00 16/05/2009 11:21
XII


Mio caro Malacoda,
è evidente che stai facendo un meraviglioso progresso.
L'unico mio timore è che nel tentativo di far affrettare
il paziente, tu non lo risvegli al senso della posizione
reale. Tu ed io, che vediamo la posizione com'è in realtà,
non dobbiamo mai dimenticare che a lui essa appare
totalmente differente. Noi sappiamo d'avere già introdotto
un cambiamento di rotta nel suo corso, un cambiamento
che lo sta già trasportando fuori della sua
orbita intorno al Nemico; ma bisogna far sì che egli si
immagini che tutte le decisioni che hanno effettuato
questo cambiamento di rotta sono triviali e revocabili.
Non gli si deve permettere di nutrire il sospetto che
egli è ora su una direzione che, sia pure adagio, lo allontana
dal sole, su una linea che lo porterà nel freddo
e nella tenebra dello spazio più lontano.
Per questa ragione sono quasi contento di sapere che
va ancora in chiesa e che ancora si comunica. So che in
ciò non mancano i pericoli; ma ogni cosa è preferibile
alla scoperta della rottura che ha fatto con i primi mesi
della sua vita cristiana. Finché ritiene esternamente le
abitudini di un cristiano, gli si può ancora far credere
di essere uno che ha adottato alcuni nuovi amici e nuovi
divertimenti, ma il cui stato spirituale è quasi lo stesso
di sei mesi fa. E fintanto che pensa così, dobbiamo preoc- |
cuparci non del pentimento esplicito di un peccato ben
definito, e riconosciuto completamente per tale, ma soltanto
del sentimento vago, quantunque inquietante, che
di recente non si sia comportato proprio bene.
Codesta oscura inquietudine deve essere maneggiata
con molta cura. Se divenisse troppo forte potrebbe
svegliarlo e rovinare tutto il gioco. D'altra parte, se la !
sopprimi del tutto - il che, fra parentesi, il Nemico \
probabilmente non ti permetterà di fare - perdiamo un I
elemento nella situazione che può essere volto a buon ;
fine. Se si permette di vivere a un tale sentimento, pur
non permettendogli di diventare irresistibile e di fiorire
in pentimento vero e proprio, esso possiede una tendenza
incalcolabile. Aumenta la riluttanza del paziente
a pensare al Nemico. Tutti gli esseri umani provano
una tale riluttanza in quasi tutti i tempi; ma quando
pensare a Lui significa porsi di fronte, e intensificare
tutta una vaga nube di colpevolezza semiconsapevole,
codesta riluttanza viene accresciuta dieci volte. Essi
odiano ogni idea che abbia riferimento a Lui, precisamente
come un uomo che si trovi in strettezze finanziarie
odia la vista stessa di un libretto bancario. In questo
stato il tuo paziente non ometterà i suoi doveri religiosi,
ma gli diverranno sempre più antipatici. Prima
di compierli ci penserà il meno possibile, se lo potrà
fare decentemente, e, terminati che li abbia, li dimenticherà
al più presto. Alcune settimane fa dovevi tentarlo
all'irrealtà e alla disattenzione nelle preghiere; ma ora
lo troverai che ti apre le braccia e quasi ti prega di distrarlo
dal suo proposito e di ottundergli il cuore. Desidererà
che le sue preghiere siano irreali, poiché di nulla
avrà tanto spavento quanto del contatto reale con il
Nemico. Suo scopo sarà di lasciare che i vermi che dormono
continuino a dormire.
Una volta che codesta condizione si sarà stabilita
sempre più pienamente, ti libererai dello stucchevole
compito di dovergli offrire i piaceri come tentazioni.
Poiché l'inquetudine e la sua riluttanza ad affrontarla
lo taglieranno fuori sempre maggiormente dalla vera felicità,
e poiché l'abitudine rende i piaceri della vanità e
dell'eccitazione e della volubilità meno piacevoli e insieme
più difficili a lasciarsi (questo è infatti ciò che h
abitudine fortunatamente dona al piacere) t'accorgerai
che qualsiasi cosa, magari un nulla, basterà ad attrarre
a sé la sua vagante attenzione. Non ti sarà più necessario
un buon libro, che veramente gli piaccia, per tenerlo
lontano dalle preghiere o dal lavoro, o dal sonno; basterà
una colonna di pubblicità del giornale di ieri. Potrai
fargli perdere tempo non soltanto nella conversazione
della quale gode, con gente che veramente gli piace,
ma in conversazioni con coloro dei quali non gli importa
nulla, intorno ad argomenti che lo stancano terribilmente.
Potrai riuscire a non fargli far nulla del tutto
per lunghi periodi di tempo.
(...)


Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
29/07/2008 21.36

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ciao Maura!

Ho comprato e letto tutto il libro!

Stu - pe - fa - cen - te !

Grazie per averci fatto conoscere quest'opera!


Ciao!
10/10/2008 22.36

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Zio Berlicche scrive a Malacoda: Il Papa ripete in modo martellante di allargare la ragione. Tu datti alla mistica :-)) (Tempi)
paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/10/zio-berlicche-scrive-malacoda-il-p...

Mi sa che hanno mangiato la foglia

di Berlicche

Mio
caro Malacoda, per la propaganda va bene così: bisogna ricondurre e
ridurre ogni pronunciamento di Benedetto XVI alla dimensione
etico-comportamentale.
Per cui se il Papa parla della vita umana
(per dirla alla latina, “humanae vitae”) bisogna dire e scrivere che ha
parlato di “morale sessuale” o di “morale coniugale”.
Benedetto
XVI dice che «la possibilità di procreare una nuova vita umana è
inclusa nell’integrale donazione dei coniugi» perché il loro amore «non
solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi
chiamando alla vita le persone umane», fa quindi un discorso sulla
verità e sulla dignità dell’amore, sulla sua bellezza. Noi dobbiamo
impedire che qualcuno possa restare ferito dalla bellezza; a noi
interessa l’incoerenza, l’incapacità, la difficoltà dell’uomo di fronte
al bello. Tra l’uomo e l’immagine possibile della sua felicità («se
dell’eterne idee l’una sei tu, cui di sensibil forma…») noi dobbiamo
interporre uno specchio, così che l’uomo veda sempre solo se stesso e
la sua miseria, e dichiari inarrivabile la bellezza che pure ha
intravisto (“io prendo te come mia sposa…”). A meno che
all’impraticabilità dell’ideale noi non si riesca a sostituire la sua
impensabilità.

Il gioco ci era quasi riuscito, abbiamo
impegnato i preti a parlare di morale per quarant’anni e intanto
svuotavamo il cervello ai fedeli. Il problema è che adesso se ne sono
accorti e nelle file del Nemico c’è chi torna a parlare della fede come
di un “metodo di conoscenza”, o di un “atto dell’intelligenza”.

C’è,
per esempio, questo vescovo di Bologna che parlando dell’uomo e della
sua vita (humanae vitae) l’ha detto papale papale: «L’Humanae Vitae
nella post-modernità è diventata ormai incomprensibile perché è
diventata completamente impensabile». Convincendo l’uomo moderno
dell’idea che si può vivere “anche se Dio non c’è”, abbiamo fatto
crescere una generazione che ha deliberatamente estromesso la persona
di Suo Figlio dalla storia, con la conseguenza che abbiamo colpito al
cuore del sistema, che è il cuore dell’uomo, separando la sua libertà
dalla sua verità. Il risultato è che oggi siamo riusciti e mettere in
dubbio, e quindi in pericolo secondo il cardinal Caffarra, l’humanitas
della persona come tale. «Se infatti – dice il vescovo bolognese – è la
libertà stessa a decidere non di “compiere” il bene o il male, ma a
stabilire che cosa è bene e che cosa è male… parlare di male morale non
ha senso.
Il dramma della libertà – possibilità di negare con le
proprie scelte ciò che si è affermato vero colla propria ragione – si
trasforma in una farsa». Nella confusione generale derivata dallo
scambiare tra loro l’organo della libertà con quello dell’intelligenza
avevamo ottenuto il disarmo dell’uomo, la frase “non so più cosa
pensare” esprimeva bene il suo smarrimento, anzi, meglio, lo
smarrimento di sé.

Ora però siamo costretti a giocare
a carte scoperte, nel senso che ci hanno scoperto il gioco: «Bisogna
allargare la ragione» ripete in modo martellante questo Papa. Un bel
contrappasso per noi, dopo due secoli che cavalchiamo la tigre del
razionalismo. Datti alla mistica.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 10/10/2008 22.37]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."