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VERSO LA BEATIFICAZIONE DI PIO XII - Papa Pacelli e l'Olocausto: Pastor Angelicus o Vicario dei silenzi?
Dopo che Benedetto XVI ha firmto il decreto che ne riconosce le "eroiche virtù" Pio XII, il pontefice più discusso del secolo scorso, potrà più facilmente assurgere alla gloria degli altari. Ma chi era Pacelli? Il Papa del silenzio o il Papa degli ebrei?
Andrea Sartori (Insegnante)

Non solo Giovanni Paolo II. Anche Eugenio Pacelli, Pio XII, potrà assurgere agli onori degli altari. Papa Ratzinger ha firmato il decreto che ne riconosce le "eroiche virtù". Pacelli è al centro da decenni di un acceso dibattito storiografico: per alcuni fu il Papa dei silenzi, quando non "il Papa di Hitler. Per altri fu il "Papa degli ebrei" al quale moltissimi perseguitati devono la vita. Chi fu, in realtà, Eugenio Pacelli? La domanda è urgente, perché si tratta di ristabilire la verità e di mondare la Storia da incrostazioni ideologiche.


UN DIBATTITO COMINCIATO DA UN TESTO TEATRALE

In realtà la "leggenda nera" di Pio XII come Papa di Hitler comincia da un testo teatrale: Il Vicario di Rolf Hochhuth, il quale portò per primo in scena la tesi di un Pacelli silente verso il mostro nazista. Questo a dimostrazione di quanto le opere di fiction siano delle fabbriche di miti estremamente potenti, anche quando facilmente demolibili. Ultimo arriva Dan Brown con il suo Codice da Vinci (che contiene un errore persino nel titolo "da Vinci" non è un cognome, ma indica il luogo di provenienza di Leonardo) per smontare il quale basta una semplice osservazione: se davvero quella a fianco di Gesù nell' Ultima Cena leonardesca è la Maddalena, dov'è San Giovanni? Le figure sono dodici più Gesù Cristo. Quindi se la Maddalena era davvero il "tredicesimo apostolo" manca comunque San Giovanni (che poi le fattezze di San Giovanni siano quelle del garzone di Leonardo Salaì, e che in ogni dipinto rinascimentale Giovanni sia dipinto come un bel giovane, sembra non tangere),

Ma torniamo a Hocchuth. La sua piéce, dalla quale recentemente il regista greco-francese Costa Gavras ha tratto il film Amen, ha dato origine a tutta la corrente storiografica antipacelliana. Ultimo viene il libro del giornalista inglese John Cornwell Il Papa di Hitler. Cornwell, che aveva demolito le tesi di David Yallop sul complotto che avrebbe ucciso Giovanni Paolo I, si scagliò violentemente contro Pacelli (bisogna dire che Cornwell ha recentemente preso le distanze dal suo libro, come d'altronde ha fatto anche Yallop col suo).

LA RICONOSCENZA DI NOTEVOLI RAPPRESENTANTI DELLA COMUNITA' EBRAICA

Eppure uomini e donne di religione ebraica hanno espresso la loro gratitudine verso il "Vicario" per ciò che aveva concretamente fatto. E sono voci di non poca rilevanza, che vanno attentamnte ascoltate. Una su tutti è quella di Golda Meir, la quale, commemorando la scomparsa del Pontefice in qualità di ministro degli Esteri di Israele, disse: "Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è levata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime". Un'altra grande voce ebraica che alzò a Pio XII un inno di gratitudine fu quella di Albert Einstein, il quale, già nel dicembre 1940, scrisse sul Time Magazine: "Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa, prima d'ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve ciò che un tempo disprezzavo". Elio Toaff, ex rabbino capo di Roma, scrisse: "La Comunità israelitica di Roma, dove è sempre vivissimo il senso di gratitudine per quello che la Santa Sede ha fatto in favore degli Ebrei romani, ci ha autorizzato a riferire in maniera più esplicita la convinzione che quanto è stato fatto dal clero, dagli istituti religiosi e dalle associazioni cattoliche per proteggere i perseguitati non può essere avvenuto che con la espressa approvazione di Pio XII" (L'Osservatore Romano 28 giugno 1964). Joseph L. Lichten, membro dell' "Anti Defamation League of B'nai B'rith" ha scritto "E' risaputo che nel 1940 Pio XII inviò un'istruzione segreta ai vescovi cattolici d'Europa dal titolo Opere et caritate ("Con le opere e la carità"). La lettera iniziava con una citazione tratta dall'enciclica di Pio XI Mit Brennender Sorge la quale criticava duramente le dottrine naziste. La lettera di Pio XII ordinava di prestare aiuti adeguati a tutti coloro che subivano discriminazioni razziali ad opera dei nazisti" (JOSEPH L. LICHTEN, Pio XII e gli ebrei, Edizioni Dehoniane, Bologna 1988, p. 34).

L'ex rabbino capo di Roma Israel Italo Zolli, che si convertì al cattolicesimo, prese il nome di battesimo di Eugenio, proprio in onore di Pio XII. Altri notevoli difensori ebrei del pontificato pacelliano furono Pinchas Lapide, che fu console israeliano a Milano, il rabbino statunitense David Gil Dalin e lo storico inglese nonché biografo ufficiale di Churchill Sir Martin Gilbert. Questi ultimi hanno anche chiesto la nomina di Pio XII a "Giusto tra le nazioni".

STIME SUGLI EBREI SALVATI DA PIO XII

Secondo Pinchas Lapide "la Chiesa cattolica, sotto il papato di Pio XII, fu lo strumento di salvezza di almeno 700.000, ma forse anche di 860.000 ebrei che dovevano morire per mano nazista" (PINCHAS LAPIDE, Roma e gli ebrei. L'azione del Vaticano a favore delle vittime del nazismo. Mondadori, Milano 1967, p.287).

Il rabbino David Gil Dalin, nel suo libro La leggenda nera del Papa di Hitler stima che dei 5.715 ebrei di Roma che dovevano essere deportati, 4.715 furono sistemati in 150 istituzioni cattoliche e 477 in santuari del Vaticano. Pacelli attuò una strategia simile in Ungheria mediante il nunzio apostolico Angelo Rotta, che salvò la vita a 5.000 ebrei. In Turchia il delegato apostolico Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Giovanni XXIII, salvò la vita a migliaia di ebrei slovacchi bloccati in Bulgaria in collaborazione con l'ambasciatore tedesco Franz von Papen. Scrive sempre Pinchas Lapide in un articolo pubblicato da Le Monde il 13 dicembre 1963: "Quando a Venezia fui ricevuto da monsignor Roncalli, che doveva poi divenire Giovanni XXIII, e gli espressi la riconoscenza del mio Paese per la sua azione a favore degli Ebrei al momento in cui era nunzio in Turchia, egli mi interruppe ripetutamente per ricordarmi che ogni volta aveva agito per ordine di Pio XII". Altri fatti storici di non minore importanza riportate da Dalin sono le assunzioni in Vaticano di ebrei licenziati per ordine di Benito Mussolini, o il disprezzo con cui i nazisti qualificavano Pacelli, quando era ancora segretario di Stato, come il "cardinale che ama gli ebrei". Il biografo ufficiale di Churchill Sir Martin Gilbert, parlando del suo libro The Righteous, scrive: "il Papa giocò un ruolo, che io descrivo nel dettaglio, nella salvezza di tre quarti degli ebrei di Roma". Inoltre, sempre secondo Gilbert, "Il Papa stesso fu attaccato dal dottor Goebbels - il ministro della propaganda nazista - 'per aver preso le parti degli ebrei in un messaggio cristiano, nel dicembre 1942, quando criticò il razzismo".

CIO' CHE GLI ALTRI NON HANNO FATTO

Nel libro del vaticanista Andrea Tornielli Pio XII. Il Papa degli Ebrei c'è un capitolo dedicato a ciò che non hanno fatto i capi delle grandi democrazie. Il capitolo si apre con una sarcastica affermazione di Joseph Goebbels: "Quale sarà la soluzione del problema ebraico? Si creerà un giorno uno stato ebraico in qualche Paese del mondo? Lo si saprà a suo tempo. Ma è interessante notare che i Paesi la cui opinione pubblica si agita in favore degli ebrei, rifiutano costantemente di accoglierli. Dicono che sono i pionieri della civiltà, che sono i geni della filosofia e della creazione artistica, ma quando si chiede loro di accettare questi geni, chiudono le frontiere e dicono che non sanno che farsene. E' un caso unico nella Storia questo rifiuto di accogliere in casa propria dei geni".

La Gran Bretagna chiuse ripetutamente le frontiere agli ebrei. Nel 1939 il Regno Unito fa internare come "stranieri nemici" ben 30mila ebrei fuggiti dalla Germania. Il Parlamento di Londra respinge la proposta umanitaria dell'Arcivescovo di Canterbury, che aveva chiesto di aprire le frontiere agli ebrei, in deroga alle quote sull'immigrazione. Già nel 1933 Londra si era opposta all'ingresso degli ebrei in Palestina, non volendosi inimicare le popolazioni musulmane. Il progetto pubblicato il 17 marzo 1939 sul Libro Bianco limita a 75.000 il numero di ebrei immigrati in Palestina per i successivi cinque anni. Venivano concessi 1.500 visti al mese per la categoria "lavoratori" mentre non vi era limite per quella "capitalisti".

Lo stesso Winston Churchill, secondo un'inchiesta pubblicata l'8 maggio 1994 dal Sunday Times, inchiesta basata su documenti provenienti dall'Archivio nazionale inglese, non solo bloccò l'immigrazione ebraica in Palestina per non irritare i musulmani, ma promulgò addirittura una direttiva che vietava agli ebrei di rifugiarsi in Medio Oriente. Per questo agli inizi del 1943 fu impedito l'espatrio di 70mila ebrei romeni, in gran parte bambini, che morirono nei campi di sterminio. Churchill, pur sapendo dello sterminio degi ebrei, fece di tutto, in accordo con il Dipartimnto di Stato americano, per non salvarli (T. RAYMENT, Britain barred rescue plan for Jews, in Sunday Times, 8 maggio 1994, cfr. ALESSANDRA FARKAS,Churchill non volle evitare l'Olocausto, in Corriere della Sera, 9 maggio 1994)

Altrettanto grave, come anticipato, fu l'atteggiamento americano. Nel maggio 1939 gli Stati Uniti respingono il transatlantico Saint Louis con a bordo 930 passeggeri ebrei. Nel 1940 il Congresso respinge la proposta di aprire l'Alaska ai profughi ebrei tedeschi. Nel 1941 il Congresso arriva a bloccare la mediazione della Svezia che si era detta disposta ad accogliere 20mila bambini ebrei europei. Scrive ancora Lapide: "Tutti gli sforzi fatti dal Congresso americano nel 1944 per aiutare gli ebrei sfuggiti allo sterminio nazista a trovar rifugio in Palestina furono bloccati dal Dipartimento di Stato, con la conivenza del presidente Roosevelt che, secondo una notizia confidenziale dello stesso Dipartimento e nella migliore interpretazione di questi documenti ufficiali, in pubblico adottava una posizione filoebraica mentre, in privato, appoggiava le manovre del Dipartimento di Stato" (Lapide, op. cit., p. 292).

Chi è senza peccato scagli la prima pietra contro Eugenio Pacelli. Perché queste grandi potenze, che avevano quelle armi, quegli eserciti e anche quegli spazi che mancavano al Papa, sono stati meno coraggiosi?

SILENZI?

Perché per valutare meglio l'azione del Papa bisogna anche riflettere "quante divisioni ha il Papa" come ironizzava Stalin. Una condanna netta di Pio XII avrebbe portato alla distruzione di Roma e dei suoi abitanti, una persecuzione anticristiana ancora più feroce. Dino Buzzati scriveva che se Pio XII e i cardinali si fossero immolati davanti ai carri armati di Hitler, tutto il mondo avrebbe creduto. In realtà sarebbe stato solo un eroismo sciocco. Pacelli dimostrò coraggio fisico (scese personalmente in strada in mezzo ai fedeli durante i bombardamenti su Roma, offrendo la sua persona per farli cessare. Sono notissime le fotografie che lo testimoniano). Il Papa salvò vite, mise a rischio la sua vita anche in questo, ma non volle (giustamente) coinvolgere il resto di Roma e dei cattolici, affidando quelle missioni di salvataggio a uomini di fiducia quali Roncalli. I tanto venerati eroi antinazisti Churchill e Roosevelt, che possedevano armi, flotte, eserciti, possibilità di applicare sanzioni economiche, salvarono molte meno vite.

Ma è poi vero che la Chiesa è stata così zitta? Certo, ci furono parti della Chiesa che si schierarono con le Leggi razziali. Tra i firmatari del documento sulle Leggi razziali troviamo padre Agostino Gemelli. Vi erano giornali cattolici antisemiti, e tra i più feroci antisemiti d'Italia vi era un ex sacerdote, Giovanni Preziosi. Ma qui dobbiamo esaminare la posizione ufficiale della Santa Sede. Che è ben chiara già nell'enciclica del predecessore di Pacelli sul trono di Pietro Pio XI Mit Brennender Sorge, scritta in tedesco e non in latino per essere ancora più chiari nella condanna del razzismo nazista. Pio XI aveva già espresso la sua avversione verso il nazismo, affermando che "spiritualmente siamo semiti". Si sa che, in occasione della visita di Hitler a Roma, Pio XI chiuse il Vaticano deplorando il fatto che era stata innalzata una "croce che non è la Croce di Cristo".

Eugenio Pacelli era segretario di Stato di Pio XI e c'era anche la sua mano nell'enciclica antinazista. Ma si espose anche in prima persona. Nel marzo 1935 Pacelli scriveva al vescovo di Colonia additando i nazisti come "falsi profeti con l'orgoglio di Lucifero". Nello stesso anno attaccava le ideologie "possedute dalla superstizione della razza e del sangue". Due anni dopo, nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, definì la Germania come quella "nobile e potente nazione che cattivi pastori vorebbero portare fuori strada verso l'ideologia della razza".

Pio XII fece ancora di più. Appoggiò una congiura volta ad eliminare Hitler. Questo non va a discapito della santità. Secondo il profeta della non-violenza sarà considerato "uomo caritatevole" chiunque uccida uno uomo che "venga preso da follia omicida e cominci a girare con la spada in mano uccidendo chiunque gli si pari davanti, e nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo" (M. K. GANDHI, Young India, 4 novembre 1926). E se l'uomo è un capo di Stato, e ha quindi il potere legale di annientare milioni di vite, la sua uccisione si presenta come qualcosa si meritorio. Qualora Hitler fosse stato ucciso, milioni di innocenti non avrebbero perso la vita.

Nel novembre 1939 il Papa viene messo a conoscenza di un tentativo di complotto, organizzato da Hans Oster, impiegato nei servizi segreti militari di Berlino, per rovesciare Hitler. Il Papa chiede garanzie agli inglesi, tramite il diplomatico Osborne. Pio XII conferma a Osborne che ambienti militari tedeschi sono coinvolti nella congiura. Il diplomatico britannico risponde: "Se anche si cambia il governo non vedo come potremmo riappacificarci finché la macchina bellica tedesca rimane intatta". Sembra la stessa cecità con cui oggi Obama abbandona gli studenti iraniani che vorrebbero rovesciare il regime dei mullah. Il complotto non si fece, ma questo non fu a causa del Papa, tramite tra i cospiratori e gli inglesi. Furono gli inglesi a non dare garanzie.

LA SANTITA'

La santità è vestita d'umiltà. Quando fu fatto il Concordato con la Germania, essenzialmente per la protezione della vita dei cattolici tedeschi, il segretario di Stato vaticano Eugenio Pacelli, motore di tale Concordato, sostenne che a causa di questo egli sarebbe stato "calpestato dalla Storia". Evidentemente, più che la sua fama, gli interessava salvare vite umane con gli strumenti a sua disposizione. Anche a discapito del suo nome. E' questo è evidentemente qualcosa di grande: a tutti piacciono i facili applausi. Pacelli vi rinunciò. Anche Oskar Schindler salvò vite umane parlando col Diavolo, sapendo che un attacco diretto al Diavolo non avrebbe portato altro che la morte di coloro che voleva salvare.

Questo Papa non fece gesti eclatanti, o ne fece pochi. Ma salvò migliaia di vitre umane, vite di ebrei che non furono salvate da quei democratici Churchill e Roosevelt che pure avevano ben più mezzi per farlo. La storiografia ideologica condanna Pacelli. Infatti scrive il rabbino Dalin: "Le polemiche antipapali di ex seminaristi come Gary Willis e John Cornwell (autore de Il Papa di Hitler), di ex sacerdoti come James Carroll e di altri apostati o cattolici liberali risentiti sfruttano la tragedia del popolo ebraico durante l'Olocausto per sostenere oggigiorno la propria agenda di cambiamenti forzati della Chiesa cattolica". E mentre poco si parla dell'alleanza tra Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme e delle sue SS islamiche, la croce viene gettata su Pio XII. Per ragioni ideologiche, che inquinano la storiografia in maniera pericolosa. Ricordiamo i moniti di Orwell sul controllo e la manipolazione della Storia

Il Papa, "profeta disarmato" come direbbe Machiavelli, fece ciò che era in suo potere. E non fu poco.
[Modificato da LiviaGloria 10/07/2010 23:18]