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Dimissioni d' élite

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2024 19:45
02/10/2016 23:36
 
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Sole 24 Ore, rosso da 50 milioni di euro: lasciano il Presidente del gruppo e 5 consiglieri


Giorgio Squinzi

Un semestre chiuso in rosso per 50 milioni di euro che spinge il vertice del Sole 24 Ore e cinque consiglieri del gruppo alle dimissioni. All’indomani della presentazione della relazione che ha certificato la maxi perdita, il Presidente Giorgio Squinzi, Carlo Pesenti, A.D. di Italmobiliare, Claudia Parzani, avvocato internazionale, Livia Pomodoro, ex Presidente del Tribunale di Milano, Maria Carmela Colaiacovo e Mauro Chiassarini, A.D. di Bayer Italia, hanno deciso di lasciare i rispettivi incarichi. In sintesi, venerdì il Gruppo 24 Ore ha archiviato il primo semestre del 2016 con un risultato netto negativo di 49,8 milioni di euro. Il risultato risente della svalutazione di imposte anticipate per 10,4 milioni di euro e si confronta con un risultato negativo rideterminato di 11,7 milioni di euro del 2015. Al netto degli oneri non ricorrenti, il risultato netto è pari a -23,6 milioni di euro. E, come si legge nella nota dei risultati, “si prevedono ulteriori perdite nella seconda parte dell’esercizio in corso”. Parzani, Pesenti e Pomodoro sono anche membri del Comitato di Controllo Interno del Gruppo Editoriale del quotidiano. Restano in carica Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria, Luigi Abete, presidente di BNL, Carlo Robiglio, Presidente di Piccola Industria Piemonte, Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Federturismo e Nicolò Dubini, CEO di Herabell, consigliere indipendente. Il Presidente Squinzi e i consiglieri dimissionari, poi, hanno spiegato all’agenzia di stampa ANSA il motivo del loro passo indietro, decisione presa “anche in considerazione della irrituale richiesta avanzata dal socio di maggioranza circa la preventiva disponibilità di tutti i consiglieri a rimettere in futuro il proprio mandato”. E’ quanto si legge in una nota sottoscritta da Giorgio Squinzi, dai consiglieri indipendenti e dagli amministratori non esecutivi Carlo Pesenti e Mauro Chiassarini.

“La decisione – si legge ancora – immediata e irrevocabile, è stata presa, nell’interesse della società e della preservazione della stessa, al termine della riunione che ha approvato la relazione semestrale”. Pesenti, inoltre, ha chiesto “trasparenza d’azione e chiarezza di obiettivi. Il patrimonio costituito dalla storia, dalla competenza e dal prestigio del Sole 24 Ore – ha spiegato – deve essere preservato e valorizzato dall’azione di Confindustria tutta con trasparenza d’azione e chiarezza di obiettivi”. Non si è fatta attendere la risposta del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che in un’intervista che sarà pubblicata nell’edizione di domani de Il Mattino, ha parlato di determinazione e serenità per riportare il Sole 24 Ore in utile. Alla domanda su cosa fare dopo che i conti semestrali hanno mostrato una perdita di 49,8 milioni, Boccia ha risposto che intende procedere “con la massima determinazione unita alla massima serenità avendo tre punti cardine da rispettare: il Sole è e sarà sempre un asset fondamentale per Confindustria, che ne difenderà autorevolezza e autonomia; il piano industriale che attendiamo dall’Amministratore Delegato dovrà da subito puntare a riportare la società in utile; l’azionista sorveglierà da vicino il buon andamento del progetto di risanamento”. Quella del rosso nei conti e delle dimissioni in blocco, però, non sono le uniche brutte notizie per il quotidiano di Confindustria. Nella tarda serata di ieri l’Amministratore Delegato Gabriele Del Torchio è stato ricoverato d’urgenza all’Auxologico di Milano per un intervento al cuore, peraltro riuscito. Per quanto riguarda il Sole 24 Ore, la posizione di Confindustria è chiara: il controllo sul quotidiano è irrinunciabile e non c’è alcuna apertura per l’entrata nell’azionariato di imprenditori come nuovi soci; c’è disponibilità per un aumento di capitale e la realizzazione del piano industriale approvato ieri dal CDA verrà seguita passo dopo passo.

F. Q.
1 ottobre 2016
www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/01/sole-24-ore-rosso-da-50-milioni-di-euro-lasciano-il-presidente-del-gruppo-e-4-consiglieri/...
06/12/2016 18:37
 
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Nuova Zelanda, si dimette il Premier John Key



Il Premier neozelandese John Key ha annunciato le sue dimissioni, che avranno effetto dal 12 dicembre. Nel corso di una conferenza stampa, John Key ha fatto riferimento a motivi familiari alla base della sua decisione. Il sito Nzherald riferisce alcune indiscrezioni in base alle quali sarebbe stata la moglie Bronahgh a chiedere a Key di rinunciare al suo incarico. «È la decisione più difficile che ho preso. Non so che cosa farò dopo», ha detto il Premier Key, lasciando trasparire tutta la sua emozione nel dare l’annuncio delle dimissioni:«Dieci anni alla guida è un lungo periodo». Il National Party, il partito di Key, si riunirà il 12 dicembre per scegliere il nuovo leader e, automaticamente, il nuovo Premier. Favorito alla successione di Key è Bill English, che ha ricevuto anche l’endorsement del Premier uscente. Key ha detto che questo è il momento giusto, per lui, per lasciare la politica. Aveva conquistato un terzo mandato per il National Party alle elezioni del settembre 2014.

05 dicembre 2016
www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-12-05/nuova-zelanda-si-dimette-premier-john-key-012905.shtml?uuid=ADKRqX7B&refr...
[Modificato da wheaton80 06/12/2016 18:44]
26/01/2017 20:34
 
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Ordine di Malta. Dopo le tensioni si dimette il Gran Maestro



Il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta si dimette. Ad annunciarlo sono stati sia lo stesso Ordine sia la Sala Stampa vaticana. Secondo l'Ordine, a chiedere il passo indietro a fra' Robert Matthew Festing è stato papa Francesco durante un colloquio avvenuto ieri pomeriggio. "Oggi, 25 gennaio, il Santo Padre ha accettato le dimissioni - si legge nella nota della Sala Stampa vaticana - esprimendo a fra’ Festing apprezzamento e riconoscenza per i sentimenti di lealtà e devozione nei confronti del Successore di Pietro e la disponibilità a servire umilmente il bene dell’Ordine e della Chiesa". Inoltre il comunicato vaticano precisa che "il governo dell’Ordine sarà assunto ad interim dal Gran Commendatore fra' Ludwig Hoffmann von Rumerstein finché verrà nominato il Delegato Pontificio". Secondo lo statuto dell’organismo, il Gran Maestro presenta la richiesta di abbandonare l’incarico al Sovrano Consiglio che vota in merito, ma la decisione appare irrevocabile. Festing, inglese di Northumberland, 67 anni, era in carica dal marzo del 2008. Le sue dimissioni rappresentano l’ennesimo colpo di scena di una vicenda che ha creato frizioni tra i vertici dell’Ordine e la Santa Sede. Una "storia" iniziata con l’allontanamento, lo scorso dicembre, del Gran Cancelliere Albrecht Freiherr von Boesalager, accusato di aver avvallato la distribuzione di preservativi in Africa e Asia, in virtù di un accordo con una ONG. Accusa respinta dal Gran Cancelliere, che si è difeso sostenendo di non essere stato informato dell’iniziativa e di averla fermata appena ne fu a conoscenza. Per far luce sull’intera vicenda, il Papa, il 21 dicembre 2016, ha costituito un gruppo "di cinque autorevoli membri" con l’incarico "di raccogliere elementi atti a informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede". Ne fanno parte l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, il gesuita Gianfranco Ghirlanda e i laici Jacques de Liedekerke, Marc Odendall e Marwan Sehnaou.

Iniziativa, quella del gruppo, che il Gran Maestro aveva definito inaccettabile, perché voleva occuparsi di "un atto di amministrazione interna al governo del Sovrano Ordine di Malta", e inoltre macchiata, sempre secondo Festing, dall’esistenza di presunti "conflitti di interesse" di tre membri della Commissione. Presa di posizione seguita a breve da un nuovo intervento della Santa Sede che, in comunicato ufficiale, confermava la sua fiducia nei cinque componenti del gruppo, e rifiutava, "in base alla documentazione in suo possesso, ogni tentativo di screditarne le figure e l’opera”. Nello stesso comunicato, diffuso il 17 gennaio scorso, si sottolineava comunque che la Santa Sede "ribadiva il suo appoggio ed incoraggiamento all’encomiabile lavoro che membri e volontari realizzano in varie parti del mondo, in compimento delle finalità dell’Ordine: la "tuitio fidei" (la difesa della fede) e l’"Obsequium pauperum" (il servizio ai poveri, ai malati e alle persone più vulnerabili)". E per questo, "a sostegno e incremento di questa generosa missione", la Santa Sede confidava "nella piena collaborazione di tutti in questa fase così delicata e attendeva la relazione del suddetto gruppo per adottare, in ciò che le compete, le decisioni più opportune per il bene del Sovrano Ordine Militare di Malta e della Chiesa". Una richiesta che non ha sortito l’effetto sperato e a cui dunque sono seguite le dimissioni di Festing. Il Sovrano ordine di Malta, come informa l’organismo stesso, è un Ordine religioso laicale della Chiesa cattolica sin dal 1113, ha relazioni diplomatiche con più di 100 Stati e con l’Unione Europea ed ha lo status di osservatore permanente alle Nazioni Unite. Opera in 120 Paesi, dove fornisce assistenza alle persone bisognose attraverso le sue attività mediche, sociali e umanitarie.

Riccardo Maccioni
25 gennaio 2017
www.avvenire.it/chiesa/pagine/ordine-di-malta-gran-maestro-si...
05/04/2018 03:16
 
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Il CDA di Mediobanca perde un pezzo



Cesar Alierta si dimette dal CDA di Mediobanca. "Con lettera pervenuta in data odierna", si legge in un comunicato dell'istituto, Alierta, "consigliere indipendente non esecutivo e membro del comitato remunerazioni, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di amministratore di Mediobanca, in quanto le iniziative filantropiche cui si dedica richiedono un crescente impegno di tempo e di energie".

09 marzo 2018
citywire.it/news/il-cda-di-mediobanca-perde-un-pezzo/a1099930

Nota Wheaton80:
Il sedicente filantropo altro non è che un membro Bilderberg
[Modificato da wheaton80 05/04/2018 03:21]
09/07/2018 13:55
 
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Carige, nuove dimissioni in consiglio. Dopo Tesauro e Lunardi lascia Balzani

Si apre un nuovo caso alla Cassa di Risparmio di Genova. Dopo le dimissioni avvenute nei giorni scorsi del Presidente Giuseppe Tesauro e del consigliere Stefano Lunardi (membro anche del comitato rischi dell’istituto), ora è la volta di Francesca Balzani. Con una lettera al Consiglio di Amministrazione, l’ex eurodeputata PD ed ex vicesindaco di Milano (anche Assessore al Bilancio nella giunta Pisapia) ha annunciato la propria decisione di lasciare il board della banca genovese. Un addio che avverrebbe anche in questo caso per i contrasti con l’attuale gestione di Carige e le decisioni del CEO Paolo Fiorentino.

Gli ex vertici

Proprio oggi, peraltro, è stato condannato a otto anni e sette mesi Giovanni Berneschi, l’ex Presidente di Banca Carige imputato nel processo d’appello sulla maxi truffa ai danni del ramo assicurativo dell’istituto di credito. Il PG Valeria Fazio aveva chiesto sei anni e otto mesi. In primo grado l’ex numero uno di Carige era stato condannato a otto anni e due mesi.

Erika Dellacasa
6 luglio 2018
www.corriere.it/economia/18_luglio_06/carige-nuove-dimissioni-consiglio-tesauro-lunardi-lascia-balzani-a11bab8c-8136-11e8-98a9-8f8934803a...
[Modificato da wheaton80 09/07/2018 13:56]
14/01/2019 19:59
 
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World Bank: dimissioni anticipate per Jim Yong Kim



Dimissioni inaspettate per Jim Yong Kim che ha annunciato il suo congedo per fine mese. Il Presidente della Banca Mondiale, il cui mandato avrebbe avuto scadenza naturale nel 2022, non ha ancora reso note le motivazioni di questa sua repentina decisione ma ha puntualizzato che, una volta liberato dalla carica, tornerà nel settore privato e, precisamente, negli investimenti per le infrastrutture nei paesi in via di sviluppo. Cinquantanove anni, nato a Seul, naturalizzato americano, in carica dal luglio 2012 e confermato alla guida dell’istituzione nel 2016, il primo di febbraio lascerà il timone di una delle due grandi istituzioni multilaterali con sede a Washington, insieme al Fondo Monetario internazionale, all’economista bulgara Kristalina Georgieva, che ne diventerà Ceo ad interim. “E’ stato un onore servire come Presidente di questa istituzione, la cui missione è mettere fine all’estrema povertà. Il lavoro della Banca Mondiale è più importante ora che mai”, conclude Kim nella nota che ha reso ufficiale la decisione.

7 gennaio 2019
quifinanza.it/finanza/world-bank-dimissioni-anticipate-per-jim-yong-kim...
22/03/2020 22:34
 
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2019-20: l’ecatombe dei CEO (e record di vendite di titoli degli insider). Si passa ad altri il timone prima della tempesta?

L’ultimo in ordine di tempo è stato Bob Iger, dimessosi con effetto immediato da Amministratore Delegato della Disney per assumere il ruolo di Presidente Esecutivo, una sorta di promoveatur ut amoveatur che il diretto interessato ha invece ridimensionato a “cambiamento per garantire una transizione tranquilla all’azienda”. Ma il 2019 conclusosi da poco è stato un anno record per quanto riguardo il numero di CEO che hanno abbandonato il loro posto anzitempo e, spesso, in modalità da fulmine a ciel sereno, come mostra il grafico a corredo dello studio redatto dalla Challenger, Gray and Christmas.



Fra gennaio e novembre dello scorso anno sono stati quasi 1.500 infatti gli amministratori delegati che hanno lasciato il loro ruolo, un aumento del 12% su base annua e la lettura più alta dall’inizio della tracciatura del trend cominciata nel 2002. Fra i casi più eclatanti quelli del CEO e del Presidente di Alphabet, Larry Page e Sergey Brin ma anche il CEO di eBay, Devin Wening, quello di GAP, Art Peck e quello della HBO, Richard Plepler. E poi Bernardo Hees di Kraft-Heinz, Mark Parker di Nike, Kevin Plank di Under Armour, Oscar Munoz di United Airlines, fino al rumoroso addio di Adam Neumann a WeWork, schiacciato da debiti che il mancato collocamento rischiava di rendere letali senza l’intervento diretto, poi avvenuto, di Softbank. Insomma, una sorta di epidemia di dimissioni (più qualche estromissione eccellente, come quella di Kevin Tsujihara da Warner Bros o Steve Easterbrook da McDonald’s), tanto per utilizzare una terminologia in voga in questo momento. Oltretutto nel pieno di un mercato rialzista da record e nella stagione economica più florida per gli USA dal 1969, come ripete Donald Trump nei suoi quotidiani tweets. Perché allora? Tutti desiderosi di portare la moglie, troppo a lungo trascurata, a fare il proverbiale giro del mondo o di andare in Florida a giocare a golf per dimenticare i freddi inverni di New York o del Mid-West?

In molti, alla luce dell’ultima settimana di tracolli borsistici, cominciano a offrire invece una lettura alternativa e un pò malevola di questo esodo di massa della Corporation America: conoscendo la realtà economica e finanziaria del Paese e del mondo dall’interno, hanno preferito anticipare la tempesta, andandosene con il sereno (e una buona uscita certamente corposa). Insomma, la logica in base alla quale, fatto salvo il primo, sfortunato e inconsapevole protagonista della vicenda, nessuno vuole più essere al timone del Titanic. E questa vulgata, di fatto, verrebbe implicitamente e ancor più dietrologicamente confermata dal contenuto di questo altro grafico, il quale dimostra come il 2019 sia stato un anno record anche per le vendite di titoli da parte degli insiders, i quali hanno scaricato sui massimi le azioni delle società per cui lavorano a un ritmo praticamente pari a quello che precedette l’esplosione della bolla tech.



Sicuramente, una coincidenza. Insomma, questi due trend confermano che siamo di fronte a un vero e proprio cigno nero sotto forma di virus, a un nuovo 2008? Sicuramente, se la settimana di trading appena conclusa venisse tradotta in spoiler dell’intera visione che ci attende, il genere della pellicola sarebbe certamente un horror. Ma qualcosa potrebbe muoversi, prima di quanto si pensi. Se infatti il mercato prezza già oggi un primo taglio emergenziale dei tassi da parte della Fed alla riunione del FOMC prevista per il 18 marzo, gli interventi di due ex governatori locali della Banca Centrale USA come Narayana Kocherlakota e Kevin Warsh in favore di un intervento ancora più immediato hanno cominciato a far circolare una voce a Wall Street, messa nero su bianco da Charlie McElligott di Nomura nel suo report: una riunione fra le principali banche centrali, organizzata e cooordinata proprio dalla Fed in conference call, da tenersi nel weekend, al fine di inviare un segnale di supporto coordinato (upside catalyst) prima della riapertura dei mercati asiatici. Insomma, volendo ancora scomodare i paragoni con il 2008, una sorta di rievocazione, ma a livello globale e centrale, della riunione del 13 e 14 settembre di 12 anni fa alla Fed di New York, quando i banchieri USA si chiusero in una stanza nel tentativo (vano o boicottato, ad oggi nessuno ancora conosce la versione reale) di salvare Lehman Brothers dal destino che la attendeva il lunedì mattina seguente.

Se accadesse davvero, basterà a tamponare il panico dilagante da epidemia apparentemente senza più confini? Solo il tempo (poco) che ci divide dalla riapertura delle piazze dell’Asia potrà dare una risposta. Anche se in molti fanno notare come una delle regole auree in momenti di crisi simili risieda sempre nella formula del markets stop panicking when policy-makers start panicking. E una prima riprova si è avuta quando mancavano poco meno di due ore alla chiusura delle contrattazioni e il board dei governatori della Fed emetteva un comunicato nel quale, pur ribadendo la solidità dei fondamentali dell’economia USA, sottolineava come “il coronavirus pone crescenti rischi per l’attività economica. La Federal Reserve sta attentamente monitorando gli sviluppi e le implicazioni per l’outlook. A tal fine useremo tutti i nostri strumenti e agiremo in modo appropriato a supporto dell’economia”. Risultato, perdite dimezzate di colpo ma tornate ad aumentare sul finale, quasi il mercato volesse a questo punto forzare la mano della Fed e spingesse per il bersaglio grosso. Quindi, il solo svolgimento di quel meeting potrebbe forse garantire una sorta di effetto placebo che risponda, di fatto, a uno dei grandi catalizzatori in atto durante l’ultima settimana e riportato in questo grafico: al netto di una realtà macro che era comunque già distante dalla narrativa degli indici e degli utili per azione, il mercato restava compiacente a ogni possibile e continuo aumento dell’instabilità politica grazie all’opera di compressione della volatilità implicita (Vix) garantita proprio dalla presenza delle banche centrali, sorta di mani invisibili.


Deutsche Bank

Insomma, nelle ultime sedute e grazie all’alibi del coronavirus, il mercato avrebbe deciso che era ora di inviare un segnale di sveglia a Fed e soci più chiaro e netto di quello recapitato lo scorso 17 settembre tramite il crash sull’operatività repo dell’interbancario. Time will tell. Nel frattempo, i soliti dietrologi fanno notare come il 27 febbraio, scomodando la formula del come anticipato pur non essendoci in realtà stata alcuna comunicazione preventiva, la Borsa di New York abbia comunicato lo svolgimento il 7 marzo prossimo di una simulazione al Cermak Data Center in ossequio all’esigenza di un disaster recovery testing. Ovvero, testare la capacità operativa della Nyse come se il trading floor del numero 11 di Wall Street fosse inagibile. Strano timing per un’esercitazione simile, però. Un pò come quello delle dimissioni di massa di CEO o delle vendite di gruppo degli insiders.

Mauro Bottarelli
28/02/2020
it.businessinsider.com/bob-iger-ceo-disney-e-gli-altri-ad-che-hanno-dato-le-dim...
10/04/2020 12:53
 
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Mauro Ferrari, addio con polemica ai vertici della ricerca europea



Il Professor Mauro Ferrari, udinese di nascita e americano d'adozione, Presidente del Consiglio Europeo della Ricerca, si è dimesso dalla guida del prestigioso istituto dopo la bocciatura della proposta di convogliare tutti gli sforzi di ricerca dell'ente verso la lotta al Covid-19. Perdonatemi, ha scritto in una lettera aperta, ma io credo che la priorità sia fermare la pandemia e cercare di salvare milioni di vite. Questo ha precedenza sulle carriere, sulla politica e anche sulla bellezza di un certo tipo di scienza. Perdonatemi, ha aggiunto, ma io credo che la scienza debba essere al servizio della comunità, specialmente nei momenti di emergenza. E questo lo è, perché solo attraverso la scienza si potranno sconfiggere Covid-19 e i virus suoi successori. Mauro Ferrari, udinese classe 1959, una lunga carriera accademica, già Direttore del Dipartimento di Nanomedicina a Houston e dopo vicepresidente dello Houston Methodist Hospital. All'attivo ha centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, 60 brevetti e numerosi riconoscimenti. Ma non si è fatta attendere la replica dell'Istituto, che in una nota precisa che Il Consiglio Scientifico del CER prende atto con rammarico della dichiarazione rilasciata da Ferrari. Venerdì 27 marzo, scrive l'istituto, tutti e 19 i membri attivi del Consiglio Scientifico del CER hanno chiesto individualmente e all'unanimità che Mauro Ferrari si dimettesse, elencando una serie di mancanze, tra le quali l'aver intrapreso diverse iniziative personali all'interno della Commissione, di essere coinvolto in diverse imprese esterne, alcune accademiche e altre commerciali, che hanno impiegato molto tempo e sforzi e sono apparse in diverse occasioni per avere la precedenza sul suo impegno in ERC.

Giovanni Taormina
08 aprile 2020
www.rainews.it/tgr/fvg/video/2020/04/fvg-ferrari-dimissioni-consiglio-europeo-ricerca-ac324043-b74d-44d2-8722-65318df46...
18/05/2020 04:01
 
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OMC, si dimette il Direttore Generale Roberto Azevedo



Il Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC/WTO), il brasiliano Roberto Azevedo, ha annunciato oggi che lascerà le sue funzioni il 30 agosto, un anno prima dello scadere del suo secondo mandato, assicurando di non avere ambizioni politiche. "Si tratta di una decisione personale", una decisione famigliare, "e sono convinto che questa decisione servirà al meglio gli interessi di questa organizzazione", ha detto in una riunione virtuale di tutti i membri dell'OMC. La partenza prematura del brasiliano arriva in un momento in cui l'economia mondiale sta vivendo la crisi più grave dalla Grande Depressione degli anni '30. Il commercio internazionale è infatti duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, che ha fatto crollare produzione e scambi. Diplomatico di carriera, Azevedo, che nel 2013 ha preso il posto del francese Pascal Lamy, ha iniziato il suo secondo mandato di quattro anni a settembre 2017. La scadenza naturale sarebbe quindi stata a fine di agosto 2021. Prima di dirigere l'OMC, Azevedo è stato dal 2008 il rappresentante permanente del Brasile presso questa organizzazione, in cui aveva forgiato la reputazione di essere un ottimo negoziatore. Era stato capo negoziatore in alcune controversie chiave vinte dal Brasile all'OMC: nella vicenda di sussidi al cotone contro gli Stati Uniti e di sussidi all'esportazione di zucchero contro l'Unione Europea. Durante la sua prima candidatura, aveva sottolineato che la sua elezione avrebbe sbloccato i negoziati commerciali che erano fermi da anni. Nel 2014 gli Stati membri dell'OMC avevano dato il via libera all'avvio di un accordo doganale storico volto a rafforzare il commercio mondiale.

14 maggio 2020
www.ticinonews.ch/economia/500773/omc-si-dimette-il-direttore-generale-roberto...
28/08/2020 11:19
 
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Si dimette Shinzo Abe. Fine di un’epoca di governo in Giappone



Shinzo Abe si dimette da Primo Ministro del Giappone. Una decisione improvvisa del Primo Ministro Shinzo Abe, che stava guidando un governo durato per ben per sette anni e mezzo con la solida maggioranza liberldemocratica. Il Primo Ministro terrà una conferenza stampa a Nagata per spiegare le motivazioni, legate alle sue condizioni di salute, che lo hanno spinto a questa decisione. Perfino il suo partito, i Liberaldemocratici (LPD), da sempre alla guida del Giappone, tranne che per brevi parentesi, hanno accolto con grande sorpresa la notizia nonostante Shinzo Abe sia anche Presidente del Partito. Il Segretario del partito, Yuichiro Tamaki, ha affermato di non sapere nulla, ma che se questa è la decsione di Abe le sue condizioni devono essere veramente gravi ed è meglio che si concentri solo sul trattamento della sua malattia. Recentemente Abe si era recato più volte al Keio University Hospital per delle visite, ed in passato, prima di diventare Primo Ministro, era stato contretto a prendere un lungo congedo a causa di una “colite ulcerosa”. Pare che Abe abbia tenuto duro sino ad oggi per battere anche un record, quello di Primo Ministro rimasto in carica più a lungo in Giappone: infatti, salito in carica nel dicembre 2012, aveva superato il precedente record di Eisaku Sato proprio il 24 di questo mese. Ora sono iniziate le complesse trattative per la successione, che ricordano molto quelle italiane quando vi era la DC e bisognava mettere d’accordo più correnti. I tre candidati più probabili sono Fumio Kishida, già con carica governativa, Shigeru Ishiba, ex Segretario Generale, ed il Capo Segretario di Gabinetto Yoshii Kan. Difficilmente il nuovo governo giapponese si distaccherà dalle linee guida della Abenomics, con le sue famose “Tre Frecce”: politica monetaria espansiva, stimolo fiscale e riforme strutturali. Del resto i Liberaldemocratici sono ancora fortemente alla guida del governo e difficilmente lasceranno la guida del Giappone, almeno nel prossimo futuro. Comunque, per il Giappone, è la fine di un’epoca.

Giuseppina Perlasca
28 agosto 2020
scenarieconomici.it/braking-news-si-dimette-shinzo-abe-fine-di-unepoca-di-governo-in-giappone/?fbclid=IwAR0zu0SC3rUVtorXegOxQ9UvKnAiHF8cSDPhfPik_YePPUimTIp...
27/10/2021 17:23
 
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USA: Kravis e Roberts si dimettono dalla guida della società di private equity KKR



Henry Kravis e George Roberts hanno rassegnato le dimissioni da amministratori delegati della società di private equity statunitense KKR, di cui sono stati tra i fondatori. Lo riferisce oggi il “Wall Street Journal”, secondo cui i due verranno sostituiti con effetto immediato da Joe Bae e Scott Nuttall, che dal luglio del 2017 ricoprivano l’incarico di co-presidenti. Kravis e Roberts, cugini di primo grado che avevano fondato la KKR nel 1976 con Jerome Kohlberg (deceduto sei anni fa), resteranno comunque nell’azienda con il titolo di co-presidenti esecutivi. KKR ha anche annunciato una riorganizzazione societaria che ha l’obiettivo di arrivare a una struttura “un’azione, un voto”, rispetto all’attuale assetto che concede molta più influenza ai due fondatori. La società, scrive il “WSJ”, segue così le orme dei rivali Carlyle Group e Apollo Global Management, che hanno già assistito a un passaggio delle consegne dirigenziali.

11 ottobre 2021
www.agenzianova.com/a/6164710d8f4c95.63862692/3636392/2021-10-11/usa-kravis-e-roberts-si-dimettono-dalla-guida-della-societa-di-private-eq...
[Modificato da wheaton80 27/10/2021 17:25]
27/10/2021 17:28
 
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Il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann si è dimesso



Il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann si è dimesso per motivi personali. Dopo dieci anni di copertura del ruolo di Presidente, Weidmann ha chiesto al Capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier di accettare le sue dimissioni. Lo rende noto la Banca Centrale Tedesca. Weidmann lascerà l’incarico a partire dal 31 dicembre prossimo:“Sono giunto alla conclusione che più di 10 anni sono un buon periodo di tempo per voltare pagina, per la Bundesbank, ma anche per me personalmente”, ha scritto in un comunicato. Weidmann, in precedenza Consigliere della Cancelliera uscente Angela Merkel, ha guidato la Bundesbank di Francoforte dal maggio 2011. La Presidente della BCE Christine Lagarde ha commentato la decisione facendo i complimenti per il lavoro svolto:“Negli ultimi due anni abbiamo costruito una relazione molto forte e produttiva basata sul nostro impegno congiunto a promuovere l’unità europea, adempiere al mandato di stabilità dei prezzi della BCE, aiutare l’economia dell’area dell’euro durante la crisi senza precedenti causata dal coronavirus e stabilizzare l’economia globale scossa dagli effetti della pandemia”.

20/10/2021
www.huffingtonpost.it/entry/il-presidente-della-bundesbank-jens-weidmann-si-e-dimesso_it_616fde16e4b09314...
15/11/2021 19:06
 
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Barclays giù a Londra. Il Ceo Jes Staley si dimette per scandalo Epstein


Jes Staley (da sinistra), Lawrence Summers, Jeffrey Epstein, Bill Gates e Boris Nikolic all'Epstein’s Manhattan House

Dimissioni choc per il CEO di Barclays, Jes Staley, coinvolto nello scandalo Epstein. Le azioni della banca stanno reagendo piuttosto male alla Borsa di Londra, dove perdono l'1,55%, facendo decisamente peggio del comparto bancario. La banca britannica ha annunciato di essere venuta a conoscenza delle "conclusioni preliminari" di un'indagine condotta dalla Financial Conduct Authority e dalla Prudential Regulatory Authority sui rapporti fra Staley ed il defunto faccendiere Jeffrey Epstein, accusato di prostituzione e traffico di minori. La banca, dicendosi "delusa" dei risultati dell'indagine, ancora in corso, ha precisato che questa "non ha portato a conclusioni che il signor Staley abbia visto o fosse a conoscenza di nessuno dei presunti crimini di Epstein". Staley aveva conosciuto Epstein, in qualità di cliente, quando era a capo dell'attività di gestione patrimoniale di JP Morgan all'inizio del 2000. Le loro relazioni però erano proseguite anche dopo la condanna del finanziere americano, accusato di prostituzione minorile, e Staley aveva addirittura fatto visita ad Epstein in Florida nel 2009, quando questi stava già scontando la sua pena. Barclays ha confermato di voler portare avanti il progetto di creazione di una grande investment bank, delineato dal CEO Staley, ed ha quindi nominato il capo dei mercati globali C. S. Venkatakrishnan quale nuovo Amministratore Delegato.

01 novembre 2021
www.teleborsa.it/News/2021/11/01/barclays-giu-a-londra-il-ceo-jes-staley-si-dimette-per-scandalo-epstein-19.html#.YZK...
30/11/2021 11:51
 
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Jack Dorsey lascia guida di Twitter, Parag Agrawal nuovo CEO



Jack Dorsey si dimette da Amministratore Delegato di Twitter. Il suo posto sarà preso da Parag Agrawal. Lo annuncia Twitter in una nota, sottolineando che Dorsey resterà nel Consiglio di Amministrazione fino alla scadenza del suo mandato nel 2022. "Ho deciso di lasciare perché ritengo che la società sia pronta ad andare avanti. La mia fiducia in Parag è profonda, è il suo momento per guidare" la società. Lo afferma Jack Dorsey in una nota di Twitter, nella quale si annunciano le sue dimissioni da Amministratore Delegato. E Twitter torna agli scambi a Wall Street dopo la sospensione per l'annuncio delle dimissioni di Dorsey. I titoli salgono del 4,33%.

29 novembre 2021
www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/2021/11/29/jack-dorsey-si-appresta-a-lasciare-guida-di-twitter_a7c78474-40df-45f4-ac6e-85f0e6e51...
30/11/2021 11:53
 
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Si è dimesso Luigi Gubitosi, l’Amministratore Delegato di TIM



Venerdì il Consiglio di Amministrazione di TIM ha accettato le dimissioni di Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato dell’azienda, a seguito dei risultati economici deludenti e delle polemiche nate dopo l’offerta d’acquisto della società da parte del fondo statunitense KKR. Le deleghe di Gubitosi saranno divise tra due persone: andranno in parte all’attuale Presidente Salvatore Rossi, che assume così funzioni esecutive, e in parte a Pietro Labriola, l’attuale capo di TIM Brasile, che è stato nominato Direttore Generale. Gubitosi, che era Amministratore Delegato di TIM dalla fine del 2018, era già da tempo malvisto dall’azionista di maggioranza (il gruppo francese Vivendi, che ha il 24 per cento delle azioni) a causa del peggioramento dei conti dell’azienda e di alcune scelte commerciali, come la decisione di sostenere Dazn nell’acquisto dei diritti televisivi della Serie A di calcio (di cui TIM è primo sponsor). Ad aver contribuito alla sua decisione di dimettersi ci sono inoltre le polemiche legate all’offerta di acquisto di almeno il 51 per cento delle azioni di TIM da parte del fondo americano KKR. Negli anni scorsi Gubitosi era stato tra i protagonisti dell’operazione che aveva portato alla fondazione di FiberCop, azienda incaricata dello sviluppo e della posa dei collegamenti in fibra o rame tra le cabine di derivazione (quelle che si vedono in strada) fino alle singole abitazioni. FiberCop è controllata al 58 per cento da TIM e ha come secondo azionista KKR con il 37,5 per cento, mentre le quote restanti sono di Fastweb. La società aveva quindi sancito, più di altre iniziative, un notevole coinvolgimento di KKR nel settore delle telecomunicazioni in Italia. Per questo alcuni analisti avevano ipotizzato che la proposta di KKR di acquistare la maggioranza delle azioni di TIM fosse stata favorita dai contatti già in corso con il fondo da parte di Gubitosi, a danno dell’attuale azionista di maggioranza, Vivendi. Gubitosi, nella sua lettera di dimissioni, non aveva citato queste ipotesi ma aveva parlato di «atteggiamenti dilatori da parte del consiglio [d’amministrazione, ndr], che possono essere interpretati come volti a difesa degli interessi di taluni azionisti». Nella lettera Gubitosi scrive anche di essersi dimesso per consentire «una più serena e rapida valutazione» dell’offerta di KKR. Il Consiglio d’Amministrazione di TIM ha accettato le sue dimissioni venerdì sera.

27 novembre 2021
www.ilpost.it/2021/11/27/tim-amministratore-delegato-gubitosi-...
11/12/2021 14:14
 
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Dimissioni di massa. Il sistema crolla

La piramide sta crollando. Non lo vedi perché ascolti le informazioni sbagliate. Da un lato credi che esistono i Fake News Media, che raccontano balle, dall’altro continui ad informarti da loro. Smettila di vivere di bi-pensiero e comincia ad uscire dallo stagno ed a respirare a pieni polmoni. Prendi coraggio ed accetta la tua Scelta. Sei un essere libero e consapevole. Nessuno può fornirti la Verità, solo tu puoi riconoscerla e parte proprio da te stesso. Prendi la responsabilità totale della tua scelta. La Verità sei tu, il Media (mezzo) sei tu. Libero per sempre, pecora non più. Adesso che hai preso consapevolezza di essere un individuo senziente ed indipendente, devi fare un’altra scelta. Continuare a credere al Sistema e crollare a picco con esso (le masse che non si sveglieranno mai e resteranno intrappolate dentro Matrix) oppure abbandonarlo e cominciare ad escogitare qualcosa di nuovo. Se vuoi vedere la nuova realtà, che poi è la Vera realtà, senza il velo di Fake News sistemiche, seguimi, ti mostrerò quante teste sono già cadute. E questa è solo la punta dell’Iceberg. Se un pesce marcio lo si riconosce dalla testa, siamo sulla strada giusta.

Dimissioni di massa Mode On. Patrioti in Total Control (fonte: Cesare Sacchetti)
Questa è solo una parte dei membri delle grandi corporation globaliste che si stanno dimettendo. Presto ne arriveranno molti altri. La dissoluzione della cabala è in pieno svolgimento.

- Bill Gates, Microsoft
- Jeff Bezos, Amazon
- Jes Stalely, Barclays
- David Abney, UPS
- Bob Iger, Disney
- Away Banga, Mastercard
- Jack Dorsey, Twitter
- Keith Black, Salesforce
- Shawn Gensch, JCPenny
- Jim Murren, MGM
- Doug Parker, American Airlines
- Robert Freer, Hulu
- Lex Wexner, Victoria’s Secret
- Ann Herbert, Nike
- Timothy Sloan, Wells Fargo
- Alexis Ohanian, Reddit
- Liam Condon, Bayor

08 dicembre 2021
thegiustice.altervista.org/dimissioni-di-massa-il-sistema...
[Modificato da wheaton80 11/12/2021 14:15]
07/03/2022 01:14
 
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L’Espresso in vendita, Damilano lascia la direzione



Marco Damilano lascia la direzione de ”l’Espresso”. Al suo posto è stato nominato Lirio Abbate. A darne notizia una nota di Gedi in cui si legge ”il direttore de L’Espresso ha rassegnato oggi le dimissioni. Il Gruppo ringrazia Marco Damilano per il lavoro svolto in questi anni e, contestualmente, informa di aver nominato alla direzione della testata Lirio Abbate, già vicedirettore de L’Espresso, con effetto immediato. A lui vanno i migliori auguri di buon lavoro”.

Damilano, la lettera a John Elkann

“Questa mattina ho scritto una mail all’ingegnere John Elkann, presidente del gruppo Gedi, per comunicare la mia decisione di lasciare la direzione dell’Espresso, dopo quattro anni e mezzo”, scrive nell’editoriale pubblicato sul sito dell”Espresso’ Damilano, annunciando così le sue dimissioni da direttore dopo “avere appreso della decisione di vendere L’Espresso da un tweet di un giornalista, due giorni fa, mercoledì pomeriggio”.

05 marzo 2022
www.imolaoggi.it/2022/03/05/lespresso-in-vendita-damilano-lascia-la-di...
09/02/2023 00:35
 
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La Ardern si dimette, fine di un'icona della sinistra



Con una conferenza stampa che ha colto tutti di sorpresa, la Premier laburista neozelandese, Jacinda Ardern, ha rassegnato le dimissioni dopo due anni dalle elezioni vinte alla fine del 2020, a conclusione di cinque anni complessivi alla guida del governo. «Guidare un Paese», ha dichiarato, «è un compito di massimo privilegio, ma anche uno tra i più faticosi». «Non puoi e non dovresti affrontarlo a meno di non avere un serbatoio pieno. E un pò di riserva per le sfide inaspettate». È già passata alla storia della Nuova Zelanda, il Paese agli antipodi del nostro, per essere stata la Premier che ha dovuto affrontare le emergenze più drammatiche dalla Seconda Guerra Mondiale, fra cui soprattutto l’attentato di Christchurch e subito dopo la pandemia di Covid-19. Ma è proprio il modo di affrontare quest’ultima che, alla fine, ha segnato la fine della sua parabola politica, dopo averne garantito il successo elettorale in un primo momento. Jacinda Ardern è diventata ben presto un’icona. Laburista, femminista, repubblicana, è stata eletta per la prima volta alla guida di una coalizione di centro-sinistra nel 2017. Poi ha vinto di nuovo nel 2020 con un’affermazione tale di voti per sé e per il suo partito da fare a meno di alleati per formare il governo. Ha saputo trasmettere l’immagine della giovane eletta (la più giovane nel mondo, nel 2017) che non ha rinunciato alla famiglia (prima Premier ad essere incinta durante l’incarico, nel 2018).

Ha centrato tutti i temi prioritari della sinistra internazionale. Nel campo della vita e della bioetica ha promosso la nuova legge sull’eutanasia, che ora potrebbe essere usata, secondo gli oppositori, anche da chi subisce gli effetti del Long Covid. Sul fronte dei nuovi diritti, dopo aver portato in parlamento il maggior numero di deputati LGBT nel mondo, promettendo un pacchetto di riforme a tutto campo, dai “bagni neutri” al divieto di ogni discorso omofobo. La prima emergenza che la Premier ha dovuto affrontare è stata, nel 2019, quella dell’attentato di Christchurch: 51 morti e 40 feriti fra i fedeli in preghiera in due moschee, assassinati a colpi di mitra da Brenton Harrison Tarrant, un estremista di destra autodichiaratosi “eco-fascista”. La risposta della Ardern, che si mostrò con il velo islamico ai funerali delle vittime e fece recitare il Corano in Parlamento, venne presa ad esempio da tutte le sinistre multiculturaliste. Sul fronte dell’ecologismo, la Ardern si è dimostrata una delle Premier più attiviste, proclamando uno stato di “emergenza climatica” nel Paese, alla fine del 2020. Insomma, un perfetto esempio per tutti i governi progressisti. Anche nella gestione del Covid 19: importando pari pari il modello cinese, la Ardern ha chiuso le frontiere e ha ordinato ai cittadini uno dei lockdown più severi del mondo. Il modello neozelandese è stato inizialmente salutato come uno dei maggiori esempi di successo della lotta al Covid. Nella prima ondata, gli infetti si contavano nell’ordine delle migliaia su una popolazione di cinque milioni e il tasso di mortalità era uno dei più bassi del mondo. La popolarità della Ardern è cresciuta soprattutto per questo motivo ed è stata rieletta a pieni voti. Ma il rovescio della medaglia si è visto subito dopo.

La politica delle chiusure ha incominciato ad essere vista come un inutile sacrificio con la diffusione della variante Delta, molto più contagiosa e meno letale. Solo dopo due anni di chiusura delle frontiere, il governo ha iniziato a discutere su una politica di riaperture, quando il Paese era ormai considerato un “regno eremita”. I neozelandesi che rientravano in patria dovevano sottoporsi a un regime di quarantena. Gli immigrati sono stati bloccati, privando il mercato del lavoro anche di manodopera specializzata. Con il turismo azzerato e la produzione in crisi, il governo ha dovuto sostenere l’economia a colpi di sussidi. Il valore del dollaro neozelandese è crollato, causando un’inflazione storica. La Banca Centrale è ora costretta ad alzare i tassi e limitare la circolazione della valuta per cercare di contrastare la crescita dei prezzi. Il Paese è entrato in crisi, e oggi si trova alle soglie di una recessione prevista dal governo laburista stesso per il 2023. Il lockdown rigido, in stile cinese, era caldeggiato non solo dal governo, ma dai suoi consiglieri scientifici. Quando, alla fine del 2021, si iniziava a parlare di riaperture, un report prevedeva 7mila morti in un anno, anche con un tasso di vaccinazione doppio rispetto a quello raggiunto fino a quel momento. La realtà ci mostra, invece, che i morti in Nuova Zelanda sono stati 3.676 in tutto, dal gennaio 2020 ad oggi. Il governo Ardern è stato citato ad esempio da tutte le sinistre mondiali per la gestione del Covid, proprio perché “seguiva la scienza”. Anche quando questa faceva clamorosi errori. Il motivo delle dimissioni della Ardern è facile da capire: alle prossime elezioni, i Laburisti, con lei alla guida, perderebbero. Gli ultimi sondaggi li danno indietro rispetto al Partito Nazionale di almeno cinque punti. Oggi, continuando a lodarla, i commentatori (anche in Italia) dicono che il suo farsi da parte sia “coraggioso” e segni “una vittoria della democrazia”. Sì, ma soprattutto una sconfitta della sinistra e delle sue manie, che oggi chiamano “scientifiche”.

Stefano Magni
20-01-2023
lanuovabq.it/it/la-ardern-si-dimette-fine-di-unicona-della-...
09/07/2023 01:37
 
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Rutte si dimette. in Olanda la coalizione di governo è spaccata sui migranti



Il governo olandese di Mark Rutte si è dimesso a seguito dei disaccordi interni sulla questione migranti e richiedenti asilo. Il Primo Ministro, arrivato al suo quarto incarico di governo all’Aia, condivideva una primato europeo con Vicktor Orban. Quello di presenza continuativa a capo del proprio Paese.

Rutte, governo si spacca su migranti
La limitazione sul ricongiungimento familiare per i migranti, voluta dal suo Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) e dall’Appello Cristiano Democratico (CDA), ha creato una spaccatura insanabile con gli alleati di governo liberali del partito D66 ed i calvinisti dell’Unione Cristiana. Il Rutte quater è stato un esecutivo traballante sin dal suo esordio nel marzo del 2021, quando il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia non aveva ottenuto una maggioranza sufficiente per poter governare da solo. Nonostante questa sia una condizione abituale in Olanda, i negoziati per la formazione della coalizione di governo si erano dilungati fino a gennaio del 2022, dando vita, dopo 9 mesi di gestazione, ad una coalizione supportata dalla spalla dei liberali di D66, che ottenevano in cambio l’importantissimo scranno del Ministero delle Finanze.

I contadini olandesi contro governo e “green”
Spina nel fianco di Rutte, ormai da tempo, è il Movimento Civico-Contadino, diventato la prima forza politica del Paese dei tulipani dopo aver vinto le elezioni lo scorso marzo con il Partito degli Agricoltori (BBB). Questi hanno organizzato una serie di manifestazioni con migliaia di trattori che sfilavano contro le politiche “green” di un governo che per rispettare le normative europee in fatto di inquinamento ha disposto severe norme che prevedevano abbattimenti di bestiame ed espropri selvaggi. Contadini che, anche in recenti manifestazioni, non hanno mai smesso di chiedere le dimissioni del governo. È stato il disaccordo interno a completare il lavoro cominciato dall’ondata “no green”. Il Segretario di Stato Eric Van der Burg ha tentato di mediare proponendo ricongiungimenti familiari “a targhe alterne” in presenza di un aumento eccessivo di flussi migratori. Ma D66 e Unione Cristiana non hanno abbandonato le proprie posizioni di contrarietà ad una norma contenimento per loro eccessivamente stringente. Mentre i media olandesi già parlano di nuove elezioni, la caduta del Rutte quater potrebbe creare più di un grattacapo all’asse centrista europeo in vista delle elezioni del 2024.

Giuliana Radice
08 luglio 2023
www.byoblu.com/2023/07/08/rutte-si-dimette-in-olanda-la-coalizione-di-governo-spaccata-sui-m...
[Modificato da wheaton80 09/07/2023 01:37]
21/12/2023 17:12
 
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Giappone. Il governo giapponese nella bufera per una frode finanziaria

Quattro ministri giapponesi si sono dimessi il 14 dicembre dopo che il giorno prima il Premier Fumio Kishida aveva annunciato di voler affrontare un ampio scandalo di corruzione all’interno del Partito Liberaldemocratico (PLD, al potere). “Ho dato le dimissioni”, ha dichiarato il 14 dicembre Hirokazu Matsuno, Segretario Generale del partito e portavoce del governo. Si sono dimessi anche il Ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria Yasutoshi Nishimura, quello dell’interno Junji Suzuki e quello dell’agricoltura Ichirō Miyashita, oltre a cinque viceministri e funzionari.

Secondo alcuni mezzi d’informazione giapponesi, la procura sta indagando su una frode finanziaria in cui sono coinvolti decine di esponenti del PLD, la formazione conservatrice al potere quasi ininterrottamente dal 1955. I politici coinvolti sono accusati di aver nascosto al fisco il denaro incassato grazie alla vendita di biglietti per serate di raccolta fondi. Gli inquirenti hanno messo nel mirino i membri di una corrente del partito che in passato era guidata dall’ex Premier Shinzō Abe, assassinato nel luglio 2022. Secondo la stampa, avrebbero ricevuto circa cinquecento milioni di yen (3,2 milioni di euro) tra il 2017 e il 2022. Il 13 dicembre Kishida, 66 anni, ha promesso di “fare tutto il possibile per ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica nel governo”.

La corrente Abe
Secondo un sondaggio pubblicato il 14 dicembre dall’agenzia di stampa Jiji, il Premier, al potere dall’autunno 2021 e impopolare prima che scoppiasse lo scandalo, ha il sostegno di appena il 17,1 per cento degli elettori. “Ma è improbabile che il governo possa cadere, anche perché i partiti di opposizione non hanno molto seguito”, ha dichiarato all’AFP Naofumi Fujimura, professore di scienze politiche all’università di Kobe. Tutti i politici che si sono dimessi appartengono alla “corrente Abe”, anche se, secondo la stampa, lo scandalo sarebbe più ampio. “Nel partito ci sono varie correnti, ma quella di Abe rimane la più forte, anche dal punto di vista quantitativo, con 99 membri”, ha aggiunto Fujimura. “Una rottura con la corrente Abe potrebbe quindi causare serie difficoltà a Kishida”. La popolarità di Kishida è in picchiata anche a causa dell’inflazione e dell’indebolimento dello yen, che stanno minando il potere d’acquisto delle famiglie. Le elezioni sono previste nel 2025, ma secondo alcuni analisti Kishida potrebbe indirle con un anno di anticipo per evitare un voto interno al PLD che si preannuncia difficile per lui.

14 dicembre 2023
www.internazionale.it/ultime-notizie/2023/12/14/giappone-dimissioni-frode-fin...
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