È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

 

online dal 19 ottobre 2003

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

libertà

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2023 08:26
18/02/2008 19:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 34
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Ascoltami ancora!

È la mia imperfezione a consentire che io avverta disagio dinanzi a te!
Nutro l’aspettativa di poter rivelarti cose.
Spero che tu possa vedere ciò che ti sta difronte.
A volte mi adopero a ché tu possa almeno solo affacciarti.
La mia imperfezione consente che io possa avvertire quel forte senso di frustrazione,
nella coscienza del tempo che si perde.
Il tempo che si perde dentro se stesso. Non ascoltarmi più.
Quando mi sentirai ancora chiederti od ordinarti di ascoltarmi: maltrattami.
Scuotimi… Svegliami!

Stef 18 feb 2008– relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
23/02/2008 21:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 35
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Alterazioni 4

Ed io li guardavo ed osservavo spesso, impossibilitato a tornare indietro.
Vedevo chiaramente che l’ostentazione di comportamenti e che l’esercizio del proprio dovere erano più tendenti al condizionamento del prossimo che alla realizzazione di loro stessi.
Le mansioni d’ufficio, intese come ciò che aveva riservato loro questo tipo di ordine, le compivano prioritariamente a quanto avessero sentito, se solo si fossero degnati d’ascoltarsi.
La mia impossibilità a retrocedere si stava trasformando in un incedere, tentando di ideare forme semplici ma meticolose di domande o affermazioni da sottoporre alla loro critica.
Questo incedere si andava fondando su di una forza che in altri casi ed in altri tempi avrei definito una presunzione, una strafottenza o una arroganza: non avevo bisogno delle loro risposte, avevo un bisogno immenso di iniettare i criteri del dubbio.
(c’erano troppe certezze nel mondo che aveva distrutto ogni credo a causa di certezze non dimostrabili ed era il momento che le nuove certezze non dimostrabili non si estremizzassero passando inosservate)
Essi espletano le loro mansioni pensando, anzi credendo profondamente, che siano tra quei pochi che lo fanno e che è per via di questo limite che non funziona a dovere la società in cui si vive.
Io potrei darlo per certo ma, dicevo, non è necessario; però desidererei che essi provassero ad ascoltarsi, per chiedersi se invece tutto quel che non funziona (la decadenza di quest’epoca che sputtanano ogni secondo) non radichi esattamente nel fatto che essi siano la stragrande maggioranza e soprattutto che ogni cosa sarebbe molto più splendente se solo s’invertisse la priorità a cui sopra alludevo.

Stef – 15/02/2007 – relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
06/03/2008 21:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 36
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Alterazioni_12_riflex

Se mente A mente a mente B

Se per esempio A mente a mente B, può risultare che mente B creda alla menzogna.
In tal caso, nella realtà di B si è formata almeno una parte di realtà inesistente. Un pezzo di realtà vera solo virtualmente. Una falsità.
Solo A ne è cosciente. B ne è incosciente.
Ciò si verifica perchè le menti sono separate e la menzogna va da una all’altra. Quindi si crea il presupposto a ché le stesse menti abbiano difficoltà all’avvicinamento. A, da quel momento, dovrà sempre calcolare una distanza congrua per non tradire la menzogna che ha proferito a B.
In altre parole, chiudendosi A verso B, dopo aver mentito, si troverà A a sostenere un ruolo consapevolmente e B a sostenerne uno inconsapevolmente.

Se mente A mente a mente A.

Se per esempio mente A mente a mente A, può risultare che mente A creda alla menzogna?
Ciò che subentra come elemento fondamentale, come elemento scindente, tra il primo ed il secondo caso, è la direzione che la menzogna assume o verso l’esteriore o verso l’interiore.
Volendo A mentire ad A si ha in pratica una inversione della freccia.
Perché sussista la virtualità di tale realtà, è richiesta la disponibilità della psiche a riconoscere il falso come verità.
È requisito indispensabile (considerata l’impossibilità della coesistenza cosciente sia di mente A che di mente B) che si formi progressivamente una mente B dove c’è mente A.
In definitiva, la famosa “ipocrisia” è l’espressione di detta impossibilità.
Perché non è il fatto stesso che in ognuno esiste un’altra mente, sebbene in diversi gradi di sviluppo, a dimostrare che si può mentire a se stessi, bensì il contrario. Non sussistendo la regolarità di una simile evenienza, lo sdoppiamento psichico non è altro che la manifestazione dell’anomalia.
In tale evenienza, dunque, non si è nella realizzazione della possibilità, piuttosto si è nel malfunzionamento.
O, se si preferisce, si è nel funzionamento che permette una sincronia tra l’attivazione di una mente e la disattivazione dell’altra (a volte cosciente ed a volte incosciente, sempre secondo il grado della degenerazione).
Fintanto che A, dopo aver mentito, sostiene la bugia semplicemente per il timore della rivelazione della verità, la formazione di B in A non ha ancora avuto inizio.
La manifestazione dell’anomalia si ha quando mente A, a furia di sostenere la menzogna comunicata a mente B, finisce per creare dentro se stessa la realtà vista da B.
Ovvero, mentre prima essa aveva creato e controllava quella realtà per B, ora le motivazioni passano a controllare essa stessa.
La formazione della mente B nella mente di A si genera precisamente allo scopo di non veder venir meno i progetti che avevano richiesto la menzogna.
S’innescano in questa maniera processi per cui le ragioni false della mente B, acquistano più importanza delle ragioni vere della mente A.

Il timore interiore del fallimento, non lascia ammettere che si tratta di compromessi, coinvolgimenti ed implicazioni fuori controllo. Impone la dimostrazione esteriore che si tratta di convinzioni.


Stef – 02/03/2008 – relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
25/03/2008 20:46
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 37
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Alterazioni 12 Ascolta (riflex)
E così d’un tratto hai avuto questi capogiri…? Come un senso di vertigine? Hai cominciato ad appoggiarti involontariamente a quei riferimenti che non avevi mai considerato e ti è parso che il mondo si rigirasse?
Tendesse a sbilanciarsi? Addirittura, ti sembrava si capovolgesse?

Ascolta. Credo che il mondo non abbia mutato quel che d’un tratto vedi muoversi e spostarsi.
Credo che le cose del mondo seguissero il loro corso anche quando tu non potevi contare su quei punti di riferimento. Il mondo era lo stesso che tu vedi oggi, ma lo strutturavi continuamente... per farlo stare fermo. Non per veder ciò che era ma per veder ciò che volevi.
Adesso che puoi riammettere l’esistenza delle verità e che puoi discriminare le alterazioni, devi solo fare attenzione ad eventuali traumi.
Forse andrebbe impostato un attento lavoro discriminatorio, per poi cercare di disattivare tutte le alterazioni che riesci a svelare ed in fondo restar certo che una completa bonifica è perlopiù impossibile.
Io credo sia un ottimo risultato anche solo iniziare la loro disattivazione. Curando estremamente colpi e scossoni troppo forti. Questo si. Credo che sbilanciarsi nella frenesia, anche qui, conduca alla disfatta.
A questo punto credo che uno debba mirare soprattutto alla qualità dei pezzi che intende risanare.

Ma quel che credo è marginale… può darsi che tu preferisca che quelle alterazioni continuino ad esistere? Che piuttosto si rafforzino e schiaccino ben bene le verità… tanto da ridurle in una necrosi definitiva? Fino a poterle amputare... e che questo guizzo imprevisto non si ripeta mai più…?

Stef – 03/03/2008 – relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
29/04/2008 21:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 38
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Maturazioni_riflex (equilibrio)

Ci vuole anche una certa dose di coraggio.
Il quale si può trarre avendo acquisito un livello adeguato di sicurezza per ciò che riguarda quanto si veniva dicendo sulle fuggevolezze e sulle immutabilità.
Possiamo chiamarlo coraggio perché il comportamento che si illustrerà, benché possa apparire leggero, comporta la dotazione di una notevole forza di resistenza.
Dunque. Quando maturano nell’uomo alcuni determinati concetti, e possiamo restare nel vago specificando unicamente che essi possono attenere al tempo od all’età, si è tentati di esternarli.
La cosa, in se stessa appare semplice, ma è in molti casi il motivo delle incomprensioni che regolano o sregolano i rapporti umani.
Infatti, succede spesso che la persona che si trova nel posto di chi intende esternare un concetto maturato, lo faccia cercando di spiegarlo illustrando la propria posizione passata ed attuale.
Questo, ovviamente generalizzando, provoca immediatamente una distorsione dalla quale può facilmente derivare una rottura (una separazione) con la o le persone a cui si sta manifestando il pensiero.
“Normalmente” è la impersonalità dell’esperienza a rendere difficile la sua comprensione, quindi si complica il tentativo di esternare questo o quel concetto, senza riferimenti personali.
Per questo, proliferano difficoltà che a loro volta generano comunemente due comportamenti dinanzi agli impulsi di comunicazione di idee e di concetti: o delle specie di rese o delle specie di aggressività.
Impossibile quindi tacere sulle ragioni dell’equilibrio. Però, sembra opportuno qui sottolineare che per raggiungere un bilanciamento congruo bisogna far leva su aspetti particolari di coraggio e di resistenza.
Quando giunge il momento di manifestare un concetto, dunque, rispetto alle due possibilità tra cui ci si trova a scegliere o si è spinti, sembra difficile comprendere che ne esista una terza.
La difficoltà a verificare l’esistenza di una ulteriore possibilità, deriva dalla avvenuta o dalla mancata maturazione interiore di quegli aspetti, citati sopra, di coraggio e resistenza che più precisamente potrebbero esser indicati mediante l’evocazione delle proprietà marmoree.
In rapporto alle qualità umane, esse si esprimono in inamovibilità, solidità e compattezza di spirito che, senza confondere con la ottusità, accompagnate da una armonia tutta interiore, dispongono un ordine capace di generare una consapevolezza eccezionalmente libera e ed illuminante che certi principi non appartengono alle sfere individuali o private.
Che certi principi non sono possedibili.
Di conseguenza a ciò fiorisce naturalmente, matura, l’opportunità di esporre un concetto in maniera asettica.
Nessuna resa e nessuna aggressione.
Si può indicare così il concetto pulito e puro, “resistendo” “coraggiosamente”, mediante un anonimo stoicismo, all’impulso di costellarlo di preavvisi o avvertimenti.
Non che questi costituiscano un errore ma un tono minaccioso, nel richiamarli, rende negativa la comunicazione come d’altra parte un tono vittimistico.
In definitiva, considerando che l’ottimizzazione del risultato dovrebbe avere possibilità infinite, per iniziare a considerare quella via alternativa, sarebbe consigliato non autostimare il proprio grado di evoluzione ed intraprendere l’esercizio dell’esternazione disinfestandola gradualmente da ogni bisogno individuale di risposte o di riconoscimenti, rinfrancando ed alimentando la coscienza esclusivamente con la radice del funzionamento della maturazione.

Stef 03 aprile 2008– relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
23/05/2008 22:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 39
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Ascolta_(uomo_macchina) riflex

Potrai toccarti e farti toccare.

Non avrà importanza la tua materia organica e soprattutto non avrà importanza ogni tua passione, se non proverai la tua presenza negli elenchi informatizzati, nelle liste dei codici, un valido PIN.

Potrai toccare e farti toccare senza riuscire a dimostrare che esisti.

Il panico s’impossesserà di te e forse di qualcuno intorno a te.
Il panico farà il suo dovere fino in fondo se non troverai l’uscita.

La condizione per la quale guarderai alla dimostrazione come ad una parte stessa della robotizzazione che te la chiede e che provocherà, simultaneamente, la cessazione della soggezione che esercita su di te.

Il panico si dissolverà quando sentirai che l’esistenza è dentro di te e che essa non t’appartiene.

Fuori di te continueranno a sussistere faccende e questioni, perché appartengono ai meccanismi, e la giustizia ti giustizierà ugualmente.

Ma distinguerai il bianco ed il nero tanto bene da concepire che ogni dimostrazione appartiene alla terra.

Stef – 30 apr 2008 – relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
31/07/2008 14:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 40
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Scelta_terraecielo_riflex

E così, tutti i giorni vediamo vincere le debolezze.
Assistiamo alle difficoltà che eventualmente comporta una loro registrazione ed a miriadi di capitolazioni.
Debolezze di ogni genere che rompono gli argini e vengono accolte ed abbracciate …La resa a quel che piace. Perché no? Che c’è di meglio?
L’abbandono ai piaceri che la terra ci offre e la rinuncia alla conoscenza del cielo, è intelligente oltre che piacevole.
La progressiva razionalizzazione umana partorisce oggi, più che mai, gli effetti dell’applicazione intensiva di questa dottrina.
E questi parti, interessanti ogni ordine e grado della società odierna, che vengono discussi, opinati, dibattuti, cinicamente raccontati e normalmente biasimati per la loro follia e la loro demenza, non conoscono univoca e incontestabile spiegazione.
Anche la società odierna, figlia del libero pensiero presenta i suoi misteri…

E si giustifica la debolezza che per il suo piacere, alla fine controlla e comanda.

La scelta tra la terra ed il cielo non può esistere più perché il cielo non è vero.
Mentre la prima si può toccare il secondo no…

Come si fa a pensare che il cielo va coltivato? Se esso non esiste, non si può pensare che lo si può toccare proprio come la terra…o che lo si può odorare…
E visto che non esiste, esso non cambia colore e non diventa bello, brutto, fantastico, né curioso.
E sebbene continui a mostrarsi infinito, i limiti a questa inconcepibilità … sono sufficienti ad una certificazione d’inesistenza.

Meglio la terra con i suoi grappoli di grassa frutta che basta cogliere. Pronti all’uso.

Il cielo non offre nessun frutto. Si dice che esista ma che bisogna coltivarlo… e che non è garantito che i suoi frutti maturino.
Anzi! Pare che la richiesta di questa garanzia sia già titolo per non veder maturarne alcuno. Chissà perché. Forse un’altra scusa?
Ma che dubbi sono questi? Ma che sono queste parole?
Ormai, le carte sono scoperte e di misteri non v’è più traccia; né in chi crede né in chi ha scelto di esser libero.

Stef – 05 giugno 2008 – relpubblic@yahoo.it
--
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
07/08/2008 22:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 41
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
alterazioni_14_riflex

Avevo uno smodato bisogno di trasferire il mio corpo simultaneamente al mio pensiero.
Avevo appena pranzato; il caldo poteva tranquillamente aver superato i trentacinque gradi e desideravo digerire appisolandomi.
Avrei voluto trovarmi in un vecchio casolare costruito in cima ad una collina, ombreggiato da almeno due grosse quercie.
Desideravo che il sonno sopraggiungesse, mentre riposavo sdraiato in una stanza in penombra, e delle leggere folate mi accarezzassero portando all’interno l’odore del fieno.
Fuori, il caldo meriggio estivo, avrebbe dovuto esser accompagnato dal canto insistente ed indelicato di una cicala.
Quel giorno, però, benché disponessi del migliore degli impianti di aria condizionata, non avrei mai potuto godere di quella condizione.

Stef 06 agosto 2008– relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
04/10/2008 21:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 42
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
L’onda._riflex

Ed alla stessa maniera in cui gioivo nel cavalcare l’onda,
che mi portò alto su tutto quel che amavo ed odiavo,
ora son triste mentre assisto al suo schianto.
Possente mi travolge
e nulla più impedisce alle acque di sbattermi come un fuscello.
Ecco che quella meravigliosa limpidezza diviene un vago ricordo,
e svanisce quella luce come le cose che rivelava.
Sento potente la forza delle acque rompere ogni argine…
distruggere… sommergere…

Stef 22 settembre 2008 – relpubblic@yahoo.it
--
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
10/11/2008 12:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 43
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
Tempo_spazio_12_riflex
Tempo_spazio_12_riflex

Eravamo tristi… affranti. Di fronte alla purezza di quella verità, nessuno riusciva a coordinare i pensieri come negli ingranaggi del quotidiano.
Eravamo tutti come disinnescati.
Forse ci disarmava più la sua genuinità, che la sua crudeltà.
Così ognuno, svilito e smarrito, non sapeva come fare per ricominciare a pensare.
Come era possibile ricollegarsi alle canonicità? Ma soprattutto: per quale motivo ricollegarsi?
Con che potenza risolutiva questa verità giungeva a spazzar via tutte le altre!
Quest’ultima considerazione mosse dentro di me qualcosa in profondità ed ebbi la forza di chiedere agli altri di seguirmi.
Silenziosi arrivammo sulla cima di un monte. Di lì potemmo scorgere grandi spazi. Chiesi di poter guardare a quelle vastità come alla unica grande realtà.
Di guardarla, cercando di non omettere mai il ricordo della sua crudeltà e della sua genuinità.
Poi chiesi di poter ricordare quante più cose possibile, abitualmente sovrastimiamo e gonfiamo, e di provare finalmente a guardarle, con il distacco (non con il disprezzo!) che merita l’effimero.

Probabilmente qualcuno non poté vedere oltre quelle parole, per l’impossibilità a svincolarsi dall’abbattimento.
Ciò non dipende solo dalle capacità del singolo e dell’universo che rappresenta, ma dalla posizione che sta attraversando, nelle naturali transizioni della continua metamorfosi cosmica.
Nondimeno, quindi, qualcun altro riuscì a svuotarsi abbastanza da sentire la propria leggerezza negli spazi che stavamo ammirando.
Sì da sentire tutta la propria rapidità, nei tempi che si riflettevano in quegli spazi.
… e forse, se non proprio quel giorno, ma in futuro e, chissà, solo per alcuni momenti, qualcuno riuscì a sentire l’immenso, tanto da rasserenarsi e da poter osar guardare alla implacabilità di quella realtà.

Stef 5 ottobre 2008– relpubblic@yahoo.it


--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
15/12/2008 23:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 44
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
destrutturazioni_3_tempo_spazio_riflex

Tutto cominciò a muoversi come in un rallenty, quando vide che i suoi interlocutori si muovevano in un labirinto.
Vide che la scena davanti ai suoi occhi, si svolgeva come tutte le scene in atto.
Ogni persona lì presente, conosceva bene la propria stanza (parte) che non avrebbe potuto lasciare facilmente.
Lui non era da meno nei confronti della sua, ma quella visione lo aveva trattenuto al di fuori per un tempo più lungo del solito.
Al rallentatore, aveva visto chiaramente quel tipo che non usciva mai dal suo locale, quello che ci aveva rinunciato e quell’altro che invece era avvezzo a lasciarlo.
Non poteva ancora dimostrare decisamente i segnali che distinguevano il primo dal secondo tipo ma aveva potuto decifrarli almeno dentro di se.
Così, non era neanche sicuro del fatto che il secondo fosse poi così pratico nelle vie del labirinto fuori delle stanze.
Di quest’ultimo gli appariva chiaro solo che, nelle uscite, la libertà conquistata restava mutilata da un principio fondamentale: non perdere mai la via del ritorno.
Questa moviola non gli aveva permesso di guardare meglio alle scene ed agli attori, ma gli aveva permesso, e questo lo aveva allibito, di vedere la loro collocazione.
Gli scenari, pieni di attori, erano lambiti ed avvolti dai percorsi di un labirinto. Una reticolo che ogni attore era libero d’intendere come possibilità di collegamento o come divisorio. Esso univa gli scenari e nello stesso tempo li separava.
Fuori da ogni scenario, il labirinto era, comunque, l’assoluto ed il vero.
Quel reticolo avviluppato intorno alle dimore degli attori, di cui la maggior parte di essi non era neanche a conoscenza, in cui molti di essi avevano abbandonato ulteriori esplorazioni, di cui molti altri avrebbero continuato a percorrere solo i tratti già esplorati ed in cui altri, pochissimi, vi avevano stabilito la loro esistenza, era la realtà.

Stef 20 agosto 2008– relpubblic@yahoo.it

--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
21/12/2008 23:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 45
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
destrutturazioni_4_riflex (alerazioni)

Bisogna fare attenzione ad una cosa.
Chi è incline a capire la libertà, a destreggiarsi con gli equilibri ed a guardarsi come ad un estraneo, prima o poi potrebbe verificare nella propria condizione, una emergenza.
Potrebbe verificare difficoltà a trovare sicure vie d’uscita.
La cosa a cui bisogna badare, è il fatto che una grande quantità di azioni, cose, abitudini e costumi, mode, regolamenti o norme, sia nel particolare che in generale, si istituiscono mediante l’ubbidienza della psiche.
Il riconoscimento di tutte queste cose da parte della mente, le trasforma in realtà.
Una realtà strutturata, risultante dagli incastri e della somma delle psichi.

In quanto appena accennato non vi è una critica indiscriminata e negativa verso ogni edificazione della mente umana. Non deve venir meno la coscienza delle necessità che implica la tendenza alla socializzazione dell’essere umano.
Però vi è sicuramente un’accusa a tutte quelle edificazioni che, quando non sono affatto necessarie, sono addirittura deleterie. Vi è una chiara denuncia a quelle costruzioni che null’altro sono se non ottusità o maniacalità.
Quando la loro inutilità ed il loro danno, sono rivolti esattamente contro l’uomo nel suo significato più alto e più profondo.
Esemplificare in modo specifico potrebbe fuorviare ma, cercando di farlo il più genericamente possibile, è necessario al fine di poter illustrare il concetto.

1. Così si potrebbe accennare a tutti quei tributi che lo Stato applica al suo medesimo popolo con evidente pretestuosità.
A tutti quei tributi che applica nascondendosi dietro sotterfugi, delegando queste novità degli Enti locali, o accordandosi indegnamente con potentati economici.
In questi casi un reale “potere del popolo”, si verificherebbe solo con una diretta manifestazione popolare, capace del discernimento tra atti giusti e atti legali.
Ossia, la dimostrazione popolare di una facoltà d’intendere che gli atti ingiusti e quelli giusti, dell’autorità, dipendono dalla giustificazione certificata che questa si è preoccupata di approntare e di ratificare.
Che tale manifestazione non riveli un numero troppo cospicuo della base che scelga solo per appartenenza alle bandiere e, di conseguenza, dimostri l’insufficienza della capacità di discernimento sopra richiamata.

2. Oppure, si potrebbe accennare all’alterazione rappresentata dalla necessità dell’acquisto.
Questa insolita conquista va esaminata concentrandosi sulla impotenza che la risultante, del totale delle psichi, prova nei confronti della tentazione.
L’impotenza: unico e reale fulcro su cui fa leva la compera dei “Beni di secondaria necessità”.
“Beni” che costringono il tempo della vita in spazi angusti. “Beni” che spesso costringono gli spazi stessi.
“Beni” che realizzano uno spettro variegatissimo di malesseri.
È tale l’ubbidienza psichica, che porta le quantità umane all’esercizio di detta realtà, che si riconosce ufficialmente questo stato delle cose con il nome di “benessere”.
Qui il potere del popolo, invece, non potrebbe vedere la propria realizzazione, se non attraverso una progressiva applicazione di misure atte a ridurre l’impegno che implica oggi il superfluo. Rimedi atti, sia ad impedire alle droghe ed ai sedativi di provocare l’impotenza, sia di favorire una reazione al presentarsi dell’attacco inibitorio.

3. Si potrebbe anche accennare a varie schiavitù che subdolamente affliggono l’esistenza nei suoi aspetti più comuni.
Allo stato embrionale, esse sono ordinarie faccende che restituiscono un benessere dal loro espletamento.
In seguito, però, i loro risultati si trasformano in afflizione, senza una reale percezione della causa da parte della vittima.
Questa, diminuisce la propria capacità di valutazione degli effetti di quella faccenda perché reputa assodata la sua azione benefica ed aumenta l’assuefazione al suo ripetitivo esercizio.
Una cosa che inizialmente provocava benessere passa ad incatenare e ad ostacolare il vero ed unico bene dell’individuo: la sua libertà.
Qui, nel particolare, si dimostra che per l’uomo, le possibilità di essere tiranneggiato, sono infinite e che, quindi, un eventuale potere del popolo, immaginato nell’universo del singolo, non può realizzarsi senza il riconoscimento, della vittima, di tali capovolgimenti delle cose.
Allorquando si raggiungesse un grado di persuasione che quella faccenda è comunque una faccenduola, cioè si comprendesse la sua entità anche senza la liberazione dall’obbligo di espletarla, sarebbe concretizzato un vero potere del popolo.
Il significato di tale potere deve nascere dall’ammissione che determinate priorità possono e devono esser riesaminate in maniera continua e che un procrastino di quella faccenda, a favore di un’altra, in diversi momenti, in diversi stati e condizioni, può rendere giuste misure alla persona ed alle cose con cui ha a che fare.

È abbastanza chiaro che di esempi se ne potrebbero fare tanti ma il rischio è quello di perdersi nei dettagli e, benché questi abbiano la loro importanza, qui si vuole tener in vista la questione pronunciata in principio.
L’attenzione ad eventuali emergenze. La verifica della facoltà ad alzarla.
Dunque: si è nel possesso di questa, quando emerge, anche sporadicamente, la capacità di valutazione, dinanzi alle azioni che si effettuano e dinanzi a quelle che si preparano.
L’attenzione può considerarsi adeguata quando permette una valutazione dei lavori, dei canoni, dei codici più consueti e cristallizzati, ammettendo, nel contempo, prigionie o sottomissioni personali.
Quando la valutazione è diretta verso le strutturazioni mentali, ovvero quando sia in grado di processare l’edificazione che sta nel conformismo e nella moda, quanto la stessa che sta nell’anticonformismo e nell’originalità.

In conclusione, l’essere che si è ben destreggiato nel non riconoscere alle strutture il carattere di realtà, e che si trovi dinanzi ai pericoli sopra accennati, potrà servirsi di un’attenzione ancora capace:
interiormente, di destare la reazione più idonea al giungere della condizione (causata dagli imperativi dettati dalle risultanti che sempre comprendono delle maggioranze mai all’altezza di considerare congruamente le diverse consistenze delle strutture che rappresentano, né di tener presente il loro posto temporaneo nell’immutabile), per la quale riconoscerà nella propria vita poco o nulla che gli appartiene;
esteriormente, di approntare illustrazioni di equivoci, esibizioni di ambiguità, sconfessioni di modelli, al netto della preoccupazione sulla quantità di riuscita.

Se la sua capacità di equilibrio avrà salvato la facoltà d’attenzione, egli baderà alla ricerca della migliore evidenziazione della alterazione, malgrado essa, alla fine, non giunga che ad un solo cuore o neppure a quello.

Stef 29 ottobre 2008– relpubblic@yahoo.it
--
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
12/01/2009 22:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 46
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
La_risultante_riflex

Spesso si è dissertato intorno alla diversità e all’eguaglianza e ci si potrebbe tornar sopra prendendo a ragionare sul significato della cosiddetta “risultante”.
Probabilmente, l’accostamento che si farà nei ragionamenti, potrà far pensare a personali esperienze e a relazioni attinenti le proprie specifiche occupazioni ma è altrettanto probabile che in generale, alla fine, si possa intravedere tale accostamento come un’applicazione compatibile con moltissime diverse condizioni.
Bene, mi capita di non riuscire a rinunciare al tempo libero che il mio impiego lavorativo mi concede. Oggi, in tale ambiente, la maggioranza invece preferisce occuparlo effettuando orario straordinario di servizio.
Queste due righe di preambolo devono bastare, senza esagerare con specificazioni, a sviluppare quel che si diceva circa la risultante, vero e superiore obbiettivo di questo discorso.
In questo caso, quindi, la condizione di diversità è rappresentata dal fatto che qualcuno considera privilegio, ed agio non indifferente, poter sfruttare e godere di quel tempo libero che lo statuto gli consente e, di contro, ritiene addirittura offensivo non accettare simile provvidenza.
In maniera diametralmente opposta, qualcun altro considera sprezzante ed offensiva, la non accettazione dell’opportunità di guadagnare più in denaro.
Ovvero la differenza consiste esattamente nella cognizione del valore. Quindi, dal condizionamento che si è portati a nutrire nei sui confronti.
Qualcuno considera molto alto (o inestimabile se non dipendesse dal contesto) il prezzo per la vendita della propria vita e qualcun altro, invece, sembra sempre più disposto a svenderla (e non ci si riferisce a tutti i casi obbligati appunto dal contesto).
A questo punto si può tentare di lasciare ancora un poco di più al loro destino i significati più prettamente materiali, per tentare di liberare la capacità di guardare al concetto di valore.
È la sua relazione con la necessità che lo rende ciò che è e questa va tenuta ben presente nelle considerazioni su tale concetto.
E dove si stabiliscono i criteri di valore? Nella mente. Il più intimo dei campi di battaglia dell’essere umano. Il luogo dove rimescolano e si fondono continuamente essenza e formazione.
Nel caso che si è preso in considerazione, si è detto che alcuni preferiscono il valore in un modo, malgrado non possano soddisfare il bisogno economico, e che altri lo preferiscono in altra maniera, malgrado non soddisfino bisogni di natura diversa da quella economica.
Come il primo non gode di questa cosa, il secondo non gode di quell’altra.
Il fatto è che il primo non gode di un valore visibile e toccabile da tutti, mentre il secondo non gode di valori che iniziano ad esistere solo se si permette loro di maturare.
Valori che realizzano la loro “visibilità o tangibilità” attraverso adeguati tempi.
È semplice concludere, allora, che di quanto nel primo tipo separa il valore dalla compera, nel secondo non v’è più traccia.
Così, diventa addirittura naturale, ma appare più idoneo dire logico, che quest’ultimo, per aumentare la capacità di compera, continui a sottrarsi quei tempi, appunto, necessari a maturare la giusta sensibilità verso le accennate diverse tangibilità o visibilità.
(chiaramente, come già accennato in parentesi precedenti, in quanto si sta dicendo è indispensabile presupporre condizioni di vita che garantiscano almeno i livelli minimi di soddisfazione ai bisogni umani basilari. La mancanza di questi minimi, aprirebbe a tutta una serie di considerazioni che per la loro complessità è bene lasciare ad un altro scritto).
In altre parole il primo tipo può ancora fare riferimento alle essenzialità, il secondo invece, è dipendente da quanto si è costruito intorno ad esse.
Cioè, il primo riesce a vedere, o almeno a percepire nell’offuscamento, quel che concerne le essenzialità, mentre il secondo ha perso quella percezione, per orientarsi esclusivamente attraverso tutta una serie di superficialità che rivestono la realtà.
Il primo sembra possedere la bussola quando le strutture scricchiolano. Il secondo, al contrario, prova terrore al solo pensiero che le strutture vengano ispezionate.
Allora: giudicare semplicemente quale sia il tipo che detiene la verità, non appare né efficace, né corretto e la drasticità dovrebbe essere terreno esclusivo di pochi veri saggi, così, per giungere ad alcune deduzioni, si proverà a sottolineare alcuni aspetti che riguardano le “forze” e la “risultante”, tanto che ognuno possa strutturare mediante il proprio attuale stato di essenza e formazione.
Ebbene: la risultante, è la direzione e la potenza della forza, calcolata tra tutte le direzioni e le potenze delle forze che agiscono su di un punto.
La risultante oggigiorno, nelle associazioni umane, vede la maggioranza delle forze che la determinano, agire come il tipo che preferisce vendere sempre maggiori tempi della propria vita in cambio di sempre maggiori potenzialità d’acquisto monetario.
Eppure, tale risultante, per quanto uniformandosi sempre più nella direzione e potenziandosi sempre più nella forza, tiene conto di variazioni quantunque piccole.
Anche una sola forza, per quanto piccola, determina una variazione sufficiente a rendere delle differenze nella risultante.
Ora, se continuiamo a riferirci all’esempio del tempo di impiego lavorativo, come non comprendere che la standardizzazione del senso del valore è una potente forma di oppressione nei confronti dell’umanità?
Benché si discuta spesso di diritti umani o di crimini contro l’umanità, l’uomo ultimo permette una forma di tirannia come quella di unificare il concetto di valore.
Chi, se non i casi che vivono nella garanzia dei bisogni basilari, può preoccuparsi di emancipare lo stolto?
Chi, se non questi privilegiati, dovrebbe preoccuparsi di rammentare a tutti che le promesse di emancipazione da antiche oppressioni, nella risultante, si sono manifestate nella dittatura del materialismo?
Chi, se non tutti quelli che possono appagare almeno i sensi del proprio corpo, dovrebbe preoccuparsi di evidenziare che, per quanto importante sia la condizione economica, non si può relegare e costringere il significato di “benessere”!
Nonostante i criteri mercantili appaiano gli unici riferimenti ai quali rapportare tutto il resto e sia innegabile la condizione di esserne fatalmente soggiogati, per quale motivo non dovrebbe essere prioritario impegno della singola mente quello di una accurata ispezione? Quale sarebbe il motivo che determina la variazione del significato di libertà quando l’emancipato, sotto detto giogo, non può liberarsi dell’inganno chiamato “benessere”?
Se non ci si persuade che è la mente umana a dar valore a questa o a quella cosa, non ci si rende conto che troppo spesso si subiscono i valori della risultante.
Se si schiudessero alcuni fondamentali passaggi, che a qualcuno possono apparire oltremodo risaputi, si noterebbe immediatamente quanto auspicabile sia per l’uomo dei tempi ultimi, la ricerca del valore che egli considera tale dentro di se.
Meno auspicabile, invece, è proseguire a contribuire alla costituzione ed al rafforzamento delle strutture, mediante il consapevole od inconsapevole accorpamento alla risultante, la quale potrebbe rivelarsi, un infausto giorno, nel calcolo della somma delle forze senza più variazioni di direzione.
Ecco perché, sebbene si dica il contrario, la libertà non è stata mai tanto subdolamente inquinata come nell’ordine ultimo. Ordine che può permettersi dispacci immediati a quantità di masse mai immaginate, per definire standard di azioni e pensieri. Ordine travestito da buon amico, che non può avere nessuna colpa in quanto democratico.
Quantità enormi di masse trafitte di un lampo, fino al più lontano dei suoi elementi.
Per la verità, dovrebbe essere, sempre meno auspicabile questa voglia di uguaglianza, quantunque l’ordine prescriva di amarla.
(Per la verità, l’ordine non si preoccupa mai di insegnare ai suoi figli la meraviglia delle differenze ed il rispetto verso le stesse)

Stef –19 settembre – 15 dicembre 2008 – relpubblic@yahoo.it

La_risultante_riflex

Muy frequente, en pasado, se hablò sobre a la diversidad y a la igualdad y se podrìa volver a hacerlo tomando el discurso imaginandose la que se le dice “resultante”. (en Italia termino tecnico)
Probablemente el razonamiento podrà hacer pensar a experiencias muy relacionadas a especificas ocupaciones personales, pero todavia es tambien probable que se vean significados muy compatibles con varias condiciones.
Bien, quiero solo decir que no logro renunciar al tiempo libre que me deja mi empleo. Hoy, en el mismo ambiente la mayoria prefiere ocuparlo con orarios extraordinarios de trabajo.
Dos linea que deben alcanzar, sin exajerar con detalles, a desarrollar el asunto sobre “la resultante”, verdadero objettivo de este escrito.
En cuanto dicho en el preambulo, entonces, la condicion de diversidad està representada en el echo que alguien considera privilegio poder disfrutar de el tiempo libre que le deja la organizacion por la cual trabaja y considera hasta una ofensa rechazar simejante suerte.
Opuestamente, algunos otros consideran despreciante y ofensivo no aceptar la oportunidad de ganar mas dinero.
La diferencia està esactamente en la idea del valor.
Alguien considera muy alto (hasta inestimable si no dependerìa del contexto) el precio para la venta de su propia vida y otros parecen cada vez mas despuestos a estar de rebajas (sin hacer referencia a todos los casos obligados por el ya nombrado contexto).
A este punto se puede intentar de dejar un poco mas a sus destinos los significados mas materiales, y probar a liberar la capacidad de concentrarse sobre el concepto de valor.
Ahora: sus relaciones con las necesidades son lo que lo rinden lo que es y esas relaciones hay que tenerla bien en cuenta mientras se opina sobre este concepto.
Bien. Donde se establecen los parametros del valor? En la mente.
El mas intimo de los campos de batalla del ser umano.
El lugar donde sin parar se mezclan esencia y formacion.
En el caso que se ha tomado como ejemplo, se ha dicho que hay quien prefiere el valor de un modo, a pesar de no poder satisfacer mucho lo economico, y hay alguien que entiende el valor de otra manera, a pesar de no poder satisfacer necesidades de natura distinta de la economica.
Como el primero no goza de una cosa, el segundo no goza de la otra.
El echo està en que el primero no goza de un valor visible y tocable por todos, mientras el segundo no goza de valores que empiezan a existir solamente si se le permite de madurar. Valores que solo a traves de tiempos adecuados pueden realizarse en visibles y tocables.
Pues, es muy simple concluir que: de lo que en el primero divide el valor de la compra, en el segundo ya no existe para nada.
Por eso, està claro que este ultimo tipo, queriendo aumentar la compra, sigue quitandose esos tiempos necesarios a la maduracion de la justa sensibilidad para ver y tocar otros valores.
(como ya dicho, es obvio que en todo esto hay que presuponer condiciones de vida que garantizan niveles minimos de satisfacion a las necesidades umanas basilares. La falta de esta presuposicion, abriria a una serie de consideraciones tan complejas que es mejor escribir algo separado de este escrito).
En otras palabras el primero puede todavia referirse a lo esencial, el segundo solo puede referirse a cuanto esta costruido al rededor de lo esencial.
El primero logra ver, o almeno a percibir en el humo y en las nieblas, lo que partenece a lo esencial, mientras el segundo perdiò esa percepcion, para manejarse (orientarse) solo a traves de lo que recubre la realidad.
Uno parece poseer la brujula cuando se escuchan crujidos en las estructuras, el otro se asusta al solo pensar que estas puedan ser ispeccionadas.
En fin, juzgar simplemente quien de los tipos tenga razon, no parece correcto ni eficaz, y asì, para llegar a algunas concluciones, se intentarà ese asunto sobre las “fuerzas” y la “resultante”, para que cadauno pueda estructurar en el actual estado de esencia y de formacion.
Pues: la resultante es la direccion y la potencia de la fuerza, calculada entre todas las direcciones y las potencias de las fuerzas que actuan sobre un punto.
Hoy en dia, en las asociaciones umanas la resultante vee la mayoria de las fuerzas que la determina, actuar como ese tipo que prefiere vender siempre mas tiempos en cambio de mayor capacidad de compras.
Pero, por mas que la resultante se uniforme, siguen existiendo fuerzas, aunque pequeńas, que determinan variaciones de direcion.
Aunque fuera una sola fuerza, lo mas pequeńa, en los resultados, determina diferencia.
Ahora, si seguimos con el ejemplo del tiempo de empleo de trabajo, ¿como no entender que estandardizar el sentido de valor es una poderosa forma de opresiòn hacia la umanidad?
Y que es el hombre ultimo, a pesar de que frecuente hable de derechos umanos o de crimenes contra la umanidad, a pirmitir esa forma de tirania!
¿Quien, si no los casos que viven en la garantìa de las necesidades basilares, que puede preocuparse de emancipar el necio?
¿Quien, si no estos privilegiados, deberìa preocuparse de recordar a todos que las promesas de emancipacion de antiguas opreciones, en la resultante se manifestaron en la dictadura del materialismo?
¿Quien, si no todos aquellos que pueden satisfacer el cuerpo, deberìa preocuparse de evidenciar que, a pesar de la importancia de la condicion economica, no se puede relegar y apretar el significado de “bienestar”?
No obstante los criterios mercantiles parescan las unicas referencias a las cuales relacionar todo, y que no se pueda negar esta condicion de sumisiòn, ¿porquè no deberìa ser prioritario, por el individuo, un intimo empeńo en una cuidadosa ispeccion?
¿Y al fin cual serìa la causa que determina la variacion del significado de libertad cuando el emancipado, bajo esa sumisiòn, no puede liberarse de esa trampa dicha “bienestar”?.
Si no nos persuadimos de que es la mente umana a dar valor a esa o a aquella cosa, no nos podemos dar cuenta que muy frecuente, los valores de la resultante no se comparte, se sufren. En esto no hay nada raro. Lo raro està en empezar a creerselos y a defenderlos.
Si se abririan algunos pasajes, que muchos consideran muy bien conocidos, se notaria cuanto deseable seria por el hombre de los ultimos tiempos, la busqueda del valor que lleva adentro de si mismo.
Meno deseable, al contrario, seria seguir reforzando la estructura resultante, sea conscientemente que inconscientemente, la cual podria revelarse, un amargo dia, mediante el calculo de las potencias de las fuerzas pero sin mas ninguna variacion de direcion.
Por eso, si bien se diga todo lo contrario, la libertad nunca fue tan engańosa y ingeńosamente contaminada como en el orden ultimo. Orden que, mucho mas de los precedentes, pudo lograr estandardizar acciones y pensamientos. Orden que se disfrasò de buen amigo. Orden que no puede tener ninguna culpa por ser democratico.
Orden que puede alcanzar masas increibles de gentes con la rapidez de un flash (y de una vez)... y llegar hasta el mas lejo de sus elementos: el individuo.
En verdad, deberìa ser siempre meno deseable esta gana de igualdad, a pesar de que el orden nos manda de inorgullirse de amarla.
(En verdad, el orden nunca se preocupa de enseńar a sus hijos que lindas son las diferencias y aprender a respectarlas.)

Stef –19 settembre – 15 dicembre 2008 – relpubblic@yahoo.it
--
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
15/02/2009 22:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 47
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
nozionismo_cosmo_riflex

È quando, nella brama, ti rendi conto di qualcosa che non vuoi.

Quando ti rendi conto che stai lasciando gli equilibri del desiderio.

È quando qualsiasi talento si trasforma in superbia, che le cose rovinano.

Quando non vedi più che le cose accadono e accadono lo stesso.

Quando inizi a credere che puoi evitare il tramonto.

È quando la tua protervia arriva ad esigere la soppressione della notte.

È lì.

Lì è la piena stagione dei tuoi guai, uomo.

Stef – 20/01/2009 (28/01/2009) – relpubblic@yahoo.it

--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
11/09/2009 00:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 48
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Ascolta_tempo_spazio_riflex

Sembra che non vuoi fartene una idea.
I tuoi formidabili sforzi nella ricerca delle tue origini non hanno ancora ottenuto una inequivocabile risposta.
Le prove che cerchi, quelle che tu pretendi, sono ancora confutabili e quindi non hanno valore. È la tua dottrina ad essere così inflessibile, non te ne affliggere.
I più alti rappresentanti della tua dottrina continuano a discutere e nella realtà, proprio per via delle tue regole, non è ancora possibile celebrare definitivamente e certamente la risposta alla tua ricerca.
Eppure sembra proprio che tu non possa andare oltre. Sembra che non vuoi pensarci! Sembra che il tuo pensiero subisca uno stand-by a causa del tentennamento delle tue ricerche!
Eppure potresti sperimentare, no? Come fa la tua specie di dogma? Prova, tenta e sonda.. va bene?
Facciamolo insieme!
Accettiamo, una alla volta, ogni tesi sulle tue origini e su quelle del tuo mondo.
Accettiamole come se tutti i tuoi guru fossero d’accordo. Una per una, Ok?
Celebriamo la prova provata delle tue origini e di quelle del tuo mondo. Qualsiasi essa fosse.
Allora? Ammessa in mille modi diversi una origine, hai determinato che prima di essa tu non c’eri, né tu né il tuo mondo.

… ebbene? cosa vuol dire?
Cosa è che c’era prima? Dire che prima non c’era nulla, ha un senso? Forse sarebbe più corretto dire che prima non c’era nulla di te né del tuo mondo …
… ohhh, adesso si che ci siamo. Puoi fartene una idea adesso?
Forza. Inizia a studiare le radici di questo nulla. Un nulla in cui il tuo piccolo tempo ed il tuo piccolo spazio si dispiega.
Vuoi fartene una idea? Allora studia, definisci anche le conclusioni del nulla!
Dai. Vediamo un po’ come definire il principio e la fine dell’assoluto.

Ebbene, cosa ne sarà di questo mondo fra mille, duemila o centomilioni di anni? In quali spazi ha navigato o navigherà questa tua galassia? Quanto tempo e quanto spazio c’è in questo nulla?
Puoi fartene una idea?
Questa miriade di cose che ti circondano ogni attimo, che usi e rincorri, che compri e che rompi, che costruisci ed aggiusti, che sposti e riponi, …e che brami e che sbatti e che ami, puoi proporzionarle validamente al fatto che non puoi avere una idea precisa dell’infinito?

Stef 09 09 ‘09– relpubblic@yahoo.it
--
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
12/11/2009 21:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 49
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
Equilibrio_compensazioni_riflex

Il caos è in grado di sorprendere per via delle compensazioni che riesce a procurare.
Sorprende perché la razionalità, benché riesca a sua volta a stupire con i suoi risultati, spende eccessive energie nei tentativi di risoluzione degli squilibri che essa stessa produce ricercando il conseguimento della compensazione.

Il caos è l’universo e tale è l’ordine delle cose.
Il tentativo di ordinare il caos, sebbene possa apparire come sviluppo o progresso, spesso è insensato.
L’ostinazione, in questo tentativo, può essere una ottusità molto grave.

Sempre più sovente, dunque, si è dinanzi a ciò che dev’essere, forzandone il corso; sempre più frequentemente, si è di fronte a ciò che non dev’essere, rafforzandone le ragioni.

Stef 02 giugno 2009– relpubblic@yahoo.it
--
[/COLORE
]
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
15/05/2010 12:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 50
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
--
Equilibrio_buon_pensiero_riflex – (IN PPP)

Nel codice del pensiero collettivo sono contenuti tutti quei parametri nei quali il buon pensiero è libero di muoversi. Ovvero, essendo esso, per l’appunto, tracciato al fine di costruire il buon pensiero, ne consegue che le idee che si collocano al di fuori di detti parametri, non godono delle libertà di movimento dentro il codice, cioè non sono il buon pensiero.
La costruzione del buon pensiero, prevede anche la codificazione accurata di idee e comportamenti rivoluzionari. Tutta una gamma di ideali artefatti, che godono della libertà di vagare nei parametri del codice del pensiero collettivo, essendo essi stessi parte del buon pensiero.
Ecco che è chiaro il motivo per cui spesso, si possono ascoltare concetti che ribadiscono ciò che non può essere avversato e che costituiscono propriamente quel che può e deve essere sostenuto.
In determinati casi si potrebbe anche ammettere d’ascoltare delucidazioni e spiegazioni delle idee codificate del buon pensiero, ma è davvero antipatico assistere a delle ignoranti ripetizioni.
In siffatta configurazione, il massimo della diatriba, sebbene molto chiassosa, è rappresentato dall’accanimento con cui qualcuno difende le posizioni più buone del buon pensiero contro qualcun altro che interpreta la parte anticonformista del buon pensiero stesso.
Finestre, squarci dai quali è possibile osservare che un codice sta esaurendo, o ha esaurito, il potere di controllare gli spazi che ha delimitato. Squarci da cui si può rilevare che in tali ambiti non v’è spazio per idee che non abbiano subito uno sdoganamento.
Tutto ciò può anche non essere il peggiore dei mali (qui sarebbe possibile disquisire all’infinito sul concetto di peggiore o di migliore) ma comporta certamente un notevole rischio per chi stila un codice. A lungo andare potrebbero perdersi gli equilibri che ci si è prefissati di armare e mantenere. Si può star certi che dai fautori di un codice non giungerà mai l’aiuto a riconquistare un equilibrio eventualmente perso; essi non guardano fuori dei loro parametri come ai luoghi in cui cercare risorse per un nuovo bilanciamento.
Ebbene, ecco, di quando in quando, nei posti più disparati, a volte nei momenti più improbabili e nelle situazioni più inaspettate, entrare in gioco la follia.
In certi frangenti, un’idea, anche solamente allo stato embrionale, che si ciondola fuori delle libertà concesse dal codice, con tutta la sua assurdità, va a turbare fugacemente, a volte in maniera involontaria, altre volte furbescamente, il buon pensiero. Una piccola esautorata idea, all’improvviso, interviene a riparare a degli squilibri.
È in questa maniera che si sostengono gli equilibri che il codice costruisce fin dove ne ha le possibilità.
Inconsapevole e pretenzioso, il codice, viene supportato da tutta quella confusione di anomalie, che non ammette, le quali continuano a vivere, a morire, a proliferare fuori degli spazi da esso controllati e definiti. Follie che d’un tratto prendono direzioni inaspettate e trafiggono gli sbarramenti del buon pensiero con una originale vena di freschezza. D’un tratto un pensiero inammissibile va a gettare una luce splendida su canoni stantii. Esplode con un brillio così intenso da illuminare anfratti dimenticati del buon pensiero.
Si può star certi che queste fantasie non provocheranno mai una rivoluzione che sia netta e repentina. Un radicale cambio di codice può derivare solo da una organizzazione e, dette fantasie, errando singole ed indipendenti, a causa della loro naturale incapacità a costituirsi in un sistema, non possono avvicendare un codice.
Così, tali meraviglie, peregrinano serene nella consapevolezza che il loro esilio è naturale e giusto. Serene, consapevoli e fiere di essere fondamentale elemento, per l’equilibrio delle folli strutture del buon pensiero.

Stef 11 dicembre 2009– relpubblic@yahoo.it

--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
23/07/2010 18:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 53
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
destrutturazioni_22_riflex
--
Il contrario è l’eguale
ed un tutto non è mai unico

dal seme deriva il frutto
e dal frutto deriva ancora il seme…

e come mai non può essere per sempre,
sempre non sarà mai
--
Stef 15 giugno 2010 – relpubblic@yahoo.it
--
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
21/12/2010 10:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 54
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
--
equilibrio_affidabilità_riflex

Chi ammette sistematicamente l’incertezza è più affidabile di chi sistematicamente non ha dubbi.

(L’affidabilità riscontra maggiore offerta laddove non viene negata nessuna possibilità al sondaggio dell’incertezza, proprio quando questa appare inesistente.
Vi è, di contro, maggiore incidenza d’inaffidabilità, ogni qualvolta il sondaggio viene negato, dinanzi a percentuali minime d’incertezza, a favore di una sbrigativa, libidinosa e tracotante certezza.)

Stef 15 dicembre 2010 – relpubblic@yahoo.it

--



“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
18/11/2011 07:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 55
Registrato il: 21/10/2006
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
-- --
Destrutturazioni_24_momenti_riflex

Se fai tutto ciò che devi fare non hai tempo per ciò che vuoi fare ... se devi pensare a ciò che devi pensare ... non puoi riflettere ... ma se riesci a conciliare tutto questo: dire quel che vuoi senza fare del male, dire quel che devi senza farti male; fare quel che vuoi insieme ai tuoi doveri, senza fare e farti del male ... pensare come devi, mentre lasci spazi adeguati ai sogni ed alle meraviglie della fantasia, stai attraversando davvero un buon momento.

In ogni caso è un momento.

Tra un anno o forse tra un’ora, potrebbe cambiare la maniera in cui consideri un dovere od un desiderio … causando la necessità di regolare di nuovo ogni rapporto ed ogni compromesso tra ciò che devi e ciò che vuoi.

Potresti pensare che non stai attraversando quello che si dice: un buon momento… ma è un momento. È pur sempre un altro momento …

Momenti … che in ogni caso, buoni o meno, inghiottiranno qualunque dovere e ciascun desiderio … compreso te stesso.

Stef 19-20/01/2011 relpubblic@yahoo.it


-- --

[Modificato da relpubblic 18/11/2011 07:19]
“Il modello” fa di ognuno il tiranno di se stesso...
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:15. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

 

 

Statistiche nwo.it

 

Statistiche Forum