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Hezbollah caccia Al-Qaida dal Libano

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2019 11:25
06/08/2017 20:39
 
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Hezbollah e le forze governative cacciano Al-Qaida dal Libano. Nei giorni scorsi, l’organizzazione paramilitare del leader Hassan Nasrallah ha accerchiato gli islamisti ad Arsal, villaggio situato in territorio libanese, al confine con la Siria, sulle pendici della catena montuosa dell’Anti-Libano e a 124 chilometri dalla capitale Beirut. Qui si erano insediati, dal 2014, i terroristi di Jabhat Fatah al-Sham, ex Jabhat al-Nusra, la diramazione siriana di Al-Qaida. Per Hezbollah si tratta di una vittoria strategica molto importante: la cittadina a maggioranza sunnita, infatti, ha rappresentato in questi anni la base per le formazioni islamiste impegnate nei combattimenti in Siria e una via di transito altrettanto importante per il rifornimento di armamenti. A seguito dell’offensiva libanese, i terroristi sono stati costretti ad arrendersi nei giorni scorsi, come testimoniato dalle immagini diffuse dall’agenzia stampa ufficiale di Hezbollah.

Sulle montagne al confine tra Libano e Siria

Il corrispondente di Russia Today Eisa Ali è riuscito a visitare le grotte di Arsal, rifugio sicuro per gli islamisti prima dell’avanzata del Partito di Dio. «All’interno della grotta facciamo una scoperta sconvolgente – afferma Ali – e troviamo quelle che sembrano essere delle prigioni». Una volta giunto dentro le caverne, il giornalista sottolinea che «non è chiaro il motivo per cui Al-Nusra abbia avuto bisogno di prigioni in questa zona così isolata. Probabilmente servivano per i disertori, ed evitare che i combattenti fuggissero nel bel mezzo della notte». Dentro le grotte, che fino a pochi giorni fa erano controllate dai terroristi, si trova di tutto: razzi, lanciamissili, cannoni anticarro e ogni sorta di artiglieria. «C’è anche una stanza dove venivano redatti i piani di battaglia e i combattenti ricevevano istruzioni. Qui prendevano posto e ascoltavano i loro comandanti», ha spiegato il reporter.

Ora la battaglia si sposta nella cittadina cristiana
La vittoria contro i terroristi su questo fronte caldo è frutto della strategia messa in campo da Hezbollah e dall’esercito governativo libanese. Il bilancio dell’offensiva guidata dalle forze di Nasrallah è di 90 miliziani di Al-Nusra uccisi e di una superficie liberata dai terroristi pari a circa 100 chilometri quadrati, corrispondente ad Arsal e alle zone montuose limitrofe. Dalla battaglia consumata nel villaggio libanese, altri 200 terroristi sono fuggiti dal Paese dei Cedri verso la Siria. «90 miliziani di al-Nusra sono stati uccisi in battaglia, mentre quelli che sono sopravvissuti sono fuggiti a Idlib, dove proseguono gli scontri con i diversi gruppi ribelli», sottolinea Ali. I morti tra le file di Hezbollah, invece, sarebbero circa una ventina. Per quanto concerne la popolazione civile, un centinaio di famiglie in fuga sono state accolte dall’Esercito Libanese e dalla Croce Rossa in campi profughi allestiti fuori dalla città. Riconquistata Arsal, ora l’attenzione si sposta verso la vicina cittadina cristiana di Ras Ba’albak, dove si annidano i terroristi dello Stato Islamico (Daesh/ISIS). In quest’area, dal 2014, Hezbollah e l’Esercito Libanese proteggono i cristiani presenti dalla violenza dei miliziani del Califfato e dalla violenza dell’estremismo islamico. Ora è tempo dell’offensiva finale.

Roberto Vivaldelli
6 agosto 2017
www.occhidellaguerra.it/hezbollah-caccia-al-qaida-dal-libano/
29/08/2017 10:35
 
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SIRIA/LIBANO: 200 miliziani ISIS rimasti intrappolati nella piccola sacca a cavallo tra Siria e Libano (ovest Qalamoun) saranno evacuati, assieme ai propri familiari, nel governatorato di Deir Ezzor. Sono bastati 7 giorni di operazioni militari coordinate tra Esercito Siriano, Libanese ed Hezbollah per mettere fine all'ultima sacca terrorista al confine tra Siria e Libano. 17 bus e ambulanze sono arrivate in ovest Qalamoun per trasportate miliziani ISIS e familiari verso la nuova destinazione. Ha termine, dopo 5 anni, la guerra al terrorismo sul confine siro-libanese. L'estinzione della presenza terrorista sul confine siro-libanese permetterà:

1) La piena messa in sicurezza della vitale autostrada Homs-Damasco

2) La chiusura definitiva del fronte siro-libanese. Questo permette ai governativi (siriani + Hezbollah) di liberare diverse centinaia di uomini per altri fronti, inclusi decine di mezzi corazzati

3) Un impegno minore per l'aviazione siriana, che potrà concentrarsi su altre aree, dato che il suo compito sull'area di confine ha avuto termine

4) La messa in sicurezza dei valichi tra Siria e Libano, che si tradurrà con una graduale ripresa dei commerci tra Siria e Libano

5) Il rafforzamento di Hezbollah libanese. Il partito libanese ha finalmente vinto la guerra sul confine siro-libanese. La milizia sciita continuerà comunque ad impegnarsi in Siria

www.facebook.com/newsbattagliemondo/posts/794804154017385?notif_t=notify_me_page&notif_id=15036702...
[Modificato da wheaton80 29/08/2017 10:35]
25/11/2017 23:49
 
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Il ritorno di Hariri in Libano e il ruolo di Francia ed Egitto

Dopo la crisi scoppiata con l’annuncio delle dimissioni del Premier Saad al-Hariri, la situazione politica libanese sembra normalizzarsi con il ritorno di Hariri in Libano e l’incontro con il Presidente Michel Aoun. Aoun, che nei giorni precedenti aveva rifiutato le dimissioni annunciate da Hariri dall’Arabia Saudita, lo aveva esortato a tornare in Libano e rassegnarle di persona. Cosa che Hariri ha fatto, non prima però di recarsi in Francia dal Presidente Macron e in Egitto da al-Sisi, smentendo le voci secondo cui l’Arabia Saudita lo stava trattenendo contro la sua volontà. Dopo due settimane trascorse nella sua residenza a Riyad, infatti, Hariri si è recato a Parigi per un incontro con Macron, il quale aveva effettuato una visita a Riyad subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Hariri. Nel pieno di una delle peggiori crisi dell’area, che rischiava di gettare di nuovo il Libano nel caos, la Francia ha assunto un forte ruolo di mediazione, intessendo una serie di incontri sia con le autorità saudite che libanesi e tenendo contatti “diretti e frequenti” con i leader della regione, tra cui il Presidente egiziano al-Sisi, il Primo Ministro israeliano Netanyahu e il Presidente statunitense Trump, con il quale Macron, durante una conversazione telefonica, ha ribadito la necessità di risolvere la crisi e di arginare l’influenza iraniana. Il 17 novembre, a una riunione informale dei capi di Stato e di governo dell’UE, Macron ha sottolineato che la Francia non vuole schierarsi nelle complesse vicende del Medio Oriente, ma che il suo ruolo “è di dialogare con tutti”. Tuttavia, ha anche esortato l’Iran a perseguire un “strategia regionale meno aggressiva”. La seconda tappa prima di tornare in Libano è stata Il Cairo, dove Hariri ha incontrato al-Sisi, che gli ha assicurato sostegno per una risoluzione pacifica della crisi, affermando la necessità per tutte le parti in Libano di raggiungere un accordo, così da rifiutare le interferenze straniere negli affari interni libanesi. Anche il ruolo di mediazione dell’Egitto è significativo, perché Il Cairo non ha alcuna intenzione di essere trascinato in una disputa aperta con l’Iran. Nei giorni precedenti, Abdel-Fattah al-Sisi ha detto che qualsiasi minaccia alla sicurezza del Golfo “è una minaccia per la nostra sicurezza nazionale”, avvertendo l’Iran di smettere di ingerire negli affari interni dei Paesi della regione.

Aveva però anche ribadito che l’area “ha già abbastanza instabilità e sfide così com’è”, invocando il dialogo per risolvere le tensioni. Un dialogo che al-Sisi ha aperto anche con i Paesi del Golfo, inviando il suo Ministro degli Esteri negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Bahrain e in Arabia Saudita, dove ha incontrato il principe ereditario Salman, cui ha suggerito di fare marcia indietro per evitare un’escalation con l’Iran. La posizione egiziana, unita al sostegno di al-Sisi all’intervento russo in Siria a favore di Bashar al Assad, potrebbe generare frizioni con l’Arabia Saudita, anche perché per l’Egitto contenere l’Iran non è una priorità di alto livello. Prima di tornare in Libano, Hariri ha anche fatto una breve tappa a Cipro, dove ha incontrato il Presidente Nicos Anastasiades, che ha garantito il sostegno dell’isola per risolvere la crisi. In questo quadro di mediazione, Hariri è rientrato in Libano il 21 novembre, il giorno prima del Giorno dell’Indipendenza del Paese, per rassegnare le sue dimissioni al Presidente Aoun, il quale però le ha rifiutate, esortandolo a dialogare prima con le altre componenti governative per trovare una soluzione. Nel palazzo presidenziale vicino a Beirut, Hariri ha dunque revocato le dimissioni, dicendo di sperare che ciò porti a “un dialogo responsabile [..] che risolva le divisioni e le loro ripercussioni sulle relazioni del Libano con i fratelli arabi”, sottolineando che tutte le parti libanesi “devono impegnarsi a tenere il Paese fuori dai conflitti regionali”. Il leader di Hezbollah, Nasrallah, ha detto che il suo gruppo è aperto a “qualsiasi dialogo e discussione”. A maggio 2018 si svolgeranno le elezioni libanesi e tenere in vita il governo di unità nazionale è cruciale per le istituzioni libanesi e per evitare un caos che, almeno per il momento, è stato forse scongiurato.

Samantha Faciatori
23 novembre 2017
www.thezeppelin.org/ritorno-hariri-libano-ruolo-francia...
[Modificato da wheaton80 25/11/2017 23:52]
08/05/2018 17:46
 
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Il Libano nelle mani di Hezbollah. Alle urne avanza il fronte sciita

Hezbollah e gli alleati cristiani conquistano oltre metà dei deputati e ridimensionano il Premier sunnita Saad Hariri, garante degli interessi occidentali e sauditi nel Paese, che perde un terzo dei seggi all’Assemblea. È il dato più importante che emerge dalle elezioni in Libano. Fra ritardi e contestazioni, l’annuncio dei risultati definitivi è stato rinviato a questa mattina. Ma intanto ieri sera il leader del Partito di Dio Hassan Nasrallah ha celebrato in diretta TV la «grande vittoria». «Trionfa l’asse della resistenza», cioè il fronte sciita allineato all’Iran «che protegge la sovranità del Paese» contro Israele. Nasrallah ha parlato di «missione compiuta» e dal volto pacioso traspariva una soddisfazione enorme. Hezbollah ora dispone della più potente forza armata libanese, 40mila uomini meglio equipaggiati dello stesso esercito, e del principale blocco in Parlamento, 26 seggi assieme all’altro partito sciita Amal. Sommati ai deputati dei partiti alleati, a cominciare da Al-Tayyar al-Watani al-Hor, il Movimento Libero Patriottico del Presidente cristiano Michel Aoun, più gli indipendenti e formazioni minori, si arriva a 67, oltre la metà dei 128 dell’Assemblea. È un dato preoccupante per Hariri. Anche se sarà confermato Premier, i suoi spazi di manovra saranno ristretti. Il suo partito Mostaqbal, Futuro, ha conquistato soltanto 21 seggi, contro i 33 delle precedenti elezioni.

Ed Hezbollah è riuscito anche a far eleggere alcuni deputati sunniti suoi alleati, tanto che voci nel partito fanno trapelare che c’è il rischio «di perdere la rappresentanza dei sunniti», mentre il quotidiano filosiriano Al-Akhbar ha titolato «schiaffo» al Premier. Hariri ha cercato di minimizzare. Ha detto che comunque il voto «è un segnale positivo per la comunità internazionale», che ha messo sul piatto 11 miliardi di aiuti a patto che il Paese proceda «con le riforme». La prova democratica in effetti è riuscita, anche se l’affluenza è calata dal 55% del 2009 al 49 di ieri, ma sarà comunque difficile per il Premier convincere americani ed europei a finanziare infrastrutture, e soprattutto le forze armate, visto lo strapotere di Hezbollah, l’unico a festeggiare ieri notte, con le auto che sfrecciavano fino alla Corniche imbandierate di giallo e verde. Hariri ha confermato che resterà nel patto con il Presidente Aoun ed Hezbollah, che gli ha permesso di arrivare alla guida del governo, e ha ammesso che le armi in possesso del movimento sciita sono un problema ma che «deve essere affrontato a livello regionale». Il Premier è stato «trattenuto» in Arabia Saudita lo scorso novembre perché rompesse con Hezbollah ma la mossa ha portato a scarsi risultati, e alla fine ha solo indebolito il cavallo saudita.

Come ha notato l’editorialista Michel Georgiu del quotidiano francofono L’Orient Le Jour, queste elezioni segnano la fine del movimento «14 marzo», nato dopo l’uccisione del padre di Hariri, Rafik, e che aveva guidato le proteste di massa fino al ritiro delle truppe di Bashar al-Assad alla fine del 2005. Ora invece Assad fa un ritorno alla grande, piazza in Parlamento il generale Jamil al-Sayyed, ex Comandante della Sûreté Générale, suo uomo di fiducia in Libano. La sua candidatura, contestata, ha fatto perdere voti a Hezbollah nella valle della Bekaa e ne ha fatti guadagnare molti alle Qouet al-libnaniya, le Forze libanesi guidate da Samir Geagea, la destra cristiana che ora costituisce la maggiore forza di opposizione e ha raddoppiato i seggi da 8 a 15. Ma l’elezione di Al-Sayyed dà il segno del vento che soffia nel Mashrek, il Levante arabo, e fa scattare l’allarme rosso in Israele, che vede in pericolo il «fronte Nord», il confine con il Libano e la Siria, e teme attacchi missilistici. Il “fronte della resistenza” anti-israeliano potrebbe segnare un altro colpo nelle elezioni di sabato in Iraq, e a quel punto il «corridoio sciita» sarà bello che consolidato, mentre Assad spazza via i ribelli e si è già ripreso due terzi della Siria. La prima reazione è arrivata dal Ministro dell’Educazione Naftali Bennett, membro del Consiglio di Sicurezza del governo di Benjamin Netanyahu:“Ormai il Libano è indistinguibile da Hezbollah”, ha commentato, “e Israele non farà distinzione fra Hezbollah e lo Stato libanese se ci sarà una guerra».

Giordano Stabile
08/05/2018
www.lastampa.it/2018/05/08/esteri/il-libano-nelle-mani-di-hezbollah-avanza-il-fronte-sciitanellaregione-p7Fhsmf0imlongYPoskdHN/pag...
02/02/2019 16:07
 
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Libano. Nuovo governo targato Hezbollah

«Mettiamoci al lavoro», ha esortato con un Tweet l’altra sera Saad Hariri poco dopo l’annuncio della nascita del nuovo governo libanese, dopo quasi nove mesi di trattative, salutata dai fuochi di artificio che hanno illuminato la notte di Beirut. E di lavoro da fare ne avranno parecchio il Primo Ministro sunnita e i suoi 30 ministri. I problemi sono enormi, a partire dal disastro economico e finanziario del Paese. Hariri in queste ore si mostra soddisfatto ma ha dovuto mandare giù due rospi, segno della sua crescente debolezza. Il primo è politico. Dopo aver puntato i piedi per mesi ha dovuto accettare la nomina di un Ministro fuori dai ranghi del suo partito sunnita. Si tratta di Hasan Mrad, del gruppo parlamentare sunnita indipendente vicino allo schieramento “8 Marzo”, guidato dal movimento sciita Hezbollah alleato di Damasco e Tehran. Il secondo è la chiusura del quotidiano al Mustaqbal, di proprietà della sua famiglia. Una chiusura figlia della forte riduzione dei finanziamenti che Hariri riceve dall’Arabia Saudita. Riyadh lo ha scaricato. Le elezioni dello scorso maggio hanno ridimensionato la coalizione capeggiata con crescente difficoltà da Hariri, il fronte “14 Marzo”. Il nuovo governo è, più o meno, lo specchio del successo dello schieramento di Hezbollah. Non a caso l’Iran si è rallegrato per la nascita di un esecutivo libanese ben diverso da quello che desideravano l’Arabia Saudita e l’Amministrazione Trump. Il movimento sciita comunque ha tenuto conto della particolarità del sistema politico e istituzionale del Paese dei cedri, volto ad equilibrare il peso delle varie comunità religiose e a favorire la sempre precaria unità nazionale. Riconfermando la formula dell’esecutivo di consenso nazionale, ha lasciato agli alleati cristiani della Corrente dei Liberi Patrioti, il partito del Capo dello Stato Michel Aoun, la fetta più grande della torta. Ben 10 ministeri. Hezbollah ne avrà tre (come l’altro partito sciita Amal), tra cui quello della salute, il quarto per budget.

Si tratta di una scelta strategica. Questo Ministero renderà arduo se non impossibile per i donatori internazionali boicottare Hezbollah, così come vorrebbero gli Stati Uniti, che nell’ultimo anno hanno varato una raffica di sanzioni contro il movimento sciita perché alleato di Siria e Iran e nemico di Israele. Non solo. «Il Ministero della Salute è uno di quelli che consentono di distribuire servizi agli elettori e di generare consenso», spiega Karim Bitar dell’Institute for International and Strategic Affairs. Hezbollah in questo modo potrà aggirare almeno in parte le conseguenze delle sanzioni USA volte a colpire le sue risorse finanziarie usate anche per l’assistenza ai settori più poveri della comunità sciita (e non solo) libanese. Non si prevedono scossoni politici interni. I pericoli più concreti per il Libano restano quelli esterni. Una nuova devastante offensiva militare israeliana e le sanzioni USA contro Hezbollah, che di riflesso colpiranno tutta l’economia libanese già in una fase di grande fragilità. Il Libano ha un debito pubblico di 80 miliardi di dollari, il 141% del PIL nel 2018. La sua crescita, che viaggiava intorno al 9% negli ultimi due anni prima dell’inizio, nel 2011, della guerra nella confinante Siria, è crollata all’1%. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 36%. Il nuovo governo è chiamato a varare profonde riforme e un piano di tagli di spesa e di risanamento dei conti che, come sempre in questi casi, pagheranno i settori più deboli della popolazione. L’obiettivo immediato del Premier Hariri sarà ottenere i 9,5 miliardi di euro promessi quasi un anno fa dai Paesi donatori alla Conferenza Cedre a Parigi. E saranno importanti per le casse nazionali i 500 milioni di euro messi a disposizione dal Qatar, avversario dell’Arabia Saudita che mira ad unirsi ai tanti Paesi, occidentali e mediorientali, che con le loro imposizioni condizionano la vita del Libano.

Michele Giorgio
02 febbraio 2019
nena-news.it/libano-nuovo-governo-targato-hezbollah/
22/03/2019 11:25
 
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Controspionaggio libanese arresta agente sionista che spiava dirigenti di Hezbollah

La Surete Generale Libanaise ha annunciato la cattura di un agente sionista ("canadese" di origini libanesi) che era stato reclutato dall' "Unità 504" per raccogliere informazioni su dirigenti e componenti di Hezbollah. Informazioni che sarebbero sicuramente servite a preparare attentati e complotti omicidi.

20 marzo 2019
palaestinafelix.blogspot.com/2019/03/controspionaggio-libanese-arre...
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