00 10/06/2014 03:42
Curare gli animali con l’Omeopatia. E’ possibile, ce lo spiega un medico veterinario

La gentilezza e la disponibilità del dott. Lorenzo Rossi, maestro e amico residente nell’Emilia Romagna, mi ha permesso di stendere questa intervista, avente lo scopo di illustrare in maniera semplice la misteriosa pratica dell’Omeopatia, utilizzata – con frequenza sempre maggiore – anche nell’ambito della medicina veterinaria.

Dunque Lorenzo, iniziamo dal principio: che cosa è l’Omeopatia in breve?
“L’Omeopatia è una medicina alternativa alla medicina classica, naturale e che ha diversi vantaggi: non è tossica, non lascia residui nell’ambiente e soprattutto – cosa molto importante oggi – non dà antibiotico resistenza”.

Che cosa ti ha spinto a intraprendere il lungo e affascinante cammino dell’Omeopatia?
“In primis la curiosità personale. Ho sempre avuto voglia di trovare qualcosa di alternativo alla medicina classica che mi avevano insegnato all’università. Poi la cultura personale. Mi sono sempre interessato di cose che esulavano dalla norma. In terzo luogo, mi ha stimolato in questa direzione un problema professionale: ho avuto aziende che – puntando verso il biologico – avevano necessità di gestire gli animali in un modo molto più naturale”.

Cosa ti ha permesso di sostituire, nel tempo, la classica terapia medica con quella di natura omeopatica?
“I grossi vantaggi che offre l’Omeopatia, tra cui quello di poter fare una terapia sia sul singolo sia sulla massa che non abbia effetti collaterali che, invece, possono verificarsi utilizzando la medicina classica, effetti che non sappiamo, il più delle volte, valutare nel tempo”.

Quali sono le sostanziali differenze tra l’approccio classico al paziente e l’approccio omeopatico?
“L’approccio di natura classica è di tipo impersonale. A volte quando noi stessi andiamo dal medico abbiamo la sensazione che ci ascolti sì e no, gli diciamo qualche sintomo e lui ci prescrive le solite cose di cui spesso non conosce gli effetti collaterali. L’Omeopatia ti obbliga a vivere con l’animale, ad avere un rapporto continuativo, a sapere come risponde al trattamento che tu hai impostato, a conoscere il suo trascorso, il suo presente, i suoi modi di vivere, i suoi sentimenti. Logicamente questo è possibile con un animale che vive a stretto contatto con l’uomo, quindi tendente all’antropomorfizzare certi sentimenti; in ambito di allevamento hai più difficoltà e sei costretto a fare un’omeopatia di secondo livello e più basata sui sintomi perché si tratta di animali che vivono fuori dal loro ambiente, ammassati e chiusi in stalle e porcilaie, che quindi non hanno la possibilità di esternare quella che è la propria natura”.

Quali sono i pro e i contro dell’Omeopatia?
“Il pro è la possibilità di vivere a contatto con l’animale. Ti accorgi di vederlo come un essere vivente nella sua totalità; l’Allopatia, di contro, crea un rapporto molto più distaccato e impersonale. I contro sono dati dal fatto che l’Omeopatia ti dà delle leggi e delle basi sicure da cui partire per studiare i pazienti, però è frutto di un lavoro continuo, mentale, impegnativo sul paziente che stimola moltissimo le tue capacità personali. Spesso ti trovi a dover ricorrere all’Allopatia non perché la terapia omeopatica non funzioni, ma perché ti sei trovato in difficoltà e hai sbagliato la repertorizzazione o la somministrazione del rimedio. Lo svantaggio è che a volte ti senti impotente di fronte alla tua incapacità nel capire il paziente che hai davanti”.

I proprietari come rispondono al tuo metodo terapeutico? Sono per lo più favorevoli? O sono scettici?

“I proprietari rispondono nei modi più disparati. Ci sono quelli che non ci credono assolutamente e che mai la useranno sui propri animali; poi ci sono quelli che ci credono in parte e sono di solito coloro a cui chiedo se mi lasciano curare qualcosa, soprattutto i casi incurabili e, se riscontro un buon risultato, rimangono perplessi e tendono loro stessi a farsi curare omeopaticamente da chi di competenza. Ci sono poi quelli che sono già predisposti e che quindi ti chiedono una omeopatia di primo livello e arrivano a chiederti anche l’urgenza: in questo casi devi saper scindere e capire quali sono le tue capacità per non perdere il paziente”.

Sei un veterinario che si occupa principalmente di bovini, ma con l’Omeopatia hai espanso la tua conoscenza anche ad altre realtà. Dove hai riscontrato le risposte migliori, nei grossi o nei piccoli animali?
“Essendo l’Omeopatia una legge universale, vale sia per l’uomo sia per l’animale (grande e piccolo) sia per le piante. Un cavallo che vive a stretto contatto col proprietario, coccolato, cavalcato, spazzolato, accudito arriva ad assumere per sua natura un comportamentale/mentale diverso da un bovino che nasce in un limite ristretto, vive in un limite ristretto, subisce stress ambientali perchè allevato per produrre e non per divertire: sono animali snaturati e con un mentale inesistente. I risultati migliori li hai in quegli animali che possono manifestare liberamente la loro natura, nonostante non si trovino a vivere nel loro ambiente di origine”.

Che cos’ha l’Omeopatia che non ha l’Allopatia?
Tutti gli esseri viventi sono un’unità inscindibile di mente, anima e corpo. Quello che succede nella mente si ripercuote sul fisico, per cui molti sintomi che curiamo, per esempio, con una pomata al cortisone, non sono problemi cutanei ma derivano da una causa che origina dall’interno. L’Allopatia cura il sintomo esterno, l’Omeopatia cura dall’interno all’esterno”.

Ti senti di dire qualcosa in più ai nostri lettori e amanti degli animali?
“Una delle più grosse critiche fatte all’omeopatia è che, usando le diluizioni successive, che è un metodo impiegato per la preparazione del rimedio, viene considerata acqua limpida. Una delle poche armi che abbiamo per dimostrare qualcosa a chi si vuole avvicinare a questo tipo di terapia, è che gli animali non sono sensibili all’effetto “placebo”, gli animali non sanno cosa gli somministriamo. Abbiamo dimostrato ampiamente che dopo una terapia omeopatica noi abbiamo un risultato: con pochi interventi, utilizzando sostanze che teoricamente non hanno alcun elemento chimico di riferimento su cui fare affidamento, nel momento in cui lo diamo all’animale questi guarisce o migliora, per l’assenza dell’effetto “placebo”. Se volete provare è sempre una bella cosa perché: non intossicate gli animali, non inquinate l’ambiente, usate una medicina naturale e vi accorgerete che il collega che si occupa della questione crea un rapporto veramente intimo e delicato con il vostro animale”.

Dai un saluto a RG ed a tutti gli amanti degli animali!
“Volentieri, continuate ad amarli perché sono esseri viventi e soprattutto cercate di trattarli bene e di considerare che non sono solo loro al vostro servizio ma siete anche voi al loro. Cerchiamo di instaurare un bel rapporto e … curateli con l’Omeopatia”.

A cura di Bacilla Franz
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