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Lo Stato eurocrate della Grecia si sfalda: decine di sindaci danno le dimissioni

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2022 14:01
31/01/2015 14:42
 
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La Grecia di Tsipras rompe il fronte europeo sulla Russia. Nasce un asse con Putin?

Lunedì scorso, il giorno dopo la vittoria elettorale di Syriza, il partito della sinistra radicale ad Atene, il neo premier Alexis Tsipras, 40 anni, è andato a far visita all'ambasciatore russo nella capitale greca per annunciargli, in gran segreto, che il suo governo avrebbe minacciato di porre il veto a una nuova ondata di sanzioni economiche a Mosca sulla crisi ucraina, azione che richiede l'unanimità dei 28 Paesi membri. Successivamente il ministro degli esteri greco, Kotzias, ha annunciato pubblicamente che Atene non avrebbe sostenuto la decisione di porre altre sanzioni contro Mosca, affermazione che ha fatto sobbalzare sulla sedia i responsabili delle politiche estere delle cancellerie in Europa e in America. Che sta succedendo nella piccola Atene squassata da sei anni di recessione, la peggiore dai tempi della seconda guerra mondiale e dalla drammatica sconfitta da parte dei turchi in Anatolia nel 1922 che fece sparire qualsiasi presenza greca in Asia minore dai tempi di Omero? Il partito filo-nazista Alba dorata ieri ha subito plaudito all'iniziativa del governo rosso-nero (formato da una strana alleanza tra sinistra radicale e destra nazionalista dei Greci Indipendenti) affermando che gli interessi geopolitici greci sono contrari alle sanzioni alla Russia e alle politiche di austerità imposte dalla troika. Nell'incontro svoltosi poi giovedì a Bruxelles il ministro degli Esteri greco Kotzias ha cantato vittoria affermando che «è stata scelta la strada del dialogo» con Mosca e che quindi Atene non ha dovuto mettere il veto. Insomma, un punto a favore del nuovo governo greco che ha fatto vedere a Mosca che la piccola Grecia può essere un alleato prezioso anche in nome delle comuni tradizioni ortodosse, sebbene Tsipras abbia rifiutato di giurare nelle mani del primate ortodosso di Grecia a differenza del suo alleato Panos Kammenos, ministro della Difesa che come primo viaggio all'estero ha scelto Nicosia, capitale dell'isola di Cipro ancora divisa in due parti dal 1974, zona turco-cipriota e zona greca-cipriota, unica riconosciuta internazionalmente. L'inconcludente incontro a Bruxelles dei ministri degli Esteri della UE ha subito provocato un segnale di disponibilità da parte di Mosca, che peraltro non naviga certo in acque finanziariamente tranquille, ad aiutare Atene. Un segnale analogo era partito anche a favore di Cipro nel 2013 quando l'isola aveva fatto default e chiesto aiuti prima a Mosca (senza successo) e poi alla UE e all'FMI. La Russia, infatti, si è detta disponibile a fornire aiuti finanziari alla Grecia sempre più in rotta di collisione con i suoi partner europei e l'FMI. Lo ha dichiarato in un'intervista alla CNBC a Mosca il ministro delle Finanze Anton Siluanov. La Grecia non ha ancora avanzato alcuna richiesta, ha precisato il ministro di Vladimir Putin, ma «se lo facesse la prenderemmo sicuramente in considerazione». Un segnale importante di disponibilità per aiutare l'alleato greco. Nel caso della privatizzazione della società greca proprietaria della rete del gas, Bruxelles e Washington posero il veto alla cessione a Gazprom, il gigante russo dell'energia. Ora però i giochi si riaprono. E non solo in campo energetico.

Vittorio Da Rold
31 gennaio 2015
mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2015-01-29/la-grecia-tsipras-rompe-fronte-europeo-russia-nasce-asse-putin-212811.shtml?uuid=...
02/02/2015 22:37
 
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Tsipras:"Abolizione Troika necessaria per tutta Europa"

ATENE (WSI) - L'abolizione della Troika sarà benefica e necessaria per tutta Europa e non solo per la Grecia. Lo ha detto il neo premier ellenico Alexis Tsipras parlando da Cipro. Tale abolizione (che appare sempre più probabile, ancora di più ora che pare che la Grecia abbia incassato anche l'appoggio degli Stati Uniti) "sarà un passo istituzionale importante per l'Europa" intera. La Germania è pronta ad accogliere la sfida lanciata dal leader di Syriza, partito dichiaratamente anti austerity. Il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel ha riferito che Tsipras sarà il benvenuto a Berlino. Allo stesso tempo non vuole fare concessioni sul fronte del debito dovuto ai creditori internazionali. La Germania infatti, fa sapere sempre il portavoce del governo, non vede la necessità di abolire il ruolo della Troika (Commissisone Europea-BCE-FMI) nel programma di aiuti alla Grecia. Da parte sua, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha ribadito che "in futuro" sarà necessario "sostituire la Troika con qualcosa di più legittimo e rappresentativo". Mancano 4 settimane e poi la Grecia finirà i soldi e il ministro delle finanze Yanis Varoufakis è in tour in Europa in cerca di sostegno. Da Londra il docente di economia ha detto che la Grecia vuole raggiungere un nuovo accordo sul debito nel giro di pochi mesi per mettere fine alla dipendenza del suo paese dai prestiti esterni, che sta pesando sull'economia, aggiungendo sempre più passività. Motivo per cui Atene non vuole la nuova tranche di prestiti da 7,2 miliardi di euro dal suo trio di creditori costituito dal Fondo Monetario Internazionale, la BCE e la Commissione UE, la famigerata Troika. "Non è che non abbiamo bisogno dei soldi, è che siamo disperati", ha detto in una conferenza stampa tenuta insieme alla controparte francese, Michel Sapin. "Il nostro governo vuole mettere fine alla dipendenza" dalle droghe del debito. Varoufakis ha paragonato la Grecia a Sisifo, uomo facente parte della mitologia ellenica che punito dagli dei per la sua saggezza era costretto a spingere un masso dalla base alla cima di un monte per l'eternità. Ogni volta che Sisifo raggiungeva la cima, infatti, il masso rotolava nuovamente alla base del monte.


Dopo essere crollate del 44% in tre giorni, le banche greche si sono rese protagoniste di una rimonta del 21% nelle ultime tre sedute

Anche se il Regno Unito non fa parte dell'area euro, è un membro dell'Unione Europea e del FMI e la Grecia sta cercando di allargare il più possibile il parco di partner europei con cui avviare negoziati politici in seno all'UE. Varoufakis, simpatizzante delle teorie di Marx, che però non compaiono in nessuna delle sue pubblicazioni accademiche, ha un'agenda ricca di incontri: vedrà anche diversi protagonisti del settore finanziario londinese - si parla di 100 rappresentanti di banche e altri istituti - che sono esposti al debito greco. Che qualcosa stia cambiando lo dimostrano non solo le parole di Juncker e Obama, ma anche l'ultimo report del FMI, in cui lo stesso fondo riconosce che la crisi del debito irlandese è stata gestita male da tutte le parti coinvolte, compresa la Troika. È una rara autocritica del proprio operato da parte del Fondo.

2 febbraio 2015
www.wallstreetitalia.com/article/1800057/tsipras-abolizione-troika-benefica-e-necessaria-per-tutta-eur...
02/02/2015 22:44
 
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La Grecia vuole evitare la rottura tra Russia e UE

La Grecia vuole la pace in Ucraina e salvare i rapporti tra la UE e la Russia e allo stesso tempo l'Europa ha bisogno di decidersi su quello che vuole nei rapporti con la Russia, ha dichiarato il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias in un'intervista all'agenzia stampa di Atene. In precedenza la Grecia aveva chiesto di cancellare dal comunicato dei ministri degli Esteri della UE la frase che sanciva l'introduzione di nuove sanzioni contro la Russia. Kotzias ha spiegato la richiesta con il fatto che Bruxelles debba avviare il dialogo con Mosca e non introdurre nuove misure restrittive.

1 febbraio 2015
italian.ruvr.ru/news/2015_02_01/La-Grecia-vuole-evitare-la-rottura-tra-Russia-e-...
05/02/2015 13:12
 
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La fine dell'euro passa da Berlino, non da Atene: la Germania vuole sfasciare tutto e ci sta per riuscire

Che piaccia o meno quello che sta facendo il nuovo governo eletto in Grecia una settimana fa, un fatto è certo: né ad Atene né a Bruxelles e tanto meno a Francoforte, tutto rimarrà come prima delle elezioni. Può andare a finire in tanti modi, la crisi greca, tranne che in uno: lasciandola lì come stava col precedente governo. Quelli del "tanto peggio, tanto meglio" in questi momenti attaccano l'esecutivo Tsipras perché non ha detto chiaro e tondo che l'euro è da abbandonare, come se non lo sapessero, personaggi del calibro di Varoufakis, economonista di statura mondiale. O peggio, come se non lo volessero. Cretinate un tanto al chilo. La strategia del gruppo dirigente di Syriza al contrario è intelligente, solo che per comprenderla bisogna esserlo, un filo intelligenti. E magari capirne di politica. Tsipras sta gettando luce nelle stanze buie delle oligarchie finanziarie della UE, che se ne fregano del popolo greco, della fame, della miseria, dei suicidi aumentati del 35% e passa in 3 anni. Loro, i banksters, guardano solo ai soldi, e proprio per questo Tsipras li sta smascherando, di più, li sta combattendo con le loro stesse armi, che sono le architetture finanziarie fatte di swap, perpetual bond e di marchingegni d'alta finanza che usa proprio contro questa feroce alta finanza. Imbarazzante, vero? Inoltre, il nuovo governo ha stanato anche i governi servi dei banksters, come quello italiano e quello socialista francese. Varoufakis e Tsipras li sono andati a cercare, a casa loro. Li hanno messi con le spalle al muro, costringendoli a dire da che parte stanno, se da quella della Troika o da quella del popolo, oggi greco, domani italiano, spagnolo, francese, portoghese. Renzi a denti stretti è stato costretto a riconoscere d'essere un servo degli oligarchi finanziari UE. Varoufakis gli ha sbattuto in faccia la realtà dell'Italia:"Avete rispettato le regole di bilancio che vuole Bruxelles, avete applicato le indicazioni della UE, ma il vostro debito pubblico è insostenibile e continua a crescere. Le regole, quindi, sono sbagliate e proprio voi italiani ne siete la prova". Renzi ha balbettato che "il nostro governo è diverso dal vostro", una scemenza ovviamente. Perchè nel merito dell'analisi di Varoufakis non ha potuto contestare nulla. Vittoria di Pirro? Solo dialettica? Sbagliato. La verità è che la Grecia ha vinto. Ha vinto perchè è "l'errore di sistema" che dimostra che il sistema stesso sia un errore e come tale andrà in pezzi. Il governo greco sa - e ha anche ammesso - che la Grecia "è in bancarotta". Ma forse è una novità? E' semplicemente una constatazione della realtà conosciuta da tutti i vertici della UE e da tutti i governi della zona euro. Ma taciuta, nello stile rivoltante di questi governi corrotti e venduti.

L'italiano medio oggi ha "scoperto" che i governi Monti-Letta-Renzi hanno "prestato" 40 miliardi di euro alla Grecia. Peccato sia una menzogna, una bufala se preferite. L'Italia non ha prestato un solo centesimo, alla Grecia. La UE ha estorto 40 miliardi di euro all'Italia - denaro che neppure aveva - e li ha piazzati nel Fondo salva stati (dicitura anch'essa falsa e fuorviante) per poi "prestarli" alla Grecia, che a sua volta li ha girati ai creditori esteri, ovvero alle banche tedesche, francesi, di mezza Europa (tranne che italiane, rimaste intelligentemente fuori dagli affari in Grecia), che vantavano crediti da banche greche. Punto. Così, quelli che erano debiti finanziari tra istituti di credito privati, sono diventati debiti "europei" in capo alla UE, alla BCE e all'FMI (questi ultimi in minima parte, rispetto al totale). E le casse dello stato greco sono sempre rimaste vuote. Giroconti, artifici contabili marchiati dall'usura, con tassi usurai che oggi giustamente fanno dire al ministro Varoufakis:"Noi siamo disposti a ripagare il debito primario, ma gli interessi vanno congelati e rinegoziati". Apriti cielo! Gli interessi rappresentano tra il 30 e il 40% del totale. Tassi d'interesse da camorristi, da criminali della banda della Magliana. Così l'Italia, se vuole davvero indietro questi 40 miliardi, li pretenda da chi se li è messi in tasca, la UE, per farne quello che ha voluto senza chiedere di sicuro il permesso al governo italiano. D'altra parte, s'è mai visto un padrone chiedere permesso a un servo? Appunto. Allora vedete che le cose stanno diversamente da come ve le raccontano. Non c'è dubbio alcuno che la situazione greca evolverà e cambierà radicalmente, in un modo o nell'altro e con un punto fermo: né la UE né l'euro come moneta rimarranno come sono adesso. La Germania intende respingere tutte le proposte della Grecia, quindi le probabilità della bancarotta dello Stato ellenico sono molto alte. Così pure, sono molto alte le probabilità che l'euro subisca un terremoto. Difficilmente supererà il default di Atene indenne. E non si tratta di un deprezzamento, che sarebbe per altro buona cosa, ma del suo smembramento. I danni finanziari che verranno inferti alla BCE e alla UE come istituzione saranno formidabili e impossibili da ripianare senza una radicale modificazione della valuta unica europea. Poi, espellere la Grecia dall'euro significa anche espellerla dall'Unione Europea. Laddove si rompesse il vincolo di solidarietà - che concetto misterioso, vero? - tra i Paesi dell'eurozona, che senso mai avrebbe che rimanesse nella UE, dentro lo scatolone vuoto d'ogni valore e significato che non sia finanziario? Berlino sta giocando una partita mortale. Nella quale nessuno dei giocatori vincerà. Come avevamo previsto già un anno fa, la fine dell'euro viaggia veloce, come un missile termonucleare. Ma questa fine sarà la peggiore di tutte le possibili, sarà sgangherata e velenosa, produrrà contrasti e divergenze che non si risolveranno in un breve arco temporale. Se il governo italiano avesse un minimo di intelligenza politica, oggi dovrebbe fare anche l'impossibile per avviare un percorso di scioglimento dall'euro che non passi dalle mannaie tedesche. Ma non accadrà. La storia si ripete. L'Italia seguì la Germania già un'altra volta. E finì male. Molto male, se avete mai letto un libro di storia.

Max Parisi
4 febbraio 2015
www.ilnord.it/c4027_LA_FINE_DELLEURO_PASSA_DA_BERLINO_NON_DA_ATENE_LA_GERMANIA_VUOLE_SFASCIARE_TUTTO_E_CI_STA_PER_...
05/02/2015 13:28
 
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Il programma di Tsipras:"La Grecia fuori dalla NATO"

La Grecia potrebbe dire addio alla NATO. E' questo il piano segreto di Tsipras nacosto al quarantesimo punto del programma. "Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla NATO", così recita il programma di Syriza. Un piano che è una bomba pronta ad esplodere nei giochi della geopolitica internazionale. La scelta di dire addio alla NATO potrebbe avere non poche ripercussioni sul panorama internazionale. Una rottura totale con la tradizione filo-atalantica di Atene. Tra le basi della NATO in Europa, quella della Baia di Suda, sulla costa ovest dell'isola di Creta (Grecia), è tra le più importanti sul piano strategico e militare. la base è al centro del Mediterraneo e ospita sia forze navali greche che forze atlantiche. Uno snodo fondamentale per le operazioni della NATO soprattutto nel nord-Africa, ma anche vecchio baluardo contro l'ex Unione Sovietica. A nord della Baia di Suda c'è un'altra struttura militare: il poligono missilistico NAMFI (NATO Missile Firing Installation), usato dai Paesi NATO per testare i sistemi missilistici di difesa, come i Patriot e gli Hawk. Tutto questo ha fatto finora della Grecia un partner fondamentale della NATO nel Mediterraneo. Ma se Tsipras decidesse di forzare la mano, allora è molto probabile che ci ritroveremmo una piccola Cuba proprio davanti le porte di casa. Ma il programma di Tsipras non si ferma solo all'uscita dalla NATO: prevede alcune mosse ancora più azzardate. Al punto 37 è previsto il ritiro delle truppe greche dall'Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia". Punto 38:"Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967". Punto 39:"Negoziare un accordo stabile con la Turchia". Insomma tutte mosse chiare e nette per smarcare la Grecia dall'Occidente. E le prime uscite del Ministro della Difesa, Panos Kammenos, sono state a Mosca. Un nuovo asse sta per nascere tra Russia e Grecia. Come ricorda Italia Oggi, Gazprom ha una base ad Atene, mentre altre aziende russe sono già pronte ad incrementare gli investimenti nelle attività portuali greche. A completare il quadro dei nuovi equilibri di Atene c'è il finanziamento da parte di Putin del grande monastero russo sul monte Athos. Le alleanze passano anche da lì.

Ignazio Stagno
05/02/2015
www.ilgiornale.it/news/cronache/programma-tsipras-grecia-fuori-nato-1090...
[Modificato da wheaton80 05/02/2015 13:33]
09/02/2015 01:24
 
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Addio Troika, BCE e FMI pronti a sfilarsi. Juncker:"Criteri e uomini più democratici"

ROMA - Il trio dell'Apocalisse (copyright dell'ex ministro delle finanze Giorgos Papacostantinou) e il suo leader indiscusso — Mr. Blue Eye, al secolo il danese Poul Thomsen, targato FMI — sono arrivati forse al capolinea. «Gli uomini della Troika non dovranno più mettere piede ad Atene — li ha minacciati la sera della vittoria alle elezioni il premier greco Alexis Tsipras — Sono un organo non democratico e non eletto con cui non vogliamo più trattare». Sembrava una boutade. Una minaccia da buttare sul tavolo dei negoziati per alzare il prezzo con i falchi del nord. Invece no: dopo essere sfuggiti alla furia di 50 disabili in carrozzella che protestavano per i tagli al welfare nascondendosi in una palestra in piazza Syntagma e dopo aver affrontato a testa alta la pioggia di monetine dei disoccupati ellenici, gli odiatissimi (sotto il Partenone) funzionari di UE, BCE e FMI stanno per cadere sotto i colpi del fuoco amico. “Dobbiamo ripensare il modello delle ispezioni in Grecia”, aveva buttato lì a luglio il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, “riorganizzandole con criteri e uomini più democratici e legittimi”. E ieri Juncker si è detto "sorpreso" dalle reazioni alla sua proposta di superamento della Troika. “La Troika non è prevista dai trattati europei”, gli ha fatto eco lunedì scorso il ministro alle finanze transalpino Michel Sapin. Wolfgang Schäuble ha provato a tracciare la linea Maginot:“Atene non ci può ricattare — ha minacciato — La triade BCE-UE-FMI fa parte delle intese firmate dalla Grecia”. Nemmeno il muro di Berlino però tiene più. E l'epitaffio per gli ispettori planati sull'Egeo nel 2010 per monitorare le riforme del paese e dare l'ok alle tranche di prestiti è arrivato direttamente dalla Germania con l' Handelsblatt che ha scritto ieri quello che, in fondo, pensano in molti:”La Troika nella sua versione attuale non funziona più, la BCE studia la possibilità di uscirne e anche l'FMI vorrebbe farlo». É l'ora di mandarla in pensione. Regalando ad Alexis Tsipras il primo punto nella lunga e difficile battaglia per salvare il suo paese dal crac. Parlare di Thomsen e dei suoi due soci (il tedesco Mathias Morse e l'austriaco Klaus Masuch) a un greco è come sventolare un drappo rosso sotto il naso di un toro di pessimo umore. "Professorini", li ha etichettati ironico un uomo mite come l'ex-premier George Papandreou. “Tecnici arroganti e irresponsabili che non ne hanno azzeccata una”, ha detto tranchant l'ex ministro del Lavoro Louka Kasteli, protagonista di una memorabile scena isterica con tanto di piatti e bicchieri in frantumi quando i tre hanno fatto le pulci a una sua presentazione in power point. Opinione condivisa (in peggio) dai cittadini comuni. Per un motivo semplice: i tre "supercommissari" hanno fatto il bello e cattivo tempo per cinque anni.

Distribuendo voti (quasi sempre insufficienze) a destra e manca, affidando ai ministri compiti a casa sempre più complicati. E accendendo il semaforo rosso o verde alle tranche di aiuti con criteri spesso poco comprensibili ai più. L'unico problema è che la loro medicina fatta di rigore e tagli e di lacrime e sangue ha ammazzato il cavallo. Come ha ammesso nel 2014, dopo un lustro di lezioni ex cathedra dalla sua suite di lusso all'hotel Grande Bretagne, lo stesso Thomsen:”Scusate — ha detto in una tesissima conferenza stampa — i nostri calcoli erano sbagliati. Abbiamo usato moltiplicatori scorretti. Non avevamo previsto che l'austerità avrebbe abbattuto i consumi e mandato a picco il PIL. E avremmo dovuto ristrutturare i debiti molto prima (quando a pagare sarebbero state le banche, ndr)”. Un mea culpa durato poco, visto che il giorno dopo il cerbero danese (“Guadagna 240mila euro l'anno, 15 volte un operaio greco”, si lamenta la stampa locale) ha ripreso a distribuire bacchettate urbi et orbi. Nessuno si stupisce dunque se la Troika ad Atene è diventata una sorta di feticcio del male. Il primo scalpo che pretende da Tsipras la gente per strada. Gli occhi cerulei e i capelli scarmigliati di Thomsen — promosso ora a responsabile europeo dell'FMI — sono l'incubo di mezzo paese. Le addette delle pulizie del ministero delle finanze, appena raggiunte da una lettera di licenziamento benedetta dall'algido tecnocrate del Fondo, l'hanno inseguito per i corridoi del dicastero, obbligandolo a darsi alla fuga alla chetichella dalle cantine. Una sera — vuole la vulgata — è stato salvato dalla polizia quando un gruppetto di disoccupati l'ha sorpreso in un ristorante due stelle Michelin della capitale mentre gustava un piatto di foie gras, accompagnato da altri manicaretti di "cucina molecolare". La rabbia della pancia della Grecia ha dettato la linea. E ora politica ed economisti pentiti si accodano. “I programmi sbagliati della Troika sono i veri responsabili della situazione in cui è precipitato il paese”, sostiene Joseph Stigliz. A Bruxelles, sottotraccia per non irritare Schäuble, il dopo-Troika è già iniziato, sotto forma di una commissione di esperti UE da inviare sotto l'Acropoli con frequenze (e atteggiamenti) meno invasivi. La Grecia di Tsipras volta pagina. Gli ultimi dei "Troikani", come li chiamano qui, devono fare le valigie. Nel nuovo capitolo, si spera a lieto fine, non c'è più posto per Thomsen & C.

Ettore Livini
04 febbraio 2015
ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/02/04/addio-troika-bce-e-fmi-pronti-a-sfilarsi-juncker-criteri-e-uomini-piu-democratici...
14/02/2015 21:12
 
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Euroflop sulla Grecia, Atene dice no alla Troika-bis

Niente accordo. L’Eurogruppo straordinario con un unico tema all’ordine del giorno – la Grecia – si è concluso con un nulla di fatto. Esito che in molti, alla vigilia, avevano messo in conto ma che al centro ha avuto il no di Atene alla proroga di sei mesi del programma di sostegno europeo. “Sono stati fatti dei progressi”, ha spiegato al termine della riunione durata oltre sei ore il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem (come riporta l’AdnKronos), e tuttavia non sono “sufficienti per arrivare a una conclusione condivisa”. I ministri delle Finanze dei Paesi dell’area euro hanno ascoltato il piano del nuovo collega greco, Yanis Varoufakis, ma si sono scontrati sull’estensione del programma europeo di sostegno finanziario ad Atene che l’Eurogruppo ha proposto di prorogare di sei mesi. Come dire: un rinnovo della Troika per altri sei mesi. Proposta respinta al mittente dal governo Tsipras. E ora? I negoziati vanno avanti e in agenda ci sono altri appuntamenti. A cominciare da lunedì prossimo quando la discussione riprenderà a Bruxelles in una nuova riunione dell’Eurogruppo. “E’ stata una discussione molto intensa e che ha affrontato molti temi – ha spiegato il Presidente dei Ministri del Tesoro Europei -. Continueremo i nostri colloqui sulla collaborazione presente e futura con la Grecia lunedì”.

www.stopeuro.org/euroflop-sulla-grecia-atene-dice-no-alla-tro...
17/02/2015 23:56
 
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Commerzbank:“50% probabilità di cacciata della Grecia dall' euro”. Trattative fallite, ieri. Ultimatum ad Atene, oggi

BERLINO - L'incontro anti-crisi Grecia-UE tra i ministri delle Finanze dei paesi della zona euro è terminato ieri sera con un fallimento, o meglio, con una dichiarazione di guerra dei 18 Stati membri al nuovo governo greco: prendere o lasciare. Nel concreto, scrive il quotidiano tedesco "Spiegel", Atene dovrebbe richiedere una proroga di sei mesi dell'attuale programma di aiuti per la Grecia, e farlo il prima possibile. Ma il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis respinge ogni tipo di ultimatum:"Vogliamo un nuovo contratto", ha dichiarato ieri sera dopo il fallimento delle trattative. Secondo Varoufakis, infatti, il vecchio programma di aiuti sarebbe "la causa" e non la soluzione ai problemi della Grecia:"E' un programma che non può essere portato a termine con successo", ha commentato il braccio destro di Tsipras, il quale ritiene che nelle prossime 48 ore potrebbero tenersi altri negoziati a livello europeo. "Possiamo utilizzare ancora questa settimana, ma non di più. I greci devono prendere una decisione definitiva", ha dichiarato da parte sua il presidente dell'eurogruppo Dijsselbloem. Più dure, invece, le reazioni del mondo politico in Germania. L'esponente esperto finanziario della CSU (consorella bavarese della CDU, ndr), Hans Michelbach, ha chiesto all'Unione Europea di sospendere tutti i pagamenti ad Atene:"Il niet greco deve avere conseguenze. I fondi della UE devono essere trattenuti quale garanzia per l'adempimento degli obblighi di pagamento di Atene", ha spiegato Michelbach, secondo cui "alla BCE , secondo i suoi statuti, non rimane altra scelta se non chiudere definitivamente i rubinetti alla Grecia". Dopo il fallimento delle trattative, Michelbach ritiene che non ci sia più alcuna possibilità - anche solo temporale - per arrivare ad un "programma transitorio dettato dalla ragione economica". "Atene ha fatto scadere anche l'ultimo termine". E dopo il nulla di fatto a margine dell'eurogruppo, anche gli esperti di Commerzbank hanno corretto drasticamente al rialzo le previsioni sulla possibile uscita della Grecia dall'euro, la cosiddetta Grexit. "La scorsa settimana abbiamo stimato il rischio di una Grexit al 25 per cento, ma ora diamo questa probabilità al 50 per cento", si legge in un'analisi condotta dall'economista capo di Commerzbank, Joerg Kraemer. Per l' Europa e per l' intero Occidente, una eventuale uscita della Grecia dall' euro avrebbe implicazioni ben più gravi di quelle meramente economiche, scrive "Bloomberg"; a spingere l' Europa a una pur limitata apertura nei confronti di Atene potrebbe essere proprio la sua "importanza strategica", specie nell'attuale quadro di crisi che vede Atene geograficamente al centro degli sviluppi in Ucraina, Siria e Libia.

"E' più che lecito chiedersi se l' Europa, gli Stati Uniti e la NATO possano permettersi la creazione di un vuoto di sicurezza, di un vero buco nero in una regione così critica", sottolinea Thanos Dokos, direttore della Hellenic Foundation for European and Foreign Policy, un istituto di ricerca con sede ad Atene. Dokos sottolinea l'avvicinamento del nuovo premier greco Alexis Tsipras alla Russia e le sue cordiali relazioni col presidente Vladimir Putin, che hanno fatto da punto fermo alla vigilia dei recenti accordi di Minsk sulla crisi ucraina. Per il cancelliere tedesco Angela Merkel e le principali economie europee, dunque, "la Grecia rappresenta un investimento dal valore assai superiore al semplice credito di 195 milioni di euro dei fondi stanziati per il salvataggio di Atene". Nonostante le sue ridottissime dimensioni economiche, la Grecia rappresenta anche un importante asset militare per la NATO, coi suoi 200 velivoli da combattimento e gli oltre mille carri armati; Creta è stata una delle principali basi per i raid dell'Alleanza contro la Libia, nel 2011. Secondo l'ex viceministro degli Esteri greco, Dimitris Kourkoulas, proprio l'importanza strategica della Grecia, e l'ipotesi di allinearla agli interessi di altri attori regionali e globali, costituisce l'estremo e potentissimo asso nella manica del premier Alexis Tsipras nei suoi negoziati economici coi creditori dell'eurozona. Ma il tempo, proprio quello che chiede la Grecia di Tsipras all'eurozona, non c'è per colpa dell'ultimatum voluto dalla Germania e "sparato addosso" a Varoufakis proprio ieri sera. Per capire a che livello è arrivata la tensione, basta citare le parole del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, che ha accusato il governo Tsipras di portare avanti la trattativa in maniera "irresponsabile". "Mi spiace per i greci, hanno eletto un governo che al momento si sta comportando in maniera irresponsabile", ha affermato Schäeuble in un'intervista radiofonica, "Mi sembra che per questo nuovo esecutivo sia tutto una grande mano di poker". Interrogato sulla possibilità che Atene esca dall'euro, il ministro tedesco ha risposto che "non è quello che vogliamo" ma che tocca alla sua controparte ellenica, Yanis Varoufakis, prendere una decisione. La Germania vuole cacciare la Grecia dall'euro ma non vuole essere accusata d'averlo fatto. Chi gioca davvero a poker?

17 febbraio 2015
www.ilnord.it/c4067_COMMERZBANK_50_PROBABILITA_DI_CACCIATA_DELLA_GRECIA_DALLEURO_TRATTATIVE_FALLITE_IERI_ULTIMATUM_AD_AT...
[Modificato da wheaton80 17/02/2015 23:57]
22/02/2015 21:55
 
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Tsipras: le nostre riforme

''Finalmente'', ''Boccata d'ossigeno'', ''Si volta pagina'': i giornali greci di stamane, all'indomani dell'Eurogruppo che ha concesso alla Grecia quattro mesi di tempo in più di sostegno in cambio di un pacchetto di misure da presentare entro lunedì, danno soprattutto spazio al sollievo per l'allontanarsi della Grexit e del tracollo delle banche. Tuttavia, nei commenti dei talk show della mattina, sono molti gli interrogativi, in particolare sulle misure che il governo dovrà mettere a punto nel corso di un weekend dove tradizionalmente le città greche si svuotano per la festa dell'inizio della Quaresima. In un comunicato, il governo ellenico lascia intendere quale sarà la filosofia delle proposte:''Il nuovo governo greco presenterà il proprio pacchetto di riforme per la prossima fase intermedia, mettendo in evidenza quelle che rappresentano un terreno comune. Che è quello di combattere l'evasione fiscale, la corruzione, puntare alla ricostruzione della pubblica amministrazione, dare risposta alla crisi umanitaria''. Di più non si dice. La sensazione tra i commentatori è che il governo abbia portato a casa quel che poteva, visto il ''18 contro uno'', cioè il tempo per mettere a punto una strategia. E questo viene unanimemente riconosciuto per essere una grande vittoria.

21 febbraio 2015
www.ilnord.it/i-809_TSIPRAS_LE_NOSTRE_RIFORME
22/02/2015 22:05
 
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L' Eurogruppo finisce ufficialmente con un ''compromesso'' tra Grecia e UE, ma la sostanza è un’altra: la Grecia ha vinto

BRUXELLES - L' Eurogruppo speciale sulla Grecia ha raggiunto stasera a Bruxelles "un accordo di processo e non di contenuto", come l'ha definito il ministro italiano dell' Economia Pier Carlo Padoan, sull'estensione per quattro mesi dell' accordo di prestito dell' Eurozona alla Grecia. Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha spiegato alla fine della riunione che se il governo greco vuol adottare delle misure diverse da quelle che prevedeva l'accordo con il governo precedente, in particolare a carattere sociale, dovrà ottenere "l'accordo delle istituzioni", che sarà possibile se Atene dimostrerà che quelle misure non mettono a rischio "la ripresa economica, la sostenibilità di bilancio e la stabilità finanziaria", ovvero che sono "pienamente finanziate". Questa, secondo Dijsselbloem, è la "flessibilità" prevista attualmente, di cui si farà "pieno uso". "Non abbiamo firmato nessun Memorandum d' intesa, è l' inizio di una fase senza di esso". Così il ministro delle finanze Yanis Varoufakis. "Saremo co-autori della nostra lista di riforme, non seguiremo più uno script datoci da agenzie esterne, bisogna avere veramente la vista corta per pensare che abbiamo firmato il vecchio accordo". "Abbiamo rifiutato un gioco a somma zero", al contrario "questo accordo è nell'interesse dell' europeo medio", commenta Varoufakis. "Ora abbiamo avuto la possibilità di cominciare a lavorare insieme ai nostri partner e alle istituzioni" da cui "abbiamo molto da imparare". L'accordo di oggi è "il primo passo nella direzione giusta di un lungo viaggio", per cui "ci sono volute tre riunioni per girare pagina".

"Abbiamo combinato due cose di solito ritenute contraddittorie, l'ideologia e la logica, ossia la democrazia e il rispetto delle regole". "A differenza del precedente governo, non ci siamo impegnati ad aumentare l'IVA, a tagliare le pensioni né ad un avanzo primario del 3% nel 2015 né nei prossimi anni", ha sottolineato Varoufakis, anzi "abbiamo evitato la parte delle misure recessive del precedente programma". "Siamo riusciti a scamparci una sequenza di molti anni di surplus strutturale che non avremmo raggiunto senza distruggere le basi produttive della nostra economia", ha aggiunto il ministro, "e l'Eurogruppo ha molto saggiamente accettato che il 2015 sarà un anno difficile". "Noterete", ha aggiunto, "un ottimo esempio di costruttiva ambiguità della formulazione" del testo dell' accordo su questo punto. Per quanto riguarda un aumento del salario minimo, ha precisato Varoufakis, "questo riguarda solo il settore privato e quindi non ha nessun impatto fiscale", e "la mia risposta ai paesi come Slovacchia e Lettonia" che hanno sottolineato che il livello del loro salario minimo è inferiore a quello greco, "è che il loro livello dei prezzi è molto più basso". Fin qua, i fatti. Ora, questo compromesso si può riassumere come la sconfitta - quasi totale - della Germania, messa di fronte, dalla vittoria della Grecia, a due sole possibilità: buttarla fuori dall' euro o uscire essa stessa dall' euro. Ha capito, Berlino, che era molto meglio perdere, che distruggere. Ora vedremo se Berlino resisterà al contraccolpo della sconfitta. Politico e non solo. Resta che Tsipras e Varoufakis hanno vinto, la Merkel e Schäuble hanno perso. Il resto sono chiacchiere.

Max Parisi
20 febbraio 2015
www.ilnord.it/c4080_LEUROGRUPPO_FINISCE_UFFICIALMENTE_CON_UN_COMPROMESSO_TRA_GRECIA_E_UE_MA_LA_SOSTANZA_E_UNALTRA_LA_GRECIA_...
23/02/2015 20:23
 
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Il compromesso di Tsipras

Quattro mesi in più per respirare. L’impegno di Atene a varare un programma per combattere l’evasione fiscale, certi interessi consolidati e la burocrazia, e in cambio l’estensione dell’attuale piano di salvataggio. In concreto, sette miliardi di euro per tenere in piedi il paese fino a giugno. L’accordo negoziato il 20 febbraio a Bruxelles tra i ministri dei paesi dell’euro e il governo greco non è una vittoria per nessuno: non per Berlino – e infatti il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble si è guardato bene dal presentarlo come tale ai tedeschi – né per Alexis Tsipras, che invece, tornato ad Atene, ha parlato di una vittoria importante. L’intesa è in realtà un compromesso, provvisorio e non decisivo. Non risolve i problemi sul tavolo – soprattutto come affrontare un debito pubblico ormai ingestibile – e non sgombera il campo dalla possibilità dell’uscita di Atene dall’euro. Ma serve alla Grecia per prendere tempo e arrivare a giugno con proposte più precise. Tsipras non è riuscito a lasciarsi del tutto alle spalle l’austerità e a ottenere la consistente cancellazione del debito di cui aveva parlato in campagna elettorale. Del resto, i negoziati si affrontano con la consapevolezza che delle concessioni vanno fatte. E il premier greco, insieme al suo ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, e a molti osservatori greci ed europei, lo sapeva perfettamente. Come sapeva che ogni cedimento avrebbe indispettito una parte degli elettori di Syriza e l’ala del partito meno propensa a fare compromessi. In effetti le cose sono andate proprio così. L’accordo del 20 febbraio è stato accolto dal decano della sinistra greca Manolis Glezos – l’uomo che nel 1941 ammainò la bandiera nazista dall’Acropoli e che nel 2014 Syriza ha portato al parlamento europeo – come un tradimento delle promesse fatte da Tsipras. “I militanti, i simpatizzanti e gli elettori di Syriza a tutti i livelli dovrebbero decidere in riunioni straordinarie se accettano o meno questa situazione”, ha scritto Glezos in un documento pubblicato sul sito del movimento Energoi polites (cittadini attivi). La reazione di Glezos potrebbe anticipare quella di altri ministri e deputati della sinistra di Syriza nel caso in cui, nel seguito del negoziato con la Germania, Tsipras varcasse quella “linea rossa” stabilita prima del voto e il cui superamento – per riprendere un ragionamento del ministro dell’ambiente Panagiotis Lafazanis – significherebbe la negazione del programma sottoposto agli elettori. Per scongiurare l’ammutinamento della sinistra del partito, che metterebbe a rischio la tenuta della maggioranza parlamentare del governo, il premier greco dovrà accompagnare alle riforme concordate con l’eurogruppo alcune delle importanti misure sociali annunciate ai greci prima del 25 gennaio. La buona notizia è che per farlo ha quattro mesi: esattamente l’arco di tempo di cui aveva parlato Varoufakis appena dopo il voto.

Andrea Pipino
23 febbraio 2015
www.internazionale.it/opinione/andrea-pipino/2015/02/23/il-compromesso-di...
27/02/2015 23:26
 
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Tsipras:''Per fare una battaglia servono cervello e strategia, e non devi cadere nella trappola dell'avversario (UE)''

ATENE - E' pace fatta fra il premier Alexis Tsipras ed il grande compositore Mikis Theodorakis. Lo strappo, verificatosi dopo che l'artista, che ha 89 anni, sul proprio sito web aveva criticato l'atteggiamento adottato dal governo di Atene nei confronti dei partner europei ed espresso il proprio disagio verso la sinistra greca nei confronti dell'Europa a guida tedesca, è stato "ricucito". Stamani Tsipras e Theodorakis si sono incontrati nella casa di quest'ultimo a Plaka, quartiere ateniese ai piedi dell' Acropoli, ed hanno cordialmente discusso per oltre un'ora e mezza. Theodorakis, come aveva già fatto ben intendere nella sua lettera-intervento, ha ribadito di essere in sostanza d'accordo con le critiche al governo di Tsipras espresse da Manolis Glezos, l'eroe della Resistenza greca contro i nazisti, che domenica si era schierato contro l'accordo concluso tra il governo di Atene e l'Eurogruppo parlando di "vergogna" e chiedendo scusa ai greci "per aver partecipato a creare questa illusione". Due pesi e due misure, però, nelle reazioni del governo nei confronti delle due storiche icone della sinistra greca: Glezos si è visto accusare dal portavoce dell'esecutivo di avere "opinioni errate". Guanto di velluto, invece, per l'autore delle musiche di 'Zorba il greco', con il quale lo stesso Tsipras si è congratulato per aver espresso il proprio punto di vista. Al termine del colloquio, davanti alle telecamere, Tsipras ha detto che Theodorakis, "da vecchio combattente sa che per dare battaglia servono cervello e strategia.

Non devi cadere nella trappola dell' avversario, ma occorre manovrare" ed ha aggiunto che il governo gode di un grande sostegno popolare. "Con una grande legittimazione internazionale - ha detto da parte sua l'artista al premier - nessuno può dirti nulla. Tu sei il primo ministro di questo Paese, esprimi la volontà del popolo greco, questo nessuno può metterlo in dubbio. E questo è ciò che ha fatto scendere la gente nelle piazze. Quanto io ho detto l'altro ieri è attuabile ora più che mai". E' così spiegata la strategia di Tsipras, perchè traducendo le sue affermazioni, si capisce quanto segue: molti nella UE avrebbero voluto buttare fuori adesso la Grecia dall' euro e distruggerla, mentre noi ora abbiamo il tempo - 4 mesi - per iniziare il nostro programma (non a caso le proposte fatte alla UE sono generiche e non specifiche) e quindi abbiamo "manovrato" a nostro vantaggio. Draghi l'ha capito, e infatti oggi ha mostrato "dubbi" sul piano greco. Appoggio incondizionato all'operato del governo di Syriza si è invece registrato da parte del Metropolita di Salonicco, Anthimos, il quale, parlando con i giornalisti, si è detto soddisfatto per l'operato del premier e del Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. "Hanno due personalità diverse - ha detto Anthimos - ma hanno entrambi grande capacità intellettuale e credono in quello che fanno. Inoltre sono perseveranti e hanno la lucidità di rinnovare in continuazione ciò che chiedono per raggiungere un buon risultato. Di conseguenza fanno il loro dovere e che Dio li aiuti", ha ribadito l'alto prelato, che ha concluso affermando di non essere d'accordo con le opinioni espresse da Glezos.

24 febbraio 2015
www.ilnord.it/c4089_TSIPRAS_PER_FARE_UNA_BATTAGLIA_SERVONO_CERVELLO_E_STRATEGIA_E_NON_DEVI_CADERE_NELLA_TRAPPOLA_DELLAVVER...
09/03/2015 00:19
 
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Mentre Varoufakis si piegava a Bruxelles, Tsipras incaricava una Task force per l’uscita dall’euro

Mentre il ministro dell’economia Yanis Varoufakis era a Bruxelles e accettava praticamente tutte le condizioni proposte/imposte dalla Troika senza battagliare più di tanto, Alexis Tsipras incaricava una Task force di esperti internazionali per definire nei dettagli la prossima uscita della Grecia dall’euro. Premesso che la frettolosa “ritirata” dei giorni scorsi sui tavoli europei è da interpretare funzionale alla tempistica per la messa a punto di un effettivo Piano B nei minimi particolari, il neo Premier ellenico è ben conscio che la situazione economica greca non è più recuperabile sotto la totale tutela europea e che le promesse elettorali possono essere rispettate alla sola e imprescindibile condizione di ritorno alla piena Sovranità. Pertanto ha predisposto, alla stregua dei piani militari per la sicurezza e salvaguardia nazionale, la via di fuga dal cappio dell’euro e dal vero e proprio commissariamento che la Troika sta esercitando da tempo nei confronti del suo paese. Nella Task force, per redigere nei dettagli il passaggio alla nuova dracma, sono stati chiamati non solo personaggi greci dell’economia e della finanza, ma anche di altri paesi europei ed extraeuropei che con le loro specifiche competenze possono concorrere a predisporre dei “protocolli operativi” da attivare immediatamente e contestualmente nel caso il governo decida improvvisamente di uscire dall’unione monetaria europea. Il piano a cui lavorano gli esperti ha l’obiettivo, oltre a considerare gli aspetti prettamente tecnici e pratici correlati al ritorno alla valuta nazionale, di prevedere anche gli interventi da adottare nei confronti del sistema bancario, finanziario e assicurativo nonché di supporto alle imprese e alle famiglie da parte della Banca Centrale ellenica nel pieno delle sue ritrovate funzioni. Si tratterebbe di indicare “cosa e come” il governo dovrebbe materialmente prevedere con decreti urgenti allo scattare dell’ora X decisa per l’uscita, al fine di rendere l’operazione meno traumatica possibile ed esporre la popolazione e l’economia greca ai minori disagi possibili. Praticamente le intenzioni del leader di Syriza sono quelle di prepararsi al D-day al meglio visto che ormai gli spazi di manovra con la UE si sono notevolmente ridotti e deteriorati.

Compito richiesto agli esperti incaricati già al lavoro, che fra l’altro hanno accettato di svolgere il mandato a titolo gratuito, è valutare anche se l’uscita sia da limitare dalla sola moneta comune o contestualmente anche dalla stessa UE. La Task-force di Tsipras ha il compito di agire su diversi campi d’intervento oltre a quelli prettamente tecnici, come ad esempio sulle implicazioni e conseguenze di diritto internazionale che inevitabilmente si manifesterebbero dall’abbandono dall’euro, ad iniziare dai contenziosi che si aprirebbero sui precedenti accordi di salvataggio e che hanno coinvolto i titoli pubblici greci e finanziamenti ottenuti dal Fondo Monetario Internazionale, dalla BCE e dagli stessi governi europei. Quindi un gruppo di lavoro a 360 gradi che come limite avrebbe solo tempo limitato: fra meno di quattro mesi scadono le “concessioni” elargite dalle Istituzioni europee (alias Troika) e il governo greco è consapevole che la situazione economica e sociale sarà ulteriormente deteriorata e l’opzione più realistica, per tentare di risalire la china dal precipizio senza fine in cui versa il paese, è quella di uscire dall’euro per potersi riappropriare di tutti gli strumenti a disposizione della politica economica ormai espropriati dai vincoli esterni dei Trattati. Gli esperti giuristi inoltre hanno sul tavolo la questione degli indennizzi che la Grecia intende reclamare a soggetti esteri per i danni subiti in passato e le eventuali azioni da intraprendere in sede giudiziaria internazionale, ivi compreso il riconoscimento dei danni dalle Istituzioni Europee per aver preteso e imposto politiche economiche, azioni e comportamenti errati che hanno accelerato il disastro economico del paese. L’unico aspetto nella definizione del Piano B greco che si è riservato lo stesso neo Premier per se e per il suo gabinetto, è quello di predisporre accordi con paesi che possano garantirgli “protezione” finanziaria ed energetica nel delicato passaggio alla nuova dracma e che attenui le sicure “ritorsioni” da parte dell’UE. Come dire mi metto al riparo sotto l’ombrello americano, russo o di altra forte nazione e poi vediamo se qualcuno in Europa ha ancora la voglia di comandare in casa mia. La decisione di Tsipras di ricorrere a una Task force di tecnici è corretta e opportuna perché un Capo di Governo a cui sta veramente a cuore il destino del proprio paese, deve prevedere tutte le opzioni possibili, anche estreme, pur di garantire un futuro migliore e dignitoso al suo popolo.

Antonio M. Rinaldi
7 marzo, 2015
scenarieconomici.it/mentre-varoufakis-si-piegava-bruxelles-tsipras-incaricava-task-force-per-luscita-dalleuro-antonio-m-...
09/03/2015 23:19
 
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Le oligarchie della UE respingono le riforme presentate dalla Grecia, che risponde: faremo referendum d’uscita dall’euro

BRUXELLES - La Grexit è sempre più vicina. L'Eurogruppo ha respinto il piano in sette punti del nuovo governo di Atene per accedere a un nuovo prestito internazionale, che include misure come la proposta di trasformare turisti e disoccupati in "spie del fisco" per combattere l'evasione. Secondo il "Financial Times", il piano è stato giudicato addirittura "indegno di un paese industrializzato" dai funzionari di Bruxelles. Ieri il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato che la lista di misure di riforma approntata dal ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, è "lungi" dall'essere completo: una frase che pare escludere la concessione di qualunque aiuto finanziario supplementare ad Atene entro questo mese. Quel che è peggio, venerdì prossimo scade uno dei termini di ripagamento del debito contratto coi creditori internazionali dall'importo di circa 2 miliardi di dollari, che la Grecia pare non essere in grado di onorare. "Hanno le casse quasi vuote", ha riconosciuto Dijsselbloem in una intervista al quotidiano olandese "Volkskrant". Intervistato dal quotidiano italiano "Il Corriere della Sera", il ministro delle Finanze greco ha dichiarato che nel caso i creditori internazionali della Grecia avanzassero richieste "inaccettabili" per il nuovo governo anti-austerity del premier Alexis Tsipras, questi potrebbe ricorrere a un referendum sulla permanenza nell'euro, un'opzione che a parole paiono auspicare anche le autorità dell'eurozona, ma che se dovesse divenire realtà sbriciolerebbe l'euro e l'eurozona. Si affermerebbero due principi: il primo, che dall'euro si può uscire benchè i trattati costitutivi della valuta UE non lo prevedano in alcun caso. Il secondo: che se uno Stato non accetta i diktat della troika - anche a costo di fare letteralmente morire di fame e di malattie la sua popolazione - viene strangolato dalla BCE e inchiodato dalla Commissione fino al punto da costringerlo alla resa o all'abbandono dell'euro.

"Se domani dovessimo indire un referendum col quesito: 'Preferisci optare per la tua dignità o per la continuazione di queste politiche inutili', sono certo che chiunque sceglierebbe la dignità a prescindere dalle difficoltà che tale decisione comporterebbe", ha spiegato ieri il premier greco in una intervista al settimanale tedesco "Der Spiegel". Ormai, siamo alla resa dei conti, e non è una coincidenza fortuita che proprio oggi inizi il QE di Draghi: la BCE crede di potere arginare il disastro del Grexit semplicemente comprando a man bassa i titoli di stato dell'eurozona, così da scoraggiare la speculazione internazionale. Ma è un calcolo di breve respiro. Sposta il problema solo nel tempo, senza risolverlo. E con ogni probabilità, darà il via a una caduta drammatica del valore assoluto dell'euro, così come destabilizzerà le finanze di metà Europa: chi mai correrà il rischio di investire capitali dall'estero nell'area dell'euro? Proprio quei capitali d'investimento di cui gli stati dell'eurozona hanno disperato bisogno, non arriveranno, dato il rischio mortale di vederli distrutti, perchè dall'euro, dopo la Grecia, chiunque altro può decidere di uscire.

9 marzo 2015
www.ilnord.it/c4125_LE_OLIGARCHIE_DELLA_UE_RESPINGONO_LE_RIFORME_PRESENTATE_DALLA_GRECIA_CHE_RISPONDE_FAREMO_REFERENDUM_DUSCITA_...
12/03/2015 16:05
 
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Le potentissime banche cinesi comprano il debito greco, BCE allarmata (cacciata)

Ci sarebbero ‘mani’ di investitori dalla Cina – segnatamente banche statali – fra i sottoscrittori della maggior parte degli 1,3 miliardi di euro di titoli trimestrali venduti oggi dal governo greco. L’indiscrezione, che circola sui mercati, se confermata potrebbe indicare un passo indietro delle banche greche nel rifinanziare Atene, ma soprattutto l’entrata in scena dei colossi del credito cinesi in soccorso alla Grecia di Tsipras. La BCE guarda con attenzione e preoccupazione: l’ingresso di investitori esteri potrebbe spingere l’Eurotower a concedere più liquidità, alzando la soglia imposta alle emissioni a breve o concedendo maggiore liquidità d’emergenza, perché ora ha un rivale potentissimo interessato alla Grecia: la Cina.

11/03/2015
www.ilnord.it/b5454_LE_POTENTISSIME_BANCHE_CINESI_COMPRANO_IL_DEBITO_GRECO_BCE_ALLARMATA_...
19/03/2015 18:28
 
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Parlamento greco vara legge per fermare la crisi umanitaria, Troika imbufalita

ATENE - Il Parlamento greco ha dato il via libera al disegno di legge contro la 'crisi umanitaria' in Grecia voluto dal governo Tsipras, nonostante le obiezioni della troika che riteneva la misura un 'atto unilaterale'. Lo scrive Kathimerini, secondo cui avrebbe votato a favore anche il partito di destra Nuova Democrazia, che nella precedente legislatura formava la maggioranza di Samaras. Ora, lo scontro con la Troika è arrivato alla battaglia finale: da una parte il governo sovrano della Grecia che cerca di salvare la popolazione del disastro provocato dalla Troika, dall'altra la stessa troika che invece vorrebbe tornare a comandare in Grecia. Non ci sono più compromessi possibili, la Grecia ha ripreso in mano il proprio destino.

18 marzo 2015
www.ilnord.it/b5549_PARLAMENTO_GRECO_VARA_LEGGE_PER_FERMARE_LA_CRISI_UMANITARIA_TROIKA_IM...
18/04/2015 05:28
 
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Tsipras provoca l'UE e stringe con Putin un patto per il gas



Ieri, il Premier ellenico Alexei Tsipras ha incontrato a Mosca il Presidente russo Vladimir Puntin (e non solo) trovando un accordo vantaggioso, che “in teoria” concerne solo il gas. Tsipras, infatti, ha siglato con Putin un patto di cooperazione per la costruzione di un gasdotto russo-turco (Turkish Stream), che costituisce una alternativa al progetto South Stream, interrotto qualche mese fa per le ritorsioni di Mosca nei confronti delle sanzioni imposte dall'UE assieme agli Stati Uniti. In base all'accordo, la Grecia diventerà il principale hub europeo del gas in arrivo dall'Est. L'accordo, che ha certamente un alto valore economico per Atene, costituisce anche una rottura implicita con l'Europa, in quanto la politica energetica con terze parti viene generalmente discussa in ambito comunitario. Ma Tsipras ha chiarito che vuole andare avanti da solo e che la Grecia ha pieno diritto di stabilire la sua politica estera. Una implicita dichiarazione di inizio ostilità, quindi, che oggi concerne il gas, domani potrebbe comprendere una cooperazione agricola e così via. Dal canto suo, Putin ha finalmente trovato un varco verso l'Europa, entrando dal portone secondario, anche se il leader russo si è affrettato a precisare che “la Grecia non sarà il 'Cavallo di Troia' che aprirà a Mosca le porte dell'Europa”. E riguardo alla possibilità che Tsipras chiedesse un prestito a Mosca per ripagare il debito in scadenza con l'FMI, Putin ha candidamente spiegato che “la Grecia non ha chiesto aiuti finanziari, anche se sono possibili prestiti nel quadro della cooperazione” siglata ieri.

9 aprile 2015
www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/ESTERI/tsipras-provoca-l-amp-039-ue-e-stringe-con-putin-un-patto-per-il-gas/notizie/12861...
02/05/2015 03:21
 
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Tsipras non ha commissariato Varoufakis. Ha solo preso atto dell’anti-europeismo di Draghi e Schäuble

Come al solito la stampa italiana eccelle nell’arte di disinformare. Sulla scia della fallimentare e lugubre riunione dell’Eurogruppo svoltasi a Riga il 24 aprile scorso, il premier greco Alexis Tsipras ha deciso di formare un apposito direttorio destinato da ora in avanti a relazionarsi con gli “usurai internazionali” che si nascondono sotto le insegne della famosa Troika. Tutti gli italici pappagalli travestiti da giornalisti, oramai incapaci di scrivere una cosa vera neppure per sbaglio o per mera disattenzione, hanno subito brindato al presunto commissariamento del perfido Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco notoriamente poco gradito ai cravattari europei. Le ragioni che spingono i membri dell’Ecofin a nutrire un astio così profondo nei confronti dell’economista ellenico vicino alle posizioni di James K. Galbraith non sono chiarissime. In estrema sintesi due sembrano le accuse principali mosse nei confronti di Varoufakis: dire la verità e avere la moglie “bona”. Ma, al di là della propaganda degna dell’Istituto Luce di mussoliniana memoria, siamo proprio sicuri che la lettura offerta dai media sia quella più corretta? Siamo cioè certi del fatto che la creazione di tale coordinamento, guidato dal viceministro per le relazioni internazionali Euclid Tsakalatos, rappresenti nei fatti una sorta di commissariamento del tanto bistrattato Yanis? Io credo che le cose stiano in tutt’altro modo.

Dal punto di vista macroeconomico tanto Varoufakis quanto Tsakalatos sono concordi nel rigettare la prospettiva dell’austerità ad oltranza; su un piano strettamente geopolitico, invece, Varoufakis appare certamente molto più europeista di Tsakalatos. Non è stato forse Varoufakis a lanciare l’idea di un New Deal per l’Europa? Lo stesso Varoufakis che ha sempre categoricamente escluso una uscita della Grecia dall’euro in vista della realizzazione di una compiuta e democratica integrazione politica? Al contrario Tsakalatos non ha mai fatto mistero di ritenere possibile un ritorno alla Dracma di fronte al fallimento dei negoziati. Alla luce delle premesse appena fatte, quindi, la scelta di Tsipras di affidare il prosieguo delle trattative con i creditori a Tsakalatos significa una cosa sola: la Grecia è pronta a tornare alla moneta nazionale. I Maestri Venerabili Draghi e Schäuble, protetti da una retorica ipocrita, sono in realtà degli antieuropeisti convinti, bravissimi nel fomentare i popoli del sud contro quelli del nord, e viceversa, nella speranza di impiantare in prospettiva nel cuore del Vecchio Continente nuove e più raffinate forme di nazismo. Il povero Tsipras, forse ammaliato anch’egli dalla martellante propaganda, credeva che l’europeismo sbandierato dalle classi dirigenti fosse autentico. Ora, dopo mesi passati a subire umiliazioni e calci in bocca, anche il leader di Syriza ha dovuto fare i conti con la realtà. I padroni hanno deciso di abbandonare Atene al proprio destino. Il gotha massonico reazionario che governa la UE non intende cedere di un millimetro, rimanendo fermo sulle posizioni di partenza: o Tsipras cede su tutta la linea o toglie il disturbo, tertium non datur. Alla faccia della solidarietà europea.

Francesco Maria Toscano
29/04/2015
www.ilmoralista.it/2015/04/29/tsipras-non-ha-commissariato-varoufakis-ha-solo-preso-atto-dellanti-europeismo-di-draghi-e-sc...
07/05/2015 17:20
 
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Grecia sfida la Troika: riassume 3.900 impiegati pubblici

ATENE (WSI) - In Grecia i problemi non sembrano finire mai. Ora le banche elleniche non riescono più a trovare broker disposti a effettuare con loro operazioni di trading in valuta estera. È un problema serio, considerando che il Forex è uno dei mercati più liquidi al mondo, ed è alimentato da tentativi dei broker internazionali di ridurre le linee di credito. Il tutto implica un aumento dei costi. Le società di investimento e istituzioni di tutto il mondo sono sempre più riluttanti nell'eseguire scambi con le banche greche sui mercati, per paura di esporsi al rischio di un default del debito pubblico ellenico e per via della possibilità crescente che vengano imposti controlli di capitale presso le banche. Quest'ultima è una manovra di ultima spiaggia a cui ricorrono talvolta i governi per impedire una corsa agli sportelli. È quanto successo a Cipro due anni fa. La paura è che nel caso di un default o di un'uscita della Grecia dall'area euro, l'euro si indebolisca fortemente, lasciando i broker che hanno fatto affari con la Grecia esposti a rischi molteplici. Ieri la Grecia ha evitato il default, pagando in tempo 200 milioni al Fondo Monetario Internazionale, ma è solo la prima di una serie di scadenze che Atene dovrà rispettare tra maggio e giugno. Ne restano altri 750 da restituire entro il 12 maggio. Il giorno prima si terrà un vertice cruciale per decidere le sorti del paese. Al prossimo Eurogruppo si discuterà del piano di riforme che il governo Tsipras presenterà cercando di convincere i creditori internazionali a offrire in cambio nuovi prestiti. Intanto però in patria il governo guidato dal partito di sinistra Syriza ha lanciato un affronto alla Troika dei creditori tanto criticata in campagna elettorale. Tramite una legge approvata per vie parlamentari, ha stabilito la riassunzione di 3.900 dipendenti statali licenziati "illegalmente", secondo il governo. La norma consente di riprendere in servizio una parte degli impiegati che erano stati esclusi dal personale come conseguenza diretta delle misure di austerità imposte da BCE, Commissione UE e FMI.

7 maggio 2015
www.wallstreetitalia.com/article/1813121/grecia-sfida-la-troika-riassume-3-900-impiegati-pubbl...
[Modificato da wheaton80 07/05/2015 17:23]
11/05/2015 02:42
 
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La Grecia verso un «compromesso onorevole»

Qualcosa deve essere successo negli ultimi giorni se perfino molti media europei a questo adusi, hanno smesso di insultare i greci e il governo che si sono scelti. Se le corrispondenze TV da Bruxelles e da Berlino hanno abbandonato i toni minacciosi e lugubri per sprizzare ottimismo e buoni sentimenti. Qualcosa è successo, ma nessuno si è preso la briga di spiegarci cosa. Eppure non è per l’attesa dei risultati del voto britannico e inoltre non c’è nulla di segreto. Una decina di giorni fa Alexis Tsipras è apparso in TV e per la prima volta ha fatto direttamente cenno all’eventualità di un referendum. Deludendo le aspettative della stampa italiana ed europea, sul piatto non ci sarà l’uscita o no dall’eurozona. Ci sarà invece la proposta di austerità sulla quale Grecia e creditori si stanno scontrando negli ultimi tre mesi: volete voi approvare queste misure di austerità che a noi del governo ci fanno ribrezzo? Rispondere sì o no. Sembrerà strano, ma il governo greco è convinto di poter vincere questo referendum, pur avendo contro la totalità dei media. Le tv oligarchiche greche fanno pena e l’opposizione filotedesca pure. Dall’altra, la gente sente la parola «riforme» e perde subito la pazienza. Ci sono quindi per Tsipras fondate speranze che si armi alla fine di un sonoro no, in modo da poter andare a sbatterlo in faccia a Schäuble, chiedendogli se intende ignorare anche questo responso delle urne greche. Poi abbiamo avuto un insolito flusso di voci ufficiose provenienti tanto dal governo quanto da Syriza. Queste voci insistenti dicevano che i 200 milioni del 6 maggio sarebbero stati senz’altro pagati al FMI (come è avvenuto). Ma i 750 milioni del 12 maggio non erano per niente sicuri, per il semplice fatto che i soldi sono sempre di meno. Alcuni ministri greci, compreso il «moderato» Dragasakis, hanno ripetuto ancora una volta che se dovevano scegliere tra pensioni e debiti avrebbero scelto le prime. Finchè lo stesso Tsipras si è attaccato alla cornetta e ha informato tutti, da Juncker alla Merkel e da Putin a Dijsselbloem, che o si raggiungeva un accordo realistico all’eurogruppo di lunedì oppure martedì la Grecia smetteva di pagare. In Italia non se ne è parlato molto per non spargere il panico nella fila della maggioranza e per rispetto per il lutto di Schäuble, ma tutto questo attivismo ha avuto effetto. Sembrerebbe che gli europei abbiano finalmente capito alcune cose semplici: che Tsipras non vuole uscire all’eurozona, ma non è per niente disposto a piegare la schiena per rimanerci.

Se messo alle strette, come si è trovato alla fine di aprile, è pronto a gettare il cerino acceso nel cuore dell’eurozona. In tutta Europa girano autorevoli economisti, banchieri, finanzieri, giornalisti o semplici milionari, pronti a giurare che “l’eurozona è corazzata” e che “non ci sarà nessun effetto domino”. Poi, di fronte alla possibilità concreta, Juncker si è visto improvvisamente nel ruolo di pensionato brillo, Schulz costretto a volantinare nella periferia di Düsseldorf e la Merkel a dover dare spiegazioni alla BDI (la Confindustria tedesca) per aver mandato in fumo l’eurozona e forse anche l’UE. Lo ha capito perfino Schäuble: il Grexit è un’invenzione da dare in pasto alla plebe, ma per carità, non si può fare. Ecco quindi che è giunto alle nostre orecchie l’eco di una rissa furibonda tra il FMI e gli europei, che sembrava già scoppiata a Riga, quando Varoufakis stava per essere fucilato sul posto. Il FMI concorderebbe con Tsipras che il debito greco è insostenibile e vorrebbe un generoso taglio, esigendo in cambio la deregulation del lavoro dipendente. Gli europei non vogliono sentire parlare di haircut e insistono sull’aumento delle tasse. Tra i due litiganti, l’isolato, frustrato, disperato e «sconfitto» Tsipras per ora è tutto meno che isolato, frustrato e sconfitto. Sono queste le premesse che fanno presagire che si vada verso quel «compromesso onorevole» evocato fin dall’inizio da Atene. Forse lunedì non ci sarà un accordo ma solo una dichiarazione pubblica, mentre i contenuti non sono ancora noti. Abbiamo solo le rassicurazioni corali di tutti gli esponenti del governo che le «linee rosse» anti-austerità saranno pienamente rispettate. Mercoledì era il giorno della riassunzione di tutti gli statali licenziati illegalmente, comprese le eroiche donne delle pulizie del Ministero delle Finanze. Ma era anche il giorno in cui sono stati rinviati a giudizio 40 imprenditori e banchieri (tra cui alcuni oligarchi) che hanno letteralmente saccheggiato il BancoPosta ellenico prima di svenderlo. Alcuni sono già in galera, altri seguiranno. Sì, Tsipras gioca duro e gioca per vincere.

Dimitri Deliolanes
8.5.2015
ilmanifesto.info/la-grecia-verso-un-compromesso-onorevole/
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