Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Forum NWO Nuovo Ordine Mondiale, illuminati, cospirazioni, controllo globale, spiritualità, scienza di confine, Bilderberg, Lady Diana

No alla repressione in SIRIA DEI DISSIDENTI AL REGIME DITTATORIALE.

  • Messaggi
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 550
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 08/10/2013 01:37
    ONU, a Goutha non è stato usato Gas Sarin



    A smentire tutte le notizie di disinformazione che i Media Occidentali e diversi capi di stato Europei che per settimane hanno diffuso per far approvare una invasione militare da parte degli USA e dai suoi vasalli della NATO con a capo i Mercenari francesi, è stata la signora Angela Kane, alta rappresentante e portavoce del Segretario generale dell’ONU, durante una intervista rilasciata a Russia Today “RT” ha precisato che gli Ispettori dell’ONU mandati in Siria sul luogo dove i mercenari della NATO propagandavano che l’Esercito Siriano avesse usato Gas Sarin contro la popolazione, non hanno trovato alcuna traccia di Gas Sarin, dopo la signora Del Ponte che alcuni mesi fa dichiarò apertamente che l’Esercito Siriano non ha mai usato armi chimiche contro la popolazione e che a usarle sono stati i tagliagole al soldo del Qatar e dell’Arabia Saudita, ecco un’altra smentita ufficiale che in base alle leggi internazionali.

    Si dovrebbero portare davanti al Tribunale internazionale per crimini di guerra, l’amministrazione Obama, il Governo Israeliano, il governo Turco gestito dal cane rognoso Erdogan, la NATO, l’Arabia Saudita ed il Qatar, non dimenticando tutti i responsabili che gestiscono i Mass Murder Media Occidentali, non solo per crimini contro l’Umanità, ma anche per continua e perpetua istigazione alla violenza gratuita contro il popolo Siriano e quello Libico, si potrebbero fare dei complimenti alla signora Kane, ma come copione alla Hollywood la signora Kane ha evitato di specificare chi ha usato altro tipo di armi chimiche per non incolpare i mercenari della NATO e le tante Agenzie di servizi segreti occidentali, probabilmente le prove mostrate dalle Autorità Russe su chi ha usato armi chimiche erano schiaccianti e non potevano essere ignorate, inoltre c’è da aggiungere che dall’Inizio del mese di Luglio, la Russia, la Cina e la repubblica islamica Iraniana avevano ammassato 90.000 soldati per una presunta Esercitazione al largo della Siria, con attrezzature militari capaci di spazzare mezzo Medio Oriente nel giro di poche ore (inteso lo stato di Israele, l’Arabia Saudita e il Qatar) comprese tutte le forze militari presenti al confine Siriano.

    Questa l’intervista rilasciata dalla Signora Kane a RT: www.youtube.com/watch?v=CcfIj6WLqRk.

    Quello che i due criminali Francesi: Hollande & Paulus non sapevano e che Obama ha scongiurato di far diventare Parigi e tutta la Francia come la Siria e la Libia, secondo il giornale Francese “Nouvel Observateur” Hollande voleva a tutti i costi bombardare la Siria, il 31 Agosto 2013, poche ore prima che desse il via all’Aviazione francese di bombardare le postazioni militari siriane, Barack Obama ha fatto chiamare l’Eliseo per comunicare urgentemente a Hollande di non fare la pazzia di bombardare la Siria, le motivazioni sono le seguenti, se la Francia avesse attaccato la Siria, Putin avrebbe dato l’ordine di attaccare la Francia con un lancio di missili, anche la Turchia e l’Arabia Saudita avrebbero subito la stessa sorte mentre i 90.000 soldati della coalizione RUSSIA-CINA-IRAN pronti ad entrare in Siria si sarebbero occupati dei tagliagole e di tutto il personale facente parte alla NATO compreso quello Israeliano.

    www.novayo.de/politik/international/002845-hollande-setzte-angriff-auf-syrien-im-letzten-moment-...

    Naturalmente anche la famigerata Organizzazione Human Rights Watch che è una agenzia di spionaggio al servizio degli USA e della NATO, dopo la notizia diffusa da Madre Agnes Mariam nella quale mostrava i filmati e le foto messi a disposizione dei criminali dei Mass murder media Occidentali con la quale si voleva dimostrare che fosse stato l’esercito Siriano a usare armi chimiche e le minacce subite da parte dell’amministrazione di Human Right Wacht, dato che nei filmati si possono vedere alcune persone facenti parte di questa Organizzazione, che aiutano i tagliagole a trasportare i bambini da un luogo all’altro per inscenare il massacro fatto con armi chimiche, madre Agnes Mariam ha scoperto che i Bambini sono stati rapiti alcune settimane prima da diverse famiglie e in diversi paesi nei sobborghi di Damasco, uccisi per l’occasione e messi li per inscenare un attacco da parte dell’esercito Siriano con Gas Sarin.

    Molti dei bambini compaiono in diversi posti per far crescere il numero dei morti e inscenare un attacco di gas Serin in diversi posti della città, questo è un crimine che non può passare inosservato nemmeno dalla più alta carica dell’ONU e del Tribunale Internazionale per crimini di Guerra.





    www.youtube.com/watch?v=EzLVfdrQRsY

    www.globalresearch.ca/STUDY_THE_VIDEOS_THAT_SPEAKS_ABOUT_CHEMICALS_BETA_VER...

    Alla Bonino e quei figli di p.....a di Kerry/McCain/Hollande/Cameron/ Paulus/Merkel/Rasmussen, compresi tutti gli Asociali che fanno parte del governo Italiano e che hanno chiuso occhi e orecchie per facilitare un'aggressione alla Siria, dico solamente:

    PRENDETE le armi e andate voi a dare il vostro buco di fondello e magari fatevi mangiare il fegato o il cuore dai vostri amici di Al Qaeda e Al Nusra, basta che non rompete più le palle a noi cittadini.

    Corrado Belli
    5 ottobre 2013
    www.mentereale.com/articoli/onu-a-goutha-non-e-stato-usato-g...

    [Modificato da wheaton80 08/10/2013 01:40]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 551
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 08/10/2013 01:46
    Siria, iniziata la distruzione delle armi chimiche

    Gli ispettori internazionali hanno iniziato la distruzione dell'arsenale chimico posseduto dal regime siriano di Bashar Al Assad e delle installazioni utilizzate per la loro produzione. È quanto è stato riferito all'agenzia France Presse da alcune fonti della missione internazionale che si trovano a Damasco. Un team indipendente di ispettori internazionali, molti dei quali appartenenti all'Organizzazione per la messa al bando delle armi chimiche, era arrivato in Siria lo scorso 2 ottobre per occuparsi del programma di distruzione. Un secondo gruppo verrà inviato la prossima settimana con il compito di visitare i singoli siti. Nonostante i lavori siano già iniziati, i tempi per lo smantellamento potrebbero essere decisamente lunghi. Molte delle strade che portano ai siti dove sono conservate le armi chimiche, essendo queste sotto il controllo dei ribelli, sono inaccessibili anche dall'esercito siriano. I ribelli inoltre, a differenza di Assad, hanno espressamente dichiarato di non voler collaborare con gli ispettori stranieri, elemento che potrebbe compromettere lo stato di sicurezza degli esperti inviati a Damasco.

    06.10.2013
    it.ibtimes.com/articles/57080/20131006/siria-iniziata-la-distruzione-delle-armi-chimiche-ispettori-internazionali-assad...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 552
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 08/10/2013 01:58
    Siria: Usa-Russia d'accordo per nuova conferenza di pace
    Mentre in Siria è cominciato il lavoro degli esperti Opac (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) per distruggere l'arsenale chimico di Damasco, Usa e Russia chiedono con forza alle Nazioni Unite di calendarizzare la cosiddetta 'Ginevra2'


    Lavrov e Kerry durante la conferenza stampa bilaterale all'Apec

    A prendere parola per i rispettivi Paesi sono ancora una volta il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, entrambi presenti al forum per la la Cooperazione Economica Asia-Pacifico (Apec) che si sta svolgendo in Indonesia. Ed è proprio al termine di quest'ultimo che i due rappresentati di Washington e Mosca hanno tenuto una conferenza stampa bilaterale, accordandosi per spingere l'Onu affinché venga istituita in tempi brevi (si parla già di metà novembre) una conferenza internazionale sulla pace che rivolga il suo sguardo alla crisi siriana.

    Per far ciò, spiega Kerry, i due Paesi hanno unitariamente ribadito "che non esiste una soluzione militare, e che condividiamo l'interesse a evitare che estremisti radicali dell'una o dell'altra parte assumano un ruolo maggiore in Siria", rinnovando perciò l'impegno "a compiere sforzi specifici affinché il processo di Ginevra progredisca il più rapidamente possibile".

    L'obiettivo di Stati Uniti e Russia è che quel 'più rapidamente possibile' si concretizzi nel prossimo mese: "E' nostra speranza reciproca che ciò possa accadere in novembre - ha infatti sottolineato Kerry - ed entrambi siamo decisi e determinati a consultare i nostri amici per garantirlo. Una data definitiva - ha concluso - e i termini della partecipazione dovranno essere determinati dalle Nazioni Unite".

    Sempre durante la conferenza stampa il segretario di Stato Usa ha parlato anche dell'Iran e nucleare, chiedendo di fatto a Teheran di presentare prove concrete che mettano in luce la natura pacifica del loro programma: "quello di cui abbiamo bisogno è una serie di proposte da parte dell'Iran che chiariscano appieno come intendono dimostrare al mondo che il loro programma ha scopi pacifici", specificando come "Il gruppo dei sei (Stati Uniti, Russia, Cina, Germania, Francia e Regno Unito) ha messo sul tavolo ad Almaty (città del Kazakistan) una proposta e non credo che l'Iran abbia ancora pienamente risposto".

    Nel frattempo Kerry ha cercato di alleggerire la tensione tra il suo Paese e la Libia, sul piede di guerra perché non informata delle operazioni che hanno portato alla cattura di un leader di Al-Qaida. Tripoli infatti ha bollato come un "rapimento" l'arresto di Abu Anas al-Libi, sulla lista dei ricercati FBI perché ritenuto la 'mente' degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania del 1998. L'operazione delle forze speciali è stata secondo Kerry "appropriata e legittima", sottolineando come gli Usa facciano "tutto quanto sia in loro potere e sia appropriato e legale" per combattere il terrorismo internazionale.

    it.ibtimes.com/articles/57099/20131007/usa-russia-kerry-lavrov-siria-onu-ginevra2-teheran-iran-libia.htm#ixzz2...
    [Modificato da wheaton80 08/10/2013 01:59]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 554
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 08/10/2013 04:44
    La frattura nell’opposizione siriana si approfondisce



    La situazione in Siria, sia per gli Stati Uniti che per l’Arabia Saudita, è sempre più complicata ogni giorno che passa. La Casa Bianca ha iniziato a investire ancora più risorse nell’Esercito siriano libero in opposizione agli islamisti che si radicano nelle regioni della Siria che non sono controllate dalle forze armate regolari. Ma, come dicono fonti confidenziali, questa tattica è già fallita. Il 24 settembre 11 gruppi armati islamisti hanno rigettato l’opposizione laica firmando una lettera collettiva che nega autorità alla coalizione nazionale e considera la sharia l’unica forma possibile di governo in Siria. E poco dopo, il 29 settembre, tutti i gruppi armati ribelli che operano in prossimità di Damasco si sono fusi, formando il Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam).

    Questo passaggio mina l’autorità dell’ELS in questa regione della Siria, dato che è considerato da tempo il gruppo ribelle più potente dei dintorni. “Il Fronte meridionale della Siria” è sempre stata una grande minaccia “interna” per l’ELS. Per mesi i ribelli hanno lavorato duramente per unire tutti i gruppi intorno a Damasco e nella provincia di Daraa, al fine di coordinare i loro sforzi. Questo lavoro è stato controllato e sponsorizzato dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, gli “alleati” stranieri che hanno creato campi di addestramento e centri di comando di quei gruppi per impedire all’estremismo di diffondersi nel territorio siriano. Ma oggi le forze salafite sono diventate la forza dominante nelle zone “liberate” della Siria e sostengono le più radicali idee wahaabite. Così oggi la Bandiera dell’Islam (Liwa al-Islam), gruppo al centro del Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam) è il gruppo ribelle più influente in Siria. Gli sforzi militari in Siria sono da tempo organizzati da una commissione militare dei leader ribelli, ma alla luce dei recenti avvenimenti, il gruppo radicale Ahrar al-Sham ha lasciato questo consiglio.

    Il rappresentate di Ahrar al-Sham dice che non accetta il ruolo dominante di un unico gruppo su tutti gli altri. Ma le novità non si limitano a questo ancora. L’avanzata dei salafiti creerà concorrenza tra gli estremisti radicali come Jabhat al-Nusra e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante collegati ad “al-Qaida”. Questi due gruppi hanno recentemente iniziato a combattersi nelle regioni del nord della Siria. I ribelli laici siriani vanno a pezzi ed i gruppi islamici estremisti iniziano a combattersi. Tutto ciò è un grande fallimento per l’Arabia Saudita e le sue astuzie. L’Arabia Saudita ha svolto un ruolo importante nel riunire i diversi gruppi ribelli. Ma nonostante il fatto che Riyadh abbia supportato Liwa al-Islam nell’ELS, un rappresentante di questo gruppo ha dichiarato in un’intervista ad al-Arabiya che Bandiera dell’Islam non è più un membro dell’ELS. La maggior parte dei ribelli ha deciso ad un certo punto che la creazione di un Paese governato dalla sharia, sia una strategia migliore che non sostenere l’ELS.

    La tensione tra i gruppi ribelli non sempre si trasforma in scontri diretti, dato che hanno la comune missione di far cadere il regime di Assad. E il gran numero di estremisti non è un indicatore degli umori della società siriana. Ad esempio, i militanti di ‘Ahrar al-Sham‘ nelle regioni meridionali della Siria possono differire notevolmente nei loro stati d’animo dalle loro controparti settentrionali, dato che le regioni del nord della Siria sono notoriamente conservatrici. Alcuni gruppi come ‘al-Suqur’ hanno membri secolari a fianco di membri islamici, questi ultimi sono di solito veterani dell’opposizione militare alle forze armate degli Stati Uniti, in Iraq.

    Quindi, la stragrande maggioranza dei militanti islamici moderati è più interessata a combattere i mercenari stranieri in Siria che le loro controparti estremiste. Uno degli ufficiali dell’ELS ha detto in un’intervista: “Non siamo particolarmente preoccupati dai membri di Jabhat al-Nusra, una volta che la guerra sarà finita si uniranno a noi. Li conosciamo, sono nostri fratelli, nostri vicini, figli delle nostre tribù. Chi ci accingiamo a combattere è lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante e il leader di Jabhat al-Nusra“. Ma tutto questo indebolisce i ribelli e la loro capacità di combattere il regime di Assad, dato che le ideologie contrastanti non sono condivise dallo Stato legittimo e costituzionale e dalle forze armate siriane per cui combattono.

    Aleksandr Orlov
    Traduzione di Alessandro Lattanzio
    7 ottobre, 2013
    Fonte: journal-neo.org/2013/10/07/rus-narastanie-raskola-v-sirijskoj-vooruzhennoj-opp...

    aurorasito.wordpress.com/2013/10/07/la-frattura-nellopposizione-siriana-si-approf...



  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 589
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 22/10/2013 01:04
    Siria: rinvenuti missili ed armi israeliane

    Secondo Al-Alam, l'esercito siriano ha scoperto sei missili di fabbricazione sionista nel paese di Al Taba a Daraa. Si tratta di missili Law e i soldati ne anno scoperti sei. Oltre a questi missili, i soldati siriani anno localizzato 12 casse di munizioni, una mitragliatrice di 14,5 millimetri e 7 Waki taki ( n.d.t. Walkie-talkie), tutti di fabbricazione israeliana. Secondo il giornalista di Al Alam, sono stati distrutti gli stocks di armi e munizioni di Daraa in Al Balad, appartenenti a terroristi. Ad Aleppo, i veicoli dei terroristi che viaggiano sulla strada di Kastilelo sono stati individuati e decine di loro sono stati uccisi. I miliziani sono stati bersagliati quando hanno cercato di introdursi nella città di Al Seyf al Dola e nella Moschea di Al Zubair a Salahedin e nella piazza di al Yarmoun.

    Traduzione: Kefos93
    Fonte: french.irib.ir/info/moyen-orient/item/279659-isra%C3%ABl-trafique-des-missiles-...

    www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 601
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 26/10/2013 00:31
    Quanto è distorta l'informazione sulla Siria

    C’è sempre il rischio di appassionarsi ad una grande tragedia del mondo e poi relegarla nel dimenticatoio. E’ il pericolo che sta correndo adesso la Siria. Ci può essere ancora un altro rischio, ovvero quello di farsi idee errate di episodi veri, o indignarsi per fatti mai esistiti nella realtà. La Siria può essere uno di questi casi e allora abbiamo chiesto a Monsignor Giuseppe Nazzaro, Vicario Apostolico di Aleppo dal 2002 fino alla scorsa primavera, di aiutarci a capire meglio cosa sia la Siria e cosa stia realmente avvenendo.

    Monsignor Nazzaro, ci descrive la vita del popolo siriano e dei cristiani prima e dopo la rivolta?
    Prima della rivolta si viveva in pace, vi erano delle differenze culturali e di religione ma c’era rispetto reciproco. Tenga presente che i cristiani si trovano in Siria da più di duemila anni, infatti dopo la predicazione del Vangelo di Gesù, iniziarono le persecuzioni e molti si rifugiarono in Siria. Il sinedrio mandò poi Saulo di Tarso (Paolo) a catturare i seguaci della dottrina cristiana per imprigionarli e portarli a Gerusalemme. Poi Paolo a Damasco si convertirà e diverrà uno di loro. Gli islamici arrivano in Siria nell’ottavo secolo e da subito hanno convissuto con i cristiani in maniera pacifica tanto che le famiglie cristiane sono rimaste come factotum della nuova amministrazione pubblica islamica. Il caso più eclatante è la famiglia dei Mansour, da cui discese anche San Giovanni Damasceno. Tale famiglia ha collaborato per molti anni con l’amministrazione musulmana. Ancora oggi si convive, tanto che gli oppositori del regime, che non sono i cosiddetti “ribelli”, non hanno nulla contro i cristiani.

    Ma scusi, allora chi vuole eliminare i cristiani?
    Sono i terroristi; ceceni, afgani, pakistani e i salafiti, ovvero musulmani estremisti che vengono da tutto il mondo e vogliono eliminare tutto ciò che non è islamico. Questi vogliono creare il Califfato islamico, ma è importante sottolineare come queste formazioni non siano affatto siriane.

    Che effetti ha avuto la giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco?
    Tutto il popolo ha molto apprezzato l’iniziativa del Santo Padre e la cosa bella e stupefacente è stata la preghiera congiunta di cristiani e musulmani.

    Come si è arrivati all’uso delle armi e in che modo i media mondiali fanno informazione?
    L’opposizione siriana ha iniziato a chiedere alcune riforme, come ad esempio scuole e università islamiche, il velo per le donne anche nella pubblica amministrazione e le hanno ottenute. Dopo, però, hanno iniziato a imbracciare le armi ed allora il governo ha iniziato a difendersi in risposta ad alcune provocazioni. Successivamente è iniziata una campagna di totale discredito nei confronti del governo di Assad. Ci sono alcuni fatti emblematici, come ad esempio quello avvenuto una mattina di metà luglio in cui l’esercito ha sparato su una scuola uccidendo trenta bambini. Resta una domanda: cosa ci facevano i bambini a scuola in quel mese visto che la attività scolastica finisce a maggio? L’esercito ha sparato all’edificio perché da quello stesso stabile erano arrivati dei colpi, per cui per difendersi ha replicato al fuoco. A seguito di questo Assad e l’esercito sono stati accusati di essere digli spietati assassini di innocenti, ma la verità non era quella. Quei poveri bambini erano stati usati come scudi umani, per screditare completamente l’esercito governativo. Un altro episodio tragico e significativo è avvenuto in un cittadina della Siria, Gisser Choughourun, dove un gruppo di ribelli ha assaltato una stazione di polizia uccidendo i poliziotti presenti, poi dalla stessa centrale hanno chiamato altri dalle zone circostanti. Erano circa centoventi e hanno ammazzato anche questi. Nel giro di poche ore i media mondiali riportano la notizia dicendo che la polizia siriana ha ucciso centoventi civili e successivamente sostengono che l’esercito ha ucciso soldati e ufficiali perché non hanno voluto sparare sulla folla. Questi due episodi dimostrano come i fatti possono essere completamente distorti.

    Come è la situazione ad Aleppo?
    Ad Aleppo la situazione è drammatica, i cristiani muoiono, perché la città è divisa in due aree e non riescono a recuperare il necessario spostandosi dall’altra parte della città; inoltre i cristiani non escono di casa perché se venissero catturati dovrebbero pagare un ingente riscatto. Aleppo fino a poco tempo fa era la capitale economica della Siria, era come Milano per l’Italia, ricca di aziende. Contro queste imprese sono stati poi commissionati furti da persone oltre il confine turco e sono stai sottratti a queste stesse attività milioni di dollari in macchinari portati poi oltre il confine turco. E pensare che Aleppo è stata, qualche anno fa, eletta capitale della cultura islamica mondiale, una manifestazione che coinvolge cristiani e musulmani.

    Che posizione tiene l’Occidente?
    L’Occidente sa della situazione e ci convive per questioni di interesse economico, infatti vende armi sia all’esercito che ai terroristi e in questo modo svuota i propri depositi. Nello stesso tempo si prepara a partecipare alla ricostruzione delle citta e della società dopo la guerra. In questo modo si impadronirebbe del paese, perché quest’ ultimo non avendo di che pagare sarebbe costretto a cedere i suo giacimenti di gas, vero interesse di tutte le potenze mondiali. È la nuova colonizzazione.

    I cristiani vogliono andare via?
    I cristiani non vorrebbero lasciare la Siria, quella è casa loro e anche il Gran Mufti della Siria, ha più volte ribadito pubblicamente che i cristiani non se ne devono andare perché la Siria è casa loro, altrove sarebbero stranieri e fuori posto. I cristiani, solamente, denunciano il fatto che l’occidente li discrimina a discapito dei musulmani quando si presentano a chiedere un visto.

    Giovanni Boscagli
    25-10-2013
    www.lanuovabq.it/it/articoli-quanto-e-distorta-linformazione-sulla-siria-...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 607
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 28/10/2013 21:04
    Gli USA iniziano la “retromarcia” dall’appoggio in Siria alle milizie ribelli

    L’Amministrazione USA rivede i suoi piani in Siria nella prospettiva di un prossimo collasso delle milizie ribelli anti Assad ed in particolare del così detto “esercito libero di Siria”. Questo risulta da un dispaccio inviato dal Dipartimento di Stato USA, riservato ma intercettato il 10 di Giugno, nel quale si prevedeva una sconfitta delle forze dei miliziani ribelli in Siria. In questo messaggio si fa riferimento ad una informativa della CIA che aveva rilevato come le truppe dell’esercito nazionale siriano stavano recuperando terreno nelle zone già sottoposte al controllo dei miliziani ribelli.

    Nonostante questa informativa, gli USA avevano provveduto a rassicurare i propri alleati nel Medio Oriente (la monarchia saudita e le altre petro monarchie come Oman, Qatar e Kuwait) che le forze ribelli stavano guadagnando terreno nei combattimenti contro le truppe lealiste del regime di Assad. Tuttavia la falsità di queste informazioni è risultata chiara al momento in cui le forze lealiste hanno riconquistato le posizioni abbandonate dai ribelli nel sud ovest e nella Siria centrale con gravi perdite subite dalle milizie ribelli. Il New York Times ha segnalato lo scorso 23 di ottobre che i servizi di “intelligence” USA avevano avvertito già all’inizio dell’anno di un prossimo collasso delle forze ribelli.

    Le nuove previsioni che hanno fatto seguito, a distanza di circa un anno, alle affermazioni fatte dalla Casa Bianca circa la prossima caduta del regime di Assad, hanno dovuto constatare di fatto che l’esercito nazionale siriano ha stabilizzato la situazione su tutto il fronte e che la Russia e l’Iran avevano rifornito l’esercito lealista con le armi le munizioni di cui necessitava. I servizi di “intelligence” USA hanno inoltre rilevato che i gruppi affiliati ad A Quaeda, come “Al Nusra”, hanno acquistato sempre maggiore peso all’interno della coalizione ribelle e sono divenuti il gruppo dominante. Secondo una informativa pubblicata dal “Los Angeles Times” questo mese, i servizi americani iniziano ad essere preoccupati che i gruppi integralisti possano creare una propria base santuario nel nord della Siria analogamente a quanto avvenuto nel nordest del Pakistan o in Somalia. Un responsabile dei servizi di “intelligence”, a condizione di mantenere l’anonimato, ha dichiarato a Los Angeles Times che i miliziani integralisti che operano in Siria potrebbero costituire una fonte di pericolo molto seria per i paesi occidentali, vista l’estrema vicinanza della Siria alle zone di interesse strategico degli USA, la facilità di viaggiare in Europa da quel paese e la disponibilità per i miliziani integralisti di poter disporre un arsenale di armi avanzate (le stesse fornite dagli USA e dall’Arabia Saudita). Gli stessi servizi segnalano la debolezza dei gruppi moderati dei ribelli e la loro incapacità di frenare l’ascesa dei gruppi estremisti fra i più integralisti e fanatici e la loro crescente forza nella coalizione delle milizie ribelli.

    Inoltre la maggior parte delle armi e dei rifornimenti forniti dagli USA e dai sauditi sono finiti tutti nelle mani del fronte “Al Nusra” per mezzo delle proprie cellule e attraverso queste ripartiti fra le milizie integraliste. Sembra che attualmente, per effetto di questa situazione, gli americani stiano riconsiderando la loro attitudine ed i piani di rinforzare ed armare i ribelli (meglio tardi che mai). Il New York Times sostiene che il Dipartimento di Stato USA stia dirigendo tutta la sua attenzione all’applicazione delle deliberazioni prese dal consiglio di sicurezza dell’ONU per lo smantellamento delle armi chimiche. Nonostante questo continua in Giordania la missione iniziata dalla CIA dell’addestramento di milizie ribelli ai confini con la Siria ma fonti USA affermano che non ci siano piani per un loro utilizzo immediato sotto la guida del Pentagono. La casa Bianca sembra preoccuparsi in questo momento di non sabotare gli sforzi diplomatici per procedere allo smantellamento dell’arsenale chimico e di arrivare ad una prossima conferenza di pace a Ginevra, malgrado il fronte dei ribelli abbia manifestato il suo diniego a partecipare.

    Commento
    Gli americani cambiano atteggiamento ma rimangono sul campo gli oltre centoventimila morti, le decine di migliaia di feriti e mutilati, i circa due milioni di profughi, le immani distruzioni e le sofferenze per la popolazione civile provocate in Siria dall’aggressione indotta dagli USA, dalla Francia e dal Regno Unito, con la complicità di Arabia Saudita e Turchia, per i propri obiettivi di egemonia sulla regione. Non sono riusciti a piegare il popolo e l’esercito siriano che hanno fornito una lezione al mondo di come una piccola nazione, orgogliosa e testarda, sia stato capace di difendere la sua sovranità e rifiutare di sottomettersi agli interessi stranieri. Rimane l’infamia della campagna mediatica di falsità e menzogne condotta dai giornali e dalle TV dei paesi occidentali, in Italia ed in Francia in particolare, per sostenere che in Siria ci fosse una rivolta “popolare e democratica” contro il regime tirannico di al Assad. La verità presto o tardi viene a galla e le menzogne rimangono scritte e scolpite per la vergogna di chi le ha sostenute.

    Luciano Lago
    27 ottobre 2013

    Fonti
    www.nytimes.com/2013/10/23/world/middleeast/obamas-uncertain-path-amid-syria-bloods...
    www.latimes.com/world/la-fg-syria-islamists-20131008,0,5605017.story#axzz2...
    www.almanar.com.lb/spanish/adetails.php?eid=43965&cid=23&fromval=1&frid=23&seccatid=67&...

    www.stampalibera.com/?p=67766#more-67766
    [Modificato da wheaton80 28/10/2013 21:05]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 609
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 30/10/2013 01:20
    Siria: Opac, Damasco ha rispettato tempi consegna programma armi chimiche

    Il Cairo, 27 ott. (Adnkronos/Dpa) - La Siria ha rispettato oggi i tempi previsti per la consegna di una dichiarazione formale sul suo programma di armi chimiche, che comprende un piano per la sua abolizione. Lo ha confermato oggi l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac).

    27 ottobre 2013
    www.arezzoweb.it/notizie/speciale.asp?idnotizia=116652
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 613
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 30/10/2013 22:34
    L'esercito siriano libera una città dopo un anno e mezzo di Sharia



    L'esercito governativo siriano durante un'operazione militare su larga scala ha conquistato la città di Buade nel distretto di Najha, a sud-est di Damasco, occupato dai ribelli per un anno e mezzo. I fondamentalisti islamici avevano costruito un laboratorio per la fabbricazione di armi, tra cui mortai, mine, esplosivi e bombe a mano, introdotto la legge della Sharia e tribunali speciali e giustiziavano pubblicamente sulla piazza centrale i cittadini locali ritenuti "colpevoli". Durante il raid dell'esercito sono state sequestrate le armi abbandonate dai terroristi durante la ritirata, tra cui mitragliatori americani e munizioni israeliane.

    18.10.2013
    italian.ruvr.ru/2013_10_18/Lesercito-siriano-libera-una-citta-dopo-un-anno-e-mezzo-di...
    [Modificato da wheaton80 30/10/2013 22:35]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 617
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 31/10/2013 20:08
    Siria, Opac: "Dismessi i siti di produzione di armi chimiche, sigillate quelle esistenti"

    Il governo siriano non potrà più produrre armi chimiche e quelle esistenti sono state poste sotto sigillo. Lo ha annunciato l'Opac che nelle ultime settimane ha "verificato, e visto distrutta, tutta la produzione critica e gli equipaggiamenti per la miscela e il riempimento, dichiarata dalla Siria". Si conclude così la prima fase del programma di disarmo della Siria, concordata da Usa e Russia con il regime di Assad. Il 5 novembre il consiglio esecutivo dell'Opac dovrà decidere le tappe che porteranno alla distruzione di quanto è stato posto sotto sigilli, sulla base del "piano generale di distruzione" consegnato dalla Siria il 24 ottobre. Il termine ultimo per il completamento dell'operazione è la metà del 2014. Secondo le stime, Damasco possiede circa mille tonnellate di agenti chimici e armi, tra cui gas mostarda e sarin.

    Gli ispettori dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, premio Nobel per la Pace 2013, in queste settimane hanno ispezionato 21 dei 23 siti nel Paese. Gli ultimi due erano troppo pericolosi da visitare, ma l'Opac ha ricevuto rassicurazioni dal governo che "ha dichiarato che i siti sono abbandonati e che tutti i dispositivi per il programma di armi chimiche che contenevano sono stati trasferiti in altre strutture dichiarate, che sono state ispezionate". L'organizzazione aveva fissato al primo novembre la scadenza per la distruzione delle strutture di produzione delle sostanze nocive. L'operazione di smantellamento degli impianti era stata concordata da Stati Uniti, Russia e regime siriano, per evitare l'attacco militare degli Usa dopo che Assad era stato accusato di aver usato armi chimiche contro i ribelli. In particolare il regime era accusato di aver causato la morte di 1400 civili attraverso l'uso di armi improprie. Le autorità siriane e la Russia avevano sempre negato l'uso di armi chimiche, accusando invece i ribelli. Lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano ha visto fino ad ora la collaborazione degli uomini di Bashar Al-Assad, che hanno fornito agli esperti dell'Opac l'inventario delle armi in possesso del regime. I primi di ottobre è iniziata la fase di "verifica, distruzione e disattivazione". Si è trattato di un'operazione senza precedenti, dato che lo smantellamento è avvenuto nel bel mezzo di una guerra civile e che l'arsenale in questione era uno dei più importanti del Medio Oriente.

    31 ottobre 2013
    www.repubblica.it/esteri/2013/10/31/news/siria_opac_distrutto_l_equipaggiamento_per_la_produzione_di_armi_chimiche-6...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 707
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 18/12/2013 23:46
    Siria, le menzogne di Obama

    Anche se gli Stati Uniti stanno cercando in queste settimane di far partire un faticoso processo diplomatico che porti ad una soluzione pacifica della crisi in Siria, non più di tre mesi fa l’amministrazione Obama sembrava essere sul punto di scatenare una nuova e ancora più rovinosa guerra in Medio Oriente basandosi su menzogne e manipolazioni della realtà sul campo. Come è noto, il governo di Washington aveva accusato apertamente il regime di Bashar al-Assad di avere condotto un devastante attacco con armi chimiche nei pressi di Damasco pur sapendo, come ha dimostrato una recente indagine dell’autorevole giornalista americano Seymour Hersh, che le prove disponibili potevano indicare responsabili ben diversi.

    Un lungo e dettagliato articolo (“Whose sarin?”) del veterano giornalista premio Pulitzer che attualmente collabora soprattutto con il New Yorker è apparso qualche giorno fa sulla London Review of Books, sostenendo che il presidente Obama, nel descrivere l’episodio accaduto il 21 agosto a Ghouta, “aveva da un lato omesso importanti informazioni di intelligence e dall’altro presentato semplici congetture come fatti accertati”. In particolare, Obama “aveva mancato di riconoscere… che l’esercito regolare siriano non era l’unica parte in lotta nella guerra civile ad avere accesso al gas sarin”. Infatti, continua Hersh, nei mesi precedenti l’attacco “le agenzie di intelligence americane avevano prodotto una serie di rapporti altamente classificati, culminati in un “Operations Order” - cioè un documento che pianifica e precede un’invasione di terra - contenente prove che il Fronte al-Nusra, un gruppo jihadista affiliato ad Al-Qaeda [e attivo tra le forze di opposizione in Siria], aveva acquisito le capacità di fabbricare sarin in grande quantità”.

    Nonostante questo gruppo armato che si batte per rovesciare il regime di Assad avrebbe quanto meno dovuto essere preso in considerazione per avere condotto l’attacco, l’inquilino della Casa Bianca decise al contrario di basarsi unicamente e deliberatamente sul materiale di intelligence che avrebbe permesso di giustificare un’aggressione militare contro Damasco. In un discorso pubblico tenuto il 10 settembre scorso, Obama ha così raccontato al mondo come Assad aveva senza dubbio portato a termine un attacco con armi chimiche facendo “più di mille vittime”, descrivendo le operazioni nel dettaglio, come la distribuzione di maschere anti-gas alle truppe del regime prima che i suoi uomini colpissero i quartieri controllati dall’opposizione.

    Attraverso una serie di interviste con anonimi membri dell’intelligence e dell’apparato militare degli Stati Uniti, Hersh afferma però di avere riscontrato “forti preoccupazioni” e talvolta “rabbia” per quella che viene descritta come una “deliberata manipolazione” delle informazioni a disposizione del governo. Secondo un ex agente dell’intelligence a stelle e strisce, ad esempio, l’amministrazione Obama avrebbe “alterato le informazioni - in relazione ai tempi e alla sequenza degli eventi - per consentire al presidente e ai suoi consiglieri di fare in modo che i dati raccolti svariati giorni dopo l’attacco apparissero ottenuti e analizzati in tempo reale”, così da dare l’impressione di avere monitorato le decisioni prese dal regime e di disporre di prove inconfutabili della sua responsabilità.

    In realtà, Hersh ha potuto stabilire che tra il 20 e il 22 di agosto i consueti rapporti mattutini preparati per la Casa Bianca dai militari e dall’intelligence degli USA, nei quali vengono riassunti i principali eventi militari nel mondo per i quali si dispone di informazioni, non citavano in nessun modo l’attacco di Ghouta. Inoltre, come reso noto da un articolo di qualche mese fa del Washington Post basato su documenti segreti forniti da Edward Snowden, gli Stati Uniti disponevano di sensori segreti sul terreno in Siria per monitorare e segnalare tempestivamente ogni movimento di armamenti chimici in questo paese.

    Ebbene, nelle settimane e nei giorni precedenti il 21 agosto, questo sistema di sensori non aveva prodotto alcuna allerta. Hersh spiega che ciò non escluderebbe, almeno in teoria, che le forze armate siriane abbiano potuto ottenere il sarin usato a Ghouta da altre fonti, ma dimostra in ogni caso come il governo americano non sia stato in grado di monitorare gli eventi secondo la ricostruzione fatta da Obama e dal suo entourage. Tanto più che nel dicembre del 2012 questi sensori avevano fatto il loro lavoro, informando Washington che i militari siriani stavano producendo sarin in un deposito di armi chimiche. Successivamente sarebbe emerso che si trattava soltanto di un’esercitazione, ma gli Stati Uniti mandarono comunque un messaggio al regime per mezzo di canali diplomatici, avvertendo che l’uso del sarin sarebbe stato “del tutto inaccettabile”. Perciò, è più che legittimo chiedersi il motivo per cui l’amministrazione Obama non si era mossa anche lo scorso agosto per impedire il presunto attacco con armi chimiche da parte delle forze regolari nel caso fosse stata a conoscenza anticipatamente dell’operazione.

    In ogni caso, alla Casa Bianca servirono nove giorni per mettere assieme un atto d’accusa formale contro Assad ed esso venne presentato a Washington di fronte ad un gruppo di giornalisti selezionati, da cui fu escluso, ricorda Hersh, il reporter Jonathan Landay dell’agenzia di stampa McClatchy perché frequentemente critico dell’amministrazione Obama. Il rapporto presentato in questa occasione era significativamente attribuito al “governo” e non alla “comunità di intelligence”, dal momento che risultava essere un documento “essenzialmente politico” per supportare le accuse contro Assad. In esso si sosteneva appunto che gli USA sapevano che la Siria stava preparando armi chimiche tre giorni prima dell’attacco del 21 agosto, anche se, come si è visto, nessuno alla Casa Bianca sembrava essere stato informato in tempo reale né gli strumenti di monitoraggio del regime avevano segnalato situazioni meritevoli di attenzione.

    I leader del cosiddetto Libero Esercito Siriano, dopo avere appreso che gli USA stavano monitorando i movimenti delle armi chimiche nel paese, si sarebbero in seguito lamentati con gli americani, colpevoli di non avere fatto nulla per avvertire i ribelli dell’imminente attacco o per fermare i piani del regime. Le accuse rivolte da Obama ad Assad si basavano dunque su informazioni e intercettazioni acquisite in Siria anche molti mesi prima dell’attacco e analizzate solo nei giorni successivi al 21 agosto. In altre parole, spiega Hersh, “la valutazione fatta dalla Casa Bianca e il discorso di Obama [del 10 settembre] non riguardavano eventi specifici che hanno condotto all’attacco del 21 agosto, ma erano il resoconto della sequenza di comportamenti che l’esercito siriano avrebbe seguito in caso di una qualsiasi operazione con armi chimiche”. Le accuse contro Damasco non era basate cioè sulla disponibilità e l’esame di informazioni relative ai fatti di Ghouta ma su una sorta di manuale di comportamento in dotazione all’esercito di Assad in caso di utilizzo di armi chimiche, nonché su frammenti di intelligence risalenti anche a più di otto mesi prima.

    La ricostruzione fatta dal governo USA ha poi escluso scrupolosamente qualsiasi informazione che poteva contraddire la propria versione. In particolare, come già era accaduto per alcuni attacchi su piccola scala con armi chimiche segnalati tra marzo e aprile, l’amministrazione Obama ha ignorato dei rapporti della CIA risalenti almeno al mese di maggio nei quali si affermava come il Fronte al-Nusra e un altro gruppo fondamentalista sunnita attivo in Siria - al-Qaeda in Iraq - disponevano dei mezzi tecnici per produrre armi equipaggiate con il gas sarin. Il Fronte al-Nusra, inoltre, nella tarda primavera stava operando proprio in alcuni sobborghi di Damasco, tra cui Ghouta.

    Un documento di intelligence dell’estate, inoltre, era dedicato a Ziyaad Tariq Ahmed, descritto come un esperto di armi chimiche iracheno trasferitosi in Siria e anch’egli in attività a Ghouta al servizio del Fronte al-Nusra. Tariq Ahmed era un ex membro dell’esercito iracheno, implicato proprio nella produzione di Sarin e per questo finito nel mirino degli Stati Uniti. Nelle settimane successive all’attacco di Ghouta, l’amministrazione Obama mise comunque in atto un’offensiva pubblica per convincere sia i cittadini americani che i membri del Congresso - chiamati dal presidente stesso ad autorizzare un intervento militare in Siria - delle responsabilità di Assad. In ogni audizione, i membri del governo si erano impegnati ad assicurare come solo il regime avesse la disponibilità del sarin, escludendo invece i rapporti di intelligence che avevano mostrato l’accesso a questo gas letale da parte delle formazioni jihadiste anti-Assad.

    Il desiderio mostrato dall’amministrazione Obama di attaccare la Siria senza alcuna prova concreta della colpevolezza del regime aveva provocato parecchi malumori all’interno dell’apparato militare e dell’intelligence a stelle e strisce, tanto che un consigliere per le operazioni speciali degli Stati Uniti ha confidato a Hersh che intervenire militarmente sarebbe stato in sostanza come “fornire supporto aereo al Fronte al-Nusra”. Queste divisioni all’interno del governo hanno alla fine contribuito - assieme alla profonda avversione dell’opinione pubblica mondiale per una nuova guerra illegale - a far naufragare i piani bellici e a costringere gli USA ad accettare la proposta russa di smantellare l’arsenale chimico di Assad, approvata infine dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 27 settembre.

    Nonostante la serietà dell’analisi e l’autorevolezza di Seymour Hersh - Premio Pulitzer nel 1970 per avere rivelato il massacro di My Lai in Vietnam e i tentativi di occultare le responsabilità USA - la sua indagine sulla London Review of Books è stata ignorata dalla gran parte dei giornali negli Stati Uniti, tra cui i “liberal” New York Times e Washington Post, impegnati tra agosto e settembre a produrre editoriali che spingevano l’amministrazione Obama a dar seguito alle proprie minacce contro Assad. Proprio al Washington Post, così come al New Yorker per cui scrive regolarmente, Hersh aveva proposto di pubblicare il suo pezzo sui fatti di Ghouta ma entrambi hanno preferito declinare. Secondo quanto riportato dall’Huffington Post, il materiale di Hersh sarebbe stato valutato dal direttore del Washington Post, Marty Baron, e bocciato perché “le fonti dell’articolo non corrispondevano agli standard” del giornale della capitale. Un giornale che, va ricordato, senza alcuna seria indagine o verifica dei fatti, era stato in prima linea nell’appoggiare la tesi della Casa Bianca e a promuovere un’altra guerra imperialista in Medio Oriente dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche per l’intero pianeta.

    Michele Paris
    12 Dicembre 2013
    altrenotizie.org/esteri/5790-siria-le-menzogne-di-obama.html
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 713
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 21/12/2013 22:22
    Syrialeaks: come dare la colpa ad Assad

    Un titolo netto sul Daily Mail, un quotidiano da due milioni di copie in edicola e da tre milioni di utenti online al giorno: «Piano sostenuto dagli USA per lanciare un attacco con armi chimiche contro la Siria e dare la colpa al regime di Assad». Il titolo in questione risale al 29 gennaio 2013. L'edizione online del Daily Mail ha pubblicato un'interessante storia - a firma di Louise Boyle - in grado di gettare la giusta luce investigativa sui tragici attacchi col gas verificatisi in Siria sette mesi dopo, ad agosto 2013. Ogni tanto, la grande stampa riporta qualche fatto importante che suona totalmente diverso dal racconto di fondo, ma quando questo avviene è un fuoco di paglia che viene subito estinto. Naturalmente, pochi giorni dopo la pubblicazione, l'articolo era già sparito dagli archivi online del giornale, ma per fortuna non è così facile fare sparire l'informazione da internet una volta che vi abbia fatto capolino. Pertanto siamo in grado di riproporvi l'articolo ed esporre qui i tratti salienti. Lo scrittore Roberto Quaglia parla di «Legge delle Prime Ventiquattrore. Nell'epoca dei mass media informazioni reali e significative vengono occasionalmente riferite al pubblico da giornalisti in buona fede durante le prime ore che seguono un evento. Poi una invisibile catena di comando evidentemente si attiva e le notizie vere, ma scomode, scompaiono in fretta e per sempre dal proscenio dei media. Solo le notizie comode - non importa se vere o se false - rimangono in circolazione. Per capire il mondo diventa quindi particolarmente interessante soffermarsi proprio sulle notizie soppresse».

    Anche per il pezzo di Louise Boyle, è così. Fortuna che c'è Webarchive. Il sottotitolo dell'articolo della Boyle recita così:«E-mail trapelate da un fornitore della difesa trattano di armi chimiche dicendo che 'l'idea è approvata da Washington'». Parte il racconto:«Secondo Infowars.com, la e-mail del 25 dicembre è stata inviata dal direttore dell'area di sviluppo degli affari della Britam, David Goulding, al fondatore della società, Philip Doughty. Vi si legge:"Phil ... Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l'idea è approvata da Washington. Dovremmo consegnare dell'armamento chimico (CW nell'originale, NdT) a Homs, una g-shell (bomba a gas, Ndt) di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad dovrebbe avere. Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare una registrazione video. Francamente, non credo che sia una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione? Cordiali saluti, David"». Come interpretare il messaggio? Nell'articolo si riassume così: «L'e-mail sarebbe stata inviata da un alto ufficiale a un appaltatore della Difesa britannica in merito a un attacco chimico "approvato da Washington" in Siria, da poter attribuire al regime di Assad». Insomma, il classico casus belli da scatenare con un atto spregevole "sotto falsa bandiera", da attribuire al nemico. Una cosa impensabile per la stampa allineata, ma ben presente ai piani alti della pianificazione bellica.

    Abbiamo visto ad esempio con quanto candore uno dei frequentatori di questi piani alti, Patrick Lyell Clawson, dichiarava la necessità di un simile pretesto, in quel caso per attaccare l'Iran:«Francamente, penso che sia molto difficile dare inizio ad una crisi. E faccio molta fatica a vedere come il presidente degli Stati Uniti possa davvero portarci in guerra contro l'Iran. Questo mi porta a concludere che se non si troverà un compromesso, il modo tradizionale con cui l'America entra in guerra sarebbe nel miglior interesse degli Stati Uniti». Ossia con un casus belli generato da una provocazione. «Stiamo giocando una partita coperta con gli iraniani, e potremmo anche diventare più cattivi nel farlo», concludeva il falco di Washington. Non sempre il potere si rivela in un modo così sfrontato ed esplicito. Nell'epoca di Wikileaks e di Edward Snowden le rivelazioni passano più spesso attraverso canali elettronici e contro il volere del governo. L'aricolo del Daily Mail precisava che «le e-mail sono state diffuse da un hacker malese che ha anche ottenuto i curricula degli alti dirigenti e le copie dei passaporti attraverso un server aziendale non protetto, secondo quanto riferito da Cyber War News». E per far capire quanto i ribelli siriani alleati degli USA e del Qatar potessero essere spregiudicati (oltre che ben addestrati) nell'uso di armi chimiche, l'articolo incorporava anche un video nel quale questi provavano gli effetti delle armi chimiche sui conigli. Il video mostra immagini particolarmente crude, attenzione:

    www.youtube.com/watch?v=em2PoWYynsc

    È quantomeno curioso, per non dire di peggio, che oggi la grande stampa non ritorni sulla notizia del quotidiano londinese per approfondirla. Invece succede che tutto venga stravolto dai tamburi della propaganda bellica. Le pagine online del 28 e 29 agosto 2013 di tutti i principali quotidiani italiani, ad esempio, titolano che "la Siria minaccia di colpire l'Europa con le armi chimiche", distorcendo in totale malafede una frase di un politico siriano che diceva tutt'altro. Il viceministro degli Esteri Faisal Maqdad criticava infatti i paesi che hanno aiutato «i terroristi» (ossia i ribelli jihadisti) ad usare le armi chimiche in Siria, ammonendo sul fatto che gli stessi gruppi nemici di Damasco «le useranno presto contro il popolo d'Europa». Tradotto: attenta Europa, ti stai allevando da sola le serpi in seno. La frase era correttamente riportata in mezzo all'articolo. Ma il lettore osservi qual è invece la cornice scelta da la Repubblica e da La Stampa (e tutti gli altri, compreso Il Fatto Quotidiano, fanno lo stesso):



    La Stampa attribuisce addirittura la frase ad Assad (giusto per fabbricare l'ennesimo Hitler da strapazzare). Proprio Assad, in un'intervista a un giornale russo ignorata dalle redazioni italiane, due giorni prima dichiarava:«A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Non si può essere per il terrorismo in Siria e contro di esso in Mali». Basta poco per capire che i giornali italiani danno una copertura della crisi siriana totalmente manipolata e inattendibile. In Italia è ormai impensabile che un giornalista mainstream possa produrre un'articolo controcorrente come quello del Daily Mail. Ancora oggi, quel giornale britannico, pur in mezzo a omissioni e distorsioni, in uno dei suoi più recenti articoli manifesta comunque il sospetto fortissimo che l'attacco chimico non sia opera di chi vorrebbero farci credere i governi. A Londra i giornali vogliono ancora vendere qualche copia fra chi non si accontenta della propaganda. Da noi i giornali non fanno nemmeno il minimo sindacale per essere comprati. E il lettore si trova in guerra senza nemmeno sapere perché.

    Pino Cabras
    29 Agosto 2013
    italian.irib.ir/analisi/articoli/item/130794-syrialeaks-come-dare-la-colpa-...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 776
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 23/01/2014 00:49
    Anche il MIT smentisce Obama & C. sull’attacco chimico a Ghouta

    Un nuovo rapporto del Massachussetts Institute of Technology contraddice nei dettagli l’amministrazione Obama la quale aveva accusato Assad dell’attacco chimico avvenuto a Ghouta, il 21 agosto 2013. A settembre si era arrivati a un passo dai bombardamenti sulla Siria e per questo lo studio Mit si intitola significativamente “Le possibili implicazioni degli errori dell’intelligence statunitense riguardo all’attacco al gas nervino del 21 agosto 2013” (https://s3.amazonaws.com/s3.documentcloud.org/documents/1006045/possible-implications-of-bad-intelligence.pdf). Richard Lloyd (ex ispettore Onu sugli armamenti) e Theodore Postol hanno stimato che la gittata del missile rudimentale trovato dagli ispettori Onu non poteva essere superiore ai due chilometri, e che dunque, sulla base della mappa delle forze in campo presentata dalla stessa Casa Bianca il 30 agosto, il punto di lancio si doveva per forza trovare nelle aree controllate dai «ribelli». Contraddizioni e contraffazioni erano del resto subito emerse dalle centinaia di video scioccanti postati dagli anti-Assad che controllavano l’area. Perfino il numero delle vittime è stranamente rimasto un mistero – le stime vanno da 300 a 1.400, il «dato» degli Usa, stimato sulla base dei corpi apparsi nei video. Come mai non è andata come con la provetta di Powell che scatenò l’inferno in Iraq nel 2003? Il giornalista investigativo Seymour Hersh ha analizzato il caso sulla London Review of Books, citando fonti militari e dei servizi – tenute ovviamente anonime. Da mesi l’intelligence aveva avvertito la Casa Bianca che «anche i ribelli potevano avere e usare il gas sarin». Ma Obama e i suoi «senza portare nessuna prova hanno cercato di vendere un bel sacco di bugie». Hanno cambiato linea quando è stato evidente che un’azione militare era sgradita ai più e le contraddizioni sarebbero state usate dagli avversari politici. Mesi fa l’analista Sharmine Narwani ha studiato il rapporto degli ispettori Onu da Ghouta:«Alla fine non ci dice nulla su che cosa sia successo a Ghouta, né su come o su chi». Gli esperti militari che abbiamo consultato notano discrepanze fra le analisi dell’ambiente – niente tracce di sarin a Muadamya ad esempio – e quelle sulle munizioni e sulle persone esaminate – positive al sarin, forse portate lì da altri luoghi, dai ribelli che controllano l’area?». Del resto ammettevano gli ispettori stessi che tutta l’ispezione era avvenuta – cinque giorni dopo il fatto – sotto il controllo dei ribelli e con possibili manipolazioni dei reperti e dei luoghi. Un funzionario dell’Onu, anonimo, puntava il dito sull’intelligence saudita, «ma nessuno osa dirlo». Lo ha detto anche, a suo tempo, il sito di opposizione Syriatruth (e anche Sibialiria). Di recente il New York Times ha di fatto smentito – a pagina 8 e in poche righe – la propria famosa «analisi del vettore» fatta in settembre insieme a Human Rights Watch, analisi a suo tempo così utile a Obama e agli altri interventisti che, come dice Hersh, non avevano davvero altro per le mani). Sarà interessante sentire come si giustifica l’organizzazione umanitaria… Quando ci risponderanno, riferiremo.

    Marinella Correggia
    16 gennaio 2014
    www.sibialiria.org/wordpress/?p=2117
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 825
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 13/02/2014 00:48
    La sconfitta dell’Arabia Saudita in Siria



    L’opposizione siriana subisce lo shock dell’avanzata dell’Esercito arabo siriano ad Aleppo, nella provincia di Damasco e di Homs, mentre il processo di riconciliazione, che restaura il potere dello Stato nelle zone colpite dai gruppi taqfiristi, si diffonde dalla capitale. Nel frattempo, l’opposizione nella penisola arabica spiega le ragioni del regio decreto sui terroristi sauditi in Siria. L’opposizione saudita ha rivelato che il regime saudita ha ricevuto l’avvertimento dagli Stati Uniti che il governo siriano ha presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una quantità enorme di documenti e relazioni sul coinvolgimento saudita nel sostegno diretto al terrorismo in Siria. Funzionari degli Stati Uniti hanno avvertito Riyadh che la Russia può contare su questi dati per sostenere la richiesta della Siria di adottare sanzioni contro tutti i governi coinvolti nel sostegno al terrorismo. Hanno aggiunto che Washington non potrà opporsi a tale approccio perché la lotta al terrorismo è una priorità della sua politica ufficiale, e qualsiasi tentativo di bloccarla potrebbe avere gravi conseguenze:

    1 – Il deterioramento delle relazioni con la Russia

    2 - Indebolimento della cooperazione internazionale con i servizi d’intelligence degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, che potrebbe portare lo spettro del terrorismo sul suolo statunitense

    Per queste ragioni gli Stati Uniti hanno chiesto a Riyadh di adottare misure che diano l’impressione che il regno combatta il terrorismo. Ciò faciliterà gli sforzi degli Stati Uniti volti a recuperare il ruolo regionale dell’Arabia Saudita e a contenere l’impatto del fallimento saudita-statunitense nella distruzione dello Stato siriano. Il regio decreto è stato integrato dall’annuncio dell’ambasciata saudita ad Ankara di essere disposta ad aiutare i combattenti estremisti sauditi in Siria a tornare a casa. L’ordine del re Abdullah bin Abdul Aziz e la dichiarazione della sua ambasciata in Turchia, costituiscono un’ammissione della presenza di ufficiali e istruttori, membri dei servizi di sicurezza e della guardia nazionale del regno saudita in Siria. L’ambasciatore siriano all’ONU, Bashar al-Jafari, ha annunciato che numerosi detenuti sauditi sono in mano ai servizi governativi siriani. Secondo informazioni attendibili, sarebbero 800. Alcuni analisti ritengono che il regio decreto sia un ordine di rimpatrio inviato ai soldati sauditi spediti dalla dinastia dei Saud a combattere con i gruppi terroristici, e un invito ai taqfiristi a continuare a combattere invece di rientrare, dove si prenderebbero 30 anni di prigione. E’ in tale contesto che si avrà la visita, a fine marzo in Arabia Saudita, di Barack Obama. Informazioni e articoli della stampa sulla visita indicano che il principale obiettivo del presidente degli Stati Uniti è ridistribuire le posizioni nel regime saudita dopo la sconfitta in Siria. Fonti USA affermano che le missioni del capo dei servizi segreti, principe Bandar bin Sultan, e del ministro degli Esteri Saud al-Faisal, sono in procinto di terminare ufficialmente.

    Le consultazioni svoltesi tra Riyadh e Washington sulle nuove nomine a posizioni chiave richiedono dei decreti. I media statunitensi hanno riferito che re Abdullah avrebbe favorito la nomina dell’ambasciatore negli Stati Uniti, Adil al-Jubayr, a capo dei servizi segreti, mentre suo figlio, Abdel Aziz bin Abdullah al-Saud, succederebbe a Faisal. I conflitti nella famiglia regnante s’intensificano nella lotta di successione alla morte di re Abdullah, la cui scomparsa, secondo molti esperti, potrebbe far emergere le contraddizioni ed innescare una guerra tra i principi di seconda generazione. Gli osservatori dicono che il parere di Barack Obama sarà determinante nella redistribuzione dei ruoli nella famiglia reale, come raccomandato dai servizi segreti statunitensi. Detto questo, gli esperti sostengono che la proposta degli Stati Uniti, inviata alla Russia, di organizzare un incontro regionale a margine della Conferenza di Ginevra II, ha come principale obiettivo aiutare l’Arabia Saudita a sfuggire alle conseguenze delle sue azioni in Siria. Gli Stati Uniti hanno proposto una riunione tra esperti di Iran, Turchia, Arabia Saudita, Stati Uniti e Russia. Il rifiuto dell’Iran ha deluso gli Stati Uniti che sperano di far assorbire il fallimento saudita cercando d’anticipare i mutamenti sul terreno siriano. Soprattutto le prossime settimane porteranno nuove conquiste dell’Esercito Arabo Siriano, con un nuovo mutamento della situazione in suo favore. La confessione del segretario di Stato John Kerry sui cambiamenti favorevoli al Presidente Bashar al-Assad non è più sufficiente. Questi cambiamenti sul terreno apriranno la strada alla rielezione del Presidente Assad a un nuovo mandato, il primo dalla stesura della nuova Costituzione. C’è una grande differenza tra i vincitori, che sanno quel che vogliono ed esprimono la volontà popolare, e i fantocci che statunitensi, sauditi e turchi cercano al loro meglio di rappattumare per avere, invano, un interlocutore credibile. La sconfitta dei Saud in Siria assesterà il colpo decisivo al regno di sabbia, già scosso da profonde crisi interne.

    Ghaleb Kandil Tendenze d’Oriente No. 173, 10 febbraio 2014 Settimanale di informazioni e analisi specializzato nelle questioni dell’Oriente arabo. New Orient News (Libano) – Global Research, 10 febbraio 2014

    Traduzione: Alessandro Lattanzio
    aurorasito.wordpress.com/2014/02/12/la-sconfitta-dellarabia-saudita-i...

    [Modificato da wheaton80 13/02/2014 00:49]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 863
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 02/03/2014 19:51
    Armi chimiche / La Siria ferma il trasbordo a Gioia Tauro: “Pericoloso”. Il governo italiano aveva detto che non c’erano rischi!

    Stop al trasbordo di armi chimiche presso il Porto di Gioia Tauro. Secondo quanto riferiscono fonti siriane, i container che avrebbero dovuto trasportare le armi chimiche, merci pericolose appartenenti alla classe 6.1 (materie tossiche), non avevano i parametri di sicurezza previsti a livello internazionale. Secondo le stesse fonti, in Siria si stanno quindi costruendo i contanier adatti, in modo da garantire la sicurezza del trasporto, con la supervisione di esperti internazionali. Una soluzione, questa, che è causa di un oggettivo ritardo e fa dunque slittare le operazioni di trasbordo dei 60 container in transito nel territorio italiano che si svolgeranno nel Porto di Gioia Tauro, tra la nave danese Ark Futura e il laboratorio galleggiante Cape Ray inviato dagli Stati Uniti. Ricordiamo che nelle scorse settimane la notizia del trasbordo aveva procurato grandi allarmi nella popolazione. E che il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, aveva detto dopo aver incontrato il governo, di sentirsi “rassicurato” che non c’era alcun pericolo per la cittadinanza. Stesse rassicurazioni le aveva fornite l’allora premier Enrico Letta e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, nel corso di audizioni parlamentari. Bene, evidentemente avevano ragione i cittadini ad allarmarsi. Ora c’è ragione di chiedere trasparenza due volte di più.

    Lucilla Parlato
    1 marzo, 2014
    www.insorgenza.it/armi-chimiche-la-siria-ferma-il-trabordo-a-gioia-tauro-pericoloso-il-governo-italiano-aveva-detto-che-non-cerano...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 864
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 02/03/2014 19:57
    Traffico di organi in Siria, businnes tra Israele e “ribelli” siriani

    TEL AVIV - Il regime israeliano è stato più volte accusato in passato di essere dietro a sospetti traffici di organi internazionali. Un rapporto pubblicato mesi fa dal giornale libanese Ad-Diyar, afferma che in Siria il regime israeliano oltre a sostenere i “ribelli” ha avviato un proficuo traffico di organi. In questo criminale “commercio”, oltre che gli stessi miliziani, sarebbero coinvolte anche alcune aziende private con sede in Turchia, riporta il giornale libanese. I “ribelli” hanno istituito gruppi speciali che indirizzano i cittadini siriani in determinati ospedali, dove successivamente avviene l’espianto degli organi. Dopo l’intervento vengono scattate foto e registrati video dei cadaveri che vengono pubblicati nei media e nei social network, e fatte passare come atrocità commesse dalle forze governative siriane. Gli organi trafficati vengono trasportati in Turchia a bordo di ambulanze private. Nel maggio 2013, Ad-Diyar ha riferito che un certo numero di cittadini siriani rimasti feriti sono stati trasferiti negli ospedali in Turchia per essere curati, ma in realtà sono stati sottoposti ad esportazioni di organi. Fonti mediche turche hanno confermato che, su 62mila tra civili e militari siriani feriti trasferiti in Turchia, ad oltre 15mila di loro sono stati asportati gli organi ed i loro corpi sono stati rispediti in Siria per essere sepolti, riferisce Ad-Diyar. Il giornale libanese ha inoltre affermato che gli organi asportati sono stati assegnati a persone in attesa di trattamento in Turchia. Lo riferisce il “Faro sul Mondo”.

    25 Febbraio 2014
    italian.irib.ir/notizie/mondo/item/154951-traffico-di-organi-in-siria,-businnes-tra-israele-e-%E2%80%9Cribelli%E2%80%9D...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 922
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 21/03/2014 01:33
    “The Independent” visita la città riconquistata dalle forze siriane



    Il giornalista britannico Robert Fisk si è recato in visita in Siria nella città di Yabrud, appena liberata ad opera dell’Esercito Nazionale siriano ed è stato a parlare con i residenti ed a contemplare la distruzione causata dai miliziani integralisti , appoggiati dall’estero. In un suo articolo, pubblicato dal giornale “The Independent “ lo scorso Lunedì, Fisk ha parlato a proposito delle distruzioni dei luoghi di culto cristiani esistenti nella città. “La battaglia di Yabrud è terminata ma la Chiesa Greco Cattolica è stata selvaggiamente assaltata dai miliziani ribelli, le sue strade sono piene di bossoli di proiettili e le sue case danneggiate da fori di proiettili”. Fisk ha sostenuto che tale distruzione della Chiesa non può essere stata causata dalle forze governative che hanno appena recuperato il controllo della città durante la scorsa Domenica. “La Chiesa Greco cattolica di Nostra signora è un luogo di vergogna, di copie bruciate del Nuovo Testamento, di dipinti stracciati con coltelli e mosaici staccati dalle pareti. Gli scettici potranno domandarsi se sia stato il regime ad effettuare questo sacrilegio- a beneficio delle riprese TV- ma non avrebbero avuto tempo sufficiente per distruggere questo luogo di culto e per staccare gli occhi dei santi del mosaico”. Ha detto Fisk.
    Il giornalista britannico ha parlato anche delle azioni commesse dai miliziani appoggiati dall’estero, specialmente i takfiri del Fronte al Nursa, contro i residenti della città. La strada che portava alla città risulta distrutta. I suoi edifici, i negozi ed i magazzini saccheggiati e la popolazione si nascondeva con terrore. Ho incontrato una sola donna in una strada di case ottomane, tanto antica che le sue mura erano fatti con addobbi. Questa donna tuttavia aveva delle vacche in una dei locali bassi. Um Qusai ha parlato di come lei ed altre 70 donne hanno tenuto in strada una manifestazione contro i miliziani del fronte al Nusra, alcuni dei quali neppure parlavano arabo. Fisk ha citato Um Qusai (un residente) al quale ha riferito: “Loro (i miliziani) ci hanno minacciato e ci hanno circondato e ci hanno proibito di manifestare. Ci hanno detto che non volevano sentir pronunciare il nome di Bashar al Assad e noi abbiamo detto che non volevamo stranieri in Siria. Abbiamo fatto dopo un’altra manifestazione. Eravamo solo in 10 e loro ci hanno circondato in 200 combattenti. Dopo loro hanno fatto la loro manifestazione ed hanno detto ad alta voce che il leader della nostra protesta era un agente del governo”.

    Lei aggiunge che i miliziani obbligavano la gente della città a pagare alti prezzi per il cibo che portavano. I cristiani hanno dovuto pagare prezzi ancora più alti come imposta per la loro religione. Una gran parte di queste provviste erano aiuti umanitari gratuiti che l’ONU faceva arrivare dal Libano, presumibilmente dai campi dei rifugiati nei quali i sostenitori dei ribelli hanno trovato rifugio“, ha riferito Fisk. Fisk si ha avuto una riunione anche con il comandante delle unità dell’esercito siriano che hanno combattuto in Yabrud, il colonello Medin Abbadeh,. Il colonello ha descritto a Fisk la battaglia avvenuta in due fasi che inevitabilmente si sposterà adesso nella città di Rankus, dove il fronte di al Nusra si trova ancora presente. “Una cosa è sicura: il percorso verso la città libanese di Ersal – da dove i ribelli avevano portato molte munizioni - è stato adesso bloccato. Un altro colpo ai ribelli anti Assad - ha segnalato - I soldati dei reparti di Abbadeh sono stati a combattere per due giorni senza dormire, tuttavia sembravano uomini soddisfatti che pensano di star vincendo il conflitto e questo può essere vero”. Fisk ha riferito anche che vi erano miliziani arabi tra i takfiri: gli ufficiali siriani hanno trovato passaporti egiziani e degli Emirati Arabi, nella città. Questi sono stati recuperati dai cadaveri dei miliziani a cui appartenevano. “Non c’è dubbio che Yabrud sarà raccontata come una famosa vittoria, ha concluso Fisk”.

    Nuovo attacco di Israele contro l’esercito siriano vicino alle alture del Golan
    Nel frattempo nella giornata di Mercoledì, Israele è intervenuto nel conflitto siriano in appoggio ai miliziani ribelli effettuando un bombardamento su postazioni dell’Esercito Siriano vicine alle alture del Golan, colpendo postazioni di artiglieria , caserme ed una base di addestramento, L’attacco ha prodotto una vittima e diversi feriti alcuni in gravi condizioni. Ha fatto seguito una dichiarazione del governo di Damasco:“Israele mette a rischio la sicurezza della regione”; lo ha affermato il comando delle forze armate siriane dopo i raid aerei compiuti oggi dal regime sionista sulle alture del Golan siriano. In un comunicato diffuso dall’agenzia SANA, le forze armate precisano che i raid hanno provocato un morto e sette feriti nei dintorni della cittadina di Quneytra. “Questa nuova aggressione – afferma il comando delle forze armate nel comunicato – e’ un tentativo di oscurare le ultime vittorie dell’esercito siriano in particolare dopo la conquista di Yabrud”. La liberazione di questa città a nord di Damasco nei pressi del confine con il Libano e’ stata “un duro colpo ai gruppi terroristi e ai loro sostenitori, in cima ai quali vi e’ il regime sionista”. L’attacco di Israele conferma ancora una volta l’appoggio diretto che Israele fornisce ai terroristi ed alle milizie takfire che operano in Siria. A favore di questi risulta che siano stati allestiti nella zona sotto controllo israeliano campi di addestramento e ospedali dove vengono ricoverati e curati i miliziani feriti, molti dei quali riavviati al combattimento. Lo stesso Netanyahu si era recato in visita negli ospedali a portare il “suo conforto” ai miliziani feriti. L’Esercito Siriano ha ritrovato ingenti quantitativi di armi ed apparecchiature di fabbricazione israeliana fornite ai miliziani ribelli.

    Fonti
    - www.almanar.com.lb/spanish/adetails.php?eid=56373&cid=23&fromval=1&frid=23&seccatid=67&...
    - www.independent.co.uk/voices/comment/on-the-march-with-assads-army-unusually-the-syrian-army-took-rebel-prisoners-ominously-i-saw-none-9198...

    Traduzione di Luciano Lago

    www.informarexresistere.fr/2014/03/20/the-independent-visita-la-citta-riconquistata-dalle-forze-...
    [Modificato da wheaton80 21/03/2014 01:34]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 933
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 25/03/2014 00:20
    Damasco libera il Crac des Chevaliers



    La bandiera di Siria è tornata a sventolare sul Crac des Chevaliers, il leggendario castello medievale dei Crociati che è, assieme a Palmira, uno dei sei siti siriani protetti dall’Unesco quali patrimonio dell’umanità. La riconquista del Crac, sulla strada di Homs a ridosso con la frontiera nordlibanese, da parte delle forze di Damasco, è giunta dopo un assedio durato circa un mese, in seguito a un accordo di salvacondotto verso il Libano per i miliziani fondamentalisti islamici che lo occupavano. Nella giornata di domenica le forze governative hanno anche ripreso possesso della città strategica di Yabroud e di cittadine circostanti, ritenute transito di armi e finanziamenti alle forze terroristiche in conflitto con Damasco. Prima della liberazione del Crac des Chevaliers, le forze governative siriane avevano annientato un nucleo terroristico insediatosi nella vicina cittadina di Hosn, tagliando così i rifornimenti agli assediati. A Hosn sono stati 12 i miliziani uccisi durante i combattimenti, tutti, compreso la loro guida locale Suleiman Dandashi, aderenti al gruppo fondamentalista islamico Jand ash-Sham.

    24 Marzo 2014
    www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23199
    [Modificato da wheaton80 25/03/2014 00:23]
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 982
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Senior
    00 09/04/2014 23:17
    Hersh: "Non fu la Siria a usare le armi chimiche"

    Su Repubblica in edicola oggi l'inchiesta del premio Pulitzer Seymour Hersh sulla guerra chimica in Siria. Secondo il giornalista investigativo l'attacco del 21 agosto nei sobborghi di Damasco non fu provocato dal governo siriano ma dai ribelli. Le accuse ad Assad servivano per provocare l'intervento americano nella guerra civile. Si trattava di un complotto in cui era coinvolta la Turchia di Erdogan. Secondo la fonte riservata utilizzata da Hersh fu l'intelligence britannico, in collaborazione con i servizi russi, ha fornire le prove che gli agenti chimici utilizzati non provenivano dagli arsenali del governo siriano, ma dai ribelli. L'intelligence americano sapeva che i ribelli di al Nusra, sostenuti dalla Turchia, stavano producendo armi chimiche. Il premier Erdogan aveva assoluto bisogno in quella fase che gli Stati Uniti intervenissero a fianco dei ribelli che stavano perdendo la guerra. Il 31 agosto il presidente Obama sospese l'attacco programmato per il 2 settembre e chiese un voto del Congresso. Era un modo per evitare l'intervento senza perdere la faccia, dopo aver affermato che le armi chimiche nell'attacco del 21 agosto erano state usate dal governo siriano. La Casa Bianca allora appoggiò la mediazione russa per convincere Assad a rinunciare alle armi chimiche per via diplomatica. Seymour Hersh è uno dei decani del giornalismo investigativo americano, collabora con il New Yorker. Vinse il premio Pulitzer nel 1970 per il reportage sul massacro di My Lai del marzo 1968 durante la guerra del Vietnam, in cui le forze armate americane uccisero deliberatamente almeno 109 civili. Tra le sue inchieste più famose i servizi sulle torture nella prigione di Abu Ghraib in Iraq nel 2004.

    9 aprile 2014
    www.repubblica.it/esteri/2014/04/09/news/hersh_non_fu_la_siria_a_usare_le_armi_chimiche-8...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 1.023
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Veteran
    00 30/04/2014 00:16
    Siria. Gli Stati Uniti continuano a perdere posizioni

    Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO continuano le loro ridicole manovre belliche presso i confini occidentali russi, così come nel Mar Nero e nel Mar Baltico, cercando di spaventare Mosca con una manciata di navi da guerra, 600 soldati e sei aerei da guerra che pattugliano i cieli baltici. A quanto pare hanno dimenticato che anche l’invasione dell’Iraq, con 120000 truppe statunitensi sul terreno, non riuscì a spezzare la resistenza di questo Paese arabo, sfociando in una misera ritirata. E ora la storia si ripete in Siria, che fino a poco prima era nel mirino di Washington. Il successo del governo locale nel reprimere la resistenza islamista finanziata in Siria con il denaro di Arabia Saudita e Qatar da tre anni, è ancor più evidente. Oggi, il trionfo politico del regime di Assad non ha bisogno di alcun sostegno internazionale, neanche dagli Stati Uniti. Nella celebrazione della Pasqua, il Presidente Bashar Assad ha visitato l’antica città cristiana di Malula, a circa 60 km da Damasco, recentemente liberata dall’Esercito siriano. Il presidente ha visitato il monastero dei Santi Sergio e Bacco, osservando la distruzione inflitta dagli islamisti. Durante la visita al monastero di Santa Tecla, il Presidente Assad ha dichiarato che nessun terrorismo può cancellare la storia della Siria e della civiltà. Si è congratulato con i siriani a Pasqua, augurando pace, sicurezza e compassione. Sulla via del ritorno, il corteo presidenziale è stato accolto dagli abitanti di Ain al-Tina. Il presidente è sceso dall’auto e si è incontrato con i cittadini, confermando che i tentativi dei cittadini locali di proteggere se stessi e i loro vicini hanno illustrato al mondo la società e la cultura siriane. Molti dicono che questa apparizione pubblica del leader siriano sia l’inizio della sua campagna presidenziale. Le elezioni presidenziali siriani sono indette per il 3 giugno dai parlamentari. La Corte Costituzionale Suprema accetterà le domande dal 22 aprile al 1° maggio. Nessuno ha annunciato i possibili candidati, ma non c’è dubbio che Bashar Assad sarà favorito. Le Nazioni Unite, che avrebbero dovuto accogliere la soluzione politica pacifica al conflitto siriano, hanno già dichiarato che le prossime elezioni contraddicono gli accordi di Ginevra. “Lo svolgimento delle elezioni nelle attuali circostanze, durante un conflitto in corso e numerosi profughi, danneggia il processo politico e ostacola le prospettive di soluzione politica di cui il Paese ha così urgentemente bisogno“, ha detto il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Stephane Dujarric. Secondo Stephane, questo passaggio non corrisponde all’accordo di Ginevra. Però, ha dimenticato che i colloqui di Ginevra sono stati interrotti dagli Stati Uniti e dai loro alleati wahhabiti.

    Dopo tutto, in questa fase, Washington cerca di fornire tutto il sostegno possibile alle forze golpiste in Ucraina, al fine di costringerle ad accendervi le fiamme di una guerra civile. Quindi gli Stati Uniti hanno poco o nessuna influenza sugli affari del Medio Oriente, dato che tutte le loro risorse sono già impegnate altrove (contro la Russia). Qualcosa deve essere andato terribilmente storto per le autorità della Casa Bianca, se hanno deciso di provare a molestare una potenza nucleare mondiale e principale fornitrice di risorse energetiche per l’UE. Ma c’è l’ultima risorsa che i funzionari degli Stati Uniti possono ancora utilizzare, le dichiarazioni ufficiali. Un certo numero di Paesi occidentali e del Golfo Persico hanno già annunciato che le prossime elezioni saranno “una presa in giro”. Queste elezioni “mineranno l’accordo di Ginevra e sono una parodia della democrazia“, ha detto la portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti Jennifer Psaki. Washington e Londra hanno promesso di non riconoscere i risultati delle elezioni, ma queste affermazioni difficilmente fermeranno Damasco. Oggi non troveremo nessuno che dia retta alle minacce di Stati Uniti e Regno Unito, nessuno gli presta attenzione, poiché sono vuote. Com’è risaputo, il mandato presidenziale di Bashar Assad scade il 17 luglio. C’è ancora una guerra che infuria in Siria, anche se il vantaggio è ora chiaramente dalla parte delle forze governative. Il ministro dell’Informazione siriano Umran al-Zubi ha detto che la Siria non tollererà ritardi o cancellazione delle elezioni presidenziali con il pretesto della sicurezza, della politica estera o nazionale. Ed è comprensibile, dato che questa volta ci saranno numerosi candidati di diversi partiti, non solo del partito al governo Baath, e quindi ci sarà il più legittimo presidente che ci sia mai stato in Siria. Secondo la Costituzione siriana, i candidati dei diversi partiti e movimenti possono partecipare alle elezioni. Il candidato deve risiedere nel Paese da almeno 10 anni, i suoi genitori e la moglie (se presente) devono essere siriani, dovrebbe aver il sostegno di almeno 35 parlamentari e avere una carta d’identità rilasciata dalle autorità. Una manciata di candidati soddisfa tali criteri, tra loro ci sono i rappresentanti del governo e figure dell’opposizione interna che sono riusciti a trovare un terreno comune con il regime senza lasciare il Paese. I membri dell’opposizione estera siriana e residenti all’estero, non avranno la possibilità di parteciparvi in quanto non c’è modo di avere l’approvazione di 35 parlamentari, anche se tutti i loro parenti stretti sono siriani ed hanno ottenuto denaro dagli Stati Uniti. Assad non ha ancora espresso le sue intenzioni presidenziali, ma i suoi sostenitori hanno più volte affermato che nulla gli impedisce questo passo.

    “Assad non ha detto se vi sarà di nuovo, ma i suoi alleati in Russia e nel movimento sciita Hezbollah in Libano hanno predetto che parteciperà e vincerà“, ha scritto The Guardian. Le ragioni di tali previsioni sono abbastanza chiare, gli ultimi grandi progressi dell’esercito siriano. La scorsa settimana, il leader siriano ha detto che il conflitto ha raggiunto il “punto di svolta”, anche se le zone di confine nord e nord-est sono ancora sotto il controllo degli islamisti, alcune aree di Aleppo sono occupate da militanti e le forze di opposizione effettuano attacchi verso Damasco e Homs dai loro campi in Giordania. L’opposizione estera è estremamente preoccupata per la rapidità con cui il governo prepara il Paese alle elezioni presidenziali. Infatti, gli oppositori di Assad, soprattutto i monarchici conservatori wahabiti del Golfo Persico usano mercenari e islamisti radicali locali nella guerra per rimuoverlo dal potere. E questo è il principale punto di discordia su cui non era d’accordo a Ginevra la Coalizione Nazionale delle forze rivoluzionarie e di opposizione siriane (NKSROS), che vuole scacciare Assad e i rappresentanti del regime, naturalmente senza riuscirci. Gli avversari di Assad potrebbero dire che l’accordo di Ginevra implica l’instaurazione di un governo di transizione e solo allora, le elezioni. Ma il presidente siriano può anche facilmente rispondere: se non non effettua le elezioni, dal 17 luglio il Paese non avrebbe nessun leader legittimo. Non cederà il potere, soprattutto in tempo di guerra, soprattutto quando la situazione lo favorisce. Al fine di creare un ambiente mediatico ostile all’interno e all’estero, gli oppositori di Assad hanno cominciato a riprendere il tema dell’utilizzo di armi chimiche. Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato che ha i dati su un caso di prodotti chimici tossici industriali usati contro i ribelli, presumibilmente accaduto l’11 e 12 aprile a Qafar Zayt, controllato dagli insorti.

    I militanti hanno accusato il governo di aver fatto sganciare da un elicottero una bomba al cloro sulle loro teste. Gli Stati Uniti indagano su tale caso con l’aiuto di esperti dell’OPCW. Damasco sostiene che la bomba al cloro artigianale è stata utilizzata dai ribelli. Allo stesso tempo, Damasco termina il trasferimento delle sue scorte chimiche militari sotto il controllo delle Nazioni Unite. Hanno già neutralizzato circa l’80% dell’arsenale siriano, e il resto è sigillato prima della spedizione per la distruzione. Il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, riecheggiando il dipartimento di Stato degli Stati Uniti, urla di credere ancora che le elezioni presidenziali in Siria siano in contraddizione agli accordi di Ginevra sulla soluzione pacifica del conflitto. L’annuncio ufficiale fatto dal suo portavoce dice: “Si rammarica profondamente della dichiarazione ufficiale delle autorità siriane secondo cui le elezioni presidenziali si terranno in Siria il 3 giugno“, e poi, “eventuali elezioni in Siria dovrebbero aver luogo soltanto nel quadro del comunicato di Ginevra del 2012“.”Le elezioni organizzate dal regime al di fuori di questo quadro, condotte nel pieno di un conflitto e solo nelle zone controllate dal regime e con milioni di siriani sfollati, ignorerebbe i principi fondamentali della democrazia, privandosi di credibilità e minando gli sforzi per raggiungere una soluzione politica“, si legge nella dichiarazione. Ashton invita tutte le parti a fermare violenze, violazioni dei diritti umani e “confermare l’intenzione di partecipare al prossimo round di colloqui a Ginevra”. Le elezioni presidenziali in Siria che si terranno nel giugno 2014 saranno “una parodia della democrazia.” Questo parere è stato espresso il 21 aprile in una conferenza stampa da Jay Carney dell’ufficio stampa della Casa Bianca. Dal suo punto di vista, il presidente siriano Bashar al-Assad “si fa beffe della pretesa di essere un leader democraticamente eletto“. Secondo lui, Washington continua a considerare la “soluzione politica l’unica via” per uscire dalla crisi siriana. Washington continua a cercare un modo per avviare il processo con cui una possibile transizione politica sia raggiunta attraverso negoziati. Si potrebbe pensare che in Ucraina gli Stati Uniti utilizzino esattamente lo stesso approccio, anche se l’accordo del 17 aprile firmato a Ginevra, implica che gli interessi di tutte le regioni devono essere osservate con il disarmo dei gruppi armati illegali, stabilizzando la situazione nel Paese. Ancora una volta due pesi e due! Ma quando mai Washington agisce diversamente? Similmente il Regno Unito ha già respinto i risultati delle prossime elezioni presidenziali.

    “I piani di Assad per le elezioni sono volti solo a sostenerne la dittatura. Saranno condotti sullo sfondo di attacchi continui del regime ai civili“, ha detto Mark Simmonds, sottosegretario di Stato agli Esteri e del Commonwealth. E il terrore esercitato sui civili dalle bande islamiste finanziate dai regimi wahhabiti e occidentali? “I cani possono abbaiare, dice un proverbio arabo, ma la carovana passa“. Analisti politici nel mondo arabo e della Siria hanno pochi dubbi sul fatto che il partito socialista arabo Baath nominerà Bashar Assad suo candidato. E a giudicare dalle opinioni espresse da un certo numero di esperti, Assad otterrà il 75% dei voti. Ciò in sostanza significherebbe che la politica mediorientale degli Stati Uniti ha miseramente fallito, dato che ha già perso l’Iraq, l’Egitto e la Libia, non può impegnarsi nel dialogo con l’Iran, lascia l’Afghanistan e ignora la sua precedente alleanza con l’Arabia Saudita. L’ultima goccia è la legittimazione del governo siriano attuale. La perdita del Medio Oriente è il prezzo da pagare per l’avventura del presidente Obama contro la Russia in Ucraina. Ma non è tutto. Washington dovrà ritirarsi ulteriormente dall’Atlantico ai confini degli Stati Uniti. La fine dell’impero americano non è lontana.

    Viktor Titov, New Oriental Outlook
    28/4/2014
    Traduzione di Alessandro Lattanzio

    aurorasito.wordpress.com/2014/04/29/siria-gli-stati-uniti-continuano-a-perdere-po...
    [Modificato da wheaton80 30/04/2014 00:18]
2