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Così gli immigrati occuperanno il Paese

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2024 15:32
05/05/2022 13:14
 
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Sei milioni di euro sottratti a 433 donne sole e malate: in manette banda di truffatori nigeriani

Organizzavano truffe «sentimentali» online ai danni di centinaia di donne psicologicamente fragili, arrivando a colpire malate oncologiche o terminali: sono 19 gli immigrati nigeriani finiti in manette tra Savona, Bolzano, Como, Milano, Mantova, Rovigo, Pistoia e Siena, mentre nei confronti di altri dieci sono state emesse misure personali non custodiali per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio internazionale di denaro. Lo riferisce Il Giorno.

30 nigeriani in manette per truffe online
Il blitz, arrivato al termine di una complessa indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo investigativo, ha visto impegnati oltre cento militari del Comando Provinciale di Savona e ha reso possibile lo smantellamento di un’organizzazione criminale internazionale capace di riciclare considerevoli somme di denaro derivate dai proventi di truffe online architettate in diverse zone del territorio italiano, in Nigeria e in altri Paesi tra il 2019 e il 2021.

Vittime fragili
Si trattava delle tristemente note «truffe alla nigeriana»: nella fattispecie quella «sentimentale» si rivolgeva prevalentemente a donne di età compresa tra i 25 e gli 80 anni, selezionate accuratamente tra i soggetti più vulnerabili psicologicamente: donne sole, in situazioni personali difficoltose, tra cui malattie terminali, a cui i truffatori nigeriani si rivolgevano fingendosi professionisti (medici, imprenditori, appartenenti a forze armate occidentali, medici in teatri di guerra, cantanti famosi, ecc...) e iniziando relazioni virtuali attraverso i social network, sfruttando il senso di empatia e compassione e la condizione di estrema fragilità e solitudine delle vittime.

Danni patrimoniali enormi

Stando ai calcoli effettuati dagli inquirenti, le truffe operate dagli immigrati nigeriani hanno causato ingenti danni patrimoniali (6 milioni di euro complessivi, con punte di 200mila euro a persona), a cui si aggiungono i gravissimi danni psicologici inferti alle vittime dei raggiri. Sono state individuate 433 vittime della tipologia di questo tipo di truffe online, residenti nelle province di Savona, Genova, Imperia, Milano, Bergamo, Lecco, Varese, Torino, Alessandria, Novara, Trento, Padova, Verona, Venezia, Bologna, Arezzo, Livorno, Roma, Teramo, Napoli, Foggia, Lecce, Cosenza, Catania e all’estero.

Cristina Gauri
04 maggio 2022
www.ilprimatonazionale.it/cronaca/donne-sole-e-malate-in-manette-banda-di-truffatori-nigeriani...
18/11/2022 19:17
 
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Schiavi in cambio di petrolio illegale. Appello per “L’urlo”: il film che nessuno osa trasmettere



Nel giugno del 2018, oltre 3 anni fa ormai, scoprii un metodo basato sulla geo-localizzazione che mi permette da allora di entrare in contatto con persone che abbiano accesso a internet da un dato luogo geografico. Fu così che nel giro di poche settimane mi trovai in contatto con centinaia di migranti-schiavi in Libia. Alcuni mesi più tardi diedi vita al progetto “Exodus - Fuga dalla Libia”, di cui questa rubrica ne raccoglie il lascito, per pubblicare tutto il materiale che andavo raccogliendo. I messaggi vocali ricevuti sul mio telefono, le foto e i video, insomma tutto quanto è stato raccontato da questa marea di gente è stato pubblicato sui canali del progetto:

- vimeo.com/exoduslibya
- soundcloud.com/exodus-escapefromlibya
- www.facebook.com/exodusescapefromlibya

La stampa nazionale e internazionale, le radio e le televisioni hanno ripreso saltuariamente questo materiale in questi 3 anni, spesso estrapolando solo alcuni fatti indubitabili presenti nei racconti della gente in Libia, tralasciando quelli più scomodi.

- www.spiegel.de/international/europe/libya-refugees-suffer-as-civil-war-rages-on-a-1266...
- rtd.rt.com/films/desperate-straits-refugee-crisis-in-italy/
- espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2019/02/20/news/saviano-prigionieri-libia-...
- www.corriere.it/opinioni/21_aprile_07/libia-lettera-aperta-draghi-sull-equivoco-guardia-costiera-6114a64a-97b5-11eb-b3c4-d1c4be2a34...
- www.corriere.it/video-articoli/2020/04/18/libia-peggio-virus-l-appello-video-migranti-riaprite-vie-d-uscita-legali/c01a7e5e-7fcd-11ea-8804-717fbf79e0...
- www.arte.tv/fr/videos/088812-000-A/exodus-voix-des-migrants-e...
- www.welt.de/politik/plus197536357/FluechtlingeimMittelmeerNaechsteSchiffskatastrophe-vor-Lib...
- www.internazionale.it/notizie/khalifa-abo-khraisse-2/2019/09/03/voci-...
- www.mediasetplay.mediaset.it/video/quartarepubblica/puntatadel15marzo_F3107541...
- www.panorama.it/abbonati/Inchieste/migranti-ong

Genesi del film
Nel febbraio del 2019 ricevetti una proposta per la realizzazione di un film su questa storia. Accettai in qualità di autore e regista, dato che questo è ciò che so fare meglio. Le riprese si sono svolte tra Italia e Tunisia nel corso di quell’anno e sono state integrate con i video girati con il cellulare dai migranti-schiavi in Libia ricevuti nel frattempo. Nel corso del 2020 e del 2021 diverse circostanze hanno frenato, se non proprio ostacolato, la post-produzione del film. Una volta terminato, alcuni mesi fa, il film si è visto chiudere tutte le porte dei festival e delle televisioni. La verità che emerge da questo film è davvero così scomoda?

Intimidazioni e minacce
Oggi posso dire che questo film esiste e si chiama “L’urlo” e spero che almeno chi legge questo articolo avrà presto la possibilità di vederlo. Ma questo non dipende solo da me. Nel corso della realizzazione del film ho ricevuto pressioni e qualche volta minacce. Le stesse persone che hanno lavorato con me hanno dimostrato a tratti un comportamento ambiguo e usato toni intimidatori. Mi è stato più volte chiesto di tagliare il film qui e là. L’idea di sdoganare il frutto di questa esperienza all’interno di un contesto mainstream attraverso la realizzazione di un film penso sia ormai definitivamente tramontata, nella testa dei produttori anzitutto. E questo non perché il film non valga quel palcoscenico, al di là della qualità che ognuno potrà presto spero giudicare, dal momento che quel palcoscenico lo valgono certamente le cose raccontate nel film. Non credo di essere eccessivo se affermo che il potenziale delle cose raccontate nel film può riscrivere da solo 10 anni di narrazione sulla migrazione dall’Africa. Non per merito mio, ma per merito di chi in questo film parla. Se vogliamo il segreto è stato molto semplice: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciare che siano loro a definire la propria condizione e a determinarla attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi. Questo ha sconvolto e terrorizzato i paladini della migrazione italiani ed europei, che hanno fatto terra bruciata intorno a chi scrive e hanno ostacolato la diffusione di queste voci. La filosofia del “refugee welcome” frana infatti rumorosamente ad ogni parola di questo film perché emerge come quella solidarietà sia fittizia, anzi spesso complice.

Schiavi in cambio di petrolio illegale
L’Europa non è stata più una destinazione per gli africani negli ultimi 10 anni, ma si è trasformata in esca, in strumento di raggiro, in miraggio mortale. Soltanto 2/70 dei migranti-schiavi presenti in Libia ogni anno raggiungono l’Europa via mare, gli altri 68 rimangono schiavi in Libia e chiedono di tornare a casa, ma sono in trappola. Questo è il cardine del sistema di oppressione: 700.000 migranti-schiavi nelle mani delle milizie come forza lavoro non retribuita, ossia sottoposti a regime di schiavitù, scambiati con petrolio illegale. Ossia il nostro silenzio comprato con il petrolio illegale che, a partire dalle privatizzazioni nel settore degli idrocarburi varate dal governo Monti nel 2012, viene immesso in Italia. Puntare il faro sull’esigua minoranza “salvata” in mare è un’altra tecnica comunicativa per mettere fuori fuoco il cuore della questione. Costruire una narrazione basata sulla speranza e la solidarietà qui in Europa ha prodotto solo fumo negli occhi per non vedere come l’impunità di cui godono le milizie di Tripoli sul terreno non mira solamente allo sfruttamento dei lavoratori africani, ma soprattutto al saccheggio del petrolio libico. E' questo petrolio venduto illegalmente a Italia e Turchia a tenere in piedi il sistema di potere responsabile della migrazione dall’Africa. Responsabile, perché chi si trova in Libia oggi è in gran maggioranza un giovane africano che ha lasciato ignaro il proprio Paese adescato dalle mafie africane, che poi lo hanno rivenduto ai libici. E ora vuole tornare a casa, ma non può. E nessuno lo deve sapere.

Il film è ora pubblico
Il 29 ottobre scorso ho proiettato per la prima volta pubblicamente “L’urlo” in un cinema nella piccola città di Crema. E’ stata un’anteprima, una fuga in avanti per dimostrare che questo film esiste, nonostante 2 anni di pressioni e porte sbarrate, di censura preventiva e di guardiani della soglia sparsi neanche tanto segretamente qui e là. A questo link è possibile vedere il dibattito che ne è seguito:



Ora posso solo rivolgere un appello a tutti coloro che pensano che la Verità sia ancora un punto di caduta oggettivo su fatti inconfutabili e non il riflesso di ciò che il sistema ordina che sia. Rivolgo un appello a chi crede che la tossicità della narrazione di guerra dell’UE e della NATO, con il seguito di truppe colorate che inscenano la pantomima di un finto dissenso, sia ormai giunta ad un livello insopportabile. Mi rivolgo a voi lettori e lettrici pertanto, perché sono convinto che in questo film venga detto e mostrato a sufficienza per ribaltare il tavolo di discussione su questo argomento, la migrazione dall’Africa. Mi rivolgo a voi perché nelle storie raccontate in questo film, dai diretti interessati, si trova la chiave per smontare il concetto di “comunicazione degli esperti”. In queste storie gli “esperti” finiscono tutti gambe all’aria, smentiti punto per punto dai diretti interessati, quella materia informe definita “migranti”, che invece in questo lavoro diventa una moltitudine di lavoratori in stato di schiavitù che desiderano scardinare le strutture di oppressione almeno tanto quanto noi. Mi rivolgo a voi perché in queste storie, concetti come “l’ineluttabilità della migrazione” vengono smentiti dagli interessati, che per primi non si rassegnano a considerare l’Africa un posto da cui fuggire, ma che una volta caduti in schiavitù cercano una liberazione più dalle catene della narrazione globale che da quelle dei libici. E mi rivolgo a voi perché so che in questo momento si avrebbe tanto bisogno di una boccata d’ossigeno, di battere un colpo solenne su uno dei campi di battaglia più frequentati negli ultimi 10 anni, e cominciare a far scricchiolare tutta la macchina da guerra che si è scagliata contro i lavoratori europei e di quei Paesi dove l’Europa esporta guerra e oppressione. Questo film è uno strumento, ma la vittoria può essere solo collettiva.

Una proiezione a Roma a dicembre
Il prossimo 24 dicembre si dovrebbero tenere nuove elezioni in Libia dopo le ultime del 2014. Il potere usurpatore insediato a Tripoli dalla NATO e dall’UE vacilla, povero del consenso della gente. In tutti i modi i Fratelli Musulmani stanno cercando di annullare le elezioni o almeno di pilotarle, mentre d’altro canto minacciano di difendere Tripoli con le armi qualora vincitore delle elezioni sia qualche candidato estraneo al loro potere. Per questo motivo credo che il momento sia adesso. Vorrei che questo film fosse proiettato a Roma nelle settimane precedenti al 24 dicembre. Non ci saranno festival né televisioni ad organizzare questa proiezione. Nemmeno agenzie di distribuzione con le quali, a prescindere, la produzione non intende stringere accordi per non correre il rischio che qualcuno si accorga di questo film. Pertanto ho bisogno del vostro aiuto. Servirà una sala per la proiezione e un coordinamento stampa, qualche fondo e soprattutto la volontà politica di concederci una vittoria su un tema importante. Una volta tanto. Restiamo in contatto:

- michelangelosevergnini@gmail.com
- www.facebook.com/lurlothescream

Michelangelo Severgnini
13 novembre 2021
www.lantidiplomatico.it/dettnews-schiavi_in_cambio_di_petrolio_illegale_appello_per_lurlo_il_film_che_nessuno_osa_trasmettere/4193...
[Modificato da wheaton80 18/11/2022 19:18]
31/12/2022 17:22
 
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Flussi migratori illegali: un decreto per ostacolare le ONG

Salgono a oltre 104mila i migranti illegali giunti in Italia dal mare dall’inizio del 2022, dei quali circa 12mila sbarcati dalle navi delle ONG, le cui attività il governo italiano intende limitare con il decreto-legge approvato il 28 dicembre dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi. Si tratta dell’atteso decreto che introduce disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori teso a garantire al Viminale gli strumenti per limitare l’impatto delle ONG e delle loro navi nel favorire e ingigantire i flussi dei migranti illegali verso l’Italia. La prima iniziativa concreta del Governo Meloni per contrastare i flussi migratori illegali verso la Penisola, di fatto incoraggiati dai due governi precedenti, cui faranno seguito misure dirette a coinvolgere i Paesi di origine dei clandestini e quelli di partenza dei flussi già anticipati dal Ministro Piantedosi, che rivendica già qualche successo. “Gli ultimi due mesi segnano un abbassamento della curva di incremento rispetto all’analogo periodo dello scorso anno: soltanto del 35%, a fronte di un incremento del +59% nei primi dieci mesi di quest’anno», ha detto il Ministro in un’intervista. Come si legge nel comunicato della Presidenza del Consiglio, “le disposizioni mirano a contemperare l’esigenza di assicurare l’incolumità delle persone recuperate in mare, nel rispetto delle norme di diritto internazionale e nazionale in materia, con quella di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, in conformità alle previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay, del 1982. A tal fine, si declinano le condizioni in presenza delle quali le attività svolte da navi che effettuano interventi di recupero di persone in mare possono essere ritenute conformi alle convenzioni internazionali e alle norme nazionali in materia di diritto del mare. Inoltre, si disciplinano più compiutamente gli effetti della violazione del limite o del divieto di transito e sosta nel mare territoriale, facendo salvo il principio di salvaguardia dell’incolumità delle persone presenti a bordo, senza far venire meno l’esercizio della potestà sanzionatoria rispetto alla commissione di illeciti”. “L’attività delle ONG è determinante per quanto riguarda gli arrivi provenienti dalla Tripolitania, costituendo circa un terzo degli sbarchi complessivi in Italia”, ha detto il Ministro Piantedosi in un'intervista su La Repubblica, evidenziando come l’attività delle ONG “sia concentrata su quella rotta” e abbia “un effetto incentivante” delle partenze da quell’area.

“Quest’anno hanno condotto in Italia in totale 11.892 persone, di cui 11.076 provenienti dalla Tripolitania (93,2%) e solo 816 da altre regioni (6,8%). Le ONG, chissà perché, si concentrano solo sulla rotta dalla Tripolitania e incentivano le partenze. Il 93 % delle persone che soccorrono parte da lì. Come mai?”. Il decreto prevede sanzioni pecuniarie fino a 50mila euro, il fermo amministrativo della nave (contro il quale è ammesso ricorso al prefetto) e, in caso di reiterazione della condotta vietata, la confisca della stessa, preceduta dal sequestro cautelare. Inoltre la responsabilità si estende all’armatore e al proprietario della nave. Analoghe sanzioni si prevedono infatti qualora il comandante e l’armatore della nave non forniscano le informazioni richieste dall’autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformino alle indicazioni impartite da quest’ultima. Di fatto, alle navi delle ONG “il transito e la sosta di navi nel mare territoriale sono comunque garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità”. Il decreto prevede inoltre che le navi dovranno avere una “idoneità tecnica” per la sicurezza nella navigazione mentre le operazioni di soccorso devono essere “immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo nella cui area di responsabilità si svolge l’evento e allo Stato di bandiera, ed effettuate nel rispetto delle indicazioni delle predette autorità”. In caso di intervento in area SaR (Ricerca e Soccorso), le zone di competenza individuate dai Paesi dove poter garantire il soccorso alle navi e a ogni mezzo marittimo in difficoltà, i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, verso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi. Inoltre i soccorritori dovranno chiedere ai soggetti a bordo messi in salvo la manifestazione di interesse sull’eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti, in modo tale che sia il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell’accoglienza una volta avvenuto lo sbarco. L’obiettivo è quindi distinguere nettamente le missioni di salvataggio e le attività di ricerca sistematica di migranti illegali da trasferire in Italia secondo norme mutuate dal codice di condotta messo a punto nel 2017 dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti. Il decreto prevede inoltre di velocizzare l’esame delle procedure di richiesta, concessione o diniego dell’asilo politico.

L’esecutivo punta a evitare lunghe permanenze sul territorio italiano di persone in attesa di asilo: l’obiettivo è rimpatriare in tempi più rapidi chi non avrà titolo per essere accolto anche se su questo punto occorrerà rafforzare gli accordi con i Paesi di origine. “Apprezzamento e piena condivisione del lavoro fatto dal Ministro Piantedosi in questi primi mesi di governo, che vede già alcuni segnali positivi con gli sbarchi da ONG diminuiti del 78% e una prima riduzione degli arrivi sulle coste Italiane rispetto ai mesi precedenti”, ha sottolineato il sottosegretario al Ministero dell’Interno Nicola Molteni, che ha ribadito la linea del governo. “Le ONG incentivano le partenze e le partenze portano ai naufragi. Nei momenti in cui sono calate le partenze sono calati anche i naufragi. Utile e necessaria l’approvazione del decreto legge”, aggiunge Molteni, “che introduce regole certe, in conformità alle convenzioni internazionali, per le ONG nelle operazioni SaR e che ripristina la confisca come strumento di deterrenza in caso di violazione del Codice di condotta. Tutela dell’incolumità di chi viene soccorso ma ferma protezione dei confini nazionali sono le priorità per il contrasto all’immigrazione irregolare”. Le prime reazioni delle ONG all’iniziativa di Roma sembrano confermarne l’impatto e l’efficacia. Paradossale che la tedesca Sea Eye invochi l’intervento della Germania, Nazione che ha sempre rifiutato di accogliere i clandestini imbarcati sulle navi delle ONG che battono la sua bandiera. Annika Fischer ha infatti annunciato che «Sea Eye non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi dello Stato di bandiera, nel nostro caso la Germania». Fischer auspica che «il governo tedesco tuteli le organizzazioni di soccorso in mare dal comportamento illegale delle autorità italiane e ci sostenga con decisione in caso di conflitto». Un auspicio del resto fondato sulla considerazione che il Parlamento di Berlino ha varato stanziamenti milionari per le ONG nell’ultima legge di bilancio. Medici Senza Frontiere ha annunciato la partenza della loro nave Geo Barents, che salperà oggi da Augusta, spiegando che rispondono solo alle convenzioni internazionali. Come ha ricordato Fausto Biloslavo su Il Giornale, il capo missione Juan Matias Gil, ha dichiarato che «la strategia del governo italiano ha l’obiettivo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle OnG. Salvare vite umane è il nostro imperativo ed è un obbligo sancito da tutte le convenzioni e le leggi internazionali. Per questo continueremo a farlo». Emergency, con la nave Life Support, che batte bandiera panamense, ha reso noto che si rifiuta di raccogliere le richieste di asilo dei migranti recuperati affinché sia il Paese bandiera della nave a farsi carico delle richieste di protezione internazionale». Insomma, tutto sembra indicare che la “battaglia navale” tra l’Italia e le ONG (spalleggiate da alcuni paesi europei) è appena cominciata.

Gianandrea Gaiani
31 dicembre 2022
www.analisidifesa.it/2022/12/flussi-migratori-illegali-un-decreto-per-complicare-la-vita-a...
16/02/2023 05:01
 
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"Il sistema di asilo si è rotto". Bufera nella UE sull'immigrazione

Superamento dell'attuale sistema di asilo e mosse concrete contro i trafficanti. Lo hanno chiesto a gran voce, con una lettera pubblicata nelle scorse ore, i capi di governo di alcuni Paesi sia del nord che del sud Europa. Una lettera che ha, tra le altre cose, un chiaro significato politico, essendo stata diffusa alla vigilia del Consiglio Europeo.

I Paesi che hanno sottoscritto la lettera
"A nostro avviso l'attuale sistema di asilo è rotto e avvantaggia soprattutto i cinici trafficanti di esseri umani che approfittano della sfortuna di donne, uomini e bambini". A mettere nero su bianco quella che è una precisa considerazione sul fallimento dell'attuale sistema, sono stati i capi di governo di Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria. Paesi quindi non solo del nord Europa, dove nelle ultime settimane la tematica relativa all'immigrazione è stata più sentita, ma anche della parte meridionale del vecchio continente. Un fronte eterogeno che accomuna Paesi scandinavi con Paesi baltici, centro europei e del Mediterraneo. Non a caso, a fianco dell'Austria e della Danimarca, si trovano gli esecutivi di Atene e La Valletta, due dei più esposti al fenomeno migratorio delle frontiere meridionali dell'UE. Preoccupazioni, quelle di Malta e Grecia, condivise con il governo italiano. Non spunta la firma di Palazzo Chigi nel documento, ma le riflessioni attuate dai capi di governo in questione sono le stesse dell'attuale maggioranza in Italia. "Invitiamo la Commissione a presentare un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie", prosegue la lettera, "e tale approccio dovrebbe mirare ad affrontare i fattori di attrazione anche attraverso i necessari adeguamenti giuridici e tecnici". La missiva quindi tende non solo ad ammettere il fallimento dell'attuale sistema, ma anche a indirizzare l'Europa verso precise misure contro i trafficanti. Un modo per dire, in poche parole, che adesso è arrivato per Bruxelles il momento di affrontare alla radice il problema delle partenze verso i confini europei e ostacolare sia i trafficanti che coloro che favoriscono l'arrivo di migranti.

Il nuovo corso in Europa sull'immigrazione
La presa di posizione dei capi di governo in questione ha certificato il nuovo orientamento in Europa sull'immigrazione. Un orientamento volto a riconoscere l'esistenza di un'emergenza e a indirizzare commissione e istituzioni comunitarie verso la risoluzione del problema. Nella bozza del documento finale del consiglio europeo diffusa ieri, è prevista la richiesta formale alla Commissione di avvalersi di tutti gli strumenti per ottenere maggiore collaborazione sui rimpatri dai Paesi terzi. Non solo, ma per la prima volta in ambito europeo si è parlato anche di una possibile "stretta" sulle ONG. Un cambio di rotta dovuto a diversi fattori. Da un lato, l'aumento del 128% degli ingressi irregolari in Europa tramite la rotta balcanica. Circostanza che ha messo in allarme l'Austria e altri Paesi del centro e nord Europa. Dall'altro, la formazione di esecutivi che hanno come obiettivo il ridimensionamento del fenomeno migratorio. La stessa Svezia, Presidente di turno dell'UE, è retta da un governo appoggiato dai Democratici Svedesi. Formazione che, a dispetto del nome, è la più a destra nel parlamento di Stoccolma e preme per una nuova politica migratoria.

Mauro Indelicato
07 febbraio 2023
www.ilgiornale.it/news/politica-internazionale/sistema-asilo-europa-si-rotto-i-governi-alzano-voce-2113558.html?_ga=2.140491123.1116159942.1676518565-1106616533.16...
28/02/2023 22:42
 
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“Rackete zecca tedesca”. Arriva la rivincita di Salvini

Il Senato della Repubblica si schiera dalla parte di Matteo Salvini. Con 10 voti favorevoli, di Lega, FdI e FI, 3 contrari, 2 del PD e 1 del M5S, e 2 astenuti, Ivan Scalfarotto di IV-AZ e Ilaria Cucchi (AVS), la Giunta per le Elezioni e le Immunità ha negato l’autorizzazione a procedere contro il leader della Lega imputato di diffamazione a Milano. I senatori, guidati dal Presidente Dario Franceschini, oggi assente, erano chiamati a decidere se le frasi postate sui social dall’allora Ministro dell’Interno, rivolte all’indirizzo di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, la nave della ONG tedesca impegnata nel Mediterraneo nel soccorso dei migranti, attenessero o meno alla sfera dell’insindacabilità di cui godeva Salvini in qualità di senatore. Nell’estate del 2019, il leader della Lega, rivolgendosi tramite i propri canali social alla comandante della Sea Watch 3, utilizzò le espressioni “zecca tedesca“, “complice degli scafisti e trafficanti” e “sbruffoncella“. Il processo nel capoluogo lombardo era stato poi interrotto lo scorso giugno, in attesa dell’accoglimento della questione preliminare avanzata dal legale di Salvini, Claudia Eccher, nel frattempo divenuta membro laico del CSM. Oggi il voto al Senato, con i membri della Giunta che si sono espressi in favore di Matteo Salvini, riconoscendo il fatto che in quell’occasione il Segretario della Lega avesse agito nell’esercizio del proprio mandato. L’art. 68 della Costituzione prevede infatti che un senatore della Repubblica, qual'era Matteo Salvini all’epoca dei fatti, non possa rispondere delle opinioni espresse nell’esercizio delle proprie funzioni da parlamentare. Il processo milanese a Salvini non s’ha dunque da fare. Con buona pace del ‘comandante’ Carola Rackete. Colpita e affondata.

Salvatore Di Bartolo
28 febbraio 2023
www.nicolaporro.it/rackete-zecca-tedesca-arriva-la-rivincita-di-...
19/07/2023 17:58
 
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Migranti, ora all'opposizione non va bene neanche L'Accordo UE: spunta il documento che li incastra



A Memorandum firmato, c'è grande preoccupazione per il famigerato accordo UE - Tunisia, messo a punto dalla spedizione Von der Leyen, Mark Rutte e Giorgia Meloni. Ed è in termini di diritti che si genera scalpore. Soprattutto perché dall'altra parte del tavolo c'è Kaïs Saïed, Presidente tunisino. Appaiono commenti come quello del Manifesto, che lo chiamano "accordo di carta". Poi ce n'è persino un altro che dice:"Il patto tunisino nel disprezzo dei diritti umani". La Stampa scrive:"Il patto di Tunisi viola i diritti umani". Un refrain che avevamo già anticipato.
04/11/2023 18:12
 
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Buonismo di lusso: ai domiciliari moglie e suocera di Soumahoro

Per ora si tratta solo di accuse, ma il fatto stesso che siano scattate le misure cautelari significa che qualcosa di grosso potrebbe esserci. Porzioni consistenti della sinistra più ideologizzata vengono prese ancora una volta con le mani nella marmellata o quanto meno intente a metterle. Dunque, pur sospendendo il giudizio, come è doveroso in ossequio a un garantismo tipico delle democrazie più mature, bisogna aprire gli occhi e accendere i riflettori su una brutta ma davvero brutta storia di illeciti ai danni dei cittadini. Il particolare ancora più raccapricciante è che questi reati si sarebbero compiuti in nome dell’accoglienza dei migranti e quindi ancora una volta cavalcando quello che di solito in questi casi viene definito il business dell’accoglienza. Ieri sono scattati gli arresti domiciliari per Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente suocera e moglie di Aboubakar Soumahoro, ex esponente di spicco di Europa Verde e deputato. Le due donne, amministratrici di una cooperativa che si occupava di accoglienza e integrazione, avrebbero utilizzato i fondi pubblici per spese personali e investimenti all'estero. Le accuse rivolte sono innumerevoli; si parte dall’appropriazione indebita di fondi statali, passando per truffa aggravata, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione), falso in bilancio e autoriciclaggio.

Alla moglie e suocera del sindacalista ivoriano si contestano dunque una serie di reati finanziari portati avanti tramite la cooperativa di cui erano amministratrici, Karibu, ente con duplice sede a Roma e Latina. Karibu, ormai chiusa dopo le vicende attuali, si occupava di accoglienza e integrazione di migranti. Per portare avanti il suo compito riceveva regolarmente finanziamenti pubblici da parte del Ministero dell’Interno e dalla Regione Lazio. Peccato che questi soldi non venissero in realtà spesi per le finalità dichiarate ma per abiti di lusso, ristoranti di alta classe, cosmetici, lampade abbronzanti e altri trattamenti estetici, viaggi all’estero, finte operazioni umanitarie, e la lista è ancora molto lunga. L’esborso veniva giustificato dalle donne con causali generiche o addirittura fittizie, tra cui alcune spese a favore di una società di diritto inglese che ha come ragione sociale le escursioni turistiche in Ruanda, Uganda, Kenya e Tanzania. È proprio all’estero che si registrano le spese maggiori. Parte dei fondi è stata spostata su conti privati per l’apertura di un supermercato e di un ristorante, in Ruanda, intestato dal cognato di Soumahoro (anch’egli ai domiciliari per concorso in bancarotta fraudolenta) alla moglie italiana. Le due donne si sarebbero dunque date ad una vita di eccessi, perdendosi in hotel e boutique di lusso in giro per il mondo, utilizzando però i fondi pubblici da destinare, in linea teorica, a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo, tra cui minori non accompagnati. Le conseguenze negative di questa gestione si sono poi scaricate sui migranti. Le strutture gestite non erano assolutamente adatte ad accogliere gli ospiti.

La Procura contesta agli indagati la mancanza di condizioni igieniche, l’assenza di riscaldamento, l’arredamento non adeguato, una condizione di sovraffollamento, mancanza di norme nella conservazione delle carni e scarsa qualità del cibo. Tanto la vita negli alloggi è all’insegna degli stenti e della precarietà, tanto quella vissuta dalle parenti di Soumahoro era immersa nel lusso più sfrenato. E si sa che in questi casi la coerenza è fondamentale per rendere credibili i propri proclami. Leggendo l’ordinanza del GIP di Latina emerge «un collaudato sistema fraudolento fondato sull'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019, non solo con la specifica finalità evasiva ma, altresì, per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del "sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati». Secondo il giudice le condotte degli indagati «risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni (di cui in seguito) ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti». La Guardia di Finanza ha sequestrato quasi due milioni di euro, scoprendo che tra il 2017 e il 2022 erano stati trasferiti in conti stranieri all’incirca mezzo milione di euro.

La moglie e la suocera del sindacalista ivoriano sono state inizialmente arrestate a Roma e traferite in carcere a Latina, ma poche ore dopo sono stati disposti dal GIP gli arresti domiciliari, tenendo conto della situazione famigliare delle due donne, che hanno figli e nipoti minorenni. Le indagini hanno rivelato infatti anche i possibili progetti futuri delle indagate. Dall’ordinanza del GIP di Latina si legge che la moglie di Soumahoro si sarebbe recata a Milano, per incontrarsi con il sindaco Giuseppe Sala e l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, all’epoca dei fatti assessore comunale alle politiche sociali. Il motivo della visita risiederebbe nel tentativo e nella volontà di espandere l’attività di Karibu anche nell’area lombarda. L’incontro non è ancora stato confermato, ma se la notizia dovesse rivelarsi vera potrebbe emergere un coinvolgimento anche di altre aree della sinistra più riformista e meno estremista. In queste ore, com’era prevedibile, prevale lo scaricabarile.

Perfino Aboubakar Soumahoro si è dichiarato estraneo ai fatti e alle accuse rivolte a moglie e suocera. "Prendo atto", ha detto, "della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio". Si tratta di vicende che fanno seriamente riflettere e che portano altra acqua al mulino del centrodestra, svelando ancora una volta l’inattendibilità del “buonismo” di certa sinistra.

Ruben Razzante
31 ottobre 2023
lanuovabq.it/it/buonismo-di-lusso-ai-domiciliari-moglie-e-suocera-di-s...
17/11/2023 00:21
 
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Italia nella tempesta, Israele e USA contro tutti e contrordine sui migranti



In questa puntata di Sette+ parliamo dell'alluvione in centro Italia, della pioggia di fuoco a Gaza (e del perché per Israele non si sta mettendo bene), della riforma costituzionale e del cambiamento nella narrazione sui migranti.
14/03/2024 14:47
 
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Sbarchi calati del 70%: la conferma di Frontex

È dall'autunno scorso che gli sbarchi irregolari sulle coste italiane hanno registrato un importante calo. Un calo arrivato dopo che gli accordi tra l'Italia e i Paesi di transito (quello con la Tunisia in primis) sono entrati pienamente in funzione: secondo le autorità tunisine, infatti, sono centinaia i trafficanti di esseri umani già bloccati e arrestati. Il cambio di passo si è fatto sentire soprattutto in Europa, i cui vertici hanno fin da subito riconosciuto l'efficacia del nuovo metodo di approccio al problema migratorio: un approccio basato sul dialogo, sulla cooperazione con gli altri Paesi interessati, e non più solo sulla mera gestione e divisione dei flussi. Un approccio dunque attivo, rispetto a quello di passivo assoggettamento avuto nel passato. Arrivano da Frontex, l'Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera, ulteriori dati che confermano il cambio di passo sulla gestione dei flussi migratori che ormai da mesi si sta registrando grazie al governo Meloni. Secondo Frontex, infatti, nell'Unione Europea gli ingressi irregolari sono stati sostanzialmente simili, ma la rotta del Mediterraneo Centrale, quella cioé che interessa le coste italiane, ha registrato un drastico calo rispetto allo scorso anno: -70%. In tutto da inizio anno, per Frontex, sono stati registrati 4.300 sbarchi, di cui 2.000 nel mese di gennaio.

Andrea Landretta
13 marzo 2024
www.lavocedelpatriota.it/sbarchi-calati-del-70-la-conferma-di-fron...
24/04/2024 15:32
 
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“Io no, capitano!”. Michelangelo Severgnini sfida Matteo Garrone volando in Senegal

Il regista Michelangelo Severgnini è tornato sotto i riflettori affrontando nuovamente il tema della migrazione irregolare, dopo aver subito un rifiuto alla pubblicazione del suo documentario “L’Urlo - Schiavi in cambio di petrolio” e l’impossibilità di diffondere il film nelle sale cinematrografiche. In questo nuovo lavoro intitolato “Io no, capitano!“, disponibile online gratuitamente, Severgnini risponde al regista Matteo Garrone e al tanto acclamato “Io capitano”, dando voce ai senegalesi e mettendo in luce le loro battaglie e le rispettive esperienze nella migrazione irregolare verso l’Europa. Lontano dalle luci di Hollywood e dalle narrazioni idealizzate, il regista offre uno sguardo maggiormente autentico sulle realtà vissute, soffermandosi in particolare sulle periferie di Dakar e sulla zona di Saloum, tra le più colpite dai flussi di immigrazione irregolare. Basta con le bugie mediatiche e le narrazione falsate:“La verità dice al contrario che l’Africa sta lottando perché i propri figli non cadano nella trappola dei trafficanti di esseri umani. Per questo “Io no, capitano!” è la risposta a questo ennesimo trucco narrativo del cinema italiano ed occidentale”, dice Severgnini, svelando il velo della retorica attorno a noi. Con il sostegno dell’associazione Sandalia e in co-produzione con Byoblu, “Io no, capitano!”non si presenta solo come un documentario quanto come un ennesimo tentativo di rispondere a ipocrisia e alla retorica predominante sul tema della migrazione. Con le voci di Yayi Bayam Diouf, Ousseynu Ndour e Baye Ndioro Sene, fondatori di associazioni impegnate nella sensibilizzazione e nella lotta alla migrazione irregolare, Severgnini condivide una visione più empatica e completa di una realtà già parecchio complessa. “Io no, capitano!” è un grido di ribellione contro il conformismo dei media e una chiamata all’azione per una comprensione più impegnata delle questioni migratorie. A prendere la voce anche giovani, con i famosi artisti nella scena dell’urban music senegalese Bour Saloum e Leuz Diwane G. Entrambi, con i loro testi e attraverso il loro attivismo, chiedono ai loro coetanei di restare in Senegal e costruire qui il proprio futuro. In un mondo dove la verità è spesso sacrificata, “Io no, capitano!” si presenta come una voce dissidente, pronta a rompere catene e altrettante trappole.



Valentina Geraci
23 marzo 2024
www.africarivista.it/io-no-capitano-michelangelo-severgnini-sfida-matteo-garrone-volando-in-senegal...
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