È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 

online dal 19 ottobre 2003

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Biossido di titanio, la sostanza nelle creme solari che la lobby della chimica non vuole indicare in etichetta

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2022 16:31
01/11/2018 18:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.374
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE

La lobby dell’industria chimica sta spendendo milioni di euro per influenzare un’imminente decisone da parte dell’Unione Europea per evitare che in etichetta venga indicata la presenza di biossido di titanio, che si trova soprattutto nelle creme solari, e che questo venga classificato come “sospetto cancerogeno“. La denuncia arriva da Corporate Europe Observatory (CEO), gruppo di ricerca che vigila sulla trasparenza in Europa.

Che cos’è il biossido di titanio
Il biossido di titanio è un composto chimico dall’effetto sbiancante usato in prodotti per la protezione solare, come ad esempio le creme, in quelli alimentari, come le caramelle, nelle plastiche, nei dentifrici, in vernici e in molti altri prodotti. Nel 2006 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro (IARC) lo ha dichiarato “possibile cancerogeno per gli esseri umani”, se inalato. In particolare le nanoparticelle di biossido possono accumularsi nei tessuti e avere effetti collaterali sulle membrane delle cellule umane. Con l’introduzione del REACH (Registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), il regolamento che mira a identificare per ogni sostanza chimica il grado di pericolosità, ecco che i 28 Paesi dell’UE dovranno esprimersi sul biossido di titanio e dovranno farlo prevedibilmente entro la fine di settembre.

Il rischio, per le aziende produttrici naturalmente, è quello che se il composto dovesse essere definito “sospetto cancerogeno” diventi obbligatoria la sua indicazione in etichetta dei prodotti che ne fanno uso. Per questo motivo, secondo il CEO, le aziende produttrici hanno ingaggiato un’agenzia di lobby per fare pressioni sulla commissione di esperti e influenzare la decisione finale. La lobby di riferimento si chiama Titanium Dioxide Manufacturers Association (TDMA), cioè l’associazione che riunisce i produttori di biossido di titanio, e non è presente nel registro per la trasparenza istituito dalla Commissione Europea, ovvero nella banca dati che elenca tutte quelle organizzazioni che cercano di influenzare il processo legislativo e l’attuazione delle politiche delle istituzioni europee.

La lobby del biossido di titanio
Della TDMA fanno parte diverse aziende produttrici di biossido di titanio, tra cui la slovena Cinkarna Celje, la tedesca Evonik, che dichiara di spendere quasi due milioni di euro l’anno in attività di lobbying, la statunitense Venator, che ha sedi anche in Polonia e in Repubblica Ceca, e il produttore numero due al mondo, la Cristal, che ha sedi in Gran Bretagna, Francia e Belgio. Un funzionario dell’Unione Europea, citato in un articolo del sito Politico di maggio, ha parlato di una “pressione ben organizzata” proveniente dal mondo dell’industria. “Ci sono sempre state attività di lobbying, ma quella che si è creata attorno a questa sostanza è particolarmente pesante”, ha aggiunto (https://www.politico.eu/pro/titanium-dioxide-sunscreen-chemical-whitener-lobbyists-try-to-keep-reputation-clean/).

Intanto, quando un funzionario del Ministero dell’Ambiente di uno degli Stati membri ha accettato di incontrare l’industria per discutere del biossido di titanio, si sono presentate almeno 24 persone nel suo ufficio, secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Monde. (https://www.lemonde.fr/planete/article/2018/06/27/bataille-sur-les-nanoparticules-de-dioxyde-de-titane_5321938_3244.html). La richiesta più incessante è quella di “mettere in attesa” la classificazione di biossido di titanio, “fino a quando non ci saranno informazioni più aggiornate”, CEO ha potuto appurare dalle lettere e dagli allegati inviati dalla TDMA ai funzionari degli Stati membri. Una lettera dice anche che la TDMA ha istituito “un serio programma scientifico da 14 milioni di euro che costruirà le basi scientifiche per aiutare a discutere e risolvere le molte questioni” intorno a questa sostanza. Secondo CEO è fin troppo chiaro che si stiano spendendo milioni di euro per influenzare la decisione degli esperti, dal momento che lo studio non è stato affidato ad alcun organo indipendente.

Il Presidente della TDMA è Robert Bird, membro della società Venator, e il suo nome e la sua firma sono sulla lettera inviata ai funzionari degli Stati membri prima citata. Come la TDMA, nemmeno la Venator compare nel registro delle lobby dell’Unione Europea, come d’altronde neanche Cinkarna Celje e Cristal. Se nessuna di queste società è presente nel registro significa che non può intervenire in alcun gruppo di esperti della Commissione e nemmeno incontrare i commissari o i loro gabinetti. Eppure la TDMA era presente a un incontro per il REACH in aprile tramite un’altra organizzazione lobbista, CEFIC, l'European Chemical Industry Council (il Consiglio Europeo dell’Industria Chimica), incontro a cui non è stata invitata alcuna ONG.

La galassia delle lobby

Dunque, la TDMA non agisce da sola. Il CEFIC fa parte della galassia lobbista che agisce intorno alle istituzioni europee e con cui l’associazione che riunisce i produttori di biossido di titanio è in stretta collaborazione. Un esempio di questo intreccio risale all’anno scorso: la TDMA ha versato circa 500mila euro alla più grande società di lobbying di Bruxelles, Fleishman-Hillard, tra i cui clienti troviamo Monsanto, ExxonMobil e ovviamente il CEFIC, come riferisce LobbyFacts (https://lobbyfacts.eu/), piattaforma per la diffusione di dati sulle lobby. Del consiglio dell’industria chimica fanno parte, tra l’altro, varie aziende attive nel settore dei pesticidi (Crop Life) e aziende chimiche che producono BPA (bisfenolo A), già vietato in oggetti di plastica per bambini. La TDMA condivide gli uffici con le altre aziende del gruppo CEFIC, per esempio con PlasticsEurope, altro importante gruppo di pressione. A differenza della TDMA, il CEFIC è iscritto al registro delle lobby. Questo permette di capirne le dimensioni: 41 milioni di euro di budget, 150 dipendenti, 27 tessere di accesso al Parlamento Europeo e 70 riunioni con personale di alto livello della Commissione Europea. Si è guadagnato la posizione di “osservatore”, quindi con possibilità di intervenire durante i numerosi incontri fra gruppi di esperti in Commissione, tra cui quelli che hanno lavorato al REACH.

La Francia ostacolata
Il gruppo di lavoro REACH prenderà una decisione sulla classificazione del biossido di titanio nel corso della riunione che terrà a settembre. Intanto alcuni Stati hanno già detto la loro: tra questi la Francia, che a inizio anno ne ha vietato l’utilizzo negli alimenti. Da sempre in prima linea nelle richieste di regolamentazione del biossido di titanio, è anche tra gli Stati membri che hanno implementato sistemi propri di tracciabilità nell’ambito delle nanotecnologie: nel 2017 la valutazione scientifica del governo francese ha rilevato che le nanoparticelle di biossido di titanio sono cancerogene per inalazione. Ovviamente la TDMA si è opposta a questa conclusione. L’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA), che ha avviato una consultazione sulla possibile classificazione del biossido di titanio ricevendo oltre 500 risposte, quasi tutte contrarie e provenienti dall’industria, ha deciso di sostenere ampiamente la Francia, ma ha proposto di classificarlo come “sospetto cancerogeno”, invece che come cancerogeno definitivo. Sebbene non sia la stessa cosa, già si tratterebbe di un passo avanti: secondo l’ente il biossido di titanio dovrebbe essere indicato sulle etichette, anche se limitatamente ai cosmetici. La proposta della Francia ha trovato altri oppositori. Alcune raccomandazioni sono arrivate dalla Slovenia e dal Regno Unito, le quali hanno proposto ulteriori attenuazioni. Per i due Stati andrebbero escluse dalla classificazione le forme liquide di biossido di titanio, evitando così l’obbligo della dicitura in etichetta per le creme solari e le vernici, ad esempio. Forse non è un caso che due grandi società della TDMA provengano proprio da questi Stati.

Maurizio Bongioanni
23 ago 2018
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/biossido-di-titanio-lobby-e...
01/11/2018 18:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.374
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
Biossido di titanio: l’Europa cede alle lobby ma la Francia lo mette al bando

Se l’Europa tentenna di fronte alla necessità di indicare ai consumatori il biossido di titanio come “probabile cancerogeno”, la Francia è molto più prudente e sta lavorando per metterlo al bando quanto prima. Addirittura, il gruppo Casino ha annunciato l’eliminazione entro l’anno del biossido di titanio da tutti i prodotti a proprio marchio, non solo dagli alimentari. La decisione francese di mettere al bando l’additivo è contenuta in un emendamento presentato dal Ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Stéphane Travert, alla legge sugli Stati Generali dell’Alimentazione discussa dall’Assemblea Nazionale. E non è certamente casuale. I nostri cugini francesi applicano il cosiddetto principio di precauzione. Il biossido di titanio viene aggiunto agli alimenti soprattutto per una questione estetica (rende il bianco più “splendente”), e siccome non c’è certezza sulla sua sicurezza, in Francia preferiscono farne a meno. Come dare loro torto? Oltralpe sono abituati a prendere in considerazione le conclusioni degli studi scientifici. I nostri lettori sanno ad esempio che sono stati i primi a non sottovalutare il pericolo fenossietanolo nei prodotti per l’igiene dell’infanzia e ci sono molti altri esempi di attenzione alla salute dei consumatori. E questo del biossido di titanio ne è un altro esempio.

Se ingerito è cancerogeno
A mettere in allarme i francesi, uno studio condotto su animali dall’Istituto Nazionale francese per la Ricerca Agronomica (INRA), pubblicato nel gennaio 2017 dalla rivista Scientific Reports, secondo cui l’esposizione cronica al biossido di titanio, soprattutto nella sua forma nanometrica, tramite la sua ingestione, “provoca stadi precoci di cancerogenesi”. Per giungere a queste conclusioni, per 100 giorni, i ricercatori hanno somministrato ai ratti 10 mg per ogni chilo di peso corporeo di biossido di titanio, una dose simile all’esposizione umana media. Gli studiosi hanno notato che nel gruppo di ratti sani esposto all’additivo, 4 su 11 hanno sviluppato delle lesioni pre-neoplastiche spontanee. Le conclusioni dell’INRA, come ha specificato lo stesso ente, non erano direttamente applicabili all’uomo ma certamente andavano tenute in considerazione.

L’ANSES chiede altri studi
È quanto ha fatto pochi mesi dopo, ad aprile, l’Agenzia francese per la Sicurezza Sanitaria dell’Alimentazione, chiamata in causa dai Ministri dell’Economia, della Salute e dell’Agricoltura del governo francese, preoccupata dai risultati dello studio dell’INRA. In un parere sulla sicurezza dell’E171, l’Agenzia aveva affermato che “è necessario condurre, secondo modalità e un calendario da definire, gli studi necessari per una perfetta caratterizzazione dei potenziali effetti sanitari legati all’ingestione”. Come se non ci fossero già abbastanza preoccupazioni, a settembre dello stesso anno è arrivato il colpo di grazia del mensile “60 millions de consommateur”, che ha pubblicato i risultati dei test condotti su diciotto dolciumi particolarmente popolari tra i bambini, che in etichetta indicavano correttamente la presenza del colorante E171, cioè del biossido di titanio: tutti contenevano il colorante in nanoparticelle e ciò avrebbe dovuto essere indicato in etichetta con la dicitura “nano”, cosa che nessun produttore aveva fatto. Non è neanche stato necessario aspettare i nuovi studi dell’ANSES che il governo francese è corso subito ai ripari mettendo al bando un additivo inutile e (con ogni probabilità) dannoso.

Il mercato si adegua
Il gruppo Casino non è il primo ad aver rinunciato al biossido. Diversi produttori francesi già a inizio anno avevano deciso di rimuovere lo sbiancante. È quel che ha fatto William Saurin, che lo ha tolto dalle ricette dei suoi piatti pronti, e di Lutti, che non utilizza più l’additivo nelle sue caramelle. Insomma, di fronte ai sospetti, sia le grandi che le piccole aziende hanno cominciato a fare a meno dell’E171. E dove non è possibile la sostituzione, stanno eliminado i prodotti dagli scaffali. Anche le grandi catene di supermercati hanno espresso il desiderio di rimuovere i nano-ingredienti dai loro prodotti a marchio. Alcuni hanno già interrotto la commercializzazione dei prodotti quando la sostituzione si è rivelata impossibile.

Valentina Corvino
19 ottobre 2018
ilsalvagente.it/2018/10/19/biossido-di-titanio-leuropa-cede-alle-lobby-ma-la-francia-lo-mette-a...
22/04/2019 23:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.584
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
Biossido di titanio, la Francia annuncia lo stop dal 2020

Il Ministro francese della Transizione Ecologica e Solidale, François de Rugy, ha annunciato che vieterà l’immissione sul mercato di prodotti alimentari contenenti biossido di titanio a partire dall'1 gennaio 2020. La decisione dopo che l’ANSES ha pubblicato il parere richiesto dai ministeri sulla sicurezza di questo additivo. L’agenzia francese ha, in pratica, suggerito di limitare l’esposizione all‘E171 dal momento che gli studi scientifici condotti finora non sono stati in grado di dimostrare che la sostanza aggiunta ad un gran numero di alimenti non sia dannosa per l’organismo. Inoltre l’agenzia non è stata in grado di stabilire un’assunzione giornaliera accettabile per questo additivo a causa della mancanza di dati. Si tratta di un divieto all’immissione in commercio e non di un divieto di utilizzo, dal momento che questa decisione spetta all’Europa, visto che l’additivo gode di un’autorizzazione europea. In ogni caso il Ministro ha assicurato che il decreto francese sarà notificato alla Commissione Europea e gli altri Stati membri avranno 10 giorni per esaminare questa misura.

Valentina Corvino
18 Aprile 2019
ilsalvagente.it/2019/04/18/biossido-di-titanio-la-francia-annuncia-lo-stop-dal-2020/57407/?utm_content=buffer54c25&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer&fbclid=IwAR3IW3wXxqTsJ8OtUNrUG7Kx7EW-SdXukHupVbo-TMzNONcJtg9...
11/10/2019 16:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.758
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
E171: Mars, Lindt e Haribo dicono stop al colorante cancerogeno in nanoparticelle

Mars, Lindt, Haribo e altre aziende dolciarie hanno promesso alla ONG Foodwatch di smettere di usare il biossido di titanio in nanoparticelle, il colorante bianco sospettato di essere cancerogeno per inalazione secondo la IARC dell’OMS mentre, in base alle conclusioni pubblicate recentemente in Olanda dalla NVWA, l’Autorità per la sicurezza alimentare e dei prodotti olandese, al consumo di questo addittivo è associato un rischio più elevato di cancro al colon. Ad annunciare la svolta è Foodwatch Olanda che, dopo il parere pubblicato dalla NVWA, il mese scorso aveva scritto direttamente ai produttori che usano ancora l’E171 in nanoparticelle. Ieri è arrivata la risposta di numerose aziende che si sono impegnate a non utilizzare più l’ingrediente in nanoparticelle nei loro prodotti dolciari. Ricordiamo che l’E171 verrà messo al bando in Francia dal 1° gennaio 2020, mentre in queste settimane la Commissione UE dovrà decidere se ri-autorizzarlo o meno. Il Salvagente ha dedicato il numero di giugno scorso ai risultati di un test su alimenti e farmaci a caccia del biossido di titanio e per capire la concentrazione nei diversi prodotti di uso comune.

Erika Corpo
01 ottobre 2019
ilsalvagente.it/2019/10/01/e171-mars-lindt-e-haribo-dicono-stop-al-colorante-cancerogeno-in-nanoparticelle/?utm_content=buffer8f23b&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer&fbclid=IwAR17iCmukEVZiWtmvBz8OAlea2Q3p1226-8KQXnLe5e5SuNUw5v...
10/08/2022 16:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 4.827
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
Biossido di titanio: ecco dove non lo troverete più (e dove sì)

Gomme, dolciumi, prodotti da forno, zuppe, brodi, salse, insalate, creme spalmabili per panini salati, noci lavorate e integratori alimentari, da oggi non potranno più contenere tra i loro ingredienti il biossido di titanio, l’additivo utilizzato negli alimenti come colorante finito sotto accusa perché considerato genotossico. Ovviamente il bando riguarda le nuove produzioni a partire da oggi mentre i prodotti in commercio potranno essere venduti fino al termine minimo di conservazione o alla data di scadenza. È bene sottolineare che il divieto di usi riguarda l’E171, ovvero il biossido di titanio usato come additivo alimentare. Ma la sostanza è usata anche in altri settori merceologici, dove potrà continuare ad essere usata. Ad esempio, il biossido di titanio appare in molte protezioni solari, nei cosmetici, nei dentifrici, nella produzione di molti tessuti (ad esempio quelli utilizzati per le tende), e nei farmaci. In tutti questi prodotti continueremo a trovare il biossido di titanio tra gli ingredienti. E se per cosmetici e protezioni il non divieto non sembra un paradosso, nei farmaci sì: perché le compresse (proprio dove viene maggiormente usato il biossido di titanio) vengono ingerite al pari delle gomme da masticare. Purtroppo dovremmo abituarci alla sua presenza per molto tempo (almeno 10 anni) perché, come si è affrettata a specificar l’EMA, la sua sostituzione nei farmaci non è cosa semplice. “Nessuno dei potenziali sostituti (carbonato di calcio o amido, per esempio) unirebbe tutte le qualità del biossido di titanio”, è stata la conclusione delle aziende farmaceutiche che l’EMA ha fatto proprie senza avanzare alcun dubbio. In particolare, come spiega il magazine francese Que Choisir, quando si parla dell’utilità del TiO2 nella protezione dai raggi UV. Tuttavia, questo può essere facilmente ottenuto lasciando i farmaci nella loro scatola! Inoltre, continuano i nostri colleghi francesi, l’EMA sottolinea che il colore del farmaco è importante per la sua accettazione da parte del paziente. “Si tratta di un argomento difficile da ascoltare con tutti i segnali di allarme che sono stati evidenziati e continuano ad accumularsi sul tema del biossido di titanio”, stima Mathilde Detcheverry, Delegata Generale di Avicenn, associazione di informazione sui nanomateriali. Infatti, la prima condizione per l’accettabilità è la certezza che il beneficio supererà il rischio.

Valentina Corvino
07 agosto 2022
ilsalvagente.it/2022/08/07/biossido-di-titanio-dove-s...
[Modificato da wheaton80 10/08/2022 16:32]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

 

 

Statistiche nwo.it

 

Statistiche Forum