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La nanotecnologia e i suoi rischi per l’essere umano, il DNA e l’ambiente

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2016 21:54
11/10/2015 17:08
 
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Noi tutti pensiamo che gli articoli personali di uso quotidiano siano inoffensivi: cosmetici, lozioni abbronzanti, calze e abbigliamento sportivo, ma questi prodotti potrebbero contenere particelle nanotech (novità sviluppata dalla cosiddetta nanotecnologia). Le minuscole particelle generate dalla nanotecnologia hanno dimostrato la loro capacità di far ammalare e uccidere i lavoratori di fabbriche che utilizzano questo tipo di tecnologia. I rischi conosciuti per la salute umana includono danni gravi e permanenti al polmone, mentre gli studi sulle cellule rivelano danni genetici al DNA. Estremamente tossiche per la fauna acquatica, le nanoparticelle comportano chiari rischi per molte specie e minacciano l’intera catena alimentare. Le nanoparticelle sono state presentate dall’industria come il meraviglioso ingrediente di nuovi prodotti per l’igiene personale, il confezionamento degli alimenti, le vernici, le procedure mediche, gli articoli farmaceutici, gli pneumatici e i pezzi di automobile, tra il numero sempre crescente di altri prodotti di consumo. Le compagnie cosmetiche aggiungono nanoparticelle di diossido di titano alle creme solari per renderle trasparenti sulla pelle. I produttori di abbigliamento sportivo hanno inventato vestiti inodori che contengono nanoparticelle d’argento, due volte più tossiche per i batteri rispetto alla candeggina. Le compagnie industriali automobilistiche hanno aggiunto nanofibre di carbonio per rinforzare pneumatici e pannelli di carrozzeria. Secondo il Progetto USA sulle Nanotecnologie Emergenti (PEN), gli articoli per la salute e il fitness continuano a dominare l’offerta della produzione nanotecnologica, raggiungendo il 60% dei prodotti conosciuti. Il nanoargento è il nanomateriale più utilizzato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche, nella fabbricazione di gran parte di prodotti; infatti, ben 259 di essi lo contengono (il 26% di 1.000 articoli studiati). L’inventario aggiornato del PEN presenta i prodotti di 24 paesi, inclusi Stati Uniti, Cina, Canada e Germania. Finora i nanomateriali sono stati così poco compresi che gli scienziati non sono in grado di predire come si comporteranno e di testare la loro sicurezza. Più di 1.000 articoli di consumo manifatturati con nanoparticelle, che possono essere fino a 100 volte più piccole di un virus, sono già sul mercato, nonostante la quasi totale assenza di dati certi sui pericoli che comportano per la salute umana e l’ambiente. E mentre queste particelle atomiche possono essere un beneficio in alcune applicazioni mediche, scienziati e ambientalisti richiedono maggiori studi. Fino ad oggi sono pochi gli effetti nocivi riscontrati di questa nuova tecnologia virtualmente non regolamentare.

Ma questa mancanza potrebbe essere dovuta proprio agli scarsi studi che sono stati condotti nella fretta di trovare un sempre maggior numero di applicazioni nanotech redditizie. La nanotecnologia, la scienza dell’infinitamente piccolo, è un’importante industria emergente, con un mercato annuale proiettato intorno a un trilione di dollari statunitensi entro il 2015. Essa implica la manipolazione o la produzione di nuovi materiali a partire da piccole porzioni di materia leggermente più grandi di atomi e molecole; argento e carbonio costituiscono i materiali base più importanti. I nanomateriali sono più piccoli del diametro di un capello umano e possono essere osservati solo attraverso potenti microscopi. Un nanometro è la miliardesima parte di un metro, un capello umano misura circa 80.000 nanometri. Un atomo è pressappoco la terza parte di un nanometro e le nanoparticelle sono gruppi di atomi di solito più piccoli di cento nanometri. Le minuscole particelle di materiali presentano spesso proprietà uniche e diverse da quelle degli stessi materiali in scala più grande. Le nanoparticelle devono il loro successo alle straordinarie, e a volte davvero insolite, proprietà che possiedono. Ad esempio, le racchette da tennis fatte con nanotubi di carbonio sono incredibilmente forti, mentre i pezzi più grandi di grafite si rompono facilmente.

L’industria medica sta investendo enormemente sulle nanoparticelle per creare farmaci di precisione in grado di mirare a specifici tessuti, come le cellule cancerose. Mentre alcuni di questi nuovi materiali possono avere applicazioni benefiche nelle procedure mediche, medicazioni di ferite e prodotti farmaceutici, cresce la preoccupazione sui possibili effetti tossici. Le nanoparticelle sono state collegate soprattutto alle malattie polmonari e ai danni genetici. Nel corso di un nuovo studio britannico, gli investigatori hanno riscontrato un processo mai visto prima, soprannominato “toxic gossip”, in cui le nanoparticelle di metallo danneggiano il DNA, perfino attraverso le barriere di tessuto epidermico intatte. I ricercatori hanno definito la scoperta come un’”enorme sorpresa”, poiché le nanoparticelle, sembra, abbiano indirettamente creato dei danni. Adesso, per la prima volta, uno studio scientifico ha stabilito una relazione chiara e causale tra il contatto umano con le nanoparticelle e gravi problemi di salute. Secondo un articolo pubblicato sull’ European Respiratory Journal da un gruppo di ricercatori cinesi diretti da Yuguo Song, del Dipartimento di Medicina del Lavoro e Tossicologia Clinica del Chaoyang Hospital di Beijing, sette giovani operaie si sono gravemente ammalate dopo aver lavorato in una fabbrica di vernici che utilizzava la nanotecnologia. Le operaie hanno sofferto danni gravi e permanenti ai polmoni, oltre ad eruzioni cutanee su viso e braccia. Due di loro sono morte, mentre le altre cinque non sono ancora guarite, nonostante siano passati diversi anni. Circa cinquecento studi hanno dimostrato la tossicità della nanotecnologia per gli animali, le cellule umane e l’ambiente. Sebbene l’articolo di Song provi per la prima volta l’evidenza della tossicità negli esseri umani, secondo la ricercatrice Silvia Ribeiro questo risultato potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’industria estremamente rischiosa.

Gli agglomerati di nanoparticelle dello stesso materiale, invece, si comportano diversamente, in modo più potente, più tossico, ed hanno proprietà radicalmente differenti. Ciò che le rende così utili rende anche la loro sicurezza così incerta. È necessaria una ricerca immediata e approfondita sulla tossicità delle nanoparticelle. Gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente derivano dalle nanoparticelle che si riversano nei condotti idrici attraverso il trattamento delle acque reflue, colpendo gli organismi che vivono nell’acqua e le persone che bevono e cucinano con quell’acqua. Le nanoparticelle che destano maggiore preoccupazione sono tre: quelle d’argento, le nanofibre di carbonio, e le cosiddette “buckyballs”, ovvero microscopiche strutture di carbonio a forma di pallone da calcio. Il nanoargento è noto per la sua alta tossicità verso la vita acquatica. Mentre per gli esseri umani l’argento risulta più sicuro di altri metalli tossici come il piombo e il cromo, per gli organismi acquatici purtroppo non è così. L’argento è più tossico per molti organismi di acqua dolce e salata, risalendo dal fitoplancton (alla base della catena alimentare) fino agli invertebrati marini, come ostriche e lumache, e ad altri tipi di pesce, soprattutto nella loro fase di crescita. Molte specie di pesci e crostacei, così come i pesci di cui si nutrono, sono vulnerabili. La prolungata esposizione all’argento colpisce e spezza la salute dell’ecosistema. Il nanoargento è significativamente più tossico dei pezzi d’argento perché le particelle microscopiche in una vasta area aumentano la loro capacità di interagire con l’ambiente. È stata comprovata la capacità del nanoargento di rompersi, scomporsi e infiltrarsi nell’acqua quando, per esempio, gli indumenti sportivi contenenti nanoparticelle d’argento per il controllo degli odori, vengono centrifugati nelle lavatrici.

Secondo uno studio sulle nanoparticelle d’argento utilizzate come antimicrobici nei tessuti, su sette campioni testati, quattro di questi hanno perso dal 20 al 35% dell’ argento al loro primo lavaggio e, una marca, ha perso la metà del suo contenuto d’argento già dopo i primi due lavaggi, andando a finire direttamente nell’ambiente. Molti corsi d’acqua si stanno riprendendo dagli alti livelli d’argento introdotti dall’industria fotografica durante il ventesimo secolo. I nuovi prodotti contenenti nanoparticelle d’argento possono risultare altamente tossici per i livelli d’argento che verrebbero così reintrodotti nei fiumi e nei laghi attraverso gli impianti per il trattamento delle acque. Le nanofibre di carbonio aggiunte agli pneumatici e intessute nell’abbigliamento per produrre diversi colori senza utilizzare tinte, sono tendenzialmente usate anche in prodotti attraverso i quali potrebbero essere inalate provocando danni ai polmoni. In uno studio pubblicato sul Journal of Molecular Cell Biology, i ricercatori cinesi hanno scoperto che una classe di nanoparticelle ampiamente sviluppata in medicina, dendrimeri poliamidoaminici (PAMAM), causano danni ai polmoni innescando un tipo di cellule programmate, conosciute come cellule mortali autofagiche. Inoltre, le “buckyballs” a base di carbonio hanno dimostrato di essere assorbite dagli organismi semplici, sollevando la preoccupazione che le sostanze tossiche contaminino la catena alimentare danneggiandola alla base. Oggi, secondo il PEN, più di un migliaio di prodotti basati sulla nanotecnologia, sono stati resi disponibili ai consumatori di tutto il mondo.

Il più recente aggiornamento dell’inventario, risalente a tre anni e mezzo fa, riflette il crescente utilizzo delle minuscole particelle in ogni cosa, dai prodotti convenzionali come gli utensili da cucina antiaderenti, accendigas, racchette da tennis più resistenti, fino a dispositivi sofisticati come sensori indossabili che monitorizzano la postura. “L’uso di nanotecnologia nei prodotti per i consumatori continua a crescere rapidamente”, afferma il direttore del PEN David Rejeski. Quando abbiamo fatto partire l’inventario nel marzo 2006, c’erano soltanto 212 prodotti. Se l’introduzione di nuovi prodotti dovesse continuare a questo ritmo, il suo numero potrebbe avvicinarsi a 1.600 entro i prossimi due anni. Questo porterà a delle significative cause per negligenza contro organismi come la Food and Drugs Administration (Agenzia per gli Alimenti e i medicinali, FAD nelle sua sigla inglese) e la Consumer Product Safety Commission (CPSC), che spesso adottano meccanismi insufficienti a identificare prodotti nanotech prima che entrino a far parte del mercato”.

Aggiornamento di Paul Eubig e Wendy Hessler, Environmental Health News
Abbiamo ritenuto questa storia interessante perché la ricerca si trova in una fase iniziale verso la definizione di quanto i prodotti dei consumatori contribuiscano alla presenza di nanoparticelle nell’ambiente. Conoscere l’ammontare della sostanza chimica che entra nell’ambiente, è un presupposto necessario per stimare il rischio che il contaminante solleva per l’ambiente e la salute umana. In generale, questa storia ha catturato la nostra attenzione perché gli interrogativi che suscita riflettono preoccupazioni a cui non sono anora state date risposte. Questa tematica non è stata abbastanza divulgata. Brevi recensioni sono apparse sul New York Times e su Chemical & Engineering News. L´Environmental Health News ha fatto riferimento a un seguito interessante su Particle and Fibre Toxicology [Tossicologia delle Particelle e delle Fibre n.d.t.], che dimostrava come i tessuti trattati con questa tecnologia rilasciassero nanoparticelle d´argento quando esposti a sudore umano artificiale. Pertanto sta emergendo un quadro secondo il quale le nanoparticelle d’argento fuoriescono dai prodotti, esponendo gli umani e insinuandosi nella rete fluviale ad un’estensione più grande di quanto si sarebbe potuto immaginare. Intanto, secondo alcuni articoli apparsi su Environmental Health Perspectives e Small, altri ricercatori hanno dimostrato gli effetti nocivi delle nanoparticelle d’argento, rispettivamente nello sviluppo delle cellule nervose e negli embrioni dei pesci. L’intenzione non è colpire le nanoparticelle d’argento ma piuttosto richiamare l’attenzione su un argomento più ampio: la sicurezza della nanotecnologia. Il grande potenziale della nanotecnologia per rivoluzionare un ampio spettro di campi, dalla produzione e gestione energetica, alla salute, e ai beni di consumo, si sta gradualmente realizzando. Inoltre, la nanotecnologia fornisce importanti prove per le valutazioni di sicurezza. La composizione, misura e struttura delle nanoparticlle sono alcuni dei numerosi fattori che influenzano la loro azione nel corpo o nell’ambiente. In più, alcuni tipi particolari di nanoparticelle, come l’argento, non agiscono necessariamente come molecole individuali o atomi della stessa sostanza, come l’argento ionico, libero. Sfortunatamente, gli organi di controllo sono stati lenti nel contenere la rapida emergenza della nanotecnologia sul posto di lavoro e in casa, e più in generale nell’ambiente, in un vertiginoso gioco al recupero, in cui le applicazioni di nanotecnologia continuano a moltiplicarsi, mentre le regole del campo di gioco non sono state ancora ben definite. I fulcri dell’attuale dibattito su quanto siano sufficienti i dati esistenti sulla sicurezza per i prodotti che contengono nanoparticelle, o ulteriori valutazioni degli impatti sulla salute umana e ambientale, devono essere ancora svolte. Il secolo scorso ci fornisce numerosi esempi di sostanze chimiche come il piombo, il diclorodifeniltricloroetano (DDT), e i bifenili policlorurati (PCB) per nominarne alcuni, che inizialmente vennero considerati vantaggiosi, dimostrarono in seguito di causare effetti secondari nocivi sulla salute umana o sull’ambiente, al punto da annullarne i benefici. La nostra ricerca aspira ad aiutare la società nel ricordare le lezioni del passato e a essere cauti nell’accogliere la promessa del futuro.

Maggiori informazioni sulle nanotecnologie
www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/FrequentlyAskedQuestions/defaul...

www.beilstein-journals.org/bjnano/single/articleFullText.htm?publicId=2190-42...

Fonti

Carole Bass, “Tiny Troubles: Nanoparticles are Changing Everything From our Sunscreen to our Supplements,” E Magazine, July/August 2009, www.emagazine.com/view/?4723

Janet Raloff, “Nanoparticles’ Indirect Threat to DNA,” Science News, November 5, 2009, www.sciencenews.org/view/generic/id/49191/title/Science_%2B_the_Public__Nanoparticles_indirect_threa...

L. Geranio, M. Heuberger, and B. Nowack, “The Behavior of Silver Nanotextiles During Washing,” Environmental Science & Technology, September 24, 2009, pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es9018332

Paul Eugib, DVM, and Wendy Hessler, “Silver Migrates From Treated Fabrics,” Environmental Health News, January 7, 2010, www.environmentalhealthnews.org/ehs/newscience/silvermigrates-from-nanoparticle-treated...

David Rejeski, “Nanotech-enabled Consumer Products Top the 1,000 Mark,” Project on Emerging Nanotechnologies, August 25, 2009, www.nanotechproject.org/news/archive/8277

Y. Song, X. Li, and X. Du, “Exposure to Nanoparticles Is Related to Pleural Effusion, Pulmonary Fibrosis and Granuloma,” European Respiratory Journal, August, 20, 2009, www.erj.ersjournals.com/cgi/content/abstract/34/3/559

Science Daily Staff, “Health Risks of Nanotechnology: How Nanoparticles Can Cause Lung Damage, and How the Damage Can Be Blocked,” Science Daily, June 11, 2009, www.sciencedaily.com/releases/2009/06/090610192431.htm

Science and Technology Committee, “Nanotechnologies and Food, House of Lords Media Notice,” January 8, 2010, www.parliament.uk/parliamentary_committees/lords_press_notices/pn0801...

Ian Sample, “Attack of the Tiny Nano Particles—Be Slightly Afraid,” Organic Consumers Association, November 15, 2008, www.organicconsumers.org/articles/article_15621.cfm

George John, “Silver Nanoparticles Deadly to Bacteria,” Physorg.com, March 10, 2008, physorg.com/print124376552.html

Nanowerk Spotlight, “Problematic New Findings Regarding Toxicity of Silver Nanoparticles,” Nanowerk.com, June 6, 2008, www.nanowerk.com/spotlight/spotid=5966.php

R. J. Aitken et al., “Nanoparticles: An Occupational Hygiene Review,” Institute of Occupational Medicine, Health and Safety Executive (Edinburgh), 2004, www.hse.gov.uk/research/rrhtm/rr274.htm

Studenti Ricercatori: Jody Lempa, Tina Shaerban, Katherine Tellez, and Jillian Wolande (DePaul University)

Valutatore accademico: Marla Donato (DePaul University)

Ulteriori risorse

O. Bar-Ilan et al., “Toxicity Assessments of Multisized Gold and Silver Nanoparticles in Zebrafish Embryos,” Small 5, no.16 (2009): 1897–1910 [doi:10.1002/smll.200801716], www.environmentalhealthnews.org/ehs/news/nanosilver

K. Kulthong et al., “Determination of Silver Nanoparticle Release From Antibacterial Fabrics into Artificial Sweat,” Particle and Fibre Toxicology 7, no. 1 (2010): 8 [doi:10.1186/1743-8977-7-8], www.environmentalhealthnews.org/ehs/newscience/fabrics-release-silver-nanoparticles-into-artifici...

C. M. Powers et al., “Silver Impairs Neurodevelopment: Studies in PC12 Cells,” Environmental Health Perspectives 118, no. 1 (2009): 73–79 [doi:10.1289/ehp.0901149], www.environmentalhealthnews.org/ehs/newscience/silver-is-potent-neuro...

A. Halperin, “Nanosilver: Do We Know the Risks?” New Haven Independent, March 17, 2010, newhavenindependent.org/index.php/archives/entry/regulating_nanosilver_a_very_small_puzzle/...

National Nanotechnology Initiative FAQs: www.nano.gov/html/facts/home_facts.html

US Environmental Protection Agency’s Fact Sheet for Nanotechnology Under the Toxic Substances Control Act: www.epa.gov/oppt/nano/nano-facts.htm

US Environmental Protection Agency’s Nanotechnology White Paper, EPA 100/B-07/001 (February 15, 2007): www.epa.gov/OSA/nanotech.htm

US Food and Drug Administration’s Nanotechnology Web site: www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/def...

Ricercatori che studiano l’impatto della nanotecnologia sull’ambiente, la salute e la sicurezza:
Stacey L. Harper, Oregon State University, 1007 ALS, Corvallis Oregon 97331, (541) 737-2791, stacey.harper@oregonstate.edu

Fonte: www.projectcensored.org/17-nanotech-particles-pose-serious-dna-risks-to-humans-and-the-envi...

Traduzione di Silvia Soccio
10.10.2010
www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7618&mode=thread&order=0...
[Modificato da wheaton80 11/10/2015 17:10]
26/01/2016 00:02
 
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Nuovi inquinanti prodotti dalle auto: i nanotubi di carbonio

I nanotubi di carbonio sono strutture micrometriche con caratteristiche chimiche e fisiche uniche, che promettono di rivoluzionare l’elettronica hi-tech e la medicina del futuro. Oggi per produrli servono procedure industriali avanzatissime, ma in realtà tutto intorno a noi ne esiste una fonte fin troppo comune: le auto. I gas di scarico dei motori catalizzati contengono infatti elevate quantità di nanotubi di carbonio, una scoperta preoccupante visto che da anni si sospetta che queste nanostrutture possano avere effetti tossici sul nostro organismo, forse paragonabili a quelli di una sostanza pericolosa come l’amianto. A evidenziare la loro diffusione nelle aree urbane è uno studio della Rice University, pubblicato sulla rivista EbioMedicine. I risultati della ricerca purtroppo non si limitano a indicare la presenza dei nanotubi di carbonio nei gas di scarico, ma dimostrano che queste strutture si fanno strada quotidianamente anche nel nostro sistema respiratorio. I ricercatori della Rice University hanno infatti individuato i nanotubi all’interno di cellule provenienti da un gruppo di bambini parigini affetti da asma, e prelevate nel corso di un ciclo di esami di routine. La sostanza era contenuta all’interno dei macrofagi alveolari, cellule del sistema immunitario che si occupano di eliminare microorganismi e materiale irritante dai nostri polmoni. La loro presenza, spiegano i ricercatori, non è abbastanza per stabilire un nesso causale con l’asma di cui soffrono i bambini, ma è un indizio certo del fatto che si facciano strada quotidianamente nel nostro sistema respiratorio. “La concentrazione di nanotubi nei campioni è così piccola che è difficile pensare che possano aver causato l’asma – spiega Lon Wilson, ricercatore della Rice University che ha effettuato le analisi – ma non si può mai dire. Quello che mi ha sorpreso veramente è che i nanotubi di carbonio rappresentavano la componente maggiore degli inquinanti carbonacei che abbiamo trovato nei campioni”.

I nanotubi di carbonio possono essere prodotti da diversi fenomeni naturali, come eruzioni vulcaniche, combustione di legna e altri materiali organici. I ricercatori però hanno accertato che la loro presenza nell’atmosfera dei centri urbani è dovuta prevalentemente ai gas di scarico delle automobili. “Abbiamo raccolto campioni dai tubi di scappamento delle automobili di Parigi, e da incroci più o meno trafficati della città, e le strutture che abbiamo identificato sono identiche a quelle provenienti dai campioni umani”, continua Wilson. “È quasi ironico per noi. Nei nostri laboratori, quando lavoriamo con i nanotubi di carbonio, indossiamo mascherine protettive proprio per evitare quello che abbiamo trovato in questi campioni, e invece chiunque cammini là fuori, in giro per il mondo, ha probabilmente almeno una piccola concentrazione di nanotubi nei propri polmoni”. Riguardo agli effetti di queste sostanze sulla salute, i ricercatori ricordano che la possibilità che possano risultare cancerogene non è ancora mai stata dimostrata, ed è legata principalmente alle somiglianze strutturali tra i nanotubi e le fibre di amianto. È però certo, aggiungono, che i nanotubi di carbonio possono produrre un tipo di infiammazione definito granulomatosi, e alla luce della nuova scoperta sulla loro reale diffusione, andranno ora approfonditi i risultati di alcuni studi precedenti, che indicavano un possibile legame tra la presenza di nanotubi di carbonio all’interno dei macrofagi alveolari e un declino delle funzioni respiratorie.

Simone Valesini
21 ottobre 2015
www.wired.it/attualita/ambiente/2015/10/21/inquinanti-auto-nanotubi-c...
20/04/2016 21:54
 
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Nanotubi di carbonio trovati nelle vie aeree di bambini abitanti a Parigi

Una recente indagine medica (http://www.ebiomedicine.com/article/S2352-3964%2815%2930175-4/abstract?cc=y=) ha potuto appurare che nei bronchi e negli alveoli polmonari di bambini residenti a Parigi, la Ville merde (http://tankerenemymeteo.blogspot.it/2013/01/parigi-da-ville-lumiere-ville-merde.html#.VxfaIDE4PJk), sono presenti nanotubi di carbonio. La causa principale di questa condizione epidemiologica, secondo gli autori della ricerca, non è chiara, ma è ormai assodato che la comparsa dei nanotubi di carbonio non è un prodigio del mago Zurlì, essa si deve alla geoingegneria clandestina. Le chemtrails, come ha dimostrato tra gli altri il geofisico statunitense Michael J. Herndon (http://www.tankerenemy.com/2015/08/studio-scientifico-statunitense.html#.VxfaUDE4PJk), sono proprio collegate alla dispersione delle nanostrutture in oggetto. La ricerca conferma pure alcune nostre precedenti acquisizioni. E’ palese il collegamento tra inquinamento da aerosol chimico e patologie come l’asma, la mortale bronchiolite costrittiva e la polmonite atipica, affezioni la cui eziologia non è da ricondurre ad infezioni batteriche o virali, ma all’inalazione di pernicioso particolato fine ed ultrafine.



Particolato fine è stato reperito nei bronchi e negli alveoli di bambini asmatici. Nanotubi di carbonio di origine antropica sono stati trovati in tutti i campioni ad indicare altresì che gli esseri umani abitualmente respirano queste nanostrutture. […] Questi nanotubi sono associati ad effetti negativi sulla salute anche nel range di concentrazioni inferiori a quelle raccomandate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Abbiamo dimostrato che i nanotubi di carbonio (CNT) sono presenti nelle vie aeree dei bambini asmatici parigini. Queste nanostrutture sono simili a quelle presenti nelle polveri e negli scarichi dei veicoli, così come assomigliano a quelli precedentemente rilevati nell'atmosfera negli Stati Uniti d’America, in ragnatele (filamenti di polimeri, n.d.t.) esaminate in India e nel ghiaccio dei carotaggi. Questi risultati suggeriscono che gli esseri umani sono regolarmente esposti a nanotubi di carbonio.

Abstract
Prove schiaccianti dimostrano che il particolato fine (PMS) dell'inquinamento atmosferico penetra nelle vie aeree inferiori e sono associate ad effetti negativi sulla salute. Lo studio instaura un collegamento tra contenuto di carbonio nei macrofagi alveolari (valutato solo al microscopio ottico) ed il declino della funzione polmonare. Tuttavia, per quanto di nostra conoscenza, questo tipo di particolato non era mai stato accuratamente localizzato all'interno delle cellule polmonari umane. L’origine delle componenti in primis responsabili della miscela di particolato è ancora sconosciuta. […] Abbiamo usato una trasmissione ad alta risoluzione elettronica e la spettroscopia a raggi X a dispersione di energia per caratterizzare il particolato fine presente nel liquido di lavaggio bronco-fluido-alveolare ed all'interno delle cellule polmonari di bambini asmatici […] (fonte: www.ebiomedicine.com/article/S2352-3964%2815%2930175-4/abstrac...





1 novembre 2015
www.tankerenemy.com/2015/11/nanotubi-di-carbonio-trovati-nelle-vie.html#.Vxf...
[Modificato da wheaton80 20/04/2016 22:01]
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