00 23/10/2007 21:49
IV.





Mio caro Malacoda,
le proposte da dilettante che appaiono nella tua ultima
lettera mi suggeriscono che è ormai tempo che ti scriva
esaurientemente sul penoso argomento della preghiera.
Avresti potuto fare a meno di dire che il mio consiglio
relativo alle sue preghiere per la madre « si è dimostrato
singolarmente sfortunato ». Non sono cose che un
nipote dovrebbe permettersi di scrivere a suo zio - e
neppure un tentatore jr al Sottosegretario di una sezione.
Quel tuo modo di fare rivela pure un desiderio
spiacevole di scaricare le responsabilità. Devi imparare
a pagare per le tue balordaggini.
La cosa migliore, se fosse possibile, sarebbe di tenere
il paziente completamente lontano da qualsiasi seria intenzione
di pregare. Quando il paziente è un adulto riconvertito
da poco al partito del Nemico, come il tuo
giovanotto, la cosa migliore è di incoraggiarlo a ricordare,
o di fargli pensare che ricorda il modo pappagallesco
con il quale pregava quand'era fanciullo. Come
reazione a ciò lo si potrebbe persuadere a tendere a
qualcosa che sia del tutto spontaneo, interiore, non formalistico,
non regolarizzato. Ciò, per un principiante
come lui, significherebbe di fatto uno sforzo per produrre
in se stesso un umore vagamente devoto in cui
non avrebbe parte alcuna la vera concentrazione della
volontà e dell'intelletto. Uno dei loro poeti, il Coleridge,
ha lasciato scritto che egli non pregava « movendo le
labbra e piegati i ginocchi », ma semplicemente con
« lo spirito composto nell'amore » e indulgendo a « un
sentimento di supplica ». Esattamente il genere di preghiera
che vogliamo noi. E dal momento che esso presenta
una rassomiglianza superficiale con la preghiera
del silenzio praticata da coloro che sono assai progrediti
nel servizio del Nemico, pazienti intelligenti e pigri possono
venire irretiti da un tal genere di orazione per un
tempo considerevole. Almeno li si può convincere che
la posizione del corpo non ha influenza alcuna sulle loro
preghiere; poiché essi dimenticano costantemente ciò
che tu devi sempre ricordare, vale a dire che sono animali
e che qualunque cosa i loro corpi facciano incide
sulle loro anime.


È buffo che i mortali ci rappresentino
sempre come esseri che mettono loro in testa questa o
quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste
nel tenere le cose fuori della loro testa.

Se questo non riesce, devi ripiegare sopra un più sottile
indirizzo sbagliato della sua intenzione. Ogni volta
che essi stanno servendo direttamente al Nemico noi
siamo sconfitti, ma vi sono molte maniere per impedire
loro di farlo. La più semplice è di stornare il loro sguardo
da Lui verso loro stessi.


Fa' in modo che si preoccupino
della loro mente tentando di suscitarvi sentimenti
per mezzo della volontà.
Quando avessero intenzione di
chiedere a Lui la carità, fa' in modo, invece, che comincino
a tentare di fabbricarsi da sé sentimenti caritatevoli
senza aver coscienza di ciò che stanno facendo. Quando
avessero l'intenzione di pregare per ottenere il coraggio,
fa' in modo che di fatto si sforzino di sentirsi coraggiosi.
Quando dicono che stanno pregando per
ottenere il perdono, fa' in modo che si sforzino di sentirsi
perdonati. Insegna loro a stimare il valore di ciascuna
preghiera a seconda del successo di essa nel produrre
il sentimento desiderato. E che non abbiano mai il sospetto
che un successo o un insuccesso di quel genere
dipendono in gran parte dal fatto che in quel momento
si sentono bene o si sentono male, sono pieni d'energia
oppure stanchi.

Ma è chiaro che nel frattempo il Nemico non starà
in ozio. Dove c'è preghiera c'è il pericolo della sua azione
immediata. Egli è cinicamente indifferente alla dignità
della Sua posizione, e della nostra, come puri spiriti,
e agli animali umani che si mettono in ginocchio.
Egli riserva la conoscenza di se stessi senz'alcun ritegno.
Ma, dato pure che riesca a sconfiggere il tuo primo tentativo
di direzione sbagliata, noi possediamo un'arma
più sottile. Gli esseri umani non partono da quella percezione
diretta di Lui che noi, sfortunatamente, non
possiamo evitare. Essi non hanno mai conosciuto quella
orrenda luminosità, quel bagliore lacerante e bruciante
che forma lo sfondo del dolore perenne della nostra vita.
(...)
Ma di qualsivoglia
natura sia quell'oggetto composto, bisogna che
egli si fissi nel pregare ad esso — a quella cosa che egli
stesso ha fatto, non alla Persona che ha fatto lui, che
lo ha fatto uomo.
Puoi giungere fino a incoraggiarlo a
dare grande importanza alla correzione e al miglioramento
dell'oggetto composto, e al tenerlo sempre fisso
davanti all'immaginazione durante tutto il tempo della
preghiera. Poiché, se mai giunge a fare la distinzione,
se mai, con piena avvertenza, 'dirige le sue preghiere
« non a ciò che io penso che tu sia, ma a ciò che tu sai
di essere », la nostra situazione diventa, per quel momento,
disperata. Una volta che tutti i suoi pensieri e
tutte le sue immagini vengono cacciate da parte, o, se
ancora ritenute, ritenute con la piena cognizione della
loro natura puramente soggettiva, mentre pone la sua
fiducia in quella Presenza perfettamente reale, esterna,
invisibile, là nella stanza con lui, e che egli non conoscerà
mai come invece viene conosciuto da essa - be',
allora è proprio il momento che può capitare l'incalcolabile.

Nel lavoro onde evitare codesta situazione - codesta
vera nudità dell'anima in preghiera — sarai aiutato
dal fatto che gli stessi uomini non la desiderano tanto
quanto suppongono. Sì, esiste quella cosa che consiste
nell'ottenere più di quanto s'è contrattato!
Tuo affezionatissimo zio


Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 23/10/2007 21:53]

Maura



(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."