La Libia adesso è un porto sicuro: ora le ONG non hanno più scuse
La Libia ha ufficialmente costituito il suo JRCC, vale a dire il centro di coordinamento congiunto di soccorso aereo e marittimo. La sua creazione è stata ufficializzata oggi, con registrazione presso l’Organizzazione Marittima Internazionale (International Maritime Organization – IMO), convenzione ONU competente fra le altre cose per gli standard SAR – Search and Rescue. La Libia ha così, da oggi, una sua zona SAR ufficiale, che corre all’incirca dal confine con la Tunisia a quello con l’Egitto, spaziando a largo per diverse miglia nautiche. Ciò significa che in caso di difficoltà un’imbarcazione che incrocia in queste acque dovrà rivolgersi in via preventiva alla Guardia Costiera libica. Una novità importante, visto che in assenza della zona SAR i natanti hanno fino ad oggi fatto riferimento al centro di coordinamento di Roma. Si prospetta dunque un’ulteriore stretta all’attività delle ONG, che giocavano sull’assenza di un coordinamento libico per recuperare gli immigrati direttamente dalle mani dei trafficanti e dirigersi senza troppe remore verso gli approdi italiani. Cade, in secondo luogo, una seconda scusante: con l’ingresso ufficiale nella convenzione IMO non sarà più possibile, come è avvenuto in passato con Proactiva Open Arms, che un giudice italiano dissequestri una nave, fermata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, motivando la sentenza con il fatto che la Libia non può essere considerato un “porto sicuro”. Ora lo è, e convenzione alla mano, tutti i “salvataggi” operati al largo del Nordafrica dovranno poi far ritorno a Tripoli.
28 giugno 2018
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