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iran e nuovo ordine mondiale

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2009 14:51
16/06/2009 12:29
 
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quale sara' il futuro iraniano?
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Esteri Alta la tensione a Teheran, il Consiglio dei guardiani: "Pronti a ricontare i voti". Oggi nuovo corteo16 giugno 2009. E' una calma carica di tensione quella che regna stamane su Teheran, dopo l'uccisione di sette manifestanti avvenuta lunedì durante una gigantesca manifestazione degli oppositori del presidente Mahmud Ahmadinejad e una serie di incidenti che sono continuati in nottata in varie zone della città. Sulla scia delle proteste, intanto, il Consiglio dei Guardiani della Costituzione si è detto "pronto" a ricontare i voti delle elezioni che hanno sancito la contestata vittoria di Mahmud Ahmadinejad. Il Consiglio ha evidenziato che il riconteggio delle schede potrebbe determinare un cambiamento nelle percentuali ottenute dai candidati alle presidenziali. Il candidato riformista Mir Hossein Mousavi aveva fatto appello ieri al Consiglio chiedendo che le elezioni venissero annullate, ma si è detto "poco ottimista" sul verdetto.Oggi un'altra manifestazione - Il tam-tam che corre su Internet, ma più ancora di bocca in bocca, parla anche di una nuova manifestazione che alle 17.00 ora locale (le 14.30 ora italiana) dovrebbe partire dalla Piazza Vali Asr, nel centro della capitale. La stessa dove due giorni fa Ahmadinejad ha radunato decine di migliaia di suoi fedelissimi per festeggiare l'annuncio della rielezione e dove oggi vorrebbero radunarsi di nuovo anche i suoi sostenitori. Il candidato riformatore Mir Hossein Mussavi ha fatto appello a suoi sostenitori perché la manifestazione sia "calma e pacifica". Arrestato leader riformatore vicino a Khatami - Intanto è stato arrestato Mohammad Ali Abtahi, ex stretto collaboratore del presidente riformista Mohammad Khatami nonché ex vice nel governo. Si tratta di uno dei più convinti riformisti e tra le figure più invise ai conservatori. Alle presidenziali ha sostenuto la candidatura di Mehdi Karoubi. Fonti dell'opposizione affermano che anche un altro leader riformista, Saeed Hajjarian, è stato arrestato stamani. Hajjarian è un alleato di Mir Hossein Mousavi. Un funzionario delle forze dell'ordine ha dichiarato all'agenzia Fars che alcuni "anti-rivoluzionari" sono stati arrestati e trovati in possesso di materiale esplosivo ed armi, senza fornire ulteriori dettagli.E la folla grida: "Morte al dittatore" - Lunedì, come era avvenuto in quelle precedenti, dai tetti e dalle terrazze di molte case in diverse zone della città si alzavano grida di 'Morte al dittatore' e soprattutto 'Allah Akbar', come avveniva nelle ultime settimane prima della rivoluzione del 1979. Allo stesso tempo, squadre di miliziani islamici sono stati visti attaccare gruppi di giovani che si radunavano, o semplicemente passavano, su alcuni dei principali viali della città. Tra questi, Vali Asr, teatro degli scontri di sabato e domenica, lungo il quale la sera ristoranti e caffé sono ora chiusi. Il presidente del parlamento Ali Larijani ha oggi criticato il ministero dell'interno ritenendolo responsabile per alcuni attacchi avvenuti contro dormitori di studenti e contro abitanti di una cittadina a nord di Teheran.Ieri s'era parlato di uno solo morto - Dell'uomo esiste anche un'immagine scattata da un fotografo proprio in piazza Azadi. E, fra poco, i sostenitori di Hossein Moussavi dovrebbero tornare in piazza per una manifestazione che si annuncia persino più grande di quella di ieri che ha visto centinaia di migliaia di persone sfidare il regime di Ahmadinejad e Khamenei al grido di "Allah u Akbar" (Dio è grande"), lo stesso slogan della rivoluzione khomeinista del 1979 che scalzò il regime dello scià e porto gli ayatollah al potere.Una milizia filo-governativa ha aperto il fuoco lunedì contro i sostenitori del moderato Mir Hossein Mousavi, scesi in strada per protestare contro la rielezione dell'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad, uccidendo almeno una persona. Lo ha constatato un fotografo dell'agenzia Associated Press. Alla manifestazione, vietata dalle autorità, hanno partecipato centinaia di migliaia di persone .Secondo il fotografo dell'Ap sul posto, ci sarebbero anche diverse persone ferite in modo grave dai colpi d'arma da fuoco sparati dai membri di una milizia filo-governativa contro i manifestanti riuniti in piazza Azadi, nella capitale. Gli spari sarebbero partiti da un edificio della milizia, legata ai Guardiani della rivoluzione islamica.Moussavi: "Pronto per nuove elezioni - Moussavi, che in un primo momento sembrava aver annullato la manifestazione, e uno dei candidati alle elezioni presidenziali, Mehdi Karroubi, si sono uniti alla folla assiepata tra piazza della Rivoluzione e piazza della Libertà, nel centro di Teheran. Era atteso anche l'ex presidente riformista, Mohammad Khatami, che chiede nuove elezioni. L'ex presidente riformatore, che sostiene il candidato Mir Hossein Mousavi, ha poi aggiunto: "Continueremo il nostro movimento fino a quando i risultati dell'elezione non saranno annullati e non sarà organizzato un nuovo scrutinio".Espulsa una troupe spagnola - Il governo iraniano ha imposto a una troupe della televisione pubblica spagnola (Tve) di lasciare il Paese dopo la copertura delle manifestazioni di protesta contro la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. Lo ha reso noto oggi una giornalista della troupe. "Ci hanno chiesto di lasciare il paese oggi stesso", ha detto la giornalista, Yolanda Alvarez, parlando al telefono alla radio nazionale da Teheran. "Siamo testimoni scomodi, vogliono eliminare qualsiasi tipo di presenza della stampa straniera", ha detto la giornalista, precisando che "ieri sera le strade erano totalmente occupate dalle truppe anti-sommossa". Diversi media stranieri hanno accusato ieri le autorità iraniane di aver impedito ai loro giornalisti di coprire le manifestazioni di protesta contro la rielezione di Ahmadinejad.


avevo creato un topic precedente dove affermavo di prevedere una elezione calda ma non ci voleva chissa' quale dono di preveggenza per prevedere questo.
forumnwo.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...



ma andiamo a vedere passo dopo passo come si e' arrivato al voto.
prima attacchi terroristici ,strano per un paese non noto alla cronaca per i suoi attentati anzi molte volte accusato di difendere i terroristi.


13 aprile
Attentato in Iran, nove morti e 105 feriti

commenti - | | 13 Aprile 2008


Una bomba esplosa ieri sera nella moschea di Shiraz, nel Sud dell'Iran, ha ucciso nove persone e ne ha ferite almeno 105. Tutti «martiri», come li ha descritti la televisione di Stato. E il bilancio potrebbe diventare più grave con il passare delle ore, perché molti dei feriti sarebbero in condizioni critiche. A riferirlo è l'agenzia iraniana Fars: in base a quanto riportato, l'esplosione è avvenuta mentre l'hojatoleslam Anjavi Nejad stava recitando il sermone settimanale contro le cosiddette «sette deviate» dell'Islam, fra le quali anche i Wahabiti, la confessione sunnita maggioritaria in Arabia Saudita.

Nessun gruppo ha finora rivendicato l'attentato, avvenuto attorno alle 21, ora locale (le 18.30 in Italia). Riunioni e prediche di questo genere, sempre secondo la Fars, si tengono ogni sabato nella moschea di Shohada, quella colpita ieri, e sono generalmente frequentate da molti giovani.
Gli attentati sono una rarità in Iran: con il suo rigido controllo su attività politiche e stampa, il regime instaurato dopo la rivoluzione khomeinista del 1977-78 è sempre riuscito a tenere a bada qualsiasi fermento di ribellione, anche se di recente si sono moltiplicati, specie tra gli studenti universitari, segnali di insofferenza nei confronti dell'ultra conservatore presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Solo qualche giorno fa, Ahmadinejad ha deciso di rimuovere il ministro dell'Interno (insieme a quello dell'Economia), Mostafa Pourmohammadi, un religioso di medio livello, vicino all'ayatollah Ali Khamenei, la massima autorità religiosa dello Stato. Si tratta del nono rimpasto dal 2005 (uno dei membri dell'Esecutivo sostituiti è morto mentre era in carica) per un leader, che se da un lato ha alzato il tono della retorica contro Israele e l'Occidente, dall'altro incontra un'opposizione interna crescente, alimentata dagli insoddisfacenti risultati economici del Paese.

Nell'estate del 2009 in Iran si terranno le elezioni presidenziali: Ahmadinejad vorrebbe correre per essere confermato alla guida dello Stato, ma alle parlamentari di marzo ha dovuto assistere al buon risultato della destra religiosa moderata di Ali Larijani, che si candida a sfidarlo. Segnali di cedimento sul fronte della sicurezza interna sarebbero ferite molto gravi per le chance di vittoria.
L'ultimo attentato esplosivo in Iran risale al 14 febbraio del 2007, quando un'autobomba, probabilmente piazzata da ribelli sunniti, uccise 13 membri delle Guardie rivoluzionarie, il corpo d'élite del regime. Anche quell'attentato avvenne nel Sud del Paese, a Zahedan. Due mesi fa, 65 persone sono state arrestate con l'accusa averlo messo in atto.

In passato, il Governo di Teheran ha accusato la Gran Bretagna e gli Stati Uniti di cercare di destabilizzare la teocrazia iraniana fornendo sostegno alle minoranze etniche ribelli che operano nelle regioni di confine.

Il bersaglio scelto per l'attentato di ieri è una delle città più famose dell'Iran e meta turistica molto frequentata per la vicinanza ai siti archeologici dell'impero persiano degli Achemenidi (559-331 avanti Cristo, con Ciro, Dario e Serse). Shiraz conta circa 970mila abitanti e oggi è tra le più importanti aree agricole e industriali del Paese. Nella regione comunque non ci sono minoranze etniche o religiose significative, diversamente dalle province di confine. (G.D.Do


Venerdì le elezioni per scegliere il nuovo presidente
Iran, ondata di attentati alla vigilia del voto: 10 morti in 5 esplosioni
Il regime accusa gli Usa: « I terroristi vengono dall' Iraq »

Morti, feriti, terrore. Ieri per l' Iran è stata una giornata di sangue. A cinque giorni dalle elezioni presidenziali che dovranno decidere il successore di Mohammed Khatami, giunto al termine del suo secondo mandato quadriennale. Il bilancio totale, secondo fonti ospedaliere citate dalla televisione di Stato, parla di almeno dieci morti e circa novanta feriti. Otto persone sono decedute e 86 sono rimaste ferite in quattro esplosioni avvenute nella provincia di Ahwaz, nel Sudovest del Paese, al confine con l' Iraq e abitata in prevalenza da cittadini di etnia araba. In serata invece due persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite per lo scoppio di una bomba nella centrale piazza Imam Hussein, a Teheran. « Vista la gravità delle lesioni subite da molti dei feriti - ha dichiarato all' agenzia iraniana Irna il generale Hassan Assad Masjedi, vicecomandante della polizia - il bilancio delle vittime potrebbe aumentare nei prossimi giorni » . Il regime di Teheran ha subito attribuito i quattro attentati avvenuti nella mattinata di ieri nella provincia di Ahwaz a un gruppo separatista filo arabo che sarebbe « appoggiato dagli Usa » , come ha dichiarato Ali Agha Mohammadi, un alto responsabile della sicurezza iraniana. « I terroristi di Ahwaz si sono infiltrati in Iran a partire da Bassora » , dall' altro lato del confine, in Iraq, ha aggiunto. « Dato il fallimento degli appelli a boicottare le elezioni - ha spiegato - i gruppi terroristici con base in Iraq tentano con questi attentati di impedire il normale svolgimento del voto » per le presidenziali di venerdì prossimo. « Questi terroristi sono stati addestrati sotto l' egida degli americani » , ha detto ancora Mohammadi. Meno chiare le circostanze dell' attentato di Teheran dove una piccola bomba, nascosta in un bidone della spazzatura in un affollato quartiere commerciale del centro della capitale, è esplosa uccidendo sul colpo due passanti. « Stiamo indagando » , si è limitato a dichiarare Jahanbakhsh Khanjani, portavoce del ministero degli Interni iraniano a proposito delle eventuali responsabilità. Anche se, considerato l' asfissiante controllo sulla popolazione, attacchi terroristici sono estremamente rari in Iran, da settimane il Paese sta conoscendo una crescente tensione dovuta sia alle pressioni internazionali volte a bloccare il programma atomico di Teheran, sia alle imminenti elezioni presidenziali, previste per venerdì 17 giugno. Mentre l' Occidente sta cercando in ogni modo di impedire agli ayatollah di dotarsi di armi nucleari ( ma il regime ha sempre sostenuto che il programma atomico, sviluppato in collaborazione con Mosca, ha solo scopi pacifici), Teheran vive la prossima consultazione elettorale con sentimenti contrastanti. Il Consiglio dei guardiani della Rivoluzione, sorta di « corte suprema islamica » con poteri di veto sui candidati alle massime cariche dello Stato, ha bocciato quasi tutti gli aspiranti presidenti: degli oltre mille che si erano fatti avanti, solo otto hanno avuto il « permesso » di presentarsi alla consultazione ( uno di questi è il pragmatico ed ex presidente Hashemi Rafsanjani). Bocciate anche tutte le 89 donne che avrebbero desiderato competere. Ieri dunque, al grido di « boicottiamo le elezioni » , considerate non democratiche, circa 2 300 persone hanno dato vita a una manifestazione antiregime all' Università di Teheran, subito dispersa dalla polizia. Alle urne PRESIDENZIALI Il prossimo venerdì 17 giugno, gli iraniani saranno chiamati a scegliere il successore del presidente Mohammed Khatami, giunto al termine del secondo mandato quadriennale GUARDIANI Il Consiglio dei guardiani della Rivoluzione ha escluso dalla corsa oltre mille aspiranti: saranno dunque soltanto otto i candidati che si sfideranno per la massima carica dello Stato

Iran: bomba scoperta su aereo linea(ANSA) - TEHERAN, 31 MAG - Una bomba rudimentale e' stata scoperta e disinnescata nella notte su un aereo della compagnia Kish Air in Iran. Lo scrive l'agenzia Fars. L'ordigno era stato piazzato su un aereo con 131 passeggeri a bordo che da Ahwaz, nel Sud-Ovest del Paese, era diretto a Teheran. Il fatto e' avvenuto solo due giorni dopo che una bomba piazzata in una moschea a Zahedan, nel Sud-Est dell'Iran, ha provocato 25 morti e 125 feriti


Iran:Zahedan,scontri sciiti-sunniti(ANSA) - TEHERAN, 1 GIU - Scontri interconfessionali fra Sciiti e Sunniti sono avvenuti ieri a Zahedan, nel sud-est dell'Iran. Nella citta' iraniana, il 28 maggio, una bomba fatta esplodere in una moschea sciita aveva provocato 25 morti. Il comandante della polizia, generale Ahmad Reza Radan, ha assicurato che la situazione e' stata riportata sotto controllo nel tardo pomeriggio di ieri e diverse persone sono state arrestate


dopo scontri di piazza



Iran: elezioni, scontri tra fazioni(ANSA) - TEHERAN, 6 GIU - Sostenitori e oppositori del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad si sono scontrati stasera in una piazza di Teheran. Alcune auto sono state date alle fiamme. Gli incidenti sono avvenuti nella piazza Sarv, tra simpatizzanti del capo dello stato uscente e quelli del candidato riformista Mehdi Karoubi. In vista delle elezioni presidenziali del 12 giugno, Ahmadinejad e Karoubi stasera sono stati protagonisti di un faccia a faccia televisivo ,in cui si sono scambiati accuse.

senza dimenticare le contunue accusa da parte di israele




Israele: bomba Iran entro il 2009(ANSA) - TEL AVIV, 1 GIU - L'Iran potrebbe avere gia' entro il 2009 la bomba nucleare. Lo sostiene l'intelligence israeliana. Secondo il generale Yossi Baidatz, capo divisione dell'intelligence militare israeliana, ''la velocita''' dei programmi atomici iraniani e' ''molto inquietante''. Teheran - ha aggiunto - ''ha gia' missili in grado di raggiungere Israele e l'orologio iraniano precede quello del dialogo internazionale''.



e la russia lancia messaggi che gli americani sono piu' buoni e hanno piu' chance nel dialogo grazie a obama.



Iran: Russia, con Obama piu' chance(ANSA) - MOSCA, 2 GIU - Il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, ha detto che vi sono buone possibilita' di risolvere la disputa nucleare con l'Iran. 'Effettivamente, abbiamo ora una ottima chance di risolvere la crisi con l'Iran, tenendo anche conto delle posizioni della nuova amministrazione americana'', ha detto Lavrov a Mosca in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman.

dopo il voto l'iran venne accusata di elezioni scorrette
Iran: Biden, dubbi su elezioni(ANSA) - NEW YORK, 14 GIU - Il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso dubbi sulla correttezza delle elezioni presidenziali iraniane. Secondo Biden occorrera' un po' di tempo prima di capire se il voto e' stato libero e corretto come sostengono le autorita' di Teheran ma che nel frattempo la linea di Washington non cambia. Gli obiettivi rimangono gli stessi: impedire che l'Iran possa dotarsi dell'arma nucleare ed evitare che appoggi il terrorismo internazionale.

e sempre dopo le manifestazioni con morti di ieri l'onu ,gli stati uniti e l'unione europea si dicono preoccupate.

il copione sembra semplice ma con il nwo dobbiamo fare attenzione a pensare che tutto sia facile.
abbiamo il nuovo hitler con ahmadinejad che minaccia un olocausto nucleare continuamente ,queste elezioni preseguranno con scontri e rivoluzione dall'interno ?o dobbiamo aspettarci una nuova pearl harbor per giustificare l'attacco del nuovo ordine mondiale?

oggi alle ore 14 30 italiane ci sara' un'altra manifestazione di protesta vediamo cosa succcede.





Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte ch'è principio e cagion di tutta gioia?".
16/06/2009 13:08
 
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TENSIONI ISTITUZIONALI - I fatti delle ultime ore stanno provocando molte tensioni a livello delle diverse istituzioni del Paese. Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Irna, ha attaccato il ministro dell'Interno per le violenze sui civili e gli studenti universitari. «Che cosa significa attaccare gli studenti nel mezzo della notte, nei loro dormitori, e i complessi residenziali dei civili», si è chiesto Larijani dinanzi al Parlamento. «Il ministro dell'Interno è responsabile dell'accaduto e dovrà rispondere



OBAMA «TURBATO» - Gli occhi di tutto il mondo sono puntati sull'Iran. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama si è detto «profondamente turbato» dalle violenze post-elettorali in Iran, ma ha confermato l'intenzione della Casa Bianca di proseguire «un dialogo duro e diretto» con le autorità di Teheran, di cui rispetta la sovranità. Obama, che per la prima volta ha preso direttamente la parola sulle vicende iraniane a margine dell'incontro con il primo ministro italiano Silvio Berlusconi, ha detto che bisogna continuare ad indagare sullo scrutinio, visti i sospetti di brogli, ma tutto cioè deve avvenire in maniera pacifica, senza violenze. Gli Usa mantengono una linea più prudente di quella scelta dagli europei, che auspicano una inchiesta ufficiale sull'ipotesi dei brogli. Il portavoce di Obama, Robert Gibbs, aveva sostanzialmente ripetuto quanto spiegato domenica dal vice presidente Usa Joe Biden in televisione. E cioè che ci sono dubbi sulla regolarità delle operazioni di voto delle presidenziali che hanno portato alla rielezione di Mahmud Ahmadinejad. Al di là dei risultati, a Washington importa soprattutto che si ponga un termine ai programmi di arricchimento dell'uranio, per evitare che il regime dei mullah possa dotarsi dell'arma atomica, aveva ricordato Biden. Rispetto alle dichiarazioni di Gibbs, il Dipartimento di Stato ha avuto toni leggermente più duri. Uno dei portavoce, Ian Kelly, ha indicato che gli Stati Uniti sono «estremamente preoccupati» dalla violenze post elettorali in Iran.




AHMADINEJAD IN RUSSIA - Nel frattempo, il presidente rieletto Mahmud Ahmadinejad, è giunto a Iekaterinburg, negli Urali (1.700 km a est di Mosca) per partecipare in qualità di osservatore alla giornata conclusiva del vertice del Gruppo di Shanghai (Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan). Il suo aereo è atterrato alle 09.36 locali (05.36 italiane). Ahmadinejad prenderà parte alla sessione plenaria del summit, dopodiché è previsto un incontro con la stampa. Si tratta del primo viaggio all'estero del leader iraniano dopo la sua contesta rielezione alla presidenza, che ha scatenato la protesta popolare a Teheran




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Il patto di sangue e interessi
fra l’Ayatollah e il presidente
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

TEHERAN — Ogni quindici minuti. La decisione del supremo leader passa e ripassa alla radio e alla televisione ira­niane. La notizia è che l'ayatollah Ali Khamenei ha ordinato un'inchiesta sui risultati delle elezioni, la speranza è che l'annuncio spinga la gente a rimanere a casa. «Vogliono solo guadagnare tem­po », commentano i sostenitori di Mir-Hossein Mousavi.

Pochi credono che il vero padrone dell'Iran voglia rinunciare alla «vittoria benedetta» (così l'aveva chiamata a po­che ore dalla chiusura dei seggi) di Mahmoud Ahmadinejad e al patto di potere con il presidente. Che ha dimo­strato la sua dedizione dal primo gior­no del primo mandato, quando si è in­ginocchiato e gli ha baciato la mano. E che nei quattro anni passati da allora ha garantito ai pezzi più importanti del regime di poter espandere il loro pote­re.

«I militari delle Guardie rivoluziona­rie hanno esteso il controllo sull'indu­stria petrolifera e su altri affari come la costruzione di navi — fa notare Bill Kel­ler, direttore del New York Times —. I finanziamenti statali al consiglio dei Guardiani (che controlla la Costituzio­ne e regola le elezioni) sono cresciuti di quindici volte». La divisione dei compiti tra i due è inviolabile. Come ha ricordato Khame­nei a un esterrefatto Jalal Talabani. Di­cembre 2006. Il presidente iracheno vi­sita Teheran — racconta il settimanale New Yorker — mentre il suo Paese è di­laniato dagli scontri tra sciiti e sunniti. I suoi resoconti di orrore e violenza so­no accompagnati dalle litanie del ses­santanovenne leader religioso: «Oh, è terribile. Preghiamo per voi», ripete. Fi­no a quando Talabani esclama: «Quello di cui abbiamo bisogno non sono pre­ghiere, ma medicine». Al che Khamenei fa un gesto con il braccio sinistro (il de­stro è rimasto danneggiato da un atten­tato nel 1981): «Io fornirò le preghiere e lui — indica Ahmadinejad — le medi­cine ».

Per la prima volta nelle strade di Teheran le urla contro il presidente so­no state accompagnate da un sussurato «Marq bar Khamenei» (basta con Kha­menei). Attaccare il supremo leader è sempre stato tabù anche per gli opposi­tori. «E' descritto — scrive in un commen­to il quotidiano britannico Guardian— come un uomo debole in un ruolo for­te. Non era neppure la prima scelta alla successione di Khomeini. Nel 1989, ave­va un rango religioso inferiore, quello di hojatoleslam. Hanno dovuto pro­muoverlo ayatollah in tutta fretta».

Nella teocrazia iraniana anche «l'uo­mo debole» deve rispondere ai suoi «elettori». L'assemblea degli Esperti ha il potere di rimuoverlo e da due anni i suoi ottantasei saggi islamici sono ca­peggiati dal nemico di sempre, Ali Ak­bar Hashemi Rafsanjani. Due volte pre­sidente, uno degli uomini più ricchi e influenti del Paese, è il nome che coaliz­za l'odio dei sostenitori di Ahmadi­nejad. Domenica, al comizio celebrati­vo in piazza Vali-Asr, gli insulti contro di lui superavano quelli contro Mousa­vi.

I consiglieri del presidente sono con­vinti che Rafsanjani, battuto da Ahmadi­nejad quattro anni fa, sia stato il vero propulsore — e finanziatore — della campagna elettorale dei riformisti e adesso delle proteste. Neppure tanto nell'ombra. Il figlio Mehdi ha coordina­to una squadra di giovani all'università islamica Azad, fondata dal padre, per condurre sondaggi e controllare il voto ai seggi, senza dover dipendere dal mi­nistero degli Interni. Il posto a cui Rafsanjani aspirerebbe non è la poltrona di Ahmadinejad ma il trono di Khamenei. Sono in corso ma­novre segrete — spiegano gli analisti — lontano dai disordini nelle strade. Il caos favorisce queste trattative: Khame­nei, sotto pressione, ha bisogno di ri­portare la calma, Rafsanjani potrebbe cercare la crisi per giustificare una mos­sa drammatica come la sostituzione del supremo leader. E oggi è annunciata un'altra prova di forza dell'opposizione in piazza Va­li- Asr, la replica di massa alla manife­stazione pro-Ahmadinejad di due gior­ni fa. Stesso indirizzo, bandiere diver­se.

Davide Frattini
16 giugno 2009


www.corriere.it/esteri/09_giugno_16/una_rivoluzione_la_guidano_donne_e_blogger_alessandra_farkas_e830c394-5a3b-11de-8451-00144f02aa...


E’ la prima rivoluzione via Internet,
la guidano le donne e i blogger»
Parla Mahnaz Afkhami, scrittrice, ex ministro per gli affari delle donne prima della rivoluzione khomeinista
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK — «Stiamo assistendo a quella che potrebbe diventare la prima rivoluzione guidata da Internet della storia». Mahnaz Afkhami, scrittrice, attivista ed ex-ministra iraniana per gli Affari delle donne prima della rivoluzione khomeinista, non esclude che il regime degli ayatollah sia in procinto di cadere. «Anch’io, come la maggior parte degli iraniani, giudico queste elezioni una truffa — spiega —. Hanno programmato i computer per dare il 60% ad Ahmadinejad e il 30% a Mousavi, persino nelle città dove quest’ultimo stravinceva nei sondaggi. Un trucco fin troppo trasparente».

Che cosa le fa pensare che si tratti proprio di una rivoluzione?
«La convergenza di molti fattori nuovissimi. Pri­ma d’ora non avevamo mai assistito a liti tanto pub­bliche ai vertici delle elite al potere in Iran. E per la prima volta è il popolo a guidare i propri leader e non viceversa».

Cosa intende dire?
«Dopo la sconfitta, Mousavi aveva esortato i suoi elettori a una calma rinunciataria, ma questi l’han­no spinto a rialzare i toni, rimettendo tutto in di­scussione. Oggi in Iran la piazza si muove più velo­cemente dei propri leader».

Come lo spiega?
«L’Iran, dove il 70% della popolazione ha meno di 30 anni, è una nazione di cibernauti che sta gui­dando questa nuova rivoluzione con Twitter, You- Tube e Facebook. Che sono mille volte più avanti dei media internazionali nel raccontare cosa accade nel Paese. Non dimentichiamoci poi che tra i blog­ger più agguerriti ci sono molte donne».

Che impatto possono avere tra le classi meno abbienti?
«Enorme. Il loro è un movimento, più che un par­tito politico, un network con milioni di simpatiz­zanti che hanno organizzato una capillare campa­gna porta a porta, raggiungendo casalinghe, parruc­chiere e sarte. Sono state le donne, che alle ultime elezioni si erano astenute, a spingere il conservato­re Mousavi verso posizioni più progressiste, sce­gliendolo astutamente come il loro candidato solo perché aveva più chance di vittoria».


Alessandra Farkas
16 giugno 2009



www.corriere.it/editoriali/09_giugno_16/occidente_ha_obbligo_di_aiutarli_bernard_henri_levy_7577ff46-5a3d-11de-8451-00144f02aa...




Iran - Un popolo in rivolta
L’occidente ha l’obbligo di aiutarli
Siamo di fronte a brogli elettorali su scala massiccia, oppure no? A una nuova forma di colpo di Stato, oppure no? E come interpretare queste strane elezioni, i cui risultati sono stati annunciati dalle agenzie di stampa legate alle milizie filogovernative ancor prima che gli scrutini fossero terminati? Nell’assenza di osservatori internazionali, dato che gli scrutatori inviati dagli oppositori di Ahmadinejad sono stati cacciati dai seggi a colpi di manganello, e visto il clima di terrore, è difficile pronunciarsi con certezza. Ma tre punti, in ogni caso, restano fermi.

1) Le elezioni iraniane sono state democratiche solo in apparenza. Mir Hossein Mousavi, il principale antagonista di Ahmadinejad, è comunque anche lui figlio del sistema. A proposito del «diritto» dell’Iran al nucleare, le sue posizioni non differiscono poi tanto da quelle del presidente riconfermato.

Interrogato sulle dichiarazioni negazioniste dell’avversario, Mousavi non ha esitato ad affermare: «Ammettendo che ci sia stato lo sterminio degli ebrei in Germania (notate la sottigliezza di quel 'ammettendo che'...), cosa c’entra l’Olocausto ebraico con il popolo oppresso della Palestina, vittima dell’olocausto di Gaza?» (E già questo dice tutto...). In altre parole, un Gorbaciov iraniano non è ancora sceso in lizza. L’uomo capace di avviare un’autentica perestroika resta inconcepibile, e tuttora inesistente, in una repubblica islamista che oggi appare più blindata che mai. Gli osservatori che commentavano l’«alternativa» proposta da Mousavi per l’appunto, già primo ministro di Khomeini, oltre che direttore onnipotente dell’equivalente iraniano della Pravda, peccavano per ingenuità — un po’ come quelli che, ai tempi dell’Unione Sovietica trionfante, discettavano sulle impercettibili lotte tra fazioni in seno a un apparato abilissimo, anch’esso, nell’inscenare la sua stessa commedia. È un dato di fatto.

2) L’altro fatto incontestabile, peraltro, è il desiderio di cambiamento avvertito da una percentuale non indifferente, e forse addirittura maggioritaria, della società iraniana. Gli elettori esasperati che vediamo, da domenica, pronti a sfidare i paramilitari delle milizie... Le donne che a Teheran, ma anche a Isfahan, Zahedan e Shiraz, reclamano l’uguaglianza dei diritti... I giovani, collegati in permanenza a Internet, che hanno trasformato Facebook, Dailymotion e il sito «I love Iran» nel teatro di una guerriglia ludica ed efficace... I conducenti di taxi, araldi della libertà di espressione... Gli intellettuali... I disoccupati... I mercanti dei bazar, in rotta contro un governo che li manda in rovina... In breve, i ribelli contro gli imbroglioni. I blogger e i burloni contro i sepolcri imbiancati dell’apparato militare islamista. L’autore anonimo della barzelletta che è rimbalzata tramite Sms su milioni di cellulari e che, a quanto pare, fa sghignazzare i manifestanti: «Perché Ahmadinejad porta la riga in mezzo? Per separare i pidocchi maschi dalle femmine»... Tutti costoro hanno votato per Mousavi. Ma senza farsi illusioni.Come i polacchi di Solidarnosc, che negli ultimi anni del comunismo tenevano a freno consapevolmente la loro rivoluzione in attesa di vedere il regime autodistruggersi e sparire.

3) La terza certezza, infine, è che l’iniziativa, all’improvviso, torna più che mai nel campo delle democrazie. In realtà, esistono solo due alternative. O vincono i partigiani della realpolitik: ci incliniamo davanti al presunto verdetto delle urne e ci limitiamo a ratificare il peggio, come quel ministro degli Affari esteri francese che, nel 1981, al momento del colpo di Stato contro Solidarnosc pronunciò il suo famoso «Sia chiaro che noi non faremo nulla». Oppure, davanti a un Paese diplomaticamente isolato, davanti a un regime al quale tutti gli Stati confinanti augurano più o meno velatamente la caduta, davanti a un’economia sfibrata e incapace persino di raffinare il suo petrolio, decidiamo di ricorrere ai mezzi che abbiamo a disposizione e che sono molto più numerosi di quanto si pensi.

Eviteremo così la doppia catastrofe che sarebbe, da un lato, l’inasprimento della repressione, forse addirittura un bagno di sangue a Teheran, e dall’altro il rafforzamento inevitabile di uno Stato jihadista che rappresenterebbe un pericolo terribile per il mondo intero, perché dotato di un arsenale nucleare che non esiterebbe a mettere immediatamente al servizio dell’Imam nascosto e della sua apocalittica riapparizione (e di questo non ha mai fatto mistero).

Per riassumere; da queste tre certezze, esaminate congiuntamente, scaturisce un obbligo chiaro: aiutare e rafforzare, con tutti i nostri mezzi, la società civile iraniana in rivolta. L’abbiamo già fatto, in passato, con l’Unione sovietica. Abbiamo finalmente compreso, dopo decenni di vigliaccheria, che il totalitarismo, arrivato a un tale stadio di putrefazione, traeva la sua forza esclusivamente dalle nostre debolezze. Abbiamo saputo organizzare catene di solidarietà verso coloro che venivano definiti dissidenti e che alla fine trionfarono sul sistema. In Iran esiste l’equivalente di quei dissidenti che sono, come apprendiamo oggi, infinitamente più numerosi e potenti. A costoro deve andare oggi il nostro sostegno e il nostro incoraggiamento. La «mano tesa» di Obama? Speriamo che sia tesa anche in direzione di questa gioventù, che fa onore a un popolo che ha dato i natali ad Avicenna, Razi, al-Ghazali, Kasifi e tanti altri. È questa la nostra sfida.

Bernard-Henri Lévy
16 giugno 2009












Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte ch'è principio e cagion di tutta gioia?".
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Iran: tv di Stato, "Consiglio guardiani pronto a riconteggio voti"
16 Giugno 2009 10:18 ESTERI

TEHERAN - La tv di Stato iraniana ha annunciato che il Consiglio dei Guardiani della Costituzione si e' detto ''pronto'' a ricontare i voti delle elezioni presidenziali che hanno sancito la contestata vittoria di Mahmud Ahmadinejad. (Agr)




www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Iran-Consiglio-Guardiani-esclude-ripetizione-voto/16-06-2009/1-A_0000284...



Iran: Consiglio Guardiani esclude ripetizione voto
16 Giugno 2009 00:33 ESTERI

TEHERAN - "In base alla legge, la domanda dei candidati di cancellare il voto non puo' essere presa in considerazione". Lo ha detto Abbasali Kadkhodai, il portavoce del Consiglio dei Guardiani, il piu' importante organo legislativo iraniano e massima autorita' sulle questioni elettorali, rispedendo al mittente la richiesta dei riformisti di annullare il contestato voto di venerdi' scorso. (Agr



www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Iran-scontri-post-elettorali-siamo-molto-preoccupati/16-06-2009/1-A_0000284...



Iran: scontri post elettorali, Ue "siamo molto preoccupati"
16 Giugno 2009 13:11 ESTERI

BRUXELLES - In seguito alle vittime negli scontri post-elettorali in Iran, la Commissione Europea ha espresso la sua preoccupazione, chiedendo a Teheran di rispettare il diritto popolare a manifestazioni di protesta. "Ci dispiace per la violenza e la perdita di vite umane - ha spiegato un portavoce dell'esecutivo dei ventisette - chiediamo alle autorita' iraniane di rispettare il diritto a dimostrare in maniera pacifica". (Agr)






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IRAN, IN MIGLIAIA DAVANTI A SEDE TV DI STATO
TEHERAN - Molte migliaia di sostenitori di Mir Hossein Mussavi, l'ex candidato moderato alle presidenziali iraniane, si sono radunate questo pomeriggio sul viale Vali Asr, davanti alla sede della tv di stato, nel nord di Teheran. La folla innalza fotografie di Mussavi ma rimane in assoluto silenzio. Circa un chilometro piu' a nord, all'importante incrocio Park Way, si sono concentrati in forze reparti anti-sommossa della polizia. Nel frattempo migliaia di sostenitori del presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad si stanno radunando sulla piazza Vali Asr, nel centro della capitale, dov'era inizialmente previsto il raduno dell'opposizione.

In precedenza Mussavi aveva revocato la manifestazione in programma oggi pomeriggio sulla piazza Vali Asr. Mussavi aveva spiegato che la decisione di annullare la manifestazione aveva il fine di ''salvare vite umane''. Il fronte degli oppositori ad Ahmadinejad aveva successivamente programmato una nuova manifestazione domani pomeriggio sullo stesso percorso di quella di ieri, che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone.


Il Consiglio dei Guardiani ha intanto annunciato che riconterà "solo una parte" dei voti delle elezioni presidenziali del 12 giugno e soltanto "se vi saranno prove di irregolarità". Lo ha detto il portavoce dello stesso Consiglio, Abbas Ali Kadkhodai, citato dal sito della televisione di Stato. Quando un giornalista ha chiesto al portavoce se il Consiglio potrebbe accettare la richiesta del candidato moderato Mir Hossein Mussavi di cancellare il risultato del voto, il portavoce ha risposto: "Non è impossibile. Il Consiglio ha anche questo potere costituzionale".


IERI UCCISI SETTE MANIFESTANTI
E' una calma carica di tensione quella che regna stamane su Teheran, dopo l'uccisione di sette manifestanti avvenuta ieri durante una gigantesca manifestazione degli oppositori del presidente Mahmud Ahmadinejad e una serie di incidenti che sono continuati in nottata in varie zone della città. Oggi molti negozi del centro sono rimasti chiusi e il traffico è molto meno congestionato del solito. Il tam-tam che corre su Internet, ma più ancora di bocca in bocca, parla di una nuova manifestazione che alle 17.00 ora locale (le 14.30 ora italiana) dovrebbe partire dalla Piazza Vali Asr, nel centro della capitale. La stessa dove due giorni fa Ahmadinejad ha radunato decine di migliaia di suoi fedelissimi per festeggiare l'annuncio della rielezione e dove oggi vorrebbero radunarsi di nuovo anche i suoi sostenitori. Ieri sera, come era avvenuto in quelle precedenti, dai tetti e dalle terrazze di molte case in diverse zone della città si alzavano grida di 'Morte al dittatore' e soprattutto 'Allah Akbar', come avveniva nelle ultime settimane prima della rivoluzione del 1979. Allo stesso tempo, squadre di miliziani islamici sono stati visti attaccare gruppi di giovani che si radunavano, o semplicemente passavano, su alcuni dei principali viali della città. Tra questi, Vali Asr, teatro degli scontri di sabato e domenica, lungo il quale la sera ristoranti e caffé sono ora chiusi. Il presidente del parlamento Ali Larijani ha oggi criticato il ministero dell'interno ritenendolo responsabile per alcuni attacchi avvenuti contro dormitori di studenti e contro abitanti di una cittadina a nord di Teheran.


ARRESTATI EPSONENTI DELL'OPPOSIZIONE
TEHERAN - Mohammad Ali Abtahi, ex stretto collaboratore del presidente riformista Mohammad Khatami, è stato arrestato oggi. Lo rende noto il suo staff. Intanto, anche la tv iraniana in lingua inglese Press Tv ha diffuso la notizia dell'uccisione di sette civili nella manifestazione di ieri a Teheran, senza precisare se i morti siano sostenitori dell'opposizione o meno.
Sayyed Mohammad Ali Abtahi, presidente dell'Istituto per il Dialogo Interreligioso, é uno dei maggiori collaboratori dell'ex presidente Khatami, di cui è stato vice nel governo. Si tratta di uno dei più convinti riformisti e tra le figure più invise ai conservatori. Alle presidenziali ha sostenuto la candidatura di Mehdi Karoubi. Fonti dell'opposizione affermano che anche un altro leader riformista, Saeed Hajjarian, è stato arrestato stamani. Hajjarian è un alleato di Mir Hossein Mousavi. Un funzionario delle forze dell'ordine ha dichiarato all'agenzia Fars che alcuni "anti-rivoluzionari" sono stati arrestati e trovati in possesso di materiale esplosivo ed armi, senza fornire ulteriori dettagli.
Il ministro dell'Intelligence iraniano, Gholamali Mohseni-Ejei, ha detto oggi che "i 26 principali elementi dietro ai disordini degli ultimi giorni a Teheran" sono stati arrestati. Lo riferisce l'agenzia Fars. "Nessuno - ha avvertito Mohseni-Ejei - si può nascondere agli occhi dell'Intelligence. Se la gente vuole continuare a scendere nelle strade giorno e notte, continueranno gli arresti".






La Fars aggiunge che le forze di sicurezza hanno scoperto una casa nel nord-ovest di Teheran in cui "venivano nascosti armi ed esplosivi





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punto della situazione
la cosa strana e' che mentre gli usa sono piu' morbidi l'europa attacca ,si sono scambiati il ruolo dello sbirro cattivo e di quello buono? [SM=g27828]

notizie.tiscali.it/feeds/09/06/16/t_2009-06-16_116396254....

Iran: Sarkozy, brogli e violenza(ANSA) - LIBREVILLE (GABON), 16 GIU - Il presidente francese ha detto che l'ampiezza dei brogli compiuti in Iran e' proporzionale alla violenza della reazione. Nicolas Sarkozy, a Libreville, nel Gabon, per i funerali del presidente Omar Bongo Ondimba, ha fatto riferimento alle manifestazioni anti-Ahmadinejad di questi ultimi giorni a Teheran, che hanno visto la morte di sette civili. ''Queste elezioni sono una cosa esecrabile ... Il popolo iraniano merita altro'', ha aggiunto.
notizie.tiscali.it/feeds/09/06/16/t_2009-06-16_116400563....
Obama:Ahmadinejad e Mussavi uguali?(ANSA) - NEW YORK, 16 giu - C'e' poca differenza tra il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e il suo rivale Mir Hossein Mussavi, ha detto Barack Obama alla Cnbc.'Penso che sia importante capire che, nonostante lo straordinario fermento in Iran, la differenza tra le politiche concrete di Ahmadinejad e di Mussavi non e' tanto grande come appare'', ha detto Obama alla rete finanziaria americana,. aggiungendo: ''Penso che sia importante capire che in entrambi i casi siamo di fronte a un regime ostile agli Stati Uniti''

e ' un chiaro messaggio nel dire :tanto se si deve attaccare si deve attaccare?


intanto oggi un'altra manifestazione di protesta.

notizie.tiscali.it/feeds/09/06/17/t_2009-06-17_117365342....
Iran:nuovo raduno supporter Mussavi(ANSA) - TEHERAN, 17 GIU - I seguaci di Mussavi, il candidato sconfitto nelle presidenziali iraniane, hanno programmato una nuova manifestazione per oggi pomeriggio.Ieri in una manifestazione nel nord di Teheran, la voce era circolata tra i partecipanti che oggi un nuovo raduno sarebbe avvenuto in una piazza centrale della capitale. In precedenza l'agenzia riformista Ilna aveva scritto che il fronte riformista aveva chiesto al ministero dell'Interno di tenere una manifestazione in un'altra piazza del centro sempre oggi.








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Obama: non interferiamo, diritto alla protesta
NEW YORK - Gli Stati Uniti non interferiscono nel processo elettorale iraniano. Con toni all'insegna della cautela la Casa Bianca ha smorzato la polemica con Teheran dove oggi il ministro degli esteri ha convocato l'ambasciatore svizzero, che rappresenta gli interessi Usa dopo la rottura delle relazioni diplomatiche nel 1979, per intimare a Washington di non mettersi in mezzo negli affari interni del paese. "Sta agli iraniani determinare come vogliono risolvere la protesta interna sulle elezioni", ha preso le distanze il segretario di stato Hillary Clinton mentre un portavoce del Dipartimento di Stato ha respinto con forza le accuse di interferenza "nel dibattito che gli iraniani stanno avendo sulle elezioni e sui riflessi di tali elezioni". Niente abbracci mortali all'opposizione dunque. Alla Casa Bianca il portavoce Robert Gibbs ha difeso il "giusto tono" usato dagli Stati Uniti nel commentare il voto e ha aggiunto che il presidente Barack Obama continuerà a difendere il diritto degli iraniani di protestare pacificamente per il risultato delle elezioni da poco concluse senza peraltro "interferire" nel dibattito interno iraniano. Ieri era stato lo stesso Obama ad affermare che sarebbe stato "controproducente" se la percezione iraniana dell'atteggiamento degli Stati Uniti fosse stata all'insegna dell'"interferenza". Un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, aveva detto Obama respingendo le pressioni di alcuni settori del partito repubblicano per un intervento più incisivo a fianco dei manifestanti di Teheran "non sarebbe produttivo alla luce della storia delle relazioni tra Iran e Stati Uniti". Stanno intanto lasciando l'Iran per scadenza del visto molti dei giornalisti occidentali arrivati nel paese per seguire le elezioni: tra questi gli inviati della Nbc, della National Public Radio e il direttore del New York Times Bill Keller. La loro partenza rende sempre più indispensabile il ruolo del servizio di microblogging Twitter come canale di comunicazione dell'opposizione iraniana con l'esterno. Oggi alla Casa Bianca lo stesso Gibbs ha minimizzato l'intervento del Dipartimento di Stato per far rinviare un fermo programmato per la manutenzione di Twitter "Un dipendente del Dipartimento di Stato ha parlato con Twitter dell'importanza del social network e della sua manutenzione. Non credo che questa iniziativa possa essere strumentalizzata in alcun modo per accusarci di partigianerià


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iran,proposta la pena di morte x i manifestanti.
Iran: a morte chi crea disordini(ANSA) - TEHERAN, 17 GIU - Le persone arrestate per i disordini in Iran potrebbero essere condannate a morte, afferma il procuratore di Isfahan. 'Il codice penale islamico - spiega il magistrato - prevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti e incendi, considerandoli Mohareb'. Un termine legale in arabo che significa 'Nemici di Dio'. I promotori dei disordini sono 'legati a gruppi anti-rivoluzionari e ai nemici stranieri'.

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dopo la francia ,ingerenze della germania sul voto iraniano
Iran: Germania, irregolarita' voto(ANSA) - BERLINO, 17 GIU - Ci sono state 'irregolarita'' nelle operazioni di scrutinio in Iran. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Ulrich Wilhelm. Il governo, ha detto il portavoce, secondo la Dpa, ha chiesto all'Iran di rilasciare i dimostranti fermati durante le proteste e di presentare risultati elettorali 'condivisibili'. 'Siamo molto preoccupati della portata degli scontri', ha proseguito Wilhelm, 'riteniamo che l'annuncio di verifiche (del voto) sia assolutamente giustificato'
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Iran: oppositori saranno 'cespugli'(ANSA) - TEHERAN, 18 GIU -'L'epopea dei cespugli': era la scritta sullo striscione in testa al corteo di migliaia di oppositori che ieri hanno sfilato a Teheran. ''Cespugli'' e' ormai il nome che hanno scelto i sostenitori dell'ex candidato moderato Mir Hossein Mussavi. E intanto l'Associazione dei religiosi combattenti, che rappresenta il clero riformista iraniano, ha chiesto l'autorizzazione per organizzare sabato prossimo una grande marcia con l'ex presidente Khatami.

di ANSA

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shalom israel
passineldeserto.blogosfere.it/2009/06/israele-si-preparerebbe-alla-guerra-contro-liran-lo-riferisce-asian...


Israele si prepara alla guerra contro l'Iran.

E' questa la dichiarazione forte fatta da una fonte anonima all'Agenzia di Stampa Asianews.

“L’attacco all’Iran arriverà di certo. Qui aspettiamo le elezioni presidenziali a Teheran e poi si decide”. Parla così un membro della sicurezza israeliana che chiede l’anonimato, alla vigilia del viaggio del presidente Barack Obama, che vuole riformulare un nuovo rapporto fra gli Usa e il mondo islamico e arabo e che preferisce – per ora – il dialogo con Teheran. “Obama dovrà convincersi” dice ancora l’anonima fonte ad AsiaNews. E aggiunge: “Anche l’economia mondiale, per uscire dalla crisi ha bisogno di una sola cosa: una guerra, che cambi tutti i ritmi e le spinte nel commercio internazionale”.

Che Israele stia mettendo in guardia l'Iran circa la proliferazione di eventuali armi atomiche nascoste tra gli stabilimenti energetici, non è una novità.

E proprio questo starebbe alla base della preoccupazione Iraeliana, tanto acutizzata da far pensare ad attacchi militari imminenti.

In questi giorni, intanto, si stanno svolgendo "strane" esercitazioni. Lo riferisce sempre l'agenzia missionaria del PIME.

Ad accrescere il senso di una guerra imminente, quest’oggi alle 11 tutte le sirene di allarme hanno suonato in Israele per un’esercitazione di guerra chiamata “Turning point 3”. Al suono delle sirene tutti gli abitanti e le scolaresche hanno raggiunto al più presto rifugi anti-bomba e di sicurezza, dove hanno potuto assistere a filmati sulle operazioni di emergenza.

Il “Turning point 3” è iniziato il 31 maggio scorso e dura fino al 4 giugno. È il terzo esercizio di questo tipo dall’estate 2006 – dalla guerra fra Israele e Hezbollah in Libano – e stavolta coinvolge tutta la popolazione e tutte le scuole per affrontare una lunga lista di emergenze: attacchi missilistici dal sud (v. Gaza) e dal nord (v. Hezbollah); minaccia di armi non convenzionali (batteriologiche); possibili attacchi contro infrastrutture essenziali alla popolazione.

Che queste esercitazioni puntino all’Iran si vede dal fatto che due settimane fa le forze aree israeliane hanno svolto esercitazioni per contrastare possibili bombardamenti aerei e missili provenienti da Siria e Iran.

Cosa fare a questo punto? Attendere un evento che potrebbe destabilizzare tutto il medio oriente ed il mondo intero, oppure concentrarsi tutti per trovare una soluzione di pace, politica e diplomatica?

Tutti ovviamente stanno cercando di fare del loro meglio.

Obama tra questi continua ad avvertire l'Iran pur portando avanti una politica chiaramente diplomatica e pacifica, che tenda al dialogo ed al confronto, seppur forte e deciso.

Ma anche la Chiesa Cattolica ha fatto più volte sentire la propria voce.

Speriamo che tali voci vengano ascoltate e che si possa scongiurare questa possibile (ed immane) tragedia.





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gli animi si scaldano
Iran accusa gli Usa di "ingerenza"
Tv di Stato:"E' un fatto intollerabile"
L'Iran ha accusato gli Usa di "intollerabile" ingerenza nei suoi affari interni per quanto riguarda le contestate elezioni presidenziali. Lo ha riportato la tv di Stato. Il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore svizzero, che cura gli interessi americani in Iran, esprimendo "protesta e contrarietà" per le dichiarazioni "interventiste" di Washington. Le uniche dichiarazioni di Barack Obama erano un richiamo al rispetto della democrazia
www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo452772.shtml





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gli usa preparavano la guerra all'iran?
www.resistenze.org/sito/te/po/in/poin5g05.htm

da: www.rebelion.org -23-06-2005
www.rebelion.org/noticia.php?id=16867
23/06/2005

L’ex capo della squadra d’ispettori ONU incaricata di indagare sulle armi di distruzione di massa in Iraq, sostiene che Bush sta utilizzando dei gruppi terroristici persiani per portare attentati in Iran, oltre ad allestire basi militari per attaccare quel paese dall’Azerbaiján

La guerra USA contro l'Iran è già cominciata


Scott Ritter
Al-Jazeera

Gli statunitensi cominciano solo ora a scoprire la spiacevole realtà delle menzogne che il presidente George Bush ha propinato loro non solo sulle armi di distruzione di massa in Iraq, quella che è stata la scusa per l’invasione del marzo 2003 e l’occupazione militare, ma scoprono anche la verità sullo stesso percorso che ha portato alla guerra.
Il 16 ottobre 2002, il presidente Bush al popolo statunitense dichiarò: “..non ho ordinato l’uso della forza. Spero che l’uso della forza non sia necessario."
Ora sappiamo che quella dichiarazione fu una bugia, sappiamo che il presidente alla fine dell’agosto 2002 aveva, in realtà, già approvato l’ordine d’esecuzione autorizzando le forze armate a cominciare le operazioni militari attive nell’Iraq, e che quell’ordine ebbe come preludio le operazioni aeree del settembre del 2002, quando l’USAAF, con l’appoggio della RAF britannica, cominciò l’escalation dei suoi bombardamenti nella cosiddetta “no fly”, la zona interdetta all’aviazione in Iraq.

Queste operazioni avevano l’obiettivo di indebolire le capacità di difesa aerea, comando e controllo dell’Iraq. Preparavano anche la strada per l’intervento di unità di Operazioni Speciali, che realizzarono azioni di ricognizione strategica, e in seguito azioni dirette contro obiettivi specifici in Iraq. Tutto questo ben prima dell’inizio ufficiale delle ostilità, il 19 marzo 2003,
perché il presidente Bush aveva firmato un’autorizzazione segreta fin dalla primavera 2002, che autorizzava la CIA e le Forze Speciali a collocare unità clandestine all’interno dell’Iraq col proposito di eliminare Saddam Hussein.

La guerra all’Iraq era dunque già cominciata agli inizi dell’estate del 2002, se non prima.
Infatti, la violazione dello spazio aereo di una nazione sovrana è già di per sé un atto di guerra. Ma la guerra con l‘Iran è già andata molto più lontano dalla fase della ricognizione strategica.
La linea cronologica degli eventi ha ramificazioni che vanno ben oltre le rivalità della politica del passato. C’è un curriculum di precedenti da parte dell'amministrazione Bush di cui si deve tenere conto, considerando gli attuali eventi rispetto alle relazioni USA - Iran. Così come accadde per l’Iraq prima del marzo 2003, l'amministrazione Bush ora parla del suo desiderio di risoluzione “pacifica” del problema iraniano.

Ma i fatti parlano di un’altra agenda, quella della guerra e dell’eliminazione con l’uso della forza del regime teocratico che attualmente ha le redini del potere a Teheran.
Come nel caso dell’Iraq, il presidente sta preparando la strada per il condizionamento del pubblico statunitense con una campagna mediatica ossequiante una politica di cambiamento di regime in Iran, vincolando il regime degli ulemas con un “asse del male”, che comprenderebbe l’appena “liberato” Iraq e la Corea del Nord, e parlando della necessità assoluta di estendere la “democrazia” al popolo iraniano.

La “liberazione” e l’estensione della “democrazia” si sono trasformate in due termini di codice non troppo sottili che significano militarismo e guerra, nella cabala neoconservatrice che formula ed esegue la politica estera statunitense.
Solo per l’intensità della retorica circa la pretesa “liberazione e democrazia”, gli statunitensi dovrebbero aver già capito che l’Iran è il prossimo obiettivo della politica illegale di cambiamento di regime che è voluto dall’amministrazione Bush.
Ma gli statunitensi, e così gran parte del resto del mondo, continuano ad essere mantenuti in un falso senso di compiacenza per il fatto che non sono ancora cominciate le operazioni militari convenzionali tra Stati Uniti ed Iran. Per ciò, molti insistono nella falsa speranza che un’estensione dell’attuale pazzia in Iraq possa essere posticipata o paralizzata nel caso dell’Iran. Ma è un sogno pazzesco.

La realtà è che la guerra USA contro l’Iran è già cominciata. Mentre scriviamo queste righe si eseguono voli statunitensi su territorio iraniano utilizzando aeroplani teleguidati ed altre tecnologie più avanzate. La violazione dello spazio aereo di una nazione sovrana è di per sé un atto di guerra. Ma la guerra contro l’Iran è già andata molto oltre la fase della ricognizione.
Il presidente Bush ha approfittato degli ampi poteri che gli furono concessi dopo l’11 di settembre 2001, per lanciare una guerra globale contro il terrore e per iniziare varie operazioni offensive clandestine in Iran.

Le più visibili di queste azioni sono quelle della CIA, intraprese recentemente dai Muyahidín il-Khalq, o MEK, un gruppo oppositore iraniano che prima era diretto dai servizi segreti di Saddam Hussein, ma che ora lavora esclusivamente per CIA. È un’amara ironia che la CIA stia utilizzando un gruppo che è classificato come organizzazione terroristica, un gruppo allenato nell’arte dell’assassinio con esplosivi dalle stesse unità d’intelligence del regime di Saddam Hussein, quelle che stanno ammazzando soldati statunitensi in Iraq, per realizzare attentati in Iran del tipo che l’amministrazione Bush condanna quotidianamente in Iraq.

Forse il detto che “il combattente per la libertà di uno è il terrorista dell’altro” ha finito con l’essere adottato dalla Casa Bianca, mettendo in evidenza l’estrema ipocrisia di tutte le nozioni soggiacenti che governano l’attuale cosiddetta “guerra globale contro il terrore”.
Ma la campagna della CIA di attentati terroristi dei MEK in Iran non costituisce l’unica azione in corso contro l’Iran.

Nel nord, nel vicino Azerbaiján, i militari USA preparano una base di operazioni per una massiccia presenza militare che precederà un’importante campagna terrestre al fine di catturare Teheran.
L’interesse del segretario della difesa, Donald Rumsfeld, per l’Azerbaiján potrà essere sfuggito all’attenzione dai media occidentali con i paraocchi, ma la Russia e le nazioni del Caucaso comprendono troppo bene che le carte sono state già state ripartite rispetto al ruolo dell’Azerbaiján nella prossima guerra contro l’Iran.
I vincoli etnici tra gli azeri del nord dell’Iran e dell’Azerbaiján furono sfruttati per molto tempo dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, e questo veicolo per la manipolazione interna è stato sfruttato anche dagli agenti paramilitari della CIA e dalle le unità di Operazioni Speciali USA, che si allenano insieme a forze azerbaijane per formare unità speciali capaci di operare dentro l’Iran, col proposito di realizzare azioni dirette, e mobilitare l’opposizione locale contro gli ulemas a Teheran.

Ma questo è solo uno degli usi che hanno pianificato per l’Azerbaiján. Aeroplani militari USA operando da basi avanzate in Azerbaiján dovranno partire da una distanza molto più breve per attaccare gli obiettivi in ed attorno a Teheran. In realtà, una volta incominciate le ostilità militari,
il potere aereo USA grazie a tale posizione strategica potrà mantenere una presenza di quasi 24 ore al giorno sullo spazio aereo di Teheran.
Gli Stati Uniti non dovranno considerare l’impiego di piani del tempo della Guerra Fredda che prevedevano la mobilitazione contro Teheran dalle città del Golfo Pesco di Chah Bahar e Bandar Abbas. Unità della Marina potranno prendere quelle località per proteggere il vitale Stretto da Hormuz, ma è stata eliminata la necessità di avanzare dall’interno.
Ora esiste una rotta molto più breve a Teheran: la strada costiera che va dal Mar Caspio allo Azerbaiján, e da qui a Teheran.

Le agende militari USA hanno già iniziato i giochi di guerra che prevedono lo spiegamento di forze nello Azerbaiján. La pianificazione logistica è anticipata rispetto al dislocamento fisico di basi di potere aereo e terrestre USA in Azerbaiján.
Visto che il grosso dell’appoggio logistico e della capacità di comando e controllo necessari per realizzare una guerra contro l’Iran è stato già dispiegato nella regione grazie alla massiccia presenza in Iraq, il tempo di preparazione per una guerra contro l’Iran sarà considerevolmente ridotto in paragone coi programmi accelerati che si videro rispetto all’Iraq nel 2002-2003.
Gli USA e le nazioni occidentali continuano ossessionate dall’attuale tragedia e disastro che è l’Iraq. Finalmente si comincia a vedere un dibattito necessario negli Stati Uniti e altrove circa la guerra contro Iraq e la fallita occupazione. Questo fatto dovrebbe rappresentare un cambiamento positivo. Ma se sono tutti occupati a guardare verso il passato, molti non intravederanno il crimine che sta per essere ripetuto dall’amministrazione Bush in Iran - una guerra illegale di aggressione, basata su premesse false, realizzata con poca considerazione per il popolo dell'Iran e quello degli Stati Uniti.

La maggioranza degli statunitensi, insieme alla parte dominante dei media nordamericani, se ne stanno lì, di fronte a palesi segnali di guerra ad aspettare un qualche tipo di dichiarazione formale di ostilità, un momento mediatico come quello del 19 marzo di 2003.
Ora sappiamo che la guerra era cominciata molto prima. Allo stesso modo, la storia mostrerà che la guerra USA contro l’Iran non inizierà con una dichiarazione formale simile da parte dell’amministrazione Bush, ma che era già stata preparata nel giugno del 2005, quando la CIA aveva iniziato il suo programma di attentati terroristi dei MEK in Iran.

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Scott Ritter è il capo degli ispettori dell’ONU in Iraq, 1991-1998, ed autore di “l’Iraq Confidential: The Untold Story of America's Intelligence Conspiracy," che sarà pubblicato da I B Tauris nell’ottobre 2005.
Le opinioni espresse sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale
o sono girate da Al-Jazeera.
english.aljazeera.net/NR/exeres/7896BBD4-28AB-48BA-A949 -







Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte ch'è principio e cagion di tutta gioia?".
18/06/2009 20:04
 
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brasile e turchia difendono l'iran

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Iran, Lula difende Ahmadinejad(ANSA) - BRASILIA, 18 GIU - Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva si e' di nuovo pronunciato a favore della vittoria di Ahmadinejad nelle elezioni. Gia' lunedi' scorso Lula aveva detto che non c'erano prove di brogli e ieri ha ribadito di non credere alla manipolazione dei risultati. 'Mi sembra impossibile manipolare 30% dei voti, la differenza e' stata troppo grande - ha detto - Non dimentichiamo la prima elezione di George W. Bush, i cui risultati furono accettati nonostante i dubbi'.

notizie.tiscali.it/feeds/09/06/18/t_2009-06-18_118386779....

Ahmadinejad, Turchia si congratula(ANSA) - ANKARA, 18 GIU - Il premier turco Tayyip Erdogan si e' congratulato con Mahmoud Ahmadinejad per la sua vittoria elettorale. Lo riferisce il quotidiano economico Referans, secondo il quale, il governo di Ankara aveva scommesso sulla vittoria del leader conservatore, con cui le relazioni diplomatiche in questi anni sono state molto intense. Inoltre, gli esperti turchi non crederebbero che l'accertamento di eventuali irregolarita' potra' cambiare l'esito del voto





Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte ch'è principio e cagion di tutta gioia?".
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futuri attentati in iran?
TV, SVENTATO COMPLOTTO TERRORISTICO NEL GIORNO DELLE ELEZIONI
Le autorità di Teheran hanno sventato una serie di attentati progettati da "nemici dell'Iran" per colpire alcune moschee di Teheran e altri luoghi nel giorno delle elezioni presidenziali del 12 giugno. E' quanto ha riferito oggi la Irib, la Tv pubblica iraniana, citando un comunicato del Ministero per l'Intelligence. Il complotto, nel quale erano coinvolti diversi gruppi terroristici coordinati dall'estero, è stato scoperto e neutralizzato in extremis proprio nella giornata del voto. "Esponenti di uno dei gruppi coinvolti intendevano collocare ordigni esplosivi in vari siti affollati di Teheran come le moschee di Ershad e di Al-Nabi", afferma tra l'altro il comunicato citato dalla Tv.

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paure per venerdi'
Si teme tensione alla preghiera del venerdi'
TEHERAN - Rischia di investire anche il tradizionale appuntamento della preghiera del venerdì a Teheran, e la stessa Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, la protesta in corso da sabato in Iran per i risultati delle elezioni presidenziali. Gli oppositori della rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, infatti, hanno in programma di dirigersi domani verso il luogo dove si tiene ogni settimana il raduno e dove è previsto un sermone della Guida. Il concentramento dei manifestanti è previsto alle 11.00 ora locale (le 08.30 ora italiana) nella Piazza Haft-e-Tir. Ma il piano, ha detto oggi all'ANSA Issa Sarkhiz, un esponente riformista ex ministro della Cultura, prevede poi di dirigersi verso la zona dell'Università, qualche chilometro ad ovest. E' in un grande spiazzo all'interno dell'ateneo, coperto da una struttura in metallo, che ogni settimana una importante personalità religiosa del regime tiene il sermone che precede la preghiera collettiva. Da alcuni giorni i media ufficiali hanno annunciato che domani sarà l'ayatollah Khamenei a parlare. Il suo primo discorso pubblico da quando nella Repubblica islamica è cominciata la crisi per le proteste contro i risultati delle elezioni. C'é quindi molta attesa per le parole della Guida, che dopo l'annuncio dei risultati del voto ha definito le elezioni "una grande festa" e ha invitato tutti a riconoscere e sostenere il presidente rieletto. Sarkhiz ha detto che ai seguaci di Mussavi è stato chiesto di non entrare nell'Università, ma rimanere "nella zona". Ma é facile immaginare quale situazione di tensione questo potrà creare, anche perché i Basiji, i corpi di miliziani islamici, fedelissimi della Guida suprema, hanno fatto sapere che parteciperanno alla preghiera. I Basiji hanno anche avvertito gli ex candidati alle presidenziali che contestano i risultati di "dissociarsi esplicitamente dai rivoltosi", il termine che i miliziani usano per riferirsi ai manifestanti che sfilano da giorni per le strade della capitale. Mussavi ed altri politici considerano invece che sia stato il comportamento dei Basiji, intervenuti per reprimere le manifestazioni, a provocare gli incidenti. Mussavi e l'ex candidato riformista Mehdi Karrubi hanno anch'essi annunciato la loro partecipazione alla preghiera del venerdì.

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KHAMENEI: IL POPOLO HA SCELTO, BASTA CORTEI
TEHERAN - Le elezioni non sono state manipolate e le manifestazioni nelle strade "devono cessare". Questa la dura risposta inviata oggi dalla Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, al candidato moderato alle presidenziali Mir Hossein Mussavi e alle sue centinaia di migliaia di sostenitori che da giorni invadono le piazze di Teheran per chiedere la cancellazione del voto, denunciando brogli.

Khamenei ha parlato come guida della preghiera del venerdì: il primo suo discorso pubblico dopo la crisi cominciata in seguito alle contestazioni dei risultati delle elezioni. Ad ascoltarlo c'erano il presidente rieletto, Mahmud Ahmadinejad, i più importanti ministri del suo governo e le massime autorità dello Stato. Ma non Mussavi, né l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, considerato il suo principale sponsor.

Per domani è attesa una nuova manifestazione degli oppositori di Ahmadinejad, a cui è prevista la partecipazione di Mussavi e dell'ex presidente riformista Mohammad Khatami. Manifestazione per altro vietata. Secondo Amnesty International sono 15 le persone uccise durante le manifestazioni dell'opposizione a Teheran seguite in questi giorni alle controverse elezioni presidenziali iraniane.

Ma il messaggio della Guida suprema per chi vuole continuare a promuovere la protesta di piazza è stato molto chiaro: "Chi alimenterà l'estremismo - ha affermato - 'sara' ritenuto responsabile per ogni violenza e spargimento di sangue". Finora sono sette i manifestanti uccisi, secondo le notizie ufficiali fornite da fonti governative. Khamenei ha accusato alcuni Paesi occidentali, tra i quali gli Usa del presidente Barack Obama, di avere interferito nella crisi iraniana, dicendo che "agenti dei servizi segreti del nemico" hanno avuto un ruolo nei disordini. La Guida suprema ha anche difeso l'ex presidente Rafsanjani dagli attacchi di corruzione mossigli in campagna elettorale da Ahmadinejad. "Lo conosco da 52 anni e non ho mai visto che si sia arricchito illegalmente", ha detto Khamenei, definendo Rafsanjani "una delle più importanti figure della rivoluzione accanto all'ayatollah Khomeini
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l'europa sempre piu' dura rispetto all'america
Ue a Iran, rispettare diritti espressione
BRUXELLES - I leader europei, riuniti a Bruxelles, hanno lanciato un appello alle autorità iraniane affinché rispettino il diritto dei cittadini "a riunirsi e ad esprimersi".
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khamenei dfinisce la gran bretagna malvaggia.
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Iran, vietata manifestazione domani (ANSA) - TEHERAN, 19 GIU - La manifestazione prevista domani a Teheran dagli oppositori del presidente Ahmadinejad 'non e' stata autorizzata'. Alla manifestazione di domani e' prevista la partecipazione di Mussavi e dell'ex presidente riformista Khatami. Intanto Amnesty international ha reso noto che sono 15 le persone uccise nelle manifestazioni dell'opposizione in questi giorni. Sempre piu' tesi i rapporti tra Londra e Teheran, dopo che l'ayatollah Khamenei ha definito malvagia la Gran Bretagna.






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