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La riconquista di città strategiche da parte delle forze federali cambia gli equilibri del conflitto

La riconquista da parte delle forze federali etiopi e alleate delle città di Dessiè e Kombolcha, situate nella regione settentrionale di Amhara e ritenute strategiche per il confluire di due assi fondamentali, il primo diretto alla capitale Addis Abeba, il secondo allo sbocco marino di Gibuti, ha cambiato in modo importante gli equilibri della guerra in corso contro i combattenti del Fronte di Liberazione Popolare del Tigrè (TPLF). A più di un anno dall’inizio del conflitto, la poderosa controffensiva lanciata dalle Forze di Difesa Nazionale Etiope (ENDF), l’esercito del Premier Abiy Ahmed, con il sostegno delle truppe Amhara e delle sanguinarie milizie Fano, ha ottenuto risultati militari importanti su località cadute in mano tigrina più di un mese fa: oltre a Dessiè e Kombolcha sul fronte settentrionale sono state infatti riconquistate anche le città di Bati, Kersa, Gerba e Degan, mentre sul fronte di Habu, vicino all’altra città strategica di Mille, il Governo Ahmed ha fatto sapere che la zona di Kalu è stata “completamente affrancata dall’occupazione terroristica” del TPLF. Nel dare notizia dell’avvenuta riconquista delle località Amhara, il governo etiope non ha citato il sostegno delle truppe eritree, alleate dall’inizio del conflitto ma che nelle ultime fasi della guerra sono rimaste posizionate vicino al loro confine. Di fatto la controffensiva federale avviata circa dieci giorni fa ha cambiato le sorti di un conflitto nel quale i tigrini avevano, dallo scorso giugno, ottenuto risultati significativi. Le truppe federali hanno riconquistato tutte, o quasi, le località strategiche in mano ai tigrini. Le forze federali hanno così ripreso il controllo di Gashena, Arbit e di molti altri luoghi del fronte di Gashena, al confine tra la regione di Amhara e quella del Tigrè, mentre a seguire è giunta notizia della riconquista della città simbolica di Lalibela, le cui chiese rupestri sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO. In precedenza l’Esercito Federale aveva annunciato di aver ripreso la città di Chifra, nella regione di Afar, conquistata sempre il mese scorso dai tigrini, che l’avevano presa con l’intenzione di bloccare l’accesso autostradale che collega Addis Abeba al porto di Gibuti, principale porto del Corno d’Africa e sbocco commerciale fondamentale per la capitale etiope. Pur supportate dalle milizie del Movimento di Liberazione Oromo (OLA), le truppe tigrine hanno perso forza, e se su Twitter il loro portavoce Getachew Reda evoca “tattiche consolidate” e ribadisce che l’abbandono di Dessiè e Kombolcha da parte del TPLF era “previsto”; sui media statali etiopi circolano numerose le immagini di presunti combattenti tigrini impegnati a deporre le armi e ad arrendersi all’Esercito Etiope.

Al netto della propaganda comunicativa promossa dall’inizio del conflitto dal Premier Ahmed e delle provocatorie dichiarazioni tigrine, gli equilibri bellici sembrano pendere ora in favore delle forze federali e alleate. I successi militari etiopi sono del resto anche frutto del comprovato sostegno tecnico di droni, e in alcuni casi di personale, di origine cinese, turca ed emiratina, e il loro exploit è coinciso con la visita del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il quale ha ribadito l’incrollabile sostegno di Pechino alle autorità dell’Etiopia anche in questo frangente. L’impatto di un conflitto che dura da oltre un anno sulla cittadinanza ha intanto provocato partecipate manifestazioni pro-governative nella capitale Addis Abeba, durante le quali sono stati agitati cartelli denuncianti l’interferenza di Paesi occidentali nella politica interna (numerosi appelli sono venuti nelle ultime settimane dagli Stati Uniti e da Paesi europei per gli arresti di massa di persone di origine tigrina effettuati dalle forze di sicurezza locali) ma anche a favore di una distinzione fra “tigrini” e “membri del TPLF”, gruppo che il governo ha designato come “terroristico”. In una nota congiunta, ieri i governi di Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Danimarca e Paesi Bassi hanno di nuovo esortato le autorità dell’Etiopia a smettere di detenere illegalmente privati cittadini in base alla loro etnia e hanno chiesto al governo del Primo Ministro Ahmed di consentire un accesso senza ostacoli al Paese da parte degli osservatori internazionali. La dichiarazione dei Paesi ha ribadito inoltre la preoccupazione e la condanna per le violenze commesse sui civili e per le continue segnalazioni di atrocità commesse da tutte le parti in conflitto. “È chiaro che non esiste una soluzione militare a questo conflitto e denunciamo ogni tipo di violenza contro i civili, passata, presente e futura”, afferma la nota. Il recente bombardamento effettuato dall’Aviazione etiope sulla diga idroelettrica di Tezeke, situata al confine tra le regioni di Amhara, Afar e del Tigrè e che con un serbatoio di 9,3 miliardi di metri cubi di acqua fornisce elettricità a un’ampia zona nel nord dell’Etiopia, ha intanto fatto piombare la regione in un blackout che secondo i tecnici potrebbe durare fino a due mesi.

07 dicembre 2021
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