È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 

online dal 19 ottobre 2003

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Una dottoressa italiana:"Ecco i veleni nascosti nei cibi"

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2024 00:52
13/05/2016 12:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 2.217
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Veteran
OFFLINE



La dottoressa Cinzia Panico, nutrizionista, medico chirurgo, docente e stimato volto televisivo di "H&B TV" (canale SKY 951), svela i segreti di una corretta alimentazione, insegnando a leggere le etichette sui cibi e indicando le sostanze nocive

31 ott 2014
[Modificato da wheaton80 13/05/2016 12:10]
23/11/2017 03:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 2.958
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Veteran
OFFLINE
TAR del Lazio non sospende decreto grano/pasta. Dal 17 febbraio scatta obbligo indicazione origine

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali comunica che il TAR del Lazio, con l'ordinanza n. 6194/2017, ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l'obbligo di indicazione d'origine del grano nella pasta. Il Tribunale ha ritenuto "prevalente l'interesse pubblico volto a tutelare l'informazione dei consumatori, considerato anche l'esito delle recenti consultazioni pubbliche circa l'importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese d'origine e/o del luogo di provenienza dell'alimento e dell'ingrediente primario". Il provvedimento firmato dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entrerà in vigore come previsto il 17 febbraio 2018. "La decisione del TAR del Lazio - ha commentato il Ministro Martina - conferma il diritto dei consumatori alla massima trasparenza delle informazioni in etichetta. Il nostro lavoro a tutela delle produzioni italiane va avanti, per valorizzare l'origine delle materie prime e rafforzare le filiere agroalimentari. Crediamo che questo provvedimento debba essere esteso a tutta l'Unione Europea, perché si tratta di una scelta di equità, competitività e giustizia".

Cosa prevede il decreto
Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato
b) Paese di molitura: nome del Paese in cui il grano è stato macinato

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE".

Origine visibile in etichetta
L'indicazione sull'origine dovrà essere apposta in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

Oltre l'85% degli italiani chiede trasparenza nell'indicazione d’origine di grano e pasta
Oltre l'85% degli italiani considera importante conoscere l'origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per la pasta. Sono questi i dati emersi dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26mila cittadini.

22.11.2017
www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagi...
17/05/2018 16:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.176
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
"Ecco quali cibi non mangiare se non volete morire avvelenati"

Non usa mezzi termini Roberto Moncalvo, Presidente della Coldiretti. Nella sua intervista a Libero, Moncalvo attacca l'Europa e i Paesi del Nord Europa, troppo attenti ai prezzi bassi che alla qualità dei cibi che mangiamo. “La differenza tra una fiorentina e una bistecca texana”, dice, “come quella tra il nostro olio extravergine e una margarina confezionata da qualche multinazionale nordica, può essere la stessa che passa tra la vita e la morte".

La lotta contro l'UE
Moncalvo, intervistato da Pietro Senaldi, spiega i motivi di questa sua dura affermazione. "Il primo nemico ce l'abbiamo in casa, è la UE, che sacrifica l'agricoltura utilizzandola come merce di scambio per privilegiare altri settori negli accordi internazionali". Per la precisione, Bruxelles preferisce privilegiare "l'esportazione in settori considerati chiave, come la farmaceutica e il comparto metalmeccanico. Abbiamo aumentato la quantità di prodotti ortofrutticoli importabili senza dazi da Paesi che utilizzano pesticidi che l'Italia ha messo fuori legge da decenni perché cancerogeni".

I cibi stranieri che entrano in Italia
Di esempi di accordi commerciali per liberalizzare l'ingresso nel mercato italiano di prodotti stranieri ce ne sono a bizzeffe. “L' olio tunisino, le fragole e i pomodori marocchini, i carciofi e le zucchine egiziani”, elenca Moncalvo. “Abbiamo fatto accordi commerciali sulla pelle dei cittadini, che sul banco si trovano prodotti a basso costo perché avvelenati e ottenuti con uno sfruttamento del lavoro al limite della schiavitù. Ma attenti anche al grano che arriva dal Canada: lì hanno poco sole e lo fanno seccare con il glifosato, che è cancerogeno".

La Diet Coke meglio del parmigiano reggiano
Ed è proprio sulla qualità del cibo che si gioca la lotta dei nostri agricoltorti. Infatti arriviamo al paradosso secondo cui alcune etichettature considerano dannosi i buoni prodotti italiani e ottimali i preconfezionati industriali di altri Paesi. “Sei multinazionali americane”, spiega il Presidente della Coldiretti, “stanno promuovendo in Europa un sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo, fuorviante e discriminatorio, per sconsigliare l' acquisto di prodotti naturali a vantaggio di cibo preconfezionato. L'Inghilterra impone a ogni prodotto un'etichetta, verde, gialla o rossa a seconda di quanto faccia bene o male. Risultato? Il nostro prosciutto di Parma e le forme di Reggiano hanno il bollino rosso, mentre la Diet Coke ha quello verde e l' export italiano di olio di oliva verso la Gran Bretagna è calato del 12% in un anno”.

"L'UE dorme"

Un modo per risolvere il problema sarebbe introdurre "a livello europeo l'obbligo di indicare l'origine dei prodotti, il che ci agevolerebbe molto, visto che in tutto il mondo si sa che il cibo italiano è il più sano oltre che il più buono, e darebbe un'informazione onesta al consumatore". Ma così non avviene. "L'UE dorme", dice Moncalvo. "Come nell' accordo CETA con il Canada, che toglie valore alla stragrande maggioranza dei nostri prodotti DOP, costringendo i nostri prodotti tipici a convivere sullo scaffale con le loro imitazioni, per cui per esempio uno può fare il prosciutto in Quebec e chiamarlo "San Daniele" o fare il formaggio in Arkansas e chiamarlo "Parmesan"".

Ecco quali cibi evitare

Ecco dunque quali cibi devono essere evitati se non si vuole rischiare "un quotidiano avvelenamento del corpo": la prima indicazione sono i "cibi venduti a prezzi troppo bassi per essere credibili". “Dietro di essi”, spiega Moncalvo a Libero, “spesso si nascondono rischi per la salute, l'ambiente e anche lo sfruttamento. Dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall'ortofrutta sudamericana a quella africana, fino ai fiori del Kenya. Quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall'estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori vigenti nel nostro Paese. I prodotti low cost sono spesso il risultato di ricette modificate, uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Per non parlare dei famosi insaccati tedeschi: in Germania esistono allevamenti dove convivono stipati anche 200mila maiali, ciascuno con mezzo metro quadrato a disposizione. Per evitare che si ammalino, li curano preventivamente bombardandoli di farmaci, che noi assumiamo quando mangiamo i loro wurstel e salumi. Se poi andiamo in Africa e Cina, la situazione peggiora: siamo ai vertici mondiali per insicurezza alimentare, con l' uso di prodotti chimici vietati in Italia da decenni".

Claudio Cartaldo
14/05/2018
www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-quali-cibinonmangiaresenonvoletemorireavvelenati1526...
10/09/2020 03:27
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 4.130
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
DL Semplificazioni, Coldiretti:“Cade il segreto di Stato sui cibi stranieri”

Operazione trasparenza sulle importazioni alimentari dall’estero: ogni 6 mesi il Ministero della Salute dovrà pubblicare sul proprio sito tutti i dati relativi ad alimenti, mangimi e animali destinati al consumo in arrivo dalla UE e dai Paesi extracomunitari. Lo prevede una norma del Decreto Semplificazioni, convertito in via definitiva in legge con il voto di fiducia oggi della Camera. Una misura fortemente voluta da Coldiretti, che in questi anni ha sempre chiesto al Ministero di rendere note in modo chiaro le importazioni alimentari e anche i nominativi di tutti gli operatori impegnati nell’import. “Cade il ‘segreto di Stato’ sui cibi stranieri che arrivano in Italia e sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero”, esulta in una nota l’organizzazione diretta da Ettore Prandini. “Per tutti i cittadini sarà dunque possibile accedere alle informazioni relative alla reale origine dei prodotti che portano in tavola”. Si tratta, conclude Coldiretti in una nota, “di un provvedimento importante che si affianca all’etichettatura obbligatoria che è già in vigore in Italia per molti prodotti e che la Coldiretti chiede di estendere in ambito UE a tutto l’agroalimentare. La misura, osteggiata da anni dalle agguerrite lobby, abbatte uno storico muro e mette fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte dell’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti”.

Ettore Cera
09 settembre 2020
ilsalvagente.it/2020/09/09/decreto-semplificazioni-coldiretti-cade-il-segreto-di-stato-sui-cibi-stranieri/?utm_content=buffer80a33&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer&fbclid=IwAR0SrrAEJviH3SM8De4xfkqrEh5H_APK0APOesmZ5n15kjHqR9n...
[Modificato da wheaton80 10/09/2020 03:36]
07/01/2023 13:29
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 4.950
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
110 milioni di euro. Così BRF chiude lo scandalo “carne fraca”

Si è consumato l’ultimo atto del più grande scandalo alimentare brasiliano, in grado di trascinare le principali industrie di carne del Paese (e del mondo) nella bufera, con sequestri e provvedimenti in tutti i continenti e di interessare anche i politici dell’epoca (il governo Temer, che aveva deposto quello di Dilma Rousseff, con quello che passerà alla storia come golpe bianco). I lettori del Salvagente lo ricorderanno: era lo scandalo di carne fraca, letteralmente carne fradicia: la scoperta nel 2017 di carne scaduta resa “vergine” con l’uso di prodotti chimici per il “maquillage”, compresi acidi non permessi per l’utilizzo alimentare. Non solo, nei tranci di bovino brasiliano era iniettata acqua per farli aumentare di peso e in qualche caso a essere adulterate erano anche la carne di pollo, alla quale veniva aggiunta della carta, e le salsicce, nelle quali era aggiunta fraudolentemente la carne della testa di maiale. Carne destinata anche all’esportazione in tutto il mondo, che aveva portato nel mirino degli inquirenti brasiliani 22 imprese, compresi giganti del calibro di JBS e BRF, due tra i maggiori produttori alimentari del Paese, che controllano marche come Seara, Perdigão e Friboi e, nel caso della JBS, hanno anche acquisito numerose aziende italiane:

ilsalvagente.it/2021/12/22/la-brasiliana-jbs-dopo-rigamonti-fa-shopping-in-italia-e-compra-kings-e-p...

Ora proprio la BRF ha firmato un accordo di clemenza con le autorità brasiliane accettando di pagare più di 580 milioni di reais brasiliani (circa 100 milioni di euro) per chiudere i procedimenti contro l’azienda e non intentare azioni legali contro la società in relazione all’incidente. Le accuse includevano la corruzione di ispettori per modificare i documenti di esportazione e consentire la vendita di carne scaduta e contaminata e test di laboratorio per la salmonella che erano stati falsificati per evitare i controlli da parte delle autorità. Un mercato “fradicio”, che pure era fiorente, che ha coinvolto esportazioni in 12 Paesi, tra cui Sud Africa, Corea del Sud, Svizzera ed Europa. BRF ha promesso di adottare misure preventive per garantire che tali pratiche non si ripetano e per migliorare il proprio programma di integrità. “L’accordo è stato il risultato di un approfondito e dettagliato processo di indagine interna condotto dalla società, a partire dal 2018, con il supporto di consulenti esterni indipendenti, che ha avuto lo scopo di identificare le pratiche passate messe in atto dai dipendenti della società”, si legge in una dichiarazione della società.

Riccardo Quintili
06 gennaio 2023
ilsalvagente.it/2023/01/06/110-milioni-di-euro-cosi-brf-chiude-lo-scandalo-carn...
04/05/2023 15:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 5.074
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
RNA Messaggero/Non lo becchi col vaccino? Eccolo pronto a tavola!

Il grande mistero dell’mRNA. Che può passare in un baleno dagli altari alle polveri, dalle stelle alle stalle. Da giorni ormai non si parla d’altro che del ‘miracolo’ sbandierato dalla star di Big Pharma, Moderna, la quale promette massimo “entro il 2030” il vaccino anti cancro. “Ma potrebbe verificarsi anche molto prima se tutto procede bene con i test e le sperimentazioni”, ha esultato il CEO Stéphane Bancel davanti ad uno sbigottito ed estasiato Fabio Fazio nella consueta puntata domenicale di ‘Che tempo che fa’. Proprio mentre i vaccini anti-covid a mRNA (quelli messi in campo per primi da Pfizer e Moderna a tempo di record, appena 8 mesi dopo lo scoppio della pandemia) sono oggi sul banco degli imputati per lo stratosferico numero di ‘effetti avversi’ registrati sia negli Stati Uniti che in Europa in chi ha ricevuto i vaccini: addirittura 10 milioni di casi (di cui il 50 per cento gravi) contabilizzati dai ‘CDC’ (‘Centers for Deseases Control’) americani, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (miocarditi, pericarditi, ictus, trombosi e infarti); ma anche tumori e a danno delle donne in stato di gravidanza (più un incremento dell’infertilità).

Con quale faccia, sorge spontanea la domanda, la killer Moderna, con i suoi vaccini totalmente ‘inefficaci’ e ‘insicuri’, viene ora a proporci i suoi vaccini anti-cancro? Come affidare a Dracula la gestione dell’AVIS o della Banca del Sangue. Ma tutto questo non basta. Perché adesso veniamo a sapere che la tua buona dose di mRNA comunque, in un modo o nell’altro, te la becchi. Anche se hai accuratamente evitato di vaccinarti con i prodotti di Moderna e Pfizer. E come te la becchi? Mangiando carne, soprattutto suina ma presto anche bovina, perché l’mRNA è già entrato, da circa cinque anni, nella catena alimentare umana. A sostenerlo, con una ponderosa documentazione, è un battagliero avvocato che da tempo si batte per la salute dei cittadini, Thomas Renz (ha già denunciato la Food and Drug Administration e Joe Biden in persona per bugie & truffe sulla pandemia), secondo il cui j’accuse i maiali americani sono stati trattati con iniezioni di RNA messaggero fin dal 2018, mentre entro breve termine sono previste le somministrazioni per i bovini e il pollame.

In questo caso, sotto i riflettori c’è un’altra star di Big Pharma, la statunitense Merck, quartier generale nel New Jersey. Ecco quanto ha dichiarato, pochi giorni fa l’avvocato Renz nel corso di una trasmissione del canale ‘Real America’s Voice’. “In questo momento abbiamo avuto la conferma che queste sostanze a base di mRNA sono presenti nelle scorte di cibo. Sappiamo che Merck ha un prodotto chiamato Sequivity. Iniettano mRNA nei maiali fin dal 2018. Sappiamo poi che sono in grado di produrre quello che viene chiamato mRNA trasmissibile. E ciò vuol dire che possono iniettare questa sostanza in un animale che poi evidentemente la trasmette a chi si ciba della sua carne”. Prosegue il racconto di Renz. “Quindi potrebbero ingegnerizzare il processo in altri animali, nelle piante, in varie cose”. La tecnologia genica, quindi, potrebbe presto allargarsi a tutti i prodotti che compongono la nostra catena alimentare; nell’intervista, di tutta evidenza, Renz si riferisce per ora alla catena americana. Ma, si sa, il fenomeno potrebbe subito allargarsi a macchia d’olio in Europa (e non solo per l’export). Nel corso dell’intervista, l’avvocato ha parlato di una legge del Missouri, l’House Bill 1169, la quale “specifica che qualsiasi prodotto che agisce come, o esposto a processi che potrebbero portare il prodotto ad agire potenzialmente come, a terapia genica o che potrebbe influire, alterare o introdurre materiale genetico o una modifica genetica nell’utilizzatore del prodotto… I prodotti devono essere etichettati in modo evidente con le parole ‘Potenziale prodotto di terapia genica’ e passi ragionevoli devono essere adottati per garantire che un potenziale acquirente o utente ne sia informato”.

Un pò come si usa fare con le sigarette che possono causare il cancro ai polmoni oppure, come sta per succedere a livello UE, con gli avvisi che potrebbero diventare obbligatori anche per il vino. Rincara la dose Renz:“Se un prodotto è noto per essere un prodotto di terapia genica, deve essere etichettato in modo ben visibile ‘Prodotti di terapia genica’, sottolinea il disegno di legge del Missouri”. “E se non otteniamo la divulgazione, la giusta informazione, se non approviamo alcune leggi sul consenso informato, quello che succederà è che, per tutti voi ragazzi che siete forti e avete detto no a questi vaccini a RNA messaggero, beh, li farete comunque attraverso il cibo”. Più chiari di così! Non è finita qui. Prosegue Renz:“Sono in possesso di documenti del National Institute for Health (NIH, il nostro ministero della Salute, ndr) del 2022 che parlano dell’integrazione dei vaccini negli alimenti. Hanno lavorato sodo per integrare questi vaccini nel nostro approvvigionamento alimentare”. Già in una precedente intervista con la famosa giornalista, Naomi Wolf, che da anni si batte per salute e ambiente, Renz aveva dichiarato che i documenti del NIH dimostrano che “il governo federale e l’industria farmaceutica hanno perseguito la tecnologia del vaccino mRNA per l’approvvigionamento alimentare per almeno due decenni”. Una programmazione scientifica, dunque, che viene da parecchio lontano. L’associazione americana degli allevatori di bovini (NCBA), in risposta alle precise accuse di Renz, in un comunicato ha negato che “attualmente” il bestiame venga trattato con l’mRNA. Ha subito destato negli addetti ai lavori non pochi sospetti la parola ‘attualmente’.

Passiamo ad un altro allarme, restando sempre in ambito alimentare. Stavolta sotto i riflettori finisce la ‘farina di grillo’, cui ha da poco dato disco verde, per il suo utilizzo, la UE, tanto per incentivare la para-politiche ‘green’ o comunque follemente ‘alternative’. Non pochi ricercatori hanno appena lanciato un forte SOs, sulla scorta di solide argomentazioni scientifiche, dal momento che l’esoscheletro dei grilli contieni la ‘chitina’, una sostanza che l’organismo umano non è in grado di assimilare. Motivo per cui possono facilmente verificarsi casi di pesanti, anche pesantissime (fino allo shock anafilattico) reazioni allergiche e forti disturbi, proprio come capita per chi è allergico a gamberi, crostacei, ad alcuni molluschi e così via. Il problema non è da poco, perché non riguarda una esigua fascia della popolazione italiana, ma quasi 1 milione di soggetti: per la precisione, in alcuni studi il calcolo preciso porta ad un numero di 800mila. Secondo esperti della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCEO), la gran parte delle allergie alimentari collegate al consumo si insetti deriva da “due proteine che stimolano negli individui suscettibili la produzione di anticorpi associati alle reazioni allergiche. Queste riconoscono le proteine nemiche e innescano la cascata di reazioni responsabile dei sintomi caratteristici delle allergie alimentari”. Sottolinea Mario Di Gioacchino, presidente della Società italiana di Allergologia, Asma e Immunologia clinica (SIAAIC):“In letteratura scientifica sono già stati riferiti numerosi casi di pazienti con reazioni a farine di artropodi, in particolare a farine di grilli”.

A questo punto, proprio come nel caso prima visto con i bovini ‘genici’, il problema riguarda l’avviso ai consumatori, l’informazione ben comprensibile, e quindi l’etichettatura, proprio per riconoscere se un certo prodotto è realizzato con l’aggiunta di farina d’insetti, grilli in particolare. Ma a quanto pare, le etichette dei prodotti attualmente in commercio (anche nelle note catene Conad, Lidl, Coop, Esselunga etc) sono praticamente indecifrabili, ben poco comprensibili. L’etichetta, infatti, non riporta con evidenza la presenza della farina di insetti, ma solo il nome scientifico dell’insetto contenuto. Per quanto riguarda il grillo, ad esempio, si potrà trovare il suo nome scientifico, ‘Tenebrio Molitor’; mentre, continuando nell’esempio, la ‘larva del verme della farina minore’ potrà essere identificata solo attraverso le parole magiche ‘Alphitobius Diaperinus’. Ovviamente le scritte sono in caratteri quasi microscopici, un po’ come succede per i bugiardini dei farmaci. Occhio perciò (e soprattutto lenti appropriate, se non vere e proprie lenti d’ingrandimento) alle etichette delle farine che trovate in tutti i supermercati. Ma vi potrà aiutare un altro elemento: le farine a base d’insetto sono parecchio più care. Quindi, scegliete sempre quelle più economiche. Poichè l’innovazione, il nuovo, anche se è nocivo, costa di più, perché è ‘trendy’, va di moda…

28 aprile 2023
www.lavocedellevoci.it/2023/04/28/rna-messaggero-non-lo-becchi-col-vaccino-eccolo-pronto-a...
[Modificato da wheaton80 04/05/2023 15:30]
22/12/2023 16:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 5.264
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
“Mangiamo mezzo chilo di insetti all'anno!". Ecco come riconoscere i cibi che li contengono e come evitarli

Si consiglia di leggere quest’articolo lontano dai pasti, perché potrebbe cagionare una certa sensazione di disgusto. Pare, dopo le fiammate iniziali, essere sopito il dibattito in merito al via libera da parte dell’Unione Europea, a inizio gennaio del 2023, ai prodotti che contengono farina da Acheta domesticus, anche più comunemente detto grillo domestico, e dal verme giallo della farina, nome scientifico Tenebrio molitor. Infine, la larva del verme della farina minore viene identificata attraverso il nome scientifico Alphitobius diaperinus. Il problema è che, a parte le schifezze che Bruxelles ha in mente per il loro basso impatto ambientale (la solita follia ammantata di green, come anche per la “carne sintetica”), noi gli insetti li mangiamo già: mezzo chilo a testa, ogni anno. Naturalmente senza saperlo. Molti alimenti e bevande comunemente presenti sulle nostre tavole (e cosmetici, anche) contengono componenti prodotti a partire da insetti. Gli insetti stessi, inoltre, contengono chitina, che non può essere elaborata dal nostro intestino. Ecco quali sono i prodotti alimentari a rischio.

Cosa è la cocciniglia (e dove la troviamo)
Anzitutto, precisiamo che a dirlo non sono i “complottisti”, ma la FDA (Food and Drug Administration), ripresa da Adnkronos: secondo l’agenzia statunitense, infatti, ci sono fino a 60 frammenti di insetti ogni 100 grammi di cioccolato e altrettanti nei cosmetici, particolarmente nei rossetti.

www.adnkronos.com/salute/ogni-anno-consumiamo-500-grammi-di-insetti-nascosti-alert-su-allergie_6P8rUpw2nMxVpL...

Persino la Repubblica, che, come abbiamo riportato, era naturalmente in prima fila per propagandare l’ultima follia europea, ora parla di allergie e disturbi, gonfiore e vomito fino, nei casi più gravi, allo shock anafilattico.

www.repubblica.it/ilgusto/2023/03/25/news/farine_di_insetti_allergie_e_disturbi_ecco_chi_non_puo_mangiarle-393616550/?ref...

Il problema riguarderebbe ben ottocentomila persone, ovvero coloro che sono allergici “a gamberi e crostacei, ma anche a molluschi e acari”. Anche i coloranti rossi presenti nelle bevande derivano dalla lavorazione di insetti. Si tratta di estratto di cocciniglia, un parassita delle piante, utilizzato sia nelle bibite di colore rosso che nel colorante usato, ad esempio, per rendere lucide le caramelle. Le cocciniglie sono raccolte e fatte essiccare, poi vengono macinate e trattate con acqua calda. Il risultato di questo processo è la classica sostanza rossa, il colorante, che altro non è che acido carminico. Troviamo l’acido carminico nello spritz, il tipico aperitivo del Nord-Est d’Italia che ha oramai preso piede ovunque, nel succo d’arancia rosso, nelle caramelle gommose e in taluni yogurt alla fragola, al mirtillo o ai frutti rossi.

Occhio all’etichetta
Per ottenere il colorante rosso, utilizzato da anni nell’industria alimentare e spesso indicato con la sigla E120, oltre che come acido carminico (occhio all’etichetta, dunque), si utilizzano le femmine gravide di cocciniglia, le quali secernano più liquido. Un rischio notevole, altresì, deriva dal luogo in cui gli insetti per uso alimentare vengono allevati: i maggiori produttori di insetti sono i Paesi asiatici, dove è noto l’abuso di antibiotici e di pesticidi. A lanciare l’allerta sono gli specialisti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP). “Sono una insidia soprattutto per i bambini che sviluppano reazioni allergiche, al punto che si sospetta possano essere implicati in casi di anafilassi rimasti senza spiegazione”, afferma Michele Miraglia Del Giudice, Presidente SIAIP e docente di Pediatria e Allergologia e Immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania.

L’allarme degli allergologi
"Il consiglio", spiega ancora, "è di controllare sempre le etichette, anche se a volte le farine di cocciniglia, grillo e verme giallo (i cui nomi scientifici abbiamo riportato all’inizio dell’articolo, NdA) sono indicati solo come coloranti E120“. Addentrandoci nella materia, in particolare, “è importante sottolineare che non tutti i pazienti allergici agli acari della polvere o ai crostacei sono a rischio", sempre nelle parole di Michele Miraglia Del Giudice, "ma solo quelli sensibilizzati ai panallergeni cross-reattivi come Der p10 per l’acaro della polvere o Pen a1 per i crostacei, che noi comunemente testiamo presso il nostro ambulatorio nei casi selezionati”. E ancora:“La comprensione dell’allergenicità degli insetti commestibili è ancora un’area di ricerca in evoluzione, con la prospettiva di identificare anafilassi precedentemente considerate senza spiegazioni", conclude il professore.

Antonio Oliverio
21/12/2023
www.ilparagone.it/attualita/mangiamo-mezzo-chilo-insetti-quali-cibi-li-con...
13/03/2024 00:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 5.346
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
Riconoscere i cibi ultraprocessati al supermercato: la nostra video-inchiesta



I cibi ultraprocessati non sono dannosi a causa del processo produttivo, ma a causa della formulazione. Sono realizzati spesso con ingredienti che hanno subito grandi trasformazioni e alla fine danno un prodotto molto carico di zuccheri, sale e grassi. Ingredienti di scarsa qualità, molto economici che hanno bisogno di conservanti, coloranti, insaporitori e additivi vari. Il nostro viaggio settimanale tra gli scaffali dei supermercati per capire come scegliere i prodotti migliori e più sani si occupa proprio di questo. Con la dottoressa Chiara Manzi, nutrizionista, Oscar per la Salute 2018 e massima esperta in Europa di Nutrizione Culinaria e autrice del libro "Acrilammide, il cancerogeno tabù" (Art Joins Nutrition Editore), prosegue la rubrica settimanale a Occhi Aperti.

25 agosto 2023
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

 

 

Statistiche nwo.it

 

Statistiche Forum