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Così gli immigrati occuperanno il Paese

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    00 10/12/2018 23:36
    La finalità del Patto Mondiale per le Migrazioni


    Una delle carovane di migranti reclutate e organizzate dall’ONG di George Soros, Pueblo Sin Fronteras

    In occasione della Conferenza di Marrakech per il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, gli Stati membri delle Nazioni Unite dovranno votare il Patto Mondiale per Migrazioni sicure, Ordinate e Regolari. Secondo la rappresentante speciale del Segretario Generale, Louise Arbour, lo scopo del Patto è agevolare il trasferimento di lavoratori da Paesi poveri a Paesi ricchi. «I dati demografici indicano che se [i Paesi ricchi] vogliono mantenere i livelli economici attuali o addirittura far crescere l’economia, dovranno accogliere lavoratori stranieri con buona formazione per rispondere alle richieste del mercato del lavoro», ha dichiarato Arbour. Secondo il servizio stampa delle Nazioni Unite, si tratta di «regolare le migrazioni in modo che funzionino per il mondo intero». La Germania è stata il primo Stato a mettere in pratica questa politica, accogliendo nel 2015 oltre un milione di migranti, alcuni dei quali provenienti dalla Siria [1]. Ma dopo due anni non è ancora riuscita a integrarli. Il malcontento popolare per questo flusso migratorio massiccio ha indotto la Cancelliera Federale, Angela Merkel, ad annunciare l’intenzione di mettere fine alla propria carriera politica. L’iniziativa del Segretariato Generale delle Nazioni Unite non è per il momento accettata da sette Stati “ricchi”: Austria, Croazia, Ungheria, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Svizzera. Altri potrebbero aggiungersi, in particolare Belgio, Bulgaria e Italia. Secondo il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz (il cui Paese, pur avendo rappresentato l’Unione Europea nei negoziati di New York, si oppone al testo), la filosofia che sottende il Patto è l’abrogazione delle distinzioni tra i diversi tipi di migranti (legali e illegali; economici, umanitari e politici). Di conseguenza, il Patto avrà ripercussioni immediate sui diritti sociali, sia nel territorio dello Stato ospitante sia negli accompagnamenti coatti alla frontiera. Il testo ha origine nell’appendice 2 della Dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti, stilata sotto la direzione di Peter Sutherland [2].

    Questo personaggio di alto rango, il 21 giugno 2012, in un’audizione alla Camera dei Lord britannica, dichiarò che ogni individuo deve avere la possibilità di studiare e lavorare nel Paese da lui scelto (fatto incompatibile con qualunque politica migratoria restrittiva) e che le migrazioni creano una dinamica cruciale per lo sviluppo economico, checché ne dicano i Paesi di accoglienza. Di conseguenza, concludeva Sutherland, l’Unione Europea deve scalzare l’omogeneità delle Nazioni che ne fanno parte [3]. Il Patto Mondiale per Migrazioni Sicure, Ordinate e Regolari non prevede, a carico degli Stati, misure impositive o che limitino direttamente la loro sovranità. Esso deriva dal metodo caro agli adepti di Karl Popper, il pensatore della “società aperta” e del “senza-frontierismo”: proclamare dei diritti (non nel senso di “diritti positivi” ma di “diritti di credito”) la cui messa in atto verrà imposta alle legislazioni nazionali attraverso ricorsi giuridici. È questa la strategia dell’ONG Pueblo Sin Fronteras (finanziata dalla speculatore George Soros), che organizza carovane di migranti dall’America Centrale verso gli Stati Uniti. La filosofia del Patto favorisce anche l’uso di migranti come arma da guerra [4], che la NATO ha già sperimentato per scatenare quella del Kosovo, per privare la Siria delle sue difese, o per preparare un intervento militare contro il Venezuela (Sutherland, che è morto all’inizio di quest’anno, era egli stesso un ex amministratore del think-tank della NATO, il Club Bilderberg). Questa strategia è stata valorizzata da un’altra ONG di George Soros, l’International Crisis Group, di cui Louise Arbour è stata Presidente. Oggi assistiamo nei fatti a un va e vieni: gli occidentali inviano armi nelle regioni che distruggono e in cambio accolgono i rifugiati che costringono a scappare da casa loro [4].

    Note

    [1] www.voltairenet.org/article188627.html
    www.voltairenet.org/article191573.html
    [2] www.voltairenet.org/article193285.html
    [3] www.bbc.co.uk/news/uk-politics-18519395
    www.voltairenet.org/article191572.html
    [4] www.voltairenet.org/article201574.html

    Thierry Meyssan
    8 dicembre 2018

    Traduzione: Rachele Marmetti
    www.voltairenet.org/article204281.htmlfbclid=IwAR1xwXSvERRi59X2T69pk17NChhllyAcKgsACUh7ny6hyMYsbr...
    [Modificato da wheaton80 10/12/2018 23:38]
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    wheaton80
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    00 20/12/2018 22:29
    Il Global Compact spacca l’Europa. I sovranisti fanno tremare i governi


    Charles Michel

    Il Global Compact continua a mietere vittime tra i governi europei. Mai come questa volta, l’approvazione o meno di questo accordo internazionale appare come uno spartiacque per molti esecutivi. E molti governi tremano, soprattutto quelli più deboli o quelli in cui esiste una forte componente sovranista che teme che l’accordo voluto dalle Nazioni Unite sia l’anticamera per una perdita di prerogative nazionali in tema di difesa dei confini. L’ultimo caso è quello del Belgio. Ieri notte, il Primo Ministro Charles Michel ha rassegnato le dimissioni a seguito della perdita della maggioranza in parlamento. L’alleato di governo, il partito dei nazionalisti fiamminghi, aveva deciso di abbandonare l’esecutivo dopo che il governo aveva dato l’OK all’adesione al Global Compact. Una decisione che aveva fatto infuriare non solo il partito fiammingo ma anche molti altri movimenti di destra. Tanto che nella capitale Bruxelles si sono registrate proteste sfociate in atti di violenza, e la polizia costretta a intervenire con lanci di gas lacrimogeni e cariche. Il caso del Belgio è l’ultimo. Ma il problema “Global Compact” rischia di dilagare in tutta Europa: Italia compresa. L’esecutivo di Giuseppe Conte sta iniziando a mostrare parecchi dissidi interni proprio sul fronte del patto sui migranti, con Lega e Movimento 5 Stelle divisi tra chi non vuole assolutamente che Roma aderisca all’accordo (Lega) e chi invece vuole il contrario (la parte più a sinistra del M5S, in primis Roberto Fico).

    L’Italia adesso si ritrova quindi con una maggioranza spaccata e in un momento particolarmente delicato non solo per la tenuta del governo, ma anche per mostrarsi uniti di fronte alle sfide internazionali. Partendo dai negoziati con l’Unione Europea. Anche in Europa orientale, con Paesi che sono storicamente avversi all’arrivo dei migranti e a qualsiasi tipo di accordo che ceda prerogative nazionali alla comunità internazionale, si sono rischiate profonde crisi di governo. In Estonia, ad esempio, uno dei partiti che compongono la coalizione di governo si è opposto fortemente al Global Compact, minacciando l’uscita dall’esecutivo. Il tutto a pochi mesi dalle elezioni politiche di marzo. Il parlamento ha confermato l’adesione: ma il governo ha deciso di non inviare nessuno a Marrakech. Se in Estonia la crisi c’è stata ma è subito rientrata, in Slovacchia le cose sono andate in maniera diversa. Il Ministro degli Esteri Miroslav Lajcak ha deciso di dimettersi dopo che il parlamento ha votato contro il Global Compact. Il Ministro aveva annunciato subito che si sarebbe dimesso qualora l’Assemblea Nazionale avesse respinto il Global Compact delle Nazioni Unite. Lajcak è stato fra le altre cose uno degli ideatori del patto ONU sui migranti. Quindi il boicottaggio da parte del legislativo nazionale è stato visto come un vero e proprio smacco.

    Crisi su crisi che adesso rischiano di dilagare anche in Italia ma che rischiano, come già hanno fatto, di creare una faglia insanabile fra molti Paesi dell’Unione Europea, che adesso si trovano su posizioni molto conflittuali e fortemente contraddittorie. L’Europa, anche in questo caso, è divisa e incapace di trovare una voce unica su un tema molto complesso e che interessa tutti i Paesi del continente, dal Mediterraneo all’Europa settentrionale. I Paesi si dividono al loro interno e si dividono fra loro. E questo rischia di essere l’ennesimo colpo a un’Unione che sta lentamente collassando su se stessa. E ancora una volta, proprio a causa dell’immigrazione. Se prima è stato l’arrivo dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente a provocare le fratture fra Stati membri dell’UE, adesso è il patto sui migranti a provocare lo scontro. I governi si trovano su lati opposti della barricata, con Germania e Francia a chiedere la maggiore adesione al patto, e altri governi, più di matrice sovranista, che si sganciano dalla possibilità di aderire. Simbolico uno scontro, quello fra Vienna e Berlino. Sebastian Kurz ha scelto di sfilarsi dal Global Compact quando era Presidente di turno europeo. Angela Merkel, invece, ha scelto di difendere a spada tratta l’accordo, dicendo che “l’Europa ha bisogno dei migranti”. L’UE ormai è completamente divisa.

    Lorenzo Vita
    19 dicembre 2018
    www.occhidellaguerra.it/globalcompacteuropagoverni/fbclid=IwAR1UHCklMAirlIlgex_cbmR6TvqhhsdKrwrW4Dm197l3FMZAq6v...
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    00 07/03/2019 01:54
    La crisi migratoria è una creazione dell’Europa – Paul Kagame

    Dal quotidiano ruandese The New Times riportiamo la traduzione di un’intervista al Presidente Paul Kagame, che affronta temi cruciali per l’Africa visti da un’ottica, per una volta, non europeocentrica. Non sorprende che sottolinei il ruolo dell’Europa nell’attirare gli immigrati clandestini, lo scarso effetto dei miliardi di fondi affluiti in Africa (di cui molti avevano “un biglietto di ritorno”), l’atteggiamento ipocrita e presuntuoso tenuto da un’Europa peraltro in crisi. Il Presidente Paul Kagame afferma che l’Europa ha investito miliardi in modo sbagliato e ha invitato i migranti. Considera il modello europeo di democrazia inefficiente e le élite africane problematiche. In un’intervista esclusiva con il quotidiano austriaco Die Presse, il Presidente Kagame, che si trovava nel Paese europeo per il vertice di alto livello Europa-Africa che si è tenuto nella capitale Vienna, parla a lungo dei legami africani ed europei, del commercio, dell’impegno della Cina in Africa e degli aiuti. Di seguito è riportata la versione tradotta dell’articolo originariamente pubblicato in tedesco

    Perché l’Europa ha riscoperto il suo interesse per l’Africa? A causa della crisi migratoria?
    L’Europa ha trascurato l’Africa. L’Africa avrebbe dovuto essere un partner da scegliere anche solo in base alla nostra storia comune. Ma gli europei hanno semplicemente avuto un atteggiamento sbagliato. Sono stati presuntuosi. L’Europa ha creduto di rappresentare tutto ciò che il mondo ha da offrire; che tutti gli altri potessero solo imparare dall’Europa e chiedere aiuto. Questo è il modo in cui gli europei hanno gestito l’Africa per secoli.

    E questo sta cambiando ora?

    Sta iniziando a cambiare. A causa di alcuni fatti.

    Quali fatti?
    L’Europa ha capito che le cose non sono così rosee nel suo stesso continente. La migrazione è solo una parte del problema, solo una parte di ciò per cui i cittadini europei sono scontenti. Basta guardare a tutte le proteste e al cambiamento del panorama politico. La rabbia è diretta contro gli errori commessi dalla leadership politica.

    La popolazione africana raddoppierà entro il 2050. Solo per questa ragione, molte persone potrebbero prendere il cammino dell’Europa nei prossimi anni.

    Non è solo una questione di dimensioni della popolazione. Quello che conta è il contesto in cui cresce la popolazione. La Cina ha 1,3 miliardi di abitanti. Tuttavia, non si sono viste legioni di cinesi migrare illegalmente in altri Paesi. Anche se la popolazione dell’Africa non crescesse, in molti posti la povertà sarebbe ancora così grande che le persone cercherebbero alternative. L’Europa ha investito miliardi su miliardi di dollari in Africa. Qualcosa deve essere andato storto.

    Che cosa è andato storto?
    In parte, è che questi miliardi avevano un biglietto di ritorno. Sono fluiti in Africa e poi tornati di nuovo in Europa. Questo denaro non ha lasciato nulla sul terreno in Africa.

    Alcuni di questi soldi potrebbero essere scomparsi nelle tasche dei leader africani.

    Supponiamo per un momento che sia così. L’Europa sarebbe davvero così pazza da riempire di denaro le tasche dei ladri? Potrebbe anche esserci un’altra ragione per cui il denaro non ha prodotto risultati: perché è stato investito nel posto sbagliato.

    Quindi dove dovrebbero andare i fondi per lo sviluppo?

    Nell’industria, nelle infrastrutture e nelle istituzioni educative per la gioventù africana, il cui numero sta crescendo rapidamente. Questo è l’unico modo per avere un dividendo demografico.

    La Cina sta investendo molto nelle infrastrutture. Le aziende cinesi stanno costruendo strade in Ruanda. I cinesi lavorano in modo più intelligente degli europei?

    La Cina è attiva in Ruanda, ma non in modo inappropriato. Le nuove strade in Ruanda sono in gran parte costruite con denaro europeo. A volte ci sono subappaltatori cinesi.

    Ritiene che l’impegno della Cina in Africa sia una buona cosa?
    È buono, ma può ancora essere migliorato. Gli africani devono soprattutto lavorare su se stessi. In Ruanda, conosciamo la nostra capacità e quali proposte cinesi dobbiamo accettare, in modo da non sovraccaricarci di debiti. Ma ci sono anche Paesi che non hanno fatto buoni accordi e ora si stanno strangolando.

    Questi Paesi sono incappati nella trappola del debito.

    Non tutti, ma può succedere. Dipende da noi africani. Perché non sappiamo come negoziare con la Cina? Certamente i cinesi non sono qui solo come filantropi per aiutarci.

    Quindi lei vede anche un problema relativo alle élite in Africa.

    Decisamente. L’Africa è rimasta un continente di cui le persone semplicemente si servono.

    Quale Paese è servito da modello di sviluppo per lei? Singapore?

    Abbiamo imparato alcune cose da Singapore. Collaboriamo ancora con Singapore oggi. Ma non abbiamo cercato di copiare nessun altro Paese.

    Quali sono i fattori chiave per lo sviluppo?

    La prima cosa e la più importante è investire nella propria gente, nella salute e nell’educazione. In secondo luogo, devi investire denaro in infrastrutture e, in terzo luogo, in tecnologia. Stiamo cercando di creare sistemi di valore che ci consentano di essere più efficienti: turismo, informatica, energia. Ma soprattutto vogliamo fornire una migliore educazione ai nostri cittadini per favorire l’innovazione e l’imprenditorialità.

    Ha una visione su dove dovrebbe essere il suo Paese tra 20 anni?

    Abbiamo iniziato nel 2000 con un piano per il 2020. Ora abbiamo elaborato un nuovo piano dal 2020 al 2050, diviso in due fasi di 15 anni. La nostra visione è quella di costruire un Paese stabile, sicuro, prospero e sostenibile, in cui i nostri cittadini possano vivere una vita buona in un ambiente incontaminato.

    Lei è stato Generale, Ministro della Difesa e dal 2000 Presidente…

    Mi manca la mia vita come comandante militare e Ministro della Difesa (ride). La preferivo alle sciocchezze che spesso devo affrontare.

    L’ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, l'ha fortemente criticata nel 2015 per aver cambiato la costituzione per rimanere in carica più a lungo. Si considera indispensabile per il benessere del suo Paese?
    Una cosa dovrebbe essere buona o cattiva solo perché Obama la vede in quel modo? In Germania, Angela Merkel ha corso per quattro elezioni. Nessuno si è inquietato. Non ho proposto io di cambiare la costituzione. Non sono stato coinvolto nella decisione, ma l’ho accettata. I ruandesi apprezzano il lavoro che ho svolto.

    Chiaramente rimprovera all’Occidente di imporre i suoi standard democratici agli altri.
    L’ipocrisia degli europei è sorprendente. Predicano ciò che non praticano loro stessi. Perché c’è questo fallimento in Europa? A causa della democrazia? Se democrazia significa fallimento, allora la democrazia europea non è qualcosa che dovrei praticare.

    Come valuta la gestione europea della crisi dei rifugiati del 2015?

    L’Europa ha un problema di migrazione perché non è riuscita ad affrontare il problema in anticipo. Invece di aiutare l’Africa, ha ulteriormente impoverito il continente. Non mi fraintenda: non sto dando all’Europa tutta la colpa del problema della migrazione. È un problema condiviso. Gli africani devono chiedersi perché c’è questo caos con la gente che continua a fuggire dalle proprie terre. Di questo non può essere ritenuta responsabile l’Europa. Ma gli europei vogliono modellare gli altri a loro immagine. Lamentano costantemente che l’Africa è piena di dittatori. Che è un modo per dire:“Noi sì che siamo liberi, l’Europa è il paradiso, vieni!”. Così l’Europa ha invitato gli africani. Fino ad oggi.

    Alcuni leader dell’opposizione sono stati recentemente rilasciati dal carcere in Ruanda. Espandere lo spazio democratico è una parte della sua strategia di sviluppo?

    Non sono sicuro che le persone abbiano la stessa cosa in mente quando parlano di democrazia. E cosa intende per “leader dell’opposizione”? Una di loro ha infranto ogni tipo di regola quando si è proposta come candidata alla Presidenza. Questa storia è stata poi presentata come se volessi impedirle di partecipare alle elezioni. Questa donna avrebbe avuto zero possibilità di vincere anche alle elezioni come sindaco.

    Se lei è così popolare, la repressione non dovrebbe essere necessaria.
    Che cos’è la democrazia? Permettere ai malfattori di ottenere il sopravvento? L’altra donna che è stata rilasciata era stata condannata per avere collaborato con gli autori di genocidio. In altri Paesi sarebbe stata giustiziata.

    Allora, perché è stata rilasciata?
    Abbiamo concesso la clemenza a molti. La nostra stessa gente ci richiama all’ordine, quando vedono assassini per le strade. Non ci fa piacere farlo, ma vogliamo avere un futuro comune nel nostro Paese.

    Quanto è fragile l’equilibrio in Ruanda? Solo 24 anni fa furono massacrate 800.000 persone.

    Stiamo cercando di guarire la società. Molti parenti delle vittime lo trovano difficile da capire. Parliamo con loro. La politica non è un gioco. Riguarda la vita delle persone.

    Christian Ultsch
    Fonte: www.newtimes.co.rw/news/migration-crisis-creation-europ...

    24 dicembre 2018
    vocidallestero.it/2019/03/03/la-crisi-migratoria-e-una-creazione-delleuropa-paul-kagame/?fbclid=IwAR0VnwZwmYRAOlFR2OUhq2yS3VNcVWGqeuyMI64pyVxD4wPetV4...
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    wheaton80
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    00 20/03/2019 01:05
    Eboli, capogruppo PD arrestato per favoreggiamento immigrazione clandestina



    Pasquale Infante, capogruppo PD al comune di Eboli, è stato arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell'ambito di un'inchiesta sul caporalato. Infante, secondo la Procura Antimafia di Salerno che conduce le indagini, guidava insieme al marocchino Hassan Amezgha un'organizzazione “specializzata” nel traffico umano di braccianti agricoli dall’Africa alla Piana del Sele. L'esponente del PD campano, si legge su Salernotoday, in quanto commercialista, avrebbe avuto il compito di mettere in ordine le carte riguardanti lo sfruttamento dei migranti, opera nella quale sarebbe stata anche la sorella Maria Infante, che lavora con lui nel suo studio di consulenza:

    www.salernotoday.it/cronaca/inchiesta-braccianti-arresto-pasquale-infante-eboli-19-marzo-2019.html?fbclid=IwAR2VKpoUMnBGAd0c-56u4xqWwMaRht_Lm49KrYKLPDH8ZFRrsoU...

    Il GIP ha concesso gli arresti domiciliari al piddino campano perché riteneva non vi fossero i presupposti per trattenerlo in carcere. Ora, spetterà a Infante difendersi al meglio da queste accuse, onde evitare di 'infangare' il nuovo corso del PD iniziato con la vittoria di Nicola Zingaretti a Segretario del partito.

    Francesco Curridori
    19/03/2019
    www.ilgiornale.it/news/napoli/pd-esponente-campano-arrestato-favoreggiamento-immigrazione-1665...
    [Modificato da wheaton80 20/03/2019 01:10]
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    00 22/03/2019 11:21
    Global Compact, passa la linea Meloni. Piangono Boldrini, Saviano e Fico

    E non potevano che chiamarsi Fratelli d’Italia. Quello che sembrava solo uno slogan, #noglobalcompact, diventa un formidabile atto di governo stabilito da una mozione parlamentare. La sinistra è furiosa perché alla Camera è finalmente stata approvata la linea che deve tenere l’Italia di fronte ad un documento devastante come quello preteso dalle Nazioni Unite. “Non esiste un diritto ad emigrare”, ripete con tenacia e passione da settimane Giorgia Meloni e la mozione presentata da Francesco Lollobrigida ha segnato la linea con il voto di FI e l’opposizione di PD e LEU: basta con i tentennamenti di Conte. La Camera ha dettato il da farsi pur con un’incredibile astensione della Lega, che prima o poi dovrà spiegare che cos’altro deve promettere ai grillini pur di contraddire persino le proprie politiche sull’immigrazione. Scornata la sinistra alla Boldrini, sconfessata la linea Saviano, piagnucolerà Fico, che cosa si può volere ancora… Anzi, si è fatto ancora di più, perché con un atto di intelligenza parlamentare si è chiesta la votazione della mozione di FDI per parti separate ed è passato anche un altro importante indirizzo al governo: contro la mafia nigeriana va schierato l’esercito, a partire da Castelvolturno. Un altro grande segnale di fermezza contro il dilagare della criminalità d’importazione. Ovviamente la sinistra faziosa che staziona in Italia non trova di meglio che ruggire contro il voto del Parlamento, accusando Conte di essere soggetto alla linea di Giorgia Meloni in politica estera: il che non sarebbe male. Vuol dire che si sono fatti davvero la bua, che la speranza di far invadere l’Italia sta ancora nei loro sogni, ma Fratelli d’Italia li ha infranti. Perché nessuno può imporre ad una Nazione già messa a dura prova dall’immigrazione clandestina di veder perpetuata per chissà quanti anni ancora una politica demagogica e nemica dell’identità. C’è ancora in Parlamento chi difende la Patria e forse solo da ieri sera Conte comincia a farci i conti: perché era stato proprio lui a permettersi di dire sì al Global Compact alle Nazioni Unite senza alcun mandato. Poi, sconfessato anche da Salvini, il Premier aveva rinviato ogni decisione al momento della firma del documento; e ancora una serie di prese di posizione in risposta ad interrogazioni parlamentari lasciavano intuire che il governo non sapeva che pesci pigliare. E ieri la zampata di Giorgia Meloni. Ora non ci sono più alibi neppure per Re Tentenna di Palazzo Chigi. Dispiace solo che a questa indiscutibile vittoria dell’Italia, che non intende sottostare alle pretese dell’ONU, non abbia voluto mettere il proprio timbro la Lega, che ha dovuto astenersi assieme ai grillini. Un passo falso, indubbiamente, sul quale si dovrà doverosamente tornare. Ma oggi ci gustiamo il colpaccio; e non vediamo l’ora di leggere le prossime sciocchezze di Roberto Saviano, di vedere le lacrime della Boldrini, di ascoltare i singhiozzi di Fico, la disperazione delle ONG, che erano pronte a fare nuovi affari. Vi è andata male, vi andrà sempre peggio.

    Francesco Storace
    28 febbraio 2019
    www.secoloditalia.it/2019/02/global-compact-passa-la-lineamelonipiangonoboldrinisaviano...
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    wheaton80
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    00 30/03/2019 11:47
    Mafia nigeriana, 10 arresti. Salvini:"No tolleranza per i delinquenti"

    Sessanta giorni. Tanto è durata la latitanza di 10 nigeriani accusati di far parte di un'organizzazione criminale transnazionale e arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato in esecuzione dell'ordinanza di misura cautelare emessa a gennaio dal GIP di Catania. I fermati, tutti tra i 25 e i 29 anni e accusati di associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo, farebbero parte di un gruppo della mafia nigeriana di matrice cultista denominata "Vikings" o "Supreme Vikings Confraternity" (SVC), con base operativa al Cara di Mineo. Una vera e propria associazione criminale radicata in Nigeria e diffusa in vari Stati europei ed extraeuropei, con una struttura gerarchica e ruoli ben definiti. L'organizzazione, detta anche "Norsemen della Nigeria", è stata sgominata su iniziativa del Tribunale di Catania che, lo scorso 26 gennaio, aveva spiccato un mandato di arresto europeo. Soddisfazione è stata espressa dal Ministro dell'Interno, Matteo Salvini:"Una decina di latitanti nigeriani sono stati arrestati in Francia e Germania dalla Polizia di Stato, in collaborazione con le autorità francesi e tedesche. Erano ricercati con l'accusa di associazione mafiosa, violenza sessuale, traffico di droga. Operavano a Catania e, secondo le accuse, avevano la base operativa nel Cara di Mineo, che ora stiamo progressivamente svuotando. Grazie a investigatori e Forze dell'Ordine, nessuna tolleranza per mafiosi e delinquenti". L'operazione della Polizia di Stato arriva a due mesi dalla maxiretata al Cara, con cui la Squadra Mobile di Catania, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia catanese, aveva già arrestato 19 nigeriani per associazione a delinquere di stampo mafioso con l'aggravante dell'associazione armata; associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; detenzione, trasporto e cessione di sostanza stupefacente, con l'aggravante del metodo mafioso e al fine di agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso "Viking"; violenza sessuale aggravata. Il centro di accoglienza di Mineo, in passato, è arrivato a ospitare fino a 5mila migranti. Con il passare del tempo il numero degli ospiti è andato via via diminuendo e oggi, dopo il trasferimento coatto di una cinquantina di ospiti compiuto il 27 marzo, se ne contano 610. Ma Salvini vuole portarli a zero.

    Gianni Carotenuto
    30/03/2019
    www.ilgiornale.it/news/politica/mafia-nigeriana-10-arresti-salvini-notolleranzai1671...
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    wheaton80
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    00 30/03/2019 12:05
    Ecco perché la Libia è in realtà un porto sicuro

    Smentite, conferme e poi ancora smentite: sono ore più tumultuose del solito quelle lungo l’asse tra Bruxelles e Roma, e ancora una volta è il fronte dell’immigrazione a destare importanti polemiche tra Commissione Europea ed esecutivo gialloverde. Prima una nota, come scritto su Gli Occhi della Guerra, con la quale il Viminale fa sapere di come anche l’UE consideri “sicuri” i porti libici:

    www.occhidellaguerra.it/libia-porto-sicuro/

    Poi una secca smentita che arriva in merito da Bruxelles, una smentita che però sa più di passo indietro verso le posizioni comunitarie espresse in precedenza. Ma la Libia, viene quindi adesso da chiedersi, può essere considerata affidabile come posto in cui far sbarcare i migranti?

    L’incongruenza delle posizioni europee
    Nella nota con la quale la Commissione Europea fa un passo indietro circa il riconoscimento della Libia come porto sicuro, si fa riferimento alla convenzione dell’ONU sul diritto del mare:“Un porto sicuro è un porto dove possono effettuarsi le operazioni di salvataggio e dove la vita delle persone salvate non è minacciata”, è la definizione che viene data sotto questo profilo. Ed è per questo che da Bruxelles arriva un deciso dietrofront su questa questione:“I porti libici non rispettano questi elementi”. Eppure poco prima, secondo il Viminale, proprio la Commissione tiene una posizione diversa. In particolare, l’Europa considera la Libia porto sicuro grazie alla presenza nel Paese africano del personale OIM, ossia l’agenzia ONU che si occupa del fenomeno migratorio internazionale. Due distinte posizioni, diametralmente opposte, che mettono in evidenza la confusione che impera in ambito comunitario sulla questione. L’UE va in conflitto con la sua stessa posizione non soltanto per la distanza tra due affermazioni attribuite alla Commissione a poche ore di distanza, ma anche perché nei fatti quanto dichiarato per smentire il Viminale cozza e non poco con i fatti. Da Bruxelles, come specificato nel citato articolo de Gli Occhi della Guerra, le istituzioni comunitarie collaborano attivamente con la Marina libica. Alcuni suoi Paesi ne addestrano anche il personale, a partire dall’Italia.

    Ma anche Parigi è impegnata su questo fronte; di recente la Francia ha preso impegni con Tripoli per la fornitura di sei motovedette. Evidentemente si punta molto sulla Guardia Costiera del Paese africano, che negli ultimi mesi ha migliorato il proprio equipaggiamento ed appare in grado di compiere operazioni di salvataggio. A Malta, lo scorso mese di gennaio, si tiene anche una riunione tra i ministri degli esteri del Mediterraneo Centrale; è presente anche la Libia, con la quale si affronta il tema del contrasto all’immigrazione assieme a rappresentanti europei. Segno che da Bruxelles si collabora e si fa affidamento sui passi in avanti complessivi, peraltro evidenziati dalla stessa Commissione, della Marina libica. Dunque la Guardia Costiera libica è in grado di intervenire, lo dimostrano anche i recenti salvataggi effettuati. In questo modo cade una delle argomentazioni a favore di chi descrive la Libia come un porto non sicuro. Del resto le contraddizioni dell’UE danno il segno di come, in realtà, il Paese africano venga definito porto non sicuro più per convenzione che per altro.

    La realtà dei fatti

    In Libia certamente non si vivono anni positivi. Al contrario, il Paese è in preda al ben noto caos del periodo post Gheddafi. Ma questo non vuol dire che all’interno dei suoi porti sussistano condizioni tali da impedire lo sbarco di persone salvate nel Mediterraneo. Affermando il contrario, si rischia il paradosso, e cioè che la Libia sia un porto sicuro solo per le partenze dei migranti. Piuttosto che andare a scovare quei porti e quei covi da cui gli scafisti fanno partire i barconi lucrando sulla pelle di migliaia di persone, ci si preoccupa di dichiarare non sicuri quei porti in cui invece avvengono i soccorsi. La realtà dei fatti parla chiaro: la Marina libica negli ultimi mesi ha effettuato decine di salvataggi. Pur se in condizioni ancora non ottimali, tutto sommato la Guardia Costiera di Tripoli riesce ad adempiere ai suoi compiti basilari. E poi, a questo, occorre aggiungere che, come del resto affermato dalla stessa UE, la presenza dell’OIM in Libia è garanzia di assistenza per quei migranti che tornano indietro. L’agenzia lavora in Tripolitania da mesi e la sua funzione è vitale anche per mettere in contatto i migranti con i rappresentanti dei rispettivi Paesi di origine ed organizzare, in non pochi casi, anche dei sicuri rimpatri. La Libia, in definitiva, è un Paese in guerra in cui non si dovrebbe nemmeno transitare dall’estero se si vogliono evitare problemi relativi alla sicurezza. Ma per chi dal Mediterraneo viene riportato indietro, soccorso ed assistenza sono garantiti. E questo la rende, nei fatti, un porto sicuro.

    Mauro Indelicato
    30 marzo 2019
    www.occhidellaguerra.it/libia-porto-sicuro/
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    00 28/05/2019 13:59
    La Lega espugna Riace, Lampedusa e Rosarno. Il fallimento dei politici “scafisti”

    Le roccaforti (sopratutto simboliche) della sinistra “scafista”, vale a dire Riace, Lampedusa e Rosarno, sono state espugnate dalla Lega. A Riace il sindaco “sospeso”, Mimmo Lucano, non è riuscito nemmeno a farsi eleggere come consigliere comunale. Ha vinto una lista civica piena zeppa di leghisti. La lista dell’ormai ex primo cittadino è arrivata terza e ha ottenuto un solo seggio. Lucano dice di non essere pentito di nulla, anche se ammette di aver commesso qualche piccolo errore. A Lampedusa, l’isola-simbolo degli sbarchi, il sindaco di sinistra Salvatore Martello è stato rieletto, ma la Lega è il primo partito, forse anche grazie all’astensionismo (76%), come afferma il primo cittadino. Persino a Rosarno, spacciata dalla sinistra come modello di accoglienza sulla falsariga di Riace, la Lega ha stravinto: 35,33%, quasi triplicando i voti rispetto alle precedenti votazioni. La sinistra, frastornata, non accenna però ad alcuna forma di autocritica, nonostante sia evidente che la sconfitta sia legata alle politiche di incentivazione della clandestinità, ma addirittura spaccia il sorpasso sul Movimento 5 Stelle come una mezza vittoria. Questo, nonostante abbia perso tutte le regioni, salvando solo alcune importanti città della Toscana e altre località minori in giro per il Paese. Molto più onesto Di Maio, che ha ammesso la sconfitta del proprio partito e ha detto che adesso occorre ripartire da reddito minimo e “flat tax”.

    Massimiliano Greco
    28 Maggio 2019
    www.opinione-pubblica.com/la-lega-espugna-riace-lampedusaerosarnoilfallimentodeipolitici-s...
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    00 24/06/2019 18:14
    Il video che documenta come funziona la tratta dei migranti



    Un peschereccio, la 'nave madre', traina un barcone dalla Libia verso l'Italia. Si ferma, fa accostare l'imbarcazione, poco più di uno scafo bianco senza nient'altro che un motore fuoribordo, e comincia il trasbordo di decine di persone. Sono migranti che indossano magliette colorate e giubbotti di salvataggio ancora più sgargianti. Si accalcano stretti l'uno all'altro sullo scafo, alcuni scendono attraverso i boccaporti sotto coperta: si sa che sono quelli che hanno pagato meno per la traversata e che sarebbero i primi a morire se qualcosa dovesse andare storto. Poi l'equipaggio del peschereccio scioglie le cime e si allontana per far ritorno verso il porto libico da cui è partito. A seguire la scena, però, e a filmarla momento per momento, c'è un drone che fa parte dell'operazione Frontex. La Guardia di Finanza, allertata, si mette all'inseguimento del peschereccio, lo raggiunge e lo sequestra. In manette finiscono i sette uomini che si trovano a bordo: sei egiziani e un tunisino. Sul barchino rimorchiato al limite delle acque territoriali italiane, 81 migranti di origine sub sahariana. Le operazioni sono state coordinate dal procuratore Luigi Patronaggio, dall'aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto Cecilia Baravelli. La questura ha identificato e interrogato i migranti, mentre l'arrivo del peschereccio a Licata (Agrigento) è atteso per sabato mattina.

    Stefano Barricelli
    21 giugno 2019
    www.agi.it/cronaca/video_peschereccio_traffico_migranti-5703899/news/2019-06-21/?fbclid=IwAR1IFG7u2lc0Ae8nTvId9WTkJ1eb-VNRLMe-OfqUNLCKCIfRbuR...
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    00 30/06/2019 20:22
    Accoglienza migranti. 640 anni di carcere a clan Arena. Gestiva Cara calabrese

    Si sono sprecati per mesi i servizi giornalistici e TV sul Cara calabrese, considerato il più grande centro d’accoglienza per migranti d'Europa, l’hub Sant’Anna di Crotone. Oggi, dalle cronache nazionali, è sparita ogni traccia. Una sentenza di queste ore del Tribunale Ordinario di Catanzaro, Sezione GIP/GUP, racconta come il centro procurasse grandi introiti al clan di ‘ndrangheta Arena. Il giudice di Catanzaro Carmela Tedesco ha inflitto un ammontare di 640 anni di carcere agli imputati, per i quali il PM antimafia Domenico Guarascio aveva chiesto quasi un millennio di pene. La cosca Arena, in un decennio, si sarebbe impossessata di 36 milioni di euro sui 105 stanziati dallo Stato. Guadagni ottenuti soprattutto dal servizio catering. I 640 anni di carcere riguardano i soggetti che hanno chiesto il rito abbreviato nel processo scaturito dall'operazione interforze Jonny, che ha scavato negli anni per capire il funzionamento del business. Nella sentenza compaiono i nomi di spicco del clan, che dovranno scontare pene da un minimo di 2 anni agli oltre 20 anni, ma anche Leonardo Sacco, l'ex governatore della Misericordia di Isola e vice di quella nazionale (che si è costituita parte civile contro i processati). Considerato l’enfant prodige locale, Sacco, per il quale il PM ha chiesto 20 anni di carcere, si è visto infliggere dal giudice 17 anni di carcere. Sacco è stato condannato anche per associazione mafiosa, ma è stato assolto per dodici capi d'imputazione relativi a ipotesi di malversazione e frode in forniture pubbliche. Sacco, tra le altre cose, dovrà risarcire per danni, da quantificare successivamente, la Misericordia nazionale e quella interregionale di Calabria e Basilicata. Oggi è detenuto al carcere duro dentro Rebibbia, poiché è ritenuto il tassello che teneva i rapporti con le istituzioni e che ha permesso alla cosca di accedere ai fondi pubblici. Tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta anche l’ex parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto Edoardo Scordio, che però ha scelto di essere processato con il rito ordinario, insieme ad altri 37 soggetti. Il meccanismo funzionava pressappoco così. La cosca Arena riusciva tramite Sacco e Misericordia ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto e di Lampedusa.

    Gli appalti andavano poi in affidamento a imprese appositamente costruite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta che gestivano il catering e la mensa. Il grosso degli introiti si muoveva lì. Un cibo di qualità! All’esplosione del caso, è stato proprio il capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri a parlarne:“Indagando sulla famiglia Arena siamo arrivati all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto. All’interno sono successe cose veramente tristi: un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene, 250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si arricchiscono sulle spalle dei migranti. Questa è un’indagine che abbraccia quasi 10 anni di malaffare all’interno del Cara, gestito in modo mafioso dalla famiglia Arena”. “Il Centro di accoglienza e la Misericordia sono il bancomat della ‘ndrangheta”, aveva spiegato senza tanti giri di parole il Generale Giuseppe Governale, Comandante del ROS dei carabinieri, secondo il quale la cosca Arena aveva scelto i suoi uomini:“E tra questi ci sono Sacco e il prete Scordio”. La condanna più alta alla fine è stata inflitta a Pasquale Arena, 20 anni e 2 mesi, ma non sono da meno quelle a 20 anni per ognuno impartite ai cugini Antonio e Ferdinando Poerio, titolari della società di catering Quadrifoglio, che offriva il suo servizio al Cara, mentre a Giuseppe Arena e a Paolo Lentini sono stati inflitti 16 anni e 4 mesi ciascuno. Un rete criminale diffusa che ricadeva su tutto l’indotto locale. Infatti, come ha più volte raccontato il cronista de Il Quotidiano del Sud Antonio Anastasi, la cosca sarebbe stata diretta, nella fase focalizzata dall'inchiesta, da Paolo Lentini, che gestiva la raccolta delle estorsioni agli imprenditori, specie quelli turistici, incamerava i proventi illeciti e li distribuiva ai rappresentanti delle varie famiglie che compongono la galassia della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. La cosca aveva un ruolo così imponente da risultare anche dominante nel settore scommesse, con due imprese che avevano monopolizzato il settore, anche se il business più importante erano i migranti.

    Antonio Amorosi
    19 giugno 2019
    www.affaritaliani.it/cronache/accoglienza-migranti-640anni-di-carcere-aclanarenagestivacara-calabrese-611...
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    00 24/07/2019 02:52
    Migranti: l’asse Italia-Malta blocca i franco-tedeschi al vertice UE di Helsinki

    L’asse italo-maltese ha fatto “muro” al vertice informale dei Ministri della Giustizia e dell’Interno della UE tenutosi a Helsinki il 18 luglio alla proposta franco-tedesca di lasciare sui Paesi mediterranei di approdo il peso della gestione dei migranti. “Di fronte alle domande di asilo respinte, i rimpatri devono essere condivisi equamente tra tutti gli Stati membri o, altrimenti, gestiti direttamente dall’ Unione Europea, ad esempio attraverso la neo-potenziata Agenzia Frontex”, si legge nel documento ufficioso (non paper), che i Ministri dell’Interno di Italia e Malta hanno preparato per la riunione di Helsinki del 18 luglio e intitolato “Nuovi scenari, nuove regole per un quadro legale sulla migrazione illegale via mare e per una riforma delle strategie dell’asilo”. Nel documento, reso noto dall’ANSA, si afferma che “non possiamo più accettare quelle proposte che continuano ad assegnare ai primi Stati di ingresso, non solo l’onere di ricevere coloro che hanno diritto all’asilo, ma anche il ritorno di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Una forma concreta di responsabilità condivisa deve essere cercata proprio su quest’ ultimo punto.

    È necessario porre immediatamente fine all’attività sistematica in mare per soccorrere gli stranieri nelle acque che rientrano nelle competenze dei Paesi terzi, nonché per l’identificazione autonoma del porto di sbarco di migranti non identificati imbarcati su navi private”, si legge nel documento italo-maltese. Un “invito” diretto alla UE a premere sulle navi delle ONG affinché si tengano fuori dall’area marittima di competenza libica per la ricerca e soccorso. Roma e La Valletta chiedono inoltre che non venga più considerato il traffico di esseri umani in base alle norme sull’obbligo di soccorso ai naufraghi. “Le dinamiche attuali della migrazione richiedono una complessiva revisione delle regole e delle strategie che riguardano l’immigrazione irregolare via mare, e la gestione delle richieste d’asilo, che deve anche includere il rimpatrio delle persone la cui richiesta di protezione internazionale è stata respinta”, si legge nel documento. “Le regole della ricerca e soccorso in mare (SAR) non devono più essere sfruttate” per favorire l’immigrazione illegale.

    Roma e La Valletta, hanno ribadito al vertice fonti italiane, contestano l’idea del primo porto sicuro di approdo per gli immigrati, temendo di doversi sobbarcare tutto il peso degli arrivi e il rischio che tutti i migranti privi dei requisiti per ottenere l’asilo restino nei Paesi di sbarco. Il Ministro Matteo Salvini ha ribadito che le ONG non possono sostituirsi agli Stati, ricordando quanto avvenuto con la Sea Watch 3 a Lampedusa, “che ha violato le leggi italiane e ha speronato una motovedetta”. Un altro punto è il rafforzamento dell’impegno per prevenire partenze e, soprattutto, l’incremento di espulsioni con una lista di Paesi sicuri che prevedano “riammissioni automatiche”:“Si è parlato di rispetto delle leggi e sovranità nazionale”, ha aggiunto Salvini. “Dai Ministri di più Paesi è stata apprezzata la politica italiana di difesa dei confini con la drastica riduzione degli arrivi in Europa e dei morti nel Mediterraneo”.

    Trend confermato dal recente rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che ha riferito nei giorni scorsi di almeno 683 migranti morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno, mentre tentavano di giungere in Europa via mare. Il dato è pari a circa il 47% dei 1.449 decessi registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. In calo anche gli arrivi: l’OIM segnala infatti che in 34.226 sono entrati in Europa via mare dall’ inizio del 2019 al 17 luglio scorso, con una diminuzione del 34% rispetto ai 51.782 giunti per lo stesso periodo del 2018. La stragrande maggioranza dei migranti sono approdati in Grecia (16.292) e in Spagna (12.064), mentre in Italia è stato registrato l’arrivo via mare di 3.186 persone.

    Durante lo stesso periodo, 4.023 migranti sono stati soccorsi e riportati in Libia dopo essere stati intercettati dalla Guardia Costiera libica sulla rotta del Mediterraneo Centrale. “La Germania è pronta ad accogliere solo le persone che hanno bisogno di protezione, non tutti coloro che arrivano dalla Libia o recuperate nel Mar Mediterraneo”, ha detto a Helsinki il Ministro dell’Interno tedesco, Seehofer, annunciando che non vuole vedere redistribuiti in Germania i migranti arrivati nei porti dei paesi UE mediterranei italiani che non hanno alcuna possibilità di ottenere asilo, cioè la stragrande maggioranza. “L’ iniziativa franco-tedesca è anche un’iniziativa di solidarietà all’Italia o a Malta. Le posizioni politiche dei responsabili dei Paesi sono legittime, ma quello che mi interessa è evitare che gli uomini e le donne muoiano in fondo al mare”, ha detto il Ministro francese dell’Interno, Christophe Castaner, dopo l’incontro con Matteo Salvini e i colleghi di Germania e Malta, Horst Seehofer e Michael Farrugia. Castaner ha confermato che coi Ministri “non è stato trovato un accordo”, esortando Italia e Malta ad appoggiare la proposta di Parigi-Berlino.

    I tecnici si incontreranno anche nelle prossime settimane e per settembre è stato fissato a Malta un vertice straordinario dei quattro Paesi più la Finlandia, nella speranza di trovare una soluzione condivisa. Ma la Francia ha organizzato ieri a Parigi un nuovo vertice sul tema migranti al quale hanno partecipato solo pochi Paesi UE e in cui il Presidente Emmanuel Macron non ha perso l’occasione per attaccare l’Italia e il Ministro Salvini, definito assente “ingiustificato” alla riunione informale di Parigi. Al vertice, del tutto sganciato dall’agenda dell’Unione, la cui presidenza di turno è finlandese, è stato proposto un “meccanismo di solidarietà” per ripartire le persone salvate in mare (condiviso da 14 membri UE secondo quanto annunciato da Macron), ma con la chiara specifica che lo sbarco deve avvenire nel porto sicuro più vicino: cioè in Italia o a Malta.

    La replica di Roma non si è fatta attendere:“La riunione sui migranti organizzata a Parigi è stata un errore di forma e di sostanza”, ha dichiarato Salvini. “Nella forma, perché convocata con poco preavviso e in modo assolutamente irrituale, visto che siamo nel semestre di presidenza finlandese. Nella sostanza, perchè ha ribadito che l’Italia dovrebbe continuare a essere il campo profughi dell’ Europa. Avevo già detto no al mio omologo Castaner la settimana scorsa a Helsinki. Lo ripeto oggi”, aggiunge Salvini, dopo che il vertice di Parigi voluto da francesi e tedeschi si è rivelato un flop ed è stato ampiamente disertato dai Ministri europei. “L’Italia ha rialzato la testa, non prende ordini e non fa la dama di compagnia: se Macron vuole discutere di immigrati venga pure a Roma”. A Helsinki la delegazione italiana si è occupata anche dei flussi migratori illegali provenienti dalla frontiera slovena con incontri bilaterali tra Salvini e gli omologhi croato Davor Bozinovic e sloveno Booštjan Poklukar, nei quali è stata messa a punto un’intesa per dar vita ad una cooperazione trilaterale che consenta un maggior controllo della rotta balcanica.

    23 luglio 2019
    www.analisidifesa.it/2019/07/migranti-lasse-italia-malta-blocca-i-franco-tedeschi-al-vertice-ue-di-helsinki/?fbclid=IwAR0qNlMGJmkOlP6dgztYraSyc-EpUDIEFMgSc5LWOmoEUjQuz22...


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    00 31/07/2019 19:34
    Falsi immigrati, scoperta banda che falsificava permessi di soggiorno

    Tredici persone arrestate per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un'organizzazione che produceva falsi permessi di soggiorno. Coinvolti tre funzionari del Comune di Roma. Le misure cautelari, dieci arresti e tre obblighi di firma alla polizia giudiziaria, sono state disposte dal GIP del Tribunale di Roma su richiesta della Procura, nell'ambito di un'inchiesta del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. I reati contestati sono favoreggiamento di immigrazione clandestina, associazione a delinquere, corruzione e falso. Si tratta di un'organizzazione composta prevalentemente da cittadini bengalesi che operava su Roma, finalizzata a favorire la permanenza illegale sul territorio italiano di cittadini extracomunitari, per lo più connazionali, tramite il rilascio di falsi permessi di soggiorno, dietro pagamento. La banda era organizzata come un'agenzia di fatto, in cui ogni membro aveva un ruolo specifico. Le tariffe variavano dagli 80 agli 800 euro complessivi. L'agenzia si occupava del "reclutamento", ovvero la ricerca di clienti, della gestione delle pratiche amministrative all'anagrafe comunale e dei successivi appuntamenti al Municipio, di ritirare i certificati di residenza e di rilasciare dichiarazioni fiscali fittizie. L'organizzazione si avvaleva di tre funzionari pubblici dell'anagrafe del V Municipio, che la Guardia di Finanza definisce "compiacenti", per il rilascio, dietro pagamento di falsi certificati di residenza. Due proprietari di immobili, invece, fornivano i finti contratti di affitto o comodato d'uso, necessari per il rilascio del certificato di residenza. Uno dei due immobili, situato a Tor degli Schiavi, risultava locato a 13 persone, mentre un altro a 32 stranieri. Ai proprietari veniva spiegato cosa dire ai vigili urbani durante la visita di controllo e i pagamenti illeciti venivano effettuati tramite Postepay.

    31.07.2019
    it.sputniknews.com/italia/201907317942728-falsi-immigrati-scoperta-banda-che-falsificava-permessi-di-soggiorno/?fbclid=IwAR3ldTFzMhvKkZDS0-XwTbFE6bdZh0fX44PkSwj-x9i-Lp4AQ6eph82V8uE&utm_source=https://www.facebook.com/&utm_medium=short_url&utm_content=8Qyn&utm_campaign=URL_sh...
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    00 14/09/2019 14:56
    Soros ‘investe’500 milioni di dollari nei rifugiati e nei migranti europei e spiega perché

    L’articolo che proponiamo, pubblicato da Tyler Durden un anno fa, è finora passato quasi inosservato in Italia, benché sull’immigrazione offra un punto di vista superiore, corroborato da documenti del miliardario Soros e dei suoi funzionari. Dalla sua lettura emergono i seguenti tre fatti:

    1. Gli Stati Uniti, non semplicemente l’alacre George Soros, creano i presupposti del fenomeno dell’immigrazione, da un lato continuando a imporre alle popolazioni del terzo mondo i principi del libero scambio, che ne paralizzano le potenzialità di sviluppo autonomo, e dall’altro lato destabilizzandole politicamente: la fuga di milioni di persone dall’Africa e dall’Asia, così poco naturale che lo stesso Soros la qualifica come forzata senza però nominare chi la forzi, segue alle strategie delle amministrazioni americane, a partire dalla globalizzazione del Washington Consensus per finire alle primavere arabe

    2. Gli Stati Uniti provvedono ai corridoi e ai flussi dei migranti, permettendo l’attività dei trafficanti e finanziando le ONG

    3. Gli Stati Uniti paralizzano le capacità di difesa degli Stati europei svuotandone la sovranità con la UE e con la NATO e manipolando l’opinione pubblica con l’idea di migrazione come nuova normalità. In effetti la migrazione come nuova normalità implicherebbe il ritorno al nomadismo paleolitico; ma si tratta di miserevole ideologia: non solo Soros continua a distinguere tra migranti e comunità ospiti, ma sottolinea anche che l’obiettivo statunitense è ridurre l’Europa, proprio l’Europa, a comunità ospite. Il quadro che emerge dalle prese di posizione della Open Society Foundation denuncia le migrazioni di massa come arma usata nel quadro di un preciso progetto imperiale di destabilizzazione. La difficoltà di rispondere al fenomeno non nasce dunque dalla sua complessità o dalla sua irresistibilità naturale, tanto meno dalla sua razionalità o dal dovere umanitario: si tratta piuttosto di disobbedire ai disegni di una potenza imperiale che non perdona le disobbedienze


    Confermando ancora una volta di essere il burattinaio silenzioso dietro la crisi europea dei rifugiati, in un intervento al Wall Street Journal, George Soros, l’investitore divenuto miliardario da un giorno all’altro e risoluto sostenitore di Hillary Clinton, ha dichiarato che investirà 500 milioni di dollari per rispondere alle esigenze dei migranti e dei rifugiati. L’investimento di Soros arriva in risposta all’iniziativa dell’Amministrazione Obama “Call to Action”, che chiede alle imprese statunitensi di alleviare la crisi dei migranti. Soros, fondatore della Open Society Foundations, ha anche dichiarato che per orientare i suoi investimenti ha in programma una stretta collaborazione con l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e con la Commissione per il Soccorso Internazionale. Difficile che ai bene informati l’annuncio arrivi come una sorpresa.

    Un mese fa, a seguito delle violazioni informatiche di DCLeaks, abbiamo denunciato che “la violazione informatica dei documenti di Soros svela un piano dietro la crisi europea dei rifugiati”. Per ricordare, stando a uno dei molti documenti trapelati, la crisi europea dei rifugiati dovrebbe essere accettata come una ‘nuova normalità’, e per l’organizzazione di Soros la crisi significa “nuove opportunità” di influenzare su scala globale le politiche di immigrazione. Anna Crowley, funzionario per il programma dell’Open Society Foundations, e Katin Rosin, esperta del programma, hanno insieme redatto il memorandum del 12 maggio intitolato “Migration Governance and Enforcement Portfolio Review”. La rivista, di nove pagine, individua tre punti chiave:

    1) Open Society Foundations ha avuto successo nell’influenzare la politica di immigrazione globale

    2) La crisi europea dei rifugiati presenta per l’organizzazione “nuove opportunità” di influenzare la politica globale dell’immigrazione

    3) La crisi dei rifugiati è la “nuova normalità” [1]

    Come le autrici scrivono nell’introduzione, uno dei propositi della rivista “considera l’efficacia degli approcci che abbiamo utilizzato per raggiungere il cambiamento a livello internazionale”. Una sezione della rivista intitolata “Il nostro lavoro” descrive come il meno trasparente dei think tank americani abbia lavorato insieme ai ‘leader del settore’ per “modellare la politica della migrazione e influenzare i processi regionali e globali con effetti sul modo in cui la migrazione è governata e imposta”. In una sezione intitolata “Le nostre ambizioni” le autrici spiegano:“La nostra premessa per impegnarci nel lavoro legato alla governance era questa: oltre a mitigare gli effetti negativi dell’attuazione, dovremmo anche sostenere gli attori sul campo cercando di cambiare attivamente le politiche, i poteri e le regole che governano la migrazione”. Esse scrivono:“Crediamo anche che progressi a livello regionale o internazionale possano generare l’impulso al cambiamento politico o l’implementazione di norme esistenti a livello nazionale. Abbiamo deliberatamente evitato il termine ‘governance globale’ perché non c’è un unico sistema a livello globale per gestire la migrazione”. La stessa sezione dichiara più sotto che l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione (IMI), “particolarmente a livello globale, ha dovuto essere selettiva e attenta alle opportunità nell’aiutare i leader nel settore per spingere a pensare alla migrazione e a coordinare meglio il patrocinio e gli sforzi di riforma.

    Abbiamo sostenuto iniziative, organizzazioni e reti il cui lavoro è legato direttamente ai nostri scopi nei corridoi”. In un’altra sezione del memorandum, intitolata “Il nostro posto” si legge:“Inizialmente, l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha identificato una manciata di organizzazioni capaci di impegnarsi in modo globale e transnazionale sulla migrazione, elevando oltre il livello nazionale il lavoro di corridoio dell’Iniziativa Internazionale per la Migrazione”. “Queste organizzazioni includono think tank importanti come il Migration Policy Institute (MPI) e reti di patrocinio come l’International Detection Coalition (IDC)”. Le autrici in seguito rilevano che MPI, un tenace promotore dell’amnistia per gli immigrati illegali in America, “a volte è criticato per la sua vicinanza ai governi, [ma] il finanziamento flessibile dall’Open Society Foundations gli ha permesso di mantenere una certa indipendenza dai governi, a cui esso dà consulenze”. Il memorandum sottolinea anche che “l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha svolto un ruolo centrale nello stabilire e nell’influenzare gli scopi di due nuovi fondi subalterni del [Programma Europeo per l’Integrazione e la Migrazione], quello competente sul Sistema Comune di Asilo Europeo (CEAS) e quello competente sulla detenzione degli immigrati” [2].

    Ancora più importante: il memorandum spiega come la crisi europea dei rifugiati apra le porte all’organizzazione di Soros per influenzare ulteriormente la politica globale dell’immigrazione. Le autrici notano che l’“attuale crisi dei rifugiati crea lo spazio per riconsiderare la governance della migrazione e il regime internazionale dei rifugiati”. Secondo il memorandum, una ragione di ciò è che i Paesi in via di sviluppo, che costituiscono il Gruppo dei 77 alle Nazioni Unite, sono stati motivati dalla crisi dei rifugiati a mantenere sull’agenda globale i problemi dell’immigrazione. “La crisi dei rifugiati e la paura che gli interessi dei migranti in fuga dalla povertà, dai cambiamenti climatici, dalla violenza generalizzata o da disastri naturali possano essere trascurati in questi forum hanno generato una spinta dai Paesi del G 77 per assicurare che altri problemi legati alla migrazione restino nell’agenda globale”. Le autrici spiegano anche che la crisi attuale offre “nuove opportunità” di influenzare su scala globale la politica di immigrazione.

    “Il clima attuale presenta nuove opportunità per riformare a livello globale la governance della migrazione, o tramite il sistema multilaterale esistente o unendo una gamma di attori perché pensino più innovativamente. Il nostro interesse e il nostro investimento di lunga data nel lavoro globale ci consentono di avere molti dei partner giusti e di poter aiutare altri a navigare in questo spazio”. La rivista dichiara:“La crisi dei rifugiati offre nuove opportunità” per “il coordinamento e la collaborazione” con altri ricchi donatori. È come se la crisi europea dei rifugiati fosse pianificata e preparata, non solo dall’organizzazione di Soros, ma da altre che trarrebbero beneficio da un salto nel cambiamento della “governance” regionale “della migrazione”, cioè da una riformulazione dei termini della sovranità, come la Grecia, che diversi mesi fa, quando la sua sovranità è stata assoggettata alla volontà del Paese di partecipare al piano europeo dei rifugiati, ha scoperto le maniere forti [3]. Non sarà una sorpresa che secondo la rivista i decisori politici sull’immigrazione debbano accettare la crisi dei rifugiati come ‘nuova normalità’.

    Una delle conclusioni elencate nella nota è “accettare la crisi attuale come la nuova normalità e muoversi al di là della pura necessità di reagire”. Alla luce di quanto sopra, è chiaro che Soros e la ‘Open Society’, che hanno già investito centinaia di milioni nel rimodellare l’Europa in un modo che, pur evitandone il termine, realizza precisamente la ‘governance globale’ col determinare gli afflussi di milioni di forestieri in Europa, continueranno a versare ancora denaro per facilitare l’ingresso in Europa di ‘migranti e rifugiati’, anche se ciò significasse rovesciare Angela Merkel, il cui crollo nei sondaggi è emerso come la più grande sorpresa da quando Soros complotta per modellare il volto dell’Europa per generazioni a venire. E ora Soros si concentra sull’America e anche sul resto del mondo. Di seguito l’intervento di Soros sul Wall Street Journal:

    Perché investo 500 milioni di dollari sui migranti

    Investirò in startup, in aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate da migranti e rifugiati. Il mondo è stato turbato da un forte aumento della migrazione forzata. Decine di milioni di persone sono in movimento, fuggendo dai loro Paesi in cerca di vita migliore altrove. Alcuni fuggono guerre civili o regimi oppressivi; altri sono scacciati dall’estrema povertà, richiamati dalla possibilità di avanzamento economico per se stessi e per le loro famiglie. Il nostro fallimento collettivo nello sviluppare e implementare politiche efficaci per gestire il flusso accresciuto ha contribuito fortemente alla miseria umana e all’instabilità politica, sia nei Paesi in cui le persone fuggono che nei Paesi che, volenti o meno, le ospitano.

    I migranti sono spesso ridotti a un’esistenza di disperazione inoperosa, mentre i Paesi ospiti non riescono a cogliere i benefici comprovati che una maggiore integrazione potrebbe offrire. Sono i governi a dover svolgere il ruolo direttivo in questa crisi, affrontandola attraverso la creazione e il sostegno di adeguate infrastrutture fisiche e sociali per migranti e rifugiati. Ma è decisivo che si sfrutti anche la potenza del settore privato. Riconoscendo questo, l’Amministrazione Obama ha recentemente lanciato un ‘appello all’azione’ chiedendo alle imprese statunitensi di svolgere un ruolo maggiore nell’affrontare le sfide poste dalla migrazione forzata. Oggi i capi del settore privato si riuniscono alle Nazioni Unite per assumere impegni concreti così da contribuire a risolvere il problema. In risposta all’appello, ho deciso di stanziare 500 milioni di dollari per investimenti che affrontino specificamente i bisogni dei migranti, dei rifugiati e delle comunità ospiti.

    Investirò in startup, in aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate dai migranti e dai rifugiati stessi. Sebbene la mia preoccupazione maggiore sia aiutare i migranti e i rifugiati in arrivo in Europa, cercherò buone idee per investimenti che avvantaggino i migranti di tutto il mondo. Questo impegno a investire capitali integrerà i contributi filantropici che le mie fondazioni hanno versato per affrontare le migrazioni forzate, un problema sul quale abbiamo lavorato a livello globale per decenni e al quale abbiamo dedicato risorse finanziarie significative. Cercheremo investimenti in una varietà di settori, tra i quali le tecnologie digitali emergenti, che sembrano essere particolarmente promettenti come modo di offrire soluzioni ai problemi che la gente spostata spesso affronta. Progressi in questo settore possono aiutare la gente ad avere accesso ai servizi governativi, legali, finanziari e sanitari. Le società private già investono miliardi di dollari per sviluppare questi servizi per le comunità non-migranti. Questo è il motivo per cui il denaro si muove istantaneamente da un portafoglio mobile ad un altro, gli autisti trovano i loro clienti usando soltanto un cellulare, ed è il modo in cui un medico nordamericano può visitare in tempo reale un paziente africano.

    Personalizzare ed estendere queste innovazioni per servire i migranti aiuterà a migliorare la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. L’insieme degli investimenti che faremo apparterrà alla mia organizzazione no-profit. Sono pensati per avere successo perché voglio mostrare come anche il capitale privato possa svolgere un ruolo costruttivo nell’aiutare i migranti e tutti gli eventuali profitti andranno a finanziare programmi della Open Society Foundations, compresi i programmi che aiuteranno i migranti e i rifugiati. Come campioni di vecchia data della società civile, staremo attenti ad assicurare che i nostri investimenti portino a prodotti e servizi che aiutino veramente i migranti e le comunità ospiti. Per stabilire i principi guida dei nostri investimenti lavoreremo inoltre a stretto contatto con organizzazioni quali l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e la Commissione per il Soccorso Internazionale. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare per il bene pubblico le innovazioni che solo il settore privato può sviluppare. Spero che il mio impegno ispiri altri investitori a perseguire la stessa missione.

    Tyler Durden
    www.zerohedge.com/news/2016-09-20/soros-investing-500-million-europes-refugees-and-migrants-he-expl...

    Traduzione: Paolo Di Remigio, Roberto Gironi, Federico Monegaglia
    19 settembre 2017
    appelloalpopolo.it/?p=34089
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    00 24/10/2019 18:55
    Il Parlamento Europeo respinge la delibera sui porti aperti

    Piccolo colpo di scena al Parlamento Europeo, che si spacca sui migranti, mandando in minoranza la teorica maggioranza per due voti. La risoluzione sulla ricerca e salvataggio dei migranti nel Mediterraneo è stata respinta. Nella stessa era anche contenuto un forte invito a mantenere i porti aperti alle Organizzazioni Non Governative, come quelle che stanno scaricando numerosi migranti in Italia. La risoluzione è stata respinta con 288 sì e 290 contrari, mentre gli astenuti sono stati 36. Contrario ID, mentre M5s si è astenuto. Si è trattata di una sonora sconfitta per il raggruppamento PPE e S&D, mentre una vittoria per ID, che si è dimostrata non solo solida, ma in grado di raccogliere appoggi trasversali in Parlamento. “Questo risultato è anche dimostrazione che quando il centro-destra lavora unito, non ci sono sinistre che tengano! Apriamo una riflessione politica per tutelare i nostri cittadini e lavorare compatti”, ha commentato la parlamentare europea di ID, Simona Baldassarre.

    24 ottobre 2019
    scenarieconomici.it/il-parlamento-europeo-respinge-la-delibera-sui-porti-aperti/?fbclid=IwAR182tscIp1OMBRvNYLkpJV0V3Z94uVlKycJ0FlCYRuTSl5vOEv...
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    00 04/03/2021 16:16
    I PM di Ragusa:“Mare Jonio pagata per trasbordo migranti”. Ora trema l’ONG

    Dalla Procura di Ragusa arriva un comunicato che ha fatto sobblazare sulla sedia tutti i benpensanti. Ed è una vera bomba. Soldi in cambio del trasbordo degli immigrati. La società armatrice del rimorchiatore “Mare Jonio” sarebbe stata pagata da un armatore danese per il trasbordo di 27 migranti lo scorso 11 settembre:“Ha percepito un'ingente somma quale corrispettivo per il servizio reso”. Questa l’ipotesi della Procura di Ragusa, che ha aperto un’indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione delle norme del codice di navigazione. Questa mattina, la guardia di finanza, la squadra mobile di Ragusa e la guardia costiera, oltre al sequestro della nave, hanno perquisito la sede legale della società armatrice e le abitazioni di soci, dipendenti o amministratori, di fatto o di diritto. I fatti che hanno portato all’emissione del provvedimento riguardano lo sbarco di 27 migranti avvenuto nel porto di Pozzallo, da parte del rimorchiatore, operante per conto della Mediterranea Saving Humans-Aps. I 27 migranti erano stati trasbordati il giorno prima dalla motonave Maersk Etienne, battente bandiera danese, che 37 giorni prima li aveva soccorsi in mare. Come riporta Il Tempo, "secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il trasbordo dei migranti effettuato dall’equipaggio della Mare Jonio sarebbe avvenuto solo dopo la conclusione di un accordo di natura commerciale tra le società armatrici delle due navi, accordo in virtù del quale la società armatrice della Mare Jonio, stando all’accusa, avrebbe percepito un ingente somma quale corrispettivo per il servizio reso”. Da questa mattina sono in corso a Trieste, Venezia, Palermo, Bologna, Lapedona (FM), Mazara Del Vallo (TP), Montedinove (Ap) e Augusta (SR) le operazioni di polizia giudiziaria finalizzate a ricercare ed acquisire ulteriori riscontri sull’accordo commerciale fra i due armatori.

    01 marzo 2021
    www.ilparagone.it/attualita/mare-jonio-pagata-trasbordo/?fbclid=IwAR0QivCiPR3AnptdZya1dzYxFF1jACe-dW2llSuDrWMcJJILxrR...
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    00 29/03/2021 21:15
    Banchieri ed armatori: la ricca lobby che invade l’italia di migranti irregolari. I ricchi che fanno la guerra ai poveri

    Il Giornale prosegue nella sua inchiesta che sta riservando così tante soddisfazioni a chi ha sempre visto qualcosa di strano e di poco chiaro in questo traffico di navi sui due lati del Mediterraneo, non per salvare naufraghi, ma per portare nuovi schiavi da sfruttare in Italia e, sottolineiamo, solo in Italia. Vediamo cosa è stato scoperto sui finanziatori della Mare Jonio di Luca Casarin, il boss dei centri sociali veneti:

    - Ha preso 125mila euro dalla società danese Maersk per prendere a bordo 27 migranti caricati da una nave della Compagnia Armatoriale
    - Tutto questo con tanto di trattativa commerciale (si è partiti da 270mila euro, 10 euro a migrante, prezzo forfettario, poi calato a meno di 5.000) e di fatturazione per “Servizi”
    - Per non pagare tasse si ipotizza il passaggio tramite una “parrocchia sostenitrice”, facendo passare il tutto per un’attività di chiesa. perchè esistono tasse buone e tasse cattive
    - Poi ci sono gli altri finanziatori, in primis “Banca Etica”, il cui AD Nazareno Gabrielli ha finanziato con 400mila euro l’opera di Mare Jonio, ma non è la sola, perché anche Banca Intesa avrebbe finanziato questa organizzazione con 20 o 30mila euro

    Quindi, alla fine, dietro l’attività di questi “Salvatori”, di questi traghettatori, non vi sono altro che i soliti poteri forti, quelli che non soffriranno né per questi poveracci sbarcati né per gli altri poveracci a cui andranno a fare concorrenza sul mercato del lavoro, ma che anzi si avvantaggeranno da questa situazione. Dietro poi ci sono le grandi società di armatori che, così, si tolgono dai piedi il fastidio di salvare veramente qualcuno in mare e quindi doverlo sbarcare da qualche parte. Ci sono gli spazzini del mare che agiscono, a pagamento, al loro posto. Quelli che poi affogheranno perché attratti da questi miraggi non interessano a nessuno, tanto meno a Casarin.

    Guido da Landriano
    28 marzo 2021
    scenarieconomici.it/bancheri-ed-armatori-la-ricca-lobby-che-invade-litalia-di-migranti-irregolari-i-ricchi-che-fanno-la-guerra-ai...

    28 marzo 2021
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    00 08/08/2021 16:46
    Tre migranti svelano il traffico di esseri umani dalla Tunisia, via libera all’incidente probatorio

    Il racconto di tre tunisini, sbarcati il 7 luglio a Lampedusa insieme a un gruppo di complessivi 49 migranti, apre interessanti spunti investigativi nella lotta al traffico di esseri umani dall'Africa, tanto che il GIP Stefano Zammuto, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero Sara Varazi, ha disposto l'incidente probatorio per cristallizzare le testimonianze dei collaboranti che, subito dopo lo sbarco, hanno chiesto di parlare con la polizia per mettere nero su bianco come era stata organizzata la traversata e da chi viene gestito il giro. La loro audizione è stata, però, posticipata al 18 agosto, perché le autorità sanitarie hanno ritenuto necessario disporre l'isolamento fiduciario dei tre migranti che, essendo indagati di reato connesso (il reato di clandestinità non è stato mai abolito), saranno interrogati con l'assistenza di un difensore, l'avvocato Marcella Bonsangue. Intanto, in seguito al racconto dei tre migranti, nelle scorse settimane è stato convalidato il fermo ed è stata disposta la custodia in carcere per il tunisino Faouzi Ben Manssour, 42 anni, riconosciuto in foto dai tre collaboranti. L'indagato, difeso dall'avvocato Gianfranco Pilato, in occasione dell'interrogatorio di convalida, si è difeso dicendo di essere finito al centro di una sorta di complotto perché non avrebbe consentito che l'imbarcazione proseguisse fino alle coste siciliane venendo, invece, fermata davanti a Lampedusa dalla Guardia Costiera e indirizzata verso il molo Favaloro. I tre superstiti hanno raccontato che un gruppo di trafficanti recluta i migranti sulle coste della Tunisia per 6.000 dinari, che equivalgono a circa 1.800 euro, e li caricano su barchini in condizioni di sicurezza proibitive, lasciandoli senza cibo né acqua. Gli imbarchi, secondo il loro racconto, avvengono da diverse spiagge della Tunisia, a bordo di piccole imbarcazioni. I migranti vengono poi trasbordati in mezzi più grandi. I tre collaboranti hanno visionato l'album fotografico di tutti i compagni di viaggio, indicando Manssour come l'uomo che guidava la barca aiutandosi con un GPS.

    Gerlando Cardinale
    05 agosto 2021
    www.agrigentonotizie.it/cronaca/lampedusa-traffico-esseri-umani-via-libera-incidente-probato...
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    wheaton80
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    00 20/01/2022 18:51
    Lecce, in manette due iracheni: gestivano scafisti e clandestini dalla Turchia all’Italia

    Immigrati che dall’Italia gestivano il traffico di clandestini amministrando grandi quantità di denaro e un esercito di scafisti: sono scattate le manette per due organizzazioni criminali, capeggiate da boss iracheni, che da Bari e Venezia si erano accaparrate il controllo degli spostamenti e i trasferimenti degli immigrati irregolari dalla Turchia-Grecia-Albania verso l’Italia e anche oltre.

    Iracheni gestivano traffico di clandestini per l’Italia

    E’ stata chiamata operazione «Astrolabio», ed è sfociata stamattina nel blitz della Guardia di Finanza nei confronti di due dei quattro gruppi criminali accusati di gestire il traffico illecito di clandestini che approdano sulle coste salentine di Lecce. Da lì, i viaggi spesso proseguivano verso altri Paesi europei. Le Fiamme Gialle, in sinergia con il GICO di Lecce e lo SCICO di Roma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia leccese e in collaborazione con gli inquirenti di Albania e Grecia, hanno per mesi monitorato le mosse dei trafficanti di esseri umani. I capi sono risultati essere di nazionalità irachena, mentre i presunti componenti di tutti e quattro i nuclei sono quasi tutti siriani.

    Le indagini
    Il lavoro della Guardia di Finanza si è basato sulle numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre alle riprese video, effettuate da servizi di osservazione e pedinamento svolti in Italia, Grecia ed Albania. Dalle indagini sono emerse le rotte compiute dagli scafisti e gli spostamenti dei trafficanti di esseri umani, nonché i ruoli nell’organizzazione di ciascun componente del gruppo criminale. In particolare uno dei due gruppi presenti in Italia, comandato dal cittadino iracheno R.A.Q., residente nell’hinterland di Venezia, era responsabile del trasferimento in Italia e negli altri Paesi europei di clandestini prevalentemente di etnia arabo-siriana.

    Cristina Gauri
    19 gennaio 2022
    www.ilprimatonazionale.it/cronaca/lecce-in-manette-due-iracheni-gestivano-scafisti-e-clandestini-dalla-turchia-allitalia...
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    00 22/01/2022 13:12
    Centro di controllo in Libia per frenare partenze e ONG

    La Libia avrà presto il suo MRCC, ovvero il Centro di Coordinamento Marittimo della Guardia Costiera. Tempi duri per scafisti e ONG, che a breve saranno costretti a rispettare le direttive imposte dalla normativa internazionale anche sull'area Sar libica. Il progetto, finanziato dall'Unione Europea per 15 milioni di euro, rientra nel più ampio piano comunitario per il contrasto all'immigrazione clandestina a sostegno della Libia nel periodo 2014-2020 nell'ambito di vari strumenti di finanziamento, tra cui il Fondo Fiduciario di Emergenza dell'UE per l'Africa (EUTF), lo strumento europeo di vicinato, l'assistenza umanitaria e lo strumento che contribuisce alla stabilità e alla pace. Dalla sua creazione nel novembre 2015, l'EUTF ha mobilitato 456 milioni di euro per progetti in Libia, oltre la metà dei quali dedicati alla protezione di migranti e rifugiati e un terzo alla stabilizzazione della comunità. I fondi rimanenti sono investiti in azioni per migliorare la gestione delle frontiere (57,2 milioni di euro), con l'obiettivo di sostenere le autorità libiche nel salvare vite in mare e combattere il traffico di migranti. Le specifiche tecniche sono state prodotte dalla Marina Militare italiana, che ha anche bandito la gara, poi aggiudicata dalla RI di Trepuzzi, e trasportato a bordo della nave San Giorgio le strutture nel porto militare di Tripoli, dove l'MRCC sorgerà. In un'area di circa mille metri saranno ospitati 10 shelter. Vi si potranno trovare due sale operative, una sala radio, una cucina attrezzata e 4 alloggi. "Siamo orgogliosi", spiega Lorenzo Tafuro, Direttore Generale di RI, "di avere contribuito alla sicurezza del Mediterraneo, al salvataggio delle vite umane e alla sicurezza dei confini nazionali e comunitari, realizzando e integrando tutte le attrezzature del nuovo MRCC».

    Nel pacchetto da 15 milioni di euro è incluso l'addestramento del personale libico da parte dei militari italiani di Guardia Costiera e Guardia di Finanza, che li affiancheranno per 48 mesi. I libici analizzeranno i dati radar e AIS, il traffico radio, e avranno quindi un quadro chiaro di ciò che accade nella zona Sar. Questo servirà a raccogliere l'allarme proveniente dai barconi in partenza, intervenire attraverso le motovedette che il nostro Paese ha già fornito a Tripoli, ma potranno anche eventualmente deviare e dirigere le navi civili in transito. Sul posto c'è peraltro già un'officina dedicata alla manutenzione dei mezzi. Il progetto fu promosso dalla Guardia Costiera italiana su richiesta formulata congiuntamente dalla Commissione Europea e dall'EAS attraverso il Common Non-Paper del 2016 e fu approvato nel giugno dello stesso anno. "Finalmente", spiega il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, "la Guardia Costiera libica, avendo già la sua area Sar, avrà il suo MRCC e potrà gestire e coordinare i suoi soccorsi. Questo è fondamentale sul fronte del blocco dei flussi migratori e va a rafforzare l'ipotesi che l'Europa deve investire di più su questo fronte. Anche perché in questo modo andrà a decadere la convinzione generale che le ONG debbano intervenire". E conclude:"Fondamentale che la collaborazione tra Italia e Libia abbia generato una sostanziale capacità delle nostre aziende di fare attività lì. Benefici per il Sistema Paese, ma anche per la Libia, che sarà da noi supportata in questa attività". Anche l'europarlamentare leghista Susanna Ceccardi sottolinea:"Ben vengano questi progetti, ma credo che per bloccare l'immigrazione clandestina dovrebbe essere stanziato molto di più per la difesa delle frontiere. La sinistra fa strumentalizzazioni assurde andando contro questo progetto, utile anche a contrastare le morti in mare".

    Chiara Giannini
    20 gennaio 2022
    www.ilgiornale.it/news/cronache/centro-controllo-libia-frenare-partenze-e-ong-2003...
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    wheaton80
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    00 14/04/2022 14:28
    Il TAR:"L'immigrato impari le regole del vivere civile o torni al suo Paese"

    Vive da 13 anni in Italia con regolare contratto di lavoro, ha una famiglia (moglie e due figli), ma non gli è stato rinnovato il permesso di soggiorno dalla Questura. E il TAR ha sottoscritto il provvedimento, rispedendo al mittente il suo ricorso, perché lo straniero "non ha interiorizzato le regole essenziali del vivere civile, violate con la commissione di reati di rilevante gravità". E così può essere rimpatriato.

    Sentenza del TAR: lo straniero che "non impara le regole del vivere civile" può essere espulso
    La sentenza arriva dalla Liguria ed è destinata a fare discutere e probabilmente a creare un precedente che, come si suol dire in questi casi, farà giurisprudenza. Il TAR ligure ha infatti bocciato il ricorso di un cittadino albanese, in Italia da 13 anni, con due bambini di 4 e 7, a cui la Questura di Savona e il Viminale avevano negato il rinnovo del permesso di soggiorno. L'uomo infatti, durante il periodo in cui ha vissuto nel nostro Paese, si è reso protagonista di 16 episodi di cessione di stupefacenti, per le quali è stato condannato a tre anni di reclusione. Una condotta ritenuta dunque non commisurata al vivere civile da parte dei giudici, che hanno deciso per il suo allontanamento.

    Via dall'Italia tutta la famiglia
    Il provvedimento, peraltro, non riguarda soltanto il protagonista della vicenda, ma viene esteso a tutta la famiglia, come hanno spiegato dallo stesso Tribunale Amministrativo nella sentenza di rigetto del ricorso:"La Questura ha evidenziato che tutto il nucleo familiare possiede la stessa cittadinanza e pertanto può rientrare nel Paese di origine senza rischi di divisione. E' stato ritenuto che prevalesse l'esigenza di allontanare uno straniero pericoloso, nonostante la situazione famigliare e gli anni di permanenza in Italia".

    12 aprile 2022
    newsprima.it/attualita/il-tar-limmigrato-impari-le-regole-del-vivere-civile-o-torni-al-su...
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