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Abusi sessuali e chiesa

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    LiviaGloria
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    00 19/04/2008 19:43
    Indagini

    Abusi sessuali in ambito sociale: il clero cattolico e altre figure professionali
    Rapporto speciale della Catholic League for Religious and Civil Rights [Lega Cattolica per i Diritti Civili e Religiosi].

    Febbraio 2004.

    INTRODUZIONE

    Lo scopo di questo rapporto speciale è quello di collocare nella giusta prospettiva i recenti scandali che hanno coinvolto la Chiesa Cattolica. Non si cerca qui di assolvere tutti quei sacerdoti che hanno avuto a che fare con comportamenti sbagliati in ambito sessuale, ma si cerca di controbattere coloro che continuano a trattare questo argomento senza collocarlo nel contesto appropriato. In realtà, è molto spiacevole discutere delle conseguenze di abusi sessuali commessi da sacerdoti cattolici, trascurando l’entità delle trasgressioni riscontrate nell’ambito del clero appartenente ad altre religioni, o da altre figure professionali.

    In particolare, questo rapporto è stato preparato per orientare la discussione che inevitabilmente seguirà la pubblicazione, il 27 febbraio, di due importanti studi. Uno è lo studio a livello nazionale degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti a partire dal 1950, pubblicato dal John Jay College of Criminal Justice di New York. L’altro è uno studio delle cause e delle conseguenze della crisi dovuta agli abusi, che verrà pubblicato dal National Review Board istituito dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Entrambi gli studi sono stati fatti su richiesta dei vescovi statunitensi.

    La Lega Cattolica ritiene che non si possa intavolare una discussione significativa su questo argomento, senza avere dati indicativi sull’entità degli abusi che avvengono al di fuori della Chiesa Cattolica. Questo è l’unico scopo del rapporto e, se il nostro contributo raggiungerà questo fine, allora potrà considerarsi un successo.

    William A. Donohue, Ph.D.
    President

    DATI GENERALI

    Il National Child Abuse and Neglect Data Systems è stato creato dal Children’s Bureau of the U.S. Department of Human Services, in collaborazione con i singoli stati federali, allo scopo di compilare statistiche annuali sul maltrattamento dei bambini, sulla base dei dati disponibili presso le agenzie nazionali di protezione dei bambini. Si è scoperto che, nell’anno 2001, circa 903.000 bambini sono stati vittime di maltrattamenti, il 10% dei quali (90.000) hanno subito abusi sessuali. Si è anche scoperto che il 59% di coloro che hanno perpetrato abusi, o hanno lasciato i propri bambini in stato di abbandono, sono donne, mentre il 41% sono uomini .

    Nel 2001, lo psicologo dell’infanzia Wade F. Horn ha pubblicato un rapporto sul lavoro di alcuni ricercatori presso la Johns Hopkins University School of Public Health. I ricercatori hanno scoperto che circa il 20% delle donne con bassa retribuzione economica, dato ricavato da piani di aiuto familiare, cliniche ostetriche o ginecologiche, avevano subito abusi sessuali in età infantile.

    Così Horn sintetizza le scoperte riguardanti le donne povere: “ La maggior parte di quelli che commettono abusi (28%) sono amici di famiglia o conoscenti, seguiti da parenti quali zii o cugini (18%), patrigni (12%), fratelli maschi (10%), padri naturali (10%), compagni della madre del bambino (9%), nonni e nonni acquisiti (7%), ed estranei (4%)”. Horn è rimasto colpito dal fatto che il 10% sono padri naturali, mentre solo il 4% sono estranei. “ Questo vuol dire”- afferma- che l’86% di chi commette abusi, pur senza essere il padre del bambino, non è estraneo alla famiglia,” [ii].
    Secondo il dottor Garth A. Rattay, l’entità degli abusi nell’ambito di tutte le altre classi sociali ed economiche è all’incirca la stessa. Ad esempio, egli riferisce che “ circa l’85% di chi compie reati [relativi ad abusi sessuali] sono membri della famiglia, babysitter, vicini, amici di famiglia o parenti. Circa uno su sei dei molestatori di bambini sono altri bambini”. A differenza dello studio citato in precedenza, Rattray riferisce che la maggior parte di chi commette reati sono maschi.[iii]

    È ovvio che è molto più probabile che siano membri della famiglia e amici a commettere abusi sessuali su bambini, che non qualche altra persona. Ciò suggerisce che, se misure preventive debbono essere messe in atto, questo deve iniziare in famiglia, e non altrove.

    SACERDOTI

    Secondo un’indagine del Washington Post, negli ultimi quarant’anni meno dell’1,5% degli oltre 60.000 uomini che si ritiene abbiano prestato servizio nel clero cattolico sono stati accusati di abusi sessuali su bambini. [iv] Secondo un’indagine del New York Times, sono stati accusati di abusi sessuali su bambini l’1,8% di tutti i sacerdoti ordinati dal 1950 al 2001 [v]. Thomas Kane, autore di Anche i sacerdoti sono uomini, calcola che tra l’1 e l’1,5 % dei sacerdoti sono stati messi sotto accusa [vi]. L’Associated Press ha scoperto che, tra gli attuali sacerdoti, circa due terzi dell’1% hanno carichi pendenti [vii].

    Quasi tutti i sacerdoti che hanno abusato di bambini sono omosessuali. Il dottor Thomas Plante, psicologo presso la Santa Clara University, ha scoperto che “tra l’80 e il 90% dei sacerdoti che di fatto commettono abusi su minorenni hanno avuto contatti sessuali con ragazzi adolescenti, e non bambini in età pre-puberale. Quindi, i teenager sono più a rischio dei chierichetti o chierichette di qualunque età”. [viii]

    A Boston, epicentro dello scandalo, la situazione è anche peggiore. Secondo il Boston Globe, “ tra i casi di abusi sessuali commessi dal clero, di cui i procuratori del Massachusets orientale sono a conoscenza, più del 90% delle vittime coinvolte sono maschi. E gli avvocati più in vista delle presunte vittime di abusi sessuali da parte di ecclesiastici, hanno dichiarato che circa il 95% dei loro clienti sono maschi” [ix]

    Un’analisi d’archivio, riguardante rapporti su più di 1.200 presunte vittime di sacerdoti, fatta da USA Today, rivela che l’85% di esse sono maschi [x]. In un'altra ricerca fatta da USA Today, è stato riscontrato che, nel caso di 234 sacerdoti accusati di abusi sessuali su minori, commessi durante il servizio prestato nelle 10 più grandi diocesi e arcidiocesi a livello nazionale, il 91% delle vittime sono maschi [xi].

    Si è parlato molto di un’inchiesta fatta dal Dallas Morning News, in cui si afferma che due terzi dei vescovi americani hanno permesso a sacerdoti accusati di abusi sessuali di continuare a operare. Ma il problema di questa indagine è che la definizione di abuso è molto ampia, e va dall’”ignorare avvertimenti su comportamenti sospetti” a “condanne penali” [xii]. Quindi, l’indagine risulta poco utile.

    MINISTRI DEL CULTO

    I dati riguardanti il clero protestante tendono a focalizzare l’attenzione sugli abusi sessuali in generale, non sugli abusi sessuali su bambini. Quindi, non è possibile fare paragoni. Ma si dispone di dati comparati sull’argomento delle molestie sessuali su bambini, e ciò che essi riportano è molto significativo.

    In un’indagine del 1984, il 38,6% dei ministri hanno riferito di aver avuto contatti sessuali con altri ecclesiastici, e il 76% era a conoscenza di altri ministri che avevano avuto relazioni sessuali con un parrocchiano [xiii]. Nello stesso anno, un’indagine del Fuller Seminary su 1.200 ministri ha rivelato che il 20% dei pastori teologicamente “conservatori”hanno ammesso di aver avuto contatti sessuali al di fuori del matrimonio con altri ecclesiastici. Tra i “moderati”, la cifra sale a oltre il 40%; il 50% dei pastori “liberali”ha confessato di aver avuto un comportamento analogo [xiv].

    Da uno studio fatto nel 1990 dal Park Ridge Center for the Study of Health, Faith and Ethics di Chicago si apprende che il 10% dei ministri ha dichiarato di aver avuto una relazione con parrocchiani, e circa il 25% ha ammesso di aver avuto relazioni sessuali con parrocchiani [xv]. Due anni più tardi, un’inchiesta della rivista Leadership ha scoperto che il 37% dei ministri ha confessato di essere stato coinvolto in “comportamenti sessuali sconvenienti” con parrocchiani [xvi].

    In un’indagine del 1993, fatta dal Journal of Pastoral Care, il 14% dei ministri battisti del Sud hanno dichiarato di essere rimasti coinvolti in “comportamenti sessuali sconvenienti”, e il 70% ha detto di conoscere ministri che avevano avuto relazioni dello stesso tipo con parrocchiani [xvii]. Joe E.Trull è co-autore di Ministerial Ethics, un libro edito nel 1993; egli ha scoperto che “il 30-35% dei ministri di ogni denominazione ammettono di aver avuto relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, che variano da relazioni sconvenienti a rapporti sessuali” [xviii].

    Secondo un rapporto divulgato nel 2000 dalla Baptist General Convention del Texas, “l’entità degli abusi sessuali del clero ha raggiunto ‘proporzioni terrificanti”. In esso si fa notare che, secondo alcuni studi condotti negli anni ’80, il 12% dei ministri era “stato coinvolto in rapporti sessuali con altri membri”, e circa il 40% di essi ha “ammesso comportamenti sessuali sconvenienti”. Il rapporto conclude dicendo che “l’aspetto più preoccupante di tutta la ricerca è che il tasso di colpevolezza del clero è superiore rispetto a quello riguardante il rapporto cliente-professionista, che coinvolge medici e psicologi [xix]. Riguardo alla pornografia e alla dipendenza sessuale, un’indagine a livello nazionale ha rivelato che circa il 20% dei ministri rimangono coinvolti da queste esperienze” [xx].

    Nella primavera del 2002, quando lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica ha avuto un’attenzione mai ricevuta prima d’allora, il Christian Science Monitor ha diffuso i risultati di indagini a livello nazionale da parte del Christian Ministry Resources. Le conclusioni sono le seguenti: “Nonostante i titoli dei giornali si concentrino sul problema dei sacerdoti pedofili nella Chiesa Cattolica Romana, la maggior parte delle chiese americane colpite da accuse riguardanti abusi sessuali sui bambini sono protestanti, e la maggior parte degli accusati non sono membri del clero o collaboratori, ma persone che prestano servizio volontario per le chiese” [xxi].
    Infine, nell’autorevole lavoro Pedophile and Priests, redatto da un professore presso la Penn State, Philip Jenkins, si afferma che tra l’1,2 e l’1,7 % dei sacerdoti sono pedofili. Nell’ambito del clero protestante, la cifra si colloca tra il 2 e il 3% [xxii].

    ALTRE FIGURE RELIGIOSE E PROFESSIONALI.

    Il rabbino Arthur Gross Schaefer è professore di legge ed etica presso la Loyola Marymount University. La sua opinione è che il numero di abusi sessuali commessi da rabbini e dal clero protestante sia più o meno lo stesso.

    In base a uno studio, il 73% di rabbini donne riferisce di aver subito molestie sessuali. “Purtroppo”, conclude il rabbino Schaefer “le reazioni della nostra comunità, a tutt’oggi, si sono spesso limitate al voler mantenere le cose tranquille, cercando solo di ‘limitare i danni’. La paura di azioni giudiziarie e la cattiva pubblicità hanno prodotto un’atmosfera di indignazione, e tentativi di far tacere tutti quelli che osano parlare, rompendo il muro del silenzio” [xxiii].

    Il rabbino Joel Meyers, vice presidente esecutivo della Conservative Rabbinical Assembly, riferisce che il 30% dei rabbini che nel 2000 hanno cambiato mansione, non lo hanno fatto di loro spontanea volontà, e in molti casi una delle cause è l’aver commesso abusi sessuali [xxiv]. L’Awareness Center ha dedicato un intero sito agli “Abusi Sessuali del Clero: Rabbini, Cantori e altre Figure Pubbliche Ufficiali”. Si tratta di uno sguardo approfondito e onesto al problema degli abusi sessuali commessi da rabbini [xxv].

    Il problema degli abusi sessuali tra i Testimoni di Geova coinvolge manifestamente i membri più anziani della gerarchia, ma la maggior parte degli abusi è commesso da membri della congregazione. “ Le vittime che hanno deciso di denunciare abusi sono per lo più ragazze e giovani donne”, scrive Laurie Goodstein sul New York Times, “e molte accuse riguardano casi d’incesto”. Esiste un gruppo di sostegno per le vittime, i”muti innocenti”, che ha raccolto più di 5.000 testimonianze, secondo le quali la chiesa ha gestito male il problema degli abusi sessuali sui bambini [xxvi].

    In base a un altro studio, il 2% dei preparatori atletici a livello nazionale hanno la fedina penale sporca a causa di reati sessuali vari. Questo vuol dire che circa 6.000 allenatori negli Stati Uniti sono stati processati e ritenuti colpevoli di reati sessuali su bambini [xxvii]. Non si sa quanti altri colpevoli di reato siano riusciti a sfuggire al braccio della legge.

    Fra il 3 e il 12% degli psicologi hanno avuto relazioni sessuali con i loro clienti. Mentre oggi, in pratica, qualsiasi stato considera le relazioni sessuali con un cliente passibili di ritiro della licenza, fino al 1987 solo il 31% delle commissioni nazionali che rilasciano licenze hanno ritenuto le relazioni sessuali tra psicologo e cliente, uomo o donna, un motivo sufficiente per la revoca della licenza [xxviii]. Ciò che rende la statistica interessante è che molti vescovi, negli anni ’80, si sono rivolti a psicologi per gestire i casi di molestie da parte di sacerdoti.

    INSEGNANTI

    L’American Medical Association ha scoperto nel 1986 che una ragazza su quattro, e un ragazzo su otto, subiscono abusi sessuali dentro o fuori la scuola prima di compiere 18 anni [xxix]. Due anni più tardi, uno studio inserito nell’Handbook on Sexual Abuse of Children riferisce che una ragazza su quattro e un ragazzo su sei subiscono abusi prima dei 18 anni. Nel 1991 è stato riportato che il 17,7% dei maschi diplomati presso le scuole superiori, e l’82,2% delle femmine, riferiscono di molestie sessuali da parte del personale interno alla scuola. Un buon 13,5% afferma di aver avuto relazioni sessuali con i loro insegnanti [xxx].

    Nella sola città di New York, ogni giorno almeno un bambino subisce abusi sessuali da parte di un operatore scolastico. Uno studio sostiene che più del 60% degli operatori accusati di abuso sessuale nelle scuole di New York sono stati trasferiti per lavorare in uffici situati all’interno della scuola. La maggior parte di questi insegnanti sono di ruolo, e il 40% dei trasferiti sono recidivi. Nelle scuole, tutto questo viene chiamato “trasferire l’immondizia“. Un motivo è dovuto allo sforzo della United Federation of Teachers di proteggere gli insegnanti, con remissione da parte dei ragazzi [xxxi]. Un altro è dovuto al fatto che gli insegnanti accusati di comportamento errato in ambito sessuale, in base alle leggi dello Stato di New York, non possono essere licenziati [xxxii].

    Una delle figure più autorevoli sull’argomento degli abusi sessuali sui minori nelle scuole pubbliche è Charol Shakeshaft, docente presso la Hofstra University. Nel 1994, Shakeshaft e Audrey Cohan hanno condotto uno studio su 225 casi di abusi sessuali da parte di educatori nella città di New York. Le loro scoperte sono sconcertanti.

    Tutti gli accusati hanno ammesso di aver commesso abusi su studenti, ma nessuno dei colpevoli è stato denunciato alle autorità, e solo l’1% ha subito il ritiro della licenza. Solo il 35% ha subito conseguenza negative di qualche tipo, e il 39% ha scelto di lasciare il distretto scolastico, la maggior parte con uno stato di servizio positivo. Alcuni di essi hanno persino ricevuto un bonus per il ritiro anticipato dalla scuola [xxxiii].

    Il trasferimento degli insegnanti molestatori da un distretto scolastico all’altro è un fenomeno comune. E solo nell’1% dei casi i sovrintendenti avvisano il nuovo distretto scolastico [xxxiv]. Secondo Diana Schemo, l’espressione “spostare l’immondizia” è la preferita tra gli educatori [xxxv].

    Shakeshaft ha anche stabilito che il 15% di tutti gli studenti ha fatto esperienza di un qualche tipo di cattivo comportamento sessuale da parte di insegnanti tra l’asilo di infanzia e la 12° classe. I comportamenti vanno dal palpeggiamento alla penetrazione forzata [xxxvi]. Lei e Cohan hanno scoperto anche che fino al 5% degli insegnanti ha commesso abusi sessuali sui bambini [xxxvii]. Shakeshaft pubblicherà presto i risultati di un ampio studio intrapreso per conto del Evaluation Service Office of the Undersecretary, U.S. Department of Education, intitolato “Educator Sexual Misconduct with Students: A Synthesis of Existing Literature on Prevalence in Connection with the Design of a National Analysis”. [xxviii]

    CONCLUSIONE

    Il tema delle molestie sessuali sui bambini merita uno studio serio. Troppo spesso, si pensa che questo problema sia molto più diffuso nel clero cattolico rispetto ad altri settori della società. Questo relazione non conferma tale conclusione. In realtà, essa mostra che i bambini sono probabilmente più a rischio di essere sessualmente molestati da parte dei propri familiari. Essa mostra anche che l’entità degli abusi sessuali sui minori è leggermente più alta nel clero protestante che in quello cattolico, ed è molto più alta tra gli insegnanti delle scuole pubbliche rispetto a ministri e sacerdoti.

    In un’indagine condotta per Wall Street Journal–NBC News, è stato scoperto che il 64% della gente che segue questo canale pensa che molto spesso i sacerdoti cattolici commettono abusi sui bambini [xxxix]. Questo è palesemente ingiusto, ma non è sorprendente, data l’insistenza dei media sull’argomento. Sarebbe ingiusto incolpare i media degli scandali che coinvolgono la Chiesa Cattolica, ma battere la grancassa in continuazione con notizie negative sicuramente contribuisce ad alterare in maniera palese i risultati [xl].
    Non è possibile conoscere bene l’argomento, se non si dispone di dati comparati. I numeri hanno un significato, ma non contano molto se non si fissa una linea direttiva. Inoltre, la cattiva condotta sessuale è difficile da verificare, data la sua natura di atto per lo più commesso in privato. Le statistiche criminali aiutano, ma sappiamo, in base a ricerche scientifiche, che la maggior parte dei reati non viene denunciata. Questo è particolarmente vero per i reati riguardanti abusi sessuali. In fondo, l’analisi delle conclusioni derivanti da ricerche scientifiche è la cosa migliore da fare.

    È sperabile che questo rapporto, considerando lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica in base ad una certa prospettiva, contribuisca affinché si possa dare una risposta più adeguata e informata al problema.

    NOTE

    “Child Maltreatment 2001: Summary of Key Findings,” National Adoption Information Clearinghouse, www.calib.com/nccanch, April 2003.

    [ii] Wade F. Horn, “Common-sense article about abuse,” Washington Times, February 6, 2001, p. E1.

    [iii] Dr. Garth A. Rattray, “Child Month and Paedophilia,” The Gleaner, May 14, 2002.

    [iv]Alan Cooperman, “Hundreds of Priests Removed Since ‘60s; Survey Shows Scope Wider Than Disclosed,” Washington Post, June 9, 2002, p. A1.

    [v]Laurie Goodstein, “Decades of Damage; Trail of Pain in Church Crisis Leads to Nearly Every Diocese,” New York Times, January 12, 2003, Section 1, p. 1.

    [vi] Interviewed by Bill O’Reilly, Transcript of “The O’Reilly Factor,” May 3, 2002.

    [vii] Bob von Sternberg, “Insurance Falls Short in Church Abuse Cases; Catholic Dioceses are Forced to Find other Sources to Pay Settlements,” Star Tribune, July 27, 2002, p. 1A.

    [viii] Thomas Plante, “A Perspective on Clergy Sexual Abuse,” www.psywww.com/psyrelig/plante.html.

    [ix] Thomas Farragher and Matt Carroll, “Church Board Dismissed Accusations by Females,” Boston.com, February 2, 2003.

    [x] Janet Kornblum, “85% of Church Abuse Victims are Male, Research Finds,” USA Today, July 24, 2002, pp. 6-7D.

    [xi] “The Accusers and the Accused,” USA Today, November 11, 2002, p. 7D.

    [xii] Brooks Egerton and Reese Dunklin, “Two-thirds of Bishops Let Accused Priests Work,” Dallas Morning News, June 12, 2002, p. 1A.

    [xiii] Dale Neal, “Methodist Clergy Instructed in Sexual Ethics at Conference,” Asheville Citizen-Times, May 14, 2002, p. 1B.

    [xiv] Cal Thomas, “Their Sins only Start with Abuse,” Baltimore Sun, June 19, 2002, p. 9A.

    [xv] James L. Franklin, “Sexual Misconduct Seen as a Serious Problem in Religion,” Boston Globe, October 23, 1991, p. 24.

    [xvi] “Pastors Are People, Too!”, Focus on the Family, May 1996, p. 7.

    [xvii] Teresa Watanabe, “Sex Abuse by Clerics—A Crisis of Many Faiths,” Los Angeles Times, March 25, 2002, p. A1.

    [xviii] Cal Thomas, “Their Sins only Start with Abuse,” Baltimore Sun, June 19, 2002, p. 9A.

    [xix] Terry Mattingly, “Baptists’ Traditions Make it Hard to Oust Sex-Abusing Clergy,” Knoxville News-Sentinel, June 22, 2002, p. C2.

    [xx] “Assemblies of God Tackles Problem of Porn Addiction Among Ministers,” Charisma, January 2001, p. 24.

    [xxi] Mark Clayton, “Sex Abuse Spans Spectrum of Churches,” Christian Science Monitor, April 5, 2002, p. 1.

    [xxii] Philip Jenkins, Pedophiles and Priests (New York: Oxford University Press), pp. 50 and 81.

    [xxiii] Rabbi Arthur Gross Schaefer, “Rabbi Sexual Misconduct: Crying Out for a Communal Response,” www.rrc.edu/journal, November 24, 2003.

    [xxiv] Roger Lovette, “Religious Leaders Must Learn to Handle Conflict Constructively,” Birmingham News, April 28, 2002.

    [xxv] See www.theawarenesscenter.org/clergyabuse.

    [xxvi] Laurie Goodstein, “Ousted Members Say Jehovah’s Witnesses’ Policy on Abuse Hides Offenses,” New York Times, August 11, 2002, Section 1, p. 26.

    [xxvii] Michael Dobie, “Violation of Trust; When Young Athletes Are Sex-Abuse Victims, Their Coaches Are Often the Culprits,” Newsday, June 9, 2002, p. C25.

    [xxviii] “Sexual Misconduct (ROLES): New Research Therapy Doesn’t Deter Sexual Misconduct by Psychologists,” Sex Weekly, September 15, 1997, pp. 27-28.

    [xxix] Michael Dobie, “Violation of Trust,” Newsday, June 9, 2002, p. C25.

    [xxx] Daniel Wishnietsky, “Reported and Unreported Teacher-Student Sexual Harassment,”

    Journal of Ed Research, Vol. 3, 1991, pp. 164-69.

    [xxxi] Douglas Montero, “Secret Shame of Our Schools: Sexual Abuse of Students Runs Rampant,” New York Post, July 30, 2001, p. 1.

    [xxxii] “Schools Chancellor: Four Teachers Barred from Classroom,” Associated Press, June 12, 2003.

    [xxxiii] Charol Shakeshaft and Audrey Cohan, In loco parentis: Sexual abuse of students in schools, (What administrators should know). Report to the U.S. Department of Education, Field Initiated Grants

    [xxxiv] Ibid.

    [xxxv]Diana Jean Schemo, “Silently Shifting Teachers in Sex Abuse Cases,” New York Times, June 18, 2002, p. A19.

    [xxxvi] Elizabeth Cohen, “Sex Abuse of Students Common; Research Suggests 15% of All Children Harassed,” Press & Sun-Bulletin, February 10, 2002, p. 1A.

    [xxxvii] Berta Delgado and Sarah Talalay, “Sex Cases Increase in Schools; Many Acts of Teacher Misconduct Not Being Reported,” Sun-Sentinel, June 4, 1995, p. 1A.

    [xxxviii] Lo studio è ancora in fase di stesura definitiva, e non è ancora disponibile per citazioni..

    [xxxix] Lo studio è stato effettuato tra il 5 e il 7 apriole 2002, ed è disponibile presso l'Università del Connecticut, Rope Center, Public Opinion Online , Codice d' Accesso 0402247. La ricerca è stata effettuata dalle Hart and Teeter Research Companies.

    [xl] La Lega Cattolica si è preoccupata di far sì che i media riferissero dello scandalo in maniera adeguata. Si veda il " Riassunto Generale" del Rapporto 2002 sull'anticattolicesimo promulgato dalla Lega Cattolica, disponibile online su www.catholicleague.org.


    [Modificato da LiviaGloria 19/04/2008 19:48]
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    ACNews 003-2007 — Molto rumore per nulla. Il Papa, la pedofilia e il documentario "Sex Crimes and the Vatican"



    Solo la rabbia laicista dopo il Family Day spiega perché, subito dopo la grande manifestazione romana, all’improvviso il documentario dell’ottobre 2006 della BBC “Sex Crimes and the Vatican” abbia cominciato a circolare su Internet con sottotitoli italiani, e i vari Santoro abbiano cominciato ad agitarsi. Il documentario, infatti, è merce avariata: quando uscì fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l’altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c’entrano con lo Stato, anche se potrà capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurrà allo stato laicale, e dallo Stato, che lo metterà in prigione.

    Il 30 aprile 2001 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) pubblica la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, con una serie di norme su quali processi penali canonici siano riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede e quali ad altri tribunali vaticani o diocesani. La lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 – quella presentata dalla BBC come un documento segreto, mentre fu subito pubblicata sul bollettino ufficiale della Santa Sede e figura sul sito Internet del Vaticano – costituisce il regolamento di esecuzione delle norme fissate da Giovanni Paolo II. Il documentario al riguardo afferma tre volte il falso:

    (a) presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese:

    (b) dal momento che il “cattivo” del documentario dev’essere l’attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa “buono” è sempre quello morto), non spiega che la De delictis gravioribus firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 maggio 2001 ha l’unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che è di Giovanni Paolo II;

    (c) lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora (“crimini più gravi”), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. Al contrario, è del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi casi agisce “in qualità di tribunale apostolico” (così la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici. Questi documenti, invece, non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura, farlo – delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. A chiunque conosca, anche minimamente, il funzionamento della Chiesa cattolica è evidente che quando i due documenti scrivono che “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede” la parola “esclusiva” significa “che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici” e non – come vuole far credere il documentario – “che esclude la competenza dei tribunali degli Stati, a cui terremo nascoste queste vicende anche qualora si tratti di delitti previsti e puniti delle leggi dello Stato”. Non è in questione questo o quell’episodio concreto di conflitti fra Chiesa e Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la loro portata e il loro ambito, che è quello di regolare questioni di competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati, semplicemente, non c’entra.

    Nella nota 3 della lettera della Congregazione per la dottrina della fede – ma per la verità anche nel testo della precedente lettera di Giovanni Paolo II – si cita l’istruzione Crimen sollicitationis emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, che allora si chiamava Sant’Uffizio, il 16 marzo 1962, durante il pontificato del Beato Giovanni XXIII (1881-1963) ben prima che alla Congregazione arrivasse lo stesso Ratzinger (che quindi, com’è ovvio, con l’istruzione non c’entra nulla: all’epoca faceva il professore di teologia in Germania).

    Questa istruzione dimenticata, “scoperta” nel 2001 solo in grazia dei nuovi documenti, non nasce per occuparsi della pedofilia ma del vecchio problema dei sacerdoti che abusano del sacramento della confessione per intessere relazioni sessuali con le loro penitenti. È vero che dopo essersi occupata per i primi settanta paragrafi del caso di penitenti donne che hanno una relazione sessuale con il confessore in quattro paragrafi, dal 70 al 74, la Crimen sollicitationis, afferma l’applicabilità della stessa normativa al crimen pessimus, cioè alla relazione sessuale di un sacerdote “con una persona dello stesso sesso”, e nel paragrafo 73 – per analogia con il crimen pessimus – anche ai casi (“quod Deus avertat”, “che Dio ce ne scampi”) in cui un sacerdote dovesse avere relazioni con minori prepuberi (cum impuberibus). Il paragrafo 73 del documento è l’unico mostrato nel documentario, il quale lascia intendere che gli abusi su minori siano il tema principale del documento, mentre il problema non era all’ordine del giorno nel 1962 e l’istruzione gli dedica esattamente mezza riga. Clamorosa è poi la menzogna del documentario quando afferma che la Crimen sollicitationis aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. È precisamente il contrario: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” sulla base di una normativa che risale del resto al lontano anno 1741. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia dei paragrafi 16 e 17 “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.
    L’istruzione dispone pure che i relativi processi si svolgano a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime, dei testimoni e anche degli imputati, tanto più se eventualmente innocenti. Non si tratta evidentemente dell’unico caso di processi a porte chiuse, né nell’ordinamento ecclesiastico né in quelli statuali. Quanto al carattere “segreto” del documento, menzionato nel testo, si tratta di un “segreto” giustificato dalla delicatezza della materia ma molto relativo, dal momento che fu trasmesso ai vescovi di tutto il mondo. Comunque sia, oggi il documento non è più segreto, dal momento che – stimolati dalla lettura dei documenti del 2001 – avvocati in cause contro sacerdoti accusati di pedofilia negli Stati Uniti ne chiesero alle diocesi il deposito negli atti di processi che sono diventati pubblici. Quegli avvocati speravano di trovare nella Crimen sollicitationis materiale per ampliare le loro già milionarie richieste di risarcimento dei danni: ma non trovarono nulla. Infatti, anche l’istruzione Crimen sollicitationis non riguarda in alcun modo la questione se eventuali attività illecite messe in atto da sacerdoti tramite l’abuso del sacramento della confessione debbano essere segnalate da chi ne venga a conoscenza alle autorità civili. Riguarda solo le questioni di procedura per il perseguimento di questi delitti all’interno dell’ordinamento canonico, e al fine di irrogare sanzioni canoniche ai sacerdoti colpevoli.

    Un altro inganno del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis, che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Si ribadisce, certo, che le procedure per i delicata graviora sono “sottoposte al segreto pontificio”, cioè devono svolgersi a porte chiuse e in modo riservato. Ma in questo non vi è nulla di nuovo, né il segreto si applica solo ai casi di abusi sessuali. Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni. Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti. Con questa nuova disciplina la durezza della Chiesa verso i sacerdoti accusati di pedofilia è molto cresciuta con Benedetto XVI, come dimostrano casi dove, nel dubbio, Roma ha preferito prendere provvedimenti cautelativi anche dove non c’erano prove di presunti abusi che si asserivano avvenuti molti anni fa, e la stessa nomina del cardinale americano William Joseph Levada, noto per la sua severità nei confronti dei preti pedofili, a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

    Tutte queste norme riguardano, ancora una volta, il diritto canonico, cioè le sospensioni e le scomuniche per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali. Non c’entrano nulla con il diritto civile, o con il principio generale secondo cui – fatto salvo il solo segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Certo, in passato questo non è sempre avvenuto. Il legittimo desiderio di proteggere sacerdoti innocenti ingiustamente calunniati (ce ne sono stati, e ce ne sono, molti) qualche volta è stato confuso con un “buonismo” che ha ostacolato indagini legittime degli Stati. Benedetto XVI ha più volte stigmatizzato ogni forma di buonismo sul tema (si veda per esempio il discorso ai vescovi dell’Irlanda in visita ad Limina Apostolorum, del 28 ottobre 2006): e in realtà il trasferimento della competenza dalle diocesi, dove i giudici spesso possono avere rapporti di amicizia con gli accusati, a Roma mirava fin dall’inizio a garantire maggiore rigore e severità. In ogni caso, le misure prese nell’ambito del diritto canonico per perseguire i crimini di natura sessuale commessi dal clero, e la denuncia dei responsabili alle autorità dello Stato, costituiscono due vicende del tutto diverse. La confusione, intrattenuta ad arte per gettare fango sul Papa, è solo frutto del pregiudizio e dell’ignoranza.

    Massimo Introvigne

    www.alleanzacattolica.it
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    magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2008/04/il-papa-nessuna-mia-parola-potre...
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    00 19/04/2008 20:01
    Ai danni della Chiesa e di Ratzinger

    Infame calunnia via Internet

    Andrea Galli


    Ognuno, evidentemente, si consola come vuole. O, meglio, come può. Così stupisce solo in parte che dinanzi alla vitalità cattolica documentata sabato scorso in Piazza San Giovanni, ci sia chi trovi benefico sfogo a rovistare nel bidone della spazzatura alla ricerca di qualche lisca di pesce o di qualche uovo in decomposizione. Confidando magari che qualche organo di informazione, più o meno clandestino, non faccia troppo lo schizzinoso, e rilanci generosamente il tutto, offrendo al proprio pubblico come sicuro il cibo ampiamente avariato.
    Ci riferiamo ad un documentario su preti cattolici e abusi sessuali che, mandato in onda dalla Bbc nel 2006, viene oggi sottotitolato in italiano da Bispensiero, sito di amici siciliani di Beppe Grillo, e caricato su Video Google, dove pare abbia un certo successo. A proposito di bocche buone. Si tratta di un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese, la quale invitò l'augusta Bbc a "vergognarsi per lo standard giornalistico usato nell'attaccare senza motivo Benedetto XVI".
    Il pezzo forte del servizio infatti consisteva (e ancora consiste) nell'accusa rivolta a Joseph Ratzinger di essere stato niente meno che il responsabile massimo della copertura di crimini pedofili commessi da sacerdoti in varie parti del globo, in quanto "garante" per 20 anni - da quando fu nominato prefetto vaticano - del testo Crimen sollicitationis, che è un'istruzione emanata in realtà dal Sant'Uffizio il 16 marzo 1962. Da notare la data: nel 1962 infatti Joseph Ratzinger non era certo prefetto della futura Congregazione per la dottrina della fede, essendo in quel tempo ancora teologo molto impegnato nella sua Germania.

    C'è da dire che quel documento veniva presentato dalla Bbc come un marchingegno furbesco, escogitato dal Vaticano per coprire reati di pedofilia, quando invece si trattava di un'importante istruzione atta ad «istruire» i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile.
    In particolare, trattava delle violazioni del sacramento della confessione. Da notare che l'Istruzione richiedeva il segreto del procedimento canonico per permettere ad eventuali testimoni di farsi avanti liberamente, sapendo che le loro deposizioni sarebbero state confidenziali e non esposte a pubblicità. E di conseguenza anche la parte accusata non vedesse infamato il proprio nome prima della sentenza definitiva.
    Insomma, un insieme di norme rigorose, che nulla aveva a che fare con la volontà di insabbiare potenziali scandali. E che il testo Crimen Sollicitationis non fosse pensato per tale fine lo dimostrava un paragrafo, il quindicesimo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica. Misura che semmai dà l'idea della serietà del documento e di coloro che lo formularono, se si pensa che in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l'autorità dello Stato, per i quali infatti è prevista la pena dell'ergastolo.
    Senza contare che Joseph Ratzinger, più tardi diventato sì prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, avrebbe firmato - ma siamo nel maggio 2001 - una Lettera ai Vescovi e altri Ordinari e Gerarchi della Chiesa Cattolica, pubblicata anche negli Acta Apostolicae Sedis, dove si prevede espressamente che "il delitto contro il sesto precetto del Decalogo, commesso da un chierico contro un minore di diciotto anni", sia di competenza diretta della Congregazione stessa. Segno, per chi abbia un minimo di buon senso giuridico, della volontà romana non certo di occultare, ma di dare piuttosto il massimo rilievo a certi reati, riservandone il giudizio non a realtà "locali", potenzia lmente condizionabili, ma ad uno dei massimi organi della Santa Sede.
    Questa, e non altra, è stata la posizione della Chiesa cattolica sui reati ad essa interni di pedofilia. Questa, e non altra, la limpida testimonianza del nostro Papa che in tempi non sospetti si scagliò contro la sporcizia nella Chiesa.
    I calunniatori dovrebbero chinare il capo e chiedere scusa.

    Avvenire 19-5-2007
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    00 31/08/2010 10:13
    antiuaar.wordpress.com/2010/08/19/procura-di-bruxelles-irregolari-le-perquisizioni-all...

    Procura di Bruxelles: irregolari le perquisizioni alla Curia.
    In False accuse alla Chiesa, Scandalo pedofilia nella Chiesa on 19 agosto 2010 at 15:00

    Nuovi sviluppi legali in Belgio nella vicenda delle perquisizioni eseguite il 24 giugno scorso nella sede dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles e nella residenza del cardinale Godfried Danneels (vedi titoloni su Libero.it). La Procura generale di Bruxelles considera infatti tali azioni irregolari, e quindi tutti gli atti dell’inchiesta fondati su oggetti e documenti sequestrati nel corso dell’operazione non potranno più essere utilizzati nelle indagini riguardo agli abusi sessuali sui minori da parte di membri della Chiesa locale. L’inchiesta era partita dal giudice Wim De Troy, che aveva disposto il blitz in Curia e, per ora, non è stato ancora rimosso dall’incarico. Per la Procura, le motivazioni del blitz disposto da Wim De Troy furono «troppo generiche e oltrepassarono i diritti del giudice istruttore». La notizia è apparsa su Avvenire. Radio Vaticana ha invece intervistato il legale dell’arcidiocesi Belga: «E’ ovvio che non siamo contrari ad un’inchiesta giudiziaria, laddove ci siano elementi precisi, concreti, credibili … Dove è stato commesso un delitto, è necessario esaminare tutto, a carico e a discarico, ma sempre rimanendo all’interno di un ambito legale, con ogni garanzia. E sembra che proprio queste garanzie non siano state rispettate, e questo nuoce ovviamente all’inchiesta sugli abusi sessuali. Le perquisizioni sono state effettuate su scala talmente ampia che ci si chiede se ci fossero elementi concreti specifici, o se lo scopo non fosse piuttosto quello di andare ‘alla cieca’ sperando di trovare qualcosa». L’avvocato Keuleneer ricorda che i suoi clienti, allo stato attuale, non sono in alcuna maniera incriminati: sono anche loro “vittime” di una giustizia – questa volta – troppo impaziente. In Luglio si è invece chiusa l’indagine su Mons. Zollitsch: completamente estraneo ai fatti (vedi articolo). Come si vede, passata la follia inquisitoria, la verità emerge sempre.



    Chiusa indagine su mons. Zollitsch: totalmente estraneo ai fatti.
    In False accuse alla Chiesa, Scandalo pedofilia nella Chiesa on 24 luglio 2010 at 14:12

    Ai laicisti è andata male un’altra volta: dopo essersi esaltati perché qualche sacerdote ha compiuto atti pedofili su dei bambini, hanno provato anche ad incastrare il presidente dei vescovi tedesco. Ma l’accusa si è rivelata, anche questa, totalmente infondata. L’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, non si infatti reso complice del sacerdote che negli anni Sessanta avrebbe (sarà vero o anche qui è una montatura??) abusato sessualmente di un minore. L’archiviazione dell’inchiesta è stata chiesta dalla Procura di Costanza. Non si ritiene infatti che mons. Zollitsch abbia mai coperto o in qualche modo agevolato il religioso. Secondo la presunta vittima degli abusi, mons. Zollitsch – che all’epoca era responsabile del personale della Chiesa friburghese – sarebbe stato a conoscenza degli abusi e nonostante ciò avrebbe confermato al suo posto il religioso cistercense. La Procura, tuttavia, ha concluso che in quello stesso lasso di tempo non si era a conoscenza degli abusi e che dunque ciò fa decadere qualsiasi responsabilità da parte dell’attuale presidente dei vescovi tedeschi. Fin da subito, 2 giugno 2010, l’arcidiocesi di Friburgo aveva parlato di totale estraneità, ricordando le stesse conclusioni a cui è giunta ora la procura tedesca. La notizia è riportata su Radio Vaticana e su Kath.net.
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    00 02/10/2010 18:41
    antiuaar.wordpress.com/2010/09/22/una-lettura-realista-dei-dati-sulla-pedofilia-in-america-e-...
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    00 30/11/2010 18:12
    Smascherato un tentativo laicista di screditare la Chiesa: ecco come funziona.
    antiuaar.wordpress.com/2010/11/25/smascherato-un-tentativo-laicista-di-screditare-la-chiesa-ecco-come-f...


    Una piccola dimostrazione di come nascano le leggende nere contro il cattolicesimo (avete presente quel che gli ateofanatici dicono rispetto all’inquisizione spagnola, le crociate, la caccia alle streghe, il Medioevo, Pio XII e il nazismo ecc..?). Hanno avuto così successo nella storia che ancora oggi frequentemente vengono artificiosamente create per tentare di diffamare l’unica sana istituzione che resiste all’imbarbarimento della civiltà occidentale (che, tra l’altro, va di pari passo alla secolarizzazione). Oggi: siamo nel periodo della creazione di leggende a scopo sessuale: ecco infatti il rigonfiamento forzato di dati e numeri legati ad atti pedofili esclusivamente in ambito cattolico (si è poi scoperto che la verità è profondamente diversa, vedi Ultimissima 22/9/10). Ed ecco in questi giorni un’altra leggenda (minore) di questo tipo: tra il 13 e il 15 novembre 2010 su diversi canali informativi del web è comparso un articolo intitolato: “Usa, prete vittima di sesso estremo: muore mentre si fa possedere da uno stallone”. (vedi: Il Blitz Quotidiano, MondoNotizie, ExpressNews e ovviamente i siti delle lobby omosessuali, probabilmente invidiosi ed entusiasti dell’insolita fantasia sessuale: GayNews e GayTV. Stranamente nè Repubblica, né il Fatto Quotidiano, né Libero, nè l’Unità, né la setta degli atei razionalinvasati ne parlano, forse troppo impegnati a ricattare il rettore dell’Università di Firenze per aver invitato gli studenti alla Messa di inizio anno).

    Per fortuna l’amministratore del blog Illuministicamentando decide di approfondire la faccenda. Innanzitutto scopre che sul TGcom del 9/6/10 la notizia era già apparsa, con gli stessi nomi dei protagonisti, ma senza che vi si accennasse minimamente alla presenza di un sacerdote, vedi: TGcom: Usa, sesso con cavallo: muore uomo. Addirittura poi, scopre l’esistenza di una pagina di Wikipedia sulla vicenda. I protagonisti, la sequenza dei fatti (avvenuti nel 2005) e la località sono gli stessi. Eppure non si tratta nel modo più assoluto di un prete (come sempre, verificate attraverso i link proposti).

    Insomma, ci hanno provato ancora una volta…quando la frustrazione atea arriva alle stelle, pur di diffamare la Chiesa si utilizza qualsiasi tecnica.
    [Modificato da LiviaGloria 30/11/2010 18:13]
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    00 15/01/2011 18:49
    antiuaar.wordpress.com/2011/01/14/stati-uniti-piu-della-meta-delle-denuncie-di-pedofilia-verso-i-preti-...


    Stati Uniti: più della metà delle denuncie di pedofilia verso i preti è falsa.
    InScandalo pedofilia nella Chiesa su 14 gennaio 2011 a 14:47

    Più della metà delle denuncie di abusi sessuali commessi da preti negli Stati Uniti sarebbe completamente falsa. Male hanno fatto i media a darne notizia. Male, soprattutto, hanno fatto le diocesi americane a sborsare milioni di dollari a mo’ di risarcimento. E male, infine, ha fatto il Vaticano a non intervenire chiedendo alle stesse diocesi, prima di pagare, indagini approfondite per appurare fino in fondo i fatti. Lo scrive Dave Pierre, autore del volume “Double standard: abuse scandals and the attack on the catholic church”.. Pierre ha pubblicato su Themediareport.com un’inchiesta di dieci pagine firmata da un importante avvocato, Donald H. Steier. Stando all’inchiesta, Steier ha stanato i falsi molestati riportando prove e fatti documentati, la maggior parte riguardanti episodi avvenuti nella diocesi di Los Angeles. La cosa non è a caso: è Los Angeles una delle diocesi statunitensi che più di altre ha pagato lo scandalo dei preti pedofili. Il cardinale Roger Mahony, predecessore dell’attuale arcivescovo José Gómez, ha sborsato più di seicento milioni di dollari per risarcire le vittime. Per farlo, ha svenduto gli immobili di proprietà della diocesi creando non pochi malumori nel clero locale e anche nei fedeli. Tanto che in molti gli hanno contestato una linea troppo soft nella gestione degli scandali stessi: perché, hanno detto, un conto è risarcire le vittime, un altro è dilapidare un patrimonio senza valutare a dovere se le denunce si riferiscono ad abusi effettivamente avvenuti o meno. A queste contestazioni la Santa Sede ha risposto con la nomina di Gómez. La Santa Sede da tempo sospetta che molte accuse, soprattutto negli Stati Uniti, siano state presentate confidando sull’approccio remissivo di molti vescovi al problema. Ha infatti spiegato Steier: «In diversi casi la mia indagine ha fornito elementi oggettivi, che non potevano conciliarsi con le dichiarazioni dei presunti molestati. In altre parole: molti fatti hanno dimostrato che le accuse erano false». Secondo Steier molte delle presunte vittime sono “manovrate” da un gruppo preciso: la Snap, l’associazione americana delle vittime dei preti pedofili. Secondo l’avvocato, alla Snap un falso molestato può trovare pane per i propri denti. Chiunque, in sostanza, seguendo gli esempi di cause andate a buon fine, può chiedere risarcimenti inventandosi delle molestie. La notizia è apparsa su Il Foglio.