00 01/03/2015 18:51
Svolta storica dei medicinali omeopatici

Quattromila posti di lavoro, oltre 300 milioni di fatturato annuo complessivo, crescita percentuale media annua circa 4%, terzo mercato in Europa, un’isola felice nel desolato panorama industriale italiano. È l’omeopatia, la «medicina del malato», non della malattia, scelta da circa 8 milioni di italiani (70 milioni in Europa, 200 nel mondo) e circa 8.000 medici che prescrivono farmaci omeopatici. Un settore che grazie alla legge di Stabilità approvata dal Parlamento ha raggiunto un risultato storico, come afferma Giovanni Gorga, consigliere Direttivo di Omeoimprese e figura di riferimento riconosciuta da tutti gli attori istituzionali legati all’Omeopatia. «La Stabilità contiene novità sulla regolamentazione dei medicinali omeopatici sul mercato. Per questi prodotti in commercio a fare data dal 1995 su autorizzazione del Ministero della Salute, quindi sicuri, esisteva il rischio di scomparsa se entro il dicembre 2015 AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, non avesse approvato i rinnovi dopo l’esame di dossier che le aziende sono tenute ad inviare». Ovvero? «Come accade già da tempo in altri Paesi d’Europa, poichè medicinale, il prodotto omeopatico deve essere approvato dall’Aifa e non è più sufficiente una semplice autorizzazione del Ministero della Salute. Restava pochissimo tempo per autorizzare migliaia di medicinali che da anni sono utilizzati con successo da milioni di italiani e tenendo conto della complessità di ogni dossier, molti di questi medicinali rischiavano la scomparsa dal commercio, se al 31 dicembre 2015 non fossero stati approvati da AIFA». Un bel danno? «Certo, infatti responsabilmente, sia AIFA che le Istituzioni competenti, in primis il Ministro della Salute, hanno ben compreso le istanze del settore industriale, delle associazioni mediche e dei pazienti ed hanno prorogato il termine ultimo per la regolamentazione al 31 dicembre 2018». Che cambia per le aziende? «Hanno il tempo per fare piani industriali per il futuro e inoltre, la proroga, garantirà la permanenza di un numero congruo di medicinali». In soldoni? «Insieme alla proroga si è giunti ad una definizione delle tariffe di registrazione per questi medicinali, pertanto ad ogni prodotto registrato corrisponderà un’ entrata per le casse dello Stato che le aziende produttrici dovranno corrispondere. Le tariffe sono in linea con quelle europee e soprattutto risolvono un arcaicismo decisamente fuori luogo visti i tempi che corrono, che vedevano importi di alcune decine di euro. Irrisori». Le aziende lamentavano anche la complessità delle informazioni da presentare... «Vero, è stata semplificata la composizione dei dossier che le aziende devono inviare all’AIFA, rendendo l’esame più snello ma non certo meno rigoroso. Entro marzo saranno emanate le linee guida». Insomma, tutto risolto? «Pur essendo un ottimo risultato, qualche altro nodo resta, come quello legato alle piccole produzioni».

Si spieghi. «L’omeopatia è medicina del malato, non della malattia, quindi ci sono centinaia di medicinali che vengono utilizzati dai medici in pochissime occasioni, pertanto sono produzioni molto limitate da parte delle aziende. Questi prodotti devono comunque sottostare alla presentazione di un dossier il cui allestimento comporta oneri per l’azienda. che deve versare la tariffa di registrazione. Al fine di garantire la permanenza di questi prodotti sul mercato (è ovvio che investire cifre enormi per commercializzare magari 100 o 200 pezzi di un prodotto non conviene al produttore che quindi non lo registra e lo toglie dal mercato) si dovrà pensare ad una soluzione che garantisca medico e paziente sulla continuità di terapia». Certo, non si può sottovalutare o non considerare la posizione delle Istituzioni sanitarie che devono rispettare la legislazione europea. «Assolutamente no, anzi, bisogna riconoscere che la medicina omeopatica nel nostro Paese ha fatto un grande passo avanti se non altro per l’attenzione che il settore ha goduto da parte delle Istituzioni e per la collaborazione, nel rispetto dei ruoli, da parte della dirigenza di AIFA». Un salto culturale? «Io credo sia utile instaurare un rapporto costruttivo con le Istituzioni implicate nel processo di riconoscimento dei medicinali omeopatici. Siamo un Paese che vanta una lunga tradizione e storia nell’uso dell’omeopatia, ma tutto ciò non si è tradotto, probabilmente per ragioni legate alla nostra storia, in una “cultura omeopatica” come invece accade in Francia o Germania. La conseguenza è un processo di regolamentazione più lento ed articolato che deve andare di pari passo con la consapevolezza culturale sulle possibilità, anche di risparmio per il Sistema Sanitario, che tali medicinali possono offrire (un italiano su 6 almeno una volta all’anno utilizza medicinali omeopatici e lo fa pagando interamente la prestazione medica e i farmaci)». Nessun complotto anti-omeopatia quindi? «Penso che il comportamento delle Istituzioni in occasione della legge di stabilità sia la prova contraria, non esiste nessun complotto. L’importante è dialogare in modo costruttivo e rispettare chi rappresenta lo Stato nell’esercizio della propria funzione». Omeoimprese, l’Associazione che raggruppa le imprese di settore, rinnova le cariche a marzo e lei, Giovanni Gorga, attualmente consigliere direttivo, mi pare il perfetto candidato per la Presidenza. «Diciamo che l’omeopatia per me non è soltanto medicina ma pane quotidiano... quindi sono da anni l’interlocutore di Istituzioni, Parlamento, Bruxelles, Ministeri, stampa e comunicazione....». Un’esperienza messa nero su bianco in un libro... «Sì, un libro che uscirà prima dell’estate e il cui probabile titolo sarà "Tutto sull’omeopatia", edito da Cairo. Un volumetto estremamente divulgativo, non tecnico o per operatori del settore, che cerca di dare un quadro storico, sociale e politico dell’omeopatia nel nostro Paese. Con orgoglio posso vantare la prefazione da parte del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e l’introduzione del Prof. Sergio Angeletti, autorevole e stimato giornalista scientifico».

Sarina Biraghi
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