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Lo Stato eurocrate della Grecia si sfalda: decine di sindaci danno le dimissioni

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2022 14:01
13/05/2015 04:00
 
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Asse Putin-Tsipras contro Banca Mondiale e Fondo Monetario

È un altro mattoncino nell'alleanza tra Mosca ed Atene, forse il più importante dall'elezione di Alexis Tsipras. Il presidente russo Vladimir Putin, rende noto il governo ellenico, ha infatti offerto alla Grecia di aderire alla Nuova Banca per lo Sviluppo, creata lo scorso luglio dai Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Si tratta di un'istituzione in qualche modo alternativa a Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, affiancata da un fondo di riserva per le emergenze, con lo scopo di finanziare infrastrutture strategiche nei Paesi in via di sviluppo. Pur varata con un capitale iniziale di "soli" cento miliardi di dollari, ha suscitato grande ottimismo e garantito enorme visibilità per tutti quei Paesi decisi a scalzare il monopolio delle istituzioni di Bretton-Woods. Ora a fianco dei BRICS propriamente detti potrebbe entrare anche la Grecia, in base ad un accordo che dovrebbe essere formalizzato il prossimo 18 giugno, quando Alexis Tsipras sarà a San Pietroburgo per il Forum dell'Economia e quando si dovrebbe parlare anche dell'estensione in territorio greco del gasdotto Turkish Stream, grazie anche all'impiego di denaro russo. Se Putin riuscisse ad "arruolare" Tsipras tra i membri della Nuova Banca per lo Sviluppo, la nuova istituzione lanciata dai BRICS includerebbe un'economia in pessime condizioni ma espressione di un Paese politicamente al centro di uno scontro geopolitico intercontinentale. Per la UE si tratterebbe di un importante smacco politico, paragonabile solo all'eventualità del cosiddetto "Grexit", l'uscita di Atene dalla moneta unica. Secondo quanto riferisce il tedesco Spiegel, funzionari governativi greci avrebbero salutato l'eventualità come "una bella sorpresa". Una volta membro della nuova Banca, la Grecia potrebbe fare domanda per aiuti e fondi per lo sviluppo. Una possibilità che il Fondo Monetario Internazionale garantisce solo a condizioni ben precise. Che Atene va dicendo da mesi di non essere più disposta ad accettare.

Ivan Francese
12/05/2015
www.ilgiornale.it/news/economia/asse-putin-tsipras-contro-banca-mondiale-e-fondo-monetario-1127...
01/06/2015 00:42
 
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La Grecia è interessata ad entrare nella banca dei BRICS (e mollare l’FMI)

Il Ministro dell’Energia greco, Panagiotis Lafazanis, durante la sua visita a Mosca di ieri ha espresso interesse per l’ingresso della Grecia nella nuova banca per lo sviluppo alla quale le principali economie emergenti (i cosiddetti ‘BRICS': Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) intendono dar vita per creare un’alternativa alla Banca Mondiale. Lo riferisce una nota del governo ellenico. Il nuovo istituto, che dovrebbe essere attivo da luglio, vede già tra i soci fondatori alcune delle maggiori economie europee, come Germania, Italia e Francia. Secondo la nota, il Vice Ministro delle Finanze russo, Sergei Storchak, ha assicurato l’appoggio alla richiesta di Atene, alla quale ha garantito che verrà chiesto un contributo ”molto basso”.

31/05/2015
www.stopeuro.org/la-grecia-e-interessata-ad-entrare-nella-banca-dei-brics-e-molla...
03/06/2015 23:36
 
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La Grecia spezza il cuore all’America: firmerà accordo per gasdotto russo

La Grecia ha ricevuto ciò che il New York Times ha recentemente definito “due offerte in duello” riguardo due gasdotti. Una proposta arriva dalla Russia, dove il Cremlino intende approfittare dei tumultuosi negoziati tra Atene e i suoi creditori per portare avanti gli interessi energetici e geopolitici di Mosca. In pratica Mosca spera di comprare la partecipazione di Atene al Turkish Stream: gasdotto che, ricordiamo, permetterà alla Russia di aggirare la Bulgaria incanalando il gas attraverso la Turchia, la Grecia, la Serbia e l’Ungheria dritto fino allo snodo austriaco. Nei mesi scorsi alcuni hanno suggerito che Atene potrebbe riuscire ad assicurarsi un anticipo dei potenziali profitti derivanti dal gasdotto, fornendo così alla Grecia un pò di respiro nel mezzo dei soffocanti negoziati con la Troika. Questo a Putin andrebbe più che bene, visto che gli permetterebbe di risolvere il “problema” del South Stream al contempo assicurando l’alleanza economica tra Grecia e Russia, proprio mentre l’Europa sta dibattendo come procedere riguardo al conflitto in Ucraina. Da parte sua, l’Europa ha risposto denunciando Gazprom all’antitrust. La proposta statunitense invece prevede il Southern Gas Corridor, progetto mirato ad “aumentare la diversificazione delle forniture energetiche europee”, in altre parole a spezzare la morsa di Gazprom. In pratica il corridoio meridionale permetterebbe all’UE di rifornirsi di gas dal Caspio tramite una serie di gasdotti connessi dall’Azerbaijan all’Italia. All’inizio di maggio, l’inviato del Dipartimento di Stato USA, Amos Hochstein, ha incontrato il Ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias per fare l’offerta, e ha detto alla Grecia che partecipare al Southern Corridor aiuterebbe a rendere il paese di nuovo attraente per gli investitori. Pare però che Mosca abbia fatto l’offerta migliore (o più aggressiva), perché la Grecia è pronta a firmare a giugno l’accordo per il tratto greco del Turkish Stream. RT aggiunge:“Il Ministro per l’Energia greco Panagiotis Lafazanis ha annunciato lunedì che la Grecia prevede di firmare, al Forum Economico Internazionale che si terrà a San Pietroburgo a giugno, un documento di supporto politico al progetto Turkish Stream di Gazprom. Entro il 18-20 giugno verrà preparato un memorandum sul supporto politico al progetto del gasdotto, prima cioè del Forum Economico Internazionale (SPIEF-2015). In un’intervista al canale Rossiya24, Lafazanis ha detto che il tratto greco del gasdotto, che porterà il gas russo dal confine turco, costerà circa 2 miliardi di dollari.

Il Ministro ha affermato che sarà coinvolta nel progetto un’azienda statale greca, e ha aggiunto che c’è stato un ‘grande interesse’ da parte di molte ditte desiderose di partecipare alla costruzione e alla futura gestione del gasdotto… Il nuovo gasdotto che Gazprom intende costruire dalla Turchia al confine greco sarà parte del progetto Turkish Stream, mirato a rifornire l’Europa di gas escludendo l’Ucraina. La Russia intende fermare completamente le forniture attraverso l’Ucraina entro il 2019. L’UE proseguirebbe la costruzione dei gasdotti oltre il territorio greco”. Secondo Lafazanis, la proposta dell’Occidente e il Turkish Stream non sono in competizione e la Grecia parteciperà, se possibile, ad entrambe le iniziative. Scrive il Greek Reporter:“Non li consideriamo progetti rivali. Al contrario, crediamo che entrambi contribuiscano alle forniture energetiche dei paesi europei. Questo è il motivo per cui è strano che il progetto russo stia creando preoccupazioni e dubbi negli USA e nell’Unione Europea. Noi non ci sottometteremo agli interessi o desideri di alcun paese terzo. La Grecia non è proprietà di nessuno. Ci muoviamo in base agli interessi del nostro popolo e della nostra nazione. Il Paese deve diventare un nodo di sviluppo per le forniture energetiche dell’Europa”. Ovviamente gli USA e l’UE vedono le cose in modo diverso, come indicato dalla seguente citazione dell’ambasciata USA ad Atene:“Gli Stati Uniti sono preoccupati dal fatto che la presa in considerazione da parte greca di un’estensione del gasdotto Turkish Stream non aumenterà la diversificazione dell’energia, potrebbe preoccupare le autorità dell’UE per la competizione, e non è una soluzione di lungo termine ai bisogni energetici greci”. In pratica, Grecia e Occidente si sono malamente lasciati; l’Occidente non vuole che la Grecia frequenti nessun altro e presume quindi di esercitare una specie di paternalismo post-rottura per assicurarsi che Atene se la cavi da sola in un mondo occupato da avvoltoi anti-NATO, in circolazione da 6 mesi a questa parte. La Grecia però è pronta ad andare per la sua strada. O, come la mette Vladimir Putin:“Solo perché la Grecia è schiacciata dai debiti, non significa che sia legata mani e piedi e non abbia una politica estera indipendente”.

Tyler Durden
Fonte: Zero Hedge.com
Traduzione: Anacronista
www.controinformazione.info/la-grecia-spezza-il-cuore-allamerica-firmera-accordo-per-gasdott...
17/06/2015 00:08
 
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Grecia, l’ala dura di Syriza ha pronto il piano per il ritorno alla Dracma

L’ala dura di Syriza, il partito del premier greco Tsipras, sta preparando un piano per il default e il ritorno alla Dracma in caso i negoziati con i creditori falliscano. Lo riporta Rt.com (http://rt.com/business/267367-greece-plan-national-currency/). Si tratterebbe, secondo l’emittente russa, di un piano di default sul debito simile a quello adottato durante la crisi del 2008 dall’Islanda, insieme alla nazionalizzazione del sistema bancario greco. Una parte di Syriza considera inutili i negoziati con i creditori e ha intenzione di istituire una banca centrale sovrana che sia la base di un nuovo sistema finanziario. Secondo il Telegraph è possibile adottare una doppia moneta, ma violerebbe i termini dell’appartenenza all’Eurozona, che prevedono il ritorno alla vecchia valuta greca, la Dracma.

Il modello islandese

Gli autori del piano di default hanno preso come modello lo scenario a cui abbiamo assistito in Islanda, al culmine della crisi del 2008: Reykjavík ha nazionalizzato le tre maggiori banche, dichiarato default, vietato il trasferimento di capitali all’estero e svalutato la moneta. Dopodiché l’economia del paese nordico ha fatto passi da gigante e le misure adottate dal governo hanno ricevuto l’approvazione del Fondo Monetario Internazionale. L’Islanda aveva però ricevuto l’aiuto dell’FMI e dei paesi scandinavi, mentre l’UE si sta rifiutando di fornire ulteriori crediti ad Atene, a meno che non metta in atto nuove politiche d’austerità. Se il governo Tsipras dovesse accettare i termini imposti dalla Troika di creditori (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) verrebbe meno alle promesse fatte ai propri elettori. Il premier greco ha però affermato che non verrà a compromessi su taglio delle pensioni o aumento delle tasse.

16/06/2015
www.stopeuro.org/grecia-lala-dura-di-syriza-ha-pronto-il-piano-per-il-ritorno-alla...
19/06/2015 14:37
 
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La Grecia s'allea economicamente con la Russia: al via gasdotto da miliardi di dollari, prestiti di banche russe ad Atene

SAN PIETROBURGO - Il Ministro greco dell' Energia Panagiotis Lafazanis e l'omologo russo Alexandre Novak hanno firmato questa mattina un memorandum d'intesa per la costruzione di un gasdotto russo in Grecia con finanziamento russo. Lo ha detto all'AFP il Ministro russo dell' Energia. Il documento, allo stadio di protocollo d'intesa, prevede la creazione di una joint venture paritaria russo-greca per la costruzione del gasdotto, che avverrà tra il 2016 e il 2019, ha spiegato Novak alle agenzie russe a margine del Forum Economico di San Pietroburgo. Secondo Novak si tratta di un "avvenimento molto importante". “Il gasdotto” - che si chiamerà South European - "ci permette di proseguire i nostri progetti di costruzione di infrastrutture nell'ambito del gasdotto che attraverserà il Mar Nero e la Turchia, con la costruzione di un hub in Turchia". La joint venture South European Gas Pipeline sarà finanziata al 50% da parte russa e al 50% greca. La parte greca a questo scopo ha già contratto un prestito con la banca russa Vnesheconombank, ha annunciato Lafazanis. Il Ministro greco ha aggiunto che il costo della costruzione del gasdotto, che avrà una capacità di 47 miliardi di metri cubi, è di due miliardi di euro. Questo pomeriggio alle 15,30 italiane il premier greco Alexis Tspiras incontrerà a San Pietroburgo il presidente russo Vladimir Putin. Questo accordo è decisivo. Mostra l'estrema chiarezza del piano del governo greco: sviluppare l'econonia guardando ad Est e non più a Ovest. Ormai i giochi sono fatti. Da notare la facilità con la quale la Grecia, che secondo la UE "è disastrata e con le casse vuote", ha viceversa ottenuto un prestito da un miliardo di dollari da una banca russa. E domani Tsipras e Putin s'incontreranno a Mosca... Le oligarchie di Bruxelles hanno perso.

19 giugno 2015
www.ilnord.it/index.php?id_articolo=4295#.VYPbsuv_PJk....
27/06/2015 19:19
 
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E ora Tsipras è davvero un eroe. Contro la dittatura finanziaria

Non sono mai stato un fan di Tsipras, però devo dire che questa volta è stato bravissimo. Un leader che ha il coraggio di pronunciare le parole che pubblico qui sotto merita rispetto:“Chiedo a voi di decidere – in nome della sovranità e della dignità che la storia greca richiede – se noi greci dobbiamo accettare un ultimatum dai fini estorsivi che impone una severa e umiliante austerità senza fine e senza la prospettiva di poter reggerci di nuovo sulle nostre gambe economicamente e socialmente. Il popolo deve decidere liberamente se accettare o no il ricatto”. Tsipras ha avuto molto coraggio e tocca il cuore del problema. L’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca Centrale europea conducono da tempo una politica il cui scopo non è di rilanciare l’economia dei singoli Paesi europei tantomeno di “salvarli” ma di perseguire un disegno politico che mira a schiacciare i singoli Stati, a spazzare via lo stato di diritto, la democrazia, la sovranità, la libertà economica, la sicurezza sociale. Tutti quei valori che i popoli europei hanno faticosamente costruito dopo gli orrori della Guerra mondiale. Gli italiani non devono illudersi e tanto meno gli spagnoli, i portoghesi, gli olandesi, i belgi, persino i francesi: quel che accade oggi ai greci, domani toccherà anche a loro. Ricorrendo a un referendum, il premier greco Tispras rende responsabile l’intero popolo com’ è giusto che sia in democrazia. Decidano i greci se vogliono essere schiavi per sempre o continuare ad essere liberi, anche a costo di sfidare le ire dei veri potenti di questa terra e l’inevitabile bufera finanziaria che si abbatterà su di loro e che quei potenti vorranno per ammonire gli altri popoli a non osare altrettanto. La sfida è davvero tra una nuova forma di dittatura e la democrazia. E mi auguro di cuore che i greci abbiano la forza e il coraggio di indicare agli altri popoli la retta via. Viva la Grecia, viva la libertà, viva la democrazia.

Marcello Foa
27 giugno 2015
www.facebook.com/MarcelloFoa?fref=nf
27/06/2015 20:26
 
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Grecia, dopo proposta di referendum Eurogruppo sbatte porta in faccia ad Atene:“Pronti a tutto per stabilità Euro”

Il tentativo di Alexis Tsipras di sparigliare le trattative con i creditori giocando la carta del referendum sulle loro proposte ha fatto saltare il negoziato. I Ministri delle Finanze dell’area euro, durante la riunione di sabato pomeriggio, hanno infatti detto no alla richiesta di Atene di posticipare di sei giorni la deadline del 30 giugno per permettere, il 5 luglio, lo svolgimento della consultazione annunciata a sorpresa dal premier ellenico. Il Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis aveva chiesto un’estensione ad hoc del programma di salvataggio e il rinvio del termine per il rimborso della rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale, ma gli omologhi degli altri 18 Paesi non ne hanno voluto sapere. “Il programma scade il 30 giugno”, ha detto in conferenza stampa il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Il vertice dei ministri dell’area euro, il quinto in dieci giorni, è stato interrotto ed è tornato a riunirsi senza la delegazione greca. Il leader ellenico ha provato a tirare ancora la corda cercando forse di strappare qualche concessione in più. Ma il risultato è stato far precipitare la situazione. Il comunicato finale, che il ministro greco non ha firmato (“Oggi è un giorno triste per l’Europa”, ha commentato all’uscita), “prende atto” della decisione del governo greco di indire un referendum in una data successiva alla fine del programma e sottolinea che “nonostante gli sforzi a tutti i livelli e il pieno supporto dell’Eurogruppo le autorità greche hanno rotto unilateralmente il negoziato”. Le autorità dell’Eurozona “sono pronte a fare tutto il necessario per assicurare la stabilità finanziaria dell’area euro”, è stata la conclusione. Tanto che ora sul tavolo, al quale partecipano anche il Presidente della BCE, Mario Draghi, e la Direttrice dell’FMI, Christine Lagarde, ci sarebbe l’esame di un fallimento ordinato della Grecia, quando il 30 giugno scadrà l’attuale programma di salvataggio e le conseguenze sull’area euro.

“Proposte dei creditori violano i trattati UE”
Nella notte di venerdì, Tsipras aveva annunciato, in nome della “tradizione democratica” del Paese, di voler rimettere ai cittadini la decisione se accettare o meno quello che ha definito “un ricatto”. I greci dovrebbero dire sì o no all’ultima proposta della ex troika, che prevede la proroga fino a fine anno del piano di assistenza e un versamento di 1,8 miliardi di euro subito e altri 15 miliardi in seguito (8 in più rispetto ai 7,2 previsti dall’ultima tranche del programma in corso). Ma solo a fronte di una riforma immediata del sistema previdenziale, un rialzo dell’IVA superiore a quello proposto da Atene, niente tasse sui profitti delle imprese, 400 milioni di tagli alla difesa. Le famose correzioni scritte in rosso sul documento che era stato sottoposto da Tsipras all’inizio della settimana. “Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse”, ha sintetizzato il premier. “Queste proposte – che violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità – dimostrano che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma piuttosto l’umiliazione di un intero popolo”.

Opposizione contro il premier:“Si dimetta”
Proposta in questi termini, la consultazione mette a dura prova le certezze di chi teme il salto nel vuoto dell’uscita dall’Eurozona, ma è d’accordo con il premier sul fatto che il Paese non può accettare nuove misure di austerità. La vittoria del no sarebbe l’anticamera del Grexit, un sì a questo punto sancirebbe che Tsipras non ha più il sostegno della popolazione e potrebbe sfociare in elezioni anticipate. A questo punto il baratro dell’insolvenza è vicinissimo. Non per niente, prima ancora della rottura finale, l’opposizione interna aveva criticato duramente la decisione di indire il referendum. Il Pasok chiede le dimissioni di Tsipras e per i conservatori di Nea Dimokratia il premier è un “irresponsabile”.

Ma il default non sarebbe immediato
Tsipras però sa bene che, anche se il rinvio della scadenza non è stato concesso, il mancato pagamento al Fondo il 30 giugno non si tradurrà in un immediato default. Il Paese sarà inizialmente considerato “in arretrato” e avrà altre due settimane di tempo per rimediare prima di subire le prime conseguenze. Cioè la richiesta di rientro immediato da parte degli altri creditori, a partire dalla BCE, e la possibile chiusura dei rubinetti della liquidità di emergenza (ELA) che tiene in piedi le banche elleniche. Solo dopo un mese il direttore del Fondo Monetario notificherà in via ufficiale al consiglio direttivo che il pagamento è saltato e che la Grecia risulta insolvente.

F. Q. | 27 giugno 2015
www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/27/grecia-dopo-proposta-di-referendum-eurogruppo-sbatte-porta-faccia-atene/...
27/06/2015 23:18
 
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Grecia: Il riscatto del referendum e la fine della Troika

Alexis Tsipras ha deciso di indire un referendum sulle proposte delle istituzioni (così il premier ellenico vuole che venga chiamata la vecchia Troika) alla Grecia in cambio di nuovi prestiti per 15,5 miliardi di euro che le consentano di evitare la bancarotta per altri cinque mesi, poi si vedrà. Se tutto andrà bene, ovvero se non ci sarà un colpo di Stato, il referendum si terrà domenica 5 luglio. Tsipras non dovrebbe fare la fine di George Papandreou, che il 31 ottobre 2011 propose un’analoga consultazione popolare e pochi giorni dopo fu costretto a dimettersi in seguito a una rivolta interna al suo partito, il Pasok, guidata dall’allora Ministro delle Finanze Evangelos Venizelos. Syriza non è il Pasok: Tsipras avrebbe rischiato una rivolta interna se avesse accettato il diktat della Troika. La proposta di referendum verrà invece approvata con entusiasmo da tutti i suoi parlamentari. Da come erano andate le lunghe, estenuanti trattative un epilogo del genere sembrava da escludere. Il premier greco sembrava infatti pronto a firmare la resa incondizionata alla Troika. Già la sola accettazione di un avanzo primario si sarebbe tradotta in un proseguimento dell’austerità (e quindi della recessione), rendendo necessari nuovi tagli alla spesa pubblica o un aumento della pressione fiscale oppure ancora entrambe le cose. Alla fine Tsipras aveva lasciato pochi paletti, sembrava giusto per salvare l’onore e fare trangugiare ai greci il rinnegamento del novanta per cento del programma elettorale. Non tagliamo le pensioni, aveva detto il premier, e non aumentiamo l’IVA nelle isole più degradate. Allo stesso tempo, aveva però fatto partire, proprio venerdì 26, un piano di aiuti umanitari per 300 mila famiglie greche in gravi difficoltà per fornire loro energia elettrica gratuita, buoni pasto e sussidi per pagare l’affitto. Costo dell’operazione: 200 milioni di euro. Un provvedimento che la Troika ha accolto come una vera e propria provocazione. Niente da fare, la Troika ha voluto la capitolazione totale. Poco importa se la gran parte delle pensioni dei greci si aggirino intorno ai 600 euro al mese, poco importa se spesso con questi soldi i nonni debbano mantenere i figli disoccupati e i nipotini che vanno ancora a scuola. E delle isole messe peggio economicamente, bene, l’aumento dell’IVA può servire a spingere gli abitanti ad abbandonarle, così i privati dell’Europa nel Nord potranno costruirci un bel resort senza poveracci che gironzolino lì intorno. “Le proposte dell’Eurogruppo chiaramente violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità e dimostrano il proposito che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma la possibilità di umiliare un intero popolo”, ha detto Tsipras nel discorso televisivo notturno in cui ha annunciato il referendum. La vittoria del No è quasi sicura. D’altronde non si capisce perché i greci dovrebbero votare a favore dell’austerità e della recessione eterna. E’ vero, fino a pochi giorni fa la maggioranza di loro voleva ancora restare nell’euro. E anche Syriza aveva vinto le elezioni promettendo la fine dell’austerità ma anche di rimanere nell’euro. Ma adesso è chiaro a tutti che la vittoria nel No porterà inevitabilmente al ritorno alla dracma. E una volta fuori dall’euro, ad Atene saranno graditi tutti gli aiuti in arrivo da qualunque parte essi vengano, anche e soprattutto dalla Russia. Così la Troika avrà compiuto un capolavoro: costringere il governo Tsipras, che aveva l’obiettivo di mantenere la Grecia nell’euro a indire un referendum che porrà invece le premesse per il ritorno alla dracma, mettendo così fine al tabù dell’irreversibilità dell’euro, che poi è il primo passo verso la fine della moneta unica. Come se non bastasse, in un momento in cui gli USA vogliono fare scoppiare di nuovo la Guerra Fredda, la Troika avrà regalato un nuovo alleato alla Russia, con la prospettiva che il Mediterraneo orientale finisca saldamente nelle mani di Vladimir Putin. E tutto questo perché la Troika ha voluto fino all’ultimo portare via qualche euro dalle tasche dei pensionati greci. Un capolavoro di stupidità senza pari nella storia.

Eriprando Sforza
27 giugno 2015
scenarieconomici.it/grecia-il-riscatto-del-referendum-e-la-fine-della-troika-eriprando...
29/06/2015 17:10
 
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Se la Grecia diventa l’inciampo tra UE e USA

Chi osserva la vicenda greca da Washington e da Berlino con le lenti della politica globale definisce con enfasi la trattativa con Atene un passaggio critico nella «più grande partita strategica giocata in Europa dopo la caduta del Muro di Berlino». Dal punto di vista geopolitico, gli interessi che si muovono attorno alla crisi greca sembrano davvero troppo grandi per pensare che un accordo possa essere gettato via per insofferenza o trascuratezza. Bisogna osservare la vicenda da Washington per cogliere le dimensioni di quello che sta succedendo e comprendere le ragioni che in questi giorni hanno spinto la Casa Bianca e il Dipartimento del Tesoro a chiamare Atene e sollecitare Alexis Tsipras a raggiungere rapidamente un accordo con i partner europei. Per il presidente Barack Obama è vitale che entro la prossima primavera americani ed europei sottoscrivano il TTIP, il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Insieme all’accordo parallelo con il Giappone (TTP), inciampato al Congresso proprio nei giorni scorsi, il trattato transatlantico deve porre le basi giuridiche della prossima fase della globalizzazione. I contenuti del TTIP sono oggetto di vivace controversia nelle nostre democrazie, ma i negoziatori ritengono che se Stati Uniti ed Europa non approvassero gli accordi, o se passasse troppo tempo prima della loro entrata in vigore, l’Occidente potrebbe non essere più in grado di dare forma - attraverso i propri principi di tutela dei diritti individuali e collettivi, i propri interessi e le proprie regole di disciplina economica - al futuro dell’economia globale. Già oggi il peso negoziale delle potenze asiatiche - Cina in testa - è troppo grande per accettare i criteri americani di funzionamento dell’economia planetaria. Per prima fu Hillary Clinton, ora candidata alla presidenza, a riconoscere che Europa e Stati Uniti devono agire insieme perché tra pochi anni potrebbero non essere più in grado di dare forma ai rapporti economici con il resto del mondo fondandoli sulle regole che caratterizzano le democrazie occidentali. Gli USA hanno quindi bisogno di una rapida intesa con l’Europa per controbilanciare il peso della Cina, che nel frattempo sta concludendo accordi commerciali proprio con la Russia colpita dalle sanzioni europee. Ma in questo grande disegno, Atene rischia di essere la pietra di inciampo. Appena vinte le elezioni, i ministri di Atene hanno dichiarato candidamente le intenzioni del nuovo governo greco:«Syriza non consentirà mai che nel Parlamento greco si crei una maggioranza a favore del TTIP».

Nelle settimane successive, il governo greco ha cercato sostegno finanziario da Cina, Russia, Abu Dhabi e perfino Iran. Un accordo con Mosca sul gas è stato finalizzato giovedì scorso, poche ore prima della riunione dell'Eurogruppo. Senza la firma di tutti i Paesi, tuttavia, non è sufficiente l'accordo al Consiglio UE e al Parlamento di Strasburgo per approvare nella sua interezza il Trattato. Quindi, senza Atene, Europa e Stati Uniti rischiano di non poter sottoscrivere il Trattato Transatlantico. In base al Trattato di Lisbona, la Commissione Europea ha competenza esclusiva sui negoziati commerciali dell’Unione Europea, ma il TTIP copre così tanti aspetti della vita economica da richiedere, almeno in parte, l’approvazione anche dei parlamenti nazionali. Una richiesta in tal senso è stata formalizzata da una maggioranza di parlamenti nazionali dell’Unione Europea, compresi quello tedesco e francese. L’amministrazione americana ha fatto presente ripetutamente alla Germania il pericolo di una mancata ratifica in Grecia e questo spiega per quale ragione la cancelliera Merkel, che fino al 2012 non era contraria all’uscita di Atene dall’euro, insista per evitare una soluzione traumatica della crisi. Alcuni dei protagonisti dei negoziati tra Washington, Bruxelles e Berlino hanno già molta esperienza di crisi europee. In alcuni casi sono le stesse persone che si erano attivate nel 2011 per facilitare una soluzione della crisi italiana in occasione della caduta del governo Berlusconi con l’obiettivo di contenere il rischio di enorme instabilità politica e finanziaria che stava maturando nel cuore dell'Europa. Dopo il 2013, Berlino e Washington hanno superato le gravi incomprensioni seguite alla scoperta dell’attività spionistica della NSA, giunta a intercettare il telefono della cancelliera. I due governi hanno poi trovato un terreno comune in materia di telecomunicazioni e privacy economica delle imprese di cui si terrà conto anche nel TTIP. Ma la condizione chiesta dagli Stati Uniti è stata che la Germania si impegnasse ad assicurare la firma del Trattato Transatlantico da parte di tutti i Paesi e quindi anche da parte di Atene a costo di rinunciare a un’applicazione troppo rigorosa delle regole europee. Secondo gli interlocutori tedeschi, gli Stati Uniti hanno anche posto in termini energici la richiesta che la Germania torni a promuovere nei prossimi anni, dopo troppe esitazioni, il processo di integrazione politica europea.

Carlo Bastasin
20 Giugno 2015
www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-06-20/se-grecia-diventa-l-inciampo-ue-e-usa-101442.shtml?uuid=AC0dv2D&refr...
02/07/2015 20:22
 
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Ministro dell’Energia greco:“Abbiamo un piano B e non abbiamo bisogno dei soldi dell’Unione Europea”

La Grecia ha un piano B e non ha bisogno dei soldi dell’Unione Europea, ha detto il Ministro della Ricostruzione Produttiva, dell’Ambiente e dell’Energia Panagiotis Lafazanis. “La situazione è molto difficile, ma non dobbiamo dare ai creditori la possibilità di sfruttarci”, ha detto Lafazanis al canale televisivo Russia 24. Il Ministro greco ha rilasciato un’intervista alla stazione di notizie statale russa e ha detto che il governo greco ha un piano B nel caso in cui la Banca Centrale Europea (BCE) interrompa la liquidità per la Grecia, ma si è rifiutato di dare specifiche in merito al piano. Ha detto che è troppo presto per svelare il piano perché i negoziati continuano e la Grecia vuole una soluzione vantaggiosa in seno all’Unione Europea. “La mancanza di fondi da parte dell’Unione Europea non è la fine del mondo. Ci sono altre fonti di finanziamento”, ha detto il Ministro greco. Lafazanis ha detto che la Grecia non sta crollando per la chiusura delle banche:“Non è così. Sì, le banche sono chiuse, ma si può vedere che ad Atene e in altre città la vita va avanti come al solito “, ha detto il ministro greco. “Sì, abbiamo chiuso le banche, ma non per un capriccio. Negli ultimi anni, l’Europa ha usato la politica sbagliata verso la Grecia. Ora non vogliono continuare la Emergency Assistance. Siamo stati costretti a difendere la nostra gente, le persone che hanno risparmi nelle banche, in modo che il nostro Paese possa progredire in futuro”. Il Ministro greco ha inoltre affermato che “le tecniche di ricatto che le istituzioni europee utilizzano hanno uno scopo specifico. Vogliono che il nostro governo adotti misure che ci porteranno in ginocchio… Le banche possono essere chiuse, ma non abbiamo penuria di carburante o di cibo”.

Philip Chrysopoulos
1 luglio, 2015
Fonte: greece.greekreporter.com/2015/07/01/greek-energy-minister-we-have-a-plan-b-we-dont-need-e...

ununiverso.altervista.org/blog/ministro-dellenergia-greco-abbiamo-un-piano-b-e-non-abbiamo-bisogno-dei-soldi-dellunione-...
05/07/2015 03:00
 
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Yannis Varoufakis accusa la Troika di "terrorismo": "Fin dall'inizio hanno voluto farla finita con un governo ribelle"

Alla vigilia dello storico referendum greco, il Ministro delle Finanze Yannis Varoufakis accusa i creditori internazionali di "terrorismo" nei confronti della Grecia e rivela alcuni retroscena della lunga trattativa tra il governo di Atene e la Troika. Le parole di Varoufakis vengono consegnate a una lunga intervista al quotidiano spagnolo El Mundo:"Nella prima settimana come Ministro ho avuto un incontro con il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Djisselbloem, e già allora mi fu chiaro che avevamo soltanto due opzioni: o firmavamo l'accordo che il precedente governo greco aveva accettato oppure avrebbero chiuso il programma di aiuti. Gli chiesi se mi stava minacciando con un 'Grexit', rispose insistendo che se non avessimo firmato sarebbe finito il programma di aiuti". Per Varoufakis, i creditori "avevano preparato tutto questo fin dall'inizio: cinque mesi fa già esisteva un piano per farla finita con un governo che non accettava le minacce da parte dell'establishment europeo". E quando Tsipras ha proposto di dare la parola al popolo greco affinché decidesse il proprio destino, continua a raccontare il Ministro greco, i membri della Troika si sono innervositi:"Il problema è che alla Unione Europea non piace la democrazia". Se vince il "no", dice Varoufakis, "Alexis Tsipras avrà in mano le armi per negoziare un accordo migliore (...). Lunedì andrà a Bruxelles e firmerà un accordo migliore, e martedì le banche greche apriranno le porte". Non sarà un accordo "fantastico", premette il responsabile delle finanze greche, ma senz'altro "migliore di quello che avremmo ora". Questo accadrà "perché c'è troppo in gioco, sia per la Grecia che per l'Europa: se la Grecia si schianta, l'equivalente del prodotto interno spagnolo verrà perso e sono troppi soldi, l'Europa non se lo può permettere". Se invece vincesse il 'sì', Varoufakis ripete la promessa: si dimetterà il giorno dopo il referendum. "Preferisco tagliarmi un braccio piuttosto che firmare quell'accordo". Ma le frasi più pesanti arrivano quando accusa la Troika di seminare il panico tra i greci:"Quello che stanno facendo con la Grecia ha un nome: terrorismo. Perché ci hanno costretto a chiudere le banche? Per instillare la paura nella gente. Spero che la paura non vinca". "È difficile non sentirsi in guerra quando ti obbligano a chiudere le banche perché vuoi chiedere al popolo greco la sua opinione sulla proposta di accordo", continua Varoufakis puntando ancora una volta contro l'Unione Europea e quell'Eurogruppo che, dice, non ha credenziali sufficienti per imporre politiche a un Paese europeo:"L'Eurogruppo, per esempio, prende tutte le decisioni che hanno conseguenze sulla nostra vita. Bene: non esiste sulla carta, si tratta di un organismo che non esiste. L'altro giorno ho chiesto se il Presidente dell'Eurogruppo poteva ignorare la regola che funziona da 15 anni, per la quale tutte le decisioni di questo organismo devono essere prese all'unanimità. E ci hanno risposto che l'Eurogruppo non è un organismo formalmente costituito, nel senso di ufficialmente, e sulla carta non esiste. Siamo rimasti a bocca aperta perché è incredibile (...). Per non parlare del fatto che i cittadini non hanno il diritto di sapere quello che succede nelle riunioni dell'Eurogruppo, neppure 30 anni dopo. Realmente è questo il mondo nel quale vogliamo che l'Europa funzioni?".

Il drone mostra la manifestazione del "no" del 3 luglio a piazza Syntagma



04/07/2015
www.huffingtonpost.it/2015/07/04/varoufakistroikaterrorismo_n_7725986.html?1435999723&utm_hp_r...
[Modificato da wheaton80 05/07/2015 03:01]
06/07/2015 04:59
 
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Che grande lezione dai greci! E ora vedrete cos'è davvero questa Europa

Quando circa il 60% di un popolo vota no, sono superflue le solite interpretazioni. E’ un voto forte, conclamato e, a mio giudizio, colmo di speranza. Ma non del tutto sorprendente. Il popolo greco – che molti in questi anni hanno deriso – è un popolo coriaceo, orgoglioso, profondamente consapevole della propria identità. E’ un popolo che ha resistito a secoli di dominazione ottomana, che nella Seconda Guerra Mondiale ha combattuto a viso aperto gli italiani prima (sconfiggendoli) e i tedeschi di Hitler. Quando si sente minacciato, quando si sente vittima di un’ingiustizia reagisce come ha sempre fatto nella sua storia: unendosi e ribellandosi. Il no dei greci è straordinario perché segna un precedente storico. Un popolo di nemmeno 10 milioni di abitanti ha avuto il coraggio di sfidare apertamente l’Europa finanziaria – dominata dall’Unione Europa, dalla Banca Centrale Europea e dal FMI – che ha gettato nella disperazione non solo i greci, ma anche portoghesi, spagnoli, italiani e in fondo quasi tutti i Paesi della zona euro, con la sola eccezione della Germania. E lo ha fatto usando lo strumento che quell’Europa di tecnocrati nega ostinatamente e svilisce quotidianamente: la democrazia. Il voto di un popolo che vuole essere ancora sovrano in questa Europa che invece nega la sovranità. E’ uno schiaffo clamoroso, che nemmeno uno spin vergognoso, dai tratti terroristici – perpetrato da tutte le istituzioni europee con la vergognosa complicità di Draghi, che ha portato ai minimi la liquidità alla Grecia, costringendo le banche, in piena campagna referendaria, a rimanere chiuse – ha sortito gli effetti sperati. Altrove queste misure avrebbero provocato una netta vittoria dei sì. In Grecia, invece, è stata vissuta come un gesto imperiale, di occupazione coloniale a cui non si poteva che rispondere con il no. Della serie: noi non ci facciamo intimidire. Che tempra! Che coraggio! Onore al popolo greco. E che esempio per gli altri europei. Il voto di ieri è in ogni caso storico e incoraggia altri popoli a seguire la stessa strada. Da questa mattina sono più forti tutti i movimenti popolari di protesta di tutto il Continente, sia di sinistra che di destra, in Spagna, in Italia, in Francia, in Gran Bretagna. E’ una scossa tellurica che l’Europa dei tecnocrati non potrà ignorare. E questo è l’aspetto più critico e interessante del dopo voto ellenico. Un voto che costringe l’Unione Europea a gettare la maschera, a mostrarsi per quel che è davvero. Infatti, se cede alle richieste di Tsipras e rinegozia il debito, attuando politiche che non siano più solo punitive ma finalmente di stimolo alla crescita economica, rinnega 15 anni di inutile, cieca, prevaricante austerity. Se invece persegue la linea seguita finora, la conseguenza ultima sarà, verosimilmente, da qui a qualche mese, il default e il fallimento de facto della Grecia, che si tradurrà in un’uscita di Atene dall’euro con il ritorno alla dracma. Ma se così fosse sarebbe comunque una sconfitta per l’Europa, perché il tabù dell’uscita dalla moneta unica verrebbe infranto, costituendo un precedente dalle conseguenze imprevedibili. Il terzo scenario è quello di un ulteriore, immediato gesto imperiale di Draghi e della BCE, con la chiusura immediata dei rubinetti finanziari alla Grecia, che comporterebbe il fallimento delle banche e uno tsunami sociale. Un gesto di cui verosimilmente Draghi e i suoi referenti dell’élite finanziaria nonché la Germania, sarebbero fieri, ritenendolo l’inevitabile conseguenza della volontà del popolo greco e risponderebbe alle logiche intimidatorie e punitive di chi vuol dimostrare che non esiste salvezza al di fuori di questa Europa – insomma, per dissuadere gli altri popoli dal seguire l’esempio greco. Ma in questo caso mostrerebbe una vocazione totalitaria. Comunque vada, l’Europa finanziaria, basata su criteri assurdi e prevaricatori, oggi ha perso. Come non essere contenti?

Marcello Foa
5 luglio 2015
www.facebook.com/MarcelloFoa/posts/737810349661970:0
[Modificato da wheaton80 06/07/2015 04:59]
09/07/2015 02:44
 
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Tsipras attacca l'UE:"Fondi mai arrivati al popolo greco"

Il premier greco Alexis Tsipras parla davanti all’assemblea plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Il capo del governo di Atene è reduce dall’Eurosummit di ieri sera, terminato ancora una volta con un nulla di fatto. La Grecia ha chiesto un sostegno all’ESM (European Stability Mechanism) e i leader dell’eurozona hanno ribattuto chiedendo la presentazione di un nuovo pacchetto di riforme. Accoglienza rumorosa per Tsipras: al suo ingresso è stato accolto da urla e applausi di incoraggiamento ma anche da fischi e “buuu”. Ad aprire le danze il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che ha illustrato gli esiti degli ultimi vertici e in particolare di quello di ieri; poi l’intervento del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e in seguito ha preso la parola Tsipras. Seguirà il dibattito del Parlamento:

“La scelta coraggiosa del popolo greco, in condizioni senza precedenti, non è una scelta di rottura con l’Europa ma è la scelta di tornare ai valori che stanno alla base dell’UE. È un messaggio chiarissimo”, ha detto Tsipras. “Occorre rispetto per la scelta del nostro popolo”. L’Unione Europea “sia democratica – esorta il leader di Atene – o avrà difficoltà enormi a sopravvivere nel futuro. Il risultato uscito dal referendum rappresenta “una scelta coraggiosa del popolo greco in condizioni di pressioni senza precedenti, con le banche chiuse e i mezzi di informazione che facevano terrorismo”. “La mia patria si è trasformata in un laboratorio sperimentale di austerità ma l’esperimento non ha avuto successo. Rivendichiamo un accordo con i nostri alleati che ci porti direttamente fuori dalla crisi, che faccia vedere la luce a fine del tunnel”. Tsipras osserva che i fondi stanziati dall’Europa non sono mai arrivati al popolo greco:“I soldi che abbiamo preso in questi anni sono serviti per salvare le banche e non sono mai arrivati al popolo greco”. Ma non dimentica di assumersi le proprie responsabilità, almeno in parte:“Non sono di quei politici che attribuiscono tutta la colpa agli stranieri cattivi. Siamo arrivati sull’orlo del fallimento perché i governi che si sono succeduti in Grecia hanno creato rapporti clientelari, rafforzato la corruzione e gli intrecci tra politica ed economia, lasciando incontrollata l’evasione fiscale da parte dei grandi ricchi. Secondo una ricerca di Credit Suisse, il 10% dei greci gestisce il 56% della ricchezza nazionale e questo 10% di greci negli anni dell’austerità è rimasto fuori dal mirino, non ha dovuto sopportare i pesi che hanno dovuto sopportare gli altri”. Poi, senza citarla, il premier greco sfida la cancelliera tedesca Angela Merkel, che più si è mostrata inflessibile davanti alle richieste di Atene:“Vogliamo lanciare un dibattito di merito sulla sostenibilità del debito pubblico, non ci possono essere tabù tra di noi per trovare le soluzioni necessarie”. Il premier conferma che oggi il governo invierà la richiesta formale per l’intervento dell’European Stability Mechanism. Ma non ha fornito dettagli sulla richiesta. Tsipras ha anche confermato che “nei prossimi giorni” dettaglierà ai governi dell’Eurozona le proposte per trovare un accordo.

E assicura che “la proposta del governo greco per la ristrutturazione del debito non è disegnata per mettere del peso extra sui contribuenti europei”. Questo chiarimento basterà a rassicurare tutti? Staremo a vedere. Fortissimi applausi dalla destra e dalla sinistra dell’Aula dell’Europarlamento a Strasburgo al discorso del premier greco. Muto invece il centro dell’emiciclo dove si trovano popolari, liberali e socialisti, che fanno parte della coalizione di maggioranza. “Con il referendum lei ha distrutto la fiducia in Europa”. Così il leader del PPE Manfred Weber, vicino alla cancelliera tedesca Merkel, ha risposto a Tsipras. “Lei ha un bilancio catastrofico, non rappresenta la speranza”. E ancora, sempre più duro:“Debito? Saranno la Spagna, il Portogallo, le infermiere in Slovacchia a pagare i suoi debiti. Lei ha organizzato un referendum, ora anche la Slovacchia lo vuole fare perché ne hanno abbastanza di pagare per voi”. “Per noi socialisti – ha detto Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti europei – l’Europa senza la Grecia non esiste e anche se lei non appartiene al mio partito, noi socialisti non accetteremo mai un Grexit. Ci opponiamo a speculatori politici, dobbiamo fare di tutto per salvare la Grecia e salvare l’Europa”. “Basta con il sistema clientelare e con i privilegi fiscali per gli armatori, la chiesa ortodossa, i militari e la classe politica“: il capogruppo dei liberal democratici al Parlamento Europeo Guy Verhofstadt accusa Tsipras di non aver cambiato nulla nei cinque mesi del suo governo. “Dove sono le riforme? Mostri di essere un vero leader e non un falso profeta. Non tradisca il suo popolo: non saremo lei o io a pagare il conto di una Grexit, ma i cittadini greci che perderanno il 30% del loro reddito se si reintrodurrà la Dracma: non è quello che vogliono, vogliono restare nell’Euro”.

“L’euro e l’austerità sono dei fratelli siamesi – sottolinea Marine Le Pen, leader del Front National -. Il vostro popolo non sfuggirà all’austerità senza uscire dall’euro. La Grecia deve organizzare l’uscita dalla mascella di ferro dell’euro”. E aggiunge:“Spero sinceramente che la Grecia possa ricreare nella calma la sua moneta e ridare così ossigeno alla sua economia”. “Lei è stato coraggioso a indire il referendum – dice il leader euroscettico dell’UKIP Nigel Farage rivolgendosi a Tsipras – Ora dopo il no porti il suo popolo fuori dall’euro a testa alta. Non vi daranno di più poiché altrimenti anche altri Paesi UE lo chiederanno. La Grecia non avrebbe mai dovuto entrare nell’euro ma le grandi banche vi hanno costretto. Il continente europeo è diviso tra nord e sud: c’è un nuovo muro di Berlino che si chiama euro. In questi anni di austerità niente ha funzionato: sarebbe assurdo continuare su questa rotta”. “Ringrazio Tsipras ed il popolo greco e i cittadini che hanno scelto con coraggio di uscire da questa gabbia – dice nel suo intervento Matteo Salvini, leader della Lega Nord – dove c’è gente a cui fa schifo la democrazia e parla male del referendum” perché quando il “popolo sceglie, boccia queste scelte idiote”. Tuttavia, osserva Salvini, “gli rimprovero di non andare fino infondo” ma ha il merito di aver mostrato “che il re è nudo”. La Grecia ha presentato la richiesta formale di un prestito di salvataggio allo European Stability Mechanism (ESM). Lo ha annunciato un portavoce dell’ESM, dicendo che è stata ricevuta.

Raffaello Binelli
08/07/2015
www.ilgiornale.it/news/economia/tsipras-parlamento-europeo-ue-sia-democratica-o-non-sopravvi-1149...
09/07/2015 10:34
 
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Audit del debito greco: il report preliminare della Commissione



Mentre tutti i mass media parlano all'unisono di Grecia e Atene raccontando balle su presunte code ai bancomat e merci introvabili nei supermercati, i giornali e le TV tralasciano di parlare dell'unico argomento importante: il debito. Che cosa sta pagando la Grecia oggi? E' legittimo in base al diritto internazionale che la Troika chieda ulteriori sacrifici al popolo greco?

03 lug 2015
16/07/2015 14:34
 
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Eppure la Grecia insegna: la manipolazione dei media non funziona più come prima

Nella frenesia di questi giorni sono stato sollecitato più volte per commentare i fatti greci; Claudio Messora, che da poco tempo ha riattivato il suo sito Byoblu, mi ha chiesto una riflessione sul ruolo degli spin doctor nella vicenda greca. Ho risposto nell’intervista che potete seguire qui sotto. La mia tesi è che le tecniche dello spin e della manipolazione mediatica in Grecia non hanno funzionato e, anzi, hanno prodotto l’effetto inverso in occasione del referendum. Ovvero la coscienza del popolo greco è stata più forte della propaganda terrorizzante – e di solito vincente – messa in atto dagli spin doctor che hanno operato per conto della Troika e dell’establishment europeo. Questo è un segnale importante, forse le nostre opinioni pubbliche – grazie anche, anzi soprattutto, all’informazione su internet – stanno sviluppando dei geni resistenti alla propaganda. E proprio questo rigurgito di libertà ha indotto i tedeschi e l’Unione Europea a punire severamente, con misure ritorsive da Reich imperiale, la riottosa Grecia. Verosimilmente – è la mia speranza – sbagliando ancora, perché la sproporzione delle misure e l’arroganza sono risultate talmente evidenti da aprire gli occhi a un numero crescente di cittadini, che si rendono conto dell’ingiustizia e iniziano e pensare che domani il trattamento attuato sui greci potrebbe essere riservato a loro. E che per scongiurare questa eventualità bisogna svegliarsi ora e affrontare le vere oppressioni, attuate da chi pretende di essere considerato un salvatore, e invece porta alla schiavitù interi popoli. Anche questa ipocrisia fa parte della propaganda degli spin doctor.



Marcello Foa
15 luglio 2015
blog.ilgiornale.it/foa/2015/07/15/eppure-la-grecia-insegna-la-manipolazione-dei-media-non-funziona-piu-com...
27/07/2015 22:37
 
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Hacker, Fisco e Troika. Grecia: Varoufakis e la rivelazione shock

ROMA (WSI) - E' uscito di scena come Ministro delle Finanze, ma continua a essere molto attivo nel gridare al mondo tutti i retroscena che hanno interessato la Grecia nei giorni caldi delle ultime settimane, e anche degli ultimi mesi. Yanis Varoufakis, appunto ex numero uno del dicastero delle Finanze, ha fatto l'ennesima rivelazione shock che sta provocando in queste ore forti tensioni politiche ad Atene. Stando a quanto riportato da Kathimerini, in una teleconferenza con alcuni membri di hedge fund internazionali, Varoufakis ha svelato di aver ricevuto lo scorso dicembre da Alexis Tsipras un'autorizzazione precisa, allo scopo di pianificare un sistema parallelo di pagamenti in euro, che avrebbe potuto "trasformarsi" in dracma nell'arco di una notte, se necessario. La richiesta si è tradotta nella creazione di un team, o meglio come riporta anche il Telegraph in un articolo firmato da Ambrose Evans-Pritchard, di una "cellula segreta", composta da cinque funzionari guidati da Varoufakis, che hanno lavorato per mesi a un piano B di emergenza. Al team ha partecipato anche un esperto di tecnologia della Columbia University di New York, che ha gestito la parte logistica della missione, compiendo anche operazioni di hackeraggio: l'esperto è riuscito infatti a entrare nei sistemi di software del Fisco in Grecia - sotto il controllo dell'ex Troika - e ottenere tutti i dati e le informazioni relativi a ogni contribuente greco. "Il Primo Ministro, prima che vincessimo le elezioni a gennaio, mi aveva dato l'ok a formulare un piano B. Io ho creato a quel punto un team molto competente, un piccolo team, come doveva essere per rimanere nascosto, per ovvie ragioni", ha detto lo stesso Varoufakis. A quel punto, "abbiamo deciso di violare lo stesso programma di software del mio Ministero". Le dichiarazioni sono state riprese da Kathimerini e si riferiscono a una teleconferenza che risale allo scorso 16 luglio, dunque a una settimana dopo le dimissioni dell'ex Ministro. Varoufakis ha espressamente confermato al Telegraph che le dichiarazioni riportate da Kathimerini sono accurate, precisando tuttavia di non aver mai partecipato ad alcun complotto per tornare alla dracma, contrariamente a quanto è stato affermato dalla stampa ellenica.

"Il contesto di tutto ciò è che vogliono dipingermi come un Ministro delle Finanze disonesto, per farmi incriminare per tradimento. Fa tutto parte di un tentativo di annullare i primi cinque mesi di questo governo, e di buttarli nella spazzatura", ha continuato. Lui stesso ha poi spiegato che l'obiettivo delle operazioni di hackeraggio è stato quello di consentire al Ministero delle Finanze di effettuare, nel caso di ricorso al piano di emergenza, trasferimenti digitali "premendo semplicemente un tasto". Il piano prevedeva l'esecuzione dei pagamenti attraverso il modello "IOU", basato su un esperimento lanciato dalla California dopo il crac Lehman Brothers. Un sistema bancario parallelo di questo tipo avrebbe consentito ad Atene di creare liquidità in euro evitando quello che Syriza definisce lo "strangolamento finanziario" della BCE. Varoufakis ha puntualizzato che il sistema "era stato sviluppato molto bene". "Ben presto avremmo potuto ampliarlo, utilizzando app sugli smartphone, avendo un sistema parallelo (bancario) operativo. Ovviamente sarebbe stato denominato in euro, ma sarebbe stato possibile convertirlo in nuova dracma", in caso di necessità. L'ex Ministro ha aggiunto che il ricorso alle operazioni di hacker è stato necessario, dal momento che la Troika aveva preso il controllo del Fisco all'interno del Ministero delle Finanze. Il tutto si è poi concluso in un nulla di fatto. "Quando il momento è arrivato, (Tsipras) ha deciso che era troppo difficile. Non so quando ha preso questa decisione. So solo che ho appreso (la notizia) esplicitamente la notte del referendum, ed è questo il motivo per cui ho presentato le mie dimissioni". Nelle registrazioni si sente Varoufakis dire:"Credo che i cittadini greci ci avessero autorizzati a trattare in modo energetico e forte, al punto che, se non fossimo riusciti a raggiungere un accordo efficace, avremmo dovuto considerare l'eventualità di uscire" dall'euro.

Fonti
- www.telegraph.co.uk/finance/economics/11764018/Varoufakis-reveals-cloak-and-dagger-Plan-B-for-Greece-awaits-treason-char...
- www.ekathimerini.com/199945/article/ekathimerini/news/varoufakis-claims-had-approval-to-plan-parallel-bankin...

27 luglio 2015
www.wallstreetitalia.com/article/1821930/europa/hacker-fisco-e-troika-grecia-varoufakis-e-la-rivelazione-sh...
[Modificato da wheaton80 27/07/2015 22:38]
21/01/2016 15:57
 
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Varoufakis: Avevamo ottenuto linea di credito dalla Cina, ma Berlino ci ha boicottato

Il governo greco ha raggiunto un accordo per una linea di credito con la Cina durante i negoziati con i creditori internazionali nel 2015, ma Berlino ha interferito e ha fatto fallire l'accordo. Lo ha detto l'ex Ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis. Parlando al programma TV Istories, Varoufakis ha affermato che, i primi giorni dopo la sua nomina a Ministro, ha visitato la città portuale del Pireo, ha incontrato rappresentanti della compagnia cinese Cosco che lavoravano nella struttura, e li ha informati che il suo dicastero era aperto agli investimenti. "A seguito di ciò — ha detto — è cominciato il processo di istituzione di relazioni con il governo cinese. Durante una visita a Pechino, il Primo Ministro greco Yannis Dragasakis ha raggiunto un accordo informale sugli investimenti diretti in specifici settori e simultaneamente ha ottenuto una linea di credito per il nostro governo, che ci avrebbe permesso di cominciare a emettere obbligazioni". Per Varoufakis l'obiettivo era dimostrare che le autorità greche erano in grado di accedere ad accordi con altri Paesi, in modo da esercitare pressione sulla Banca Centrale Europea (BCE). "L'intesa saltò però a seguito di una telefonata da Berlino", ha sottolineato l'ex Ministro. L'economia greca si trovava in una situazione difficile da anni, a seguito del debito multimiliardario accumulato dal Paese europeo dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008. A luglio del 2015, i creditori internazionali hanno firmato un'intesa con Atene, approvando un terzo pacchetto di aiuti del valore di circa 86 miliardi di euro, in cambio di una serie di riforme di austerità fortemente impopolari, come i tagli delle pensioni e l'aumento delle tasse.

20.01.2016
it.sputniknews.com/economia/20160120/1926967/varoufakis-grecia-credito-c...
22/02/2016 21:33
 
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Legge contro la Troika

ATENE - In un quadro di scontro sempre più forte con la Troika UE-BCE-FMI, il governo Tsipras ha presentato e approvato in parlamento ad Atene, che ha votato a favore, un vero e proprio ''programma parallelo'', con lo scopo di ammorbidire - ovvero: di fatto, cancellare - le misure di austerità concordate l'estate scorsa nell'ambito del terzo programma economico di ''salvataggio'' della Grecia. Lo riferisce l'agenzia si stampa ''ANA MPA''. Il disegno di legge - approvato nella serata di sabato scorso - era stato ritirato nel mese di dicembre dopo le forti pressioni da parte dei creditori della Grecia. Il governo di coalizione Syriza-Greci Indipendenti (Anel) adesso lo ha ripresentato e ha votato a favore, mentre hanno votato contro i partiti dell'opposizione, Nuova Democrazia, Alba Dorata e Unione dei Centristi, che però sono in minoranza e quindi la nuova legge è stata approvata ed è immediatamente esecutiva. L'obiettivo è compensare le ripercussioni negative delle misure di rigore, offrendo tra le altre cose anche assistenza medica gratuita e dignitosa a due milioni e mezzo di greci che ne erano stati tagliati fuori dai governi filo-UE precedenti a questo. Le reazioni a Bruxelles sono state di stizza e nervosismo. Il ''Grexit'' è sempre più vicino.

22 febbraio 2016
www.ilnord.it/i-3026_LEGGE_CONTRO_LA_TROIKA
05/04/2016 02:49
 
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Scandalo in Grecia: intercettazione di Wikileaks rivela gli sporchi giochi dell’FMI e dell’Europa

Mentre si temono rivolte fra i rifugiati siriani che presto dovrebbero essere forzatamente riportati in Turchia, la Grecia è scossa da un grande scandalo che coinvolge il Fondo Monetario Internazionale. Ricordiamo che FMI, Commissione Europea e BCE sono i tre componenti della famigerata Troika, che controlla l’economia della Grecia e che dovrebbe condurla, volente o nolente, al risanamento. Lo scandalo coinvolge il Direttore dell’FMI, Paul Thomsen, Iva Petrova, funzionario, e Delia Velkouleskou, responsabile delle trattative con la Grecia. Wikileaks è riuscita ad intercettare la trascrizione di una loro videoconferenza avvenuta il 19 marzo 2016. Chi vuole leggere la trascrizione completa può trovarla sul quotidiano greco Ethnos.gr. Invece a questo link troverete il testo e il PDF di Wikileaks: wikileaks.org/imf-internal-20160319/. Thomsen, la Petrova e la Velkouleskou parlano della situazione delle trattative e dei problemi da risolvere. Da un lato devono convincere la Grecia a concedere di più come aumento delle tasse e taglio delle pensioni, dall’altro devono convincere la Commissione, cioé la Germania, a concedere il necessario taglio del debito greco. E nella discussione si muovono nel modo più cinico possibile:

· Da un lato vogliono mettere Tsipras ed il suo governo di fronte alla prospettiva di un default, per ottenere di più come bilancio primario, arrivando al 2,5%, che sarebbe molto gradito alla Commissione. Addirittura propongono un non chiaro programma con due obiettivi, uno per la Commissione ed un per l’FMI

· Dall’altro lato, Thomsen vuole dilazionare la discussione fino a luglio, ben sapendo che, con il Brexit incombente, tutte le discussioni politiche in Europa verranno sospese. Quindi, dopo il Brexit, che evidentemente all’FMI danno per vincente, intendono mettere la Merkel davanti a un ultimatum: o va avanti senza l’FMI, e deve spiegare la propria posizione ad un Bundestag evidentemente già scosso dal Brexit, oppure deve accettare le condizioni dell’FMI ed accordare un taglio di debito necessario alla Grecia

Quello che risulta dai colloqui è il modo cinico con cui FMI, BCE ed i tedeschi (smettiamola con questa finzione della Commissione, e chiamiamo le cose per quello che sono) considerano gli altri popoli. Pedine da sottoporre ai propri giochi e ricatti. Pensioni, tasse, paghe sono solo pedine che possono essere manovrate a loro piacimento. Venuto a conoscenza delle intercettazioni, Tsipras ha convocato i propri Ministri delle Finanze e degli Esteri ed ha chiesto all’FMI di commentare ufficialmente le intercettazioni.

04/04/2016
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[Modificato da wheaton80 05/04/2016 02:58]
19/04/2016 01:24
 
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Sale tensione su Grecia, governo rifiuta nuova austerity

BRUXELLES - Con l'avvicinarsi delle prime scadenze sul debito, la situazione in Grecia torna a scaldarsi. Gli aiuti sono ancora bloccati perché Governo e istituzioni internazionali (UE, FMI, BCE ed ESM) non hanno ancora trovato un accordo sulle misure da attuare. Gli Spring Meeting dell’FMI a Washington avrebbero dovuto accelerare un processo che ormai si trascina da cinque mesi, e invece i progressi non sono stati sufficienti a risolvere l'impasse. A complicare la situazione ci sarebbe il 'piano B' dei creditori, allarmati dal fatto che Atene, in ritardo sulle riforme, non raggiunga gli obiettivi di bilancio: sarebbero pronti a chiederle nuovi sforzi per tre miliardi di euro, che il Governo ellenico ha già escluso. La Grecia ha finora visto una sola tranche del terzo pacchetto di aiuti, varato lo scorso agosto. La seconda era attesa per fine 2015, dopo che le istituzioni avessero completato la 'prima revisione' del programma, ovvero quel processo in cui valutano se le riforme fatte rispettano la scaletta dettata dal Memorandum. Ma la revisione è stata rinviata di mese in mese, e non è ancora completata, perché le misure non sono sufficienti. Come quella delle pensioni. Intanto, i ritardi nelle riforme e la congiuntura economica hanno riportato il Paese in recessione.

Una condizione che renderà difficile raggiungere gli obiettivi di bilancio prefissati (3,5% di avanzo nel medio periodo) e che i creditori non sono disposti a rivedere. E' per questo che le istituzioni hanno intenzione di vincolare il Governo a un 'piano B', che prevede nuove misure di austerity per 3 miliardi, oltre ai 5,2 miliardi di tagli e tasse già pattuiti. Ma il Governo chiude a una simile ipotesi, confermando che farà "niente più, niente meno" di quello che c'è scritto nel Memorandum di agosto. Ma la frizione non è solo tra Atene e creditori. Anche l’FMI continua ad avere un atteggiamento di scontro con gli altri creditori. Il Fondo non è ancora entrato nel terzo salvataggio, perché non è convinto che funzionerà. In particolare, ritiene necessario sia un intervento di alleggerimento del debito sia uno sforzo di bilancio in più. E finché non li vede, si tiene lontano, preoccupando l'UE, che conta sulla sua partecipazione. Se l’FMI si sfilasse, l'Europa dovrebbe aumentare gli aiuti. Ad Atene si attende un accordo tecnico con i creditori prima del prossimo Eurogruppo di venerdì, sulla base delle proposte del Paese, ha fatto sapere il portavoce del Governo, Olga Gerovasili. I capi missione delle istituzioni sono tornati oggi nella capitale, per tentare la nuova corsa contro il tempo. Luglio, con le prime scadenze sul debito, si avvicina.

18 aprile 2016
www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/04/18/sale-tensione-su-grecia-governo-rifiuta-nuova-austerity_ee560081-290e-4cb0-aed2-8367dc8ad...
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