Tolleranza zero pesticidi: prima sentenza storica in Italia (2014)

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wheaton80
00venerdì 19 febbraio 2016 23:11
Viticultore condannato in Toscana per aver contaminato con pesticidi l’abitazione e la coltivazione biologica del vicino

Grazie all’azione legale condotta in Toscana dal signor Michelacci e dagli Avvocati Pini e Peri, con la Consulenza Tecnica di Parte del Prof. Giuseppe Altieri, al Tribunale di Pistoia è stata vinta un’altra importante causa relativa alla tutela dei cittadini e degli agricoltori biologici dalle contaminazioni di pesticidi derivanti da aziende agricole limitrofe, che usano prodotti chimici, pericolosi per la salute e l’ambiente. Il Prof. Giuseppe Altieri ha redatto le perizie tecniche di parte, nella prima fase del procedimento, atto a verificare le derive di pesticidi, chiedendo al giudice di applicare la tolleranza zero per il diritto di chi non vuole essere contaminato dai fitofarmaci, siano essi agricoltori biologici o semplici cittadini. Sulla vegetazione e nella proprietà del signor Michelacci, sono stati trovati residui di Cimoxanil (fungicida chimico) e Rame (anche se il rame non presenta problemi, in quanto autorizzato in Agricoltura Biologica) nel momento in cui venivano fatti i trattamenti convenzionali con tali prodotti. Si rammenta che i residui di pesticidi, in genere, si concentrano nelle polveri, e che i danni dei fitofarmaci si esplicano anche a livelli infinitesimi e, soprattutto, indesiderati dai consumatori biologici (tolleranza corrispondente a 0,01 mg/kg, un livello molto superiore ai limiti di rilevazione della presenza di pesticidi). Questa recente sentenza ha stabilito che chi usa la chimica non può contaminare il vicino biologico o le case e i giardini dei privati, e la causa si è conclusa con una bella e congrua multa per il viticultore chimico e con l’imposizione di trattamenti verso l’interno sui terreni di confine, al fine di annullare la deriva di prodotti chimici, con tolleranza zero pesticidi, nella proprietà dei vicini.

E’ quindi passato il principio del diritto all’assenza di contaminazione ed è stato così affrontato legalmente un problema molto diffuso, tanto che, all’eventuale prossima contaminazione, il ricorrente potrebbe denunciare di nuovo il viticultore chimico. “Oggi i Sindaci possono tranquillamente dichiarare i propri territori “biologici”, essendo la produzione biologica ampiamente compensata dai Pagamenti Agroambientali dei PSR regionali, obbligatori e prioritari, che riconoscono inoltre il 20% per i costi burocratici di transazione e un 30% per le azioni collettive di più agricoltori che si riconvertono al biologico, con immensi benefici territoriali. Vengono inoltre pagate dai PSR Regionali, la consulenza tecnica (con 1.500 € annui per consulenza) e le spese di Certificazione biologica. Vi sono anche altri contributi disponibili, prioritari per le aziende agricole biologiche e per i giovani imprenditori agricoli”, afferma l’agronomo Prof. Giuseppe Altieri, docente di Fitopatologia, Entomologia e Agroecologia. Noi di Agernova (Servizi Avanzati per l’Agroecologia e la Ricerca) siamo a disposizione di tutti i cittadini Italiani per le vertenze atte ad evitare le contaminazioni da pesticidi e punire i responsabili, sia per le Ordinanze comunali sul divieto dell’uso di Agrofarmaci che per ogni forma di Assistenza Tecnica Agroecologica avanzata, alle Istituzioni, Regionali e Nazionali, nella definizione delle Norme e Sostegni Agroambientali. Data la nostra esperienza trentennale nel settore dell’Agricoltura Biologica e nella formazione professionale nel settore, siamo inoltre disponibili per l’assistenza alle produzioni biologiche locali.

La sentenza in forma integrale (PDF) si può trovare al seguente indirizzo: gruppodistudioambientesalute.files.wordpress.com/2014/11/sentenza-cantine-bona...

Per ulteriori informazioni: www.agernova.it/

Daniela Rosellini
12 dicembre 2014
www.aknews.it/tolleranza-zero-pesticidi-prima-sentenza-storica-in...
wheaton80
00mercoledì 1 giugno 2016 21:19
Tuteliamo le persone che vivono nelle zone agricole da Pesticidi e Diserbanti

Per firmare la petizione: secure.avaaz.org/it/petition/petition_55b5ef34c8650/?copy

Perché è importante
Art. 32 della Costituzione Italiana:“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività…”.

E’ ormai chiaro e scientificamente provato che l’esposizione ad alcuni pesticidi è associata a diverse forme di tumore, malattie neurogenerative e malattie neonatali. Numerosi dati suggeriscono inoltre che alcune di queste sostanze potrebbero danneggiare il sistema ormonale, il sistema immunitario e quello nervoso. Il principale mezzo di esposizione è l’alimentazione ma gli agricoltori, le loro famiglie e le persone che vivono in aree rurali dove si pratica l’agricoltura intensiva, sono i più colpiti dall’uso di pesticidi. Attualmente dalle normative vigenti, sono esplicitamente vietati solo i trattamenti in prossimità dei pozzi, mentre vi è un vuoto normativo per quanto riguarda i trattamenti in prossimità di abitazioni e giardini, eccetto sporadici regolamenti comunali che ovviamente valgono solo sul territorio del Comune che li ha emanati. E’ necessario che si introduca invece urgentemente una specifica normativa in caso di utilizzo di prodotti fitosanitari al fine di tutelare la salute di tutti e principalmente:

- Rispetto di distanze di sicurezza non inferiori a m 50 dalle abitazioni e dai campi coltivati a produzione biologica

- Obbligo di avvisare i confinanti almeno 72 ore prima di ogni trattamento (per evitare che i prodotti fitosanitari possano depositarsi sugli abiti stesi, intossicare chi mangia in giardino o addirittura i bambini che giocano all’aperto) ed esposizione di cartelli che avvisino del pericolo in seguito ai trattamenti

- Regolamentazione per le strade di accesso ai fondi interclusi di almeno 5 metri di sicurezza (anche per quanto riguarda la costruzione di serre agricole) per ogni lato di strada interpoderale, ove tale strada fosse l’unica possibilità per accedere al fondo

- Introduzione di sanzioni severe per fare in modo che queste leggi vengano rispettate (ad esempio il ritiro del patentino e una pesante multa)

Come si evince anche dall’ultimo rapporto di Greenpeace, “Tossico come un pesticida”, i danni arrecati e arrecabili alla popolazione a causa di queste pericolose sostanze chimiche, sono gravissimi. Basterebbe comunque anche solo considerare il noto Principio di precauzione, vigente nell’ordinamento in forza dell’articolo 174 del Trattato UE, secondo il quale, al fine di garantire la protezione di beni fondamentali, come la salute o l’ambiente, è necessaria l’adozione o l’imposizione di determinate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio, e non è invece dimostrata, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, la sicura o anche solo probabile evoluzione del rischio in pericolo. La salute è un nostro diritto, sancito dalla Costituzione italiana…difendiamolo!

27 luglio 2015
wheaton80
00martedì 21 febbraio 2017 13:39
Barcellona proibisce l’uso del glifosato: Italia e Europa cosa aspettano?

La città di Barcellona ha deciso di proibire l’uso del glifosato nei giardini e parchi pubblici. Cosa aspettano Italia e Europa a fare altrettanto? Il 2017 è considerato un anno chiave per la messa al bando del glifosato in Italia e in Europa. Entro la fine dell’anno infatti il Parlamento Europeo dovrà esprimersi sull’autorizzazione alla vendita e all’utilizzo del prodotto. Per fare pressione sull’Unione Europea e per dare voce ai cittadini è nata la campagna ICE #stopglyphosate (https://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/22694-glifosato-ice) per il divieto di questa sostanza che è alla base degli erbicidi più utilizzati nel mondo e che è stata classificata come probabilmente cancerogena per l’uomo. Il Roundup di Monsanto è l’erbicida a base di glifosato più venduto nel mondo. Si tratta di un erbicida ad ampio spettro che rappresenta la terza fonte di reddito della multinazionale statunitense. E’ presente in almeno 750 prodotti diversi, utilizzati in agricoltura, in casa o per il giardinaggio. I prodotti che contengono glifosato in vendita in Spagna sono in totale 125. Ecco la preoccupazione della città di Barcellona rispetto a questa sostanza con la decisione di proibirne l’uso a partire dai giardini pubblici. Monsanto ha brevettato il glifosato negli anni Settanta e vent’anni dopo ha iniziato a produrre sementi OGM che permettono di avere a disposizione coltivazioni resistenti proprio a questa sostanza. Da tempo associazioni, cittadini e realtà scientifiche denunciano i danni del glifosato per l’uomo e per l’ambiente, a partire dallo IARC, che nel 2015 ha inserito il glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo.

Uno studio condotto presso l’Università de la Plata ha ritrovato tracce di glifosato in cotone, tamponi e salviettine, indicando come questa sostanza possa entrare facilmente a contatto con il nostro corpo (http://www.infobae.com/2015/10/20/1763672-hallaron-glifosato-algodon-gasas-hisopos-toallitas-y-tampones-la-plata/). Il glifosato contamina terreni e acque. Nelle sue più recenti analisi condotte sul fiume Po l’ISPRA ha individuato proprio il glifosato tra diversi erbicidi e pesticidi presenti nel fiume a causa dell’inquinamento (http://www.isprambiente.gov.it/it/evidenza/pubblicazioni/sostenibilita-ambientale-delluso-dei-pesticidi.-il-bacino-del-fiume-po). A Barcellona le associazioni ambientaliste hanno chiesto al Consiglio Comunale di smettere di utilizzare il glifosato nei giardini pubblici. La Giunta ha accettato la sfida e ha deciso di introdurre un periodo di transizione a favore di parchi e giardini ecologici e sostenibili. Anche se il Parlamento Europeo non ha ancora preso una decisione definitiva sul glifosato, le singole città possono comunque decidere come comportarsi rispetto all’uso di questa sostanza, almeno a livello pubblico. Al momento in Italia solo la Calabria ha preso una decisione forte contro il glifosato, decidendo di non finanziare più le aziende che lo utilizzano. Altre regioni potrebbero seguirne l'esempio. La speranza è che anche l’Italia si muova in questa direzione, possibilmente prima ancora della decisione europea. Leggi qui come aderire all’ICE per mettere al bando il glifosato: www.greenme.it/informarsi/agricoltura/22694-glifosato-ice

Marta Albè
20 febbraio 2017
www.greenme.it/informarsi/agricoltura/23005-barcellona-divieto-g...
wheaton80
00giovedì 2 marzo 2017 15:38
La Toscana dice stop al glifosato, approvata la mozione di Sì Sinistra Toscana

Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato all’unanimità la mozione “Principio di precauzione e glifosato” presentata da Sì Toscana a Sinistra, che spiega:«La mozione impegna la Giunta Regionale a rimuovere il glifosato da tutti i disciplinari di produzione e ad escludere immediatamente dai premi del Programma di Sviluppo Rurale le aziende che ne facciano uso; a sostenere sul territorio approcci agro-ecologici per migliorare la fertilità dei suoli, diversificare le produzioni, aumentare la capacità di sequestro di carbonio, garantire raccolti adeguati e affrontare il controllo dei parassiti e delle erbe seguendo e monitorando le dinamiche naturali. La mozione impegna anche la giunta Regionale ad intervenire presso il governo per l’applicazione del principio di precauzione a livello nazionale ed europeo, in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti fitosanitari che contengano il principio attivo “glyphosate”». Secondo Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato, «Si tratta di un importantissimo passo in avanti nella battaglia che la società civile porta avanti da un anno, da quando lo IARC di Lione ha introdotto il glifosato tra i prodotti probabilmente cancerogeni per l’uomo. Dopo l’analoga iniziativa della Regione Calabria, la Toscana fa un passo decisivo: l’impegno si tradurrà in breve in atti normativi concreti. Ora il governo esamini la possibilità di eliminare il glifosato su tutto il territorio nazionale e si impegni perché a dicembre venga definitivamente cancellato il rinnovo della licenza di uso dell’erbicida della Monsanto a livello europeo.

In questo momento i cittadini europei stanno firmando l’iniziativa di legge popolare per la cancellazione del glifosato dalle sostanze ammesse sui campi. Il governo italiano ha l’opportunità e la forza di prendere una decisione all’avanguardia, che tutela il diritto alla salute e la qualità del cibo». I due presentatori della mozione, i consiglieri regionali Tommaso Fattori e Paolo Sarti, hanno espresso «grande soddisfazione per questo voto unanime del Consiglio Regionale, che schiera la Toscana a fianco del grande movimento di cittadini che in Italia e in Europa ha costruito la campagna transnazionale per bandire il glifosato, lanciando l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) oggi in corso». Fattori e Sarti ricordano che «già nel luglio del 2015 come Sì Toscana a Sinistra avevamo ottenuto, a seguito di una nostra interrogazione urgente, il divieto a utilizzare in Toscana il glifosato in ambito non agricolo: parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. Già allora ci impegnammo a far compiere alla Regione un ulteriore passo avanti e bandire questo erbicida anche in agricoltura. Ad oggi infatti lo IARC, agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e massima autorità globale in campo oncologico, ha accertato che il glifosato è cancerogeno per gli animali ed è un potenziale cancerogeno per gli esseri umani. The Lancet Oncology, la più importante rivista del settore, ha pubblicato uno studio che purtroppo conferma la correlazione fra questo erbicida e il linfoma non-Hodgkin, così come sono già note le correlazioni con le leucemie infantili e alcune malattie neuro-degenerative.

Sfortunatamente si tratta del diserbante più diffuso in Italia e al mondo e i dati 2016 di ISPRA segnalano che il glifosato e i suoi metaboliti sono i più rinvenuti nei nostri corsi d’acqua». I due consiglieri regionali di sinistra concludono:«Verificheremo che la Regione, dopo il voto di oggi, rimuova rapidamente il prodotto da tutti i disciplinari di produzione ed escluda immediatamente da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando di promuovere l’uso di un prodotto così pericoloso. Continueremo ad impegnarci con le associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori affinché, nel rispetto del principio di precauzione, siano vietati a livello nazionale ed europeo la produzione, la commercializzazione e l’impiego di tutti i prodotti a base di glifosato. E’ un voto storico e va nella direzione giusta, quella della necessaria transizione agroecologica. Data la concorrenza nel settore agricolo, occorre anche trovare forme di concreto sostegno per quel mondo che sta abbandonando, per scelta o perché adesso lo obbligheremo a farlo, l’uso di erbicidi e diserbanti, promuovendo e incoraggiando approcci agro-ecologici privi di veleni che non influiscano sulla catena alimentare, nell’interesse dell’ambiente e della nostra salute».

02 marzo 2017
www.greenreport.it/news/inquinamenti/la-toscana-dice-stop-al-glifosato-approvata-la-mozione-si-sinistra-...
wheaton80
00giovedì 2 marzo 2017 15:39
Il glifosato? Non funziona più (e gli agricoltori USA abbandonano gli OGM)

Un rapporto choc dell’Università dell’Illinois mostra che nel 2016 la resistenza agli erbicidi, in particolare al glifosato e più in generale agli inibitori PPO (diserbanti), ha raggiunto proporzioni epiche in tutto il Midwest degli Stati Uniti. 2.000 campioni di infestanti sono stati analizzati dall’Università. Le “erbacce” provenivano da 10 Stati sparsi per il Midwest. Sorprendentemente a mostrare resistenza al glifosato è stato il 76,8% dei 593 siti esaminati. Il 62,5% dei campioni degli infestanti hanno mostrato di resistere agli inibitori di PPO, cosa mai osservata prima. Nonostante da più parti sia stata denunciata la possibilità che gli OGM siano resistenti al glifosato (come la soia RoundupReady della Monsanto, molto coltivata nel Midwest), la ricerca statunitense ha prodotto molte reazioni per le proporzioni del fenomeno che evidenzia. E non solo da parte di chi si oppone al glifosato e ai vegetali transgenici. Bill Giles, un contadino dell’Illinois che dal 2009 coltiva piante geneticamente modificate, ha detto a “Substainable Pulse” (un portale web americano da sempre attivo nelle denunce anti-OGM) che molti agricoltori della sua regione stanno pensando di tornare a colture non OGM per sopravvivere alla crisi degli infestanti resistenti al glifosato. Giles ha dichiarato:“Le colture transgeniche sono sull’orlo del fallimento negli Stati Uniti e gli agricoltori sono chiamati a sborsare più soldi per cercare di controllare i superinfestanti con dosi sempre maggiori di erbicidi. E non possiamo permettercelo!”.

Riccardo Quintili
6 febbraio 2017
testmagazine.it/2017/02/06/il-glifosato-non-funziona-piu-e-gli-agricoltori-usa-abbandonano-...
wheaton80
00mercoledì 22 marzo 2017 14:00
Agricoltura, il primo eco-diserbante è italiano:“Tutto è nato per salvare le api”

Niente additivi chimici, glifosati e sostanze che avvelenano l’ambiente. Dall’Italia, e in particolare dalla Sardegna, arriva il primo eco-diserbante, che promette di sostituire i tradizionali preparati sintetici considerati nocivi per coltivazioni, animali e anche per l’uomo. Il segreto? Un composto a base di scarti di malvasia, lana e olio d’oliva, scoperto da un team di ricercatori e imprese capitanato da Daniela Ducato, responsabile della filiera “Edizero Architecture for Peace”, che da anni lavora nel campo della bioedilizia e dell’agricoltura, con innovazioni a zero impatto sull’ambiente che vanno dall’isolamento termico alle tinture o ai filtri marini. “Nella realtà di tutti i giorni siamo sedotti da tutto quello che è chimico, ma le soluzioni alternative ci sono e possono dare risultati anche migliori, è soltanto una questione culturale”, spiega Daniela Ducato, che con i suoi progetti è stata premiata recentemente in India tra i rappresentanti delle dieci migliori realtà più innovative al mondo. Il problema, chiarisce, “è che non ci rendiamo conto del pericolo delle sostanze che vengono utilizzate con tranquillità per esempio per il trattamento del verde urbano, e che invece nascondono seri rischi per gli animali domestici come cani e gatti, ma anche per i bambini che frequentano i parchi, o per noi stessi che mangiamo determinati prodotti”.

Una delle ultime trovate della squadra di lavoro messa insieme dall’innovatrice sarda è stato proprio l’eco-diserbante Natural Weed Control, un diserbante completamente naturale prodotto all’interno della filiera Ortolana, primo al mondo nel suo genere e già sperimentato con successo, dall’Italia agli Stati Uniti. “Con Ortolana eravamo già impegnati nel campo degli agritessili, in cui utilizziamo prodotti tessili per il risparmio idrico e la rigenerazione del suolo”, racconta Ducato. “Volevamo fare un passo in più per creare qualcosa di naturale che potesse contribuire alle coltivazioni senza nuocere agli addetti ai lavori e ai consumatori finali, ma soprattutto che potesse essere messo in commercio e risultare competitivo sul mercato”. Nel caso del bio-diserbante di Ortolana, tutto è cominciato dalle api. L’idea infatti, maturata dopo anni di sperimentazioni e ricerche, è nata da un’esigenza molto concreta: salvare le api che morivano a causa degli agenti chimici dei diserbanti tradizionali e salvaguardare allo stesso tempo l’agricoltura dagli effetti nocivi delle sostanze. “In Sardegna ci sono moltissimi apicoltori che chiedevano aiuto in quel senso; l’input è arrivato dall’associazione nazionale Città del Miele”, racconta l’ideatrice del progetto. “Le api e le farfalle sono le prime a risentire delle conseguenze sui trattamenti del terreno, ma hanno la funzione importantissima di impollinare. Volevamo qualcosa che potesse risolvere il problema senza danneggiare l’equilibrio della natura”. I risultati hanno richiesto ricerche, studi e confronti con altre realtà che hanno collaborato alla realizzazione del prodotto finale, grazie anche alla sinergia creata da Coldiretti tra i vari attori in campo. Si è arrivati così a un mix virtuoso: dall’ingrediente della Malvasia di Bosa delle cantine Silattari alle macchine dell’azienda Cavalli&Cavalli, fino a Marco Cau, il laboratorio Agritettura e naturalmente alla linea Ortolana, che si occupa di agritessili e di produzioni agricole bio. Fulcro dell’eco-diserbante è la lana di pecora, a cui si aggiungono scarti di olio d’oliva e altri ingredienti, come le eccedenze delle lavorazioni vitivinicole e gli estratti dalla pulizia delle arnie, tra cui propoli o miele.

Tutti elementi di scarto insomma, in grado di creare insieme un diserbante al cento per cento naturale che svolge la sua funzione non grazie agli agenti chimici ma attraverso il vapore e il calore. “Mettendo insieme questi elementi la pianta intrappola il calore e si secca già dopo due giorni dal trattamento. Inoltre le altre sostanze”, chiarisce Ducato, “favoriscono un effetto prolungato senza creare problemi al suolo o alterare il suo PH”. A seconda della composizione, il bio-diserbante può essere sfruttato per la protezione di orti, vigneti, frutteti e per il trattamento del verde urbano. E tutto senza inquinare e con la massima sicurezza dei consumatori e degli agricoltori, che possono utilizzarlo senza mascherine o protezioni, in quanto tutti gli elementi sono naturali. “Non possiamo permetterci di essere uguali agli altri”, continua Ducato. “La nostra ‘chimica verde’ deve avere migliori prestazioni di quella tradizionale”. Le performance del nuovo prodotto ideato dal team di imprese e ricercatori hanno già ricevuto apprezzamenti non solo in Italia, ma anche in Francia e perfino negli Stati Uniti. L’eco-diserbante è stato utilizzato con successo per debellare le erbacce che crescevano incontrastate nelle aree urbane di Cagliari:“Il Comune ha provato di tutto, e alla fine hanno chiamato noi e sono stati soddisfatti”. Ma Sardegna e Italia non sono i soli a fare uso del primo diserbante bio al mondo. In Francia i viticoltori, ancora prima di quelli italiani, hanno già fatto incetta del prodotto e negli USA l’eco-diserbante è impiegato da Gea Group, leader nella coltivazione di piante farmaceutiche, tra cui la pervinca del Madagascar, che serve per la cura della leucemia. Per ora i macchinari modificati ad hoc per il prodotto sono tre, ma il mercato è destinato a crescere insieme agli impieghi del diserbante, come dimostra l’interesse dimostrato in tutto il mondo per l’innovazione. Uno dei prossimi passi sarà quello dell’utilizzo pensato per le famiglie, magari per la coltivazione di piccoli orti casalinghi. Ma è solo l’inizio. “Nel settore c’è ancora molto da fare”, conclude Ducato. “Noi abbiamo avuto il ruolo di apripista e non ci tiriamo indietro; siamo fiduciosi che si possa andare sempre più avanti in questa direzione”.

Silvia Bia
21 marzo 2017
www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/21/agricoltura-il-primo-eco-diserbante-e-italiano-tutto-e-nato-per-salvare-le-api/...
wheaton80
00giovedì 21 settembre 2017 19:53
Glifosato, la valutazione dei rischi UE copiata dai documenti Monsanto

Parti del rapporto dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che ha valutato i rischi dell’uso del glifosato, sono stati copiati dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione di Monsanto. Monsanto è la società che ha inizialmente sviluppato il glifosato, il principio attivo usato per produrre erbicidi, come il Roundup. Una sostanza che vende da decenni, gestendo un mercato mondiale da miliardi di euro. I governi dell’UE, tra cui l’Italia, e la Commissione Europea devono decidere nei prossimi mesi se rinnovare o meno l’autorizzazione per il commercio e l’uso di glifosato, che è in scadenza alla fine di quest’anno. Alla base della decisione ci sarà appunto il rapporto preparato dall’EFSA nell’ottobre 2015, che prende in considerazione criteri quali il possibile impatto sulla salute umana e i rischi ambientali. Durante l’intero processo di revisione dell’autorizzazione, gli enti responsabili della valutazione dell’EFSA, come l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BFR), hanno affermato che la loro opinione è basata esclusivamente sulla propria valutazione obiettiva delle ricerche scientifiche sul glifosato, ma qualcosa non torna. Confrontando la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione che Monsanto aveva presentato nel maggio 2012 per conto della Glyphosate Task Force, un consorzio di oltre 20 aziende che commercializzano prodotti a base di glifosato in Europa, e la relazione dell’EFSA, si nota chiaramente che la realtà è ben diversa. Entrambi i documenti sono accessibili online, ma finora nessuno aveva pensato di esaminarli con più attenzione e confrontarli. Le sezioni del rapporto dell’EFSA che riesaminano gli studi pubblicati sul potenziale impatto del glifosato sulla salute umana sono stati copiati, quasi parola per parola, dal dossier presentato da Monsanto. Sono 100 pagine sulle circa 4.300 del rapporto finale, ma si tratta delle sezioni più controverse e al centro dell’aspro dibattito degli ultimi mesi, quelle sulla potenziale genotossicità, la cancerogenicità e la tossicità riproduttiva del glifosato.

L’EFSA e il BFR hanno sempre affermato di aver svolto il proprio lavoro correttamente. E’ di giugno 2017 una dichiarazione dell’EFSA in merito alla valutazione UE del glifosato e dei cosiddetti ‘Monsanto Papers’:“Ogni studio scientifico è esaminato per rilevanza e affidabilità (…) sulla base dei dati contenuti nello studio”. Peter Bleser, Segretario di Stato presso il Ministero Federale Tedesco per l’Alimentazione, l’Agricoltura e la Protezione dei Consumatori (BMELV), in risposta ad un’interrogazione scritta il 7 settembre 2015, afferma che:“La valutazione del rischio sanitario nel RAR (ndr rapporto di valutazione del rinnovo) è basata esclusivamente su valutazioni indipendenti del BFR di tutti gli studi citati”. Le agenzie europee sono arrivate alla conclusione che il glifosato è innocuo per l’uomo. Una valutazione che appare ora ‘copiata’ dagli studi forniti dall’industria, il cui contenuto non può essere consultato pubblicamente. Ben diversa l’analisi fornita dagli studi pubblicati e rivisti da gruppi di scienziati, alla base dell’opinione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che segnala il possibile ruolo del glifosato nello sviluppo di tumori. Questi studi sono stati criticati da Monsanto, che li ha definiti non attendibili e irrilevanti, studi che l’EFSA ha dunque scelto di ignorare nella sua valutazione. I documenti sembrano confermare che il BFR, e di conseguenza l’EFSA, non hanno condotto nessuna revisione indipendente degli studi scientifici sui potenziali impatti del glifosato sulla salute umana, prendendo per buona la valutazione fornita dall’azienda produttrice. Dopo la pubblicazione dei ‘Monsanto Papers’, il confronto tra i due documenti getta ulteriore incertezza sull’obiettività della valutazione presentata dall’EFSA, sulla quale i rappresentanti politici degli Stati membri sono chiamati ad esprimersi entro la fine 2017. Su un piatto della bilancia il diritto a procedere per Monsanto e per i produttori di glifosato, sull’altro un legittimo dubbio.

Roberto Giovannini
15/09/2017
www.lastampa.it/2017/09/15/scienza/ambiente/inchiesta/glifosato-la-valutazione-dei-rischi-ue-copiata-dai-documenti-monsanto-SpexAUwAx6B23ei8G70xYL/pag...
wheaton80
00sabato 30 settembre 2017 00:59
Monsanto bandita dal Parlamento Europeo

Ai dipendenti di Monsanto è stato negato l’accesso al Parlamento Europeo. La decisione è stata presa giovedì dalla Conferenza dei Presidenti, che include il Presidente dell’istituzione e i leader dei gruppi politici, dopo che la multinazionale chimica si è rifiutata di partecipare ad un’audizione sul glifosato, un erbicida utilizzato nel prodotto Roundup di Monsanto. L’azienda è sospettata di aver influenzato le valutazioni scientifiche su cui l’UE ha basato la decisione di autorizzare il prodotto.

Traduzione: Wheaton80
28 settembre 2017
euobserver.com/tickers/139197
wheaton80
00domenica 22 ottobre 2017 19:48
Diserbante glifosato, vittoria degli attivisti: anche la Lorenzin dice no

Più di un milione di firme raccolte e la pressione delle associazioni ambientaliste hanno compiuto il ‘miracolo’. A pochi giorni dal voto europeo sul rinnovo dell’autorizzazione al diserbante glifosato, arriva finalmente il secco no del governo italiano. Messa alle strette da Greenpeace, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dovuto confermare il diniego già espresso da qualche tempo dal suo collega di governo, Maurizio Martina, con delega alle Politiche Agricole. L’associazione Greenpeace, tra i più autorevoli membri della Coalizione #StopGlifosato, è impegnata da tempo in un forte pressing nei confronti dei membri del Governo Gentiloni che decideranno la posizione italiana in sede europea sulla questione glifosato. Il Ministro Martina si dice da sempre contrario al rinnovo dell’autorizzazione.

Una posizione ribadita a inizio mese, con un tweet:“No al rinnovo dell’autorizzazione europea per il Glifosate. Italia leader agricoltura sostenibile #StopGlifosato”. Restavano però dei dubbi. Perché, sul tema, la posizione ufficiale del governo italiano doveva essere ribadita anche dai Ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Già a luglio, Greenpeace chiedeva “al Governo italiano di respingere al mittente” la proposta “inaccettabile” di un rinnovo dell’autorizzazione all’uso in Europa del diserbante glifosato. «Al di là dei dubbi sugli impatti sanitari per l’uomo, che comunque permangono, gli effetti avversi del glifosato sull’ambiente sono ormai chiaramente documentati», spiegava Federica Ferrario, responsabile per la campagna Agricoltura Sostenibile della ONG.

Dopo una protesta insolita davanti alla sede del Dicastero della Salute (gli attivisti hanno proposto alla Lorenzin un simbolico “aperitivo al glifosato”), il Ministro ha confermato la posizione di Martina:«Non è un mistero, l’Italia vota no: noi abbiamo già votato due volte no, perché dovremmo votare sì questa volta?”, ha ribadito la Lorenzin. “Noi abbiamo risposto ufficialmente a tutti i canali, informatevi. Non dovete venire qui, dovete andare in Unione Europea: andate dai tedeschi, dai finlandesi, dagli svedesi, dagli spagnoli, dai greci, dai portoghesi”, ha aggiunto, “perché il no è sempre stata la nostra posizione». Parole a cui ha risposto la stessa Ferrario:«Finalmente la posizione del governo italiano è chiara e inequivocabile: siamo molto soddisfatti». La risposta del governo italiano arriva a pochi giorni dal voto in sede europea. Il PAFF, il Comitato UE per i Fitofarmaci, avrebbe dovuto decidere sulla questione durante le riunioni convocate per il 5 e il 6 ottobre. Ma il voto non è stato nemmeno inserito nell’ordine del giorno.

Ora la decisione definitiva è attesa per il 25 ottobre. Periodo in cui le associazioni ambientaliste proseguiranno il proprio pressing. Sono state 1,3 milioni le firme raccolte in Europa dalla Coalizione #StopGlifosato per ostacolare il rinnovo dell’autorizzazione al diserbante nell’UE. Un’autorizzazione che scadrà alla fine di questo 2017 e che rischia di essere rinnovata per ulteriori 10 anni se gli Stati membri non opporranno il proprio no. Francia e Italia hanno ribadito il parere contrario in più occasioni, ma un voto pesante a favore del diserbante potrebbe arrivare dalla Germania. Greenpeace ci tiene a ribadire che “nessuno può affermare che il glifosato sia sicuro”. L’ONG ha anche chiesto di istituire una commissione d’inchiesta per verificare se Monsanto, produttrice del RoundUp, che contiene nella formulazione il diserbante glifosato, o altri produttori abbiano influenzato in qualche modo le valutazioni sulla sicurezza dell’erbicida. Insomma, la battaglia non è ancora finita.

Gino Favola
19 ottobre 2017
www.ambientebio.it/ambiente/sostenibilita/diserbante-glifosato-vittoria-degli-attivisti-anche-la-lorenzin-...
wheaton80
00venerdì 27 ottobre 2017 01:10
Il glifosato e la mala erba della Monsanto

L’Unione Europea ha rinviato per l’ennesima volta la decisione sul glifosato, l'erbicida più diffuso al mondo. I governi devono scegliere se rinnovare l’autorizzazione ormai in scadenza o dare retta all’opinione pubblica che in larga maggioranza vorrebbe l’immediata messa al bando. Ma in ballo c'è molto di più del destino di un diserbante da 5 miliardi di dollari. C’è la sopravvivenza di un colosso come Monsanto e il futuro di un modello di agricoltura industriale sorretto dall’abuso di dopanti chimici, su cui prospera anche il mercato degli alimenti geneticamente modificati. L’introduzione del glifosato in agricoltura risale al 1974, quando Monsanto lo commercializzò con il marchio Roundup per liberare campi e giardini dalle malerbe. Ma le vendite si sono impennate vent’anni fa, con l’arrivo delle colture geneticamente modificate resistenti all’erbicida. Il glifosato poteva essere spruzzato anche dopo la semina delle piante biotech e Monsanto guadagnava sia sulle sementi sia sul Roundup. Oggi il glifosato è presente in 750 prodotti e ogni anno se ne vendono centinaia di migliaia di tonnellate. Quasi metà della domanda è legato alla coltivazione di piante geneticamente modificate. Viene da pensare che manipolare il genoma della soia e del mais sia servito a Monsanto soprattutto per vendere più glifosato, con buona pace per la salute degli agricoltori, dell’ambiente e della fame del mondo. Di certo le colture GM non hanno ridotto l’impiego di erbicidi, che al contrario è aumentato, aggravando la contaminazione ambientale e i rischi sanitari per agricoltori e selvicoltori:

www.repubblica.it/scienze/2016/09/20/news/contrordine_le_coltivazioni_ogm_costringono_a_usare_piu_erbicidi-14...

Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica “Jama”, da quando nel 1994 sono stati introdotti gli OGM in agricoltura, negli Stati Uniti l’uso del glifosato è aumentato di circa 15 volte, mentre l’esposizione umana è aumentata di cinque volte:

health.ucsd.edu/news/releases/Pages/2017-10-24-exposure-to-glyphosate-chemical-found-in-weed-killer-increased-over-23-ye...

Negli USA le denunce contro Monsanto intentate da persone colpite da un linfoma non Hodgkin, un raro tumore del sangue, sono già 3.500. I primi sospetti sulla cancerogenicità del glifosato risalgono agli anni Ottanta ma il gioco si è fatto duro il 20 marzo 2015, quando l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), afferente all’Organizzazione Mondale della Sanità, ha inserito il glifosato tra le sostanze «probabilmente cancerogene» per gli esseri umani. Apriti cielo. Per regolamento l’Unione Europea non può autorizzare il commercio di una sostanza classificata come probabilmente cancerogena. E così ha chiesto all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) un secondo parere. Il parere dell’EFSA è arrivato a metà novembre:«Probabilmente non cancerogeno». Robert Fraley, vicepresidente del consiglio di amministrazione della Monsanto, si è affrettato a twittare:«Ha vinto la scienza!». Ma l’euforia è durata poco. Ben presto si è infatti scoperto che l’EFSA aveva basato il proprio giudizio sul lavoro svolto qualche mese prima dall’Istituto Federale tedesco per la Valutazione del Rischio (BFR), che considera il glifosato «non cancerogeno». Il problema è che gran parte delle valutazioni del BFR era stata in realtà condotta dalla Glyphosate Task Force, un consorzio di industrie agrochimiche europee che comprende i produttori del glifosato. Poi si è scoperto che un centinaio di pagine del rapporto dell’EFSA sulla tossicità del glifosato erano state addirittura copiate quasi parola per parola da un dossier preparato dalla stessa Monsanto. Una farsa. Monsanto ha fatto anche di peggio. Dopo aver liquidato le conclusioni della IARC «scienza spazzatura», ha cercato di influenzare in ogni modo il processo di autorizzazione europeo. Una inchiesta di “Le Monde” basata su documenti interni alla Monsanto ha svelato che la multinazionale americana ha scatenato un’offensiva spregiudicata per intimorire e screditare gli esperti della IARC:

www.lemonde.fr/planete/article/2017/10/05/monsanto-papers-les-agences-sous-l-influence-de-la-firme_5196332_3...

Poi si è attivata per reclutare scienziati disponibili a ergersi in difesa del glifosato. “Le Monde” cita il biologo Henry Miller della Stanford University, editorialista del “Wall Street Journal” e del “New York Times”, celebre per i suoi strali contro l’agricoltura biologica e per le sue accorate lodi a OGM e fitofarmaci, scoperto a firmare su “Forbes” un articolo contro la IARC scritto in realtà da Monsanto. Ne è così seguita anche un’aspra controversia scientifica, perché la IARC è considerata un campione di integrità e autorevolezza. Da sempre le sue valutazioni si distinguono per essere affidate a esperti indipendenti (cioè senza conflitti di interessi con l’industria) e fondate sulla letteratura scientifica pubblicata dalle riviste internazionali anziché su studi commissionati dalle aziende e spesso non verificabili. Ecco perché dopo il pronunciamento dell’EFSA novantasei scienziati di venticinque Paesi hanno sottoscritto una lettera aperta che definisce la gestione dell’affaire glifosato poco trasparente e «scientificamente inaccettabile»

www.efsa.europa.eu/sites/default/files/Prof_Portier_le...

Mentre l’Unione Europea prende tempo, l'opposizione al glifosato non fa che crescere. Oltre un milione di persone hanno firmato una petizione popolare per chiederne la messa al bando. Un recente sondaggio ha svelato che circa l’80% dei cittadini di Italia, Francia, Germania, Grecia e Portogallo vorrebbe che il glifosato fosse vietato immediatamente. I parlamentari europei cominciano a sentire il fiato sul collo. Al termine della conta che si è svolta ieri a Bruxelles, la proposta di rinnovare l’autorizzazione si è scontrata contro il parere sfavorevole di dieci Paesi, tra cui l’Italia e la Francia, mentre la Germania si è astenuta. In assenza di una maggioranza qualificata favorevole al rinnovo, il voto finale è stato rimandato per la quinta volta e per sapere come andrà a finire dovremo aspettare novembre. La saga continua.

Giancarlo Sturloni
26 ottobre 2017
sturloni.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/10/26/il-glifosato-e-la-mala-erba-della-m...
wheaton80
00giovedì 30 novembre 2017 23:50
Dieta bio per due settimane abbatte pesticidi nel corpo

Due settimane di dieta 100% biologica, a zero pesticidi, bastano per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di inquinanti rilevabili nel proprio corpo. È l'esito di un esperimento cui si è sottoposta una famiglia italiana nell'ambito della campagna #ipesticididentrodinoi, promossa da FederBio con ISDE-Medici per l'Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF Italia. Marta G., Giorgio D. e i loro due bambini di 7 e 9 anni, hanno fatto analizzare le loro urine prima della dieta bio e dopo 15 giorni. I risultati sono stati presentati oggi a Roma in un incontro presso il Comando Carabinieri delle Politiche Agricole. Per i quattro componenti della famiglia, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si è passati da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La dieta a zero pesticidi ha avuto effetto su oltre l'80% delle analisi effettuate. In particolare la "decontaminazione" ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall'agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, il controverso erbicida per il quale l'UE, col voto contrario dell'Italia, ha autorizzato il rinnovo di utilizzo per 5 anni.

30 novembre 2017
www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/vivere_green/2017/11/30/dieta-bio-per-due-settimane-abbatte-pesticidi-nel-corpo_2563a6e4-7137-4105-a0f0-9d4d3a543...
wheaton80
00venerdì 8 dicembre 2017 23:55
Glifosato, azione penale contro l’EFSA: la sua valutazione non è indipendente

Una coalizione di organizzazioni ambientaliste di Austria, Germania, Italia, Francia e Lisbona (Global 2000, PAN Europe, PAN Germany, PAN Italia e Generations Futures) ha annunciato un’azione penale contro l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BFR) e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), perché non hanno fatto una valutazione obiettiva e trasparente dei rischi del glifosato. L’auspicio è che la causa transnazionale possa portare ad ottenere un controllo indipendente e oggettivo sul glifosato da parte di uno o più tribunali. In Italia, la causa intentata da Global 2000 e PAN Italia è depositata presso la Procura della Repubblica di Parma.

I “Monsanto Papers” sotto accusa

La decisione delle associazioni ambientaliste nasce dalla constatazione del fatto che la valutazione dell’EFSA, decisiva per il rinnovo dell’autorizzazione del pesticida per i prossimi 5 anni, si è basata su uno studio, quello del BFR, copiato, in molte sue parti, da un report messo a punto dalla Monsanto, la casa produttrice dell’erbicida più utilizzato al mondo. Si trattava, ovviamente, di un rapporto che non metteva in mostra nessuna criticità circa la sicurezza del glifosato. Una circostanza che ricorre nella stragrande maggioranza degli studi pubblicati dall’industria agrochimica.

Solo gli studi indipendenti bocciano il glifosato
Solo il 2% dei 46 studi dell’industria agrochimica, denuncia la coalizione, conclude che l’erbicida contro le infestanti è genotossico. Al contrario, 53 studi indipendenti pubblicati su un totale di 70 dimostrano il contrario. Con l’autorizzazione al rinnovo, come si è più volte sottolineato, si è rinunciato al principio di precauzione che da sempre ha ispirato la normativa comunitaria. I pesticidi con proprietà cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione non possono essere autorizzate dal regolamento CE sui pesticidi, accusano le organizzazioni ambientaliste, denunciando che il BFR non ha esaminato gli studi pubblicati che tengono conto di queste proprietà del glifosato. Le organizzazioni fanno ora affidamento sul fatto che diversi o almeno uno dei tribunali in cui le accuse penali saranno depositate in una revisione obiettiva giungono alla stessa conclusione.

Valentina Corvino
7 dicembre 2017
ilsalvagente.it/2017/12/07/glifosato-azione-penale-contro-lefsa-la-sua-valutazione-non-e-indip...
wheaton80
00mercoledì 14 febbraio 2018 03:03
UE - Al via commissione di inchiesta sul glifosato

Una commissione speciale sulle procedure per autorizzare l'uso dei pesticidi. Il Parlamento Europeo risponde così alle preoccupazioni sul rischio glifosato e vota per istituire una commissione speciale che dovrà valutare "potenziali conflitti di interesse e mancanze nella procedura di autorizzazione dei pesticidi". Il via libera dell'aula è arrivato martedì scorso, ma oggi l'assemblea di Strasburgo ha approvato la sua composizione: nella commissione siederanno tre eurodeputati italiani, Herbert Dorfmann (PPE), Simona Bonafé (S&D) e Piernicola Pedicini (EFDD). La creazione della commissione speciale, fa sapere il Parlamento, "è una risposta alle preoccupazioni sollevate in merito al sistema di valutazione dei rischi legati alla sostanza erbicida glifosato, l'erbicida che ha ottenuto a novembre scorso il rinnovo per cinque anni, deciso dai governi UE, della licenza di commercializzazione". La commissione speciale dovrà valutare: la procedura di autorizzazione dei pesticidi nella UE, potenziali carenze nel modo in cui le sostanze sono valutate scientificamente e approvate, il ruolo della Commissione Europea nel rinnovo della licenza di glifosato, eventuali conflitti di interesse nella procedura di approvazione. Gli europarlamentari vigilerranno inoltre sul "ruolo delle agenzie dell'UE e se esse dispongono di personale e finanziamenti adeguati per adempiere ai loro obblighi". La commissione speciale, il cui mandato durerà nove mesi a partire dalla prima riunione e che eleggerà il suo Presidente a febbraio, presenterà al voto della Plenaria una relazione finale sulle conclusioni dell'inchiesta e le raccomandazioni per il futuro. In una risoluzione votata lo scorso ottobre, il Parlamento aveva già lanciato un allarme sulla pubblicazione dei cosiddetti "Monsanto Papers" da parte dell'azienda che possiede e produce Roundup, di cui il glifosato è la principale sostanza attiva, e aveva avanzato dubbi sulla credibilità di alcuni studi utilizzati nella valutazione della sicurezza del glifosato nell'UE. La procedura di autorizzazione dell'UE, compresa la valutazione scientifica delle sostanze, ricorda il Parlamento, dovrebbe basarsi unicamente su studi pubblicati e indipendenti sottoposti a revisione paritaria e commissionati dalle autorità pubbliche competenti. Le agenzie dell'Unione Europea dovrebbero essere rafforzate per consentire loro di lavorare in questo modo.

8 febbraio 2018
www.affaritaliani.it/affari-europei/ue-al-via-commissione-diinchiestasulglifosato523...
wheaton80
00domenica 18 febbraio 2018 01:58
Glifosato, la guerra sporca della Monsanto alla IARC: interessi, affari e bugie

Metodo scientifico rigoroso per arrivare a risultati, che sono frutto di un intenso lavoro di gruppo. È su questi binari che la scienza deve muoversi quando fa ricerca sulle cause del cancro, “fuori da ogni conflitto d’interesse”: un ragionamento che valeva quando era il fumo a essere al centro del dibattito scientifico, che vale per l’asbesto e anche per il glifosato, sulla cui pericolosità oggi ancora si discute. Anche in questo caso, a dispetto di tutto, “saranno i risultati scientifici evidenti in modo chiaro a sgombrare il campo da ogni dubbio”. Ne è convinto Kurt Straif, Direttore della sezione monografie di IARC (International Agency for Research on Cancer), un organismo indipendente, nato nel 1965 e che oggi conta 25 Paesi in cui ha sedi e che fa, appunto, dell’indipendenza della ricerca e del rigore il suo baluardo. La scuola di specializzazione di Oncologia medica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, insieme all’Istituto Ramazzini, lo ha invitato a raccontare il lavoro della IARC e, nello specifico, della sezione “monografie” che Straif dirige, sulle cui ricerche si basano le agenzie nazionali e internazionali della salute. Noi lo abbiamo intervistato.

Dottor Straif, lei ha detto più volte durante la sua lezione di non voler nominare quella cosa, ma crediamo che la gente abbia il diritto di sapere come finirà la battaglia sul glifosato.
Siamo scienziati ed esperti nell’identificazione delle cause del cancro e per noi il messaggio deve essere quello di sostenere le conclusioni a cui arriva il gruppo di lavoro, che in questo caso ha stabilito che il glifosato è probabilmente cancerogeno per gli umani: abbiamo una chiara evidenza nel caso degli animali, una limitata per ciò che riguarda gli uomini. Sebbene abbiamo un’evidenza ad oggi ancora limitata sulla cancerogenicità per gli esseri umani, sappiamo che probabilmente è dannoso. Anche i dati cosiddetti meccanici ne rilevano la tossicità. Come scienziati possiamo dire con forza che nel medio termine emergerà l’evidenza scientifica in modo netto.

Nel frattempo, cosa si fa? La Monsanto non sembra dare segni di cedimento...

Noi abbiamo cercato di comunicare a un livello scientifico, ma sono usciti articoli molto generici che criticavano il lavoro svolto dalla IARC. Così abbiamo risposto spiegando che gli scienziati della IARC si posizionano “dietro” il metodo scientifico e i risultati a cui approda il lavoro di gruppo. La mancanza di risorse ha certamente messo in difficoltà la nostra capacità di comunicare in modo diffuso e forte questi concetti affinché fossero di dominio pubblico, ma non è facile quando dietro a certe posizioni ci sono anche tanti interessi… Sono state fatte nei nostri confronti delle accuse false ma noi, ad un certo punto, invece che rispondere direttamente, abbiamo scelto di pubblicare sul nostro sito una spiegazione molto chiara per documentare come le questioni originali e i responsi originali sono stati fraintesi, manipolati contro la IARC. Lo abbiamo fatto in un’ottica di trasparenza e chiunque può leggere.

Come ha agito la Monsanto?

Quello che ha fatto la Monsanto è stato fare uscire, ancora prima che la IARC fosse arrivata alle conclusioni definitive del lavoro, una loro ricerca tesa proprio ad andare con forza contro le conclusioni a cui noi saremmo arrivati, mettendo insieme i loro scienziati e i loro avvocati, con l’appoggio di industrie amiche e vicine a cui hanno chiesto di sottoscrivere le loro relazioni. Hanno pianificato una strategia anticipando le valutazioni della IARC. Ciò significa che sapevano in anticipo quale fosse l’evidenza scientifica e cosa fare contro di essa. Questo è uno dei tanti esempi. Tuttavia, sono ottimista. In fondo la terra è solo un pianeta che gira nell’universo, uno dei tanti. La ricerca deve proseguire e credo che la ragione scientifica prevarrà.

Chiara Affronte
17 febbraio 2018
ilsalvagente.it/2018/02/17/glifosato-la-guerra-sporca-della-monsanto-alla-iarc-interessi-affari-...
wheaton80
00giovedì 31 maggio 2018 19:20
Glifosato, uno studio globale rivela rischi per la salute anche con dosi “sicure”

Il glifosato sarebbe dannoso per la salute anche nelle dosi considerate “sicure”: è la conclusione a cui sono giunti gli scienziati dell’Istituto Ramazzini conducendo uno studio globale sull’erbicida più usato al mondo. Nella fase pilota gli effetti del glifosato sono stati indagati su ratti esposti ad una concentrazione di erbicidi a base di glifosato (GBHs) equivalente alla dose giornaliera considerata accettabile nella dieta. E i risultati hanno mostrato che queste sostanze sono capaci di alterare alcuni importanti parametri biologici, con particolare riguardo allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e al microbioma intestinale.

Dati certi contro l’incertezza

Lo studio globale, che ha coinvolto diversi enti ed università in Europa e negli Stati Uniti (come l’Università di Bologna, l’ospedale San Martino di Genova, l’Istituto Superiore di Sanità, la Icahn School of Medicine del Monte Sinai di New York e la George Washington University), è nato con l’obiettivo di fornire alle istituzioni dati solidi e indipendenti sulla sicurezza del glifosato, su cui regna un’incertezza scientifica e politica. Se infatti nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno per l’uomo”, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), in seguito alla valutazione dell’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio (BFR), ha successivamente affermato invece che “il pericolo cancerogeno per l’uomo è improbabile”, mentre l’Agenzia Europea per la Chimica (ECHA) è giunta alla conclusione che “le evidenze scientifiche disponibili non soddisfano i criteri necessari per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione”. Una valutazione del glifosato da parte dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) degli Stati Uniti è attualmente in corso, ma intanto nel novembre del 2017 gli stati dell’Unione Europea hanno rinnovato per cinque anni la licenza d’uso per il glifosato.

Il metodo
Lo fase pilota dello studio, che si è svolta presso l’Istituto Ramazzini di Bentivoglio, Bologna, a partire dal 2016, costituisce la base per un successivo studio integrato a lungo termine e mirava ad ottenere informazioni generali sulla tossicità dei GBHs durante diversi periodi dello sviluppo (neonatale, infanzia, adolescenza), oltre che ad identificare precoci marker espositivi. Il glifosato e un suo formulato (Roundup Bioflow, MON 52276) sono stati testati su ratti Sprague Dawley, a partire dalla vita embrionale fino a 13 settimane dopo lo svezzamento, esposti ad una dose di glifosato in acqua da bere equivalente alla dose giornaliera accettabile nella dieta secondo l’EPA (cRFD) (1)– 1.75 mg/Kg/die.

I risultati
I risultati hanno mostrato che i GBHs, anche a dosi considerate sicure e dopo un periodo relativamente breve di esposizione (equivalente nell’uomo ad un’esposizione dalla vita embrionale fino ai 18 anni), possono alterare alcuni importanti parametri biologici, in particolare relativi allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e al microbioma intestinale. In particolare, i dati ottenuti hanno rivelato un'alterazione di alcuni parametri dello sviluppo sessuale nei ratti trattati con GBHs, specialmente nelle femmine. Inoltre, i ratti trattati con GBHs hanno mostrato delle alterazioni statisticamente significative del microbioma intestinale, in particolare durante lo sviluppo. Per quanto riguarda la genotossicità, è stato osservato un aumento statisticamente significativo di micronuclei nelle cellule del midollo osseo nei ratti trattati con GBHs, specialmente nelle prime fasi della vita. I ratti trattati con glifosato puro o con il suo formulato hanno mostrato livelli comparabili di glifosato e del suo principale metabolita (Ampa) nelle urine, dimostrando quindi un'assenza di differenze significative nell’assorbimento ed escrezione di glifosato nei due gruppi di trattamento, ma suggerendo un effetto di bioaccumulo del glifosato proporzionale al tempo di trattamento.

Crowdfunding per continuare lo studio
Lo studio è stato condotto grazie a fondi equivalenti a 300mila euro raccolti grazie agli oltre 30.000 soci dell’Istituto Ramazzini: i dati relativi all’indagine sono disponibili online (https://glyphosatestudy.org/global-glyphosate-study-pilot-phase/) e saranno pubblicati a fine maggio in tre articoli nella prestigiosa rivista scientifica Environmental Health. Per continuare lo studio globale, il cui budget totale è di cinque milioni di euro, è stata lanciata una campagna di crowdfunding (https://glyphosatestudy.org/it/): un’indagine a lungo termine risulta necessaria ora per estendere e confermare le prime evidenze emerse nello studio pilota e fornire risposte definitive ai diversi dubbi che rimangono sugli effetti cronici sulla salute dei GBHs, inclusi quelli cancerogeni.

Carlotta Garancini
17 mag 2018
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/glifosato-uno-studio-globale-rivela-rischi-anche-con-dos...
wheaton80
00martedì 19 giugno 2018 22:33
Biologico, dall’UE via libera al Bio contaminato con fitosanitari e OGM

Biologico, via libera nel mercato europeo a prodotti certificati come biologici contaminati da prodotti chimici fitosanitari, con le stesse soglie di inquinamento da organismi geneticamente modificati (OGM) degli alimenti convenzionali e addirittura ottenuti fuori suolo, spezzando l’intimo legame tra gli alimenti, di origine vegetale o animale, con la terra. E’ quanto denuncia Coldiretti in occasione dell’approvazione da parte dell’Europarlamento delle nuove norme sulla produzione e commercializzazione dei prodotti da agricoltura biologica, contro le quali hanno votato tutti i parlamentari italiani dei diversi partiti. Il nuovo regolamento sul biologico, sottolinea Coldiretti, concede agli Stati la possibilità di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da OGM, con un grave danno di immagine per il settore del Bio soprattutto nei Paesi, come l’Italia, nei quali gli standard di produzione sono molto elevati. Inoltre, la possibilità di produrre biologico senza utilizzare il suolo contrasta totalmente con i principi fondamentali che caratterizzano questo metodo di produzione, che non può prescindere dalla terra. Al contrario, la previsione di una deroga consentirà ad alcuni Stati del nord Europa di continuare a produrre impiegando letti demarcati in serra per un periodo di 10 anni. Per i prodotti importati, infine, continuerà a sussistere il principio dell’equivalenza, sia pure per un periodo transitorio, durante il quale sarà più elevato il rischio di un aumento delle importazioni prima dell’adozione del sistema di conformità.

E in ogni caso, qualora sussistano ragioni di approvvigionamento, la Commissione, precisa Coldiretti, potrà sempre autorizzare l’importazione dai Paesi terzi di prodotti biologici anche quando questi ultimi non dovessero rispettare le norme europee sulla produzione biologica. In questo quadro, per difendere i primati della produzione Made in Italy, è necessario, chiede la Coldiretti, accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane per consentire scelte di acquisto più consapevoli, con sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. L’Italia detiene la leadership nel numero di imprese con 72.154 operatori e 1.796.363 ettari, in un aumento del 20% su base annua, secondo le analisi Coldiretti su dati SINAB. La crescita della domanda, sottolinea Coldiretti, ha spinto l’aumento delle produzioni. Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite (+23,8%) e olivo (+23,7%), mentre a livello territoriale, continua Coldiretti, la maggiore estensione delle superfici è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari. Il fatturato realizzato dal settore al consumo, conclude Coldiretti, supera i 2,5 miliardi di euro e tra i canali di acquisto, accanto alla grande distribuzione e ai negozi specializzati, particolarmente dinamici sono stati gli acquisti diretti dai produttori nei così detti farmers market, con la rete degli agricoltori di Campagna Amica in testa.

20 aprile 2018
giovanimpresa.coldiretti.it/pubblicazioni/attualita/pub/biologicodalluevialiberaalbiocontaminatoconfitosanitar...
wheaton80
00lunedì 25 giugno 2018 13:39
Glifosato: addio nei latticini dell’Alto Adige

Il glifosato è considerato potenzialmente cancerogeno e questa possibilità è sufficiente a indurre l’Alto Adige a dire addio a questa sostanza nei prodotti lattiero-caseari: è quanto appena reso noto dal Presidente della Federazione Latterie Alto Adige, Joachim Reinalter, con una decisione che fa parte delle iniziative intraprese per incentivare il minor utilizzo possibile di prodotti fitosanitari in questo settore. Reinalter ha dichiarato a proposito della decisione:“Ci assumiamo la nostra responsabilità verso la sostenibilità tanto seriamente quanto quella verso i nostri clienti, il nostro territorio, i nostri bambini e il nostro ambiente”. Lo stop sarà effettivo a partire dal mese di luglio, quando gli altoatesini rinunceranno al chiacchierato erbicida per presentarsi così alle sfide del settore lattiero-caseario con prodotti salutari. Secondo il Centro Internazionale per la Ricerca sul Cancro (CIRC), i test condotti in laboratorio sul glifosato dimostrano danni genetici e stress ossidativo, ma nell’uomo non è ancora stato accertato che provochi il cancro. L’International Agency for Research on Cancer l’ha inserito nella lista dei “cancerogeni probabili” e questo basta per Reinalter:“Il glifosato è sospettato di essere cancerogeno e già questo sospetto per noi è motivo sufficiente per rinunciare completamente, in futuro, a questo particolare fitosanitario”. Si ricorda che la Commissione Europea ha prolungato fino a fine 2022 il consenso all’uso del glifosato per la protezione dei raccolti.

Floriana Giambarresi
21 giugno 2018
www.greenstyle.it/addio-al-glifosato-nei-latticini-dellalto-adige-249...
wheaton80
00domenica 15 luglio 2018 14:42
USA, querele su glifosato cancerogeno potranno andare a processo

Le centinaia di querele contro Monsanto e il suo famoso erbicida Roundup, tacciato di essere causa di tumori, potranno procedere al giudizio: lo ha deciso un giudice distrettuale degli Stati Uniti, Vince Chabria. Pur precisando che le evidenze che collegano il glifosato, il principio attivo del prodotto, e il linfoma non-Hodgkin siano “piuttosto deboli”, ci sono tre esperti le cui opinioni non possono essere considerate “scienza spazzatura”. Monsanto, acquisita da Bayer in seguito a un deal da 62,5 miliardi di dollari, ha sempre negato che l’erbicida potesse causare tumori. Secondo l’EPA statunitense il glifosato è probabilmente non cancerogeno, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo aveva definito “probabilmente cancerogeno per l’uomo”. Chabria ha passato una settimana lo scorso marzo ad ascoltanre testimonianze in contraddittorio da parte degli epidemiologi, esprimendo domande sui potenziali punti di forza e di debolezza della ricerca sul rischio di cancro del glifosato.

Alberto Battaglia
11 luglio 2018
www.wallstreetitalia.com/news/usa-querele-su-glifosato-cancerogeno-potranno-andare-a-p...
wheaton80
00venerdì 14 settembre 2018 16:17
Crollano le vendite di glifosato in Germania

In Germania sono crollate le vendite di glifosato: 3.800 tonnellate nel 2016 rispetto alle 5.000 tonnellate del 2010 e alle quasi 6.000 del 2012, in pratica il livello più basso negli ultimi 13 anni. Un calo decisamente al di fuori delle normali oscillazioni delle vendite di pesticidi che cambiano di anno in anno a causa, per esempio, delle diverse condizioni climatiche. Il trend è da mettere in relazione all’accresciuta sensibilità da parte della popolazione tedesca, più consapevole dei rischi del glifosato, definito nel 2015 “probabile cancerogeno” dallo IARC. Queste cifre sono state rivelate dal giornale tedesco Spiegel on line a seguito di un’interrogazione parlamentare indirizzata al governo federale. Da questa interrogazione emerge che il maggior utilizzatore di glifosato in Germania è la Deutsche Bahn, il servizio ferroviario nazionale, che nel 2016 ne ha usate più di 67 tonnellate, ma che tuttora il 37% dei terreni coltivabili nel Paese viene trattato con diserbanti. Sull’impiego di diserbanti a base di glifosato alcuni mesi fa i conservatori della CDU-CSU e i socialdemocratici dell’SPD hanno siglato un accordo con cui hanno deciso di porre fine il prima possibile all’uso di questi pesticidi per tutelare la biodiversità. L’accordo del governo, che punta anche ad avere entro il 2030 il 20% delle terre agricole coltivate con metodi bio e a ridurre l’uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi, rappresenta un vero dietrofront rispetto alla posizione assunta dalla Germania lo scorso 27 novembre, quando proprio il voto favorevole tedesco aveva reso possibile una nuova autorizzazione all’impiego del glifosato per altri 5 anni in Europa. Ad oggi in Europa solo la Francia ha deciso di bandire completamente, anche in agricoltura, l’uso di glifosato, entro il 2022. Per quanto riguarda gli usi non agricoli, il glifosato è già vietato dal gennaio 2017 nelle aree aperte al pubblico; in quelle private lo sarà dal gennaio 2019.

Maria Pia Terrosi
14 settembre 2018
www.cambialaterra.it/2018/09/crollano-le-vendite-di-glifosato-in-g...
wheaton80
00venerdì 12 ottobre 2018 15:35
Lo Stato indiano completamente senza pesticidi, divenuto modello mondiale

Un angolo di verde incastonato nel cuore dell'Himalaya, completamente libero dai pesticidi e sempre più ricco. È il Sikkim, il primo Stato indiano che ha detto addio alle sostanze che avvelenano le terre ricorrendo esclusivamente al biologico. Al confine con Nepal, Tibet e Bhutan, lo stato da 15 anni ha vietato l'uso dei pesticidi, facendo letteralmente rifiorire il turismo e la fauna selvatica. Il piccolo Stato indiano nel 2003 lanciò un esperimento radicale: i suoi leader, guidati dal Primo Ministro, Pawan Kumar Chamling, decisero di eliminare gradualmente i pesticidi in ogni azienda agricola dello Stato, una mossa senza precedenti in India, e probabilmente nel mondo. Un cambiamento rivoluzionario e importante per l'India, un Paese i cui progressi nell'agricoltura sono stati guidati da un uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi per incrementare rapidamente la produzione di cibo in tutto il Paese, riducendo la dipendenza dagli aiuti esteri. Anche se finalizzato a ridurre le carestie, l'uso indiscriminato di pesticidi negli anni '70-'80 si è fatto presto sentire, sotto forma di un picco nei livelli di cancro nelle aree agricole industriali ma anche nei fiumi inquinati e nel suolo sterile. I residui di pesticidi, inclusi quelli di alcuni prodotti chimici vietati in altri Paesi, stavano contaminando pesce, verdure e riso.

Preoccupati dalla situazione, i leader politici del Sikkim capirono che non si poteva più continuare in quel modo e occorreva un cambiamento di rotta. Decisero così di affidarsi all'agricoltura biologica. Oggi, a distanza di 15 anni, questo Stato himalayano avvolto dalle nuvole sta raccogliendo tanti frutti. Negli anni successivi al passaggio al biologico, il Sikkim ha bandito pesticidi e fertilizzanti chimici, aiutato gli agricoltori a certificare circa 760mila ettari di terreni agricoli come biologici e dal 1° aprile ha vietato l'importazione di molte verdure non organiche provenienti da altri Stati. La transizione non sempre è stata facile: alcuni agricoltori si sono lamentati del calo dei raccolti e dello scarso sostegno del governo ma la salute generale è notevolmente migliorata. “Questo è un grande momento per l'India”, ha detto Radha Mohan Singh, Ministro dell'Agricoltura. La domanda di alimenti biologici è elevata in India e in rapida crescita. La preoccupazione per i pesticidi e il desiderio di cibo privo di sostanze chimiche stanno alimentando un mercato che sta crescendo del 25% all'anno, più del 16% a livello mondiale, secondo un recente studio delle Camere di commercio e industria dell'India.

Il mercato del Paese, per i prodotti biologici confezionati, ha raggiunto quasi gli 8 milioni di dollari e si prevede che raggiungerà i 12 milioni entro il 2020. E il merito è anche del Primo Ministro del Sikkim, Pawan Kumar Chamling, che ha creduto in questa rivoluzione divenendone il principale motore. “Quando abbiamo deciso di dedicarci all'agricoltura biologica nel Sikkim, abbiamo affrontato tante sfide. Agricoltori o coltivatori non avevano idea di cosa fosse l'agricoltura biologica, quindi l'educazione era la nostra prima priorità. Lentamente, le persone hanno cominciato a capirci e a sostenerci”. Ma l'ordine esecutivo a marzo di vietare l'importazione di prodotti non biologici dagli Stati vicini ha gettato lo Stato in tumulto, con prezzi a volte triplicati nei mercati e i commercianti in rivolta. Lo Stato ha anche vietato l'uso di oggetti in plastica e le bancarelle lungo le strade utilizzano piatti modellati dalle foglie. La transizione, che ha richiesto più di un decennio, non è stata facile.

Ad aprile, i funzionari statali hanno aperto due mercati in cui gli agricoltori possono vendere i loro prodotti direttamente ai consumatori e hanno aggiunto più di due dozzine di veicoli di trasporto per aiutarli a spostare più facilmente le merci. La scelta di puntare sul biologico ha fatto bene anche al turismo, che ha subito un'impennata, soprattutto con gli eco-tour e le vacanze in fattorie e campagne. Tra il 2016 e il 2017 il settore ha contribuito al prodotto interno lordo dello Stato passando dal 5% all'8%. Il consumo di soli prodotti biologici ha generato benefici per la salute dei sikkimesi, che ricevono cibo più nutriente, ha “ringiovanito” il suolo, salvaguardato la fauna e le popolazioni di api, minacciate dai pesticidi. Un piccolo paradiso nel cuore delle montagne che dovrebbe essere considerato come esempio in tutto il mondo.

Francesca Mancuso
09-07-2018
www.greenme.it/informarsi/agricoltura/28260-sikkim-stato-indiano-senza-p...
wheaton80
00giovedì 25 ottobre 2018 22:10
Bayer condannata negli USA per glifosato, crolla in Borsa

Bayer crolla in Borsa a Francoforte dopo la condanna negli USA per gli effetti di un diserbante a base di glifosato che avrebbe causato la grave malattia di un giardiniere in California. A fronte di un danno quantificato in 78,6 milioni di dollari (68,38 milioni di euro) dal Tribunale di San Francisco, il titolo lascia sul campo oltre l'8% a 70,53 euro. Il Tribunale USA ha rigettato ieri le osservazioni del Gruppo tedesco, che sosteneva che non ci fossero prove per affermare che il diserbante sarebbe la causa del tumore.

23 ottobre 2018
www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/10/23/bayer-condannata-negli-usa-per-glifosato-crolla-in-borsa-_31207201-c2da-4d14-ab93-e06b180fe...
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00sabato 8 dicembre 2018 23:12
Non siete intolleranti al glutine ma al glifosato: il legame tra l’erbicida e la celiachia spiegherebbe la recente epidemia

“La celiachia e, più in generale, l’intolleranza al glutine, è un problema crescente in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa e Nord America, dove si stima che ora ne soffra il 5% della popolazione. Qui proponiamo che il glifosato, l’ingrediente attivo nell’erbicida Roundup, sia il fattore causale più importante in questa epidemia”, scrivevano i ricercatori in una meta-analisi di 300 studi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology nel 2013, è stato completamente ignorato dai media, ad eccezione di Mother Earth News e The Healthy Home Economist. Ora che il glifosato sta avendo l’attenzione che merita dopo essere stato considerato colpevole in una causa da 280 milioni di dollari per cancro e definito cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbe ora di analizzare il ruolo della sostanza nella celiachia. I sintomi della cosiddetta intolleranza al glutine e della celiachia sono estremamente simili ai sintomi riportati da animali da laboratorio esposti al glifosato, sostengono gli autori dello studio Anthony Samsel, scienziato indipendente che è stato anche consulente dell’EPA sull’inquinamento da arsenico e della Guardia Costiera statunitense sulla reazione ai pericoli chimici, e Stephanie Seneff, ricercatrice del Massachusetts Institute of Technology (MIT).

I due ricercatori segnalano uno studio recente, pubblicato sul Journal of Crop and Weed, su come il glifosato influenzi il sistema digerente dei pesci. La sostanza diminuiva gli enzimi digestivi e i batteri, alterava le pieghe mucose e distruggeva la struttura dei microvilli nella parete intestinale. “Queste caratteristiche richiamano altamente la celiachia”, scrivono Samsel e Seneff. Inoltre, il numero di persone a cui è stata diagnosticata la celiachia e l’intolleranza al glutine è aumentato di pari passo con l’aumento dell’uso del glifosato nell’agricoltura, iniziato negli anni '80 e diventato routine negli anni '90, soprattutto con la recente pratica di bagnare i cereali con l’erbicida poco prima del raccolto. Anche se alcuni sostengono che l’aumento dei casi di celiachia intorno all’anno 2000 sia semplicemente dovuto ai migliori strumenti diagnostici, i ricercatori hanno elencato i seguenti punti a sostegno della loro tesi:

- La celiachia è associata a squilibri dei batteri intestinali che possono essere pienamente spiegati dagli effetti del glifosato su di essi

- La celiachia è associata alla riduzione degli enzimi citocromo P450. Il glifosato è noto per inibire questi enzimi

- Le carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame e altri metalli rari associati alla celiachia possono essere attribuite alla forte abilità del glifosato di chelare questi elementi

- Le carenze di triptofano, tirosina, metionina e seleniometionina associate alla celiachia si abbinano alla riduzione di questi aminoacidi da parte del glifosato

- I pazienti celiaci hanno anche un maggior rischio di linfoma non-Hodgkin, implicato anche nell’esposizione al glifosato

- L’incidenza del linfoma non-Hodgkin è aumentata rapidamente nella maggior parte dei Paesi occidentali nel corso degli ultimi decenni. Le statistiche dell’American Cancer Society mostrano un aumento dell’80% dai primi anni '70, quando il glifosato è stato introdotto sul mercato per la prima volta

- I problemi di salute riproduttiva associati alla celiachia, come infertilità, aborto e malformazioni, possono essere spiegati dal glifosato

I residui di glifosato nei cerali, nello zucchero e in altre colture stanno aumentando probabilmente a causa della crescente pratica della disidratazione delle colture poco prima del raccolto, sostengono i ricercatori. La pratica illegale, diventata routine tra gli agricoltori dagli anni '90, aumenta la produttività uccidendo le colture. Poco prima che le piante muoiano, rilasciano i loro semi per moltiplicare la specie. Morale della storia? Dobbiamo diventare “glifosato-free” e non glutine-free. E questo significa convertirsi al biologico, soprattutto quando si tratta di cereali e animali che si nutrono di essi.

Beatrice Raso
28 novembre 2018
www.meteoweb.eu/2018/11/celiachia-glutine-glifosato-epidemia/...
wheaton80
00mercoledì 12 dicembre 2018 04:27
La Bayer taglia 12.000 posti di lavoro in tutto il mondo mentre affronta le 10.000 cause legali contro l’erbicida Roundup (glifosato) della Monsanto

l gigante chimico tedesco, Bayer, è diventata la nuova Monsanto, acquistando la società all’inizio di quest’anno per 62,5 miliardi di dollari. Ma con questa acquisizione è arrivata una carrellata di cause pendenti così costose che Bayer deve licenziare circa 12.000 dei suoi dipendenti in tutto il mondo. Come originariamente riportato dal Financial Times, la Bayer sta abbandonando questo enorme numero di dipendenti, nel disperato tentativo di “riconquistare la fiducia degli investitori” per la Monsanto. Il duro colpo per la società è stata inflitto dalla recente decisione del giudice della Corte Suprema di San Francisco, Suzanna Bolanos, che si sarebbe schierata a favore di un uomo che ha sviluppato un linfoma a causa dell’esposizione al glifosato, il principio attivo principale dell’erbicida Roundup della Monsanto. Questa sentenza del giudice Bolanos ha preceduto le decine di migliaia di altre cause pendenti contro Monsanto, che ora ricadranno sul gigante Bayer mentre attraversano i tribunali. Con l’acquisizione della Monsanto, in altre parole, Bayer sta anche acquistando una lunga lista di contenziosi in sospeso contro Monsanto.

Bayer nega che i drastici cambiamenti abbiano qualcosa a che fare con Monsanto
Anche se la Bayer si trascina freneticamente intorno al suo modello di business nel disperato tentativo di contrastare l’impatto di queste numerose cause pendenti, la compagnia insiste sul fatto che nulla di tutto ciò ha a che fare con le cause legali. “Queste misure sono del tutto estranee”, ha dichiarato al Financial Times il CEO di Bayer (CEO), Werner Baumann, nel corso di una recente conference call. “Non hanno nulla a che fare con l’acquisizione di Monsanto e il contenzioso sul glifosato… Queste misure mirano a migliorare ulteriormente la competitività dell’azienda in futuro”. Secondo Baumann, tutte queste misure pianificate aiuteranno a “liberare risorse per l’innovazione e la crescita”, consentendo alla multinazionale di concentrarsi meglio “sulle nostre attività principali nei settori farmaceutico, della salute dei consumatori e delle colture”.

Saranno le decine di migliaia di cause legali contro Monsanto/Bayer che manderanno in bancarotta questa entità del male?
Baumann può dire tutto ciò che gli piace sulla situazione attuale, ma non è poi così difficile vedere cosa sta realmente succedendo. Basta tener presente che solo una recente sentenza in California contro Monsanto ha portato a un pesante giudizio di 289 milioni di dollari a favore del querelante, la cui esposizione ad un diserbante Roundup lo ha indotto a sviluppare il cancro. Come molte, molte altre cause simili si fanno strada attraverso il sistema giudiziario basato su questo precedente; beh, facciamo i conti: 289 milioni di dollari per 10.000 cause e il conteggio non è di buon auspicio per la Bayer, nonostante il suo enorme arsenale di denaro contante. Potrebbe benissimo essere che, nel corso dei prossimi anni, la Bayer, dopo aver preso la palla al balzo del numero senza precedenti di cause di Roundup della Monsanto, crollerà interamente per l’impatto finanziario di tutto questo. Si può solo sperare, comunque, che questo avvenga, visto che molte sostanze chimiche da loro prodotte, come il Roundup, stanno uccidendo persone ovunque. “Anche a dosi molto basse di esposizione, il glifosato uccide le cellule placentari, embrionali e ombelicali”, avverte Mike Adams. “Il glifosato è associato a danni genetici (mutazioni), comprese aberrazioni cromosomiche, anche a dosi inferiori a quelle riconosciute come “sicure”.

29 novembre 2018
iside.altervista.org/la-bayer-taglia-12-000-posti-di-lavoro-in-tutto-il-mondo-mentre-affronta-le-10-000-cause-legali-contro-lerbicida-roundup-glifosato-della-m...
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00giovedì 17 gennaio 2019 00:12
Glifosato, in Francia bloccata la vendita del RoundUp della Monsanto

Il Tribunale Amministrativo di Lione, a seguito di un ricorso presentato da Criigenha, il Comitato per la Ricerca Indipendente e Informazione sull’Ingegneria Genetica, ha annullato l’autorizzazione alla messa in commercio del Roundup Pro 360 della Monsanto, un diserbante contenente glifosato. I giudici francesi hanno valutato che l’ANSES, l’Agenzia Nazionale di Sicurezza Sanitaria e dell’Alimentazione, dell’Ambiente e del Lavoro, ha commesso “un errore di apprezzamento con riferimento al principio di precauzione”, autorizzando la messa in commercio di questa variante del RoundUp a marzo del 2017:

lyon.tribunaladministratif.fr/content/download/152397/1543277/version/1/file/170...

Nonostante l’approvazione da parte dell’Unione Europea della sostanza attiva (glifosato) fino al 2021, la Corte di Lione ha riscontrato che studi scientifici ed esperimenti sugli animali dimostrano che Roundup Pro 360, scrive Générations Futures, ONG francese che da anni si batte contro il glifosato, “è una preparazione con una tossicità più elevata del glifosato, è potenzialmente cancerogeno per l’uomo, sospettato di essere tossico per la riproduzione umana e particolarmente tossico per gli organismi acquatici. Ha concluso che l’uso di Roundup Pro 360 è un danno ambientale che potrebbe avere un gravi effetti sulla salute umana” e per questo ha deciso di annullare l’autorizzazione all’immissione in commercio di questa RU Pro 360. “Chiediamo che Anses”, conclude la ONG, “prenda in considerazione tutte le formulazioni di glifosato e annulli le autorizzazioni alla vendita”.

Enrico Cinotti
16 gennaio 2019
ilsalvagente.it/2019/01/16/glifosatoinfranciabloccatalavenditadelroundupdellamonsanto/46393/utm_content=buffer868ed&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaig...
wheaton80
00mercoledì 27 febbraio 2019 20:52
Il glifosato fa male anche alla Bayer: utili in calo e 11mila cause di risarcimento

Il glifosato fa male anche alla Bayer: dopo l’acquisizione della Monsanto e del suo RoundUp, l’erbicida a base di glifosato più usato al mondo, ha registrato nel 2018 un crollo del 76% degli utili, senza considerare le 11.200 cause di risarcimento che hanno presentato negli USA le vittime del pesticida killer. A pesare sul bilancio, scrive Repubblica.it, sono svalutazioni per 3,3 miliardi di euro e oneri straordinari relativi al ramo d’azienda acquisito (2 miliardi di euro). Sui conti pesa pure la spada di Damocle rappresentata dalle migliaia di ricorsi giudiziari che negli Stati Uniti sono stati presentati da agricoltori, giardinieri e addetti alla movimentazione del famigerato erbicida. Dopo la condanna al pagamento del maxi risarcimento di 68 milioni di dollari per Dewayne Johnson, il giardiniere californiano ammalato di cancro dopo aver usato per anni erbicidi a base di glifosato come il Roundup, sono circa 11.200 le cause avviate per chiedere i danni alla Bayer. “Siamo in disaccordo con la sentenza del tribunale sul caso Johnson e abbiamo presentato ricorso”, spiega il CEO di Bayer Werner Baumann. Anche in relazione ad altri procedimenti, sette dei quali sono attualmente previsti per quest’anno, Baumann spiega che “abbiamo la scienza dalla nostra parte e continueremo a difendere con vigore questo importante e sicuro erbicida per un’agricoltura moderna e sostenibile”.

Ettore Cera
27 Febbraio 2019
ilsalvagente.it/2019/02/27/il-glifosato-fa-male-anche-alla-bayer-utili-in-calo-e-11mila-cause-di-risar...
wheaton80
00mercoledì 27 febbraio 2019 20:54
Glifosato: l’erbicida aumenta il rischio di cancro?

Il glifosato, un composto contenuto nell’erbicida più usato al mondo, aumenta il rischio di cancro del 41 per cento. È questo in estrema sintesi il risultato di uno studio dell’Università di Washington che si è basato sulla valutazione di ricerche già esistenti, arrivando alla conclusione che faccia impennare soprattutto il rischio del linfoma non-Hodgkin, un tumore del sistema immunitario.

Pareri discordanti tra le autorità mondiali che si occupano di salute
Da tempo l’uso del glifosato in agricoltura e i relativi pericoli per la salute umana sono al centro del dibattito:

- L’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti ha affermato nel 2017 che l’erbicida «non è da considerare carcinogeno per gli umani»

- Sulla stessa lunghezza d’onda si è posizionata l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che ha detto che il glifosato è «probabilmente non cancerogeno»

- Lo IARC, l’Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Salute per la Ricerca sul Cancro, ha invece definito il glifosato come «probabile causa di tumori» perché in grado di danneggiare il DNA

La nuova ricerca americana

La maggior parte degli studi è stata svolta sul modello animale. I ricercatori di Washington però hanno analizzato anche uno studio del 2018 che ha coinvolto oltre 54.000 persone che per professione utilizzavano l’erbicida con il glifosato, quindi a grande esposizione. Analizzando questi dati il team di scienziati ha affermato che esiste un legame fra l’esposizione al glifosato e l’aumento del rischio del linfoma non-Hodgkin.

La risposta della Bayer

Bayer, che è l’azienda produttrice, ha definito l’analisi come una «manipolazione statistica» con «gravi errori di metodo», aggiungendo che lo studio non fornirebbe «prove scientifiche valide che contraddicano l’enorme quantità di studi che dimostrano che l’erbicida che contiene il glifosato non è carcinogeno».

Il parere del mondo scientifico
Diversi esperti si sono espressi sul nuovo studio dell’Università di Washington, ritenendo che seppur con alcuni limiti, la ricerca è comunque un passo avanti. Servono sicuramente nuove e approfondite ricerche sull’uomo per arrivare a conclusioni definitive sull’argomento.

26 febbraio 2019
Fonte: Università di Washington
www.ok-salute.it/salute/glifosato-lerbicida-aumenta-il-rischio-di...
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00venerdì 8 marzo 2019 22:05
Nessun segreto sul glifosato

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha annullato la decisione con cui l'autorità per la sicurezza alimentare aveva negato l'accesso agli studi sulla tossicità e la cancerogenicità del glifosato, la sostanza attiva contenuta nell'erbicida Roundup, il più venduto al mondo. Per i giudici, è legittimo che il cittadino possa non solo sapere che cos'è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell'ambiente, ma anche comprendere il modo in cui l'ambiente rischia d'essere danneggiato dall'azione in questione. L'interesse pubblico prevale sulla protezione degli interessi commerciali, si spiega nel comunicato pubblicato giovedì, nel quale si precisa che quindi la divulgazione delle relative informazioni è pienamente giustificata.

7 marzo 2019
www.rsi.ch/news/mondo/Nessun-segreto-sul-glifosato-11512...
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00domenica 10 marzo 2019 23:16
I giudici aprono gli archivi: via i segreti su glifosato e latte estero

L’intervento della magistratura apre gli archivi dell’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea e del Ministero della Salute italiano e rende più facile l’accesso alle informazioni ed è un passo avanti verso la trasparenza. Nel primo caso la Corte di Giustizia dell’UE ha annullato le decisioni dell’EFSA che avevano negato ad alcuni richiedenti, tra cui alcuni eurodeputati dei Verdi, l’accesso agli studi sulla tossicità e cancerogenicità del glifosato, un erbicida ad ampio spettro che è il principio attivo del Roundup, un prodotto della Monsanto, gruppo chimico USA recentemente acquisito da Bayer (ma la molecola è la base di moltissimi altri prodotti, anche di altre compagnie). Nel secondo caso il Consiglio di Stato sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero-caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute.

Più trasparenza
La sentenza dei giudici del Lussemburgo mette fine ad un contenzioso nato dalla decisione dell’EFSA di negare l’accesso agli studi perché «la divulgazione di tali informazioni potrebbe arrecare serio pregiudizio agli interessi commerciali e finanziari delle imprese che hanno presentato i rapporti di studi». Secondo l’EFSA, inoltre, «non esisteva alcun interesse pubblico prevalente alla divulgazione delle parti degli studi alle quali i ricorrenti chiedevano accesso, dato che tali parti non costituivano informazioni riguardanti emissioni nell’ambiente ai sensi del regolamento di Aarhus». I giudici della Corte UE hanno smontato questa linea di difesa sostenendo «l’interesse del pubblico ad accedere alle informazioni sulle emissioni nell’ambiente è non solo quello di sapere che cosa è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell’ambiente, ma anche quello di comprendere il modo in cui l’ambiente rischia di essere danneggiato dalle emissioni in questione». I Verdi europei che hanno presentato il ricorso si dicono soddisfatti. L’eurodeputata Michèle Rivasi spiega:«Domanderemo immediatamente all’EFSA l’accesso agli studi ma quella di oggi è una sentenza che fa giurisprudenza perché implica che anche l’industria dovrà essere più trasparente». Anche l’EFSA, però, «accoglie con favore la decisione» perché fornisce «orientamenti all’EFSA e alle altre istituzioni per interpretare la legislazione dell’UE sull’accesso pubblico ai documenti».

Aumenta la sicurezza

Anche la sentenza del Consiglio di Stato italiano va nella direzione di una maggiore trasparenza. Per la Coldiretti che ha sostenuto l’intervento dei giudici amministrativi, infatti, si tratta di un «risultato storico», perché permette di «mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato e ansia e preoccupazione nei consumatori». Nel 2018 in Italia, continua la Coldiretti, è «scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’UE, tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). Per Massimiliano Giasanti, Presidente di Confagricoltura, la sentenza dei giudici amministrativi è «un altro passo importante nella direzione della trasparenza e nella tutela del Made in Italy».

Maurizio Tropeano
10/03/2019
www.lastampa.it/2019/03/10/italia/i-giudici-aprono-gli-archivi-via-i-segreti-su-glifosato-e-latte-estero-mGWdhyniicgBjKl4k2WEKN/pag...
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00mercoledì 13 marzo 2019 19:50
Glifosato, “effetti su sviluppo e riproduzione dei ratti anche in dosi considerate sicure negli USA”

“L’esposizione a erbicidi a base di glifosato (GBH), incluso il Roundup, quello più usato al mondo, ha causato diversi effetti sullo sviluppo e il sistema riproduttivo in ratti sia maschi che femmine, anche con dosi attualmente considerate sicure negli USA”. È questo l’ultimo risultato a cui è giunta la fase pilota dello studio globale sul diserbante condotto dall’Istituto Ramazzini e da una rete di partner scientifici tra cui l’Università di Bologna, l’Ospedale di Genova San Martino, l’Istituto Superiore di Sanità, la Icahn School of Medicine del Monte Sinai di New York e la George Washington University. Della ricerca parla il quarto di una serie di articoli pubblicati dalla rivista Environmental Health sulla fase pilota dello studio. I primi risultati sulla possibilità “di alterare alcuni parametri biologici di rilievo” come quelli riproduttivi e del microbioma intestinale, infatti, erano già stati presentati il 16 maggio 2018 al Parlamento Europeo insieme al Gruppo dei Verdi e poi pubblicati in altri tre articoli dalla stessa rivista. Se le precedenti pubblicazioni scientifiche hanno mostrato che l’esposizione a GBHs è associata a diversi effetti avversi, inclusa l’alterazione del microbioma dei ratti durante il periodo dello sviluppo, in particolare prima della pubertà, negli ultimi mesi le ricerche si sono concentrare proprio sullo sviluppo sessuale.

Lo studio pilota
I 300mila euro per lo studio pilota sono stati raccolti grazie ai soci dell’Istituto Ramazzini. La ricerca, che costituisce la base per un successivo studio integrato a lungo termine, mirava a ottenere informazioni generali sulla tossicità degli erbicidi a base di glifosato durante diversi periodi dello sviluppo (neonatale, infanzia, adolescenza) e ad identificare precoci marker espositivi. Il glifosato e un suo formulato (il Roundup Bioflow, MON 52276) sono stati testati su ratti Sprague Dawley, a partire dalla vita embrionale fino a 13 settimane dopo lo svezzamento, esposti a una dose di glifosato in acqua da bere equivalente alla dose giornaliera accettabile nella dieta secondo l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente.

Gli effetti del glifosato sui ratti
Il glifosato e il suo formulato Roundup hanno mostrato effetti avversi per lo sviluppo e il sistema riproduttivo anche a dosi sicure, come la dose giornaliera ammissibile (DGA) attualmente consentita negli Stati Uniti (anche per i bambini), pari a 1,75 microgrammi al chilo di peso corporeo. “Bisogna però tenere conto”, spiega a ilfattoquotidiano.it Daniele Mandrioli, ricercatore dell’Istituto Ramazzini, “che in Europa la DGA è fissata invece a 0,5 mg/kg. Da qui la necessità di procedere con gli studi per verificare se gli effetti finora osservati siano riscontrabili anche con dosi minori, come quella consentita in Europa”. L’esposizione al glifosato è stata associata, in particolare, ad alcuni effetti androgeno-simili, incluso un aumento statisticamente significativo della distanza tra ano e genitali (AGD) sia nei maschi sia nelle femmine, oltre a un ritardo nel primo estro e un aumento del testosterone nelle femmine. “La distanza tra ano e genitali”, aggiunge Mandrioli, “è un parametro significativo per valutare le sostanze che agiscono come interferenti endocrini già a livello prenatale e sono in grado di alterare il normale sviluppo del feto”. L’aumento di testosterone nelle femmine con effetto “mascolinizzante” indica che l’equilibrio ormonale normale è stato alterato verso “un aumento di quei caratteri più tipici del maschio”. Si tratta di effetti misurati su entrambi i sessi, ma che risultano più evidenti nelle femmine. “Uno studio a lungo termine sui GBHs a partire dalla vita prenatale è ora necessario per confermare ed esplorare le prime evidenze sulle alterazioni endocrine e sullo sviluppo emerse nello studio pilota”, dichiara Fiorella Belpoggi, Direttrice dell’area ricerca del Centro per la Ricerca sul Cancro ‘Cesare Maltoni’ dell’Istituto Ramazzini.

Il glifosato, l’incertezza sull’erbicida più usato
Il glifosato è l’erbicida più usato della storia: 8,6 miliardi di chilogrammi di erbicidi a base di glifosato sono stati utilizzati nel mondo a partire dal 1974. L’uso di glifosato è inoltre aumentato di 15 volte a partire dall’introduzione delle coltivazioni geneticamente modificate, nel 1996. Nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo”. Eppure per l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) è improbabile che il glifosato rappresenti “un pericolo cancerogeno per l’uomo”, mentre l’Agenzia Europea per la Chimica (ECHA) ha affermato che “le evidenze scientifiche disponibili non soddisfano i criteri necessari per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione”. È attualmente in corso una valutazione del glifosato da parte dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA). “L’incertezza scientifica che circonda il glifosato e i GBHs”, spiega l’Istituto Ramazzini, “ha inoltre determinato un’incertezza politica, come dimostrato dal rinnovo limitato a 5 anni della licenza per il glifosato che è stato concesso nel novembre 2017 dagli Stati Membri dell’Unione Europea”.

La campagna di crowdfunding
L’Istituto Ramazzini, con il supporto di altri Istituti e Università indipendenti dall’Europa agli Stati Uniti, ha ora lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare il più grande studio integrato a lungo termine sugli effetti dei GBHs, “necessario per estendere e confermare le prime evidenze emerse nello studio pilota e fornire risposte definitive ai diversi dubbi che rimangono sugli effetti cronici sulla salute dei GBHs, inclusi gli effetti cancerogeni”. Il budget totale per questo studio è di 5 milioni di euro. Secondo Alberto Mantovani, Direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità, un aspetto di questo studio rilevante per la valutazione del rischio “è il maggior riscontro di effetti endocrini e sullo sviluppo nel formulato commerciale a base di glifosato rispetto ad una dose equivalente di glifosato puro”. Per Mantovani “l’indicazione che altri componenti presenti nei formulati commerciali possano significativamente aumentare la tossicità del glifosato certamente merita ulteriori indagini”.

Luisiana Gaita
12 Marzo 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/12/glifosato-effetti-su-sviluppoeriproduzionedeirattianche-in-dosi-considerate-sicure-negli-usa/...
wheaton80
00mercoledì 13 marzo 2019 20:14
Glifosato, Miami vieta l’erbicida per evitare danni alla salute e all’ambiente

Miami non utilizzerà più erbicidi contenenti glifosato, una decisione presa per evitare eventuali danni alla salute dei giardinieri della città e dei suoi bacini idrici. Il glifosato fa male agli esseri umani? La comunità scientifica non ha ancora risposto in maniera unanime a questa domanda, anche se molti studi associano l’uso di questo erbicida all’incidenza di tumori. La multinazionale Monsanto, di proprietà della Bayer, produce uno degli agenti chimici più usati in agricoltura a livello mondiale che contiene glifosato, ovvero l’erbicida Roundup, e continua a respingere le accuse. Intanto, però, alcune organizzazioni governative hanno iniziato ad avallare la sua abolizione: è notizia recente la decisione di Francis Suarez, sindaco della città statunitense di Miami, capoluogo dello stato della Florida, di vietare l’uso di Roundup e prodotti simili nei giardini e nei prati.

Glifosato, i danni causati e le accuse
Il glifosato è finito al centro di una bufera dopo numerosi casi di persone che hanno sviluppato linfomi e cancri dopo essere stati esposti all’erbicida. Oltre al caso del giardiniere malato di tumore DeWayne Johnson, che secondo un giudice californiano dovrebbe ricevere un risarcimento di 78 milioni di dollari da Bayer-Monsanto (decisione a cui l’azienda ha fatto ricorso), circa 8mila contenziosi sono ora aperti negli USA: denunce da parte di giardinieri e altri lavoratori esposti a un uso costante di Roundup o simili. Al momento non tutti gli studi ufficiali danno per scontato l’associazione tra glifosato e l’insorgenza di cancri. Di conseguenza, decisori importanti come la Commissione Europea hanno finora evitato di approvare leggi che lo vieterebbero, non reputando abbastanza inconfutabili le evidenze sulla sua presunta cancerogenicità. L’alto numero di denunce però, e un certo timore che la pressione di una multinazionale potente come Bayer-Monsanto può esercitare sui legislatori, lasciano ancora spazio a dubbi e paure sui reali effetti dell’erbicida.

Miami vieta il glifosato
Mentre il dibattito sulla dannosità del glifosato è ancora in corso, la città di Miami, esercitando il principio di precauzione, ha intanto preso la decisione di bandirlo. Grazie all’intervento dell’associazione Miami Waterkeeper, che si batte per proteggere il bacino idrico della zona, la città ha optato per il divieto dell’erbicida. D’ora in avanti saranno usate solo alternative che sono state accertate come meno rischiose per la salute e anche per l’ambiente. Il glifosato, infatti, è dannoso per l’ecosistema, soprattutto le acque. L’anno scorso Miami ha usato 20mila litri di erbicidi contenenti glifosato, ma ora per i suoi dipendenti che lavorano a contatto con la flora comprerà solo prodotti sicuramente non nocivi, una decisione presa all’unanimità. Il capoluogo della Florida si mette sulla scia di altre località che hanno approvato leggi contro il glifosato o, almeno, contemplato di adottarle: Belgio e Olanda ne vietano la vendita ai privati, mentre il Presidente Emmanuel Macron aveva promesso per la Francia un divieto totale, anche se poi ha deciso di fare retromarcia. Di recente, uno studio ha evidenziato la presenza di glifosato nei prodotti di varie marche di birra e altri ne hanno rilevato tracce perfino in alimenti come la pasta, il miele e il vino, ma anche nei corpi di persone, come lo studente francese Martin (nonostante dichiari di mangiare soprattutto cibi biologici), e addirittura nelle donne incinte. D’altronde il glifosato viene utilizzato in modo massiccio in agricoltura, anche nelle coltivazioni di grano e cereali. In attesa di poter provare la sua cancerogenicità aldilà di ogni dubbio, è encomiabile la decisione di Miami di evitare l’utilizzo di erbicidi che potrebbero avere conseguenze negative a lungo termine.

Andrea Indiano
11 marzo 2019
www.lifegate.it/persone/news/miami-vieta-glifosato
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