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Brasile, il grande accusatore della Rousseff sospeso dalla Camera. “Tentò di condizionare indagini per tangenti”

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    wheaton80
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    00 09/05/2016 02:21

    Alla fine il colpo di scena è arrivato. Eduardo Cunha, grande accusatore di Dilma Rousseff e abile tessitore della trama che ha portato all’avvio del procedimento per l’impeachment della Presidente brasiliana, è stato sospeso dalla carica di deputato federale e quindi dalla Presidenza della Camera. Per i giudici della Corte Suprema, l’uomo di punta del PMDB (Partito del Movimento Democratico Brasiliano), a giudizio in sei procedimenti giudiziari relativi all’inchiesta Lava Jato con accuse che vanno dall’aver creato conti segreti in Svizzera all’aver ricevuto milioni in tangenti, ha approfittato della sua posizione per tentare di condizionare a suo favore le indagini. Secondo i fedelissimi della presidenta, la decisione del Supremo Tribunal Federal darà un ultimo appiglio giuridico per tentare di evitare la messa in stato d’accusa, nonostante il suo destino sembri ormai segnato. In virtù della decisione dei giudici infatti, l’avvocato generale dell’Unione Josè Eduardo Cardozo chiederà in extremis l’annullamento del procedimento, perché l’avvio sarebbe stato viziato dalla cattiva fede di Cunha. Un tentativo disperato dopo che il 5 maggio, con 11 voti a favore e 5 contrari, la commissione speciale del Senato ha dato il via libera all’inizio delle discussioni che termineranno la prossima settimana con il voto della camera alta sull’impeachment. In caso di approvazione, Rousseff sarà immediatamente allontanata dall’incarico per sei mesi, durante i quali, sotto la reggenza del Vicepresidente, si svolgerebbe il processo vero e proprio di messa in stato di accusa. Il commento della Rousseff, arrivato subito dopo aver appreso della notizia dell’allontanamento di Cunha, è stato sibillino:“Meglio tardi che mai”, riferendosi al ritardo da parte del giudice nell’adottare la decisione, più volte stigmatizzato. Nei ben cinque mesi necessari per la valutazione, infatti, tra la richiesta di allontanamento protocollata a dicembre e la decisione di giovedì, il ruolo di Cunha nell’avvio del procedimento di impeachment di Dilma è stato fondamentale. E’ stato il Presidente della Camera ad aver accettato alla fine dello scorso anno la richiesta, adottando una procedura parlamentare di urgenza affinché il caso fosse votato alla camera già in aprile.

    E la Rouseff non si è fatta scappare l’occasione di accusare ancora una volta l’ex alleato:“Alla base di questo impeachment c’è un ricatto del signor Eduardo Cunha, il quale aveva chiesto al governo un voto per impedire il suo processo davanti alla commissione etica della camera e, non avendolo ottenuto, aveva fatto andare avanti il procedimento. Un abuso di potere – ha dichiarato la Presidente – avendo sfruttato il suo incarico per vendicarsi”. La decisione di sospendere Cunha a tempo indeterminato è stata adottata giovedì all’unanimità dagli 11 giudici della Corte Suprema brasiliana su proposta del giudice del Supremo Tribunal Federal, Teori Zavascki. La misura straordinaria è stata richiesta e ottenuta per il coinvolgimento di Cunha nell’inchiesta sul maxi giro di tangenti tra politici, imprese private e Petrobras. Lo scorso dicembre il Procuratore Generale della Repubblica Rodrigo Janot aveva chiesto di allontanare Cunha perché, da Presidente della Camera, l’uomo di peso del PMDB avrebbe approfittato della sua posizione per cercare di condizionare a suo favore l’esito dell’indagine. Il che, scrive Teori nelle sue motivazioni, “oltre a rappresentare un rischio per le investigazioni penali a suo carico davanti a questo Supremo Tribunal Federal, la permanenza di Cunha va contro la stessa dignità dell’istituzione da lui presieduta. Non ci sono condizioni personali minime perché possa essere Presidente della Camera e non si qualifica minimamente per eventualmente sostituire il Presidente della Repubblica”. Chi presiede la Camera dei Deputati, secondo la Costituzione, è infatti il terzo in linea di successione in caso di impeachment, e in caso di impedimento del Vicepresidente, Michel Temer, e del Presidente del Senato, Renan Calheiros. Una possibilità non certo da escludere, essendo entrambi, come Cunha, indagati per corruzione e riciclaggio. E non solo loro. Chi assume la Presidenza della Camera al posto di Cunha è Waldir Maranhão del PP (Partito Progressista), al quale è stato già consigliato di mantenere un profilo basso e di agire con discrezione per evitare gli stessi problemi del suo predecessore. Anche Maranhão, insieme con altri 150 parlamentari, è indagato infatti nell’inchiesta “Lava Jato”.

    Luigi Spera
    7 maggio 2016
    www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/07/brasile-il-grande-accusatore-della-rousseff-sospeso-dalla-camera-tento-di-condizionare-indagini-per-tangenti/...
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    wheaton80
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    00 09/05/2016 18:51
    Brasile, “Presidente Camera annulla voto su impeachment contro Dilma Rousseff”

    Annullato il processo di impeachment contro Dilma Rousseff, perché la votazione sul caso è andata al di là dei limiti della denuncia contro la Presidente, trattando la questione dello scandalo ‘Lava Jato’ oltre alle presunte irregolarità nei conti pubblici. Ad annunciarlo è stato il Presidente ad interim della Camera brasiliana, Waldir Maranhao, che ha chiesto l’annullamento della votazione del 17 aprile scorso. In quell’occasione è stata decisa l’apertura della procedura della messa in stato d’accusa della Rousseff, accogliendo una richiesta in tal senso dell’avvocato generale dello Stato, José Eduardo Cardozo. In una nota della Camera, Maranhao sostiene che “i partiti politici non potevano dichiarare un orientamento generale e impedire ai parlamentari di votare liberamente”. Non si conoscono i dettagli, ma oggi è attesa la pubblicazione ufficiale del documento. La messa in stato d’accusa di Rousseff, peraltro, era tornata in discussione dopo la sospensione dalla carica di deputato federale e dalla Presidenza della Camera di Eduardo Cunha, predecessore di Maranhao e abile tessitore della trama della messa in stato d’accusa della Presidente brasiliana. Per i giudici della Corte Suprema, Cunha ha cercato di influenzare a suo favore l’esito di un’inchiesta per corruzione a suo carico. La procedura di impeachment è approdata al Senato, dove era prevista una votazione il prossimo mercoledì. La decisione di Maranhao ha colto di sorpresa le istituzioni brasiliane e al momento non è ancora chiaro l’orientamento del Senato. In sostanza ora il Presidente della Camera chiede che il processo torni all’esame dei deputati, dopo essere già avanzato al Senato, dove la Commissione Speciale ha votato venerdì a favore del procedimento. Il voto alla Camera Alta sarebbe previsto per mercoledì 11 e non è chiaro se questo calendario sarà mantenuto.

    F. Q.
    9 maggio 2016
    www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/09/brasile-annullato-il-processo-di-impeachment-contro-dilma-rousseff/...
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    wheaton80
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    00 11/05/2016 00:50
    Fallisce il tentativo di bloccare la destituzione di Dilma Rousseff

    L’11 maggio il Senato brasiliano procederà con il voto sulla destituzione della Presidente Dilma Rousseff, accusata di aver manipolato i conti pubblici nel 2014. Il 9 maggio il Presidente ad interim della Camera Waldir Maranhão, che ha sostituito Eduardo Cunha, ha annullato per vizio di forma il voto del 17 aprile con cui i deputati avevano approvato la procedura di messa in stato d’accusa di Rousseff, ma poche ore dopo ha revocato la decisione dietro pressione del suo partito. Intanto nel Paese proseguono le manifestazioni a favore e contro la destituzione della Presidente.

    10 maggio 2016
    www.internazionale.it/video/2016/05/10/fallisce-blocco-destituzione-di-dilma-...
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    wheaton80
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    00 11/05/2016 00:53
    Brasile, governo ricorre a Corte Suprema contro 'impeachment' Rousseff

    Il governo della Presidente brasiliana Dilma Rousseff ha presentato ricorso alla Corte Suprema per fermare l'apertura della procedura di impeachment, che domani dovrà essere votata in Senato. Secondo quanto riferiscono i media locali, gli avvocati che rappresentano la Presidente chiedono "l’annullamento della procedura" perché il voto per la messa in stato di accusa, che si è svolto alla Camera il 17 aprile, è stato influenzato dall’ex Presidente dell’Assemblea Eduardo Cunha.

    10/05/2016
    www.adnkronos.com/fatti/esteri/2016/05/10/brasile-senato-conferma-per-domani-voto-impeachment-rousseff_R3ZVcQGMTS3cVff1WDOBuM.html?re...
    [Modificato da wheaton80 11/05/2016 00:53]
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    wheaton80
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    00 12/05/2016 21:56
    Brasile: un modello di golpe che mostra come le democrazie possono sparire

    Nel 2002, una formazione di centrosinistra del Brasile, il Partito dei Lavoratori (PT) salì alla presidenza quando Lula da Silva vinse a valanga travolgendo il candidato del partito di centro-destra del PSDB (per tutto il 2002, i "mercati" erano indignati per la mera prospettiva di una vittoria del PT). Il PT è rimasto al potere, quando Lula, nel 2006, fu rieletto in un'altra valanga contro un diverso candidato del PSDB. I nemici del PT pensavano di avere l'occasione buona per sbarazzarsi del PT nel 2010, quando la strada di Lula era sbarrata dai limiti dei mandati che gli impedivano di correre ancora, ma le loro speranze furono schiacciate quando il successore attentamente selezionato da Lula, la fin lì sconosciuta Dilma Rousseff, diede 12 punti di distacco allo stesso candidato PSDB che aveva perso con Lula nel 2002. Nel 2014, i nemici del PT versarono enormi quantità di denaro e di risorse per sconfiggerla, ritenendola vulnerabile e pensando di aver finalmente trovato un candidato PSDB stellare, ma persero di nuovo, questa volta con un margine più stretto, quando Dilma fu rieletta con 54 milioni di voti. In sintesi, il PT ha vinto quattro elezioni nazionali di fila: l'ultima appena 18 mesi fa. I suoi avversari hanno vigorosamente tentato di sconfiggerlo alle urne, senza riuscirci, in gran parte per via del sostegno di cui il PT godeva tra le classi povere e lavoratrici del Brasile.

    Quindi, se sei un plutocrate e hai in mano la proprietà dei media più grandi e influenti della Nazione, cosa fai? Elimini del tutto la necessità della democrazia - dopo tutto, essa continua a mandare al potere candidati e politiche che non ti piacciono - e sfrutti le tue catene mediatiche per incitare disordini e quindi insediare un candidato che non avrebbe mai potuto farsi eleggere da solo, ma che servirà fedelmente la tua agenda politica e la tua ideologia. Questo è esattamente ciò che il Brasile sta facendo oggi. Il Senato brasiliano vota l'accettazione di un processo sulla base delle imputazioni di impeachment approvate dalla Camera bassa, il che si tradurrà automaticamente nella sospensione di Dilma dalla Presidenza in attesa della fine del processo. Il suo successore sarà il Vice Presidente Michel Temer del partito PMDB. Quindi, a differenza dell'impeachment presso la maggior parte degli altri Paesi con un sistema presidenziale, qui la messa in stato d'accusa metterà al potere una persona proveniente da un partito diverso da quello del Presidente eletto.

    In questo caso particolare, la persona che deve essere insediata è impregnata di corruzione: accusato da informatori di un suo coinvolgimento in un sistema illegale di acquisto di etanolo, è stato appena dichiarato colpevole e conseguentemente multato per violazioni nelle spese elettorali e affronta un'interdizione per otto anni dai pubblici uffici. È profondamente impopolare: soltanto il 2% lo sosterrebbe come Presidente (http://folhadecondeuba.com.br/lula-tem-21-marina-19-aecio-17-diz-pesquisa-datafolha/) e quasi il 60% vuole che sia messo sotto accusa (lo stesso numero favorevole all'impeachment di Dilma). Ma servirà fedelmente gli interessi dei brasiliani più ricchi: ha intenzione di nominare funzionari di Goldman Sachs e del FMI per governare l'economia (https://theintercept.com/2016/04/22/to-see-the-real-story-in-brazil-look-at-who-is-being-installed-as-president-and-finance-chiefs/) e in caso contrario insediare una squadra totalmente non rappresentativa e neoliberista (composta in parte dallo stesso partito - il PSDB - che ha perso 4 elezioni di fila sotto il PT). Niente di tutto ciò è una difesa del PT. Questo partito - come lo stesso Lula ha ammesso in un'intervista che gli ho fatto (https://theintercept.com/2016/04/11/watch-exclusive-interview-with-former-brazilian-president-lula-da-silva/) - è pieno di gravi episodi di corruzione.

    Quella di Dilma, per molti aspetti critici, è stata una presidenza fallimentare, ed è profondamente impopolare. I dirigenti del sì sono spesso allineati e assoggettati alle élites del Paese a scapito della loro base di sostenitori poveri (https://www.washingtonpost.com/world/the_americas/how-brazils-ruling-workers-party-lost-the-workers/2016/04/24/1b8f02f6-0358-11e6-8bb1-f124a43f84dc_story.html). Il Paese sta soffrendo sia dal punto di vista economico sia in quasi ogni altro aspetto. Ma la soluzione per tutto ciò è di sconfiggerli alle urne, non semplicemente di eliminarli e sostituirli con qualcuno più conveniente per i più ricchi del Paese. Qualunque sia il danno che il PT stia arrecando al Brasile, i plutocrati e i loro giornalisti-propagandisti nonché la banda di ladri di Brasilia che sta allestendo questa parodia sono assai più pericolosi. Stanno letteralmente smontando - frantumando - la democrazia del quinto Paese più grande del mondo. Perfino The Economist - che pure è ostile anche ai più moderati partiti di sinistra, odia il PT e vuole che Dilma si dimetta - ha denunciato l'impeachment (http://www.economist.com/news/leaders/21695391-tarnished-president-should-now-resign-time-go) come «un pretesto per cacciare un Presidente impopolare» e appena due settimane fa ha avvertito che «ciò che è allarmante è che coloro che stanno lavorando per la sua rimozione sono, in molti aspetti, peggiori».

    Prima di diventare un congiurato molto attivo nella sua acquisizione del potere, lo stesso Temer aveva detto l'anno scorso che «l'impeachment è impensabile, creerebbe una crisi istituzionale. Non vi è alcun fondamento giuridico o politico per questo». La più grande truffa di tutte è che le élite dei media brasiliani stanno giustificando tutto questo in nome della "corruzione" e della "democrazia". Come può credere, chiunque sia minimamente razionale, che tutto questo avvenga per la "corruzione", quando stanno insediando come Presidente qualcuno molto più compromesso con la corruzione rispetto alla persona che stanno rimuovendo, e quando le fazioni alle quali si trasferisce il potere sono corrotte oltre ogni possibile descrizione? E se fossero veramente interessati alla "democrazia", perché non muovono l'impeachment anche a carico di Temer e non tengono nuove elezioni, lasciando che siano gli elettori a decidere chi dovrebbe sostituire Dilma? La risposta è ovvia: le nuove elezioni si tradurrebbero quasi certamente in una vittoria di Lula o di altri candidati che non amano, pertanto quel che temono di più è lasciare che la popolazione brasiliana decida chi la governerà. Questa è la definizione stessa della distruzione della democrazia.

    Al di là del suo evidente significato globale, la ragione per cui ho speso così tanto tempo ed energie per scrivere di questi eventi è perché è stato sbalorditivo - e sconfortante - vedere tutto alla luce del sole, specialmente dato il modo in cui i media dominanti del Paese, di proprietà di un piccolo manipolo di famiglie ricche, non consente quasi alcuna pluralità di opinioni. Invece, come Reporter Senza Frontiere ha evidenziato all'inizio di questo mese:«In maniera poco velata, i principali media nazionali hanno invitato il pubblico a contribuire a rovesciare il Presidente Dilma Rousseff. I giornalisti che lavorano per questi gruppi di media sono chiaramente soggetti all'influenza di interessi privati e di parte, e questi conflitti di interesse permanenti sono chiaramente molto dannosi per la qualità delle notizie che riportano». Vivendo in Brasile da 11 anni, è stato stimolante e fortificante osservare un Paese di 200 milioni di persone spezzare le catene di una dittatura militare di destra durata 21 anni (sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito) per portare a maturazione una democrazia giovane e dinamica vibrante e poi prosperare sotto di essa. Il vedere quanto rapidamente e facilmente essa possa venire ribaltata - abolita in tutto, tranne che nel nome - è allo stesso tempo triste e spaventoso da guardare. È anche una lezione importante per chiunque, ovunque nel mondo, presuma allegramente che le cose continuino così come sono o che ci sia stabilità garantita e un continuo progresso.

    Glenn Greenwald
    12 maggio 2016
    Fonte: theintercept.com/2016/05/11/brazils-democracy-to-suffer-grievous-blow-today-as-unelectable-corrupt-neoliberal-is-in...

    Traduzione: Pino Cabras
    megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125860&typeb=0&brasile-un-modello-di-golpe-che-mostra-come-le-democrazie-possono...
    [Modificato da wheaton80 12/05/2016 21:58]
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    wheaton80
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    00 14/05/2016 04:11
    Brasile, Wikileaks: neo Presidente Temer “passava” informazioni a Intelligence USA

    Il Presidente brasiliano ad interim Michel Temer ha fornito informazioni politiche al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in qualità di leader del partito di governo PMDB. Lo ha rivelato il sito investigativo Wikileaks, citando dei cablogrammi del 2006. “Il nuovo Presidente del Brasile #Temer era un informatore dell'ambasciata per l'Intelligence militare degli Stati Uniti”, si legge su Twitter (https://twitter.com/wikileaks/status/731128901574008832?ref_src=twsrc^tfw). In due cablogrammi spediti a gennaio e a giugno 2006, definiti “sensibili”, Temer aveva trasmesso le sue opinioni sull’unità del partito e le prossime elezioni presidenziali al Comando Sud degli Stati Uniti a Miami e al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, tra gli altri, ha riferito Wikileaks:

    wikileaks.org/plusd/cables/06SAOPAULO30_a.html#efmAJZAKWAKfAKARrASHAS1ATbCf0Cf9CgLCgZDOLDOVDWDD...

    Temer, che ha assunto la Presidenza ieri a seguito della sospensione per impeachment del predecessore Dilma Rousseff, ha presieduto il PMDB dal 2001 al 5 aprile 2016.

    13 maggio 2016
    www.ilvelino.it/it/article/2016/05/13/brasile-wikileaks-neo-presidente-temer-passava-informazioni-a-intellig/57fc0148-4624-45ba-aa0f-80446...
    [Modificato da wheaton80 14/05/2016 04:13]
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    wheaton80
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    00 22/05/2016 02:42
    Il Brasile ripiomba nel caos di trent’anni fa

    Sono giorni molto duri per il Brasile. All’interno di una cornice economica decisamente poco incoraggiante (il PIL è a -3,8% e l’inflazione è al 10,6%), anche la situazione politica ed istituzionale appare infatti sempre più grave. Secondo l’ex Presidente Luiz Inacio Lula da Silva, il processo d’impeachment nei confronti della sua erede politica Dilma Rousseff è stato un abuso della democrazia, “un colpo di Stato” come ha testualmente dichiarato ai media che lo intervistavano:“Quello che hanno fatto alla democrazia brasiliana lo posso solo definire come un abuso, che ha costretto il Presidente Dilma Rousseff a dimettersi prima che il suo mandato scadesse”. Il nuovo Presidente ad interim, Michel Temer, s’è subito messo all’opera per disfare i quindici anni di lavoro del PT. La prima mossa del suo nuovo governo, infatti, è stata quella di cambiare i vertici della Banca Centrale: via il vecchio governatore Alexandre Tombini, è arrivato Ilan Goldfajn, attuale capo economista della banca privata Itau. Cinquantenne, nato in Israele, gode della massima fiducia della vecchia tecnocrazia liberista di Brasilia, quella che ha governato il Paese prima del trionfo di Lula. Henrique Meirelles, il nuovo Ministro delle Finanze, l’ha infatti presentato così:“Goldfajn è già stato Direttore della Banca Centrale dal 2000 al 2003 e ha lavorato con me”. Praticamente un’importante rassicurazione rivolta al bel mondo della finanza internazionale che si ritrova a Davos o al G7. Nel frattempo Dilma Rousseff è sospesa dalla carica presidenziale per 180 giorni. La sua temporanea rimozione ha destato vibranti proteste sia nel Paese che a livello internazionale, colpendo anche il mondo del cinema e delle arti. A Cannes, per esempio, la star Sonia Braga e il regista Kleber Mendonca Filho hanno indetto una manifestazione, con cartelloni dove si potevano leggere scritte come “Il Brasile non è più una democrazia” e “Fermate il colpo di Stato”. Dilma ha ringraziato via Twitter i due artisti. Temer rischia di portare a casa una vittoria di Pirro. Anche sul suo conto cominciano a piovere richieste d’impeachment. La Corte Suprema brasiliana, nella persona del giudice Marco Antonio Mello, avrebbe infatti accettato la richiesta dell’avvocato d’origini italiane Mariel Marley Marra, per il quale “Rousseff e Temer vanno processati insieme, perché hanno firmato gli stessi decreti sulla legge di bilancio federale”. Temer s’è difeso affermando di non aver mai partecipato alla stesura di tali documenti. In ogni caso il Presidente della Corte Suprema, Ricardo Lewandowski, andrà avanti per la sua strada: a breve sceglierà la data per la discussione.

    La crisi istituzionale brasiliana, anche per questo motivo, va internazionalizzandosi. L’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) sono infatti già state chiamate in causa affinché esercitino pressioni diplomatiche sulle autorità di Brasilia. Ci s’attende che anche Temer faccia la stessa fine della Rousseff, ovvero che venga destituito, perché i giudici della Corte Suprema, nominati da Lula, sono pur sempre abbastanza vicini alla Rousseff, e per giunta la stima ed il sostegno popolari nei suoi confronti sono scarsissimi. Temer in passato è stato coinvolto nello scandalo delle tangenti che riguardavano il colosso brasiliano del petrolio, Petrobras, ed il suo nome compare decine di volte nell’inchiesta “Operaçao Castelo de Areja” (Castello di Sabbia), sulla corruzione all’interno dell’impresa di costruzioni Camargo Correa. Inoltre è coinvolto pure nell’inchiesta “Caixa de Pandora” (Vaso di Pandora), dove viene indicato come possibile beneficiario di una presunta tangente fissa mensile destinata ad alcuni deputati brasiliani. Ciò non ha comunque impedito a Temer di nominare, dopo il nuovo governatore della Banca Centrale, anche il nuovo Presidente di Petrobras, il forziere e la macchina da soldi del Brasile. Il nuovo padrone di Petrobras è il suo fedelissimo Pedro Parente, che sostituisce Aldemir Bendine, in quota PT. Anche questa nuova nomina, tuttavia, potrebbe venir annullata dal caos istituzionale in cui sta nuovamente precipitando il Paese, un caos che ricorda molto da vicino quello di trent’anni fa, quando il Presidente era Color de Mello. Intanto poche ore fa Dilma Rousseff s’è recata a Belo Horizonte, grande centro industriale del Paese, per partecipare ad una manifestazione contro il suo impeachment e dove Temer è stato espressamente definito come “golpista”. Alla manifestazione, organizzata dalla rete degli studenti, della società civile e dei sindacati, hanno partecipato diecimila persone, un vero bagno di folla per Dilma, che li ha salutati con queste parole:“Grazie per l’affetto, la forza e la lotta. Potete stare sicuri, non ci arrenderemo. Non possiamo lasciare che la democrazia sia ferita e che i nostri diritti finiscano nella spazzatura. Resisteremo, e vi ringrazio per l’immensa energia che mi trasmettete”. Quella di Belo Horizonte è stata, per il momento, l’ultima di una lunga serie di manifestazioni che soprattutto nella giornata di venerdì hanno coinvolto l’intero Brasile.

    Filippo Bovo
    21 maggio 2016
    www.opinione-pubblica.com/il-brasile-ripiomba-nel-caos-di-trent...
    [Modificato da wheaton80 22/05/2016 02:42]
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    00 02/06/2016 18:16
    Va in pezzi il governo Temer


    Fabiano Silveira

    Il governo a interim di Michel Temer, in Brasile, perde un altro pezzo e mostra una volta di più natura e interessi che guidano l’impeachment contro la Presidente Dilma Rousseff. Fabiano Silveira, nominato di recente Ministro di Trasparenza, fiscalità e controllo, si è dimesso dopo la diffusione di un nuovo audio che conferma le trame delle destre per fermare l’inchiesta Lava Jato. Nella registrazione, diffusa dalla rete Globo, Silveira consiglia ai suoi sodali implicati nella Lava Jato come liberarsi dell’indagine sui fondi neri dell’impresa petrolifera Petrobras, che coinvolge partiti, funzionari e uomini politici brasiliani. Silveira, nominato il 12 maggio per “combattere la corruzione”, dà consigli legali al Presidente del Senato, Renan Calheiros su come liberarsi dall’inchiesta in cui è coinvolto. Calheiros è l’uomo che ha presieduto al Senato l’impeachment contro Dilma. Nel quadro della Lava Jato, l’ex Senatore Delcidio Amaral, del Partito dei Lavoratori (PT), lo accusa di essere a capo di una rete di corruzione, insieme a Sergio Machado, ex Presidente di Transpetro (una società controllata dalla Petrobras): a vantaggio di numerosi membri del Partito del Movimento Democratico del Brasile (PMDB), a cui appartiene Temer. Al momento della registrazione, Silveira era assessore del Senato e membro del Consiglio Nazionale di Giustizia. Nell’audio, il Ministro parla di Lava Jato anche con Machado, inquisito dalla Procura di Stato. Per la diffusione di un’altra registrazione di analogo contenuto, una settimana fa ha rinunciato il Ministro della Pianificazione, Romero Juca. Rivolto a Machado, Juca affermava che per «fermare tutto», serviva «un cambio di governo per smettere di sanguinare».


    Romero Juca

    Dalle parole di Juca, registrate tre mesi fa, emergeva la strategia ordita per espellere Rousseff dal governo e applicare un “piano nazionale”: con l’appoggio delle forze più reazionarie come le cerchie militari coinvolte nella passata dittatura. Emergeva anche il sostegno finanziario erogato alla ONG che ha ufficialmente promosso l’impeachment da parte di quattro importanti partiti, tra i quali quello di Temer e Eduardo Cunha, il PMDB, ex alleato del governo. Cunha, un bandito politico che guida le potenti chiese evangeliche, è stato sospeso dalla Presidenza della Camera per rispondere alle numerose accuse a suo carico:“Ma è lui il vero capo del governo Temer”, ha detto Dilma. E anche Temer è a rischio di impeachment per corruzione. Il suo figlio minore, noto come Michelzinho, possiede almeno due proprietà di valore superiore ai 2 milioni di reales brasiliani (556.680 dollari). E ha solo 7 anni, compiuti il 2 maggio. Secondo un comunicato dell’attuale Presidenza del Brasile, si è trattato di un regalo di compleanno, come anticipo sull’eredità. A buon diritto, Dilma Rousseff ha definito l’impeachment “un circo grottesco”: ove una pletora di corrotti la stanno giudicando per un’accusa inesistente, quella di aver truccato il bilancio, facendosi anticipare dalla banca i soldi per i programmi sociali. Una pratica chiamata “pedalata” e frequente in Brasile. Silveira, che Temer avrebbe voluto mantenere nell’incarico, è stato “convinto” alle dimissioni anche dalla decisa protesta del personale del ministero, che gli ha impedito di rientrare nell’edificio:“Fabiano Silveria, per aver partecipato a oscure riunioni in cui ha dato consigli a persone indagate, ha dimostrato di non possedere i requisiti per dirigere un organismo che vigila sulla trasparenza pubblica e combatte la corruzione”, ha scritto il Sindacato Nazionale degli Analisti e dei Tecnici di Finanza e Controllo.

    Movimenti e organizzazioni popolari mantengono la mobilitazione e condannano il golpe parlamentare contro la Presidente. Si moltiplicano le manifestazioni al grido di “Fuori Temer”. Il Frente Brasil Popular e la Central de Trabajadores y Trabajadoras de Brazil hanno convocato una marcia denominata Giornata Nazionale in Difesa della Sicurezza Sociale: con l’obiettivo di respingere il pacchetto di misure neoliberiste annunciate da Temer contro i piani sociali dei precedenti governi del PT a favore dei settori popolari. Da febbraio ad aprile del 2016, il Brasile ha registrato l’indice di disoccupazione più alto dal 2012 (quando hanno preso avvio le indagini di settore): 11,2%. Le persone rimaste senza lavoro sono state 11,4 milioni. Le organizzazioni popolari hanno rimproverato a Rousseff di aver contato troppo sulle fragili alchimie istituzionali e poco sulle sinistre e i movimenti, e ora premono per liberarsi del “governo di fatto” e dare avvio a un processo di riforme strutturali. Dopo il rovescio subito dal governo Rousseff, pugnalato alle spalle dai suoi alleati centristi, il PT ha fatto autocritica e promesso una svolta a sinistra. E quello dell’Assemblea costituente è un obiettivo che ha conquistato sempre più consensi a sinistra. Ma, intanto, domani il Senato decide se approvare il calendario presentato la settimana scorsa dal relatore della Commissione dell’Impeachment, il Senatore Antonio Anastasia, del Partido de la Social Democracia Brasileña (PSDB), che ha fissato per il 2 agosto il voto finale del processo.

    Geraldina Colotti
    31.5.2016
    ilmanifesto.info/va-in-pezzi-il-governo-temer/
    [Modificato da wheaton80 02/06/2016 18:17]
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    00 16/06/2016 02:02
    Brasile, nuova crisi politica dopo richiesta arresto presidenti Camera e Senato. NYT:“Il governo Temer è illegittimo”

    Un rapido sguardo alla lista dei ministri del governo interinale del Brasile, presentato pochi minuti dopo l’allontanamento della Presidente Dilma Rousseff dal vice Michel Temer, era stato già sufficiente per capire che la forzata discontinuità imposta alla guida del Paese con l’impeachment della Rousseff non muoveva in direzione del superamento della corruzione sistemica, come da mesi i nemici della presidenta cercavano di far credere. Con 15 ministri indagati su 24, era apparso evidente quanto la propaganda “giustizialista” contro Dilma, mai coinvolta negli scandali di corruzione, non aveva alcun seguito reale nella composizione del nuovo esecutivo. Con il passare dei giorni il quadro politico è progressivamente peggiorato, fino al colpo di scena di pochi giorni fa: la richiesta di arresto per i presidenti di Camera e Senato, Eduardo Cunha e Renan Calheiros, per l’ex Presidente della Repubblica, Josè Sarney e per il senatore Romero Juçà. Tutti accusati dal Procuratore Generale della Repubblica di ostacolare l’avanzata dell’inchiesta sul maxi giro di tangenti tra Petrobras, imprese private e politici Lava Jato (letteralmente in italiano Operazione Autolavaggio), che li vede tutti direttamente coinvolti, insieme a numerosi altri parlamentari e allo stesso Presidente Michel Temer. Il 6 giugno il New York Times, con un editoriale, è arrivato a definire “illegittimo” il governo in carica.

    La prima breccia era stata aperta nell’esecutivo dieci giorni dopo il varo del governo, quando proprio il Ministro della Pianificazione Romero Juça era stato costretto alle dimissioni a seguito della pubblicazione di un audio nel quale, discutendo con l’ex Presidente della Transpetro (sussidiaria della Petrobras che si occupa del trasporto di idrocarburi) Sergio Machado, indagato come lui nell’ambito dell’inchiesta Lava Jato e passato tra le file dei collaboratori “premiati” della Procura, parlava dell’impeachment della Presidentessa come di un primo passo di un processo con fine ultimo l’indebolimento dell’inchiesta. Un modo forse per spingere Machado a chiudere la bocca. Pochi giorni poi e un altro Ministro aveva dovuto abbandonare la squadra. A lasciare l’incarico alla guida del Ministero della Trasparenza era stato Fabiano Silveira. Anche per lui galeotta era stata la diffusione di un’imbarazzante conversazione con il Presidente del Senato Renan Calheiros, nella quale si criticava pesantemente l’Operazione autolavaggio. La breccia è diventata squarcio pochi giorni dopo, quando il Procuratore Generale della Repubblica, Rodrigo Janot, ha chiesto al Supremo Tribunal Federal l’arresto per il Presidente del Senato Renan Calheiros, il Presidente della Camera già sospeso, Eduardo Cunha, del senatore Romero Jucá, e dell’ex Presidente José Sarney. Tutti esponenti del PMDB, partito che ha mosso i fili della manovra politica che ha portato all’impeachment della presidenta. Secondo l’accusa i quattro avrebbero tramato per combinare la versione da fornire agli inquirenti nell’ambito di una strategia strutturata per evitare di essere messi ancora nel mirino con l’avanzare delle indagini della Lava Jato.

    L’idea era costruire una difesa comune e impedire che l’ex Presidente della Transpetro Sergio Machado, continuando a collaborare con gli inquirenti, li inguaiasse ulteriormente. Tra gli allegati del Procuratore alle richieste di arresto, ci sono infatti documenti che testimonierebbero una tentativo di nascondere le prove delle decine di milioni passati dalla Transpetro a Renan, Sarney e Juça. E non solo, tra le motivazioni della richiesta di arresto dei colonnelli del Partito del Movimento Democratico Brasiliano da parte della Procura Generale della Repubblica, ci sarebbe, secondo quanto riporta il quotidiano Folha “il tentativo di modificare la legge sulla collaborazione degli indagati con la giustizia”. Questo perché è da una relazione del collaboratore “delator” Sergio Machado che sono partite le indagini contro Renan, Juçà e Sarney, accusati di aver ricevuto tangenti milionarie. Accuse dalle quali cercano di difendersi a tutti i costi. Per il Procuratore infatti l’arresto dei quattro è stato giudicato necessario perché il solo allontanamento dalle cariche istituzionali, sorte già toccata a Eduardo Cunha, “non basterebbe a fermare il tentativo di inquinamento delle prove”. La notizia, rilanciata da tutti i giornali brasiliani, ha fatto materializzare i fantasmi evocati sin dal primo momento da Dilma e dai suoi.

    Tutti sostenitori di una lettura differente del processo di impeachment ai danni della Presidente: e cioè una manovra per eliminarla con l’obiettivo di ostacolare la prosecuzione dell’operazione Lava Jato. Esattamente il contrario di quello che però hanno sostenuto per un anno e mezzo, aizzando la popolazione. Dopo oltre 18 mesi di proteste in piazza, lo scenario attuale finisce per confondere e non poco i brasiliani. Soprattutto quelli che per mesi, martellati da una campagna stampa senza precedenti, hanno finito per sostenere quanti chiedevano l’allontanamento di Dilma, ritrovandosi ora con un governo di corrotti. Quanto alla situazione economica, altra questione al centro del dibattito pro impeachement, dopo alcuni mesi di crescita, la borsa brasiliana ha segnato nel mese di maggio un secco -10%, maggiore calo da settembre 2014. Il dollaro invece ha continuato a guadagnare sul real. L’euforia pre-impeachment dei mercati sbandierata dagli oppositori di Dilma è svanita. Il governo Temer contava su numerosi investimenti esteri, pensando forse che bastasse garantire politiche neoliberiste spinte e annunciare privatizzazioni e riforme, per attirare capitali nel Paese, pesantemente colpito dalla recessione e reso tra i più instabili al mondo, proprio a causa dell’impeachment.

    Luigi Spera
    13 giugno 2016
    www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/13/brasile-nuova-crisi-politica-dopo-richiesta-arresto-presidenti-camera-e-senato-nyt-il-governo-temer-e-illegittimo/...
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    00 18/06/2016 01:50
    Brasile, si dimette un altro Ministro


    Henrique Eduardo Alves

    Il governo ad interim guidato da Michel Temer e chiamato a sostituire Dilma Rousseff, attualmente sospesa perché messa in stato di accusa ed in attesa di conoscere il pronunciamento della Corte Suprema sul suo impeachment, perde un altro pezzo. Di oggi infatti la notizia delle dimissioni presentate da Henrique Eduardo Alves, Ministro del Turismo, che ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente Temer dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta Petrobras. L'accusa, per lui come per moltissimi altri esponenti della politica brasiliana, è di aver intascato tangenti dal colosso di Stato dell'energia. Anche in questo caso gli inquirenti brasiliani che si stanno occupando della vicenda sono arrivati all'ormai ex Ministro dopo aver sentito Sergio Machado, ex dirigente del gruppo petrolifero nazionale, che ha parlato di tangenti per oltre un milione e mezzo di real, pari a circa 400mila euro, consegnate ad Alves. E' il terzo caso di dimissioni per il neonato governo ad interim guidato dal leader di centrodestra Michel Temer da poco più di un mese, dopo quelle del Ministro per la Trasparenza, Fabiano Silveira, e quello della Pianificazione, Romero Juca.

    17.06.2016
    it.sputniknews.com/politica/20160617/2913180/brasile-ministro-dimissioni-te...
    [Modificato da wheaton80 18/06/2016 01:51]
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    00 09/07/2016 18:52
    Il Presidente della Camera dei Deputati del Brasile si è dimesso



    Il Presidente della Camera dei Deputati brasiliana, Eduardo Cunha, ha rassegnato in lacrime le dimissioni giovedì 7 luglio. Il sistema politico brasiliano, tre mesi dopo il voto di impeachment per la Presidente Dilma Rousseff, resta agitato, ma in pochi probabilmente si lamenteranno per la decisione del capo della contestata istituzione. Cunha, un ultra-conservatore evangelista, era stato sospeso dall’incarico lo scorso maggio dal Supremo Tribunale Federale, dopo essere stato travolto da una serie di scandali di corruzione, tra cui l’accusa di aver nascosto conti segreti in Svizzera, di aver abusato del suo potere, di aver intimidito altri deputati e di aver ostruito la giustizia. Sebbene avesse negato le accuse e assicurato di non aver intenzione di dimettersi, negli ultimi mesi le pressioni politiche perché facesse un passo indietro erano cresciute. Lo stesso Presidente ad Interim del Brasile Michel Temer, compagno di partito all’interno del Movimento Democratico Brasiliano, gli aveva consigliato di dimettersi. Il discorso con cui Cunha ha annunciato le dimissioni è stato caustico:“Lascio perché, come è noto, la camera è acefala, a causa di un interim bizzarro che non è in linea con le esigenze del Paese, che invece aspetta da tempo il cambiamento del Presidente della Repubblica”.

    Il dato politico fondamentale, tuttavia, è se Cunha perderà anche il suo seggio di deputato e con esso l’immunità parlamentare. Fonti giudiziarie sostengono che sia questione di tempo, perché le prove contro l’ex Presidente della Camera, coinvolto nello scandalo Lava Jato, sono schiaccianti. Infatti, sono molti gli alleati che temono ripercussioni nel caso di una condanna dell’ex Presidente della Camera, che secondo molti ha costruito la base del suo successo politico grazie alla conoscenza dei segreti di alleati e avversari. Alcuni media brasiliani hanno riportato la notizia che Cunha ha assicurato a Temer che, se andrà in prigione, non ci andrà da solo. Cunha aveva avuto un ruolo fondamentale durante la votazione per l’impeachment di Dilma Rousseff: secondo gli avversari era stata una vendetta contro il Partito dei Lavoratori della Presidente, che aveva rifiutato di appoggiarlo durante l’inchiesta della Commissione Etica del Parlamento. Ma il suo calcolo di spostare l’attenzione dal suo caso su quello della Presidente Rousseff o la speranza di avere una ricompensa da coloro che grazie a lui sono saliti al potere, alla fine si è rivelato sbagliato.

    8 luglio 2016
    www.tpi.it/mondo/brasile/presidente-camera-brasile-dimissioni
    [Modificato da wheaton80 09/07/2016 18:53]
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    00 27/07/2016 00:52
    Dilma Rousseff scagionata da una commissione del Senato

    Sono passati meno di tre mesi da quando Dilma Rousseff è stata sospesa dalle attività di Presidente, subendo l’impeachement da parte del parlamento brasiliano. L’accusa formale è stata quella di aver falsificato i conti dello Stato per mascherare la gravità della recessione nella quale il Brasile naviga dal 2014, a causa del calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime, di cui è un forte esportatore, e quindi della domanda esterna. A fine giugno, nel silenzio più completo dei mass media, una commissione istituita dal Senato per indagare su questi capi di accusa ha prosciolto la Presidente da ogni sospetto di frode, rilasciando una documentazione di 224 pagine le cui conclusioni escludono la partecipazione della Rousseff nella presunta manipolazione dei bilanci di Stato. Tali risultati non sono di per sé vincolanti, nel senso che un processo avrà comunque luogo – forse in agosto – dal momento che l’attuale sospensione da Presidente è solo temporanea, ma queste evidenze accrescono i dubbi che diversi analisti e media brasiliani e internazionali hanno avanzato circa la reale causa scatenante dell’impeachement. Di per sé l’accusa di falsificazione dei conti è solo una delle tante, insieme a quelle di corruzione e di svariate attività illegali, ed è questo il punto: l’intero dibattito si è concentrato primariamente su quella ipotesi di reato, e non sulle altre. Per un motivo molto semplice: sugli accusatori di Dilma Rousseff pendono altrettante cause per frode, corruzione attraverso tangenti, finanziamenti illegali. Ecco il motivo per cui i suoi avversari hanno puntato sull’utilizzo distorto di un potere presidenziale e non sulle tradizionali corruttele.

    Senza dilungarsi, è stupefacente notare come attualmente Eduardo Cunha, Presidente della Camera dei Deputati durante la procedura di impeachement, sia ora sospeso per avere mentito sulla natura dei suoi conti correnti svizzeri, carichi di soldi sporchi, e il facente funzione della Rousseff, Michel Temer, abbia perso in un mese tre dei suoi ministri prescelti per corruzione, sia fortemente sospettato di aver ricevuto fondi illegalmente e sia al centro di processi sulla ”Tangentopoli” brasiliana. In questo clima scandaloso, nel quale chi punta il dito contro Dilma Rousseff per corruzione è il primo dei corrotti, e il teorema accusatorio di base è stato smontato dall’investigazione parlamentare, in molti hanno gridato al golpe ”legale”, e le riforme macroeconomiche in senso neoliberista che Temer vuole portare avanti in sé lo confermano, con le fresche nomine di Henrique Meirelles, ex-Amministratore Delegato di Wall Street (e cittadino statunitense), a Ministro delle Finanze, e di Ilan Goldfajn, affiliato all’FMI (con cittadinanza israeliana), a nuovo Presidente della Banca Centrale del Brasile. Un ennesimo caso esemplare della penetrazione del “Washington Consensus” in America Latina. Nel mentre sta per cominciare la vera battaglia di Dilma Rousseff per il reinsediamento nei suoi uffici. Rigettando le accuse, la legittima Presidente del Brasile ha dichiarato di essere vittima di un complotto dell’estrema destra per rimuoverla dal governo senza passare dalle elezioni e per smantellare le conquiste sociali del binomio Lula-Rousseff, in anni che hanno elevato il Brasile a rango di potenza emergente e membro di punta dei BRICS.

    Federico Pastore
    26 luglio 2016
    www.opinione-pubblica.com/dilma-rousseff-scagionata-da-una-commissione-del...
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    00 07/08/2016 04:38
    Perché il Presidente del Brasile ad interim Temer è stato travolto dai fischi



    Il Presidente del Brasile ad interim, Michel Temer, ha dichiarato ufficialmente aperti i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, i primi nella storia del Sudamerica, ma è stato travolto dai fischi di larga parte dello stadio Maracanà. Stretto collaboratore di Dilma Rousseff, di cui era il Vicepresidente dal 2011, Temer, nel maggio 2016 ha assunto la carica di Presidente facente funzioni, in seguito alla votazione dell'impeachment da parte del Parlamento nei confronti di Dilma. Atto che le forze progressiste brasiliane hanno subito definito "golpe". L'ex Presidente è stata sospesa dalla carica per 180 giorni, in seguito ad accuse di manipolazione dei dati del deficit di bilancio nazionale, ma gode di notevole popolarità in Brasile e i fischi a Temer si spiegano anche per questo motivo. Contestazioni e risposta della polizia militare con gas lacrimogeni si sono avute all'esterno del complesso carioca in cui aveva luogo la cerimonia olimpica. Alcuni atleti, all'interno hanno portato la frase "Fora Temer" scritta a penna sulla mano per testimoniare il loro dissenso verso il "golpe".

    06 agosto 2016
    www.askanews.it/top-10/perche-il-presidente-del-brasile-ad-interim-temer-e-stato-travolto-dai-fischi_71187...
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    00 01/09/2016 14:15
    Sei domande sul Colpo di Stato contro Dilma Rousseff

    Il Colpo di Stato contro la Presidente del Brasile Dilma Rousseff cominciò a prendere forma nel 2015, con il giudizio politico conosciuto come impeachment, per aver, secondo l’accusa, truccato i conti pubblici attraverso la cosiddetta ‘pedalata fiscale’.

    Chi c’è dietro il colpo di stato contro la Presidente?
    Il 12 febbraio 2015, Eduardo Cunha, allora Presidente della Camera dei Deputati e membro del Partito Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), accettò la richiesta di apertura del processo di destituzione contro la Presidente Rousseff. (…) Successivamente, nel maggio del 2016, il Senato votò a favore del giudizio politico contro la Presidente, circostanza che comportò l’allontanamento dalla carica per un periodo di 180 giorni. Durante questo periodo sono state analizzate le prove che avrebbero collegato la Presidente alla ‘pedalata fiscale’ (…). Rousseff decide di non comparire davanti al Senato brasiliano, in quanto il presunto crimine di responsabilità a lei addebitato mancava di solide prove. In seguito, un rapporto presentato dai tecnici del Senato scagionava Dilma Rousseff dalle accuse sulle manovre fiscali, una delle cause che ha portato all’apertura del processo di impeachment. Secondo il rapporto, non vi è stata alcuna azione diretta che ha contribuito al ritardo del versamento di 3,5 milioni di reales alle banche pubbliche da parte del Tesoro brasiliano.

    Quali sono le altre accuse contro Rousseff?
    Oltre alla pedalata fiscale, una pratica che permette di migliorare in maniera ingannevole i conti del governo federale, aumentando la spesa pubblica per finanziare i programmi sociali, Rousseff è stata anche accusata di aver emesso tre decreti senza approvazione legislativa, ignorando gli obiettivi di bilancio precedentemente approvati dal Congresso, una strategia contabile che, secondo la difesa della Rousseff, è stata utilizzata in precedenza da esponenti di diversi governi che adesso sono all’opposizione. (…) La difesa ha affermato che Dilma Rousseff avrebbe vinto il processo in un tribunale ‘normale’.

    Colpo di Stato o impeachment?

    «Quando un Presidente eletto viene processato attraverso accuse per un crimine che non ha commesso il nome attribuito a questo nel mondo democratico non è impeachment, ma golpe», queste le parole proferite nello scorso mese di maggio dalla prima Presidente del Brasile. L’Avvocato Generale della Repubblica, José Eduardo Cardozo, ha ribadito che Dilma Rousseff non ha commesso alcun crimine di responsabilità, pertanto il processo non avrebbe dovuto avere luogo. Inoltre l’avvocato aveva in precedenza affermato che Dilma non avrebbe dovuto essere giudicata dal Congresso, dato il sistema presidenzialista del Brasile. Aggiungendo che solo la Corte Suprema avrebbe potuto giudicare la Presidente della Repubblica.

    Quali sono adesso le prospettive per Dilma Rousseff?
    Rousseff ha dichiarato che farà ricorso presso la Corte Suprema del Brasile per annullare la decisione che consente a Michel Temer di salire al potere senza un solo voto popolare a suo favore. (…) Secondo Dilma «ci sono ancora possibilità per il PT di tornare al potere». (…)

    Quali sono i governi che rifiutano il giudizio politico in Brasile?
    I governi di Venezuela, Ecuador e Bolivia hanno congelato le loro relazioni diplomatiche e politiche con il Brasile dopo aver ricevuto la notizia dell’estromissione dal potere di un Presidente democraticamente eletto. Il governo cubano ha respinto con forza quello che definisce un golpe parlamentare e giudiziario. (…).

    Quali Presidenti hanno appoggiato il golpe parlamentare contro Dilma Rousseff?
    Il Presidente argentino Mauricio Macri è stato il primo a mostrare il suo «rispetto» in relazione al giudizio politico. Il Presidente del Paraguay, Horacio Cartes, ha mantenuto il suo dialogo con Michel Temer circa la Presidenza temporanea del Mercosur da parte del Venezuela. (…) Attraverso un comunicato stampa, il governo del Cile ha manifestato il suo «rispetto» verso la Presidente, affermando di essere fiducioso che «il Brasile risolverà le proprie sfide attraverso le sue istituzioni democratiche». Gli Stati Uniti hanno affermato che «la destituzione della Presidente Rousseff si è prodotta nel quadro costituzionale del paese». (…)

    Fonte: TeleSur
    Traduzione: Fabrizio Verde
    01/09/2016

    www.lantidiplomatico.it/dettnewssei_domande_sul_colpo_di_stato_contro_dilma_rousseff/569...
    [Modificato da wheaton80 01/09/2016 14:16]
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    00 06/01/2017 20:12
    Brasile, richiesta di impeachment per Temer


    Il dimissionario Marcelo Calero

    Proteste di piazza e scandali, pessimo gradimento e dimissioni dei suoi Ministri, e adesso anche una richiesta di impeachment per il Presidente brasiliano Michel Temer. Il suo governo, nato all’indomani della cacciata di Dilma Rousseff, è ritenuto golpista da molti brasiliani. Lo scandalo in questione riguarda le pressioni che l’ex Ministro Geddel Vieira Lima, incaricato delle relazioni con il Congresso, faceva sul Ministro della Cultura per approvare la costruzione di un edificio con appartamenti di lusso in una zona protetta di Salvador de Bahia. Due settimane fa, sul tavolo di Michel Temer, sono arrivate le dimissioni del Ministro della Cultura, Marcelo Calero, mentre al posto del centrista Vieira Lima è stato nominato il socialdemocratico Antonio Imbassahy. «Un golpe dentro il golpe», denunciano le opposizioni. E così, l’8 dicembre, i movimenti sociali brasiliani hanno protocollato alla Camera dei Deputati la richiesta di impeachment contro il Presidente Michel Temer: ha commesso un crimine di responsabilità, scrivono i firmatari, per non aver preso provvedimenti contro il Ministro Geddel Vieira Lima. «Abbiamo avuto un impeachment senza crimine, non possiamo permettere che un crimine rimanga senza impeachment». Il riferimento è al colpo di mano nei confronti di Dilma Rousseff, destituito dalla carica di Presidente della Repubblica Brasiliana.

    Il pacchetto di riforme neoliberiste del governo Temer
    Tagli indiscriminati all’educazione e alla sanità pubblica, riforma del lavoro, esternalizzazione dei servizi, riforma dell’istruzione secondaria e della sicurezza sociale, la proposta di emendamento costituzionale 241/2016, che stabilisce un tetto sulle risorse pubbliche da destinare alle politiche sociali per i prossimi vent’anni. Poi, l’imminente avvio di un ampio piano di privatizzazioni, in linea con le imposizioni di Washington: in altre parole, è prevista la svendita di quel patrimonio pubblico che fu il volano del boom economico brasiliano durante gli anni della presidenza Lula. E i provvedimenti in agenda hanno un’ampia maggioranza tra gli scranni del Parlamento: la prima approvazione in Senato è già avvenuta il 30 novembre: 61 favorevoli e 14 contrari. Ma non è così nel Paese. Da mesi le strade di San Paolo, di Rio e delle altre città carioca sono attraversate da imponenti manifestazioni contro il governo. L’ultima, oceanica, il 27 novembre, quando alla chiamata del Movimento dei Lavoratori, del Partito dei Lavoratori e dei Contadini Senza Terra, hanno risposto milioni di brasiliani. Cittadini, artisti e movimenti sociali latinoamericani continuano a protestare contro il processo golpista dei settori reazionari del Paese contro Dilma Roussef. Quel giorno, a San Paolo, al fianco dell’ex Presidente brasiliano Lula da Silva, c’è anche l’ex Presidente uruguayano José “Pepe” Mujica. È un chiaro monito ai leader progressisti latinoamericani al fine di ritrovare l’unità d’azione per fronteggiare l’avanzata feroce del neoliberismo nella Regione. Infine, a ribadire che con le nuove misure del governo Temer si rischia un forte arretramento dei diritti in Brasile ci sono anche i vescovi brasiliani della Commissione Episcopale per il Servizio alla Carità, Giustizia e Pace, organismo che opera nell’ambito della Conferenza Episcopale Brasiliana. “Le misure del governo”, scrivono i vescovi, “mettono a repentaglio i diritti sociali del popolo brasiliano, specialmente dei più poveri”.

    Tiziana Barillà
    9 dicembre 2016
    www.left.it/2016/12/09/brasile-richiesta-di-impeachment-pe...
    [Modificato da wheaton80 06/01/2017 20:13]
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    00 06/02/2017 00:07
    Brasile - Nuova rivolta carceraria e dimissioni del Segretario della Gioventù di Michel Temer


    Bruno Julio

    Dopo la sanguinaria rivolta del primo gennaio nel penitenziario di Manaus in cui hanno perso la vita 56 detenuti, nel giorno dell’Epifania altri 33 morti sono stati ritrovati nel carcere “Agricola de Monte Cristo” di Boa Vista, città situata nel nord del Brasile e capitale dello Stato Roraima. Secondo quanto riporta il periodico brasiliano “O Globo”, la sommossa sarebbe scoppiata per una vendetta tra gang rivali, in particolar modo tra “Primeiro Comando Capital” di San Paolo, e il “Comando Vermelho” di Rio de Janeiro. Lo scenario a cui hanno assistito le autorità locali è stato raccapricciante: la maggioranza delle 33 vittime sono state decapitate con il corpo smembrato da cui hanno strappato il cuore. Pratiche disumane e aberranti! Nei soli primi giorni del 2017 hanno perso la vita ben 93 detenuti nelle carceri brasiliane. Nel mezzo di questa insopportabile crisi carceraria in cui versa il paese sudamericano, il Presidente Michel Temer ha annunciato nuove misure di contrasto alla violenza all’interno del sistema penitenziario puntando sulla rieducazione dei detenuti, e sulla costruzione di nuovi presidi. E mentre il Ministero dell’interno avverte su nuovi focolai di rivolte in altri cinque penitenziari, arrivano le dimissioni di Bruno Julio, Segretario del movimento giovanile filo-governativo “Secretaria de Juventude”, che all’indomani della strage nella prigione di Manaus aveva auspicato “un massacro a settimana” dispiaciuto per i “pochi morti”. Julio era stato nominato Segretario nel mese di giugno dallo stesso Temer che, stando alle informazioni de “O Globo”, avrebbe chiesto e ottenuto le sue dimissioni irrevocabili.

    Antonello Tinelli
    7 gennaio 2017
    www.opinione-pubblica.com/brasile-nuova-rivolta-carceraria-dimissioni-del-segretario-della-gioventu-miche...
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    00 29/04/2017 01:38
    Brasile, sciopero generale contro la riforma del lavoro, il primo dopo 20 anni

    RIO DE JANIERO - Il Brasile è paralizzato. Per 24 ore il Paese si ferma: senza trasporti, ospedali, scuole, uffici pubblici e amministrativi. Persino la polizia, nonostante una legge lo vieti, ha intenzione di incrociare le braccia. Decine di migliaia di persone, già in queste prime ore di una giornata che si annuncia carica di tensione, si stanno concentrando in centinaia di città del Paese. È la prima, grande protesta contro il governo di Michel Temer; il primo sciopero generale, a cui ha aderito anche la Conferenza Episcopale, degli ultimi vent'anni. Un centinaio di sigle sindacali ha deciso di paralizzare ogni attività per protestare contro una riforma, varata martedì scorso alla Camera, che cambia radicalmente il mondo del lavoro. Un colpo di penna che cancella i principi fondanti dello Statuto Nazionale dei Lavoratori varato nel 1943. Una mobilitazione imponente che metterà a durissima prova l'intero Brasile e la stessa tenuta del governo. Città come San Paolo, Rio de Janiero, Natal, Fortaleza, Belo Horizonte, architrave dell’industria nazionale, appaiono deserte. Uomini e donne, lavoratori e studenti, ma anche impiegati e dipendenti di società private, hanno aderito in massa allo sciopero. Gruppi di manifestanti hanno chiuso le principali arterie che collegano gli Stati. Girano poche auto. Moltissimi hanno scelto di restare in casa. Quelli costretti a raggiungere i posti di lavoro faticano a muoversi. Si registrano i primi incidenti con la polizia militare che cerca di sciogliere i blocchi con gas lacrimogeni e cariche.

    In alcuni punti del Paese sono stati appiccati incendi alle barricate. Le fiamme e il fumo nero che si alzano verso il cielo rendono ancora più difficili gli spostamenti. C’è chi ne approfitta per assaltare negozi e razziare le merci. Il clima è pesante. Anche perché proprio oggi sono usciti gli ultimi dati sulla disoccupazione: 14,2 milioni sono senza lavoro. È un record: rispetto al marzo scorso ci sono a spasso ben 1,8 milioni di persone in più. L’incremento, in 12 mesi, è stato del 27,8 per cento, secondo le cifre diffuse dall’IBGE, l’istituto di statistica ufficiale. È la prima volta, dal 2012, anno in cui è entrato in funzione l’organismo di rilevazione, che è stata superata la soglia di 14 milioni in cerca di lavoro. “Sarà il più grande sciopero nella storia del Brasile”, pronostica Paulo Pereira da Silva, il leader di Forca Sindacal, il più rappresentativo tra le tantissime sigle sindacali. Il breve giro che abbiamo fatto a Rio de Janeiro lo conferma. Le arterie che collegano la città sono chiuse. I manifestanti bloccano gli ingressi e le uscite. Per una metropoli di 12,5 milioni di abitanti significa il collasso. Contrastata e boicottata con centinaia di emendamenti, la riforma del lavoro è passata alla Camera con 226 voti a favore e 117 contrari. Adesso dovrà affrontare il Senato.

    Ma al di là di piccole modifiche è molto probabile che verrà approvata definitivamente. Abolisce le quote sindacali obbligatorie, fissa i termini dei negoziati tra le parti sociali, rende difficile il ricorso ai Tribunali del Lavoro, regola il sourcing house, il lavoro fatto a casa, esclude le rappresentanze sindacali nelle procedure di licenziamento. L’iter di approvazione è stato scandito da una vera battaglia parlamentare. L’opposizione ha agitato cartelli e manifesti, ha urlato, chiesto modifiche. Ha avvertito delle conseguenze che una riforma così radicale può provocare su un mondo del lavoro già logorato da licenziamenti e disoccupazione. Nelle scorse settimane, il livello di violenza e criminalità è aumentato in modo preoccupante. Si moltiplicano assalti e rapine. La gente reagisce e i morti aumentano. Il varo della riforma del lavoro è considerato un banco di prova per l’altra importante modifica al sistema previdenziale che verrà messa ai voti in Parlamento la prossima settimana. Prevede l’innalzamento a 65 anni (62 per le donne) dell’età pensionabile, rispetto agli attuali 52; il decurtamento di quella reversibile che adesso resta intera. Una fonte di reddito per milioni di donne e uomini. L’approvazione di entrambe è considerata vitale per le pessime condizioni dell’economia brasiliana e per il recupero del disavanzo pubblico. Si sa che le casse di moltissimi Stati sono vuote. Non si riescono a pagare gli stipendi di categorie essenziali, come i pompieri, dipendenti ospedalieri e la stessa polizia. Il Presidente Temer ha rinviato più volte il varo del disegno di legge. Non aveva i voti sufficienti. Ma le pressioni arrivate dalla Confindustria, dagli organismi internazionali, dalle strutture finanziarie del Paese, lo hanno spinto ad un passo che considera vitale per il suo esecutivo. Oggi c’è stata la prima risposta. Ma siamo solo all’inizio di un processo in cui si decide il futuro del Brasile.

    Daniele Mastrogiacomo
    28 aprile 2017
    www.repubblica.it/esteri/2017/04/28/news/il_brasile_bloccato_da_uno_sciopero_generale_milioni_in_piazza_contro_la_riforma_del_lavoro-16...
    [Modificato da wheaton80 29/04/2017 01:38]
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    00 24/05/2017 05:24
    Brasile: Temer a un passo dall'abisso

    (ANSA) - Il Brasile non trova pace. Nella giornata in cui Michel Temer finisce nel mirino della procura generale, la crisi politica e istituzionale del colosso sudamericano si aggrava e già si parla dei nomi del possibile successore del Presidente. Il Brasile pensa al dopo-Temer anche se non è chiaro il meccanismo tramite il quale il Presidente potrebbe gettare la spugna o essere obbligato a farlo nonostante il suo perentorio "non mi dimetto" e la smentita delle accuse. Gli scenari sono diversi (impeachment, dimissioni, destituzione, elezioni dirette oppure indirette in parlamento) e se ne continuerà a parlare per giorni. Le novità di oggi sono le accuse del procuratore generale del Paese, Rodrigo Janot, secondo il quale Temer ha cercato di fare ostruzionismo alla giustizia nell'inchiesta anti-corruzione 'Lava Jato'. Non solo, le accuse riguardano anche la corruzione passiva e l'associazione illecita. Intanto le manifestazioni anti-Temer continuano e altre ne sono previste nel fine settimana.

    19 maggio 2017
    www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2017/05/19/brasile-temer-a-un-passo-dallabisso_ce631042-cc40-4105-ba3b-40b43b0d6...
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    00 24/05/2017 22:05
    Brasile, frode negli appalti per Mondiali e Olimpiadi: arresto consigliere del Presidente Temer, manifestazione a Brasilia



    Nuovi guai per il Presidente del Brasile, Michel Temer, contro cui venerdì scorso è stato aperto un fascicolo di inchiesta per corruzione e ostruzione alla giustizia: il suo consigliere speciale alla Presidenza, Tadeu Filippelli, è stato arrestato stamane nel corso di un'operazione di polizia che ha scoperto uno schema di frode milionario nei lavori dello stadio Mané Garrincha di Brasilia, usato ai Mondiali di calcio del 2014 e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.


    Tadeu Filippelli

    Insieme a Filipelli sono finiti in manette anche due ex governatori del Distretto federale, José Roberto Arruda e Agnelo Queiroz. Gli inquirenti sospettano che il costo delle opere per lo stadio sia stato “gonfiato” di quasi 900 milioni di reais (oltre 260 milioni di euro) rispetto al preventivo originale. Una singolare protesta è stata organizzata fuori del palazzo del Congresso, a Brasilia: sono state piantate a terra maschere, come tanti volti, a rappresentare la corruzione politica.

    24 Maggio 2017
    www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/brasile_corruzione_temer_protesta_olimpiadi_rio_2016-2458...
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    00 25/05/2017 16:16
    Brasile, proteste contro Temer: un morto e feriti negli scontri. Il Presidente invia l’esercito a presidiare i ministeri



    In 35mila sono scesi nelle strade di Brasilia per chiedere le dimissioni del Presidente Michel Temer, indagato per corruzione e ostruzione alla giustizia. Per sedare gli scontri – che hanno provocato un morto e 49 feriti – il Presidente ha inviato forze armate nella capitale: 1.300 soldati e 200 fucilieri navali. L’esercito è stato chiamato a proteggere i palazzi del governo, letteralmente presi d’assalto dai manifestanti. Le proteste contro il Governo Temer del 24 maggio, in particolare, avevano come obiettivo la proposta di riforma del lavoro, che prevede l’aumento delle ore della giornata lavorativa e la riduzione dei poteri dei sindacati. Gli oppositori scesi in piazza hanno cercato di appiccare il fuoco al Ministero dell’Agricoltura e infranto i vetri nell’Esplanadas dos Ministerios. Tutti i ministeri di Brasilia sono stati evacuati; la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Sette persone sono state arrestate al termine degli scontri. Il Presidente del Brasile, vista l’insufficienza delle risorse di polizia, ha deciso di utilizzare “membri delle forze armate” fino al 31 maggio, come previsto dall’articolo 142 della Costituzione Federale. Lo ha annunciato in conferenza stampa, insieme al Ministro della Difesa Raul Jungmann, precisando che il decreto verrà revocato non appena verrà ristabilito l’ordine. La presenza dei militari nelle strade dovrebbe servire a “garantire l’integrità fisica delle persone, fornire un’evacuazione sicura di edifici, strade e ministeri e proteggere la proprietà pubblica, come è stato fatto in precedenza in diversi Stati brasiliani”, ma di certo a molti ricorda gli anni della dittatura militare di Goulart. Nel frattempo la squadra di governo del Presidente continua a perdere pezzi: il 24 maggio ha dato le dimissioni Sandro Mabel, assessore speciale di Michel Temer, finito nel mirino della polizia federale perché sospettato di corruzione.



    Mabel è il quarto consigliere diretto di Temer a lasciare l’incarico dallo scorso dicembre.

    25 maggio 2017
    www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/25/brasile-proteste-contro-temer-un-morto-e-feriti-negli-scontri-il-presidente-invia-lesercito-a-presidiare-i-ministeri/...
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