LettereDiBerlicche, 27/10/2007 16.52: XXVII. (...) Egli aggiungerebbe che il tempo di una data giornata può essere fatto risalire, attraverso le sue cause, alla originaria creazione della materia stessa - così che tutto l'affare, sia dalla parte dell'uomo sia da quella della materia, è stabilito "dal principio". Ciò che invece dovrebbe dire è, naturalmente per noi, evidente: che cioè il problema di adattare un tempo particolare a particolari preghiere è la semplice apparizione in due punti della sua maniera temporale di percezione, del problema totale di adattare l'intero universo spirituale all'intero universo corporeo; che la creazione opera nella sua interezza in ogni punto dello spazio e del tempo, o piuttosto che il loro genere di consapevolezza li obbliga ad affrontare l'atto creativo, intero e che basta a sé, come una serie di eventi successivi. Ver che quell'atto creativo lasci spazio per il loro libero arbitrio è il problema dei problemi, il segreto dietro il nonsenso del Nemico intorno "all'amore". Come, poi, avvenga non è per nulla un problema;- poiché il Nemico non prevede gli esseri umani che danno i loro liberi contributi in un futuro, ma li vede agire così nel Suo illimitato ora. Ed è evidente che osservare un uomo fare una cosa non è fargliela fare. Si potrebbe rispondere che alcuni scrittori umani che s'impicciano di tutto, soprattutto Boezio, hanno svelato questo segreto. Ma nel clima intellettuale che siamo finalménte riusciti a produrre per tutta l'Europa occidentale, non bisogna preoccuparsi di ciò. Soltanto i dotti leggono i libri vecchi e noi abbiamo trattato i dotti in tale maniera che, di tutti gli uomini, essi sono quelli che con minore probabilità diverranno più saggi, facendolo. Siamo riusciti a ciò inculcando il "punto di vista storico". Il "punto di vista storico" significa, in poche parole, che quando un uomo dotto incontra una qualsiasi affermazione in un libro vecchio, la domanda che non si farà mai è se tale affermazione sia vera. Si chiede chi ha fatto sentire il suo influsso sul vecchio scrittore, e fino a qual punto l'affermazione s'accorda con ciò che ha detto in altri libri, e quale fase esso illustra nello sviluppo dell'autore, o nella storia generale del pensiero, e come incise su scrittori più recenti, e se è stato spesso capito male (particolarmente dai colleghi dell'uomo dotto), e quale è stata la tendenza generale della critica negli ultimi dieci anni, e quale è lo "stato attuale della questione". Considerare l'antico scrittore come una possibile fonte di conoscenza - anticipare che ciò che egli disse potrebbe possibilmente modificare i tuoi pensieri o il tuo modo di comportarti - sarebbe rigettato come segno di un'indicibile semplicità di mente. E dal momento che noi non possiamo imbrogliare l'intera razza umana per tutta la lunghezza del tempo, ci è di suprema importanza tagliare ogni generazione fuori da tutte le altre. Dove infatti la cultura commercia liberamente fra le età sorge sempre il pericolo che gli errori caratteristici di una possano venir corretti dalle verità caratteristiche di un'altra. Ma grazie a Nostro Padre e al "punto di vista storico", i grandi studiosi sono nu- triti di passato tanto poco quanto la maggior parte degli zotici ignoranti che sostengono che « la storia son tutte balle ». Tuo aftezionatissimo zio Berlicche