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Tar Lazio dà ragione alle aziende omeopatiche, bocciate le tariffe del decreto Balduzzi

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    wheaton80
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    00 07/03/2016 02:16
    Medicina Omeopatica: confermato il significativo ruolo sociale nella salute pubblica

    I dati di una recentissima ricerca pubblicata su The American Journal of Public Health, la più importante rivista medico-scientifica sulla salute pubblica negli Stati Uniti, confermano il significativo ruolo che la Medicina Omeopatica svolge per la salute pubblica. L’indagine è stata condotta da ricercatori della Harvard School of Public Health e del Beth Israel Deaconess Medical Center, un ospedale affiliato alla Harvard Medical School. La ricerca ha rilevato come l’uso della Medicina Omeopatica comporti benefici per la salute pubblica nei seguenti ambiti:

    - Riduzione nell'uso di antibiotici inutili
    - Riduzione dei costi per il trattamento di alcune malattie respiratorie
    - Miglioramento nella depressione peri-menopausa
    - Miglioramento delle condizioni sanitarie in individui affetti da malattie croniche.
    - Controllo di una epidemia di leptospirosi a Cuba

    L'indagine ha analizzato i dati del 2012 USA National Health Interview Survey per la prevalenza e modelli di utilizzo di medicinali omeopatici tra gli statunitensi adulti in relazione ad altri interventi di Medicina Complementare e Integrativa (CIM). Due terzi delle persone che si curano con medicinali omeopatici hanno classificato il Sistema di Salute rappresentato dalla Medicina Omeopatica come una delle tre prime scelte. Persone che avevano scelto di essere pazienti di un professionista omeopata esperto hanno dichiarato che la Medicina Omeopatica “è stata molto importante nel mantenere la salute e il benessere” e che ha rappresentato una “grande opportunità”, maggiore rispetto a coloro che pur essendo utilizzatori di medicinali omeopatici non erano seguiti da un omeopata professionista. Mentre le due precedenti indagini governative degli Stati Uniti nel 2002 e nel 2007 avevano rilevato che la Medicina Omeopatica è stata utilizzata rispettivamente dal 1,7% e l’ 1,8% degli adulti americani, l’attuale ricerca ha rilevato che nel 2012 l’uso della Medicina Omeopatica era cresciuto circa del 15%, riguardando il 2,1% della popolazione adulta degli Stati Uniti. Invece l’uso dei medicinali omeopatici negli Stati Uniti è inferiore ad altri paesi occidentali, come l'Italia (8,2%) e Germania (14,8%). Questa indagine, come decine pubblicate in precedenza, ha rilevato che le persone più istruite rappresentano il gruppo sociale maggiormente propenso a usare medicinali omeopatici per il loro percorso di cura e salute rispetto alle persone meno istruite. Le patologie più comuni per le quali le persone hanno seguito trattamenti con medicinali omeopatici sono i disturbi respiratori e orecchio-naso-e-gola e le sindromi dolorose muscolo-scheletriche. I ricercatori hanno concluso sottolineando la necessità di ulteriori ricerche in considerazione dei potenziali benefici che la Medicina Omeopatica può apportare alla salute pubblica.

    Riferimento Dossett ML, Davis RB, Kaptchuk TJ, Yeh GY. Homeopathy Use by US Adults: Results of a National Survey. American Journal of Public Health. Published online ahead of print February 18, 2016: e1–e3. doi:10.2105/AJPH.2015.303025)

    Fonte: AMCP - Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona
    25/02/2016
    www.informasalus.it/it/articoli/confermato-ruolo-medicina-omeopatica-salute-pubb...
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    wheaton80
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    00 27/04/2016 17:41
    Ossimoro e omeopatia, l'umile arroganza dell'informazione

    Lunedì 18 maggio, a pag. 35 de La Stampa, leggo un’intervista a Walter Quattrociocchi, ricercatore all' Institute for Advanced Studies di Lucca, che studia i meccanismi di formazione delle opinioni e i processi dietro i fenomeni di disinformazione. Nell'intervista, dal titolo "Raccontiamo lo straordinario con umiltà e parole semplici, sottotitolo, così ci si vaccina dalle bufale", il ricercatore afferma che "oggi siamo arrivati al punto che la gente preferisce rivolgersi all'omeopata o allo sciamano invece che al medico... Il pubblico non è ignorante. Semplicemente non sa. Il nostro compito non è insegnare, ma raccontare impiegando parole semplici, usando metafore. Altrimenti il pubblico non capisce e si allontana...". Il giovane ricercatore forse non sa che in Italia la Corte di Cassazione ha stabilito che per prescrivere rimedi omeopatici bisogna avere una laurea in medicina e chirurgia. Il giovane ricercatore forse non sa che in molte regioni italiane (la sua, la Toscana, più di ogni altra) l’SSN ha integrato le Medicine non Convenzionali tra le offerte sanitarie per la popolazione. Il giovane ricercatore forse non sa che il dibattito sull'efficacia dell'omeopatia alla luce dei costanti lavori scientifici portati a suo sostegno è molto viva e la popolazione che ne fa uso dalla metà dell'Ottocento è in continua crescita sia in Italia che nel mondo. La Dott.ssa Antonella Ronchi, Presidente della FIAMO (Federazione Italiana dei Medici Omeopatici) commenta che "il tono generale dell'intervista è assolutamente insopportabile, offensivo per l'intelligenza di chi si rivolge coscientemente alla medicina omeopatica". Il Dott. Pindaro Mattoli, medico omeopata, parla di pregiudizio nei confronti dell'omeopatia. "Le varie campagne stampa contro l'omeopatia", chiosa, "servono essenzialmente a creare un clima di discredito, è un segnale a tutti i mass media diffuso dalle varie lobby contrarie all'omeopatia". Il ricercatore Quattrociocchi sostiene nel suo articolo che l'umiltà è necessaria nell'informazione perché il mondo accademico italiano ha per lungo tempo mancato di umiltà e perché è necessario un cambio di atteggiamento visto che non abbiamo la verità in mano. La scienza osserva, sperimenta, dà un'interpretazione oggettiva a ciò che accade. Ma il progresso non finisce, ricordiamocelo". Gli omeopati se lo ricordano ma lei Dott. Quattrociocchi?? Oltre alla auspicata umiltà sarebbe utile anche un po’ di coerenza.

    Alberto Magnetti
    23/05/2015
    www.lastampa.it/2015/05/23/blogs/appuntamento-con-l-omeopatia/ossimoro-e-omeopatia-lumile-arroganza-dellinformazione-KulKaFuMMlpHvSKM96TjeP/pag...
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    wheaton80
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    00 23/09/2017 00:12
    Detrazione spese sanitarie 730: anche i farmaci omeopatici sono detraibili, ecco come

    Anche se non esiste un ticket sanitario per effettuare visite omeopatiche e per l’acquisto dei relativi medicinali, pur arrivando in ritardo, l’Italia si è uniformata alla gran parte dei Paesi europei che riconosce l’omeopatia come un atto medico.

    Omeopatia: spese detraibili dalla dichiarazione dei redditi
    Come per ogni altra cosa, anche in medicina ciò che è diverso spaventa, ma visto che in Italia sono circa 8 milioni coloro che scelgono la possibilità di curare una malattia con l’omeopatia, il decreto legislativo 219 del 2006 considera i farmaci omeopatici come medicinali a tutti gli effetti e proprio per questo è possibile scaricare dal 730 le spese sostenute per visite omeopatiche e per medicinali omeopatici. I farmaci omeopatici sono definiti dal Ministero della Salute nel seguente modo:“Ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità Europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze”. In altre parole i farmaci omeopatici sono riconosciuti dal Ministero come medicinale. Anche se questi farmaci non sono rimborsabili, poiché non sono a carico del SSN, possono essere inclusi nelle detrazioni relative alle spese sanitarie.

    Farmaci omeopatici: come portarli in detrazione?
    Come per le altre spese mediche, anche per le visite e i medicinali omeopatici è possibile portare in detrazione il 19% di quanto speso nel corso dell’anno oltre la franchigia di 129,11 euro. Per portare in detrazione le spese sostenute per prestazioni di un medico omeopata o per l’acquisto dei medicinali omeopatici da banco o con ricetta, è necessario allegare alla dichiarazione dei redditi lo scontrino della farmacia valido per la detrazione fiscale.

    Patrizia Del Pidio
    31 Agosto 2017
    www.investireoggi.it/fisco/detrazione-spese-sanitarie-730-anche-farmaci-omeopatici-detraibili/?re...
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    wheaton80
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    00 27/12/2017 19:28
    Osteopatia e chiropratica diventano finalmente professioni sanitarie

    L’osteopatia è diventata una vera e propria professione sanitaria riconosciuta ufficialmente dallo Stato Italiano. La novità tanto attesa, che riguarda anche la chiropratica, si è finalmente trasformata in realtà grazie all’articolo 7 del DDL Lorenzin sulla Riforma degli Ordini e le Sperimentazioni Cliniche. Il 22 dicembre è stato approvato al Senato, in larga maggioranza, il DDL 1324-b dopo 4 anni dalla sua formulazione. Il cambiamento è davvero rilevante: l’osteopatia diventa professione sanitaria a tutti gli effetti. Un traguardo importante non solo per i professionisti che esercitano ma anche per tutte le persone che vi si affidano con soddisfazione. Ricordiamo che l’osteopatia è una pratica manuale (fino ad oggi parte della cosiddetta “medicina alternativa") che considera l’individuo nella sua totalità in modo da ristabilire l’equilibrio all’interno dell’organismo. Si tratta di un approccio non sintomatico che vuole valutare la complessità del corpo e della mente di ogni singola persona per favorirne la guarigione. Così ha commentato l’approvazione del decreto Paola Sciomachen, Presidente del ROI - Registro degli Osteopati d’Italia“Tutti gli osteopati italiani ricorderanno a lungo questo Natale. Un risultato atteso da tempo e fortemente voluto dal Registro, che in questi tre anni ha partecipato attivamente all’iter di approvazione del provvedimento. Si tratta di un importante traguardo che traccia il nuovo percorso verso l’istituzione dell’osteopatia come professione sanitaria”. Il DDL riscrive la procedura per il riconoscimento di nuove professioni sanitarie; tra queste non solo l’osteopatia ma anche la chiropratica.

    Il percorso in realtà è appena all’inizio e c’è ancora molto da fare per renderlo definitivo: l’iter delineato dal nuovo decreto legge prevede infatti, prima di istituire la professione sanitaria, la definizione delle competenze professionali, l’ambito di attività e i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti connessi a tali professioni, il tutto previo parere tecnico scientifico del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) e con accordi sanciti in Conferenza Stato Regioni. Si dovrà anche definire l’iter formativo che occorrerà per esercitare ufficialmente la “nuova” professione. Stabilirlo sarà compito di un decreto del Ministero dell’Istruzione (MIUR), che stabilità la formazione necessaria alle professioni ora regolamentate, come previsto dall’articolo 3 bis del DDL. Le nuove professioni saranno dotate anche di ordini professionali e seguiranno una propria deontologia. Sono inoltre previste sanzioni per chi non rispetta i criteri fissati e per gli abusivi. In realtà il DDL Lorenzin introduce molte altre novità oltre al riconoscimento degli osteopati e dei chiropratici. La riforma interessa anche altri aspetti di professioni mediche, come infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia medica e tecnici sanitari. Tra l’altro, come ha dichiarato il Ministro Lorenzin:“D’ora in avanti basterà che gli iscritti a un albo siano superiori a 50mila professionisti per poter richiedere al Ministero della Salute l’istituzione di un nuovo Ordine". Potete leggere tutte le novità introdotte dal decreto sul sito del Ministero (http://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_2.html).

    Francesca Biagioli
    27 Dicembre 2017
    www.greenme.it/vivere/26102
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    wheaton80
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    00 16/11/2018 19:20
    Effetto placebo, l’omeopatia applicata alle piante lo smentisce

    C’è una donna, una scienziata, che da oltre trent’anni studia l’omeopatia e l’applicazione dei principi omeopatici in campo vegetale. Si tratta di Lucietta Betti, già ricercatrice confermata e docente di patologia vegetale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali dell’Università di Bologna, ora in pensione ma richiamata dall’Università per portare avanti un progetto di agro omeopatia proprio in virtù della sua competenza in materia. L’abbiamo incontrata per farci raccontare quali sono i risultati e i progetti futuri legati alle sue ricerche. E abbiamo scoperto che (lo confermano innumerevoli studi pubblicati su riviste scientifiche specializzate) una grande certezza c’è: l’agro omeopatia funziona; le piante reagiscono all’applicazione di medicinali omeopatici diventando più forti e sviluppando più nutrienti e antiossidanti. Sconfessando la teoria che i buoni risultati in omeopatia dipendano solo dall’effetto placebo.

    Agro omeopatia, in cosa consiste?
    L’agro omeopatia non è altro che l’applicazione dei principi omeopatici all’agricoltura, quindi alle piante. In questo campo c’è molto poco a livello di sperimentazione, a differenza dell’omeopatia in campo medico, che esiste dalla fine del ‘700 ed è supportata da tantissimi testi di riferimento. Siamo dunque agli albori di questa disciplina. Applicando i principi omeopatici alle piante, con forti diluizioni del principio attivo, possiamo dire di essere all’interno dell’agricoltura sostenibile, che non inquina l’ambiente.

    Quali sono i vantaggi che i modelli vegetali possono dare alla ricerca di base in omeopatia?
    Il vantaggio principale per cui ho iniziato questa ricerca circa trent’anni fa è che le piante, non avendo un sistema nervoso, non sono influenzabili da un punto di vista psichico, dunque sono immuni dall’effetto placebo. L’obiezione che viene sempre fatta da coloro i quali non credono nell’efficacia dell’omeopatia è proprio che agisca sull’onda dell’effetto placebo, anche quando viene applicata agli animali oltre che alle persone. Le piante ci dicono che non è così: se rileviamo un effetto significativo e ripetibile in modelli sperimentali comprovati e validati questo è sicuramente dovuto a un effetto diretto del trattamento che noi abbiamo applicato. Il risultato non dipende quindi dall’effetto placebo.

    Su quali vegetali avete lavorato e con quali farmaci?

    Il nostro modello di base è stato quello della germinazione e crescita in vitro di plantule di frumento; il medicinale utilizzato maggiormente è stato arsenicum album, preparato da noi. Abbiamo lavorato con il triossido di arsenico e lo abbiamo portato a tante diluizioni decimali diverse, partendo da diluizioni ponderali come la quinta decimale fino ad arrivare alla 60esima decimale. Gli effetti più significativi e più riproducibili sono stati ottenuti con la 45esima decimale, quindi con una diluizione ben oltre il numero di Avogadro, una ultra diluizione. Di molecole di arsenico, di principio attivo, nel preparato che noi abbiamo dato alle piante, non ce n’era più. Abbiamo creato un modello sia con semi sani sia con semi “stressati” attraverso dosi ponderali di arsenico allo 0.1 per cento. Lo stress provocato dall’arsenico ponderale induceva una iperossidazione, un’intossicazione nel seme, e faceva sì che questo germinasse meno e che anche la plantula crescesse molto meno. Trattando con arsenico omeopatico i semi stressati, abbiamo riscontrato che la germinazione veniva stimolata in maniera significativa così come la crescita della plantula. Come ultima sperimentazione abbiamo fatto degli studi di biologia molecolare dai quali è emerso che il trattamento con arsenico alla 45esima induce un effetto epigenetico: nei semi stressati era presente una iper espressione di moltissime classi geniche che con il trattamento con arsenico ultra diluito è rientrata verso la normalità, senza raggiungere quella dei semi sani, ma comunque riducendosi significativamente. La riduzione dell’iper espressione è la spiegazione del perché da un punto di vista morfologico vedevamo un aumento di germinazione e di crescita delle plantule.

    Quanto è importante la dinamizzazione all’interno di queste prove?
    La dinamizzazione è fondamentale. All’inizio della sperimentazione abbiamo lavorato con diverse tesi, una era il controllo negativo da ottenere attraverso semi stressati trattati con acqua distillata; poi abbiamo preparato l’acqua dinamizzata alla 45esima senza principio attivo, adottando lo stesso protocollo usato per l’arsenico; in seguito abbiamo creato la 45esima decimale del triossido di arsenico con diluizione e dinamizzazione e infine abbiamo preparato un arsenico diluito alla 45esima senza dinamizzazione intercalare, quindi semplicemente facendo gli step di diluizione. Abbiamo testato circa 50.000 semi, applicando l’elaborazione statistica in maniera molto rigorosa. Questi sono stati i risultati: l’arsenico alla 45esima DH era sempre stimolante in maniera significativa; l’acqua alla 45esima DH aveva anch’essa un effetto stimolante ma meno significativo rispetto a quello dell’arsenico; l’arsenico semplicemente diluito alla 45esima, senza dinamizzazione, era esattamente come l’acqua di controllo. Questo cosa dimostra? Che la legge di Avogadro, come non era nemmeno da mettere in dubbio, è una legge fondamentale e funziona; cioé, quando si supera il numero di Avogadro non ci sono più molecole del principio attivo di partenza e il preparato è identico all’acqua di controllo. Era logico aspettarsi che con la sola diluizione il trattamento non avesse nessun effetto significativo. Quando invece introduco il processo di dinamizzazione le cose cambiano drasticamente: l’arsenico alla 45esima DH è sempre altamente stimolante in maniera significativa e anche l’acqua semplicemente dinamizzata ha un effetto. Questo vuol dire che il processo di dinamizzazione è un punto focale nella preparazione dei medicinali omeopatici.

    Gli standard metodologici che avete applicato alle ricerche sono affidabili e incontestabili?
    Abbiamo pubblicato sempre su riviste internazionali indicizzate con referee. Per pubblicare su riviste internazionali lavorando nel settore dell’omeopatia bisogna essere irreprensibili. Mentre su ricerche più convenzionali a volte i referee possono trascurare alcuni errori di protocollo sperimentale, quando si tratta di omeopatia basta una minima disattenzione per vedersi bloccare tutto. Abbiamo lavorato in modo ineccepibile.

    Quali sono i passi successivi e quali i vostri obiettivi futuri?

    Stiamo passando dalla ricerca di laboratorio alla ricerca di campo, tenendo presente però che il campo è un ambiente difficilissimo. Mentre in laboratorio si può lavorare con protocolli sperimentali rigidi, con tante ripetizioni, tenendo sotto controllo le tante variabili, in campo può succedere di tutto. Si tratta dunque di un passaggio complesso. Abbiamo già fatto due sperimentazioni di campo negli anni passati, una nella nostra azienda universitaria e l’altra in una serra in condizioni controllate, quindi fuori dal laboratorio, ma con ancora un impianto di tipo sperimentale. Abbiamo lavorato sul cavolfiore contro un fungo che lo colpisce e abbiamo visto che il trattamento agro omeopatico non solo riusciva a contenere l’infezione agendo in modo identico rispetto a quello che faceva il rame a 3 grammi/litro (il trattamento che viene generalmente usato nelle aziende bio), ma anche che i cavolfiori trattati avevano una qualità di tipo nutraceutico superiore, essendo più ricchi di glucosinolati rispetto al controllo, composti che hanno un effetto antiossidante, quindi antitumorale. Ciò significa che quei cavolfiori fanno molto meglio a chi li mangia perché hanno proprietà nutraceutiche maggiori. Anche sulla fragola, l’altra sperimentazione effettuata, i trattamenti agro omeopatici facevano aumentare in maniera significativa il tasso di antiossidanti. Due anni fa abbiamo vinto un progetto della regione Emilia Romagna per l’applicazione di preparati agro omeopatici su coltivazioni di aziende biologiche della regione che ci ha portati “veramente” in campo. In questi due anni di sperimentazione abbiamo ottenuto risultati incoraggianti, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Siamo solo agli inizi di un lungo percorso e le prospettive si stanno rivelando interessanti.

    Qual è la difficoltà maggiore da fronteggiare nella ricerca in campo?

    La scelta del trattamento agro omeopatico adeguato, perché non esiste una materia medica di riferimento e quindi bisogna ancora trovare il sistema per capire come intervenire, con quale trattamento omeopatico. A Bologna ultimamente abbiamo tenuto un corso di agro omeopatia in cui abbiamo invitato il dottor Radko Tichavsky, l’unico che da tanti anni applica l’agro omeopatia in campo. Ci ha raccontato le sue esperienze, come cerca di identificare i preparati con un approccio di tipo metabolico, sicuramente interessante, ma tutta la sua esperienza va ancora comprovata. Ora stiamo lavorando per capire se l’approccio di tipo metabolico è quello che effettivamente potrà dare in futuro dei risultati positivi.

    Possiamo dire che l’agro omeopatia potrebbe essere usata per controllare le malattie delle piante ma anche per potenziarne i nutrienti e le virtù benefiche?
    Certo, serve ad aumentare la resistenza naturale delle piante a qualunque tipo di stress, che può essere di tipo patogeno (funghi, batteri) o di tipo ambientale (carenza idrica, troppo caldo, troppo freddo). L’aumento di resistenza naturale generalmente è mediato da un punto di vista metabolico da sostanze, metaboliti secondari, che il più delle volte hanno un effetto benefico a livello nutraceutico, quindi le due cose vanno di pari passo.

    A livello mondiale, quali sono le altre realtà che stanno lavorando all’agro omeopatia?
    Come detto, il dottor Radko Tichavsky, che sta lavorando in Messico. Esiste poi una legislazione relativa all’agro omeopatia in Brasile, dove questa pratica è consentita, ma si tratta anche in questo caso di una realtà “locale” non supportata da pubblicazioni e dunque priva di autorevolezza scientifica. L’altro Paese dove viene applicata l’agro omeopatia è l’India, dove è usata moltissimo perché ha costi infinitamente più bassi rispetto ai prodotti convenzionali. Anche lì non ci sono pubblicazioni di riferimento: esistono sì alcune pubblicazioni a livello di ricerca, con lavori molto interessanti, ma sul lavoro di campo non esistono ricerche passate attraverso il referaggio internazionale. In Italia, non avendo una legislazione a riguardo, al momento non si potrebbero somministrare i preparati agro omeopatici alle piante, il che è paradossale se pensiamo che il glifosato è permesso mentre i preparati agro omeopatici da un lato vengono accusati di essere semplicemente “acqua fresca” e dall’altro vengono invece vietati in natura come se fossero nocivi per le piante.

    Paola Magni
    www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/effetto-placebo-omeopatia-applicata-piante-s...
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    wheaton80
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    00 19/01/2019 11:02
    Firenze, apre il primo ambulatorio ospedaliero di omeopatia in gravidanza

    La ginecologia e ostetricia di Ponte a Niccheri apre un ambulatorio di omeopatia. Da oggi e per due pomeriggi al mese le donne in gravidanza che vogliono essere seguite anche con i rimedi di questa medicina non convenzionale potranno farsi vedere dalla dottoressa Caterina Biffoli, anestesista dello stesso ospedale. L’omeopatia è piuttosto diffusa nelle strutture sanitarie pubbliche della Toscana ma è la prima volta che viene attivato un ambulatorio per la gravidanza al quale si accede attraverso il CUP, Centro Unificato di Prenotazione. Procede dunque la tradizione di apertura nei confronti delle medicine complementari da parte della Toscana, malgrado nel passato recente ci siano stati molti attacchi per questa scelta, da parte dell’allora Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi e anche di vari altri farmacologi e medici. Sostengono che i prodotti omeopatici contengono quantità infinitesimali di principi attivi e quindi non possono funzionare. “Conosco bene le polemiche”, spiega la dottoressa Biffoli. “Non è vero che non ci sono studi scientifici che rivelano l’efficacia dell’omeopatia. Dobbiamo però considerare anche che quando ci avviciniamo a queste discipline c’è bisogno di altri parametri di valutazione. Sono preparati diversi che agiscono in modo diverso. E comunque i prodotti omeopatici avranno presto la registrazione dell’Agenzia del Farmaco”. L’ambulatorio sarà aperto per tre ore due pomeriggi al mese, anche perché, come spiega la stessa dottoressa, lei è presa dal suo lavoro principale che la porta in sala operatoria e nel reparto di anestesia.

    Per essere visitate le donne devono pagare il ticket, sempre che non siano esenti. “A Ponte a Niccheri, fino a 7-8 anni fa, c’era una collega che praticava l’omeopatia, che poi è andata in pensione, ma non esisteva un ambulatorio dedicato, la collega faceva la libera professione”. Biffoli racconta di essersi avvicinata all’omeopatia perché non riusciva a risolvere un suo problema di salute con la medicina tradizionale. Dopo essere guarita ha iniziato a studiare. “Volevo conoscere questa disciplina. Da noi all’università non ce n’è traccia, al contrario ad esempio che in Germania. Ho così studiato tre anni, fino al 2016”. L’anestesista ha convinto i colleghi della ginecologia a farle aprire un ambulatorio dopo aver risolto il caso di una donna in gravidanza che doveva nutrirsi con una sonda perché non riusciva a trattenere il cibo nell’organismo. “Nel giro di 24 ore ha smesso di vomitare”, racconta, “e dopo pochi giorni le hanno tolto la nutrizione artificiale. I colleghi hanno visto gli effetti dell’omeopatia su quella paziente e mi hanno consultato anche per altre questioni. Alla fine è nata l’idea dell’ambulatorio pubblico. I due primari si sono detti d’accordo e poi è arrivato il via libera anche della direzione sanitaria. Adesso eccomi qua; sono pronta a ricevere i primi pazienti a partire dalle 14.30”. Un nuovo successo in Toscana per la più discussa delle medicine complementari.

    Michele Bocci
    15 gennaio 2019
    firenze.repubblica.it/cronaca/2019/01/15/news/firenze_apre_il_primo_ambulatorio_ospedaliero_di_omeopatia_in_gravidanza-216569172/?fbclid=IwAR1rGSyfHCOWX8n6oL1189aURWvfABpmKxgoYkOfa_MqJ7NFMgk...
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    00 06/02/2019 01:29
    Firenze, la ASL chiude l'ambulatorio di omeopatia di Ponte a Niccheri

    È durato pochi giorni l'ambulatorio di omeopatia per le donne in gravidanza dell'ospedale di Ponte a Niccheri. La ASL Toscana Centro ha deciso di chiuderlo dopo le polemiche che ci sono state online e dopo l'interrogazione regionale di Paolo Sarti di "Sì Toscana a sinistra". Dalla direzione generale si fa notare che esiste già un centro per le medicine complementari nel territorio dell'azienda, si tratta del Fior di Prugna, che si trova a Camerata (sotto Fiesole) e non c'è nessuna intenzione di estendere l'attività in altre strutture. Così la dottoressa di Ponte a Niccheri Caterina Biffoli, un'anestesista dell'ospedale che si è appassionata all'omeopatia, potrà esercitare quella disciplina dentro quella sede. “Il Fior di Prugna da anni svolge grande mole di attività inerente le medicine complementari con grande soddisfazione da parte dell'utenza”, scrivono dall'azienda. “Riteniamo adeguata e sufficiente l'offerta che in tale sede viene erogata anche per le donne in stato di gravidanza. La dottoressa Biffoli verrà invitata a concordare con il Centro uno spazio ambulatoriale dove svolgere la propria attività sanitaria specifica”. La vicenda ha messo un pò in difficoltà la ASL, perché nessuno in direzione sapeva della decisione presa a Ponte a Niccheri. Per la verità non si trattava di un'attività particolarmente significativa.

    Erano previste infatti tre ore di ambulatorio per due giorni al mese, alle quali le pazienti potevano accedere prenotandosi al CUP. Il momento però è particolare per l'omeopatia. Cresce lo scetticismo nei suoi confronti nel mondo scientifico nazionale e la Toscana è stata criticata più volte proprio perché l'ha inserita (con le altre medicine complementari tipo fitoterapia e agopuntura) nel suo sistema pubblico. Addirittura nel marzo scorso in Regione si ragionava di aumentare le tariffe per questa prestazione (che costa 24 euro al paziente) proprio per non essere tacciata di spendere soldi per erogarla. Aprire un nuovo ambulatorio in un ospedale è così un fatto abbastanza delicato. Del resto sono stati molti che hanno reagito polemicamente online, alla notizia di Repubblica sull'apertura dell'ambulatorio. Poi in Regione è arrivata l'interrogazione all'assessora Stefania Saccardi di Sarti, contraria al fatto che questa disciplina sia all'interno del servizio pubblico toscano. Sarti ha parlato di assenza di prove scientifiche e di necessità di indirizzare tutte le risorse su attività la cui efficacia è certificata. La ASL comunque non entra nel merito delle accuse di Sarti ma lascia intendere che l'unico centro è quello di Camerata e che non c'è l'intenzione di avviare nuovi servizi di medicine non complementari altrove, cioé all'interno di altre strutture sanitarie.

    Michele Bocci
    18 gennaio 2019
    firenze.repubblica.it/cronaca/2019/01/18/news/chiude_l_ambulatorio_di_omeopatia_di_ponte_a_niccheri-21...
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    00 06/02/2019 17:55
    Un altro tabù, l’omeopatia

    Ho visitato la Scuola Omeopatica Hahnemanniana diretta da Claudio Colombo, nel pavese. Avevo pronte le mie domande, a raffica, da come funziona l’omeopatia alle pubblicazioni. Avrei riempito il taccuino di repliche al professore farmacologo Silvio Garattini (“è solo acqua fresca”), cui va aggiunta la posizione dell’esperto di vaccini Roberto Burioni (“se qualcuno fa pipì nell’Oceano Atlantico, quella è all’incirca una diluizione omeopatica 10 CH, più concentrata delle diluizioni che trovate in farmacia, per cui meglio sperare che l’omeopatia non funzioni”). Invece, niente di tutto questo. Prima di raccontarvi della visita, però, è importante che vi precisi la mia posizione. Sono cresciuta ignorando l’omeopatia. Ho curato tossi e mal di gola delle mie figlie bambine con rimedi omeopatici senza sapere che lo fossero (poi i disturbi si risolvevano, ma, come insegna Garattini, i malanni passano da soli, basta saper aspettare). Con gli anni, aumentando il mio interesse nei confronti della salute, ho scelto di provare i rimedi su me stessa. Se vi dicessi che mi sono decisa dopo aver ascoltato una trasmissione televisiva mentirei, perché ero già propensa a eliminare il più possibile i farmaci; stavo gestendo i postumi di chemio, di radio, carico di ormoni e contro-ormoni… insomma, ero pronta al cambiamento ma quel report televisivo, ammetto, mi ha acceso una lampadina. Non mi dilungherò sulla puntata (Ballarò, 5-5-16); chi fosse interessato può recuperarla leggendo qui:

    www.ilpost.it/2016/05/25/omeopatia-ballaro-massimo-giannini/

    Non è stata la testimonianza della moglie del conduttore a incuriosirmi (benché fosse riuscita a evitare un intervento chirurgico inguinale al figlio di pochi mesi) ma la reazione del professor Garattini, prima (“è stata sicuramente una falsa diagnosi”) e del giornalista Mirabella, poi (“il CICAP dice che non è possibile”). Così è: l’Omeopatia è diventata un altro tema tabù degli anni Venti del secondo Millennio. Una ricerca sui quotidiani del passato mi conferma che, dieci-vent’anni fa, l’argomento era presente sui giornali come qualsiasi altra branca della medicina. Seguitissima la rubrica di consigli pratici del medico Elio Rossi che usciva settimanalmente nell’inserto di Salute del quotidiano La Repubblica. Se provate a rintracciare oggi quelle rubriche online, ahimè, troverete molte pagine oscurate. In compenso, quando un fatto di malasanità o incompetenza professionale provoca morti e ha qualche riferimento all’omeopatia, sui giornali si titola:“Morto di omeopatia”, che è come dire “morto di cardiologia” (quest’ultimo incipit non lo troverete mai). Il titolista getta al macero, di botto, il buonsenso, la logica e le proprie capacità professionali attribuendo la colpa di un decesso, dovuto a un errore medico, alla disciplina. Perché lo fa? Teniamo presente che le morti per errori medici in Italia non sono considerate, l’ISTAT non le prende in considerazione. Vi sono solo indagini sporadiche svolte da alcuni Ordini. Cliccate il sito di “Medicina a piccole dosi” per trovarne alcune:

    www.medicinapiccoledosi.it/case-farmaceutiche/farmaci-uccidono-piu-delle...

    Eppure si scopre, da un lavoro ventennale pubblicato sul British Medical Journal nel 2016, che gli errori medici rappresentano la terza causa di morte negli USA, all’incirca 240mila persone su un totale di 2,6 milioni di decessi:

    www.bmj.com/content/353/bmj.i2139

    Non è tutto. Vi sono anche i decessi da effetti collaterali da farmaci, secondo il report “Death of Medicine”: ogni anno 2,2 milioni di americani finiscono in ospedale per un evento avverso e 106mila ne muoiono:

    www.medicinapiccoledosi.it/case-farmaceutiche/farmaci-uccidono-piu-delle...

    Neppure in beneficenza

    Curioso. I rimedi omeopatici si vendono, indubbiamente, ma il giro d’affari non è paragonabile a quello dei farmaci tradizionali: 300 milioni contro 25,2 miliardi di euro, sono i due fatturati nell’anno 2015 (fonte:“Processo all’Omeopatia”, Maria Sorbi. Ed. Il Giornale) . Quindi non dovrebbero essere i motivi economici la causa della politica antiomeopatica. O sì? Nel giorno dedicato alla raccolta farmaci per i bisognosi promossa dal Banco Farmaceutico, mi trovavo in una farmacia milanese, in centro. Informata dell’iniziativa, scelgo di donare il mio collirio preferito (i clienti venivano invitati ad acquistare un prodotto a scelta):“Quello non va bene”, mi dice il farmacista. Credendo che il problema fossero i liquidi, propongo una pomata di arnica. “Non va bene nemmeno quella, prenda l’aspirina”. “Ma non si era liberi di scegliere il regalo?”. “Sì ma qui si tratta di omeopatia e non so se possiamo devolverla”. Replico:“Ma non è scritto da nessuna parte, sono prodotti che voi vendete e che da quest’anno hanno pure l’autorizzazione di immissione in commercio di AIFA”. Il farmacista era spazientito e io pure. Per fortuna, il volontario addetto alla raccolta ha telefonato al suo responsabile e ho potuto offrire in dono il collirio.



    La Scuola Hahnemanniana
    Nel rifiuto dell’omeopatia convergono ideologia, interessi e ricerche estenuanti (pretestuose o in buona fede) di quantità di principi attivi per giustificarne l’azione: ma se i rimedi risultano tanto più potenti quanto più sono diluiti e dinamizzati, la spiegazione del come è possibile sarà altra rispetto alla presenza della dose-quantità, ad esempio potrebbe riguardare le onde, le frequenze, insomma la fisica più che la chimica. Non a caso studiosi di fisica come Emilio Del Giudice, Vittorio Elia o Carlo Ventura mostrano che “la comunicazione fra cellule avviene più velocemente tramite vibrazioni che attraverso segnali chimici”. Come si può escludere allora che una minima quantità di un prodotto dinamizzato abbia un qualche effetto? La mia chiacchierata con Claudio Colombo, direttore della scuola Hahnemanniana, non ha nemmeno sfiorato le polemiche. I corsi, i libri e le presentazioni sono per medici e ricercatori o per chi sa che i rimedi hanno un senso. “Come è più semplice pensare che vi sia un ordine in Natura piuttosto che un disordine, così”, spiega Colombo, “è intuitivo ciò che Samuel Hahnemann (il medico che teorizzò l’omeopatia nel volume Organon pubblicato la prima volta nel 1810) ha divulgato. In natura esiste, sotto forma di minerali, vegetali o animali, qualcosa di simile a ciascuno noi. Particelle piccolissime ma non per questo insignificanti.

    Il Principio era l’Uno che si è fatto carne separandosi”. “Il medico che individua quali elementi prevalgono in noi ci aiuta a ritrovare l’equilibrio. Che è poi la salute. Si dà al corpo un input delicato e simile il più possibile alla personalità del paziente o a ciò che la malattia manifesta, e si intraprende il cammino verso l’autoguarigione, che coincide anche con l’avvicinarsi alla maturazione personale e alla consapevolezza. Per ogni persona vi possono essere più rimedi ‘unici’ e si somministrano uno per volta. Dopo anni di studi e di pratica ho scelto di usare le potenze cinquantamillesimali LM (sono le più diluite e potenti descritte da Hahnemann nell’ultima edizione dell’Organon pubblicata postuma nel 1920)”. Ma Colombo non si ferma qui. Individua una trama fra alchimia, ermetismo e omeopatia. Per chi fosse interessato, suggerisco il libro “L’evoluzione in settenari in Omeopatia Hahnemanniana” (ed. Mediterranee), che l’autore considera l’eredità ricevuta da un suo maestro di vita, lo studioso e alchimista Paolo Lucarelli. Dopo una prima parte teorica, ne segue una seconda dedicata alle potenze, alle malattie e alle fasi di cura in settenari. Si legge che “l’essere umano è un microcosmo e non esiste nulla nel mondo che non sia presente anche nell’uomo”: ecco perché “solo il simile può capire il simile”. Poiché:“L’universo origina da un’unica fonte energetica e in virtù di questa paternità vi è comunione tra tutte le cose del mondo”. E ancora:“Per un alchimista (e un omeopata) la Natura opera per vie misteriose ma perfette ed ogni corpo della manifestazione possiede un aspetto materiale che mai potrebbe essere considerato tale se non ci fosse uno Spirito che lo rende vivo…”.

    “[…] noi vediamo, sentiamo, parliamo, pensiamo ma non sappiamo quale energia ci fa vedere, sentire, parlare, pensare e quel che è peggio è che non ce ne importa nulla. Eppure noi siamo quella energia, questa è l’apoteosi dell’ignoranza dell’uomo […]”
    - Albert Einstein

    Gioia Locati
    4 febbraio 2019
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    wheaton80
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    00 05/07/2021 15:23
    Salute: sondaggio, in pandemia cresce uso omeopatia, +25%

    L’omeopatia cresce in epoca di pandemia da Covid-19. Nell’ultimo anno, infatti, l’utilizzo dei medicinali omeopatici è aumentato del 25%, come registrato nel sondaggio “Gli italiani e l’omeopatia nell’anno della pandemia”, condotto da EMG Different per conto di Boiron. Sono donne dai 35 ai 54 anni, residenti al Centro Italia, le maggiori utilizzatrici di questi prodotti e il 24% fa almeno un acquisto all’anno: in crescita di 4 punti rispetto al 20% del 2018, emerge dall'indagine. I dati indicano inoltre che oggi il 20% della popolazione, cioè 10,2 milioni di italiani, dichiara di fare uso di medicinali omeopatici: nel 2018 erano 8,5 milioni (17%). A guidare la crescita nell’utilizzo di questi medicinali sembra proprio sia stato il periodo della pandemia. Gli intervistati si sono infatti rivolti all’omeopatia per controllare i disturbi che sono aumentati a causa del brusco cambio di abitudini di vita imposto da lockdown più o meno prolungati. Se da un lato non meraviglia che il 51% degli utilizzatori abbia impiegato questi medicinali per “favorire le difese immunitarie", dall’altro si conferma la necessità di ricorrere all’omeopatia per superare un periodo di stress/stanchezza (37%), insonnia (26%) e problemi gastro-intestinali (25%), come emerge ancora dal sondaggio, condotto su un campione di 1.000 persone rappresentativo della popolazione italiana over 18. "I risultati" del sondaggio", afferma Fabrizio Masia, AD di EMG Different, "testimoniano l’ottimo stato di salute della medicina omeopatica e la sensibilità sempre maggiore dei cittadini italiani verso prodotti ai quali si riconosce non solo naturalità, ma anche efficacia nella risoluzione di una molteplicità di disturbi e malattie”. "I dati indicano infatti", commenta Silvia Nencioni, Presidente e AD di Boiron Italia, "che molti italiani hanno scelto di affidarsi all’omeopatia, una terapia umana, rispettosa dell’individuo e sicura, per trattare alcuni tra i problemi di salute maggiormente emersi nell’ultimo anno, in concomitanza con la pandemia. Questa indagine, inoltre, conferma alcuni punti forti dell'omeopatia: è opinione condivisa che gli omeopatici siano medicinali sicuri ed efficaci, di cui viene anche apprezzata l’assenza di tossicità e controindicazioni. Un’opportunità terapeutica che consente, da parte dei professionisti della salute, una presa in carico globale di tutti i pazienti, compresi donne in gravidanza, bambini, anziani”, conclude.

    30 giugno 2021
    notizie.tiscali.it/salute/articoli/salute-sondaggio-in-pandemia-cresce-uso-omeopatia-25/?fbclid=IwAR0LYL6Qv4HAa8M8G7Oi2Y0tLvayRHAb8R-W7FY0DrVr5LsMO50...
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