministrazione Obama, e anni prima che Trump entrasse in carica.

    Chi è l’avvocato di Clinton nel mirino del Procuratore Speciale

    Come riportato già da InsideOver, Sussmann è un avvocato di Washington DC che ha lavorato con il suo studio per la campagna presidenziale della candidata dem Hillary Clinton. Sussmann ha mentito circa i rapporti con la sua illustre cliente all’agente federale James Baker mentre raccontava all’FBI di presunte prove digitali che avrebbero collegato i computer della Trump Tower alla banca russa Alfa. Sussmann, che ha conseguito la laurea in legge presso la Brooklyn Law School e la laurea presso la Rutgers University, è entrato a far parte del comitato consultivo per la sicurezza informatica del Comitato Nazionale Democratico sin dal suo inizio nell’agosto 2016, mesi prima delle elezioni presidenziali di quell’anno. Secondo l’accusa, il mese successivo chiese un incontro con l’FBI per informare il Bureau dei presunti rapporti fra il tycoon e il Cremlino. In precedenza Sussmann era stato accusato dall’ex consulente di Trump, Carter Page, di aver diffuso le false informazioni contenute nel dossier Steele. Secondo RealClearInvestigations, l’avvocato avrebbe un ruolo centrale in questa vicenda. Come spiega Aaron Mate, infatti, l’incriminazione di Michael Sussmann con l’accusa di aver mentito all’FBI “getta nuova luce sul ruolo fondamentale degli agenti democratici nell’affare Russiagate”:

    www.realclearinvestigations.com/articles/2021/10/19/coming_into_focus_hillarys_secretive_russiagate-flogging_pair_of_super-lawyers_799...

    Sussmann e il suo collega del Perkins Coie, Marc Elias, il principale consigliere per la campagna di Clinton del 2016, hanno infatti “sollecitato e diffuso disinformazioni” circa i rapporti fra Trump e Mosca. Non solo. Nell’aprile 2016, l’avvocato dei Clinton assunse CrowdStrike, la società di sicurezza informatica che ha innescato pubblicamente la saga del Russiagate sostenendo la tesi, mai provata, che la Russia fosse dietro l’hacking delle e-mail del Comitato Nazionale Democratico rilasciate da WikiLeaks.

    Ecco cosa ha scoperto John Durham ad oggi
    Prima di Sussmann, Durham ha ottenuto una dichiarazione di colpevolezza da un avvocato dell’FBI, Kevin Clinesmith, per aver mentito alla Corte FISA e aver inviato un’e-mail modificata al fine di spiare l’ex funzionario della campagna di Trump, Carter Page. Quest’ultimo fu accusato di essere l’uomo dell’entourage di Donald Trump più vicino al Cremlino e di aver incontrato, fra gli altri, Igor Sechin, amico di Putin, guida della petrolifera statale Rosneft, e Igor Diveykin, altro oligarca vicino al leader del Cremlino. Page, che fu dunque spiato in maniera illegittima dalle agenzie americane, fu “scagionato” dal Procuratore Speciale Robert Mueller, il quale osservò nel suo rapporto che “non era in contatto con il governo russo nei suoi sforzi di interferire nelle elezioni presidenziali del 2016”. Lo scorso 4 novembre Durham ha incriminato Igor Danchenko, analista russo che vive negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dall’Economist, Danchenko avrebbe consapevolmente mentito all’FBI circa le informazioni che ha passato all’ex spia britannica Christopher Steele, autore del famoso dossier sui presunti rapporti tra Trump e il Cremlino: dossier che poi si è rivelato essere completamente infondato. Sempre secondo l’accusa, l’analista russo incriminato da Durham, uscito su cauzione, avrebbe inventato le informazioni che ha fornito o ottenuto parti di esse da una persona molto vicina ai Clinton, Charles Dolan Jr.

    È di nuovo scontro fra Trump e Clinton
    Mentre monta negli USA una polemica sulla presunta “politicizzazione” dell’indagine, l’ex Presidente Donald Trump ha commentato le recenti attività di Durham spiegando che il consigliere speciale avrebbe “completamente esposto” l’indagine sulla collusione russa durante un’intervista rilasciata a Epoch Times, definendo il lavoro di Durham “uno dei lavori più importanti in America”. Trump ha affermato di credere nelle indagini di Durham e ha definito l’indagine di collusione contro di lui il “crimine del secolo”. Dal canto suo, Hillary Clinton ha osservato su Twitter che “Trump & Fox News stanno disperatamente inventando un falso scandalo per distrarre da quelli veri”.

    Roberto Vivaldelli
    17 febbraio 2022
    it.insideover.com/politica/russiagate-la-bomba-di-durham-che-inguaia-hillary-clin...
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    wheaton80
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    00 11/04/2022 23:48
    Joe Biden - I media USA scoprono i “Dirty Business” del figlio Hunter

    La bufera su Joe Biden e il figlio Hunter comincia a scatenarsi sui media statunitensi. ‘Dirty stories’ totalmente ignorate in Europa e soprattutto in Italia, dove il torvo Mario Draghi è sempre più genuflesso davanti ai diktat della Casa Bianca. Impegnato, il nostro Premier, nell’amletico dubbio che lo tormenta nelle ultime 24 ore: pace o condizionatori? Torniamo negli States. Così titola a tutta pagina, il 7 aprile, il ‘The New York Post’. “Father Knows Worst”, che sta per ‘Il padre (Joe Biden) conosce il peggio’. E il sottotitolo, che tradotto vuol dire:‘Joe Biden proclama di non sapere niente degli affari di Hunter. E’ la dodicesima volta. Il Presidente Biden e la Casa Bianca hanno sempre negato che lui e Hunter abbiano mai discusso degli affari esteri del figlio. Ma il Post sostiene il contrario”. Passiamo al ‘Daily Mail’, che mesi fa, per primo, è entrato in possesso del contenuto dei dischetti del famigerato ‘laptop’, il computer di tutti i misteri e business griffati Hunter Biden nell’arco di diversi anni, dalla Cina al Messico, fino alla bollente Ucraina e all’ancor più incandescente ‘affare Burisma’, la più grande compagnia energetica del Paese. Anche ‘DailyMail.com’ apre con il giallo dei due Biden. Ed il titolo che tradotto suona così:“ESCLUSIVO – L’informatore che ha consegnato il laptop di Hunter ai membri del Congresso e a DailyMail.com rivela di avere 450 gigabyte di materiale CANCELLATO, tra cui 80.000 immagini e video, ed è fuggito in Svizzera temendo ritorsioni dalla Casa Bianca”. Segue un sommario per punti:

    - L’informatore, Jack Maxey, ha fornito a Mail.com una copia del disco rigido del laptop abbandonato da Hunter Biden nella primavera del 2021
    - Com ha pubblicato dozzine di storie che denunciano l’uso di droghe, l’ossessione sessuale e i discutibili rapporti d’affari di Hunter
    - Nelle ultime due settimane, Maxey si è nascosto a Zurigo, in Svizzera, lavorando con esperti di IT per estrarre più dati dal ‘Laptop dall’Inferno’(così è titolato il libro-bomba uscito a metà novembre 2021 e firmato dalla giornalista investigativa Miranda Devine, ndr)
    - Dice che intende pubblicarli tutti online in un database nelle prossime settimane
    - Maxey afferma di aver trovato ‘450 gigabite di materiale cancellato’, tra cui 80.000 immagini e video e oltre 120.000 e-mail archiviate
    - L’ex conduttore di podcast afferma di temere ritorsioni da parte dell’Amministrazione Biden
    - Dice che dopo aver contattato Com in merito al laptop l’anno scorso, SUV suburbani neri sono apparsi fuori dalla sua casa.

    Passiamo all’articolo del ‘DailyMail.com’, che così comincia:“La fonte che ha distribuito il laptop di Hunter Biden ai membri del Congresso e ai media è fuggita dagli Stati Uniti in Svizzera, dicendo di temere ritorsioni da parte dell’Amministrazione Biden. Jack Maxey ha consegnato a ‘DailyMail.com’ una copia del disco rigido del laptop abbandonato di Hunter nella primavera del 2021. Ne ha anche fornito copie e materiale al ‘Washington Post’, al ‘New York Times’ e al senatore Chuck Grassley, nel suo ruolo di repubblicano di grado nella commissione giudiziaria del Senato, ma afferma che si sono fermati per mesi”. Continua il lungo servizio:“Maxey ha detto che dopo aver contattato ‘DailyMail.com’ in merito al laptop l’anno scorso, SUV suburbani neri sono apparsi fuori dalla sua casa e gli ex amici ufficiali dell’Intelligence con cui ha condiviso le copie gli hanno detto di aver ricevuto strane chiamate. ‘L’ho mostrato, disperato, a un mio amico a febbraio 2021, perché nessuno mi avrebbe ascoltato. Nessuna testata giornalistica lo accetterebbe. In effetti, la prima grande testata giornalistica ad accettarlo è stato il ‘Daily Mail’, ha detto”. E ancora:“Maxey ha affermato che uno dei motivi per cui ha scelto la Svizzera come nascondiglio è stato perché l’unico sito di condivisione di file che non ha rimosso i file del laptop era ‘Swiss Transfer’, un servizio di condivisione di file con sede nel Paese storicamente politicamente neutrale. Secondo il ‘New York Times’, i file del laptop sono ora una parte delle prove nell’accusa federale di Hunter per presunta frode fiscale, riciclaggio di denaro sporco e lobby straniera illegale”. “Tra i file sul laptop ci sono una serie di e-mail e documenti che mostrano i rapporti di Hunter con la società di gas ucraina ‘Burisma’. Nelle e-mail dal disco rigido, Hunter e i suoi partner fanno evidenti riferimenti al coinvolgimento di Joe (Biden, ndr) in un accordo multimilionario con il gigante petrolifero cinese ‘CEFC’, legato al governo cinese”.

    Cristiano Mais
    07 Aprile 2022
    www.lavocedellevoci.it/2022/04/07/joe-biden-i-media-usa-scoprono-i-dirty-business-del-figlio...
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    wheaton80
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    00 14/07/2022 16:07
    The Intercept - Nuovi documenti espongono guerre segrete degli Stati Uniti

    Washington ha condotto almeno 23 guerre per procura in tutto il mondo con il pretesto dell'antiterrorismo. Secondo un articolo pubblicato venerdì da The Intercept, gli Stati Uniti hanno utilizzato un'autorità segreta chiamata "127e" per lanciare almeno due dozzine di guerre per procura dal 2017. La rivista afferma di aver ottenuto documenti mai visti prima e di aver parlato con alti funzionari con una profonda conoscenza di questi programmi. The Intercept ha ricevuto i documenti attraverso il Freedom of Information Act, sostenendo che questi documenti sono la prima conferma ufficiale in assoluto che almeno 14 cosiddetti "programmi 127e" erano attivi nelle grandi regioni del Medio Oriente e dell'Asia-Pacifico fino al 2020. In totale, il Pentagono avrebbe lanciato 23 programmi 127e separati in tutto il mondo tra il 2017 e il 2020, che sono costati ai contribuenti statunitensi 310 milioni di dollari. The Intercept spiega che 127e è una delle numerose autorità praticamente sconosciute concesse al Dipartimento della Difesa dal Congresso negli ultimi due decenni. Autorizza i commando statunitensi a condurre "operazioni antiterrorismo" in collaborazione con partner stranieri e irregolari in tutto il mondo con una supervisione esterna minima. "Attraverso 127e, gli Stati Uniti armano, addestrano e forniscono informazioni alle forze straniere. Ma a differenza dei tradizionali programmi di assistenza estera, che mirano principalmente a costruire capacità locali, i partner 127e vengono inviati in missioni dirette dagli Stati Uniti, mirando ai nemici degli Stati Uniti per raggiungere gli obiettivi degli Stati Uniti.

    "I partecipanti stranieri al programma 127e stanno colmando lacune causate dalla mancanza di forze americane", ha detto a The Intercept un ex alto funzionario della difesa coinvolto nel programma. "Se qualcuno dovesse chiamare un programma 127e un'operazione proxy, sarebbe difficile discuterne". I generali in pensione con una profonda conoscenza del programma 127e (noto in gergo militare come "127-echo") affermano che è estremamente efficace nel prendere di mira i gruppi militanti riducendo i rischi per le forze statunitensi. Ma gli esperti hanno detto a The Intercept che l'uso dell'autorità poco conosciuta solleva gravi preoccupazioni in merito alla responsabilità e alla supervisione e potenzialmente viola la Costituzione degli Stati Uniti. Uno dei documenti ottenuti da The Intercept stima il costo delle operazioni 127e tra il 2017 e il 2020 a 310 milioni di dollari, una frazione della spesa militare statunitense in quel periodo di tempo ma un aumento significativo rispetto al budget di 25 milioni di dollari assegnato al programma quando è stato autorizzato per la prima volta , con un nome diverso, nel 2005 . Il programma consente agli Stati Uniti di armare, addestrare e fornire informazioni alle forze straniere. Tuttavia, a differenza dei tradizionali programmi di assistenza all'estero, che si concentrano sullo sviluppo di capacità locali nei paesi partner, ci si aspetta che le "forze sostitutive" del 127e seguano gli ordini degli Stati Uniti e conducano missioni dirette da Washington contro i nemici degli Stati Uniti per raggiungere gli obiettivi americani, servendo essenzialmente come procuratore del Pentagono. Secondo la rivista, quasi nessuna informazione su queste operazioni viene mai condivisa con membri del Congresso o funzionari del Dipartimento di Stato. In genere non è noto dove vengano condotte queste operazioni, la loro frequenza, gli obiettivi o persino l'identità delle forze straniere con cui gli Stati Uniti collaborano per portarle a termine.

    I critici dei programmi avvertono che potrebbero portare a un'escalation militare imprevista e coinvolgere gli Stati Uniti in oltre una dozzina di conflitti in tutto il mondo, dal momento che 127e non consente alcuna supervisione o input da parte dei funzionari degli affari esteri. La rivista rileva che, sebbene l'ultimo lotto di documenti faccia più luce sul programma 127e, rimane ancora per lo più sconosciuto sia al pubblico che ai membri del Congresso, che non ricevono quasi mai alcun rapporto relativo al programma. Un funzionario del governo che ha familiarità con il programma, che ha richiesto l'anonimato per discuterne, ha detto a The Intercept che la maggior parte del personale del Congresso non ha nemmeno l'autorizzazione per visualizzare i rapporti 127e e raramente coloro che li richiedono. "È stato progettato per prevenire il controllo", ha spiegato. Stephen Semler, co-fondatore di un think tank statunitense sulla politica estera, ha detto a The Intercept che il Pentagono preferisce gestire le sue operazioni con supervisione, input o burocrazia minimi da parte del Congresso e lo fa da molti anni. "La comunità delle operazioni speciali ama molto l'autonomia", ha spiegato alla rivista, aggiungendo che "il problema è che questa roba è ormai normalizzata". "Dovrebbe essere prestata maggiore attenzione a queste autorità di addestramento ed equipaggiamento, che si tratti di forze speciali o regolari [del Dipartimento della Difesa], perché è davvero un mezzo efficace per vendere una guerra infinita alle pubbliche relazioni", ha concluso Semler.

    Fonte: theintercept.com/2022/07/01/pentagon-127e-proxy-wars/

    11 luglio 2022
    sadefenza.blogspot.com/2022/07/the-intercept-nuovi-documenti-espong...
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    wheaton80
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    00 18/07/2022 21:05
    “Illegali le cassette elettorali usate nel 2020”, La Corte del Wisconsin riapre il caso elezioni

    Si torna a parlare delle elezioni americane del 2020 e dei possibili brogli.

    La sentenza dal Wisconsin

    È arrivata una sentenza da parte della Corte Suprema del Wisconsin, che ha dichiarato l’illegittimità dell’uso delle cosiddette Ballot Drop Boxes durante le elezioni presidenziali del 2020, perché in violazione della legge elettorale dello Stato. Si trattava nello specifico delle cassette elettorali, un sistema di raccolta dei voti espressi per corrispondenza usato in modo generalizzato in molti Stati americani durante le elezioni del 2020. Queste cassette potevano essere raggiunte dagli elettori anche in mezzo alla strada e lì potevano essere depositate le schede compilate che i cittadini avevano ricevuto per posta. Non solo.

    Le pratiche elettorali anomale

    Sempre la Corte del Wisconsin ha dichiarato illegittima un’altra pratica: il Ballot Harvesting. In questo caso erano degli attivisti politici a raccogliere le schede elettorali e depositarle nelle cassette. Si trattava di modalità anomale autorizzate dal collegio elettorale del Wisconsin con la scusa dell’emergenza sanitaria. Ricordiamo infine che in quello Stato Biden aveva vinto con uno scarto molto lieve. Si riapre così la polemica sulle contestate elezioni del 2020.

    18 luglio 2022
    www.byoblu.com/2022/07/18/illegali-le-cassette-elettorali-usate-nel-2020-la-corte-del-wisconsin-riapre-il-caso-e...
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    00 24/08/2022 12:40
    Così Donald Trump ha stroncato le dinastie della politica USA

    Già nelle prime battute delle primarie nel 2016, una delle missioni chiave di Donald Trump era chiara: scardinare il sistema del potere politico dei partiti americani. Dalle elezioni fino agli ultimi giorni del suo mandato il tycoon ha costruito la sua immagine politica e la sua eredità sulla lotta alle élite di potere che per decenni hanno controllato Washington. Una parte di questo “lavoro” è stato quello di far deragliare alcune delle dinastie più importanti della politica americana.

    La fine dei Cheney
    Ne sa qualcosa Liz Cheney, sconfitta malamente nelle primarie repubblicane in Wyoming da Harriet Hageman. L’avvocata spinta da Donald Trump si è imposta con una maggioranza schiacciante, mentre la Cheney si è fermata al 29% dei voti. Trump ha investito pesantemente sulla campagna nel Cowboy State. Per lui era troppo importante far saltare la deputata. Per anni è stata una spina nel fianco, prima con le critiche durante la presidenza, poi con l’impeachment votato dopo i fatti del 6 gennaio e non da ultimo il suo ruolo nella commissione che indaga su quanto successo a Capitol Hill. Con la sua confitta Trump ha messo fine, almeno per ora, alla carriera politica di una figlia d’arte. I Cheney erano in politica da anni. Tutto infatti era iniziato con il padre, Dick Cheney. Un falco conservatore che ha vissuto da protagonista una grossa fetta della storia americana, prima come consigliere del Presidente Richard Nixon e poi come capo gabinetto della Presidenza Ford. In seguito era stato per 12 anni al Congresso come deputato. E ancora Segretario alla Difesa per George H. Bush fino alla vicepresidenza durante i due mandati di George W. Bush. Poi il suo seggio in Wyoming è andato alla figlia, che si è però fermata a tre mandati.

    Archiviato l’ultimo Bush

    Prima dei Cheney era toccata anche alla famiglia Bush, altra dinastia con un lungo pedigree politico a Washington. In questo caso Trump ha posto fine alla carriera di ben due Bush. Il primo è stato Jeb Bush. Figlio di H. W. e fratello minore di George W., Jeb sentiva di essere destinato alla Casa Bianca in virtù proprio del suo lignaggio ma ha dovuto fermarsi al ruolo di Governatore della Florida. Nel 2016 il ciclone Trump ha posto fine a ogni velleità di Jeb conquistando, Stato dopo Stato, le primarie del GOP. Nel 2022 è arrivata l’ultima picconata ai Bush da parte del tycoon. Trump ha infatti sostenuto fino alla vittoria Ken Paxton alle primarie da procuratore del Texas contro George P. Bush, ultimo politico Bush ancora in attività. George P., figlio di Jeb, per mesi ha corteggiato l’ex Presidente, che però alla fine ha appoggiato Paxton:“Ken è forte sulla criminalità, sulla sicurezza delle frontiere, sul secondo emendamento, sull’integrità elettorale. È un vero texano che manterrà il Texas al sicuro”. Un intervento semplice e incisivo che ha dato un colpo di spugna ai Bush. Non solo pratico, ma soprattutto simbolico. Per mesi George P. Bush aveva dato il suo sostegno a Trump, twittando anche in suo favore, ma alla fine quest'ultimo ha sparigliato le carte, appoggiato Paxton e “ucciso” i Bush.

    Archiviata l’era Clinton
    Nemmeno i democratici sono stati immuni ovviamente. E su questo fronte la “rottamazione” di Trump è stata ancora più forte e si è consumata nella notte dell'8 novembre 2016 con la sconfitta di Hillary Clinton, ultima esponente, almeno per ora, di una dinastia che per un paio di decenni ha segnato gli equilibri della politica USA. Tutto era iniziato con gli impegni in Arkansas di Bill Clinton, prima come Procuratore Generale dello Stato e poi come governatore. Poi l’accelerazione alla presidenza. Da lì il passaggio di testimone con la moglie Hillary prima come senatrice per lo Stato di New York, dal 2001 al 2009, e poi come Segretario di Stato per Barack Obama dal 2009 al 2013. Fino al novembre del 2016, quando Trump ha proseguito l’opera di smantellamento delle élite e delle dinastie d’America.

    L’ultima dinastia da battere
    L’unico colpo che per ora non è riuscito a Trump è quello contro i Murkowski. Lisa Murkowski, attuale senatrice dell’Alaska, è una repubblicana che ha votato convintamente la messa in stato di accusa contro il Presidente, ma soprattutto è una delle poche che è stata in grado di reggere l’urto dell’ira di Trump. Alle primarie nel Last Frontier State (Alaska), la Murkowski è riuscita a resistere e a staccare il biglietto per il voto del prossimo 8 novembre. Lei, come la Cheney, viene da una famiglia da sempre in politica. Suo padre, Frank Murkowski, è stato a lungo senatore per lo Stato, dal 1981 al 2002, e poi ha servito come Governatore dello Stato per 4 anni fino al 2006, prima di cedere il posto a Sarah Palin.

    Alberto Bellotto
    19 agosto 2022
    it.insideover.com/politica/cosi-donald-trump-ha-stroncato-le-dinastie-della-politica-...
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    00 08/09/2022 15:21
    Nuovi sviluppi dell’affare Hunter Biden

    A luglio, il senatore Repubblicano Chuck Grassley ha chiamato in causa un agente speciale dell’FBI, secondo lui implicato in un piano per screditare le informazioni contenute nel computer di Hunter Biden. In un’audizione al senato, il Direttore dell’FBI, Cristopher Wray, si è dichiarato sconcertato dalle informazioni in possesso del senatore Grassley. Intervistato il 25 agosto da Joe Rogan, il Presidente e Amministratore Delegato di Meta (Facebook), Mark Zuckerberg, ha rivelato che l’FBI si era messo in contatto con la sua équipe per metterla in guardia sulla disinformazione russa e di aver per questo motivo censurato tutte le informazioni del New York Post sul contenuto del computer di Hunter Biden. Il giorno successivo, il 26 agosto, l’FBI ha pubblicato un comunicato in cui riconosceva di aver messo in guardia i proprietari dei social network, ma in maniera generica, senza citare esplicitamente Hunter Biden. Il Direttore dell’FBI, Cristopher Wray, ha licenziato uno dei suoi agenti speciali, Timothy Thibault, accusato di aver abusato del proprio ruolo per manipolare i media. Thibault si dichiara innocente e si dice sicuro che un’inchiesta approfondita metterà in luce che non ha commesso ciò di cui viene accusato. Il 29 agosto i senatori repubblicani Chuck Grassley (Iowa) e Ron Johnson (Wisconsin) hanno scritto a Mark Zuckerberg per chiedergli precisazioni su quanto l’FBI ha detto alla sua équipe. La vicenda suscita clamore perché il contenuto del computer sequestrato dall’FBI dimostra la corruzione di Hunter Biden e il coinvolgimento del padre.

    Ma, a inizio agosto, lanciatori di allerta hanno dichiarato al senatore Grassley che l’FBI aveva montato un piano per discreditare le informazioni provenienti dal computer di Hunter Biden per proteggere il padre, il Presidente Joe Biden. L’ex Direttore dell’Intelligence Nazionale, Richard Grenell, ha sottolineato che nessun agente, tra la cinquantina di dipendenti dell’FBI che hanno dato istruzioni ai social network, aveva informazioni che permettessero di sospettare che le affermazioni del New York Post fossero disinformazione russa. Con questa dichiarazione Grenell smentisce i numerosi esponenti dell’Intelligence che il 19 ottobre 2020 tentarono invece di far credere che l’affare Hunter Biden fosse disinformazione russa [1]. Nel discorso in cui ha annunciato l’operazione militare speciale russa finalizzata a far rispettare la risoluzione 2202 in Ucraina, il Presidente Vladimir Putin si è riferito a Hunter Biden (amministratore del gigante degli idrocarburi ucraino Burisma) e ai suoi amici, definendoli una «banda di drogati» che ha saccheggiato le ricchezze dell’Ucraina. In seguito, il Ministro della Difesa russo ha pubblicato alcuni documenti che dimostrano come Hunter Biden, attraverso una società fondata con il figliastro dell’ex Segretario di Stato John Kerry, ha pilotato per conto del Pentagono il programma militare di ricerche biologiche in Ucraina.

    Note

    [1] www.voltairenet.org/article217890.html, Voltaire Network, October 19, 2020
    [2] Donald Trump Jr., figlio dell’ex Presidente Donald Trump, affronta la vicenda degli intrallazzi di Hunter Biden nel libro Liberal Privilege: Joe Biden and the Democrats’ Defense of the Indefensible, Gold Standard Publishing (2020)
    [3] L’inchiesta del New York Post è stata lo spunto per un altro libro: Laptop From Hell: Hunter Biden, Big Tech and the Dirty Secrets the President Tried to Hide, di Miranda Devine, Post Hill Press (2021)

    Fonte: www.voltairenet.org/article217889.html
    Traduzione: Rachele Marmetti

    03 settembre 2022
    www.voltairenet.org/article217900.html
    [Modificato da wheaton80 08/09/2022 15:22]
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    wheaton80
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    00 22/09/2022 13:11
    Durham smaschera l'FBI: aiutò a fabbricare la bufala Russiagate contro Trump

    Avevamo aperto una parentesi, nel nostro articolo sul tentativo di Russiagate alla vaccinara, per dare brevemente conto degli ultimi sviluppi dell’indagine del Procuratore Speciale John Durham sulle origini del Russiagate, quello Made in USA che ha coinvolto Donald Trump sia da candidato che da Presidente:

    www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/quotidiano/politica/il-goffo-tentativo-di-montare-un-russiagate-alla-vaccinara-contro-giorgia...

    In breve, dai documenti depositati una settimana fa in tribunale da Durham, abbiamo appreso che l’FBI arruolò e pagò come informatore Igor Danchenko (la fonte principale del dossier Steele, un falso commissionato dalla Campagna Clinton per fabbricare il caso della collusione Trump-Russia), nonostante avesse indagato sullo stesso Danchenko per presunto spionaggio per conto del governo russo. Anche dopo aver scoperto l’identità della fonte primaria del dossier, invece di verificare subito se Danchenko lo avesse usato per veicolare disinformazione russa, l’FBI lo ha pagato e “coperto” come fonte per oltre tre anni. Una notizia ovviamente ignorata dal mainstream di sinistra e non solo, ma su cui vale la pena tornare, dal momento che ciò di cui stiamo parlando è la possibilità che il governo russo abbia usato l’FBI come canale di disinformazione per alimentare un conflitto politico e istituzionale senza precedenti nella storia politica USA moderna. Il lavoro di Durham è in dirittura d’arrivo. Il Procuratore Speciale potrebbe consegnare il suo rapporto conclusivo all’Attorney General Merrick Garland entro fine anno, senza ulteriori incriminazioni. L’ultimo processo potrebbe essere proprio a Igor Danchenko, incriminato lo scorso anno con cinque capi di imputazione per aver mentito all’FBI.

    La vera collusione
    Oggi sappiamo che il dossier anti-Trump compilato dall’ex agente britannico Christopher Steele era opera della Campagna Clinton. Che l’FBI ne conosceva l’origine partigiana e l’inaffidabilità delle fonti, ma che ciò nonostante lo usò come elemento di prova principale nelle sue richieste alla Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) per ottenere l’autorizzazione a spiare la Campagna Trump e il Transition Team, basate su dichiarazioni giurate nelle quali sosteneva che Trump fosse “in a well-developed conspiracy” con il regime di Vladimir Putin. L’unica collusione nel caso Russiagate è quella tra la Campagna Presidenziale Democratica del 2016 (Hillary Clinton) da una parte e le forze dell’ordine e l’apparato di Intelligence dell’Amministrazione Democratica in carica (Obama-Biden), allo scopo di designare il candidato Presidente dell’opposizione repubblicana, Donald Trump, come un puppet del Cremlino. Un’operazione che non si è conclusa il giorno delle elezioni, limitandosi ad essere uno dei tanti colpi bassi da campagna elettorale. No, è stata spinta molto oltre, fino al punto da costringere Trump a governare per oltre due anni sotto la minaccia dell’indagine del Procuratore Speciale Mueller, minando la sua presidenza e disseminando falsi presupposti per una sua rimozione. Un tentato golpe, in buona sostanza. Uno dei maggiori scandali della storia politica americana moderna, un Watergate all’ennesima potenza, se la stampa mainstream non fosse schierata in questo caso dalla parte dei cospiratori.

    Danchenko nel libro paga dell’FBI
    Ebbene, la settimana scorsa, il Procuratore Durham ha rivelato che l’FBI aveva iscritto nel proprio libro paga Igor Danchenko, la principale fonte del falso dossier Steele, come “fonte umana riservata”. Un rapporto durato dal marzo 2017 all’ottobre 2020 (guarda caso per tutta la durata dell’Amministrazione Trump). Un periodo che comprende la maggior parte delle richieste di sorveglianza autorizzate dalla FISC, l’indagine Mueller, che tuttavia non è riuscita ad accorgersi, o più probabilmente non ha voluto ammettere, che Danchenko aveva mentito all’FBI, il rapporto dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, sulla condotta dell’FBI nell’indagine su Trump, nel quale però non c’è traccia che a Horowitz fosse stato riferito che Danchenko era sul libro paga del Bureau. Insomma, l’FBI ha tenuto nascosto il ruolo di Danchenko, la fonte più importante delle false accuse contro Trump contenute nel dossier, ai giudici che dovevano decidere se vi fossero giustificati motivi per spiare l’ex Presidente e i suoi collaboratori, e l’ha omesso da ben due indagini ufficiali.

    Cosa sapeva l’FBI
    Ma dall’indagine del Procuratore Durham emerge anche altro. L’FBI non interrogò Danchenko prima di utilizzare il dossier Steele nelle sue prime due richieste giurate di sorveglianza, nell’ottobre 2016 e nel gennaio 2017. E quando decise di interrogare Danchenko, non riuscendo a corroborare le accuse di Steele nonostante le avesse già usate in tribunale, anziché avvertire i giudici della FISC che c’erano buoni motivi per ritenere inattendibili le informazioni del dossier su Trump, allora Presidente in carica, l’FBI ha continuato a fare affidamento su quelle informazioni sospette nelle successive richieste giurate di sorveglianza (aprile e giugno 2017), sulla base delle quali la FISC ha concesso ulteriori mandati. Ma c’è di peggio. Non solo Durham dimostra che Danchenko ha mentito più volte all’FBI e questa ha continuato comunque a coprirlo come fonte e a pagarlo. Non solo l’FBI ha utilizzato le informazioni di Steele e Danchenko, che sapeva essere inattendibili e di parte, per suggerire a un tribunale che il Presidente degli Stati Uniti potesse essere una risorsa russa. L’FBI era anche in possesso di informazioni che indicavano che lo stesso
    Danchenko avrebbe potuto essere una risorsa russa.

    L’indagine su Danchenko
    È quanto riportato in dettaglio in un altro documento depositato da Durham in tribunale la settimana scorsa. Danchenko fu “l’oggetto di una indagine di controspionaggio dell’FBI dal 2009 al 2011″. Nel 2011 però l’inchiesta fu chiusa. L’FBI aveva forse escluso che Danchenko fosse una spia russa? Non proprio. Al contrario, erano emersi elementi che potevano indurre a ritenere che lo fosse. Secondo le conclusioni dell’indagine, infatti, nel 2008, quando lavorava alla Brookings Institution (un think tank di orientamento Democratico all’epoca presieduto dal clintoniano Strobe Talbott), Danchenko si offrì di pagare due dei suoi colleghi ricercatori in cambio di informazioni riservate nel caso in cui i due avessero ottenuto un incarico nella entrante Amministrazione Obama. Non risulta che ci sia stato un seguito, ma l’FBI aveva anche scoperto che Danchenko era stato in contatto con persone su cui stava indagando come possibili agenti dell’Intelligence russa. Se erano stati raccolti tali elementi, perché l’indagine di controspionaggio fu chiusa? Durham ora lo spiega nei suoi atti: fu chiusa perché “l’FBI credeva erroneamente che Danchenko avesse lasciato il Paese”.

    FBI complice, non vittima
    Ora, chi ha avuto la pazienza di seguire il nostro Speciale, probabilmente ricorda che tutti questi elementi erano già emersi mesi e anni fa dalle ricostruzioni giornalistiche che abbiamo riportato:

    www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/rubriche/italygate/

    La notizia è che questi fatti oggi sono messi nero su bianco da un procuratore in tribunale. Quali sviluppi, dunque? Dal punto di vista giudiziario ben pochi, perché il sistema di potere Dem sembra aver fatto quadrato. L’avvocato Michael Sussmann è già stato assolto, nonostante il Procuratore Durham avesse presentato abbondanti prove che Sussmann aveva mentito all’FBI, negando che stesse lavorando per la Campagna Clinton, da cui veniva retribuito, quando portò all’attenzione del Bureau le informazioni, poi rivelatesi infondate, su un canale di comunicazione segreto tra l’Organizzazione Trump e la russa AlfaBank. Come Sussmann, anche Danchenko, accusato anch’egli di aver mentito all’FBI, potrebbe essere assolto. Ma paradossalmente queste assoluzioni mettono ancora più in cattiva luce l’FBI. In entrambi i casi, infatti, le prove presentate da Durham suggeriscono che l’FBI, lungi dall’essere vittima, dall’essere stata ingannata dalle menzogne degli imputati, abbia piuttosto agito da complice, per dolo o negligenza, nell’operazione della Campagna Clinton per fabbricare la bufala del Russiagate e dipingere Trump come un agente del Cremlino.

    Federico Punzi
    21 settembre 2022
    www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/rubriche/italygate/durham-smaschera-lfbi-aiuto-a-fabbricare-la-bufala-russiagate-contr...
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    00 26/10/2022 00:04
    Google approva Truth Social di Trump per il Play Store

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    wheaton80
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    00 22/11/2022 18:58
    Il GOP vince la Camera. La sua "sconfitta" è un mito

    La vera notizia politica negli USA è che i Repubblicani hanno vinto alla Camera, dunque hanno vinto le elezioni di metà mandato. E hanno posto fine alla lunga carriera politica di Nancy Pelosi, Presidente della Camera dal 2019 e già capogruppo dei Democratici da ben vent’anni. La notizia della vittoria dei Repubblicani può suonare abbastanza bizzarra alle orecchie dei più. A giudicare da telegiornali e talk show, Biden è il vincitore di queste elezioni e Trump è il perdente. Eppure, oggettivamente, da ieri i Repubblicani sono i vincitori. Dopo un lunghissimo spoglio elettorale (e mancano ancora diversi collegi alla conta), infatti, hanno conquistato la maggioranza alla Camera. Non hanno preso la maggioranza in Senato, che resta nelle mani dei Democratici, forse di un seggio, si vedrà al ballottaggio in Georgia il 6 dicembre. Ma questo non fa dei Democratici i vincitori delle elezioni per il rinnovo di gran parte del Congresso: prima controllavano entrambe le camere, dopo il voto ne hanno solo una. Perché si è creata l’impressione di una vittoria dei Democratici? Per colpa dei sondaggi, essenzialmente. E soprattutto dell’importanza che analisti, giornalisti e semplici elettori attribuiscono alle previsioni. I sondaggi infatti davano i Repubblicani in vantaggio alla Camera con un margine molto superiore rispetto a quello che hanno conquistato. Il Senato era previsto in bilico, come è, ma la maggioranza risicata era attribuita più ai Repubblicani che non ai Democratici. Di qui la convinzione, da parte di molti, che lo scorso 8 novembre ci sarebbe stata una vera “onda rossa” (il rosso è il colore del Grand Old Party). Visto che la vittoria è stata molto più misurata, di qui nasce la delusione della destra e la soddisfazione della sinistra. Ma è e resta un capovolgimento della realtà. I sondaggi hanno avuto un impatto sugli elettori? Sicuramente sì, come l’hanno avuto i nuovi metodi di voto che si sono imposti ai tempi della pandemia: il voto postale e quello anticipato. È facile stabilire quanti Democratici, nel mese precedente al giorno elettorale, si siano precipitati a compilare e spedire la loro scheda per posta, vedendo che probabilmente i Repubblicani avrebbero vinto: 4 su 10 hanno votato prima dell’8 novembre e di questi la stragrande maggioranza è costituita da elettori registrati come Democratici. Di sicuro, il voto per posta è servito a mobilitare anche i giovani, nelle università, dove i Democratici hanno fatto ampia raccolta di schede, anche molto prima che si concludesse la campagna elettorale. Giunti al giorno del voto, l’8 novembre, altrettanti elettori repubblicani e indipendenti “pigri” saranno rimasti a casa, convinti che in ogni caso le elezioni sarebbero andate bene per loro.

    Le previsioni elettorali, in questo caso, hanno influenzato direttamente il voto e poi hanno condizionato anche i commenti; hanno, come va di moda dire oggi, cambiato la “narrazione”, anche se smentita dalla realtà. I Repubblicani hanno vinto, però hanno “perso”, perché hanno ottenuto un successo inferiore alle attese. Le previsioni sono riuscite quasi nell’intento di diventare una profezia che si auto-avvera. Paradossalmente, ad alimentare il mito della sconfitta è anche lo stesso Partito Repubblicano, che ha tutto l’interesse, in questa fase difficile della sua storia, a liberarsi dell’ingombrante Donald Trump, attribuendogli tutta la responsabilità della “sconfitta”. Per motivi di lotta interna, dunque, anche la vittima della narrazione collabora a costruirla e rinforzarla. Oggettivamente parlando, però, stando ai fatti e non alle percezioni, i Repubblicani hanno strappato la Camera ai Democratici. E questo è un grande successo, soprattutto personale, perché pone fine, non solo al ruolo, ma anche alla carriera di Nancy Pelosi, terza carica dello Stato, letteralmente la donna più potente d’America e volto della politica progressista. Figlia dell’allora sindaco di Baltimora (settima di sette figli in una famiglia cattolica), è in politica dal 1976, in Congresso dal 1987, capogruppo dei Democratici dal 2002 e per due volte è stata Presidente della Camera. Ha guidato tutte le battaglie della sinistra: si è opposta a Bush per la guerra in Iraq, è stata promotrice, pur cattolica, sia della causa abortista che di quella delle nozze gay, ha sposato la causa di Black Lives Matter, ha fatto letteralmente la guerra a Trump, arrivando a strappare di fronte al Congresso il suo discorso dello Stato dell’Unione e tentando di sottoporlo a impeachment per due volte (caso unico nella storia degli USA). Ha suscitato odi viscerali nella destra: lo “sciamano” di QAnon, divenuto il simbolo dell’assalto al Campidoglio, ha occupato il suo ufficio. Suo marito, più di recente, è stato ferito a martellate a casa sua a San Francisco in un episodio la cui ricostruzione è ancora poco chiara. Adesso Nancy Pelosi, oltre a non essere più Presidente della Camera, rinuncia anche al suo ventennale incarico di capogruppo del Partito Democratico. Rimarrà, ma come semplice deputata. Per i Democratici è una perdita grave: al di là del suo estremismo politico, era un’ottima tattica e ha saputo tenere unite le varie correnti del partito, sia all’opposizione che in maggioranza.

    Stefano Magni
    18/11/2022
    lanuovabq.it/it/il-gop-vince-la-camera-la-sua-sconfitta-e...
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    00 30/11/2022 03:19
    “Così l’ideologia woke sta indebolendo l’Esercito USA”

    L’ideologia “woke”, fondata sull’ossessione per le minoranze, promossa dagli ultra-progressisti americani, sta indebolendo dall’interno anche l’esercito più forte del mondo: quello degli Stati Uniti d’America. Il senatore repubblicano della Florida, Marco Rubio, da poco rieletto, e il deputato Chip Roy del Texas, hanno redatto un dossier intitolato “Woke Warfighters - Come l’ideologia politica sta indebolendo i militari americani”:

    www.rubio.senate.gov/public/_cache/files/ee1d7a86-6d0c-4f08-bd15-24e5b28e54b7/3756824FA9C21B819BB97AAB16221530.woke-warfighters-repo...

    Secondo i due esponenti del GOP, “il mondo è un posto pericoloso e la follia dell’Amministrazione Biden sta erodendo la nostra più grande fonte di sicurezza”. Come? Una delle prime azioni da Segretario della Difesa di Lloyd Austin è stata quella di promettere di liberare l’esercito da “razzisti ed estremisti”, abbracciando la controversa teoria critica della razza, nata in seno al mondo degli studiosi della New Left americana degli anni ’70 e ’80 e agli studiosi di diritto e giurisprudenza afroamericani, come il defunto docente di Harvard Derrick Bell o Kimberlé Williams Crenshaw, e diventata oggi uno dei pilastri del politically correct e del pensiero postmodernista che circola nei campus americani e nei salotti più progressisti d’America.

    Così Biden ha introdotto l’ideologia liberal tra le forze armate
    Risultato: l’iniziativa di Austin attraverso il “Countering Extremist Activity Working Group” (CEAWG), nato per liberare l’esercito dallo spauracchio del razzismo, è stata un vero flop e un costoso dispendio di energie e denaro. Su 2,1 milioni di militari e riservisti, su cui può contare l’Esercito USA, solo 100 persone sono state “attenzionate” dal gruppo che si occupa di monitorare il razzismo. Rubio e Roy notano che a capo del CEAWG creato da Austin c’è un certo Bishop Garrison, un “fanatico antirazzista” che denigra sistematicamente i conservatori, secondo il quale “il razzismo sistemico è uno delle nostre più grandi sfide per la sicurezza nazionale”. Non solo. L’Amministrazione Biden vuole indottrinare la nuova leadership di militari all’ideologia “woke” attraverso altre iniziative. Di recente, un ammiraglio, presso l’Accademia Navale, ha spiegato agli studenti che devono leggere il libro “How To Be an Antiracist” di Ibram X. Kendi, saggio, molto in voga fra i circoli progressisti, che spiega come il “capitalismo sia razzista” e che i bianchi sono intrinsecamente privilegiati. Tracce di progressismo woke si trovano anche nella Strategia di Sicurezza Nazionale del 2022, nella quale emerge la priorità dell’Amministrazione Biden: quella di promuovere “l’inclusione e la diversità” nelle forze armate.

    Sulle forze armate speciali
    Da questo indottrinamento coatto dei dogmi ultra-progressisti non sfuggono nemmeno le Forze Speciali. Nelle prime righe del del Piano Strategico Diversità e Inclusione del SOCOM (Comando delle Operazioni Speciali degli Stati Uniti) si legge che “diversità e inclusione sono imperativi operativi”. Il programma continua dicendo che “i leader devono integrare la diversità e gli sforzi di inclusione in obiettivi unitari, obiettivi di missione, iniziative gestionali e priorità operative”. Il piano rileva anche che il SOCOM implementerà le operazioni speciali riguardanti l’inclusione e la diversità, qualsiasi cosa voglia dire. “L’unico obiettivo delle nostre forze speciali dovrebbe essere l'efficacia”, notano Rubio e Roy. “Ogni altra considerazione deve essere subordinata al servizio di tale fine”.

    Educati alla follia progressista
    Altro che moderata: anche sul fronte culturale e dell’educazione, l’amministrazione Biden ha ceduto all’ala più estremista e radicale del partito democratico, quella che si rifà all’ideologia “woke”, appunto, e abbraccia tutte le battaglie identitarie e culturali degli ultra-liberal. Nell’ambito del “Department of Defense Education Activity” (DoDEA), sistema scolastico federale con sede ad Alexandria, Virginia, responsabile della pianificazione, direzione, coordinamento e gestione dei programmi educativi dalla scuola materna fino al 12° grado per conto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD), è stata creata la figura del Chief Diversity Equity and Inclusivity (DEI - Capo Diversità Equità e inclusività), affidata ad un’altra figura tutt’altro che moderata come Kelisa Wing. Come notano Rubio e Roy nel loro reporter, Wing è stata autrice di diversi tweet dispregiativi e razzisti nei confronti dei bianchi. Wing ha scritto un libro nel quale, rivolgendosi ai bimbi bianchi, afferma che godono di un “privilegio che fa male a molte persone”. Sembra grottesco e folle ma è un’ideologia che spopola fra democratici e progressisti, come dimostra il report di Marco Rubio e Chip Roy sull’esercito Usa.

    Roberto Vivaldelli
    29 novembre 2022
    insideover.ilgiornale.it/guerra/cosi-lideologia-woke-sta-indebolendo-lesercito-...
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    00 03/12/2022 18:43
    Twitter Files: Elon Musk svela nuovi retroscena su Hunter Biden

    Ve lo ricordate Hunter Biden? Il figlio dell’attuale Presidente americano finito al centro di uno scandalo a seguito del ritrovamento del suo computer.

    Affari in Cina, droga e prostitute
    Dai documenti ricavati dal laptop risultava che Biden junior avesse intrapreso affari di consulenza non troppo trasparenti in Ucraina e in Cina. Non solo. Alcuni video estrapolati dal PC sembravano mostrare Hunter mentre faceva uso di droghe pesanti e si accompagnava con prostitute. Insomma lo scandalo del secolo, che tuttavia è stato silenziato del tutto. Su Byoblu avevamo fin da subito messo l’accento sul comportamento scorretto della piattaforma Twitter, che per prima si era adoperata a censurare qualsiasi articolo correlato alla vicenda Hunter Biden. Perché? Solo oggi scopriamo alcuni retroscena che hanno portato ad uno degli insabbiamenti più sfacciati di sempre e che con buona probabilità ha influenzato in maniera decisiva il voto delle Presidenziali americane del 2020.

    Musk diffonde i Twitter Files
    A divulgare i cosiddetti Twitter Files è stato il giornalista americano Matt Taibbi, firma della rivista Rolling Stones, che non simpatizza di certo per l’ala politica repubblicana:

    twitter.com/mtaibbi/status/1598822959866683394

    A dare maggiore visibilità alla storia ci ha pensato poi Elon Musk, il nuovo proprietario di Twitter, che ha ricondiviso il racconto di Taibbi:

    twitter.com/elonmusk/status/1598825403182874625

    “È un racconto Frankensteiniano di un meccanismo costruito dall’uomo, ma cresciuto fuori dal controllo del suo progettista”, così esordisce Taibbi nel raccontare il susseguirsi di decisioni prese da alcuni dipendenti della piattaforma tra il 2020 e il 2021. Tutto ha avuto inizio il 14 ottobre 2020, quando il quotidiano New York Post aveva pubblicato per primo la notizia del ritrovamento del laptop di Hunter Biden e del suo contenuto. Mancava poco meno di un mese alle elezioni presidenziali. Come prima cosa l’account Twitter del New York Post è stato sospeso per due settimane, poi è stata bloccata la possibilità per qualsiasi utente di ricondividere l’articolo e anche di inviarlo tramite l’applicazione messaggistica di Whatsapp. Si tratta di un protocollo che abitualmente Twitter riserva solo ai contenuti pedopornografici.

    Come Twitter ha censurato la vicenda Hunter Biden
    L’iniziativa unilaterale del social network ha portato all’immediata reazione dei vertici della Casa Bianca di allora, ancora a guida Trump. In una email, rivelata solo ora, un membro dello staff del Governo americano chiede ai responsabili di Twitter come mai il profilo di Kaleigh McEnany sia stato bloccato a seguito del tentativo di pubblicazione della notizia su Hunter Biden. Questa mail ha fatto scattare un meccanismo di protezione all’interno dell’azienda, svelando al contempo come gli stessi vertici di Twitter non avessero il controllo su buona parte dei loro dipendenti:

    twitter.com/mtaibbi/status/1598831758207696896

    In un’altra mail Caroline Storm, dirigente Twitter, chiede ai suoi sottoposti i motivi della censura. Questi ultimi rispondono che la notizia avrebbe violato la politica di Twitter in merito a file hackerati. In sostanza secondo i censori i documenti ricavati dal laptop di Biden junior sarebbero stati ottenuti attraverso un hackeraggio illegale:

    twitter.com/mtaibbi/status/1598832691092127744

    Eppure le indagini erano ancora in corso e qualche settimana dopo si sarebbe scoperto come Hunter Biden avesse dimenticato il suo PC all’interno di un negozio.

    Non c’era quindi un solo motivo valido per censurare la storia di Hunter Biden, se non quello di favorire la corsa alla Presidenza di papà Joe. Secondo Matt Taibbi non ci sarebbero dubbi su questo, anche perché un buon numero di dipendenti di Twitter avrebbe finanziato la campagna elettorale dei democratici. La vicenda di Hunter Biden conferma quindi un una cosa sola: i social network finora sono stati attori che hanno inquinato la democrazia.

    Michele Crudelini
    03 dicembre 2022
    www.byoblu.com/2022/12/03/twitter-files-elon-musk-svela-nuovi-retroscena-su-hunte...
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    00 06/12/2022 19:56
    Una minaccia esplicita da Hillary a Elon



    Non è poi così raro che in rete venga data una falsa notizia di morte, poi prontamente smentita. E così anche chi ci ha creduto, magari in buona fede, e ha fatto le condoglianze, deve scusarsi per esserci cascato. Ma se:

    1) Vi chiamate Hillary Clinton, moglie dell’ex Presidente Bill Clinton
    2) Avete una lunga storia alle spalle di morti stranamente legati alle vostre vicende familiari (cercate il
    documentario “Clinton Chronicles”);
    3) Questa lunga serie di morti è stata addirittura nascosta dai Big Tech, con Google che maldestramente ha
    fatto scomparire il gran numero di ricerche sull’argomento, come raccontato dal whistleblower Zach Vorhies;
    4) La persona di cui annunciate la morte (addirittura per suicidio!) è colui che sta promettendo di svelare tutto
    quanto nascosto da Twitter negli ultimi anni, in particolare le malefatte del partito democratico, che fra l’altro
    sembra abbia dichiarato, a seguito dell’acqusisizione di Twitter:“Non ho acquistato una piattaforma social, ho
    acquistato una scena del crimine“

    Allora capite che di semplice sbaglio non si può trattare. Ma di esplicito messaggio di avvertimento.

    06 dicembre 2022
    www.ingannati.it/2022/12/05/una-minaccia-esplicita-da-hillary...



    Hillary Clinton minaccia Elon Musk: "Ti sei suicidato"



    La Clinton minaccia apertamente Elon Musk per la sua decisione di pubblicare i dossier sul figlio di Biden. "Ti sei suicidato", dice la Clinton, e a ben guardare gli strani suicidi di personaggi entrati in rotta di collisione con "Killary" ce ne sono molti...

    di Pierluigi Orati e Arnaldo Vitangeli
    06 dicembre 2022
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    00 27/12/2022 22:24
    Documenti interni indicano l’ingerenza di Twitter nelle elezioni del 2020

    L’ultimo aggiornamento sui Twitter Files di Elon Musk rivela le comunicazioni interne sulla «soppressione della libertà di parola» sulla piattaforma, divise tra un approccio pregiudizialmente morbido su Biden e duro su Trump nell’applicazione delle regole sui contenuti. Ciò solleva domande su quanto pesantemente la piattaforma dei social media abbia messo il dito sulla bilancia nelle elezioni del 2020. L’ultima serie di comunicazioni interne di Twitter, intitolata «La rimozione di Donald Trump», analizza le azioni dei dirigenti di Twitter durante il periodo dall’ottobre 2020 all’8 gennaio 2021, quando Trump è stato bandito dalla piattaforma. Le chat interne di Slack su Twitter, condivise e commentate dal giornalista investigativo Matt Taibbi in un lungo thread pubblicato il 9 dicembre, mostrano che il coinvolgimento tra i dirigenti di Twitter e le forze dell’ordine federali e le agenzie di Intelligence era aumentato vertiginosamente durante questo periodo. Le chat sono anche piene zeppe di termini poco noti e gergo censorio (che Taibbi ha soprannominato «non-parole orwelliane»), usati dagli impiegati di Twitter mentre lavoravano per etichettare, shadow bannare e sopprimere in altro modo i contenuti che erano solidali con la campagna di rielezione dell’allora Presidente Donald Trump. Viceversa, favorivano la diffusione ai contenuti in linea con gli sforzi elettorali dell’allora candidato Joe Biden. Il team di Twitter ha anche represso alcuni importanti conservatori che parlavano delle elezioni, come l’ex governatore repubblicano dell’Arkansas Mike Huckabee e l’attore James Woods. Quando Huckabee ha pubblicato una battuta sulle votazioni per corrispondenza che ha scatenato un dibattito interno a Twitter, l’ex capo della Trust and Safety di Twitter Yoel Roth ha spiegato in un canale Slack che era d’accordo sul fatto che si trattasse di «una battuta», ma che comunque Huckabee stesse anche «insinuando letteralmente un crimine, nel tweet». In un altro scambio, quando lo staff di Twitter non aveva una «solida base in termini di regolamento» per censurare un tweet pro-Trump di Woods (un attore di Hollywood dichiaramente conservatore), hanno promesso di «colpirlo duramente in futuro su ‘Vio’ e su basi più solide». «Vio» sarebbe una delle «non-parole orwelliane» di Taibbi che sta per «violazione».

    Duri con Trump
    I messaggi che compongono il terzo episodio dei Twitter Files mostrano come il team di moderazione dei contenuti di Twitter abbia escogitato varie scuse per intensificare gli atti di censura contro i post pro-Trump. «Nei documenti, i dirigenti spesso espandono i criteri a questioni soggettive come l’intenzione (sì, un certo video è autentico, ma a quale fine è stato mostrato?), l’orientamento (un certo tweet è stato mostrato per condannare o supportare una certa parte?) o l’effetto (una battuta ha causato ‘confusione’?). Questa tendenza diventerà poi fondamentale il 6 gennaio», ha scritto Taibbi in uno dei suoi commenti. Uno screengrab di messaggi Slack tra membri dello staff di Twitter valuta di agire su un tweet di Trump che condivide una notizia su un errore postale in cui quasi 50.000 elettori hanno ricevuto schede di voto errate in Ohio, con il notiziario che sottotitola l’accaduto domandando se gli elettori si sentano al sicuro inviando la scheda elettorale. Trump ha commentato:«No. È un’elezione truccata!». Un membro dello staff di Twitter ha contrassegnato il tweet di Trump come ‘candidato’ al ricevere l’etichetta «Scopri come votare per posta, è sicuro e protetto». Un altro moderatore di Twitter si è chiesto se ciò sarebbe appropriato, in quanto ciò che Trump ha scritto era un «commento» e «la sua opinione relativa a questi eventi reali» e quindi non una violazione che giustifichi un’etichetta. «Sì […] sono effettivamente accurati», ha ammesso Roth mentre soppesava la discussione. In un’altra serie di messaggi, i dirigenti senior di Twitter hanno preso di mira un tweet di Trump che diceva:«Grandi problemi e discrepanze con i voti per posta in tutti gli Stati Uniti. Devono terminare entro la fine del 3 novembre». Il tweet di Trump è stato colpito da tre azioni di contrasto: un’etichetta «resta informato», che invitava gli utenti a informarsi su «come il voto per posta è sicuro e protetto», un tag che diceva «alcuni o tutti i contenuti condivisi in questo Tweet sono contestati e potrebbero essere fuorvianti» e il fatto che sono state bloccate le risposte, le condivisioni e i mi piace al tweet.

    Uno dei dirigenti ha quindi espresso soddisfazione per il fatto che il tweet di Trump sia stato censurato rapidamente:«Ben fatto gente, per quanto riguarda la velocità. È per questo che tutto [il sistema, ndr] è stato creato». I messaggi mostrano anche che Twitter ha creato un nuovo strumento per censurare Trump dopo le elezioni, quando denunciava la frode elettorale. Internamente, i dirigenti hanno definito lo strumento «deamplificazione L3». Il nuovo strumento è stato annunciato il 10 dicembre 2020, quando «Trump stava sparando 25 tweet dicendo cose come:“Un colpo di Stato sta avvenendo davanti ai nostri occhi”», ha scritto Taibbi. I messaggi del team di applicazione di Twitter hanno mostrato che a volte hanno modificato le loro azioni di moderazione quando i tweet mirati erano critici nei confronti della censura stessa. In un caso, il rappresentante Jody Hice (R-Ga.) ha pubblicato un tweet condividendo un messaggio che era stato bloccato quando condiviso da un altro account:«Le schede per posta sono più soggette a frode rispetto al voto di persona. Questo non dovrebbe essere controverso. È solo buon senso». Condividendo quel messaggio, Hice ha affermato che Twitter «non vuole che tu veda questo tweet» e ha aggiunto:«Dì No alla censura di Big Tech». Uno dei membri dello staff di Twitter che stava prendendo in considerazione l’azione sul post di Hice ha riconosciuto che il suo messaggio sul fatto che ci fossero più frodi nelle votazioni per posta che di persona «è più un’affermazione legittima, anche se la portata è minuscola» e ha suggerito di applicare un «morbido intervento»; Roth ha risposto:«Accetto», prima di avvertire che andare «troppo in fondo alla tana del coniglio nell’etichettare un discorso critico (cioé critico nei confronti della nostra gestione di questo caso) è pericoloso». «Diventa un ciclo di ‘wah wah censura’ che si autoalimenta».

    Morbido su Biden
    Al contrario, ci sono stati più casi in cui i tweet pro-Biden che avvertivano che Trump «potrebbe tentare di rubare le elezioni» sono stati contrassegnati per una possibile azione, ma i dirigenti di Twitter hanno poi dato il via libera. In uno di questi casi, un utente ha condiviso una notizia sul giudice della Corte Suprema John Roberts che ha prestato giuramento contro il neo-nominato giudice Amy Coney Barrett, affermando nel commento che «cercheranno di rubare le elezioni» e sollecitando le persone a non votare per posta:«Se tu non hai ancora votato, non inviare mail. lascia perdere o vota in anticipo». Un membro dello staff di Twitter ha chiesto al team di intervenire, definendolo un «caso limite» con commenti che incoraggiano gli elettori a non votare per posta:«Credo che dovremmo etichettarlo». Un dirigente ha respinto la raccomandazione, affermando che il tweet «incoraggia ancora le persone a votare, ma esprime la preoccupazione che le schede per posta potrebbero non arrivare in tempo», il che «sembra giusto». In un altro caso, un tweet in cui si affermava che Trump e Barrett avrebbero rubato le elezioni è stato segnalato per una possibile etichettatura. Ma un dirigente di Twitter ha deciso di non farlo, dicendo che la preoccupazione del dipendente era «comprensibile», ma il tweet sembrava fare riferimento a una decisione della Corte Suprema sull’elaborazione delle schede per posta che arrivano dopo il giorno delle elezioni. Roth ha anche ordinato il ribaltamento di un’etichetta che era stata applicata a un tweet dell’ex procuratore generale Eric Holder, che sosteneva che il servizio postale degli Stati Uniti fosse stato «deliberatamente paralizzato». «Tutto in esso è effettivamente accurato», ha scritto Roth. Lo staff di Twitter ha poi annunciato che l’etichetta era stata rimossa. Inoltre, schermate di messaggi interni hanno rivelato che dopo che i dirigenti di Twitter hanno bandito Trump dalla piattaforma, hanno discusso della possibilità di bannare futuri presidenti, con un dirigente che ha sottolineato che l’amministrazione dell’allora Presidente entrante Joe Biden «non sarà sospesa da Twitter a meno che non sia assolutamente necessario».

    «Violazioni della Commissione Elettorale Federale»?
    Commentando le ultime rivelazioni dei Twitter Files, l’ex Presidente della Camera Newt Gingrich ha dichiarato a Epoch Times in un’intervista che l’operazione dietro le quinte della piattaforma per sopprimere alcuni punti di vista è «piuttosto orribile» e mostra che Twitter faceva parte dello sforzo per interferire nelle elezioni presidenziali del 2020. «Togliere il Presidente degli Stati Uniti da Twitter, quanto è costato? Se sei Google e negli ultimi quattro giorni di ogni mese ti rifiuti di inviare e-mail di raccolta fondi repubblicane, quanto è costato?», ha chiesto Gingrich riferendosi al ban di Trump da Twitter e alle accuse secondo cui Google avrebbe filtrato milioni di e-mail della campagna politica del Comitato Nazionale Repubblicano, destinandole alla cartella spam alla fine di ogni mese. «Queste cose dovrebbero essere considerate violazioni della Commissione Elettorale fFederale, perché sono azioni di una società per rimodellare le elezioni», ha affermato Gingrich. «È una notizia piuttosto sorprendente di censura in un Paese che si è dedicato al diritto della libertà di parola del Primo Emendamento». Gingrich ritiene che le principali piattaforme di social media come Facebook e Twitter siano diventate così integrate nella vita delle persone che dovrebbero essere considerate servizi di pubblica utilità e regolamentate come tali.

    Tom Ozimek
    19 dicembre 2022
    www.epochtimes.it/news/documenti-interni-indicano-lingerenza-di-twitter-nelle-elezioni-d...
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    00 28/12/2022 10:10
    Elon Musk rilascia documenti Twitter che rivelano le liste nere segrete

    La Weiss sta lavorando con il nuovo proprietario di Twitter Elon Musk e il giornalista indipendente Matt Taibbi per divulgare informazioni interne a Twitter riguardanti la censura.

    The Twitter Files, Part Deux!!???????? t.co/bH9UiTSEK2
    - Elon Musk (@elonmusk) December 9, 2022

    Secondo la Weiss, i metodi di censura di Twitter includevano l’inserimento di utenti specifici in una «lista nera delle tendenze» o in una «lista nera di ricerca». Il popolare account Libs di TikTok, così come il dottor Jay Bhattacharya, professore di medicina presso la Stanford University School of Medicine, sono tra gli utenti che erano stati segretamente aggiunti alla «Lista nera delle tendenze» dall’azienda. Bhattacharya è stato inserito nell’elenco perché ha affermato che i bambini sarebbero stati danneggiati dai lockdown del Covid-19. Questa azione ha impedito ai suoi tweet di entrare nelle ‘tendenze’. Anche il presentatore di talk show conservatore Dan Bongino è stato inserito in una cosiddetta «lista nera di ricerca». L’attivista conservatore Charlie Kirk, fondatore di Turning Point USA, sarebbe invece stato inserito in una lista «Non amplificare».

    4. Or consider the popular right-wing talk show host, Dan Bongino, who at one point was slapped with a “Search Blacklist” pic.twitter.com/AdOK8xLu9v
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    La seconda puntata delle rivelazioni su Twitter arriva appena una settimana dopo che Taibbi ha pubblicato, con l’approvazione di Musk, i dettagli sulla decisione della piattaforma di social media di sopprimere e censurare l’articolo del New York Post sui contenuti del laptop di Hunter Biden nell’ottobre 2020. «Una nuova indagine #TwitterFiles rivela che i team di dipendenti di Twitter creano liste nere, impediscono ai tweet non voluti di fare tendenza e limitano attivamente la visibilità di interi account o persino argomenti di tendenza, il tutto in segreto, senza informare gli utenti», ha scritto la Weiss su Twitter. «Twitter una volta aveva la missione di “dare a tutti il potere di creare e condividere idee e informazioni all’istante, senza barriere”. Tuttavia lungo la strada sono state erette barriere».

    Thread - The Twitter Files Part Two. Twitter’s Secret Blacklists
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    Shadow Banning
    I dipendenti e i dirigenti di base di Twitter chiamavano il cosiddetto «shadow banning» (fenomeno per cui i post di un utente vedono ridursi la propria visibilità senza che l’utente venga avvisato) «filtro di visibilità» o «Vf», scrive la Weiss, affermando che più fonti «di alto livello» in Twitter lo hanno confermato. Il resoconto della Weiss, pubblicato su Twitter, ha confermato che la società di social media aveva implementato il suo cosiddetto filtro della visibilità per rendere difficile agli utenti la ricerca di individui specifici. Lo strumento di filtraggio della visibilità limitava anche l’ambito della trovabilità di un tweet specifico, impediva ai tweet di alcuni utenti di apparire nella sezione «tendenze» e impediva loro di apparire nelle ricerche di hashtag. «Tutto all’insaputa degli utenti». Un impiegato senior di Twitter ha spiegato alla Weiss di pensare al filtro della visibilità come a un modo per l’azienda di «sopprimere ciò che le persone vedono a diversi livelli. È uno strumento molto potente».

    8. “Think about visibility filtering as being a way for us to suppress what people see to different levels. It’s a very powerful tool,” one senior Twitter employee told us
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    Twitter shadow banna gli utenti «un bel pò», secondo quanto riferito da un ingegnere di Twitter alla Weiss. «Controlliamo parecchio la visibilità. E controlliamo un pò l’amplificazione dei tuoi contenuti. E le persone normali non sanno quanto facciamo». La Weiss ha affermato che ciò è stato confermato da altri due dipendenti di Twitter.

    10. All without users’ knowledge
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    «Gruppo segreto» metteva utenti in liste nere
    Twitter aveva un «gruppo segreto» che era al di sopra e al di là dei moderatori di contenuti quotidiani dello Strategic Response Team-Global Escalation Team (Srt-Get), che ha inserito nella lista nera gli utenti. Il gruppo segreto era noto come «Sip-Pes», che sta per «Site Integrity Policy, Policy Escalation Support». Secondo quanto riferito, il comitato era composto da Vijaya Gadde, ex capo Legal Policy and Trust di Twitter, Yoel Roth, ex capo della fiducia e sicurezza globale di Twitter e gli ex amministratori delegati Jack Dorsey e Parag Agrawal, nonché altri. Mentre l’Srt-Get «gestiva fino a 200 ‘casi’ al giorno» seguendo la politica dell’azienda sulla carta, il gruppo Sip-Pes esisteva a un livello «oltre le segnalazioni ufficiali, oltre i moderatori di base», ha riferito la Weiss. «È qui che sono state prese le decisioni più grandi e politicamente sensibili. “Pensa a un account con un alto numero di follower, controverso”, ci ha spiegato un altro dipendente di Twitter. Per questi “non ci sarebbero segnalazioni o altro”».

    14. This secret group included Head of Legal, Policy, and Trust (Vijaya Gadde), the Global Head of Trust & Safety (Yoel Roth), subsequent CEOs Jack Dorsey and Parag Agrawal, and others
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    «Noi non shadow banniamo»
    La Weiss ha indicato nel suo rapporto che gli ex dirigenti di Twitter avevano precedentemente affermato che la società non aveva preso di mira gli account con ‘divieti ombra’ in base alle loro opinioni politiche. «Twitter ha negato di fare cose del genere», ha scritto Weiss, citando Vijaya Gadde, ex capo della politica legale e della fiducia di Twitter, nonché Kayvon Beykpour, ex capo prodotto di Twitter. «Non escludiamo il ‘divieto ombra’», aveva scritto Beykpour su Twitter il 26 luglio 2018. Gadde ha utilizzato la funzione «Quote Tweet» di Twitter per aggiungere altro all’affermazione di Beykpour:«Favorire una specifica ideologia o convinzione va contro tutto ciò che rappresentiamo». In un post sul blog congiunto, Gadde e Beykpour hanno scritto:«Non shadow banniamo. Puoi sempre vedere i tweet dagli account che segui (anche se potresti dover fare più lavoro per trovarli, come andare direttamente al loro profilo). E certamente non effettuiamo shadow banning sulla base di punti di vista politici o ideologici».

    16. One of the accounts that rose to this level of scrutiny was @libsoftiktok, an account that was on the “Trends Blacklist” and was designated as “Do Not Take Action on User Without Consulting With SIP-PES” pic.twitter.com/Vjo6YxYbxT
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    Libs of TikTok
    Il gruppo Sip-Pes era legato alla decisione di vietare il popolare account Libs of TikTok, che era stato inserito nella «Lista nera di tendenza» ed era stato designato con l’indicazione di «Non agire sull’utente senza consultare Sip-Pes». L’account Libs of TikTok, che era ancora nella lista nera al 7 dicembre, è stato creato da Chaya Raichik nel novembre 2020 ed è cresciuto fino a raggiungere 1,4 milioni di follower. L’account di Raichik è stato sospeso da Twitter sette volte solo nel 2022 e bloccato dalla pubblicazione per una settimana, secondo quanto ha riferito la Weiss. Twitter ha ripetutamente informato Raichik che era stata sospesa per aver violato la politica di Twitter contro «l’incitazione all’odio», ma una nota interna Sip-Pes dell’ottobre 2022 ha rivelato che il gruppo segreto aveva fatto notare che il suo account «non si era impegnato direttamente in comportamenti che violassero la norma di incitazione all’odio e politico».

    19. But in an internal SIP-PES memo from October 2022, after her seventh suspension, the committee acknowledged that “LTT has not directly engaged in behavior violative of the Hateful Conduct policy". See here: pic.twitter.com/d9FGhrnQFE
    - Bari Weiss (@bariweiss) December 9, 2022

    La Weiss ha riferito che il comitato ha giustificato internamente la sospensione di Raichik affermando che il suo account aveva incoraggiato le molestie online contro «ospedali e fornitori di servizi medici», insinuando «che l’assistenza sanitaria per l’affermazione di genere fosse equivalente all’abuso o all’adescamento dei minori». «Si confronti questo con quello che è successo quando la stessa Raichik è stata doxxata il 21 novembre 2022. Una foto della sua casa con il suo indirizzo è stata pubblicata in un tweet che ha raccolto più di 10mila mi piace», ha scritto Weiss. «Quando la Raichik ha detto a Twitter che il suo indirizzo era stato divulgato, il supporto di Twitter ha risposto con questo messaggio:“Abbiamo esaminato il contenuto segnalato e non abbiamo riscontrato che violasse le regole di Twitter”. Non è stata intrapresa alcuna azione. Il tweet che si macchia di doxxing è ancora attivo», ha aggiunto Weiss. Per doxxing si intende la rivelazione di dettagli sulla posizione fisica o la residenza di un personaggio pubblico, che potrebbero esporlo ad eventuali atti criminali. A seguito del servizio di Weiss, Raichik ha notato che uno screenshot condiviso da Weiss ha rivelato che il suo account Libs di TikTok era ancora nella lista nera dal 7 dicembre. Ha sollevato il problema con Musk, che ha risposto che lo sta «esaminando».

    This screenshot is current. Notice date on the right side. I’m still on a “trends blacklist”. When will this be fixed @elonmusk? pic.twitter.com/xSukrfeGow
    - Libs of TikTok (@libsoftiktok) December 9, 2022

    Weiss ha annunciato che c’è «altro in arrivo su questa storia» che sarebbe stato pubblicato sul suo sito WEB per The Free Press. Weiss ha affermato che parte del suo accordo con Musk per ottenere l’accesso ai file di Twitter prevedeva che il materiale sarebbe stato prima pubblicato su Twitter. «Siamo appena all’inizio dei nostri report. I documenti non possono raccontare l’intera storia qui».

    Caden Pearson
    23 dicembre 2022
    www.epochtimes.it/news/elon-musk-rilascia-documenti-twitter-che-rivelano-le-liste-nere-...
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    00 14/01/2023 13:18
    Elon Musk - Un vero ciclone contro Anthony Fauci e la Casa Bianca

    Ciclone Elon Musk. Da quando ha preso il timone di ‘Twitter’, in mondo non poco burrascoso, ne stanno venendo fuori di tutti i colori. Sembra di rileggere i copioni di Wikileaks griffati Julian Assange o i memoriali firmati da Edward Snowden, dove venivano resi pubblici fatti & misfatti, crimini & atrocità, business & connection perpetrati per anni negli Stati Uniti in nome della ‘democrazia’ e della ‘libertà’, regolarmente esportate a suon di bombe, missili & tank. Succederà qualcosa di simile con i ‘Twitter Files’ Made in Musk? Un arcimiliardario che, pur sempre, ha qualcosa da perdere. Prevarrà l’etica nascosta nell’animo yankee, o finirà per farsi condizionare da quel ‘Deep State’ che ancora detta la sua legge negli USA e non solo? Lo scopriremo ben presto, anche attraverso il flusso di ‘tweet-bomba’ che usciranno nelle prossime settimane. Siamo in attesa.

    Dentro i Twitter Files
    Nei primi bollenti Twitter Files sono riemersi i ‘dirty business’ della famiglia Biden, soprattutto del rampollo Hunter, sotto il vigile sguardo paterno. Affari che vanno dalla Cina all’Ucraina. E’ entrato Hunter, lautamente stipendiato addirittura nel board di Burisma, il colosso energetico ucraino (l’omologo della nostra ENI), pur non avendo la benché minima conoscenza del settore. Oltre un anno fa è uscito il libro-scoop della giornalista d’inchiesta Miranda Devine, “Laptop from Hell” (“Computer dall’Inferno”), basato soprattutto sui tanti bollenti segreti contenuti nel computer di Hunter. FBI e magistratura conoscono bene la situazione, ma non hanno il coraggio di intervenire con decisione e sollevare il coperchio di un pentolone che più esplosivo non si può: perché per il padre Joe si rischia seriamente di andare all’impeachment. Riusciranno, ora, i Twitter Files griffati Musk a smuovere la situazione, facendo precipitare i Biden sul serio all’inferno? E si stanno aprendo altri due fronti bollenti che stavolta vedono come protagonista il Super Virologo Anthony Fauci, il quale, appena andato in pensione a 81 anni, sta per essere travolto da un autentico tsunami, che può raggiungere gigantesche dimensioni con l’arrivo dei Twitter Files, in cui viene pesantemente tirato in ballo.

    Rammentiamo che due coraggiosi procuratori generali, Jeff Landry della Louisiana ed Erich Schmitt del Missouri, hanno aperto una maxi inchiesta che coinvolge i vertici della Casa Bianca, tra cui, appunto, Fauci, nella sua carriera al fianco di sette presidenti USA. E’ stato interrogato da Landry per ben sette ore, Fauci, in un mare di ‘non ricordo’, ‘la memoria mi tradisce’, ‘è passato troppo tempo’; e anche di colossali menzogne, come quando gli è stato chiesto dei suoi rapporti con Peter Daszak. “Non lo conosco neppure”, la laconica risposta: quando invece sono arci-documentati i rapporti di lavoro e d’affari tra i due, in particolare sul famigerato finanziamento del laboratorio di Wuhan. Si è infatti servito della società paravento di Daszak, la ‘EcoHealth Alliance’, Fauci, per far arrivare a Wuhan ingenti fondi provenienti dal NIAID, da lui guidato a vita. Qual'era l’obiettivo principale di quelle ricerche super ‘border line’? L’altrettanto famigerato ‘Gain of Function’ (il ‘Guadagno di Funzione’), che è la vera chiave per capire l’origine del Covid, perché riguarda la trasmissione del virus dall’animale (il classico pipistrello, ma non solo) all’uomo.

    Il famigerato ‘Gain of Function’
    Ed eccoci al fresco j’accuse di Elon Musk, che afferra, è proprio il caso di dire, il toro per le corna. Denuncia il proprietario di Tesla:“Il Gain of Function dovrebbe essere chiamato ricerca sulle armi biologiche, poiché è la morte”. Ricerche pericolosissime e per questo super vietate negli USA: forse consentite solo nel super laboratorio di Fort Detrick, che potrebbe essere, in via cronologica, la prima vera origine del Covid, per una misteriosa e mai chiarita fuga di laboratorio avvenuta nel giugno del 2019, quindi almeno 5 mesi prima di Wuhan. Per questo motivo tali test, queste pericolosissime sperimentazioni finalizzate alle ‘biologic wars’ del prossimo futuro vengono svolte in laboratori segreti e militari installati dal Pentagono in mezzo mondo: ma soprattutto, oltre che a Wuhan, nei Paesi ex sovietici, in pole position l’Ucraina. Come la ‘Voce’ ha più volte documentato, sono 13 i laboratori ufficiali, dove vengono utilizzati, come cavie, gli ignari cittadini ucraini: lo ha ammesso ufficialmente il numero due del Dipartimento di Stato, il ‘falco’ Victoria Nuland, che per due anni circa (dal 2013 al 2015) è stata a Kiev, non solo per dare un’occhiata al ‘golpe bianco’ (o, se preferite, la finta rivoluzione) di Maidan, ma s’è rimboccata le maniche per organizzare e potenziare la rete dei bio-laboratori. Il cui numero reale, però, sembra ben maggiore: oltre quei 13, almeno un’altra trentina, tante piccole Wuhan sparse nel territorio governato dal presidente-burattino (nelle mani degli USA) Volodymyr Zelensky.

    Ma torniamo alle parole di Elon Musk, una serie di acuminate frecce all’indirizzo di Fauci. Per rispondere ad un utente di Twitter, of course, sulla continuazione della ricerca da parte del Super Virologo dopo che l’esecutivo Obama l’aveva bandita a livello nazionale, Musk sostiene che “il guadagno di funzione dovrebbe essere chiamato ricerca sulle armi biologiche del futuro”. Centrando in pieno il vero obiettivo. E chiarisce:“La ‘funzione’ a cui si fa riferimento nel termine è ‘morte’, poiché l’unica cosa che viene fatta è la ricerca per rendere virus e malattie più letali per l’uomo”. Più chiari di così! Scrive l’utente di Twitter ‘Year Zero - Rory Biller’:“Anthony Fauci ha aggirato la moratoria per la ricerca sul guadagno di funzione per finanziare progetti pericolosi come il lavoro di ‘EcoHealth Alliance’ a Wuhan. Ha poi lavorato internamente per modificare la definizione di GoF (Gain of Function, cioè ricombinazione genetica per il guadagno di funzione) del NIH (il ‘National Institute of Health’) per eludere la colpevolezza. Nel 2022 ha assegnato altri fondi all’amico Peter Daszak per ulteriori ricerche GoF”. Una notizia, se confermata, davvero clamorosa, e che potrà ingolosire non poco i procuratori generali impegnati della maxi inchiesta. Vuol dire in soldoni che non solo Fauci ha fatto arrivare soldi a Wuhan, ovviamente ben prima dello scoppio della pandemia, quindi almeno per il 2018 e il 2019, ma che ha spudoratamente e impunemente continuato a farlo fino a tutto il 2022, quando era ormai palese che quelle ricerche sul ‘Gain of Function’, con lo scoppio della pandemia, avevano provocato milioni di vittime innocenti.

    Altro che il dottor Josef Mengele dei campi di sterminio, al confronto uno scout o una giovane marmotta! Al documentato tweet, Musk ribadisce senza mezzi termini:“Il ‘guadagno di funzione’ dovrebbe essere chiamato ricerca sulle ‘armi biologiche’, perché la funzione a cui si fa riferimento è la morte”, certo non la salute dei cittadini di tutto il mondo. Musk rammenta di un articolo pubblicato da Newsweek nel 2021, titolato certo in modo non equivoco, “Fauci ha detto il falso”. “Ha detto il falso”, commenta Musk, “al Congresso USA sulla ricerca del laboratorio di Wuhan, come sembrano mostrare nuovi documenti”. Non è certo finita qui. Perché Musk svela un altro ‘particolare’ mai venuto finora alla ribalta delle cronache: e cioè che la consorte del dottor Fauci “sovrintende alla ‘Divisione Etica’ del National Institute of Health”. Il massimo. Ancora. Musk ha pubblicato un articolo di ‘Yahoo News’ del 2021, aggiungendo:“E' importante notare che Fauci ha scritto un documento nel 2012 sostenendo la ricerca sul guadagno di funzione. Obama ha saggiamente messo in pausa tutto questo, ma Fauci l’ha riavviato”. E ricorda anche un saggio firmato dal Super Virologo in cui sosteneva l’ardita tesi che “la bioingegneria sul virus vale il rischio di una pandemia che provoca incidenti in laboratorio”. Anche profetico, il poi Vate di tutti i Vaccini, soprattutto quelli a RNA messaggero. Un’altra chicca. Il nuovo padrone di Twitter, scavando e scovando negli archivi della sua nuova creatura, ha scoperto che i dipendenti dell’azienda possedevano una bacheca di messaggistica interna chiamata ‘Fauci Fan Club’. Non male. Quante altre ‘dirty stories’ potranno venire fuori, nelle prossime settimane’ dai bollenti Twitter Files? Quali altre grosse sorprese potranno saltar fuori da questo autentico ‘Vaso di Pandora’?

    Le pesantissime ‘censure’ per i Social Media
    Passiamo, per chiudere il giro, al secondo filone d’inchiesta dei due procuratori generali della Louisiana e del Missouri, ben decisi ad andare fino in fondo. Filone che, guarda caso, coincide con altre fresche rivelazioni da novanta fatte sempre da Elon Musk. Stiamo parlando delle pesantissime pressioni esercitate dai vertici della Casa Bianca su tutti i principali ‘social media’ (Google, Twitter, Facebook, Instagram per citare i principali) per un’operazione di ‘disinformazione’ e di ‘censura’ su larga scala. Una task force, coordinata da un agente dell’FBI in servizio a San Francisco, Eric Chan, ha infatti più volte incontrato i vertici dei social per ‘incanalare’ il loro lavoro: ossia, diffusione massiva e acritica delle direttive governative in materia di Covid; e stretta censura (quindi totale oscuramento) delle tante opinioni critiche da parte di noti e autorevoli ricercatori e scienziati che dissentivano non solo dalla strategia politica anti-covid portata avanti dalla Casa Bianca, ma anche sull’uso in massa dei vaccini, soprattutto quelli a mRNA, prodotti dalle star di Big Pharma, ossia Pfizer e Moderna. Un gigantesco depistaggio informativo e scientifico in piena regola, un oltraggio alla libertà d’informazione tutelata dalla Costituzione a stelle e strisce, resa letteralmente carta straccia. I due alti magistrati americani su questo fronte stanno interrogando 9 papaveri della Casa Bianca, tra cui, oltre a Fauci, l’agente dell’FBI e l’ex Capo Ufficio Stampa di Joe Biden, ossia Jan Psaki.

    Ecco, su questo territorio altrettanto minato, cosa ne pensa Elon Musk, che ha reso le sue dichiarazioni prima di fine anno. “Tutte le piattaforme di social media collaborano con il governo degli Stati Uniti per censurare i contenuti”. “Ogni società di social media è impegnata in una pesante censura, con un coinvolgimento significativo e, a volte, la direzione esplicita del governo”, ha twittato rispondendo ad un giornalista esperto di privacy e di Intelligence, Glenn Greenwald. Ed ha aggiunto:“Google fa spesso sparire i link”. Scrive il sito di controinformazione Renovatio 21:“I documenti rilasciati da Musk in seguito al suo acquisto di Twitter hanno mostrato che la piattaforma era in collusione con l’FBI, la CIA, il Pentagono e altre agenzie governative per sopprimere le informazioni su elezioni, Ucraina e Covid-19”. E poi:“Secondo i Twitter Files pubblicati dal giornalista Matt Taibbi con l’OK di Musk, alti dirigenti della piattaforma avrebbero tenuto regolari incontri con membri dell’FBI e della CIA, durante i quali le agenzie fornivano loro ‘elenchi di centinaia di account problematici’ da sospendere, in vista delle elezioni 2020, tra cui quelle di attori e di normali cittadini”. Oltre a Twitter, il governo era in contatto “praticamente con tutte le principali aziende tecnologiche”, sostengono i Twitter Files di Taibbi, “inclusi Facebook, Microsoft, Verizon, Reddit e persino Pinterest”.

    P. S.
    Da rammentare ancora una volta che poco più di un anno fa, a metà novembre 2021, è uscito un libro che tutti dovrebbero leggere, per capire di chi sono le vere responsabilità politiche e scientifiche della pandemia. Si intitola “The Real Anthony Fauci” e lo ha firmato John Kennedy Junior, fondatore e animatore dell’associazione ‘Children’s Health Defence’, proprio per tutelare i più indifesi, i bambini, dall’uso indiscriminato dei vaccini, sia quelli tradizionali che, figuriamoci, quelli ‘sperimentali’ anti-covid. Ed è appena uscito, negli States, un altro libro-bomba, scritto da Robert Malone, lo scienziato e padre della tecnica dei vaccini a RNA messaggero: ma ha subito capito i gravissimi pericoli che comporta quella tecnica a base genetica e quindi la somministrazione di quei vaccini Pfizer e Moderna. Il titolo del libro parla da solo ed è un pugno nello stomaco della Casa Bianca e del suo guru scientifico Anthony Fauci, definito ‘The grandfather of pandemia’, ossia il nonno della pandemia. Eccolo: “The Lies My Government Told to Me”, ossia ‘Le Menzogne Che Il Mio Governo Mi Ha Detto’. Più chiari di così! Ne scriveremo nei prossimi giorni. Altra notazione. Per saperne di più su personaggi e società citate nel pezzo, andate alla Casella ‘CERCA’ che porta all’Archivio della Voce. Digitate il nome (da Fauci a Daszak, da Kennedy a Hunter Biden, da NIAID a EcoHealth Alliance) e ne potere rileggere delle belle.

    Andrea Cinquegrani
    02 gennaio 2023
    www.lavocedellevoci.it/2023/01/02/elon-musk-un-vero-ciclone-contro-anthony-fauci-e-la-casa...
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    wheaton80
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    00 26/01/2023 16:37
    Trump riammesso su Facebook e Instagram. Il patto con Zuckerberg e l'annuncio

    Clamoroso passo indietro di Facebook e Instagram, Donald Trump ha chiesto e ottenuto che i suoi account venissero sbloccati dopo due anni di "esilio" e la sospensione decisa in seguito all'assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Dopo Twitter, si legge sul Corriere della Sera, anche Meta Facebook decide di riammettere Trump restituendogli l’account. L’ex Presidente prepara un rientro in grande stile nelle reti sociali in vista di una campagna elettorale incandescente: non solo lo scontro con Biden per la Casa Bianca ma, prima, la sfida per la nomination repubblicana con altri candidati conservatori come, probabilmente, il suo ex vice, Mike Pence, e il governatore della Florida Ron De Santis. Fin qui Trump ha declinato gli inviti di Elon Musk a tornare su Twitter, sostenendo che preferisce restare su Truth Social, la piattaforma di comunicazione che si è costruito, sostenendo orgogliosamente di poter fare da solo. In realtà, prosegue il Corriere, questo canale personale si è rivelato inadeguato: circa 5 milioni di followers rispetto agli 88 milioni che aveva due anni fa su Twitter e ai 34 milioni su Facebook. Del resto sono stati gli stessi avvocati dell’ex Presidente a chiedere a Facebook di revocare la messa al bando. Il caso Trump per Zuckerberg è stato un incubo: accusato dalla sinistra di essere stato uno dei megafoni che aprirono a The Donald la strada della Casa Bianca, dopo la cancellazione del suo account il capo di Meta è finito nel mirino dei repubblicani. L’annuncio di Zuckerberg: giusto che il pubblico ascolti i politici.

    26 gennaio 2023
    www.affaritaliani.it/mediatech/trump-riammesso-su-facebook-instagram-il-patto-con-zuckerberg-annuncio-836...
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    wheaton80
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    00 04/02/2023 19:45
    McGonigal, il capo agente FBI che lanciò l’operazione Russiagate contro Trump, arrestato per complicità con miliardario russo Oleg Deripaska


    Charles McGonigal e Oleg Deripaska

    Invece di passare anni a inseguire la collusione russa falsa al 100% di Donald Trump, risulta che l’FBI avrebbe dovuto essere più preoccupato di guardare nei propri uffici. In questo caso, l’ex agente di controspionaggio Charles McGonigal, arrestato sabato per il suo presunto lavoro illegale (dopo essersi ritirato dall’ufficio) per l’oligarca russo Oleg Deripaska. È anche accusato di imbrogli per conto di un agente di Deripaska mentre prestava ancora servizio nell’ufficio dell’FBI di New York:

    nypost.com/2023/01/24/the-ugly-irony-of-the-mcgonigal-arrest-the-fbi-chased-the-wrong-r...

    Sì, la stessa agenzia che ha contribuito a riciclare come oro colato il fittizio Steele Dossier in un caso di intercettazione telefonica contro i membri dello staff della campagna di Trump, e scatenare una frenesia nazionale per le inesistenti connessioni di Trump con l’intelligence russa, ha ora visto uno dei suoi beccato esattamente per lo stesso tipo di oscuri rapporti su cui ha passato anni a lanciare falsi allarmi. In effetti, McGonigal è stato uno dei principali istigatori dell’ormai famigerata indagine “Crossfire Hurricane” su Trump e la sua cerchia, che non ha trovato niente: ha inviato l’e-mail che ha dato il via all’intera faccenda! Bonus ironia: sia l’autore del dossier Christopher Steele che FusionGPS, l’azienda che lo ha assunto per farlo, hanno lavorato anche per Deripaska. L’unico modo in cui questo potrebbe diventare più incestuoso è se questi nomi saltassero fuori nella campagna di disinformazione interna di quegli ex funzionari dell’Intelligence per dipingere il laptop reale al 100% di Hunter Biden come un’operazione russa. L’FBI è la principale agenzia delle forze dell’ordine della Nazione, con un vasto mandato e poteri enormi. La sua nuda politicizzazione è già abbastanza grave; che avrebbe dovuto puntare il dito “Russia” contro se stessa invece che contro Trump è oltremodo spaventoso. Quegli investigatori repubblicani della Camera devono sicuramente affrontare un ambiente ricco di bersagli. Il Direttore dell’FBI Chris Wray esorta i funzionari a “essere consapevoli delle regole” quando si gestiscono documenti riservati Secondo un rapporto, la National Archives and Records Administration ha chiesto ai presidenti passati e ai vicepresidenti di setacciare i loro registri alla ricerca di documenti classificati dopo che negli ultimi mesi è stato trovato materi

    Oleg Deripaska
    E’ ebreo. Uno dei massimi saccheggiatori dei beni pubblici ex-sovietici appartenenti al popolo russo.

    www.haaretz.com/israel-news/2022-02-28/ty-article/.premium/two-jewish-russian-oligarchs-call-to-end-bloodshed-in-ukraine/0000017f-dc69-d3a5-af7f-feef...

    Oleg Vladimirovich Deripaska (russo: Олег Владимирович Дерипаска; nato il 2 gennaio 1968) [2] è un miliardario russo e un industriale.[3 [4] Deripaska si arricchì di beni precedentemente di proprietà statale che furono privatizzati all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica.[5] È il fondatore di Basic Element, uno dei più grandi gruppi industriali russi, e Volnoe Delo, la più grande fondazione di beneficenza russa. Era il presidente di En+ Group, una compagnia energetica russa, e guidava la United Company Rusal, la seconda più grande azienda di alluminio al mondo, fino a quando non ha lasciato entrambi i ruoli nel 2018. [6 [7] È stato caratterizzato come un vincitore nelle “guerre dell’alluminio” in Russia durante gli anni ’90, che erano spesso conflitti violenti tra uomini d’affari per ottenere beni di proprietà statale.[8] [9] Nel 2000, Deripaska ha fondato Rusal, il risultato di una partnership tra Sibirsky Aluminium e Millhouse Capital di Roman Abramovich.[10] Nel 2007, Rusal si è fusa con SUAL Group e Glencore International AG per formare UC Rusal, con Deripaska come presidente.[11] Una volta era l’uomo più ricco della Russia, ma ha perso una parte sostanziale della sua fortuna durante la crisi finanziaria del 2007-2008. A giugno 2022, la sua ricchezza è stata stimata da Forbes a $ 3,2 miliardi, rendendolo la 920a persona più ricca del mondo.[12] Deripaska si è acquistato la cittadinanza cipriota (e quindi la cittadinanza europea) nel 2017. [1] È stato sottoposto a sanzioni statunitensi nel 2018 per motivi relativi all’annessione della Crimea nel 2014 da parte della Russia.[13 [14] Deripaska è stato uno dei sette oligarchi sanzionati dal governo britannico per l’invasione russa dell’Ucraina del 2022, inclusi il congelamento dei beni e il divieto di viaggio.[15] Nel marzo 2022 ha chiesto la pace in Ucraina[16] [17] e ha affermato che distruggere l’Ucraina sarebbe stato un “errore colossale”. Diversi mesi dopo, il suo complesso alberghiero a Sochi è stato sequestrato dalle autorità russe.[18]
    - it.wikipedia.org/wiki/Oleg_Vladimirovi%C4%8D_Deripaska

    Maurizio Blondet
    27 gennaio 2023
    www.maurizioblondet.it/mcgonigal-il-capo-agente-fbi-che-lancio-loperazione-russiagate-contro-trump-arrestato-per-complicita-con-miliardario-russo-oleg-de...
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    wheaton80
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    00 10/02/2023 22:54
    Brian Deese, assistente economico di Biden, si dimette



    Il principale consigliere economico di Joe Biden si dimette. Deese è sempre stata la figura chiave interpellata dal corrotto Biden su grandi decisioni economiche e si dimetterà a metà febbraio senza avere prospettive o proposte future per altri incarichi. Due settimane fa ha mentito spudoratamente alla stampa parlando di una ripresa economica negli USA e probabilmente ora si è dimesso perché non più disposto a raccontare frottole. A luglio dell’altr’anno aveva invece comunicato i dati sull’inflazione, parlando di un 9,1% nel mese di giugno 2022. Un dato allarmante e probabilmente modificato al ribasso. Brian Deese è dietro alla pianificazione dell’agenda di spesa del regime di Biden. Ora se ne va prima che le cose peggiorino.

    Luca La bella
    03 febbraio 2023
    databaseitalia.it/index.php/2023/02/03/brian-deese-assistente-economico-di-biden-si-...
    [Modificato da wheaton80 10/02/2023 22:54]
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