00 03/01/2010 17:26
La Russia progetta di distruggere l'asteroide Apophis che colliderà (forse) con la Terra nel 2036
Secondo gli scienziati russi, Apophis un asteroide lontano, per ora, milioni di anni chilometri dalla Terra, nel 2036 potrebbe entrare in collisione con il nostro pianeta con conseguenze disastrose. La dichiarazione, secondo quanto riporta The Guardian, è stata fatta dal direttore della Roscosmos, l’ Agenzia spaziale russa, che ha annunciato anche che la Russia progetterà un intervento di distruzione di Apophis. Ha detto Perminov alla radio russa Golos Rossii:

E’ in gioco la vita delle persone. Dobbiamo costruire un sistema che ci permetta di evitare la collisione che costerà milioni di dollari e evitare di sederci e aspettare che accada qualcosa.
Secondo gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (in alto il video magazine Urania, dal min. 1:37 con il servizio dedicato a Apophis) la tesi prevalente è relativa ai nuovi calcoli che hanno abbassato ulteriormente a 1 su 250mila le probabilità che Apophis colpisca la Terra .

Secondo Perminov si dovrà costruire una sonda che nel 2029 dovrà intercettare il primo passaggio di Apophis, quello meno pericoloso per evitare che il 13 aprile 2036 entri, al secondo passaggio, in collisione con il nostro pianeta. Facile a dirsi ma molto complesso da farsi. E’ ancora oggetto di dibattiti tra gli studiosi il sistema più efficace per dirottare un asteroide. Secondo alcuni esperti sarebbe preferibile l’invio di una sonda che contribuisca a cambiare gradualmente la traiettoria di Apophis; secondo altri è meglio inviare una sonda che si scontri con l’asteroide e che causi di forza il cambio di direzione.

Intanto secondo gli studi effettuati dalla NASA l’impatto con Apophis potrebbe produrre conseguenze devastanti sul nostro Pianeta, non esclusa la possibilità che sia modificata l’orbita. Una volta colpito il nostro pianeta sarebbe liberata un energia pari a 100 mila volte l’esplosione nucleare su Hiroshima e l’atmosfera terrestre sarebbe saturata dalle polveri.

Fonte: ecoblog.it