È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 

online dal 19 ottobre 2003

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

L’Africa riduce la desertificazione e torna verde, grazie ad una pala

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2020 05:17
18/05/2019 13:20
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.617
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE

Basta una pala. Per ripristinare gli ambienti naturali e proteggere il suolo dalla perdita di fertilità e dalla desertificazione. Ne sono convinti gli esperti dell’ONG Justdiggit (letteralmente “scava e basta”), che in Africa, precisamente in Tanzania e Kenya, hanno realizzato decine di progetti di ripristino e conservazione del paesaggio, recuperando le terre degradate attraverso semplici tecniche agroecologiche. L’obiettivo è di ripristinare il bilancio idrico e la vegetazione, in modo tale da generare un effetto climatico positivo, riducendo gli eventi meteorologici estremi come inondazioni e siccità, stoccando grandi quantità di CO2 e raffreddando la temperatura regionale.

Justdiggit, basta una pala
L’associazione olandese, formata da esperti e ricercatori che lavorano in Africa a progetti di cooperazione internazionale, ha presentato i propri risultati a Seed & Chips, il summit su cibo e innovazione tenutosi a Milano a maggio. “Il nostro lavoro prevede interventi semplici, come la messa a dimora di nuovi alberi o la creazione di water bund che fertilizzano il terreno e il suolo”, spiega a LifeGate Marjolein Albers, Direttore Generale dell’ONG. “In Kenya ad esempio piove quasi come nei Paesi Bassi, ma solo due tre volte l’anno. Quindi il suolo fertile viene dilavato, degradandosi”. Invece grazie ai cosiddetti water bund è possibile stoccare l’acqua in quelle che somigliano a buche più o meno grandi. I bund sono tra le tecniche più comuni utilizzate in agricoltura per raccogliere il deflusso superficiale, aumentare l’infiltrazione dell’acqua e prevenire l’erosione del suolo.

Il loro principio prevede di scavare una buca (da qui la pala) e costruire dei cumuli lungo le linee di contorno, così che il deflusso dell’acqua venga rallentato: in questo modo si ha una maggiore infiltrazione d’acqua e una maggiore umidità del suolo. “Abbiamo lavorato con i Masai in Kenya, chiedendo loro di lavorare gli appezzamenti per poi spostarsi su un’altra zona e lasciare a quest’ultimi il tempo per la ripresa vegetativa”, racconta la Albers. “Una sorta di rotazione colturale”. In due anni la vegetazione e i cicli naturali ritornano a nuova vita. “Questo accade perché i semi sono già presenti nel suolo e ciò che serve è una gestione sostenibile dell’acqua. E mostrare agli agricoltori cosa fare per preservare la terra usando solo una pala. E scavando”.

L'impatto dell’agroecologia in Africa per fermare la desertificazione
I benefici di queste semplici pratiche sono numerosi, in particolare per quelle aree d’Africa dove l’erosione del suolo avanza di anno in anno. La ritrovata copertura vegetale va a migliorare le condizioni del terreno, aumentando l’infiltrazione dell’acqua. Inoltre i sistemi radicali della vegetazione tengono insieme il terreno e riducono ulteriormente l’erosione, mentre la maggiore disponibilità di umidità del suolo aumenta la stagione di crescita (Taylor, 2007). Il ripristino del paesaggio ha anche un impatto positivo sul microclima. Raffredda l’area fornendo maggiore ombreggiamento, mentre la vegetazione che traspira l’umidità raffredda l’aria circostante e porta ad un aumento dell’umidità dell’aria (Werth and Avissar, 2002; Reij, 2013; Pielke Sr et al., 2006).

La vegetazione ha anche effetti sulla circolazione dell’aria, sulle nuvole e sulle precipitazioni (Ellison et al., 2017) ed è in grado di rallentare il movimento delle nuvole: a causa di questa decelerazione e dell’aumento dell’umidità dell’aria, le nuvole si compattano aumentando la probabilità di precipitazioni. I risultati sono stati impressionanti: finora solo nella regione di Dodoma in Tanzania il programma ha ripristinato 194.400 ettari di terreno, con la crescita di almeno 14 milioni di alberi, che continuano a fornire riparo e protezione al suolo. E garantire alle comunità sviluppo e sicurezza alimentare.

Rudi Bressa
16 mag 2019
www.lifegate.it/persone/news/africa-desertificazione-ve...
27/08/2019 00:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.729
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
In Kenya il primo impianto a energia solare che trasforma l’acqua dell’oceano in acqua potabile

Secondo un recente rapporto dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 2 miliardi di abitanti del pianeta non ha accesso all’acqua potabile. Una persona su tre utilizza acqua contaminata o non controllata per lavarsi, cucinare, bere, spesso recuperata dopo aver percorso distanze notevoli a piedi o con mezzi di fortuna. La maggioranza di queste persone, circa l’80%, vive infatti in aree rurali dove non esistono infrastrutture di base per poter avere accesso all’acqua o dove l’acqua non è sicura o è troppo distante.

www.unicef.it/Allegati/UNICEF-OMS-Water_Report_2019.pdf

Garantire l’accesso all’acqua potabile rappresenta una vera e propria sfida che l’ONG GivePower ha deciso di cogliere, costruendo il primo impianto di desalinizzazione dell’acqua a energia solare. La struttura è stata installata lungo le coste della città di Kiunga, in Kenya, e grazie ad avanzati sistemi di filtrazioni è in grado di convertire l’acqua dell’oceano in acqua potabile. Il territorio di Kiunga è particolarmente arido e prima della costruzione di questo impianto gli abitanti erano costretti ad affrontare un viaggio di un’ora per recuperare acqua sporca, contaminata e salata da un pozzo. L’impianto ha richiesto un investimento di 500mila dollari e un mese di tempo per essere costruito. Grazie a questa nuova infrastruttura è possibile produrre fino a 50mila litri di acqua potabile al giorno. I normali impianti di desalinizzazione richiedono molta energia rivelandosi troppo costosi e spesso impossibili da costruire in zone in cui non esistono allacci alla rete elettrica. Per questo motivo, GivePower ha progettato il Solar Water Farm, il primo impianto di desalinizzazione dell’acqua che funziona grazie a pannelli fotovoltaici che producono energia e che sfrutta batterie Tesla per immagazzinare tale energia. Secondo la ONG la qualità dell’acqua prodotta dal Solar Water Farm è migliore di quella di un impianto tradizionale e il processo non ha impatti ambientali negativi. Visto il successo di questo nuovo impianto, GivePower sta raccogliendo fondi per poterne costruire altri in zone interessate da periodi prolungati di siccità così da garantire acqua potabile a sempre più persone. “Voglio fornire acqua a un miliardo di persone nei Paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato Hayes Barnard, Presidente di GivePower. “Ogni 90 secondi, un bambino muore per malattie trasmesse dall’acqua. È davvero un grosso problema”.

Tatiana Maselli
19 agosto 2019
www.greenme.it/informarsi/energie-rinnovabili/energia-solare-acqua-kenya/?fbclid=IwAR0P49W9RHEaINAr2Qn_lk6WCS-xyjKJOsiKGEhDZD2FPbAhMRy...
14/03/2020 05:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 3.923
Registrato il: 21/11/2007
Città: ROMA
Età: 43
Sesso: Maschile
Utente Master
OFFLINE
In tempo di paure, dopo 3 anni in Namibia rifiorisce il deserto

C’è vita nel deserto della Namibia, che rifiorisce dopo 3 anni. Grazie alle abbondanti piogge, alcune zone desertificate hanno visto sbocciare meravigliosi gigli, tra la gioia degli abitanti. Un meraviglioso spettacolo che ci offre, gratis, Madre Natura. Sono attesi molti turisti nazionali ed esteri in questi giorni per ammirare lo spettacolo, sperando che questo sia fatto nel rispetto di questi luoghi stupendi e molto fragili. L’ultima fioritura si era infatti verificata nell’estate di tre anni fa. Il sole della Namibia, inoltre, ne accorcia la vita. I gigli del deserto appartengono alla famiglia Hesperocallis, che crescono anche nelle aree desertiche del nord-ovest del Nord America, nel nord-ovest del Messico, in California e in Arizona. In Africa, e in particolare in alcune zone della Namibia e del Botswana, sono noti con il nome di gigli Sandhof. “Tutti sono invitati: questo è un sito unico della Namibia perché non esiste un’altra area in questo Paese che abbia circa 770 ettari continui di gigli”, spiega Herculus Jantze, consigliere regionale. In effetti è un vero spettacolo vedere questi bulbi da cui si originano alcune foglie che crescono e poi si dividono in una o più parti. Ognuno di loro può riprodursi in modo rigoglioso dando vita ad un vero e proprio show di colori. Non resta che ammirare, almeno in foto e video, questa meraviglia.

www.youtube.com/watch?v=tXBuNEkPDT0

Roberta De Carolis
07 Marzo 2020
www.greenme.it/informarsi/natura-a-biodiversita/namibia-fioritura-gigli-...
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:56. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

 

 

Statistiche nwo.it

 

Statistiche Forum