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mia figlia verrà da me e mi dirà"Papà,dov'eri quando hanno tolto lalibertà di parola in Internet?" ?

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2006 00:56
14/03/2006 01:06
 
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Censura : bavaglio alla rete delle reti


Oggi ho scoperto che in Italia si apprestano sistemi per filtrare IPstramite i provider. In parole semplici i siti ritenuti illegali nonsaranno più visibili agli utenti medi anche se sono situatiall'estero. Questo è grave.

Per esprimere il problema si consideri la trasmissione Satyricondi Daniele Luttazzi su RAI 2 che nel 2001 fu sospesa perchési riteneva avesse diffamato Berlusconi e Mediaset. Qualche giorno faMediaset ha dovuto pagare 30 mila euro a Luttazzi per avere perso lacausa.

I filtri di stato passono essere usati con estrema facilitàper filtrare diffamazioni, violazioni di marchi, violazioni dicopyright, testi contro la morale, testi che falsificano la storiaufficiale, immagini pornografiche. Basta inserire il sito estero in unapposito file e nessun italiano (sicuramente nessun italiano medio)vedrà più quel sito.

S'immagini la potenza censorea di un tale strumento di filtraggio:è lo stesso strumento messo in piedi da qualche anno inCina, Iran e altre Repubbliche in cui siamo in lieta compagnia.

Il problema è generale, le nazioni occidentali calcano passodopo passo le orme cinesi che mirano a limitare e a bloccare ladiffusione delle informazioni, in poche parole stanno mettendo su isistemi per censurare Internet.

Concludo con quello che dicevano i padri di Internet:

«Mi preoccupa il fatto che fra 10 o 15 anni, miafiglia verrà da me e mi dirà "Papà,dov'eri quando hanno tolto lalibertà di parola in Internet?"»
Mike Godwin,Electronic Frontier Foundation

«L’unicomodo per assicurare la sopravvivenza della democrazia èavere lagaranzia che il governo non controlli la possibilità deicittadini dicondividere informazioni e di comunicare.»
Ian Clarke,fondatore di Freenet



Il più importante giornale on-line che tratta di Internet, Punto-Informatico, fa questo commento per voce del suo direttore Paolo De Andreis:

Roma - Se c'è qualcosa che non va giù a chifrequenta la rete da tanti anni, a chi ha vissuto il suo sviluppo comesperanza di un'umanità migliore, è la censura. Nonsorprende quindi l'indignazione che ha scatenato la notizia pubblicatada Punto Informatico secondo cui possono e vengono effettivamentebloccati in Italia alcuni IP esteri (notizia 1, notizia 2, commento di Vittorio Bertola, ndr). Server e siti che diventano così irraggiungibili agli utenti internet del Bel paese.

Oggi il blocco di un IP, una procedura di recentissima adozione inItalia, funziona così: le forze dell'ordine, i "cybercop" chenon si occupano solo di calcio e P2P ma di una grande varietà dicrimini informatici, informano il magistrato inquirentedell'opportunità di chiudere l'accesso ad un IP per far cessareun reato, oppure per boicottare un sito illegale. Questi, se loritiene, gira la proposta alla Procura ed è un magistrato, perlegge "super partes", a decidere se emettere o meno un decreto diblocco IP.

Questa è la procedura che viene adottata oggi e che, pur tra leclaudicanti leggi nostrane, si propone come garanzia per il cittadino,quella che rende giustificabile un atto di censura per gravi ragioni.Di casi in cui il blocco viene e sarà sempre piùutilizzato ce ne sono tanti, il più eclatante dei quali èil pedoporno: molti siti all'estero non possono essere sequestratidall'Italia, in assenza di una collaborazione forte da parte delleautorità del paese dove i siti si trovano o dove risiedono iloro gestori. Ma talvolta sono siti che commerciano immaginialimentando il business dello sfruttamento e della violenza. Larisposta dei cybercop italiani a questo, oggi, è quasi scontata:blocchiamo l'IP ed impediamo agli utenti italiani, volenti o nolenti,per errore o per dolo, di incrementare questo business.

Ed è ovvio, vista l'unanime avversione per il piùspregevole di tutti i delitti, che bloccare l'IP di un sitopedopornografico non produrrà mai quel mare di polemiche che hasuscitato quanto raccontato da PI. Questo perché, in quel casolì, la censura non si è indirizzata verso un sito diviolenze, ma ha preso di mira un server cinese in quanto da quel serverera possibile, con strumenti a disposizione di tutti, scaricare ediffondere immagini di proprietà di SKY. Il blocco dell'IP, cheTelecom ed altri hanno già attivato perché cosìrichiesto dal magistrato, non è quindi legato ad un abietto casodi violenza su bambini ma ad una questione di diritti d'autore ediritti televisivi.

In sostanza, si è preferito ricorrere al blocco dell'IPanziché richiedere ai gestori dei server cinesi, clienti di SKYe tenuti alla distribuzione di quei contenuti solo sulla televisionelocale, di aggiornare le proprie infrastrutture di sicurezza.Basterebbe includere nel contratto di licenza dei diritti televisivianche una clausola di sicurezza per evitare che possa aver luogo unadistribuzione non controllata, come avveniva grazie a P2P e softwaremultimediali.

Ed è questo che preoccupa. Perché se può esseretollerabile, probabilmente non per tutti ma di certo per molti, chevenga inibito tecnicamente l'accesso ad un sito che distribuisce elucra sul pedoporno, diventa intollerabile che la medesima operazionesi esplichi per una questione di proprietà intellettuale. Equesto perché impedire ad un individuo adulto di verificare dipersona, impedirgli a monte di scegliere e determinare i propricomportamenti, fossero anche degli illeciti, è fatto assaipiù grave del dolo commesso ai danni di diritti secondari. SKYevidentemente non può far altro che querelare chi ritiene violii propri diritti, la Guardia di Finanza ha dalla sua il dovere dioccuparsene e di definire le dinamiche del reato che viene compiuto, ilPubblico ministero ha poi l'obbligo di verificare e seguire leinchieste ma è il magistrato super partes quello che deve capirese una misura di censura sia o meno giustificabile.

Ed è qui che il nostro sistema si rivela fallato. E questo nonperché i magistrati sbaglino, se accade è naturale cheaccada, errare è caratteristica intrinseca del nostro essereuomini, ma perché tutto questo avviene in una condizione disemi-clandestinità. Quanti sono oggi gli IP bloccati? Qualisono? Chi ha deciso di bloccarli e con quali motivazioni? In base aquali indagini? A quali denunce? E con quali procedure?

Come è emerso in recenti casi di indagini sullacriminalità informatica, ancora una volta è la normativaitaliana a segnare il passo. Da un lato consente ad un magistrato, comeè giusto che sia, di poter intervenire con tuttal'autorità dello Stato per rimediare a situazioni di estremagravità, dall'altro però nega una vera trasparenza suprovvedimenti che non riguardano solo gli indagati ma l'interapopolazione. E lo nega anche e persino per le decisioni piùcontroverse, sottraendo così ai cittadini uno dei loro dirittiessenziali, quello di poter conoscere e giudicare il funzionamentodello Stato.

Tutto questo pesa sulle promesse della rete, sul suo sviluppo e sullapossibilità che una nuova umanità più coesa epiù consapevole delle proprie diversità si affermidavvero. Sì, perché intervenire sulle cose della rete,mettere dei paletti alle possibilità di scelta delle persone,ingabbiare la loro navigazione e farlo senza dichiararlo con chiarezza,senza inserire in un sito web accessibile a tutti ogni informazione suuna censura che si è ritenuta inevitabile, èdrammaticamente pericoloso.

Parliamoci chiaro: in ballo non c'è il rapporto più omeno dinamico tra cittadino e cosa pubblica, c'è invece lanecessità di impedire il soffocamento di uno strumento che nonsappiamo dove ci sta portando ma sappiamo che è la via ad unanuova evoluzione. Finché mancherà una trasparenzaassoluta su decisioni di questa portata non solo è giustosottoscrivere l'indignazione generale ma è anche necessariochiedere alle forze politiche, tanto più che siamo praticamentesotto elezioni, di dire cosa ne pensano, di esprimersi sull'argomento edi chiarire la propria posizione in merito alla rete, e di farlo peruna volta volando, perché i diritti fondamentali risiedono moltopiù in alto delle logiche di mercato, tanto che spesso ci sidimentica della loro esistenza.

Paolo De Andreis

[Modificato da GMU 14/03/2006 1.07]



«mai litigare con un idiota , ti porta al suo livello e ti batte con l'esperienza.»

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