00 14/12/2006 10:21
Francamente la figura di Albert Einstein mi ha sempre suscitato simpatia: curava poco il suo aspetto, era piuttosto ironico, parlava l'italiano, non sapeva guidare l’auto, ecc. Non posso però ignorare un articolo sul numero 52 di Nexus, risalente all’ottobre del 2004 che così si intitolava:” Albert Einstein plagiario del secolo”. Riportarlo tutto sarebbe troppo oneroso per me scriverlo e per voi leggerlo, mi limiterò quindi a farne un sunto.
I sostenitori di Einstein si sono comportati in un modo che sembra alterare i documenti storici. Albert Einstein (1879-1955), “Uomo del secolo” secondo la rivista Time, scrisse un lungo trattato su una teoria della relatività speciale (in effetti recava il titolo “Saggio sull’elettrodinamica dei corpi in movimento, 1905), senza riportare tesi di riferimento di sorta; prima che Einstein stilasse il documento del 1905, molti dei concetti chiave che presentò erano noti a Lorentz (ad esempio, la trasformazione di Lorentz) e a Poincarè.
Come era una sua tipica caratteristica, Einstein non elaborò le teorie, si limitò a requisirle; Si impadronì di un corpo di sapere già esistente, selezionò e raccolse i concetti che preferiva, quindi li intrecciò in un resoconto sul prorpio contributo alla relatività speciale. Tutto questo avvenne con la totale consapevolezza e approvazione da parte di molti dei suoi pari, come nel caso degli editori degli Annalen der Physik.
L’equazione più celebre di tutti i tempi è E=mc2, convenzionalmente attribuita alla sola competenza di Einstein. Comunque sia, al conversione della materia in energia e dell’energia in materia era nota a Sir Isaac Newton (“corpi ordinari e luce sono reciprocamente convertibili...”, 1704). Prima ancora che ad Einstein l’equazione può essere attribuita a S.Tolver Preston (1875), a JulesHenri Poincarè (1900). Dal momento che Einstein non ricavò mai correttamente la celebre formula (Ives, 1952), sembra non esservi alcunchè a collegare l’equazione a qualcosa di originale dello stesso Einstein.
La presentazione selettiva dei dati dell’eclissi del 1919, ad opera di Arthur Eddington ( il grande vecchio e ottuso dell’astronomia britannica, parere puramente personale questo espresso), in modo che apparentemente corroborassero la teoria generale della relatività “di Einstein”, è sicuramente uno dei massimi imbrogli scientifici del 20° secolo; il prodigo sostegno di Eddington ad Einstein modificò il corso della storia; Eddington era più interessato ad incoronare Einstein principe della scienza che a verificare la teoria.
Chi ha dato origine al concetto della materia che si trasforma in energia e viceversa? Esso risale come minimo a Sir Isaac Newton (1704). Brown (1967) ha dichiarato quanto segue: “Quindi gradualmente si fece strada la formula E=mc2, avanzata senza dimostrazione generale nel 1900 da Pincarè”.
Una cosa che siamo in grado di affermare con certezza è che non fu Einstein a ricavare tale equazione.
Allora sorge la domanda: “Chi lo fece?”.
Bjerknes (2002) ha proposto come possibile candidato S.Tolver Preston il quale, “basandosi sulla formula E=mc2, negli anni ’70 dell’800 formulò l’energia atomica, la bomba atomica e la superconduttività”.
Oltre a Preston, nella storia di questa formula un altro dei personaggi principali che merita parte del credito è Olinto De Pretto (1904). Quello che rende il tempismo così sospetto è il fatto che Einstein parlava correttamente l’italiano, riesaminava documenti redatti da fisici italiani ed il suo migliore amico, Michele Besso, era della Svizzera italiana; chiaramente Einstein avrebbe avuto accesso alla letteratura, nonchè la competenza per leggerla. In “Einstein’s E=mc2 was Italian’ s idea” (Carrol 1999), vi sono evidenti riscontri del fatto che, nei termini della formula attribuita ad Einstein, De Pretto si trovava più avanti di lui.
Nei termini dell’ingente quantità di energia che poteva essere rilasciata con un piccolo quantitativo di massa, a Preston (1875) si può riconoscere una conoscenza anteriore alla nascita di Einstein; chiaramente Preston impiegava E=mc2 nel proprio lavoro, in quanto il valore che determinò- ovvero che un granello era in grado di sollevare un oggetto di 100.000 tonnellate ad un’altezza di 3 chilometri – dà l’equazione E=mc2.
Secondo Ives (1952), la derivazione della formula E=mc2 tentata da Einstein era fatalmente viziata, in quanto egli si propose di spiegare quello che aveva presunto; ciò assomiglia alla spensierata manipolazione delle equazioni derivate da Einstein per il decadimento radioattivo; risulta che egli miscelò meccanica e cinematica, e saltò fuori il neutrino. Il neutrino potrebbe essere una particella mitica creata accidentalmente da Einstein (Carezani 1999). Riguardo ai neutrini abbiamo una duplice scelta: o ce ne sono almeno 40 tipi diversi oppure ce ne sono zero tipi.
Infine per concludere riporto quanto Einstein espresse in un documento del 1907, nel quale espose per filo e per segno le proprie opinioni sul plagio:”Mi sembra che sia nella natura delle cose che quanto segue sia già stato parzialmente risolto da altri autori. Ciononostante, dato che in questa sede i temi in questione vengono affrontati secondo una prospettiva inedita, ho la facoltà di omettere una rassegna del tutto pedantesca della letteratura relativa...”.
Con questa affermazione Einstein dichiarò che il plagio, debitamente confezionato, costituisce un accettabile strumento di ricerca.



“Se stesso, soltanto da se stesso. UNO, eternamente e singolo.” Platone.
"Fai ciò che vuoi, sarà tutta la Legge". A. Crowley.
"Il migliore dei mondi possibili, non è mai abbastanza."