00 27/10/2017 01:10
Il glifosato e la mala erba della Monsanto

L’Unione Europea ha rinviato per l’ennesima volta la decisione sul glifosato, l'erbicida più diffuso al mondo. I governi devono scegliere se rinnovare l’autorizzazione ormai in scadenza o dare retta all’opinione pubblica che in larga maggioranza vorrebbe l’immediata messa al bando. Ma in ballo c'è molto di più del destino di un diserbante da 5 miliardi di dollari. C’è la sopravvivenza di un colosso come Monsanto e il futuro di un modello di agricoltura industriale sorretto dall’abuso di dopanti chimici, su cui prospera anche il mercato degli alimenti geneticamente modificati. L’introduzione del glifosato in agricoltura risale al 1974, quando Monsanto lo commercializzò con il marchio Roundup per liberare campi e giardini dalle malerbe. Ma le vendite si sono impennate vent’anni fa, con l’arrivo delle colture geneticamente modificate resistenti all’erbicida. Il glifosato poteva essere spruzzato anche dopo la semina delle piante biotech e Monsanto guadagnava sia sulle sementi sia sul Roundup. Oggi il glifosato è presente in 750 prodotti e ogni anno se ne vendono centinaia di migliaia di tonnellate. Quasi metà della domanda è legato alla coltivazione di piante geneticamente modificate. Viene da pensare che manipolare il genoma della soia e del mais sia servito a Monsanto soprattutto per vendere più glifosato, con buona pace per la salute degli agricoltori, dell’ambiente e della fame del mondo. Di certo le colture GM non hanno ridotto l’impiego di erbicidi, che al contrario è aumentato, aggravando la contaminazione ambientale e i rischi sanitari per agricoltori e selvicoltori:

www.repubblica.it/scienze/2016/09/20/news/contrordine_le_coltivazioni_ogm_costringono_a_usare_piu_erbicidi-14...

Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica “Jama”, da quando nel 1994 sono stati introdotti gli OGM in agricoltura, negli Stati Uniti l’uso del glifosato è aumentato di circa 15 volte, mentre l’esposizione umana è aumentata di cinque volte:

health.ucsd.edu/news/releases/Pages/2017-10-24-exposure-to-glyphosate-chemical-found-in-weed-killer-increased-over-23-ye...

Negli USA le denunce contro Monsanto intentate da persone colpite da un linfoma non Hodgkin, un raro tumore del sangue, sono già 3.500. I primi sospetti sulla cancerogenicità del glifosato risalgono agli anni Ottanta ma il gioco si è fatto duro il 20 marzo 2015, quando l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), afferente all’Organizzazione Mondale della Sanità, ha inserito il glifosato tra le sostanze «probabilmente cancerogene» per gli esseri umani. Apriti cielo. Per regolamento l’Unione Europea non può autorizzare il commercio di una sostanza classificata come probabilmente cancerogena. E così ha chiesto all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) un secondo parere. Il parere dell’EFSA è arrivato a metà novembre:«Probabilmente non cancerogeno». Robert Fraley, vicepresidente del consiglio di amministrazione della Monsanto, si è affrettato a twittare:«Ha vinto la scienza!». Ma l’euforia è durata poco. Ben presto si è infatti scoperto che l’EFSA aveva basato il proprio giudizio sul lavoro svolto qualche mese prima dall’Istituto Federale tedesco per la Valutazione del Rischio (BFR), che considera il glifosato «non cancerogeno». Il problema è che gran parte delle valutazioni del BFR era stata in realtà condotta dalla Glyphosate Task Force, un consorzio di industrie agrochimiche europee che comprende i produttori del glifosato. Poi si è scoperto che un centinaio di pagine del rapporto dell’EFSA sulla tossicità del glifosato erano state addirittura copiate quasi parola per parola da un dossier preparato dalla stessa Monsanto. Una farsa. Monsanto ha fatto anche di peggio. Dopo aver liquidato le conclusioni della IARC «scienza spazzatura», ha cercato di influenzare in ogni modo il processo di autorizzazione europeo. Una inchiesta di “Le Monde” basata su documenti interni alla Monsanto ha svelato che la multinazionale americana ha scatenato un’offensiva spregiudicata per intimorire e screditare gli esperti della IARC:

www.lemonde.fr/planete/article/2017/10/05/monsanto-papers-les-agences-sous-l-influence-de-la-firme_5196332_3...

Poi si è attivata per reclutare scienziati disponibili a ergersi in difesa del glifosato. “Le Monde” cita il biologo Henry Miller della Stanford University, editorialista del “Wall Street Journal” e del “New York Times”, celebre per i suoi strali contro l’agricoltura biologica e per le sue accorate lodi a OGM e fitofarmaci, scoperto a firmare su “Forbes” un articolo contro la IARC scritto in realtà da Monsanto. Ne è così seguita anche un’aspra controversia scientifica, perché la IARC è considerata un campione di integrità e autorevolezza. Da sempre le sue valutazioni si distinguono per essere affidate a esperti indipendenti (cioè senza conflitti di interessi con l’industria) e fondate sulla letteratura scientifica pubblicata dalle riviste internazionali anziché su studi commissionati dalle aziende e spesso non verificabili. Ecco perché dopo il pronunciamento dell’EFSA novantasei scienziati di venticinque Paesi hanno sottoscritto una lettera aperta che definisce la gestione dell’affaire glifosato poco trasparente e «scientificamente inaccettabile»

www.efsa.europa.eu/sites/default/files/Prof_Portier_le...

Mentre l’Unione Europea prende tempo, l'opposizione al glifosato non fa che crescere. Oltre un milione di persone hanno firmato una petizione popolare per chiederne la messa al bando. Un recente sondaggio ha svelato che circa l’80% dei cittadini di Italia, Francia, Germania, Grecia e Portogallo vorrebbe che il glifosato fosse vietato immediatamente. I parlamentari europei cominciano a sentire il fiato sul collo. Al termine della conta che si è svolta ieri a Bruxelles, la proposta di rinnovare l’autorizzazione si è scontrata contro il parere sfavorevole di dieci Paesi, tra cui l’Italia e la Francia, mentre la Germania si è astenuta. In assenza di una maggioranza qualificata favorevole al rinnovo, il voto finale è stato rimandato per la quinta volta e per sapere come andrà a finire dovremo aspettare novembre. La saga continua.

Giancarlo Sturloni
26 ottobre 2017
sturloni.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/10/26/il-glifosato-e-la-mala-erba-della-m...