l'ho dovuto spezzare continua cosi...
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Le medesime considerazioni valgono per i riferimenti al tema del sistema carcerario, dei GOM, delle fabbriche inquinanti, del connubio tra comunisti e verdi nel governo regionale umbro.
Tutti argomenti, questi, evidentemente cari all’universo anarchico e/o ecologista, come la medesima ordinanza impugnata sottolinea ripetutamente (principalmente riportando le lunghe informative ROS trascritte da pag. 85 in poi dell’ordinanza, in cui sono elencate e schedate decine, decine e decine di persone appartenenti all’area anarchica ed ecologista, italiane ed umbre) (PREMESSA MAGGIORE).
E’ chiaro, nonché ampiamente dimostrato dalle sue stesse parole e dai suoi stessi scritti, che si tratta di temi cari anche al Fabiani, essendo anarchico ed ecologista dichiarato (PREMESSA MINORE).
Ergo: Senza ombra di alcun ragionevole dubbio Fabiani avrebbe inviato la busta al Presidente del Consiglio Regionale Lorenzetti (CONCLUSIONE).
Ecco dunque formulato il perfetto sillogismo che mantiene un incensurato ventenne in carcere.
Tuttavia nel prosieguo dell’ordinanza, pur essendo ritenuti più che sufficienti, quali elementi indiziari, “affermazioni inequivocabilmente sovrapponibili” (cfr. pag. 47 ordinanza), “citazioni sicuramente non comuni” (cfr. pag. 51 ordinanza), “espliciti richiami a tematiche” (cfr. pagg. 52 – 53 ordinanza), “contenuti politico – ideologici” (cfr. pag. 54 ordinanza), si aggiungono ulteriori riscontri investigativi acquisiti nei giorni precedenti all’invio della missiva (cfr. pag. 55 ordinanza).
Le conversazioni telefoniche intercettate tra il 9 ed il 16 agosto sono oltremodo illuminanti sulla reale “pericolosità” degli indagati e sull’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza.
Si invitano anzi vivamente i giudici dell’Ecc.mo Tribunale del Riesame a riascoltare i nastri registrati, come ha avuto modo di fare questa difesa nel corso dell’interrogatorio del P.M., per capire davvero quale sia la vera personalità degli indagati.
In sede di interrogatorio il Fabiani ha spiegato, con dovizia di particolari, come il Di Nucci gli abbia consegnato, in data 15 agosto 2007, la somma di tre mila euro in assegni (di cui alcuni dell’importo di 300 euro ed altri di importo maggiore), assegni poi risultati non validi.
Nella specie il Fabiani, con riferimento all’ intercettazione ambientale del 15.8.07, progressivo n. 3059, che, secondo le tesi degli inquirenti, individuerebbe il momento della consegna di tre proiettili di arma da fuoco, chiariva invece che la consegna indicata era relativa ai suddetti assegni poi risultati non validi.
Ha anche spiegato come non fosse la prima volta che riceveva delle somme dal Di Nucci, suo caro amico, in quanto, essendo stati i due divisi a causa della decisione del padre del Di Nucci di portarlo via da Spoleto, ed avendo disponibilità di denaro, voleva in qualche modo aiutare Fabiani sia per le spese personali sia per le spese relative alla sua attività politica (stampa manifesti etc.).
Il Fabiani nella specie ha dichiarato la circostanza secondo la quale aveva, precedentemente al 15 agosto 2007, depositato un assegno di euro 300,00 presso il conto personale di deposito sociale COOP Centro Italia.
Ha riferito poi che che, successivamente al 15 agosto 2007 (momento della consegna di altri nuovi assegni) era stato ricontattato dagli operatori Coop Italia i quali gli segnalavano che l’assegno depositato non era incassabile, e che la corrispondente somma veniva quindi stornata dal conto.
Tali circostanze risultano dall’elenco dei movimenti stampato sul libretto di prestito sociale Coop del Fabiani che si allega in copia (doc. 38), libretto in cui in cui figura un versamento A/C di euro 300,00 in data 4 agosto 2007, e successivamente al 20 agosto 2007, uno storno relativo alla medesima cifra (maggiorata probabilmente delle spese) di euro 316,34, retroattivo con valuta al 4 agosto 2007.
Questa difesa ha già notificato, a mezzo Ufficiali Giudiziari (doc. 38 bis allegato), richiesta di investigazioni difensive finalizzate ad acquisire più dettagliate informazioni e documentazione relativa all’operazione di conto sopra descritta (nella specie copia del relativo assegno di euro 300,00).
Non è chiaro, allo stato, se e come tali riferite circostanze potranno configurare eventuali ipotesi di reato in capo al Fabiani.
E’ chiaro però che in data 15 agosto 2007 il Fabiani non ha ricevuto alcun proiettile in regalo.
Del resto non si comprende, davvero, come possa essere individuato nella intercettazione ambientale sopra citata, il momento della consegna di tre proiettili da Di Nucci al Fabiani, data addirittura per scontata dall’ordinanza (cfr. tra le altre pag. 81 ordinanza “E se non v’è alcun dubbio sul coinvolgimento del Fabiani e del Di Nucci, il cui ruolo di formitore delle pallottole è stato adeguatamente illustrato attraverso le argomentazioni del R.O.S. (…)”.
Riportiamo l’estratto del punto chiave del dialogo per facilità di consultazione:
MICHELE: che regalo m’hai fatto… (incomp.)…?
ANDREA: soldi… (incomp.)…
MICHELE: soldi?
ANDREA: si! Tre o quattro mila euro… (incomp.).
Appare a dir poco evidente che parlino di soldi, e non di proiettili, e non si comprende davvero come mai l’ordinanza (cfr. pag. 57) riporti solo le parole si! tre o quattro in grassetto e sottolineato, se poi la frase continua con “mila euro”.
Le altre “sottolineature” contenute nell’ordinanza, nelle trascrizioni conversazioni intercettate, sono, poi, a dir poco, iperboliche.
Fabiani ha spiegato che con la frase “questa è una cosa grossa” si riferiva proprio all’entità della somma.
Le frasi “politicamente (inc.)… per il resto va bene…” (Reali cfr. pag. 60 e 63 ordinanza) e “no anche politicamente… ognuno… (inc.)” (Fabiani) che indicherebbero “il chiaro riferimento a un gesto di sicura connotazione politica” (cfr. pag. 63 ordinanza) sono state pronunciate, la stessa serata della “consegna dei proiettili”, alle ore 3.51 del 16.8.07, dopo che gli stessi indagati avevano affermato testualmente “ce bevevo ‘na bottiglia ce famo du canne e se ne annamo a casa” e si erano solennemente ubriacati per la notte di ferragosto.
Nel prosieguo dell’audio dell’intercettazione, peraltro, si dovrebbe sentire distintamente il Reali che vomita accanto alla macchina, circostanza segnalata ampiamente dal Fabiani durante l’interrogatorio.
Non sembra, pertanto, così tanto evidente che gli indagati, la notte di ferragosto 2007, stessero progettando, anzi ultimando ormai, l’organizzazione dell’attentato terroristico al Presidente del Consiglio Regionale dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti, e che “l’analisi delle conversazioni intercettate, messe in diretta relazione con l’evento in esame, evidenziano la presenza di convergenti elementi gravemente indiziari che riconducono al gruppo indagato nella presente indagine la paternità dell’episodio delittuoso” (pag. 61 ordinanza)...
Del resto il giorno seguente il Reali, nel corso della conversazione telefonica del 16.8.07 progr. N. 3079, ascoltata per intero nel corso dell’interrogatorio del PM, si pente dell’accaduto della sera precedente, quando aveva discusso, peraltro nemmeno animatamente, con Dario Polinori (a causa di una ragazza), dando la colpa al fatto di essere solennemente ubriaco (tutto ciò naturalmente nei momenti cruciali della progettazione dell’attentato al Presidente della Regione Umbria).
Dal momento che “l’analisi delle conversazioni intercettate, messe in diretta relazione con l’evento in esame, evidenziano la presenza di convergenti elementi gravemente indiziari che riconducono al gruppo indagato nella presente indagine la paternità dell’episodio delittuoso” (pag. 61 ordinanza) questa difesa chiede sin d’ora che, in sede di riesame, vengano riascoltate le registrazioni originali, oltremodo illuminanti sulla “paternità dell’episodio delittuoso”, relative alle intercettazioni sopra citate, nonché che venga acquisita copia delle trascrizioni integrali degli interrogatori del Fabiani e del Reali resi al PM, in massima parte relativi proprio alle intercettazioni in esame.
L’ordinanza riporta poi altre intercettazioni “per la loro estrinseca valenza indiziaria”, tra cui la conversazione tra presenti del 9.9.07 (prog. N. 1690) in cui si fa riferimento “agli ultimi episodi successi” e con la frase “…però (Michele ride) sai benissimo che non c’hanno le prove” (inc.).
Si segnala innanziutto che la registrazione originale in parola è quasi totalmente incomprensibile. Lo stesso PM, nel corso degli interrogatori ha commentato come non si capisse niente.
Sempre ammesso che il Fabiani abbia realmente e testualmente detto “sai benissimo che non c’hanno le prove”, lo stesso ha precisato le medesime circostanze già descritte dai medesimi inquirenti: alcuni amici avevano sospettato di lui come autore dell’attentato al Pres. Lorenzetti e tale sospetto chiaramente lo innervosiva particolarmente (vista la sua particolare esposizione nel mondo anarchico, diremmo noi) . Nel corso della conversazione con l’amica Rachele, ha precisato il Fabiani, commentava proprio il fatto di essere totalmente estraneo all’accaduto e particolarmente infastidito dai sospetti dei conoscenti. Tale atteggiamento è poi confermato dalla dura reazione del Fabiani nei confronti dei sospetti da più parti sollevati su di lui e sul gruppo ecologista di cui fa parte, dimostrando, come recita la stessa ordinanza (cfr. pag. 67) un comportamento teso a definire, nei rapporti con terze persone (ma soprattutto nei rapporti tra gli stessi indagati o stretti familiari degli indagati, aggiungiamo noi), l’episodio come una “provocazione” nei loro confronti, per strumentalizzare la loro lotta.
Nelle pagine da 68 a 81 dell’ordinanza sembrano emergere, in effetti, chiari indizi di innocenza, anziché di colpevolezza, nei confronti del Fabiani.
Tale atteggiamento, secondo l’ordinanza, non sarebbe altro che una “sorta di recita ideata ad hoc per chi, in ragione di quanto successo, dovesse eventualmente ascoltare i loro colloqui” (cfr. pag. 67 ordinanza).
In sostanza quando Fabiani dice qualcosa anche solo lontanamente riconducibile alle tesi accusatorie è un “convergente elemento indiziario”; quando invece dice qualcosa che dimostra in realtà in modo in equivoco la sua estraneità ai fatti, si tratta di una recita ad hoc (si consenta stavolta a noi il grassetto sottolineato).
Nella conversazione del 21.8.07 progr. 1374, dopo la diffusione sulla stampa della notizia della busta con i proiettili, Michele è particolarmente arrabbiato con un suo amico che aveva fatto allusioni in relazione al fatto (lo stesso Edoardo D’Atanasio nominato nella ultima conversazione sopra citata del 9.9.07, prog. N. 1690, pag. 66 ordinanza), anche se poi continua parlando di alberi tagliati (cfr. pag. 69); anche tale elemento degli alberi sembra essere (in quanto riportato in grassetto e sottolineato) degno di rilevanza indiziaria (???), così come una intervista “che fa ridere” fatta al sindaco Brunini (???).
Aurelio Fabiani (padre dell’indagato e consigliere comunale comunista) era stato contattato dal giornalista Massimo Sbardella (cfr. pag. 69 ordinanza, ove viene riportato un dialogo tra il Fabiani Michele ed il padre Aurelio) per avere un parere sulla vicenda dell’attentato alla Presidente Lorenzetti.
L’indagato, Fabiani Michele, ha riferito nel corso degli interrogatori di essere stato anche lui contattato dal giornalista Sbardella e tale circostanza risulta anche dagli atti (cfr. Verbale intercettazione ambientale 24.8.07 progressivo 1419 Allegato III informativa ROS).
Non si comprende però come nell’ordinanza venga omessa tale intercettazione che invece contiene importanti elementi a discarico del Fabiani: il giornalista Sbardella voleva il parere di un anarchico circa gli avvenimenti, anche quelli del 9 marzo 2007, e lo stesso Fabiani riferisce come ci fosse stato un documento, che prende le distanze in maniera dura dagli avvenimenti, anche attribuendo la colpa alla Polizia stessa (tesi cd. “Complottista” sostenuta da alcuni anarchici umbri), da parte del movimento anarchico umbro “Santa Utopia” (al quale il Fabiani è molto vicino, tanto che il circolo stesso organizza una cena in suo favore, come dimostrato nella stessa ordinanza – cfr. pag. 126).
Lo stesso 24 agosto vi è una conversazione, anche essa omessa nell’ordinanza, tra il Fabiani ed una sua amica in cui racconta che il giornalista Sbardella gli ha fatto leggere il documento (la lettera al Presidente Lorenzetti) per fare una valutazione (cfr. Allegato II Informativa ROS – Scheda informativa di Michele Fabiani pag. 107), anche essa non riportata nell’ordinanza.
In linea con le suddette osservazioni “complottiste” (sulle quali, peraltro, il Fabiani ha dichiarato nel corso dell’interrogatorio del PM di non essere pienamente d’accordo) è la telefonata ricevuta da Tosi Aldo (aderente appunto al circolo anarchico Santa Utopia) – prog. 3209 del 21.8.07, pag. 70 ordinanza - in cui i due riflettono sulla possibilità di un complotto di strumentalizzazione in danno del movimento anarchico e del Circolo Santa Utopia in particolare.
Stessi rilievi per le successive intercettazioni: 22.8.07 (prog. 3235 pag. 71-72 ordinanza), Fabiani è indignato per i sospetti (“sarebbe da denunciarli per diffamazione” dice, e “è un attacco gravissimo”, ); 23.8.07 (prog. 3281 pag. 73 ordinanza) riferendosi all’accaduto dice “non è venuto in un momento utile”..).
In data 25.8.07 (prog. n. 1454 – pag. 77 ordinanza), riferendosi ai contenuti di un documento di solidarietà alla Lorenzetti redatto dal coordinamento difesa ambiente di Spoleto, ed essendo in disaccordo interno con una componente del gruppo medesimo, dice “si vergognoso… dice che siamo stati noi st’infame” nonché “de distanze me va bene, ma solidarizzi con ‘sta stronza” (riferito al Presidente Lorenzetti).
Che il Fabiani sia un acerrimo oppositore della Lorenzetti non ne fa mistero nemmeno lui stesso, avendolo più volte confermato nel corso dell’interrogatorio del PM, e risultando agli atti, rinvenuto nei materiali sequestrati, addirittura il testo di un discorso tenuto dallo stesso Fabiani in Piazza Collicola a Spoleto, in data 4 ottobre 2007, in cui definisce la Lorenzetti “assassina”, essendosi a sua detta resa responsabile di omissioni relative a letali sostanze cancerogene presenti nella fabbrica Pozzi di Spoleto.
Ma allora tale comportamento sembra tutt’altro che “una recita ideata ad hoc” per sviare sospetti.
Il 28.8.07 (prog. 3460 pag. 78 ordinanza) il Fabiani, intercettato al telefono con Del Bello Marina, sostiene che nel documento (del cordinamento cittadino difesa ambiente, ndr), loro (il gruppo del Fabiani) “pretendevano che venissero prese le distanze dall’episodio, senza però dimenticare le porcate fatte dalla Lorenzetti, mentre gli altri hanno voluto solidarizzare amorevolmente con lei, quando è probabile che se le fa anche da sola (riferite all’invio della lettera minatoria) (testuali parole dell’ordinanza, cfr. pag. 78).
Si allega a tale proposito un documento, non presente agli atti, che si ritiene abbia una estrema valenza probatoria (doc. 39): si tratta del testo di due e-mail (concatenate) redatte il 25.8.07 e il 26.8.07 dallo stesso Fabiani, che, in relazione ai dissidi sorti circa il comunicato di solidarietà alla Lorenzetti scrive: “(…) così si spiega come mai non si è voluta accettare la proposta mediatoria fatta dal comitato contro lo svincolo sud di sostituire i termini “sedicenti anarcoecologisti” con i termini Coop-Fai, in modo da non offendere gli anarchici VERI e gli ecologisti VERI che queste cose non le fanno e sanno bene che chi le fa gioca a favore del potere” ed ancora parole di “ferma condanna del gesto che non appartiene al movimento ecologista”.
Crediamo che tali passi, e tutto il documento allegato (testo e-mail del 25.8.07) spieghino in maniera molto chiara quale sia la posizione del Fabiani nei confronti della Coop / Fai.
L’originale di tale documento e-mail sarà di sicuro in uno dei computer sequestrati al Fabiani (o ai gentori) durante la perquisizione, che si trovano attualmente nelle mani dei carabinieri del ROS, ma probabilmente esso non verrà in alcun modo ritenuto degno di nota, essendo espressione di una “recita ideata ad hoc”.
A tal fine si produce altresì una serie di interventi in un blog locale in cui si evincono chiare prese di posizione in favore del Fabiani (doc. 40).
D’altra parte, se il Fabiani voleva addirittura continuare ad attaccare la Lorenzetti in un documento di “presa di distanze”, non sembra proprio il comportamento di chi sta ideando una recita ad hoc per sviare sospetti.
Con riferimento ai citati sospetti che si erano verificati intorno al Fabiani, ci si consenta infine la seguente riflessione: è comprensibile e naturale che molti, ignari, potessero sospettare di Fabiani, essendo un noto e attivo anarchico spoletino e comunque umbro.
Ciò che invece non è comprensibile e naturale è che proprio i carabinieri del ROS possano tuttora sospettare di lui, essendo stati gli unici ad aver avuto la disponibilità di numerosi ed ingenti mezzi per dimostrare la sua colpevolezza, nel corso delle costanti e plurime intercettazioni telefoniche ed ambientali, prive di alcun reale esito sul punto in esame, ed anzi infarcite di riscontri oggettivi che dimostrano piuttosto il contrario.
Si sottolinea altresì come, per converso, in appena una settimana di lavoro questa difesa abbia già prodotto una serie di elementi ed informazioni utili a dimostrare l’estraneità del Fabiani alla Coop/Fai. Pur con la scarsità di mezzi a nostra disposizione crediamo di poter fare molto di meglio nelle more dell’attesa del dibattimento, ritenendo però assolutamente illegittima, allo stato, la custodia in carcere disposta per Fabiani.
Venendo al lunghissimo e particolareggiato paragrafo dell’ordinanza intitolato “La qualificazione giuridica” (cfr. da pag. 84 a pag. 186) , il Giudice, dopo aver sentenziato in dieci righe che “è logica e provata la conclusione” che gli indagati sono pericolosi terroristi i quali “perseguono il progetto di sovvertire l’ordine istituzionale costituzionalmente previsto, attraverso azioni violente destinate a trasformarsi in vera e propria lotta armata”, fonda la qualificazione giuridica (in venti righe) sul fatto che gli indagati, e per lo più il Fabiani, hanno “intrattenuto contatti” con gruppi di ispirazione anarco-insurrezionalisti e, per meglio evidenziare tali contatti e collegamenti, riporta per intero i capitoli n. 5, 6 e 7 della informativa ROS (per ben 102 pagine).
Ebbene, visto che di fatto la qualificazione giuridica dell’ordinanza rinvia per intero all’informativa dei ROS, possiamo commentare che non pensavamo che l’Arma dei Carabinieri fosse depositaria del potere e della funzione giudiziaria; credevamo, avendolo studiato sui libri, sulla Costituzione, e sui codici, che fosse una prerogativa della Magistratura.
Pur tuttavia la lunghissima trascrizione dell’informativa dei ROS (pagine da 85 a 85 a 187 ordinanza) non contiene nemmeno un indizio che attesti l’appartenenza degli indagati alla COOP/FAI.
Da pag. 85 a pag. 170 dell’ordinanza, anzi, viene nominata unicamente, tra i contatti e i collegamenti del Fabiani, la FAI “intesa come Federazione Anarchica Italiana” (come segnala la stessa ordinanza per distinguerla dalla Federazione Anarchica Informale, cfr. pag. 122) che è una organizzazione pienamente legittima con tanto di sito internet e di sedi e filiali ufficiali (doc. 41) e che, come si è detto, ha condannato duramente l’attività, nonché la subdola “usurpazione di sigla”, da parte della sedicente Federazione Anarchica Informale, sia a livello locale, sia a livello nazionale (doc. 42).
La trascrizione dell’informativa ROS (pag. da 85 a 170 ordinanza), analizzata riga per riga, contiene unicamente riferimenti a: incontri e dibattiti pubblici (pagg. da 86 a 92), cene sociali – benefit (pag. 93), manifestazioni pubbliche (pag. 94), sit-in di solidarietà (pag. 95), cortei slogans e cartelli (pag. 96), assemblee ed incontri (pag. 98), manifesti, presidi permanenti e manifestazioni (pag. 101 – 117), organizzazione di una cena (!) (da pag. 119 a 126) peraltro nell’ambito della FAI Federazione Anarchica Italiana (appunto!), volantini e striscioni (pag. 128), ed ancora, nell’ambito del Coordinamento cittadino difesa ambiente di Spoleto (che, si ricordi, raccoglie soggetti quali WWF, Legambiente, Italia Nostra, Sindacati di base), volantinaggi, manifestazioni, riunioni, documenti, riunioni, manifestazioni, (pagg. 142 – 148), “lotte popolari” intese come assemblee (pag. 149), riunioni, comunicati stampa, volantinaggi (pagg. 150 – 152), manifestazioni (per le quali addirittura Fabiani è l’unico che si preoccupa per la richiesta per le relative autorizzazioni! Cfr. pag. 155 in fondo, dimostrando un atteggiamento chiaramente eversivo dell’ordinamento costituzionale…), conversazioni con la nonna sulle dannose conseguenze del progresso sull’ambiente (pag. 156), servizi giornalistici, manifestazioni alle quali partecipa addirittura l’On. Pietro Folena (pag. 158 e 163), volantinaggi e manifestazioni con striscioni “eversivi” quali “Bush Prodi Berlusconi giù le mani dall’ambiente” (pag. 159), “battaglie” intese nel senso di manifestazioni (pag. 162), intenti di fare “qualcosa di concreto” riferendosi ad un assemblea (pag. 168) e di “rilanciare l’attività” sempre riferito ad un’assemblea (pag. 168 e 169; sarà forse questo il punto a causa del quale gli inquirenti hanno voluto scongiurare un temuto “salto di qualità ed accelerazione armata della cellula terroristica”?), e per finire pubblicazioni sul periodico Umanità Nova (organo della Federazione Anarchica Italiana, appunto!) e conferenze (pag. 170).
Nel corso delle ben 85 pagine trascritte dall’informativa, e poste a base della “qualificazione giuridica”, l’unico reato forse ravvisabile è forse l’apologia commessa da un vecchio di ottanta anni che ad una riunione dice “ah… mettemoce il tritolo” (cfr. pag. 150).
Si riportano poi, da pag. 170 a 186, le schede informative relative agli indagati (sempre trascritte dall’informativa ROS).
L’incipit della parte in questione è il seguente: “Il gruppo di affinità anarchico Coop / Fai: Nel seguente capitolo si cercheranno di delineare in maniera più particolareggiata le attività, il legame relazionale tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta nonché il modello organizzativo del gruppo indagato” , poi definito “gruppo di affinità” e denominato Coop/Fai.
Peccato che nel prosieguo del capitolo non si dimostri nemmeno lontanamente l’esistenza di alcun “gruppo di affinità” (figuriamoci di una associazione o di una struttura o di una organizzazione) - tanto è vero che alcuni degli indagati si sono visti per la prima volta alla caserma dei ROS il 24.10.07 - né vi sia alcun indizio che ricolleghi il “gruppo di affinità” alla Coop/Fai.
Valgano tutte le considerazioni sin qui esposte dal momento che nelle sintesi delle “schede informative personali” l’ordinanza ripercorre solo le tesi (ed i sillogismi) già commentati.
In particolare si vuole solo aggiungere che, con riferimento alla conversazione tra presenti del 2.5.07 (pagg. 174 – 176, per la quale però non è neppure indicato il numero progressivo e che all’interrogatorio non è stato possibile riascoltare), nella quale gli inquirenti avrebbero individuato il momento della progettazione di una rapina a mano armata, il Fabiani consiglia al Di Nucci, per non farsi riconoscere durante “la rapina”, di “mettersi la parrucca e le lenti a contatto colorate”. La trascrizione è costellata di inc. ma è chiaro che i due stanno scherzando (Di Nucci dice testualmente al Fabiani: “Ma che cazzo ridi?”) e lo stesso Fabiani ha descritto la scena, in sede di interrogatorio, come un’imitazione di una scenetta di Totò e Peppino.
Gli approfondimenti relativi all’art. 270bis c.p. poi, indicati da pag. 186 a 191 dell’ordinanza) contengono in sé stessi la medesima confutazione delle tesi accusatorie. I cinque ragazzi di Spoleto non possiedono nessuno dei requisiti previsti dalla lettera della norma, né i requisiti indicati nella interpretazione della Suprema Corte. Non si è in presenza di alcuna struttura organizzata, né di un embrionale statuto, né, del resto, i cantieri edilizi o i supermercati sono l’interesse tutelato dalla norma.
Si rinvia, per una più completa confutazione della configurabilità dell’art. 270bis, all’ulteriore memoria difensiva prodotta da questa difesa, alla quale integralmente ci si riporta.
Per quanto attiene i gravi indizi di colpevolezza, infine, questa difesa vuole operare alcune considerazioni su alcuni aspetti a nostro parere molto importanti.
Abbiamo notato che, nell’impianto degli atti di indagine, nonché nel corso degli interrogatori, gli inquirenti purtroppo non ammettono nemmeno lontanamente la possibilità che ci sia più di un ragionevole dubbio sulla reale appartenenza del Fabiani alla Coop/Fai, tanto da distorcere forzatamente anche la enorme mole di indizi presenti invece a suo discapito.
Partendo di nuovo dalle premesse di fatto è evidente, di certo, che “qualcuno” ha incendiato il cantiere di Colle S. Tommaso a Spoleto (episodio del 9 marzo 2007 rivendicato dalla Coop/Fai) e che “qualcuno” ha inviato la busta dei proiettili alla Lorenzetti (episodio del 20.8.2007 rivendicato dalla Coop/Fai). Ebbene gli inquirenti sembrano non potersi capacitare che questo qualcuno possa essere altri che il Fabiani.
Si sottolinea che questa difesa non crede in nessun modo alla citata tesi cd. “complottista”. Né, a ben vedere, vi crede lo stesso Fabiani, come ha anche dichiarato nel corso dell’interrogatorio del PM, pur se una parte del movimento anarchico umbro, come si è spiegato, sembra invece aderire a tale tesi.
Non spetta a questa difesa indicare chi possa essere il colpevole di quei fatti, per dover dimostrare l’innocenza del Fabiani.
Pur tuttavia, essendo dato praticamente per scontato dagli inquirenti che il colpevole sia il Fabiani – anche in assenza di reali ed autentici riscontri indiziari, e, in definitiva, solo sulla base di analogie semantico/ contenutistiche - si rendono necessarie delle considerazioni circa il quanto e il come possa essere ampia la “rosa” dei possibili colpevoli.
Si allega a tal fine una scheda di sinossi del saggio di un criminologo, tratta da una rivista on – line di psicologia, (Marco Boschi, Criminologia del terrorismo anarco insurrezionalista, Aracne, Roma 2005 – doc. 43).
Questa difesa ha provveduto a ordinare copia del saggio in una libreria giuridica di Roma, ma sembrano esserci ritardi dovuti alla difficile reperibilità del libro, richiesto direttamente alla casa editrice.
Tuttavia, nell’attesa di leggere l’intero testo, già la scheda riassuntiva allegata pone importanti temi di riflessione, che potrebbero e dovrebbero essere oltremodo utili agli inquirenti, nonché ai Giudici dell’Ecc.mo Tribunale del Riesame.
Del resto numerosi dei concetti ivi riportati sono ampiamente citati nelle stesse informative dei carabinieri del ROS, che forse dispongono del suddetto manuale e che hanno comunque posto a fondamento dell’intera indagine molti degli elementi ivi descritti: il concetto di organizzazione anarchica informale, basata sull’affinità e l’azione, e la necessità di interventi preventivi e repressivi basati sul lavoro di intelligence, attraverso la cd. soft – power, ovvero la raccolta metodica e costante di carattere informativo che permette il monitoraggio del territorio, e l’individuazione dei cd. “gruppi di affinità”.
(E’ evidente, per inciso, che nonostante la valenza e l’importanza di un lavoro svolto a tal fine dalle forze dell’ordine, siamo convinti che nel caso di specie tali tecniche di contrasto siano state inutilmente o comunque sproporzionatamente indirizzate nei confronti di Fabiani e degli altri indagati, non esistendo, in capo ad essi, alcun vero “gruppo di affinità”, né alcun reale fenomeno di terrorismo anarco-insurrezionalista).
Tornando tuttavia all’analisi dei concetti indicati nel documento in esame, si nota che gli inquirenti hanno tralasciato invece alcuni importantissimi elementi di valutazione, secondo noi fondamentali per una realistica ed autentica chiave di lettura degli attentati della Coop/Fai in Umbria.
Marco Boschi segnala come la forza della sedicente FAI terroristica, organizzazione informale, sta nell’assenza di una struttura verticale interna, facilmente attaccabile dal potere. Essa è priva di centro decisionale, e la comunicazione si basa sul dibattito orizzontale ed anonimo, prodotto dalla pratica stessa (rivendicazione delle azioni).
La comunicazione avviene attraverso l’azione e le rivendicazioni.
Alla luce di tali concetti è possibile, anzi probabile, allora, che quel “qualcuno” (autore degli attentati a firma Coop / Fai) abbia individuato una “campagna rivoluzionaria” degna di nota (come la definisce lo stesso Boschi), quale potrebbe essere apparsa, nel dedalo delle decine di siti, blog e circuiti anarchici, l’attività del Fabiani (pubblica, lecita, ed oltremodo esposta) e di altri anarchici e/o ecologisti spoletini, ed abbia tentato una comunicazione, un dialogo, con il Fabiani.
Ciò non significa però che il Fabiani abbia risposto a tale “comunicazione” della Fai, né che abbia aderito a tale dialogo tra anonimi.
E’ logico allora che l’autore dell’attentato alla Lorenzetti non debba per forza essere un anarchico di Spoleto, o di Gualdo Tadino, essendo nella lettera di rivendicazione trattati temi a sfondo “anarco- ecologista” relativi a queste due città (ma anche molti altri temi, abbiamo visto).
Per lo stesso principio, anche l’attentatore del 9 marzo 2007 presso il cantiere di Colle San Tommaso a Spoleto potrebbe benissimo non essere spoletino, anzi tutt’altro.
Si segnala del resto che i temi, gli argomenti, i contenuti e le stesse analogie semantiche e linguistiche, si ripetono a ragnatela nel dedalo dei siti, blog, forum e circuiti di carta stampata anarchici, e che “argomenti di lotta” o “campagne rivoluzionarie” “degne di nota” possano essere state individuate ovunque e da chiunque, sia in ambito umbro che italiano.
Si precisa che si è deciso di affrontare tali considerazioni in quanto frutto di una riflessione fatta dallo stesso indagato Fabiani, che, peraltro, non conosceva il documento del criminologo prodotto da questa difesa, e che ha dedotto tali spunti dalla lettura di un testo pubblicato negli anni ‘70 dall’anarchico Alfredo Maria Bonanno.
L’aver, nel corso delle ricerche e dell’attività di documentazione svolte da questa difesa, rinvenuto l’esistenza di un saggio di criminologia che sottolinea gli stessi aspetti, ci ha spinto a segnalarli all’Ecc.mo Tribunale del riesame.
La forte esposizione del Fabiani nell’universo anarchico, e la incessante diffusione in pubblico, da parte sua, di alcuni temi di carattere anarchico ed ecologista, anziché dover per forza far desumere la sua colpevolezza in merito agli attentati Coop/Fai (anche in assenza di reali indizi), potrebbe allora far desumere la circostanza che uno o più anarchici della Coop / Fai, umbri o italiani, abbiano voluto “dialogare” o “comunicare” con lui attraverso azioni dimostrative, reputando le sue “campagne” “degne di nota”.
Ciò non significa, tuttavia, si ribadisce, che Fabiani abbia risposto a tale “dialogo” e accettato tale “comunicazione”, né che Fabiani faccia parte della Coop/Fai, e, a ben vedere tutti i riscontri oggettivi dell’indagine dimostrano la sua estraneità e diffidenza verso la sedicente Coop/Fai, anziché il suo coinvolgimento.
* * *
La totale estraneità dell’altro indagato, Fabrizio Reali, con i fatti contestati (attentato al Presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti) è, d’altra parte, oltremodo evidente.
Il Reali, la cui presenza “ad una superficiale analisi - come recita l’ordinanza (cfr. pag. 82) - potrebbe essere considerata penalmente “neutra”, attesi i pochi interventi, peraltro adesivi e di approvazione, del Reali Roscini nelle discussioni”, sarebbe invece colui che avrebbe confermato (?) l’opportunità politica dell’attentato.
Ciò, in sostanza, si ricordi, la notte di ferragosto 2007 nel corso di una colossale sbornia.
Ebbene l’ascolto delle conversazioni intercettate, nonché le risultanze degli interrogatori, hanno dimostrato che il Reali non ha nemmeno lontanamente parlato né di attentati, né di anarchia, né di politica, la notte del ferragosto 2007 (tanto meno nei giorni precedenti o successivi).
Si è dimostrato altresì, dai precisi riscontri, che al momento della consegna degli assegni dal Di Nucci al Fabiani (sempre il 15 agosto 2007), il Reali è stato tenuto in disparte, tanto che lo stesso credeva che i due si fossero scambiati sostanze stupefacenti.
Nel corso degli interrogatori lo stesso Reali ha dimostrato di non essere nemmeno anarchico, avendo prodotto la ricevuta del pagamento di 1 Euro per l’elezione delle primarie del Partito Democratico (documento presente agli atti), dichiarando di riconoscere lo Stato e la Costituzione, definendosi tutto al più a volte “anarcoide”, nel senso di “stanco della politica come tanti italiani”.
Ha confermato inoltre di non conoscere nemmeno alcuni degli indagati, avendo visto per la prima volta il Corrias alla caserma dei c.c. a Perugia al momento dell’arresto, e di conoscere superficialmente gli altri (avendo incontrato il Di Nucci per la prima volta il 15 agosto 2007 ed avendo visto una o due volte il Polinori, ancorché si fosse piccato con quest’ultimo a causa di una ragazza).
Anche l’amicizia con il Michele Fabiani risale solo a questa estate, essendo tuttavia conoscente di vecchia data del padre Aurelio Fabiani.
Nella scheda informativa personale del Reali (pagg. 184 – 186 ordinanza) vengono indicati elementi indiziari a dir poco “iperbolici”.
Circa la sua frase (riportata a pag. 185 dell’ordinanza) “sembra che li chiama sbirri” (riferito ad un rumore della marmitta) ha tenuto a precisare a questa difesa che tale termine viene usato anche nel Vangelo, da Nostro Signore Gesù.
La macchina “per fare una cosa” (cfr. pag. 185 ordinanza) era riferita ad una gita notturna in un luogo di campagna, con una tanica di vino (5 litri bianco, ha tenuto a precisare al sottoscritto legale) e un po’ di hashish, e soprattutto alcune ragazze, successiva a quella fallita (e per questo motivo di litigio con Polinori) di qualche sera prima.
Circa il furto del cartello stradale, il Reali ha confermato nell’interrogatorio come lo stesso non fosse un cartello della segnaletica pubblica ma in dotazione a cantieri privati (riferendo di aver lavorato per due anni in cantieri simili e di averne sistemati tanti per le strade) e come lo stesso fosse piegato e rovinato (come si trova tutt’ora essendo stato sequestrato nel corso delle perquisizioni) ed abbandonato in Piazza del Duomo a Spoleto senza alcun cantiere vicino.
Circa le risultanze dei sequestri avvenuti presso la sua abitazione e la casa dei genitori al momento dell’esecuzione dell’ordinanza, lo stesso ha confermato come il “passamontagna” sequestrato sia in realtà un sottocasco (v. documentazione prodotta in sede di interrogatorio del PM), come la scritta apposta sul cartello sia un inciso della canzone “Addio a Lugano” del 1895 (v. documentazione prodotta in sede di interrogatorio del PM), come le scritte sul retro dei quadri e il timbro “ufficio sanitario – Comune di Spoleto” siano del padre Bruno Reali, ex comandante dei Vigili Urbani di Spoleto (v. documentazione prodotta in sede di interrogatorio del PM).
Ha tenuto inoltre a precisare a questa difesa che nel computer che gli è stato sequestrato potranno essere rinvenute molte e-mail e scritti nei quali difende sempre il governo di centro sinistra, ed anche scritti in difesa del carabiniere Placanica (che, in servizio per i fatti del G8 di Genova, esplose il colpo d’arma da fuoco mortale per Carlo Giuliani).
Circa i 5 coltelli precedentemente sequestrati (in data 6.10.07) ha confermato come li avesse acquistati a Perugia (difatti si trovava alla stazione per rientrare a Spoleto) e come egli stesso sia un collezionista di coltelli.
Si produce a questo proposito documentazione fotografica (docc. 44 e 45) - purtroppo di pessima qualità (e ne chiediamo venia) in quanto realizzata con la funzione “foto” del telefonino - lo stesso giorno della perquisizione domiciliare del 23.10.07 (poco dopo il termine della stessa), nella quale si notano diversi coltelli, non sequestrati dai c.c., e fotografati da questa difesa probabilmente nella stessa posizione in cui erano stati lasciati dagli agenti che hanno provveduto alla perquisizione, non asportati in quanto tutti di possibile e lecita detenzione in casa.
Anche in relazione al Reali si rinvia, per una più completa confutazione della configurabilità dell’art. 270bis, relativo al capo A dell’imputazione, all’ulteriore memoria difensiva prodotta da questa difesa, alla quale integralmente ci si riporta.
Insussistenza delle esigenze cautelari ed inosservanza dei principi di adeguatezza e proporzionalità.
Anche alla luce di tutto quanto fin qui esposto, si evidenzia come non esistano le esigenze cautelari di cui all’art. 274 c.p.p..
In particolare non esistono esigenze attinenti alle indagini, e ciò è dimostrato dallo stesso comportamento processuale degli indagati: essi hanno già reso lunghi, dettagliati e circostanziati interrogatori, indicando circostanze e riscontri oggettivi, ed ammettendo anche numerosi addebiti a loro carico.
In sostanza il Fabiani ha già detto tutto quello che ha fatto e non può, ormai, in alcun modo “inquinare” le prove di ciò che ha già confessato.
Si consideri del resto che, essendo in massima parte accusato di reati di carattere “ideologico”, tutti i materiali – informatici e cartacei – di cui lo stesso disponeva, in casa sua ed in casa dei genitori, sono stati già sequestrati al momento dell’esecuzione della o.c.c. e si trovano nelle mani ed al vaglio degli inquirenti.
Non esiste alcun pericolo di ”accelerazione armata”, come recita l’ordinanza impugnata, dal momento che l’indagato non è né un terrorista né un organizzatore di associazioni eversive.
Si ricorda che nel corso delle perquisizioni non è stato rinvenuta alcuna arma, o munizione, o esplosivo o liquido infiammabile o ordigno di alcun genere.
Né esistono, a bene vedere, pericoli di reiterazione dei reati.
Possiamo sostenere che al Fabiani, appena ventenne, è già bastata, purtroppo, la lezione di quasi un mese di carcere, e si guarderà bene dal provocare nuovi danneggiamenti quali quelli del “Giro della Rocca” a Spoleto, o dal tornare ad imbrattare muri con scritte contro il Maresciallo Biagioli.
Continuerà probabilmente la sua instancabile attività in omaggio all’ideale anarchico ed ecologista, ma ciò, in un ordinamento democratico, non gli può essere impedito trattenendolo in carcere.
La detenzione in carcere potrebbe avere, anzi, gravi ripercussioni sulla stessa personalità dell’indagato, che di certo “terrorista” o “eversore” non è.
Alla luce di quanto finora esposto risulta con tutta evidenza che se il GIP di Perugia avesse sottoposto le risultanze istruttorie ad un vaglio più rigoroso, con molta probabilità sarebbe pervenuto ad una diversa determinazione.
Con una più attenta analisi delle reali risultanze probatorie il GIP si sarebbe convinto che non vi era alcuna necessità di applicare la misura della custodia cautelare in carcere che notoriamente rappresenta l’extrema ratio (tanto più per un ragazzo incensurato di venti anni), potendo questa essere disposta solo quando ogni altra misura risulti inadeguata a soddisfare le esigenze cautelari con specifico riguardo al caso concreto.
O, altrimenti, avrebbe potuto ritenere sufficienti anche altre misure cautelari meno gravose come gli arresti domiciliari.
La misura del carcere è in concreto eccessiva e, comunque, sovradimensionata rispetto alla inconsistenza dei gravi indizi e delle esigenze cautelari che evidenziano le risultanze istruttorie.
E’ evidente, poi, la totale assenza di ogni esigenza cautelare in capo al Reali, il quale, peraltro, ha già reso dettagliate deposizioni anche in relazione ad i rapporti con gli altri indagati.
Tutto ciò premesso i sottoscritti difensori
CHIEDONO
Ai sensi dell’art. 309 c.p.p. che l’Ill.mo Tribunale adito voglia riesaminare l’impugnata ordinanza, ed accogliere, con ordinanza resa in camera di consiglio, le seguenti conclusioni:
1) Annullare l’ordinanza del G.I.P. di Perugia del 18.10.07, per violazione degli artt. 272, 273, 274, 275, 280 c.p.p., non sussistendone i presupposti;
2) In subordine, modificare la predetta ordinanza, sostituendo la misura della custodia cautelare in carcere con altra meno gravosa e venga così applicata la misura degli arresti domiciliari o altre meno afflittive.
3) Con riferimento al Reali revocare la misura degli arresti domiciliari restituendo allo stesso lo stato di libertà o in subordine sostituire la misura con altra meno afflittiva.
Spoleto/Napoli, 10 novembre 2007
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FucK tHe SysTem...SmAsH A dIsKo
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l'unico scopo che mi sono imposto è salire il fiume a retroso fin li dove nasce il vento,
per poi lascarmi cullare nella candida valle. ThC_