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Xylella, sequestrati gli ulivi da abbattere. 10 indagati tra cui il commissario del governo Silletti

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    wheaton80
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    00 19/12/2015 00:48

    Terremoto in Puglia sul piano di contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa sugli ulivi. Il Procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, ha emesso un decreto di sequestro preventivo d'urgenza per tutti gli ulivi salentini interessati dal piano per l'emergenza e quindi da abbattere. Dieci le persone indagate, tra cui il commissario straordinario del governo Giuseppe Silletti. I reati ipotizzati, a vario titolo, vanno dalla diffusione di malattia delle piante alla violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, al falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. I reati sarebbero stati commessi nel leccese e zone limitrofe dal 2010 ad oggi. La Procura di Lecce mette quindi in seria discussione le certezze sull’efficacia del piano Silletti annunciate dall’Unione Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole: secondo la Procura non c'è prova che la Xylella sia stata importata dal Costarica. Sembra, invece, un fenomeno presente da anni nel Salento. Non ci sarebbe nemmeno prova dell’efficacia delle eradicazioni, anzi l’essiccamento non ha fatto altro che aumentare. Per la Procura ci sarebbe invece un concreto pericolo per l’incolumità della salute con l’uso importante di pesticidi, alcuni vietati e autorizzati in via straordinaria. L’attenzione è tutta sui campi di sperimentazione della lebbra dell’ulivo: gli stessi dove si è poi diffusa la Xylella. Tra questi ci sono Gallipoli, Alezio e Taviano, Lecce nel parco Rauccio, il Nord Salento fra Sud e Trepuzzi ed il Sud di Brindisi.

    18 dicembre 2015
    www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Xylella-sequestrati-gli-ulivi-da-abbattere-10-indagati-tra-cui-il-commissario-del-governo-Silletti-1df144d8-f7a6-401d-a3d9-199794285...
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    wheaton80
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    00 25/01/2016 22:04
    "La Xylella causata dalle scie chimiche?". Ipotesi shock di Adriana Poli Bortone

    La colpa di Xylella sono le scie chimiche? La domanda shock è di Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce e Ministro dell'Agricoltura, che affida a Facebook i suoi dubbi aprendo scenari a dir poco inquietanti. “Gli USA confessano di usare scie chimiche sul territorio italiano. Se la notizia fosse confermata avremmo tutto il diritto di chiedere se la diffusione della Xylella sul territorio pugliese e salentino in particolare non sia attribuibile anche a questo fenomeno. Riflettiamo: nel tempo è stata distrutta la nostra agricoltura a partire dalla eliminazione del tabacco (la cui coltivazione è stata spostata in altre parti del mondo), della vite, ora dell'ulivo, secondo una volontà precisa da parte dell'Europa che, guarda caso, proprio in coincidenza con la sciagura Xylella concede alla Tunisia l'importazione di quantità esponenziali di olio; il Ministero dell'Agricoltura italiano fa un bel piano di eradicazione degli alberi (per fortuna bloccato dalla procura di Lecce), i terreni "infetti" vengono dichiarati inedificabili per 15 anni, i referendum sulle trivellazioni vengono pressoché eliminati. Dalla somma di queste circostanze potrebbe venire un totale devastante. È fantapolitica pensare che il nostro territorio, ricco di gas nel sottosuolo e di petrolio anche nel nostro mare, per volontà di poteri forti sia destinato non più al turismo e all’agricoltura identitaria, ma alla trivellazione "legalizzata"? Sarà fantapolitica, ma mi incomincia a sorgere il dubbio che Xylella faccia rima con trivella”. Una posizione decisamente “sui generis” quella della senatrice leccese, che mostra di dar credito alle teorie “complottiste” più oltranziste dando spazio anche all'ironia degli internauti.

    20 gennaio 2016
    www.leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=32837&id_rub=130
    [Modificato da wheaton80 25/01/2016 22:04]
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    wheaton80
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    00 14/04/2016 18:56
    Xylella, 450 ulivi germogliano dopo un anno di cure tradizionali e bio. Scienziati: “Interessante, ma serve cautela”



    “La burocrazia ha ucciso più ulivi della Xylella, mentre sul mio terreno 450 alberi, molti dei quali secolari, tornano a germogliare dopo un anno di cure tradizionali e biologiche”. A parlare è Giuseppe Coppola, proprietario di un oliveto in contrada Santo Stefano, tra Alezio e Gallipoli. L’imprenditore ha invitato esperti, scienziati e agricoltori a recarsi sul suo campo e ha illustrato il frutto del lavoro di un anno. In questa zona è iniziato tutto. L’incubo. Ormai quasi 5 anni fa. E da qui Coppola lancia la sua provocazione:“Non credo di aver risolto il problema della Xylella, ma sono convinto che se altri avessero fatto ciò che ho fatto io, forse il batterio non avrebbe avuto la strada spianata”. Gli scienziati lo ascoltano, guardano i risultati di tanti sforzi, ma restano scettici:“Meglio tali pratiche che l’incuria, ma a questo punto bisogna chiedersi se vale la pena investire risorse”.

    L’operazione anti-Xylella passo dopo passo

    Nell’oliveto di contrada Santo Stefano è arrivato anche Joseph Marie Bové, membro dell’Accademia d’Agricoltura di Francia. È stato lui a scoprire la sequenza genetica di Xylella fastidiosa sugli agrumi. Ma c’erano anche Donato Boscia, responsabile dell’Istituto di Virologia del CNR di Bari e Giovanni Martelli, professore emerito di patologia vegetale all’Università di Bari. E poi Confagricoltura e Coldiretti. A illustrare passo dopo passo il lavoro che lui stesso definisce di ‘assistenza infermieristica’ lo stesso Coppola:“Sono state eseguite 5 arature superficiali del terreno. Da sempre la nostra azienda lavora con metodi tradizionali, ma da circa un anno abbiamo incrementato le cure”. Poi 5 trattamenti (prima della potatura e dopo l’emissione della vegetazione) per nutrire la pianta e proteggerla da attacchi di patogeni e per controllare il vettore ‘sputacchina’. “Una potatura radicale – racconta l’imprenditore – è stata eseguita a ottobre scorso nel tentativo di eradicare il patogeno che si era diffuso nell’intero oliveto e sulle branche principali delle piante”. Tutti i tagli sono stati disinfettati con rame e mastice e il materiale di risulta bruciato sul posto. D’estate sono stati eliminati i polloni dai ceppi. Ai trattamenti insetticidi si sono accompagnati quelli tradizionali con il rame per il controllo delle patologie classiche dell’olivo. A settembre la potatura verde di impostazione. “L’olivo è una pianta che si rigenera velocemente e così ha iniziato a germogliare” spiega l’imprenditore. La parte tenera è stata trattata con solfato di rame per renderla forte, ma l’aspetto forse più innovativo di questo ‘esperimento’ esula dall’aspetto terapeutico: “Abbiamo usato lo zolfo in polvere sulla pianta pensando di creare fisicamente un ambiente ostile alla sputacchina, che le impedisse di avvicinarsi alle piante”.

    I costi del metodo e i ritardi
    Giuseppe Coppola conduce, insieme al fratello Lucio, l’attività di famiglia. Che si occupa di ospitalità e agricoltura, nello specifico del settore vitivinicolo. “Per un anno intero abbiamo attinto le risorse necessarie dal comparto turistico della nostra attività – spiega l’imprenditore – destinandole alla lotta alla Xylella. Quanto ci è costato? Tanto. Troppo”. Nel complesso quasi 95 euro a pianta, oltre i 40mila euro. Comunque meno degli indennizzi per l’abbattimento (da 98 euro a pianta) previsti dal piano Silletti-bis. E senza calcolare la perdita in termini di produzione. “Noi abbiamo potuto farlo, ma non è alla portata di tutti. Le istituzioni comprendano la necessità di sostenere il mondo agricolo”. Ed è proprio questo il punto. Al momento non c’è alcun contributo che non sia legato all’abbattimento. Né per quanto riguarda ipotetiche cure, né tantomeno per l’avvio di colture alternative laddove non c’è più soluzione. “Abbiamo lavorato consapevoli che se dopo avere impiantato un vigneto ci vogliono tra i 4 e i 5 anni per tornare a produrre, passano tre generazioni prima di tornare a vedere un ulivo come quelli che ora sarebbero da estirpare. Per questo insistiamo, anche se credo che in alcuni casi sia meglio un intervento radicale. Eliminarne una per salvarne cento”. Oggi le piante dell’azienda sono sane, ma al di fuori dei confini dei Coppola c’è il disastro. “Credo che se le istituzioni avessero sostenuto gli agricoltori – dice Coppola – e se qualcuno avesse fatto il mio stesso esperimento, forse la Xylella non avrebbe avuto vita facile”. Ma il problema – secondo Coppola – nasce da lontano. Da quando l’integrazione sull’olio non è più legata alla produzione effettiva, ma ai terreni.



    Lo scetticismo degli scienziati:“Risultati solo a lungo termine”
    Sforzo apprezzato, ma cautela sulle risorse da destinare. È, in sintesi, la posizione del mondo scientifico riguardo all’esperimento dell’imprenditore gallipolino. “Questa purtroppo è considerata un’area in cui il batterio non è più eradicabile” spiega a ilfattoquotidiano.it Donato Boscia, responsabile dell’Istituto di Virologia del CNR di Bari. Sulla stessa lunghezza d’onda il professore Giovanni Martelli, patologo vegetale e massimo esperto del batterio in questione:“Mi auguro per Coppola e per tutti che quello che ha fatto possa dare risultati interessanti, ma bisogna aspettare”. Entrambi gli scienziati sono d’accordo con Coppola su due aspetti: da un lato i ritardi delle istituzioni e la volontà di stimolare un dibattito in tal senso, dall’altro la lotta alla trascuratezza di certi terreni. “L’incuria o potature ogni 6-7 anni avranno certo contribuito a ritardare una presa di coscienza del problema, anche se non credo ne siano state la causa”. Sui risultati, invece, ci vanno con i piedi di piombo. “Non mi sconvolge che una pianta tagliata e trattata con tanta cura riesca a germogliare – commenta Boscia – Potrebbe essere un primo passo, ma è troppo presto per dirlo. Non dimentichiamo che siamo nell’area di insediamento e il batterio è considerato non più eradicabile. A questo punto per ogni euro speso dobbiamo chiederci se ne vale la pena”. E questa domanda se la pone anche Martelli:“Ad oggi non ci sono rimedi. Quindi personalmente non investirei delle risorse su piante già infette. Chiaro che è preferibile la cura all’abbandono e all’incuria. Per questo apprezzo il lavoro che ha svolto Coppola, ma i risultati, che oggi sembrano certamente interessanti, si vedranno solo a lungo termine”.

    Luisiana Gaita
    9 ottobre 2015
    www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/09/xylella-450-ulivi-germogliano-dopo-un-anno-di-cure-tradizionali-e-bio-scienziati-interessante-ma-serve-cautela/...
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    wheaton80
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    00 14/05/2018 02:08
    Xylella, Mellone passa al contrattacco: vieta i pesticidi e promette multe per i trasgressori

    Mentre si continua a discutere sul decreto Martina con cui il Ministro delle Politiche Agricole ha imposto l’uso di pesticidi per frenare il vettore (tra cui l’ormai nota sputacchina) accusato di trasportare la Xylella Fastidiosa, il Sindaco Pippi Mellone ha deciso di lasciare da parte le parole e passare ai fatti, anzi “al contrattacco”, come si legge nella nota stampa con cui annuncia l’ordinanza (n.195) “contingibile e urgente” che vieta di utilizzare su tutto il territorio comunale pesticidi e prodotti fitosanitari estranei alle normali prassi agricole. Quelli finiti sotto accusa, insomma. «Il provvedimento intende tutelare l’ambiente e la salute pubblica, preservare da possibili contaminazioni il suolo, l’acqua, i prodotti agricoli, salvaguardare infine la biodiversità», si legge. Ma c’è di più: chi viola il divieto è soggetto alla sanzione amministrativa di 500 euro. Il decreto “incriminato” obbliga all’uso di erbicidi come il “glifosato”, finito spesso sotto i riflettori per i gravi rischi per la salute umana denunciati da fonti autorevoli, oppure l’uso di insetticidi «neonicotinoidi» e l’acetamiprid, un neurotossico che può avere conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario. Senza contare gli effetti devastanti che questi composti hanno per le api. “Queste sostanze”, ha spiegato il sindaco Pippi Mellone, “possono rimanere nel suolo e nelle falde acquifere per lungo tempo e possono accumularsi nelle piante, comprese quelle a destinazione alimentare umana e animale. Non possono essere imposte per legge. Attenderemo le disposizioni dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, cui il decreto demanda la decisione sulle modalità operative sui singoli territori, ma nel frattempo vogliamo eliminare ogni rischio e agire tempestivamente a tutela dell’ambiente e della salute”. “Non è una questione di disobbedienza, ma semplicemente un atto di difesa ragionevole del territorio. C’è molta agitazione tra gli agricoltori, soprattutto chi ha scelto di investire sul biologico, tra gli operatori del turismo, che temono un danno d’immagine, tra i cittadini, che hanno paura del cibo contaminato. Capisco perfettamente che in gioco c’è la sopravvivenza dei nostri ulivi e delle altre piante a rischio, ma non è pensabile che per questo si obblighi all’uso scriteriato dei pesticidi, con rischi altissimi per l’equilibrio ambientale”, conclude il primo cittadino.

    12 maggio 2018
    www.leccenews24.it/politica/insetticidi-xylella-mellone-vieta-uso-pesticidi...
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    wheaton80
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    00 16/07/2018 23:45
    «Non c’è alcun boom di casi Xylella»: a dirlo è la Regione Puglia

    Epidemia: (dal greco ἐπί + δήμος, lett.: sopra il popolo, sopra le persone) manifestazione collettiva d’una malattia, che rapidamente si diffonde fino a colpire un gran numero di soggetti in un territorio, si sviluppa con andamento variabile e si estingue dopo una durata variabile. Sul “gran numero” la Treccani non si sbilancia ma “intuizione” vuole che l’1% di soggetti colpiti non equivalga a un gran numero. L’1% è la percentuale di alberi in cui è stata riscontrata la presenza del batterio Xylella in Puglia dagli ultimi monitoraggi effettuati dalla Regione (dati diffusi nel comunicato n. 3356 pubblicato il 4 aprile 2018 su www.regioni.it) (1). Una cifra che, forse, non si è tenuta abbastanza in considerazione. “È dal 2013 che non si tiene conto dei dati. Da quando, senza alcuna evidenza scientifica, la Regione Puglia dichiara l’emergenza stabilendo come misure di contrasto l’estirpazione delle piante e l’uso di insetticidi per l’eliminazione dei vettori (delibera del 29 ottobre 2013, n. 29)”. A parlare è Margherita Ciervo, docente di geografia economico-politica all’Università di Foggia (2) (3). Ad aprile 2014 si apprende dall’Audit della Commissione Europea che su 12.109 campioni sono risultati positivi 242, ovvero l’1,99% del campione. Passa un anno e poco cambia. “A marzo 2015 l’allora Commissario Silletti dichiarava 1.000.000 di alberi infetti nella sola provincia di Lecce, fornendo, da quanto risulta dalla stampa, tali cifre alla Prefettura, continua Ciervo, mentre i dati del Ministero a giugno 2015 dichiaravano che le piante risultate positive al batterio erano 612 su 26.755 campionamenti effettuati sia nella provincia di Lecce sia nel Comune di Oria”. Nella tabella che segue i risultati della strategia di monitoraggio per zona delimitata (ottobre 2014-giugno2015):

    www.terranuova.it/var/terranuova/storage/images/media/images/xilella1/1337736-1-ita-IT/xile...

    E così, tra un falso allarme e un dato vero, arriviamo nel 2018 con Coldiretti e altre associazioni di categoria che denunciano a mezzo stampa oltre 10.000.000 di alberi infetti e la Regione Puglia che in un comunicato parla invece di circa 3.000 piante positive al batterio su un totale di 325mila campioni analizzati: l'1% appunto. È il 4 aprile 2018 e nel testo divulgato dalla Regione si legge:“In due anni, a fronte di 325mila campioni analizzati, è risultato infetto l'1% delle piante, una percentuale comunque bassa rispetto ai milioni di esemplari di ulivi presenti nel territorio pugliese. L’assessore all’Agricoltura della regione Puglia Leonardo Di Gioia dichiara che il servizio fitosanitario funziona e che non esiste alcun boom di casi Xylella, come dimostrano i dati”. “A febbraio 2018”, afferma Di Gioia, “è ripreso il monitoraggio da parte dell'ARIF, per completare la zona di contenimento e la zona indenne non concluse a dicembre 2017. L’ultimo aggiornamento disponibile, inviato al servizio nazionale e per suo tramite alla Commissione Europea, dà evidenza del monitoraggio al 23 marzo 2018. Nel complesso, la campagna 2017-18 ha riguardato 1.626 chilometri quadrati di territorio nelle fasce di contenimento e cuscinetto con il prelievo e l’analisi di campioni da 169.124 piante di cui 3.058 trovate infette. La situazione si è quindi modificata, ma non di molto, rispetto ai dati provvisori disponibili al 31 dicembre del 2017, i quali davano conto di 125.345 campioni analizzati e 2.980 piante infette. Come è facile verificare con i nuovi dati, il tasso di piante infette sul totale delle ispezionate si è ridotto dal 2,3% all’1,8%”.

    www.terranuova.it/var/terranuova/storage/images/media/images/5xt1ltg/1337748-1-ita-IT/5xT...

    Ottimo, no?! No. Perché sebbene questi dati siano stati ulteriormente confermati il 13 giugno 2018 nel corso del convegno “Il ruolo della Regione Puglia nella Gestione di Xylella fastidiosa: obiettivi, metodi e strategie”, promosso e organizzato proprio dalla stessa Regione a Lecce, la narrazione continua ad essere a dir poco allarmistica. E l’emergenza, secondo quanto dichiarato da più voci e riportato a mezzo stampa, ora si starebbe espandendo anche nel brindisino, arrivando a Cisternino, Ostuni e Ceglie Messapica. Su che basi, ancora una volta, non è dato saperlo. Ma una cosa è certa: proprio in quelle zone, ad oggi, i pochi ulivi in cui è stato trovato il batterio nel 2017 non solo sono vivi e vegeti ma non presentano alcun segno di disseccamento. Contro ogni pronostico e contro le affermazioni degli stessi ricercatori del CNR IPSP di Bari, pronti a sostenere che il batterio si manifesti nelle piante (e che quindi possa essere rilevato dagli esami molecolari) solo dopo un anno dall'inoculo, tuttora queste piante sono in perfetto stato di vegetazione. Com’è possibile? “Si tratta dell’ennesima prova sul campo dell’assenza di una correlazione causale tra la presenza del batterio Xylella fastidiosa e il disseccamento rapido degli ulivi. Appare sempre più evidente, infatti, che alberi visibilmente sani possano contenere il batterio mentre alberi visibilmente malati ne siano totalmente estranei”. A parlare è Angelo Cardone, coltivatore ed esponente del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio della Valle dell’Itria.

    www.terranuova.it/var/terranuova/storage/images/media/images/xilella3/1337744-1-ita-IT/xilella3_l...

    “Questo è l’olivo di contrada da Lamacesare-Termetrio che a settembre dell’anno scorso è stato definito infetto dal batterio Xylella fastidiosa da parte dell’Osservatorio Fitosanitario di Bari. Come si può vedere l’albero non ha alcun ramo secco. È passato quasi un anno dalla segnalazione, ma a differenza di quanto sarebbe dovuto accadere secondo la Regione Puglia e il CNR, qui non c’è alcun segno di malattia. Tanti giornali hanno parlato di segnali evidenti di disseccamento. Di Xylella che avanza. Hanno pubblicato foto di alberi secchi e gialli. Ma la realtà è un’altra”. A Cisternino, in effetti, l’olivo incriminato è tuttora verdissimo. Come tutti quelli attorno. Eppure vorrebbero abbatterli. E in fretta. “Per evitare il contagio, dicono. Dopo 10 mesi nei quali nulla è stato fatto, ora hanno fretta. Perché? Forse il motivo è proprio che queste piante, nonostante la presenza del batterio, siano sanissime e rappresentino una testimonianza scomoda che dimostra, in pieno campo, che la Xylella non è la causa della malattia degli olivi del Salento”, risponde Cardone. Alla luce di questi fatti e di questi numeri non è quindi lecito chiedersi: ma di quale epidemia stiamo parlando? “L’unica epidemia, in tutta questa faccenda, a quanto pare è quella mediatica, che riporta numeri bulgari di ulivi infetti a fronte di poche migliaia di casi, in alcuni dei quali il disseccamento non è neanche presente”, conclude Cardone. “Una mistificazione della realtà, questa sì, che potrebbe essere passibile di denuncia per procurato allarme. Nonché per disastro ambientale”. Tanti ricercatori, scienziati e professori da anni stanno contestando i mezzi con cui la Regione Puglia prima e il Governo poi vorrebbero combattere la Xylella fastidiosa, offrendo al contempo reali ed efficaci strumenti per contrastare il disseccamento rapido degli ulivi, quella sì reale emergenza delle terre salentine. Si tratta di sperimentazioni finanziate dalla stessa Regione Puglia, che in poco tempo hanno dato risultati incredibili, riportando addirittura a produzione ulivi dati per morti. Perché non ripartire da qui?

    Note

    (1) www.regioni.it/newsletter/n-3356/del-04-04-2018/xylella-di-gioia-ridotto-numero-piante-infette-ispezionat...
    (2) The olive quick decline syndrome (OQDS) diffusion in Apulia Region: an apparent contradiction according to the agricultural model – journals.openedition.org/belgeo/20290
    (3) Xylella fastidiosa: nelle pieghe della rappresentazione dell’emergenza, in Scienze e Ricerche n. 17, 15 novembre 2015, pp. 75-95

    06 Luglio 2018
    www.terranuova.it/News/Agricoltura/Non-c-e-alcun-boom-di-casi-Xylella-a-dirlo-e-la-Region...
    [Modificato da wheaton80 16/07/2018 23:51]
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    wheaton80
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    00 16/11/2018 17:37
    Inquinamento falda sotto il gasdotto: perquisiti cantieri e sedi TAP, 3 indagati

    Ieri mattina i militari del NOE di Lecce insieme a quelli di Roma e Milano e ai carabinieri del capoluogo salentino hanno perquisito le sedi legali, operative, gli uffici e i cantieri di TAP a Melendugno (Le), Roma e Lecce, mentre a Villafranca Padovana (Pd) è stata perquisita la sede del laboratorio analisi SGS Italia SPA, centro di analisi utilizzato dalla multinazionale per le indagini ambientali sui cantieri dell'opera. I carabinieri hanno sequestrato alcuni documenti, anche su supporto informatico, tra cui tutti i rapporti di prova e analisi, dal novembre 2017 a oggi, collegati ai campionamenti effettuati sulle acque di falda sotto il cantiere TAP a San Basilio di Melendugno (Le), dove dopo le indagini dei militari e di Arpa Puglia era stato riscontrato il superamento dei limiti di alcune sostanze pericolose, tra cui il cromo esavalente. Ci sono tre indagati: Clara Risso, legale rappresentante di TAP Italia, Michele Mario Elia, country manager della società, e Gabriele Paolo Lanza, project manager di TAP in carica dal 15 marzo scorso. L’ipotesi di reato è scarico abusivo contenente elementi inquinanti.

    L’inchiesta, oggi al sequestro di documentazione sulla realizzazione del Gasdotto TAP, nel Salento, nasce dopo che il sindaco di Melendugno, Marco Potì, nel luglio scorso, aveva emesso una ordinanza di divieto di prelievo dell’acqua dai pozzi dell’area del cantiere, in località San Basilio, per l’accertato sforamento dei limiti di alcune sostanze pericolose (manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente), la cui presenza era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma, così come si evinceva dai regolari controlli effettuati da TAP. L’azienda, sempre secondo quanto veniva sottolineato nell’ordinanza del sindaco, non avrebbe impermealizzato l’area di cantiere come previsto nella prescrizione A36 e A55 della Via, causando la dispersione in falda delle sostanze pericolose.

    Potì emise l’ordinanza di divieto di prelievo di acqua dai pozzi per superamento dei limiti di alcune sostanze pericolose come nichel, cromo, arsenico, vanadio e manganese, la cui presenza era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma, in alcuni casi anche di cinque volte. Il divieto prevedeva una validità di 30 giorni a decorrere dal 24 luglio e, comunque, «fino alle determinazioni che saranno assunte di concerto con le competenti altre autorità». Il primo cittadino aveva anche disposto l’immediata sospensione di ogni attività presso il cantiere di San Basilio, dove è stato realizzato il pozzo di spinta del gasdotto. Lavori che restano bloccati, così come deciso ieri dal TAR Lazio, che si è pronunciato sull'impugnazione che il Consorzio aveva prodotto per l’annullamento, previa sospensiva cautelare, dell’ordinanza del 24 luglio 2018 emessa dal sindaco di Melendugno.

    Fonti dell’azienda TAP che sta costruendo il gasdotto che approderà nel Salento, interpellate dall’ANSA, affermano che «TAP sta assicurando la massima collaborazione alle autorità» nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento della falda, aperta dalla Procura di Lecce, che oggi ha portato a sequestri di documentazione da parte dei militari del NOE e nella quale risultano indagati per scarico abusivo contenente elementi inquinanti Clara Risso, legale rappresentante di TAP Italia, Michele Elia, country manager della società, e Gabriele Paolo Lanza, project manager di TAP in carica dal 15 marzo scorso. Le stesse fonti TAP affermano che "continueranno su questa strada nel proseguimento delle indagini nella convinzione che esse non potranno che dimostrare l'assoluta correttezza di quanto TAP fino ad ora ha realizzato».

    Lezzi:«No agevolazioni»

    Sul gasdotto TAP «c'è un’inchiesta della Procura di Lecce che io mi auguro faccia chiarezza. Noi il TAP non l’abbiamo voluto né imposto, ce lo siamo trovato, ma sicuramente non daremo agevolazioni», dice il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi, commentando l’operazione dei NOE negli uffici TAP. «Quando abbiamo incontrato il sindaco di Melendugno abbiamo promesso, anche grazie e attraverso il Premier Conte, che non ci sarebbero stati decreti salva TAP».

    No TAP:«Sospendete i lavori»
    «La sospensione di tutti i lavori del cantiere TAP fino alla conclusione delle indagini": lo chiede il Movimento 'No Tap' dopo aver appreso delle perquisizioni e dei sequestri di documenti a carico di Tap disposti dalla Procura di Lecce nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento della falda acquifera e dei pozzi nei pressi del cantiere di San Basilio, dove dovrebbe approdare il gasdotto. Nella nota gli attivisti chiedono “massima chiarezza su quanto sta avvenendo”, ribadendo che “la nostra battaglia ha sempre denunciato strane irregolarità, che oggi forse vengono a galla”. Il movimento precisa che “era febbraio quando sui nostri canali multimediali denunciammo strani fumi che uscivano dalla falda di San Basilio. Gli stessi carabinieri del Noe dichiararono nel 2006 che non c'era stato un inizio lavori nei tempi, dichiarazione che qualcuno forse archiviò troppo frettolosamente” (il riferimento é alla prima inchiesta sul gasdotto TAP aperta dalla Procura di Lecce dall’allora Procuratore Capo Cataldo Motta e poi archiviata, ndr). Il Movimento No TAP chiede anche che siano effettuati attenti controlli in mare, al largo di San Foca, dove sono in corso i lavori finalizzati alla realizzazione del microtunnel.

    16 Novembre 2018
    www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/lecce/1081196/inquinamento-falda-sotto-il-gasdotto-perquisiti-cantieri-e-sedi-tap-3-indag...
    [Modificato da wheaton80 16/11/2018 17:38]
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    wheaton80
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    00 31/03/2021 18:56
    La Puglia autorizza anche prodotti naturali per il contrasto alla xylella

    Anche il biologico tra le armi per affrontare la piaga della xylella, che ha decimato gli ulivi secolari in ampie zone della Puglia. La Regione ha infatti deciso di autorizzare per il contrasto al famigerato batterio anche prodotti naturali ammessi per l’agricoltura biologica e non solo pesticidi di sintesi.

    Il pericolo che i pesticidi diventassero obbligatori anche per oasi e aziende bio
    “La ragionevolezza della Regione ha evitato uno scontro dal quale tutti sarebbero usciti sconfitti”, ha commentato il delegato del WWF Italia per la Puglia, Nicolò Carnimeo, dopo la dichiarazione con cui l’Assessore Regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, ha ufficializzato la decisione della Regione. Viene così scongiurato quanto inizialmente proposto nella bozza del Piano di azione per il contrasto e diffusione della xylella presentato nelle settimane scorse dalla Direzione del Dipartimento Agricoltura della Puglia che, secondo il WWF, avrebbe messo a repentaglio un terzo delle aziende agricole biologiche pugliesi e determinato un grave impatto sulla biodiversità nel sistema delle aree naturali protette regionali.

    Il braccio di ferro

    Le associazioni ambientaliste e del biologico avevano inviato delle note tecniche contenenti proposte per garantire anche l’uso di pesticidi naturali nelle numerose aziende agricole certificate in biologico e nelle aree naturali protette, comprese le due oasi WWF di Torre Guaceto e delle Cesine. La Regione Puglia non aveva inizialmente tenuto conto dell’articolo 10 del Regolamento di Esecuzione UE 2020/1201 della Commissione, relativo alle misure per prevenire l’introduzione e la diffusione nell’Unione della xylella fastidiosa, nel quale è indicato che si devono privilegiare le soluzioni non chimiche, favorendo invece quelle biologiche e meccaniche. Il WWF ha sottolineato anche l’evidente contrasto della bozza del Piano Regionale con il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, scaduto dal febbraio 2018, che fa specifico riferimento alle aree naturali protette prevedendo la possibilità di “limitazioni o divieti di impiego dei prodotti fitosanitari”. Il WWF ha dunque proposto l’esonero delle aziende agricole biologiche e di quelle ricadenti nei Parchi, nelle Riserve Naturali e nei siti Natura 2000 dall’obbligo di effettuare i trattamenti fitosanitari con sostanze chimiche di sintesi e la riduzione della fascia dove realizzare i trattamenti con questi pesticidi, evitando così la perdita della certificazione dei prodotti biologici con un conseguente grave danno economico per gli agricoltori ed un impatto insostenibile su specie ed habitat protetti.

    WWF - Le alternative esistono, basta che la politica lo voglia
    Per Franco Ferroni, Responsabile Agricoltura del WWF Italia:“Ringraziamo la Regione Puglia, che ha fatto la scelta giusta utilizzando buon senso per questa importante decisione che salvaguardia le produzioni agricole biologiche e la biodiversità nelle aree naturali protette pugliesi. L’auspicio è che il confronto costruttivo avviato con la Regione prosegua per trovare una soluzione sostenibile e definitiva per il contrasto alla xylella. Le alternative all’uso dei pesticidi di sintesi esistono e serve solo la volontà politica per metterle in atto con saggezza e lungimiranza”.

    Leonardo Masnata
    31 marzo 2021
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