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Così gli immigrati occuperanno il Paese

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2024 15:32
27/04/2017 02:41
 
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E' George Soros a finanziare l’invasione africana dell'Italia. Ecco nomi, organizzazioni, navi e piani criminali

Le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l'Italia sono: Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life Boat. Il principale finanziatore di questa galassia di organizzazioni che riversano orde immani di africani in Italia è la Open Society di George Soros. A queste ONG Soros ha promesso, e quindi iniziato a "donare", 500 milioni di dollari per organizzare l'arrivo dei migranti africani in Italia e dall'Italia in altre Nazioni europee. Il primo a svelare questo retroscena è stato il capo di Frontex, Fabrice Leggeri, che ha denunciato il fatto che le navi di queste ONG finanziate da Soros carichino a bordi gli africani sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo comportamento criminale incoraggi i trafficanti a stiparli su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato. Le parole di Leggeri, come ha scritto Il Giornale in un documentato articolo pubblicato lo scorso 2 febbraio, rappresentano un'esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Le navi impegnate in questo traffico di africani verso l'Italia sono: il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di MSF e l'MS di Sea Eye. I costi altissimi di gestione di queste grosse navi sono coperti totalmente dai finanziamenti di Soros. E' Soros il mandante dell'invasione dell'Italia. E c'è un aspetto oltremodo sospetto di un gigantesco piano criminale: questa è una flotta di navi fantasma. Battono bandiera panamense la Golfo Azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e la Dignity 1, di Medici Senza Frontiere. Batte bandiera del Belize il Phoenix, di Moas, e bandiera delle isole Marshall il Topaz 1, sempre di Moas. Tra le ONG che gestiscono questa flotta fantasma c'è la tedesca Sea Watch, armatrice di due di queste navi. E la Sea Watch dichiara di agire per il presunto diritto alla libertà di movimento (di chiunque senza rispettare la sovranità delle Nazioni come l'Italia) e di non accettare alcuna distinzione tra profughi e clandestini senza alcun diritto in base alle leggi internazionali di accoglienza. E ora, nessuno dica di non sapere chi paga l'invasione dell'Italia dalla Libia e che queste ONG operano nella più totale illegalità.

21 aprile 2017
www.ilnord.it/c5266_E_GEORGE_SOROS_A_FINANZIARE_LINVASIONE_AFRICANA_DELLITALIA_ECCO_NOMI_ORGANIZZAZIONI_NAVI_E_PIANI_C...
30/04/2017 18:40
 
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Contatti radio e GPS spenti. La rete segreta ONG-trafficanti

La base a terra chiama le imbarcazioni in mare. E ricorda che stanno operando in avversione al governo attuale riconosciuto. Loro rispondono. Scherzano. L'uomo ringrazia Allah per il buon esito della missione. Questo vuole dire, in parole povere, che un barcone carico di immigrati è stato avvicinato da un'unità navale dei soccorsi. Il lavoro è andato a buon fine. La conversazione avviene via radio. Ce ne sono alcune in possesso della Procura di Catania, che ha aperto un'indagine conoscitiva sull'operato delle ONG. I contatti tra alcune ONG e trafficanti di vite umane avverrebbero anche via radio. I satellitari sono intercettati e intercettabili, le frequenze radio utilizzate raggiungono un raggio meno ampio, quindi sono più sicure. “Siamo in possesso di alcune di queste registrazioni”, dice il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. “Purtroppo non possiamo utilizzarle giudizialmente perché non sono state registrate dalla polizia giudiziaria. Per questo chiediamo uno sforzo investigativo enorme per potere tradurre in prove queste fonti di conoscenza non utilizzabili processualmente». Il Magistrato vuole vederci chiaro sull'operato e sui finanziatori di alcune ONG che raccolgono immigrati in mare anche a poche miglia dalle coste di partenza, di fatto incentivando, volenti o nolenti, le partenze anche su natanti fatiscenti, dal momento che le navi sostano sul confine delle acque territoriali e sono dunque pronte a trasbordare i passeggeri. Lo attestano alcuni screenshot AIS (Automatic Identification System), che immortalano le navi delle ONG sostare vicino al confine delle acque territoriali tunisine e libiche, stando anche parecchio tempo in attesa. A pattugliare le proprie acque c'è una motovedetta tunisina, e sta di fatto che, malgrado sia tunisino il porto più vicino dove secondo la convenzione di Amburgo andrebbero trasportate le persone soccorse in mare, le ONG prendono la via per l'Italia.

A spiegare cosa accade, e su cosa è forte l'interesse della procura, è il Procuratore Zuccaro: «Il Mediterraneo centrale è diviso in zone SAR di competenza delle Capitanerie di porto. Le più ampie sono la maltese e l'italiana. Né la maltese, né la vicina capitaneria di porto tunisina rispondono alle richieste di aiuto. Lo fa solo quella italiana, che dà alle ONG indicazioni verso un porto in Italia. Il punto, dunque, non è la violazione delle norme della Convenzione di Amburgo per quanto concerne il porto in cui sbarcare, quanto ciò che accade prima dell'evento SAR. Ovvero, il fatto che queste ONG si rechino nelle acque territoriali libiche e vadano fin quasi a riva a prendere gli immigrati, dunque in una situazione di non pericolo, come invece richiede la legge, e che sollecitino i libici a spedire le navi segnalando che tanto ci sono loro a prendere gli immigrati. Ci sono alcune navi che staccano i trasponder. È su questo che dobbiamo indagare». Ma chi sono queste ONG? Fanno parte di MSF la nave Aquarius e la Vos Prudence. Save the Children scende in campo con la Vos Hestia. La spagnola Pro Activa Open Arms ha la Golfo Azzurro, molto operativa in zona SAR nell'ultimo mese. Poi c'è la italo-franco-tedesca SOS Mediterranée, la Sea Watch Foundation, che ha a disposizione un aereo, Life Boat e, ancora, Sea Eye e la Jugend Retter. Quest'ultima ha acquistato il peschereccio Iuventa, visto sostare diverse volte al confine con le acque libiche. Pare che raccolga immigrati e li trasbordi su altre navi dirette poi in Italia. La MOAS, fondata da Christopher e Regina Catrambone, è maltese. Utilizza la Phoenix e la Topaz Responder, oltre a gommoni Rhib e alcuni droni.

Valentina Raffa
28/04/2017
www.ilgiornale.it/news/politica/contatti-radio-e-gps-spenti-rete-segreta-ong-trafficanti-1390...
30/04/2017 21:13
 
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Le ONG nel business del microcredito ai migranti

Dopo le dichiarazioni del Vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”. Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario”, svolgono un ruolo decisivo e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario. La guerra è un effetto, una conseguenza diretta, della mobilità dei capitali, ma la povertà ne costituisce invece la precondizione essenziale. I capitali non possiedono alcuna vitalità economica intrinseca e la loro circolazione può esercitarsi soltanto in condizione di vantaggio assoluto nei territori che vanno a conquistare. Per questo motivo è così importante che esistano agenzie sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che impongano ai governi politiche di austerità, di privatizzazione dei servizi pubblici e di vincolo di bilancio in nome di un illusorio “sviluppo” futuro: è la pauperizzazione forzata dei popoli a conferire potere contrattuale agli investimenti esteri. L’analisi economica del capitalismo può arrivare solo sino ad un certo punto, oltre il quale diventa fuorviante, poiché il capitalismo va analizzato soprattutto come fenomeno criminale. Oggi il linguaggio moralistico è diventato pervasivo, perciò anche il termine “criminale” rischia di essere interpretato in questo senso morale. In realtà il capitalismo è criminale nel senso tecnico-giuridico del termine, in quanto si basa sulla svalutazione preventiva e fraudolenta di ciò che va a saccheggiare, sia il lavoro, sia i beni immobili, sia le attività produttive. La migrazione, ad esempio, viene presentata o come fuga dalle guerre (ed in parte è vero) o come fuga da condizioni economiche insopportabili.

Questo quadro viene spesso corredato da ipocrite recriminazioni sui Paesi sviluppati che non aiuterebbero abbastanza i Paesi sottosviluppati. Di fatto sono invece i vincoli imposti ai governi dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale ad imporre la disoccupazione; e questa stessa disoccupazione non serve solo ad abbassare i salari di chi ancora lavora, ma costituisce la materia prima per business finanziari come i prestiti in funzione della migrazione. In un Paese come il Bangladesh i “migration loans” costituiscono un business che avviene alla luce del sole, con agenzie come BRAC, specializzate nei prestiti ai lavoratori disoccupati per finanziare la loro migrazione. Popoli che vengono considerati ai margini dello sviluppo risultano in effetti integrati pienamente nel circuito dei “servizi” finanziari. BRAC agisce non solo in Asia ma anche in Africa, dove evidentemente fa un buon lavoro, viste le masse africane che spinge alla migrazione. Non ci si sorprenderà infine di sapere che BRAC è una Organizzazione Non Governativa che ostenta finalità umanitarie. Il coinvolgimento delle ONG nella migrazione va quindi ben oltre la quisquilia segnalata da Frontex sulle relazioni illecite con i famigerati scafisti. Il microcredito non è un “servizio” finanziario per chi vuole migrare, ma costituisce una vera spinta alla migrazione poiché per il disoccupato quel prestito rappresenta l’unica risorsa disponibile per coprire esigenze personali e familiari. Il microcredito ai migranti è uno di quei business “poveri” in cui sono coinvolte le grandi multinazionali finanziarie, a dimostrazione che la povertà è la fondamentale materia prima del capitalismo. Più si è poveri, più facilmente si diventa vittime del microcredito, cosicché la migrazione si rivela come uno dei comparti sociali più finanziarizzati. Si tratta di un business finanziario a basso rischio in quanto composto da milioni di piccoli prestiti; persino i casi di insolvenza rientrano nel business tramite il business collaterale delle agenzie di recupero crediti. In uno studio del Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sulla Immigrazione (FIERI) del 2013 proprio sul tema del sovraindebitamento dei migranti, è stata concentrata la ricerca sulla comunità filippina in Italia, scoprendo così che la situazione è drammatica: dopo essersi indebitati per poter emigrare, si continua ad indebitarsi per coprire i debiti, all’infinito. Lo studio si conclude proponendo come “terapia” al sovraindebitamento dei migranti l’offrire loro prestiti in condizioni di “maggiore tutela”. Quindi si prospetta altro indebitamento. Niente di strano se si considera che il FIERI è finanziato da fondazioni bancarie, prima di tutte la Compagnia di San Paolo. Ciò che poteva apparire come una ricerca finalizzata ad alleviare dei disagi sociali, era in effetti tutt’altro, cioè un’analisi di marketing per individuare un “target” per i propri servizi finanziari. Il “non profit” delle fondazioni private esiste solo in funzione di maggiore profit.

27/04/2017
www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=784
06/05/2017 03:22
 
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La Guardia costiera libica dà ragione a Zuccaro:“ONG responsabili dell'aumento del flusso migratorio”

Le organizzazioni non governative fanno credere ai migranti in Libia che verranno comunque soccorsi e questo li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi. E le navi delle ONG hanno più volte violato le acque territoriali libiche senza avvertire le autorità competenti. Sono le accuse alle ONG formulate dal capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, Rida Aysa, che nel corso di un'intervista esclusiva ad Aki-Adnkronos International parla di “centinaia di migliaia di migranti clandestini” pronti a imbarcarsi per l'Europa, anche se “non esistono cifre precise. La maggior parte di questi migranti proviene dai Paesi dell'Africa orientale e occidentale, come Eritrea e Somalia”. Scrive Aki-Adnkronos International:“Aysa esprime ‘irritazione’ nei confronti di queste ONG affermando che “le organizzazioni presenti nel Mar Mediterraneo con la missione di salvare i migranti hanno dato loro ad intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi, aumentando il numero di migranti”. Il funzionario libico spiega quindi che “abbiamo comunicato tutto questo sia all'UE sia ai comandanti dell'Operazione Sophia, che hanno manifestato irritazione verso queste organizzazioni, ma finora non hanno preso alcuna misura al riguardo””.

Il militare aggiunge che "la Guardia Costiera libica ha fermato alcuni gommoni all'interno delle acque territoriali libiche, per poi imbattersi in alcune organizzazioni umanitarie che si sono lamentate del fatto che quei gommoni appartenevano a loro, benché non l'avessero comunicato alla Guardia Costiera, violando così le acque territoriali libiche". Aysa ricorda l'episodio di un "gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) che poi si è rivelato di proprietà di un'organizzazione umanitaria chiamata 'Sea Watch'", oppure del caso di "una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata - prosegue Aysa - è emerso che apparteneva a 'Medici senza Frontiere'". Quanto alle accuse rivolte alla Guardia Costiera libica di aver attaccato le navi delle ONG, Aysa risponde che “tali imbarcazioni entrano in acque territoriali libiche senza avvisare la Guardia Costiera, che è l'organo preposto ad autorizzare questo e di conseguenza è logico rispondere per proteggere le nostre acque e le nostre coste”. “Quando le navi delle organizzazioni si fermano a 12 miglia dalla costa libica, in una zona visibile dalla costa, le loro luci notturne segnalano ai trafficanti che possono iniziare a imbarcare i migranti e questa è una delle cause delle ondate migratorie cui si assiste periodicamente”, conclude Aysa.

05/05/2017
www.huffingtonpost.it/2017/05/05/la-guardia-costiera-libica-da-ragione-a-zuccaro-ong-responsabi_a_22071142/?utm_hp_ref=it-...
10/05/2017 00:28
 
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Kill The Children

In mezzo alle polemiche sulle organizzazioni non governative internazionali che traghettano verso l'Italia i disperati raccolti sulle coste libiche, la mia attenzione è stata attratta dal profilo dei componenti del Consiglio Direttivo italiano di una di esse, Save the Children:

www.savethechildren.it/il-consiglio-direttivo

Nella lista ho notato in particolare un nome, quello di Marco De Benedetti, che - oltre ad essere il figlio dell'oligarca italiano naturalizzato svizzero Carlo De Benedetti - ricopre la carica di Managing Director e Co-Presidente Europa di The Carlyle Group. Ora, The Carlyle Group non è un'azienda qualsiasi, ma un gigante mondiale nella gestione degli attivi di aziende di tanti settori, incluse le industrie del complesso militare-industriale. Carlyle ha sede al centro dell'Impero, a Washington, e vive di una perenne commistione politica-affari, tanto che ha reclutato fra i suoi super-faccendieri anche ex direttori CIA ed ex presidenti USA come George Bush padre e l'ex Primo Ministro britannico John Major. Nel 2008-2016 il suo direttore dei servizi finanziari globali è stato un pezzo grosso di Wall Street, Olivier Sarkozy, fratellastro dell'ex Presidente francese Nicolas, mentre fra gli amministratori di Carlyle c'è anche il numero uno della General Motors, Dan Akerson. Insomma, parliamo di un’architrave del capitalismo globalizzato, che gestisce "asset" per centinaia di miliardi dollari, di quel capitalismo al centro delle rapine finanziarie, delle guerre mediorientali e di un'altra serie di fenomeni che potremmo ribattezzare "Kill The Children".

Vediamo così adesso i bambini fuggiti da una casa perduta per via di una bomba aeronautica o di una bomba finanziaria ricollegata a imprese partecipate da Carlyle, mentre sono raccolti in mare da un'azienda dell'assistenza che incrocia la sua orbita con la Carlyle, e magari fornirà loro farmaci e cibo di aziende partecipate da Carlyle. Il capitalismo è tentacolare, apre e chiude cicli, è completo, e si fa anche bello, con tanto di riviste patinate e siti cinguettanti che vantano i buoni rapporti dei pezzi grossi del non profit con le multinazionali quotate nelle grandi borse del generoso Occidente. Nel 2014, l'ex Primo Ministro britannico Tony Blair fu insignito di un premio istituito dall'influente ramo statunitense di Save the Children, il Global Legacy Award, durante una cena di gala a New York. Proprio lui, Blair, non esattamente il salvatore dei bambini iracheni e afghani. L'industria della filantropia compie gesti buoni. Ma la muovono salotti esclusivi che incrociano le loro strategie con quelle dei padroni della geopolitica, cioè i signori delle guerre e delle ondate di profughi. Nella statistica delle singole vite salvate, che fanno un bel rumore, scompaiono le masse sommerse e silenziate dai grandi media, a loro volta pilotati dagli stessi salotti.

Pino Cabras
3 maggio 2017
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=127783&typeb=0&kill-the-...
[Modificato da wheaton80 10/05/2017 00:29]
11/05/2017 23:01
 
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CODACONS: ONG paghino danni

“Le persone fisiche appartenenti alle ONG che hanno commesso illeciti devono risarcire la collettività per i danni provocati al Paese, anche sul fronte dell'immagine lesa”. Lo afferma il CODACONS, dopo i chiarimenti giunti dal Procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio, secondo cui le indagini sull'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina coinvolgono non le ONG come tali ma persone fisiche appartenenti alle Organizzazioni Non Governative. “Se esistono soggetti che approfittano delle ONG per trarre vantaggi personali e fare affari sulla pelle dei migranti, questi saranno chiamati a rispondere dei danni inflitti al Paese sul fronte dell'immigrazione”, spiega il Presidente Carlo Rienzi. “Non solo. Tutta la questione ha provocato un danno di immagine non indifferente all'Italia, screditata agli occhi del mondo. Per questo come CODACONS ci siamo costituiti parte offesa nell'indagine, in rappresentanza della collettività. Chi ha criticato e contestato la giusta attività della magistratura, a partire da Roberto Saviano, deve ora scusarsi pubblicamente, perché è evidente la presenza di presupposti che giustificano indagini a tutto campo, non certo contro le ONG, ma contro chi usa le ONG per fini personali”, conclude Rienzi. “E in caso di illeciti chiederemo un cospicuo risarcimento”.

11 maggio 2017
www.ilnord.it/i-6013_CODACONS_ONG_PAGHINO_DANNI
19/05/2017 19:34
 
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Soros & Gentiloni, il Predatore e l’Arlecchino



E’ evidente lo sconcerto e la reticenza che – dalle inchieste giudiziarie sulle ONG, le “benefiche” Organizzazioni Non Governative dedite al trasferimento di masse di schiavi africani e del Terzo Mondo in Italia e sulle triangolazioni dei profitti sul business della cosiddetta “accoglienza”, tra lo Stato, con il CARA di Crotone, la ‘Ndrangheta e la pia cattolica “Misericordia” – in materia di immigrazione clandestina e pratiche negriere, dal trasporto all’accoglienza, vengono osservate da tutti i media italiani. Salvo qualche timida e forzata informazione sui vergognosi casi ormai emersi e giunti a conoscenza anche delle menti più ottenebrate dalla propaganda “umanitaria” – comunque subito annacquata da una controffensiva variegata (una roboante campagna di pubblicità gratuita e anche a pagamento, a reti televisive e stampa unificate, in favore delle “benemerite” ONG “che salvano vite umane” e una immediata visita a Roma del “mecenate e filantropo” per antonomasia, quel Georges Soros tanto caro ai predatori italioti della sovranità nazionale, da Andreatta-Prodi a D’Alema e giù giù fino a Gentiloni) – tutto l’apparato “dirittoumanista”, diretto dal papa Francesco, si è eretto a gran voce a favore delle povere vittime delle inchieste. Che, si badi bene, non sono i paria, i “poveri immigrati da accogliere”, ma chi li organizza, li trasporta e sfrutta: i negrieri, insomma. Riassumiamo.

Finite nel nulla le precedenti denuncie sul traffico globale di nuovi schiavi (inutile ricordare ad esempio quanto più volte ricordato da queste stesso giornale cartaceo sulle vergognose triangolazioni della Caritas fin dai tempi della crisi dei barconi dall’Albania, traffico di armi per i terroristi del Kosovo incluso, con tanto di sequestro di un carico Caritas finito negli archivi di qualche Procura politicamente corretta), il bubbone delle ONG è finalmente scoppiato grazie al giovane blogger Luca Donadel, che aveva pubblicato su Youtube i tracciati del vergognoso servizio-taxi che preleva i migranti a poche miglia delle coste libiche appena i barconi da lì salpano, e li porta nella “penisola dell’accoglienza”.

E’ ovviamente merito di quelle Procure della Repubblica che hanno avuto il merito di mettersi contro i poteri forti che sostengono l’invasione programmata dell’Italia. Nonostante il grande turacciolo posto dai media su una corretta informazione su quanto sta accadendo e su crimini connessi, queste inchieste iniziali possono rivelarsi la miccia per una deflagrazione storica. Politica, economica e sociale. Per adesso quello che è emerso, in Sicilia (ONG, negrieri e scafisti) o in Calabria (Cara di Crotone, Associazione “Misericordia” e parroco cattolico, ‘Ndrangheta) è soltanto la punta dell’iceberg. Tuttavia, come osserva Michele Rallo nelle sue “Opinioni Eretiche”, “la materia ONG è assai vasta, articolata, sorprendente, piena di angoli bui. E sono angoli bui da cui potrebbe venir fuori di tutto: a incominciare dall’operato di servizi segreti di potenti Nazioni (ogni riferimento alla nostra “grande alleata” non è puramente casuale) che spesso hanno agito dietro il paravento di qualche ONG di comodo per operazioni particolarmente sgradevoli, di quelle che comportavano una inammissibile ingerenza negli affari interni di un altro Paese. Altrettanto hanno fatto alcune entità private, riconducibili a singoli uomini d’affari che intendevano influire sulle scelte politiche ed economiche di Paesi stranieri. Da qui il sospetto che fra quei servizi, quei miliardari e quelle ONG ci sia un particolarissimo rapporto a tre, del tipo che farebbe la felicità di un regista di film alla 007”.

Come già per tutte le cosiddette rivoluzioni arancioni o primavere”, dalla Serbia alla Siria, soprattutto in Ukraina, per esempio, sembra che questa triade (servizi-miliardari-ONG) è praticamente stata la responsabile del colpo-di-Stato che ha portato al defenestramento del Presidente della Repubblica (filo-russo) democraticamente eletto ed alla sua sostituzione con altro elemento che godeva la fiducia degli americani (e dell’Unione Europea), con connesso rischio di terza guerra mondiale. Una crisi modellata sulla falsariga delle varie “primavere arabe” – dalla Tunisia all’Egitto, dalla Libia alla Siria – che hanno sempre visto la presenza di ONG particolarmente attive nel contrastare la politica dei governi che si volevano abbattere, magari con l’ausilio di “eserciti ribelli”, anch’essi munificamente finanziati dall’estero. Perché, allora, non considerare che qualcosa di losco possa nascondersi anche dietro quel misterioso fenomeno migratorio che di botto, a un dato momento – più o meno alla nascita dell’Unione cosiddetta Europea – ha cominciato a scodellare sul nostro Continente milioni e milioni di “richiedenti asilo”? Richiedenti asilo prontamente accolti da governi compiacenti che facevano finta di credere che si trattasse di “disperati in fuga da guerre e dittature”, mentre in realtà – fatte le debite eccezioni – erano e sono soltanto degli individui che vogliono partecipare al benessere dei popoli europei.

È una forzatura ritenere che alcune ONG possano avere parte in una operazione – illegittima e illegale – programmata all’estero per alterare l’identità (etnica, sociale, culturale, religiosa) dei popoli europei, e per scardinare il mercato del lavoro fornendo ai potentati economici una manodopera alternativa e a basso costo? Certamente no, considerato che alcune ONG sembrano disporre di capitali ingentissimi, la cui provenienza è tutt’altro che trasparente. Le ONG, infatti, solitamente non rendono pubblica la provenienza delle loro risorse, limitandosi ad affermare che queste derivano da donazioni di privati benefattori.

Ecco, dunque, far capolino certi strani “filantropi”, di quelli disposti a bruciare milioni di dollari nella campagna elettorale di Hillary Clinton o a profondere cifre da capogiro per sgambettare Putin. E, quando si parla di siffatti filantropi, il primo nome della lista è certamente quello di tale George Soros, membro dell’influente lobby finanziaria ebraico-americana, con un patrimonio personale di circa 25 miliardi di dollari, capo di una miriade di fondi e fondazioni che gestiscono altri miliardi di dollari, dal Soros Fund al Quantum Fund, alla Open Society Foundation, a una miriade di entità minori sparse nel mondo intero, dall’Ukraina in giù. George Soros – tanto per non restare nel vago – è quel gentiluomo che nel 1992 ha guidato la speculazione finanziaria contro la lira italiana (ma anche contro altre valute), guadagnando una barca di miliardi e facendone perdere un bastimento a noi tutti: si calcola che la nostra perdita valutaria sia stata in quell’occasione di circa 48 miliardi di dollari, la qual cosa portò allora ad una svalutazione della lira del 30% (ed a contrarre un debito gravato di interessi per coprire tale perdita).

Ai giornalisti che gli chiedevano se non si sentisse in colpa per avere disastrato l’economia di intere Nazioni, Soros – peraltro condannato a morte in Malaysia per gli stessi crimini, ma dall’Italia, con Prodi mentore, beneficato di una… laurea in economia dall’università di Bologna – rispose:«Nella veste di operatore di mercato non mi si richiede di preoccuparmi delle conseguenze delle mie operazioni finanziarie». Naturalmente, si è liberissimi di credere che un uomo che esprima una morale di tal fatta possa essere al contempo un filantropo, cioè una persona che faccia del bene senza un secondo fine. Io non ci credo. Così, quando apprendo che fra gli scopi dell’attività lobbistica del soggetto vi è il sostegno all’immigrazione (con le sue fondazioni “umanitarie” che, toh, lavorano esplicitamente per una “Open Society”…), non posso fare a meno di chiedermi quale motivazione possa essere all’origine di un tale fervore. E poiché, almeno per quanto riguarda l’Italia, l’immigrazione è un fattore non richiesto e non gradito (e così dovrebbe – ma non è – essere anche per un governo che deve pur reperire cifre ingentissime per farvi fronte…), e si tratta di un quid che ci viene di fatto imposto contro i nostri interessi oggettivi, non v’è dubbio che ogni attività “promozionale” dell’immigrazione costituisca una indebita ingerenza negli affari di uno Stato – si fa per dire – sovrano.

Tutto ciò premesso, anche a prescindere da eventuali rapporti fra ONG e scafisti, sarebbe utile conoscere i motivi e la trascrizione dei colloqui avuti nella recentissima visita del signor George Soros al nostro Presidente del Consiglio. I soliti pagnocconi affermano che si sia parlato soltanto di questioni economiche, magari con un occhio alla privatizzazione di quel poco di bene pubblico che c’è rimasto. E ciò è di per sé già gravissimo: la predazione delle nostre maggiori industrie strategiche decisa nel ’92 sul panfilo Britannia, voluta da Andreatta, Ciampi, Draghi e le Banche d’usura internazionale, ha condotto l’Italia sull’orlo della bancarotta… “Tuttavia – conclude il nostro Michele Rallo – non manca chi sospetta che la visita del finanziere al conte Gentiloni abbia avuto anche un altro scopo: quello di fare pressioni perché la fastidiosa inchiesta sull’affare ONG venga in qualche modo arginata. Fossi nei panni dei magistrati siciliani, qualche notizia sull’incontro Soros-Gentiloni la chiederei”.

Lorenzo Moore
16 maggio 2017
www.rinascita.net/1629/soros-gentiloni-il-predatore-e-lar...
[Modificato da wheaton80 19/05/2017 19:38]
11/06/2017 01:39
 
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Migranti, nuovo naufragio nel Canale di Sicilia, decine di dispersi. La Marina libica intima alle navi delle ONG di andare via

Giornata di tensione ieri nel Canale di Sicilia nella zona di ricerca e soccorso in cui incrociano diverse navi delle ONG. La Marina libica ha intimato a diverse imbarcazioni umanitarie di allontanarsi dalle acque territoriali libiche e di non schierarsi in attesa dei gommoni con i migranti. La circostanza è stata denunciata dalla stessa Marina libica, che ha apertamente accusato le ONG di essere lì in contatto diretto con persone a bordo delle imbarcazioni che sono state poi intercettate dalla Guardia Costiera. Complessivamente 570 migranti sono stati riportati indietro. In una nota ufficiale il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, sostiene che "chiamate wireless sono state rilevate, una mezz'ora prima dell'individuazione dei barconi, tra organizzazioni internazionali non-governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche. Sembrava che queste ONG aspettassero i barconi per abbordarli. Le Guardie Costiere - ha aggiunto Ghasem senza fornire nomi o altri dettagli - hanno preso contatto con queste ONG e hanno domandato loro di lasciare le acque territoriali libiche". I libici, dunque, rilanciano le accuse di Frontex che nei mesi scorsi hanno acceso la polemica sull’operato delle navi delle ONG, oggetto di alcune indagini della magistratura ma anche di commissioni del Parlamento italiano. “Il comportamento di queste ONG – ha aggiunto il portavoce della Marina libica - accresce il numero di barconi di migranti illegali e l'audacia dei trafficanti di esseri umani". Nel sottolineare il caso di un migrante ucciso ieri dai trafficanti, Ghasem ha aggiunto che questi ultimi "sanno bene che la via verso l'Europa è agevole grazie a queste ONG e alla loro presenza illegittima e sospetta in attesa di poveri esseri umani".

Quattro le navi umanitarie presenti ieri in quell'area: la Prudence di MSF e le imbarcazioni di Openarms, Jugendrettet e la Seawatch, che complessivamente hanno tratto in salvo 1129 persone e recuperato tre corpi senza vita. La Vos Prudence di MSF, che si dice all'oscuro dell'intervento della Marina libica, approderà domattina a Palermo con 716 persone, tra cui 50 bambini, 31 dei quali sotto i cinque anni. E ancora la Marina libica ha dato notizia di un nuovo naufragio che si sarebbe verificato davanti alle coste libiche con otto morti accertati e almeno 52 dispersi. I corpi dei migranti erano incastrati in un gommone sgonfio ritrovato a circa 9 km al largo della città, ha constatato un giornalista dell'agenzia di stampa France Presse, che ha accompagnato la Guardia Costiera sul luogo del naufragio. Medici Senza Frontiere, rispondendo alle affermazioni della Marina libica, rende noto di "avere effettuato soccorsi sotto il normale coordinamento della Guardia Costiera italiana e di non avere avuto alcun contatto con la Guardia Costiera libica". La Prudence - aggiunge MSF - sta ora rientrando verso l'Italia con 726 persone a bordo, tra cui 53 bambini e un corpo senza vita. L'arrivo è previsto lunedì mattina a Palermo. "Nel frattempo, altre persone hanno perso la vita in mare proprio in queste ore. Senza vie legali e sicure e un sistema dedicato di ricerca e soccorso in mare, queste morti non si fermeranno", conclude Medici Senza Frontiere.

Alessandra Ziniti
10 giugno 2017
palermo.repubblica.it/cronaca/2017/06/10/news/migranti_tensione_nel_canale_di_sicilia_la_marina_libica_intima_alle_navi_delle_ong_di_andare_via-16...
01/07/2017 18:28
 
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In crisi le donazioni alle ONG. In aumento quelle a chi sostiene i patrioti

Crisi di donazioni per le ONG che lavorano con i rifugiati. Lo dice l’autorevole quotidiano britannico Guardian, ravvisando come il mercato delle donazioni sia legato all’emotività che suscitano i fatti di cronaca. Sembra quindi che la pacchia sia finita per quanti lavorano con i rifugiati. Lo conferma Help Refugees, una sigla che riunisce oltre 70 ONG in tutto il mondo, impegnate a vario titolo nel soccorso e nell’accoglienza dei migranti, spiegando che prima dell’ondata di sbarchi sulle coste italiane entravano anche 20mila sterline a settimana, ora poche migliaia al mese. Le casse delle ONG non sono comunque vuote, dal momento che una realtà come Help Refugees gestisce qualcosa come 10 milioni di euro all’anno, grazie alle donazioni dei VIP del cinema e dello spettacolo. Ma quel che langue sono le donazioni della gente comune. Le varie raccolte fondi, però, hanno toccato picchi di successo in concomitanza con le tragedie che hanno avuto grande risalto sui mass media, in particolare quando a morire sono state vittime innocenti, come i bambini. È andata così quando venne ritrovato il corpicino del piccolo Aylan Kurdi, su una spiaggia di Bodrum, in Turchia. E lo stesso è avvenuto con l’incendio al campo profughi di Dunkirk. Ma quando l’emergenza e la copertura mediatica di queste tragedie vanno scemando, le ONG devono ingegnarsi per trovare altre fonti di finanziamento. O, come spiega al Guardian il responsabile del foundraising di Help Refugees Wayne Murray, lavorare per trovare altre storie da raccontare in modo da umanizzare ancora di più i rifugiati. La caduta libera delle donazioni alle ONG sembra sia il segno che la gente ha perso fiducia e si sente presa in giro da queste organizzazioni, soprattutto dopo lo scandalo legato ai profughi e alle collusioni di queste organizzazioni con gli scafisti e i trafficanti di uomini. Di pari passo, però, si registra un aumento di donazioni alle realtà sovraniste. Un esempio? La ONLUS “Io sono un patriota” (https://www.iosonounpatriota.it/) in pochissime settimane ha già raccolto centinaia di adesioni. Questo perché il principio di promuovere l’amore per l’Italia con l’idea che i suoi confini siano sacri e inviolabili e la visione di un popolo italiano unito e indirizzato in unico fine o scopo che riassume la grandezza della Nazione, risulta essere un tema molto sentito. Al di là dell’emotività di una notizia di cronaca, per quanto tragica essa sia.

Anna Pedri
30 giugno 2017
www.ilprimatonazionale.it/primo-piano/crisi-le-donazioni-alle-ong-aumento-quelle-sostiene-patriot...
[Modificato da wheaton80 01/07/2017 18:32]
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Mario Mauro:"Renzi e Alfano hanno accettato di accogliere tutti i migranti in cambio di più soldi dall'UE"

Il governo di Matteo Renzi si è venduto l'Italia sui migranti. A sostenerlo, senza troppi giri di parole, è il senatore Mario Mauro, ex Ministro della Difesa con Enrico Letta Premier, ora di nuovo in Forza Italia. Intervistato da Il Giornale, il big del PPE ricorda come sia stato proprio Renzi, e il suo Ministro degli Interni (oggi agli Esteri) Angelino Alfano, a sottoscrivere con gli altri partner dell'Unione Europea un accordo "che ci garantisse maggiore flessibilità sui conti pubblici in cambio di una accoglienza unilaterale dei migranti". Tradotto: più soldi (spesso spesi per mance elettorali e iniziative di dubbio impatto sulla crescita) a patto che la patata bollente degli sbarchi fosse nelle mani della sola Italia. Mauro conferma dunque quanto rivelato anche dalla sua ex collega agli Esteri, Emma Bonino. "Sia Frontex Plus, sia Triton - spiega Mauro - sono accordi caratterizzati dall'impegno di una parte dei paesi europei a offrire assetti per il salvataggio in mare senza farsi carico dei migranti. Quella svolta è arrivata con i trattati siglati dal governo Renzi. Fino alla firma di Triton un migrante recuperato da una nave inglese risultava di fatto in territorio inglese. Con il governo Renzi si è accettato che tutti quelli recuperati dalle missioni europee arrivassero sul suolo italiano". La rotta delle navi delle ONG parlano chiaro:"I migranti non vengono mai portati né a Malta, né a Tunisi. Eppure molti recuperi avvengano più vicino a Malta che all'Italia, mentre la Tunisia non è affatto un Paese insicuro per i richiedenti asilo.

Se tutte le ONG, tutte le navi mercantili e tutte le navi militari straniere sbarcano migranti solo in Italia evidentemente esistono precisi ordini. E questi ordini sono figli della sottoscrizione da parte del Governo Renzi delle regole d'ingaggio previste da Frontex Plus e Triton". Sono tre, secondo Mauro, gli errori capitali di Renzi-Alfano che hanno condannato l'Italia a quello che sta succedendo in questi mesi (e al peggio che arriverà). Il primo:"Aver affidato la sicurezza e la tutela dei confini a Frontex Plus e a Triton accettando di fatto una cessione della sovranità nei confronti dell'Europa". Il secondo: aver acconsentito all'accordo con cui l'UE concede 6 miliardi di euro alla Turchia in cambio della chiusura della "rotta balcanica" dei migranti. "Renzi avrebbe dovuto approfittarne per chiedere di negoziare un accordo contemporaneo e parallelo con Tunisia ed Egitto per l'apertura nei due Paesi di centri di identificazione e campi di raccolta che rendessero più facile la distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici". Non l'ha fatto, e così l'unico risultato è aver concentrato il traffico di migranti solo nel Mediterraneo. Il terzo errore è il non prendere in considerazione "atti di pressione militare" nei Paesi nordafricani, che potrebbero venir considerati indebiti "ma sono pienamente legittimati dalla situazione di guerra civile strisciante che mette a rischio non solo l'Italia, ma l'intera Europa".

07 Luglio 2017
www.liberoquotidiano.it/news/italia/12432101/mario-mauro-immigrati-renzi-alfano-venduta-italia-sbarchi-in-cambio-flessibilita-conti-pubbli...
08/07/2017 15:57
 
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Renzi sempre più alla deriva: Minniti supportato dai servizi segreti a difesa dell’interesse nazionale. Ora è ufficiale, “Rischio destabilizzazione”

La fronda a difesa dei sacrosanti interessi nazionali – se ancora ce ne sono – ogni giorno si ingrossa: ieri il Senatore Esposito ha rilasciato un’interessante intervista al Mattino di Napoli, dove ha specificato come membro anziano del COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) che l’Italia corre seri “rischi di destabilizzazione” per i fatti in Libia. Questo è gravissimo, anche perché ad esprimersi è una emanazione diretta dei servizi segreti nazionali, sempre molto reputati in nordafrica, anche dagli omologhi stranieri. Segue l’intervista in calce. Faccio presente che “rischi di destabilizzazione” detto da un esperto di servizi, membro anziano del COPASIR da ben nove anni, porta alla mente episodi bui del passato, addirittura scenari tragici (rischio attentati?). Ossia, se è vero quanto riportato dal Mattino (e non abbiamo nessun argomento per dubitarlo) non è più il momento di restare inermi, il rischio è altissimo. Tale esternazione segue i commenti di fuoco sull’Europa da parte del Ministro Minniti degli scorsi giorni; Ministro che, notate bene, è da considerarsi un tecnico cresciuto all’ombra dei servizi segreti nazionali più che un politico. In parallelo, come avete letto, anche i militari si sono parimenti allineati sulle stesse posizioni, che sembrano vieppiù in contrapposizione contro lo schema voluto da Renzi, facendo supporre l’esistenza di un accordo occulto con Angela Merkel per tenere i migranti in Italia a fronte di una moratoria sulla richiesta di rientro del debito durante il governo renziano (…). Evidentemente questo non va più bene nemmeno allo stesso partito di Renzi, ricordando che Esposito è in quota UDC, mentre Minniti resta un tecnico prestato alla politica, sebbene in quota sinistra, ma allineato al fronte più lontano da quello dell’ex sindaco fiorentino (i militari come l’ammiraglio Picchio possono invece essere semplicisticamente considerati espressione della destra). Ossia, fatta esclusione per il M5S – che in ogni caso già si è schierato in modo chiaro a favore degli interessi del Paese per limitare i danni provocari da un eccesso incontrollato di migranti – si sta creando un asse trasversale molto interessante, foriero di collaborazioni future in un ambito di interesse generale e non particolare (…). Il flusso di migranti incontrollato va fermato. Punto.

«Il fenomeno migratorio mi sembra riproporre vecchi schemi già visti: alcuni Stati europei congiurano contro l’Italia per salvaguardare i propri interessi economici. Un flusso verso il nostro Paese che l’Europa sembra favorire invece di scoraggiare, come se esistesse un piano per far sbarcare i migranti in Italia e poi lasciarli da noi non accettandone un’equa ripartizione». Giuseppe Esposito, senatore dell’UDC, è da nove anni vicepresidente del COPASIR, il Comitato per la Sicurezza della Repubblica, che ha il compito di collegamento tra i Servizi Segreti e la politica.

Sta dicendo che la bomba migratoria è quindi un mezzo per destabilizzare anche politicamente l’Italia?
«Non è possibile escluderlo; al momento la solidarietà verso il nostro Paese è stata espressa soltanto a parole e non attraverso azioni concrete. Purtroppo la storia recente ci ha già detto che sono state poste in essere manovre scorrette per indebolirci».

A cosa si riferisce in particolare?
«Appena sei anni fa siamo stati messi in un angolo da Francia e Inghilterra, che decisero per un intervento militare in Libia per destituire Gheddafi. Il flusso di migranti nel Mediterraneo nasce da quella decisione. Una mossa che creò enormi difficoltà sia all’Italia che alla Turchia. Poi, dopo qualche anno, attraverso alcuni leaks, abbiamo scoperto i reali motivi di quel gesto, che secondo l’Intelligence americana era di natura economica e di ostilità al nostro Paese. In particolare, nelle mail inviate all’allora Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, veniva spiegato che la Francia aveva interesse ad eliminare Gheddafi perché l’Italia era riuscita a diventare un partner strategico del governo libico. Anche allora, senza conoscere questi retroscena, in Parlamento votai contro un intervento militare che destabilizzò tutta quell’area del mondo con le primavere arabe e poi costrinse Berlusconi a cedere il passo al governo tecnico di Mario Monti».

Teme che anche adesso ci siano dei piani stranieri per destabilizzare l’attuale esecutivo?
«Se le navi europee portano i migranti solo in Italia non c’è altra spiegazione se non che da parte di altri Stati ci sia l’interesse di mettere in difficoltà il nostro Paese soprattutto sul sistema di accoglienza che abbiamo costruito in questi anni. Un sistema che ha consentito anche all’Intelligence di svolgere il proprio lavoro con cura, ma è evidente che se i ritmi degli sbarchi resteranno quelli di questi ultimi giorni diventerà molto difficile effettuare controlli seri delle persone che sbarcano nei nostri porti».

Eppure l’antiterrorismo dovrebbe essere un problema europeo.
«Appunto, da anni stiamo facendo una battaglia sulla creazione di un’Intelligence europea o almeno di una camera di compensazione tra i vari Servizi di sicurezza per condividere le informazioni. Però osservando le nuove rotte migratorie c’è qualcosa che non torna, come se tutto questo peso dovesse essere scaricato esclusivamente sull’Italia».

Esposito, vice del comitato di controllo sui servizi segreti: temo manovre destabilizzanti. In particolare quali rotte destano sospetti?

«Mi sembra assurdo che l’UE abbia stanziato quasi 6 miliardi alla Turchia per chiudere la rotta balcanica, che interessa più da vicino i Paesi del centro e del nord Europa, e che per il traffico di migranti abbia invece investito appena qualche milione di euro. Tra l’altro attualmente la Turchia è diventato uno snodo cruciale che ha impatto anche sui flussi che arrivano da noi, perché dall’Est asiatico, in particolare da Bangladesh e Pakistan, ci sono migliaia di persone che arrivano in aereo a Istanbul e poi da lì, sempre in volo, giungono in Libia e Tunisia dove poi prendono i barconi».

Sul fronte del terrorismo invece cosa dobbiamo concretamente temere?
«Fino ad oggi la nostra Intelligence ha svolto un grande lavoro. Sono preoccupato però quando la politica per raccattare qualche misero voto mostra comportamenti non lineari anche da parte di membri del governo. La sicurezza ha bisogno di politiche di lungo corso che non possono procedere secondo logiche di stop and go o inseguendo le emergenze del momento come purtroppo sembra avvenire in questi giorni».

Fonte: Il Mattino
03 Luglio 2017
scenarieconomici.it/renzi-sempre-piu-alla-deriva/
10/07/2017 13:33
 
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George Soros finanzia l'invasione degli immigrati: soldi alla rete di ONLUS che diffonde dati a senso unico

George Soros finanzia l'invasione. E chi sostiene che si tratti di una sorta di delirio, farebbe bene a leggere quanto segue. In breve, alcuni titoli di articoli riportati da Il Giornale. "Italia, davvero chiudere i porti ai salvati in mare è un'opzione?", titolo di uno dei dieci migliori articoli sull'immigrazione secondo Open Migration (scontata la risposta). E ancora:"Con i contributi degli stranieri pagate 600mila pensioni l'anno", titolo di un comunicato della Fondazione Leone Moressa. Dunque:"Stop all'uso improprio di clandestino", titolo di un articolo dell'associazione Carta di Roma. Titoli clamorosamente - e in modo miope - a favore dell'immigrazione. E che c'entra Soros? Presto detto: sono studi, titoli e ricerche che provengono - tutti - da associazioni italiane finanziate da Soros attraverso la sua Open Society Foundation. È quanto emerge da una ricerca pubblicata dal blogger Luca Donadel e firmata da Francesca Totolo, esperta di comunicazione. Un dossier che ricostruisce la rete di ONLUS, italiane e straniere, che sarebbero finanziate dalla lobby gestita dallo speculatore finanziario americano di origini ungheresi. Certo, nulla di illegale. Ma restano i fatti: Soros finanzia l'invasione, seppur indirettamente, diffondendo dati e studi pro-immigrati. Un impegno capillare, il suo, per orientare le scelte dei governi verso la cosiddetta "società aperta". Per farlo, secondo la ricerca, Open Society finanzia decine di associazioni. Alcune si occupano di assistenza materiale ai profughi. Altre, come la fondazione Leone Moressa e Open Migration, sono invece impegnate a diffondere informazioni, vien da dire a fare propaganda favorevole al fenomeno migratorio. E infine, è eclatante e un poco preoccupante il caso della già citata associazione Carta di Roma, alla quale aderiscono Ordine dei Giornalisti e Federazione Nazionale della Stampa.

9 Luglio 2017
www.liberoquotidiano.it/news/italia/12433880/george-soros-finanzia-invasione-soldi-rete-ong-dati-favorevoli-immigr...
23/07/2017 03:13
 
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Intervista a Luigi Di Maio sull'emigrazione

www.facebook.com/movimentocinquestelle/videos/vb.174457180812/10155228742540813/?type=2...

Emergenza migranti. Dopo l'incontro con Frontex e le nostre domande alle Ong in audizione, i nodi sono venuti al pettine (MoVimento 5 Stelle).
[Modificato da wheaton80 23/07/2017 03:14]
10/08/2017 16:34
 
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Delirio Scalfari:“La sinistra crei un popolo mondiale unico grazie al meticciato”

Eugenio Scalfari deve far disperare i giornalisti di Repubblica e L’Espresso: non vorremmo essere nei loro panni quando tocca passare un pezzo di Barbapapà, pieno di prosa aulica, ridondanze barocche, filosofemi sconclusionati, ma anche, ed è questo il bello, di qualche lapsus che lascia trasparire verità da altri sottaciute. Non nel senso che Scalfari riveli chissà quali segreti relativi a complotti o cospirazioni, ovviamente, ma nel senso che il suddetto è ormai privo di quelle cautele, di quegli eufemismi, di quelle perifrasi con cui in genere il pensiero dominante infiocchetta i suoi scopi. In senectute veritas, diciamo. Ecco quindi che nel suo ultimo articolo sull’Espresso, dopo una serie di imbarazzanti considerazioni sul ruolo della massa continentale africana nella storia geologica del pianeta (ebbene sì, la deriva dei continenti può essere usata come argomento politico), il nostro affezionatissimo se ne esce con questa frase, che sembra pronunciata dal cattivo di qualche romanzo distopico:“… Ma se invece di ragionare su un processo millenario ragioniamo di un processo di pochi secoli, allora l’Africa diventa un elemento positivo, che va aiutato in tutti i suoi problemi. E non solo l’Africa, ma tutti i popoli migranti che hanno di mira Paesi di antica ricchezza, con i quali convivere nel tentativo di ridurre le disuguaglianze. La vera politica dei Paesi europei è quindi d’essere capofila di questo movimento migratorio: ridurre le diseguaglianze, aumentare l’integrazione. Si profila come fenomeno positivo, il meticciato, la tendenza alla nascita di un popolo unico, che ha una ricchezza media, una cultura media, un sangue integrato.

Questo è un futuro che dovrà realizzarsi entro due o tre generazioni e che va politicamente effettuato dall’Europa. E questo deve essere il compito della sinistra europea e in particolare di quella italiana” (http://espresso.repubblica.it/opinioni/vetro-soffiato/2017/08/02/news/c-e-l-africa-nel-nostro-futuro-1.307312). Rileggiamo. Quello che Scalfari auspica è “il meticciato, la tendenza alla nascita di un popolo unico, che ha una ricchezza media, una cultura media, un sangue integrato”. La creazione di un popolo unico a livello mondiale è uno degli obbiettivi ultimi dell’ideologia globalista e mondialista, anche se spesso spiegato con parole decisamente più prudenti. Qui, invece, Scalfari ha espresso il suo progetto etnocida senza infingimenti. “Progetto” è del resto la parola giusta. Il fondatore di Repubblica, infatti, non dice che tale risultato sarà raggiunto grazie a meccanismi impersonali già in moto e ormai irreversibili. Al contrario, ne fa il centro di una precisa volontà politica, che deve perseguire tale obbiettivo e realizzarlo fattivamente. L’Europa, e in particolare le sinistre europee, devono attivamente intervenire sulla realtà per creare un popolo unico (in questo modo, peraltro, eliminando anche il concetto stesso di Europa: in una terra abitata da un unico tipo umano, a che pro distinguere i continenti con nomi altisonanti venuti da altre ere?). Con che coraggio, ora, diranno che la Grande Sostituzione è una fantasia complottista?

Adriano Scianca
8 agosto 2017
www.ilprimatonazionale.it/politica/delirio-scalfari-la-sinistra-crei-un-popolo-mondiale-unico-grazie-al-meticciat...
12/08/2017 00:07
 
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ONG e "traffico umanitario": così è crollato il totem dei buonisti

Da vero e proprio tabù indiscutibile, l’immigrazione di massa – proveniente dall’Africa subsahariana e che transita dal Mediterraneo verso le nostre coste – ha subito dei durissimi colpi negli ultimi mesi. Complice anche il ruolo controverso delle ONG straniere, la narrazione immigrazionista non rappresenta più un totem così solido e ricco di certezze. Se un tempo c’erano solo Matteo Salvini, Giorgia Meloni e pochissimi altri a porre interrogativi e critiche rispetto a questo fenomeno di dimensioni epocali, nel giro di pochi mesi, lo storytelling massmediatico ha iniziato ad imbarcare acqua. E se oggi parliamo in termini diversi del fenomeno migratorio lo dobbiamo, oltre all’inchiesta realizzata dal giovane blogger Luca Donadel, al coraggio del PM catanese Carmelo Zuccaro, il quale – lo scorso aprile – sottolineava come tra le fila delle ONG non operassero “tutti filantropi”. Ad Agorà il procuratore si era spinto oltre, affermando che “potrebbero esserci ONG finanziate dai trafficanti di migranti”, salvo poi precisare che “l’obiettivo delle indagini sono i trafficanti, non le ONG”. A quel punto, oramai, il vaso di pandora era stato scoperchiato e le lamentele posticce dei benpensanti non sono valse a richiuderlo. Poco dopo, infatti, è arrivato l’ex Premier Matteo Renzi che, in una puntata di Matrix, affermava:“Noi siamo accoglienti e salviamo vite umane, ma non possiamo essere presi in giro da nessuno, né in Europa, né da ONG che non rispettano le regole”.

Una presa di posizione eloquente, benché fu proprio l’ex Presidente del Consiglio e il suo governo, stando alle parole di Emma Bonino, a siglare un patto scellerato sui migranti con l’Europa nel 2014. A mettere definitivamente in crisi le tesi del politicamente corretto ci ha pensato poi il Presidente francese Emmanuel Macron, l’europeista convinto che aveva sconfitto l’incubo nazionalista lepenista. Nonostante le convinzioni della sinistra italiana, il nuovo inquilino dell’Eliseo ha immediatamente messo in chiaro le cose, dichiarando che “dobbiamo condurre in modo coordinato a livello europeo un’azione umana ed efficace che ci permetta di ricevere i rifugiati politici, senza far confusione con gli altri tipi di migranti e senza abbandonare l’indispensabile mantenimento delle nostre barriere”. Dunque un secco “no” ai migranti economici, che rappresentano circa l’85% dei richiedenti asilo in Italia, nonché il definitivo crollo della narrazione dominante presso l'opinione pubblica. Macron, infatti, ha evidenziato ciò che la sinistra no border non vuole comprendere: ossia che l’Italia è parte degli accordi di Schengen e al nostro Paese è affidato il controllo della frontiera esterna e marittima europea. I trattati europei, infatti, ci obbligano ad accogliere chi ha diritto all’asilo politico e, al contempo, a respingere i migranti economici. Arriviamo infine al capitolo più delicato, che sta infiammando il dibattito politico: quello legato al ruolo delle Organizzazioni non Governative che operano nel Mediterraneo. In questa direzione, Giuseppe De Lorenzo su Il Giornale.it è stato tra i primi ad indagare i lati oscuri dell’immigrazione di massa, delle cooperative dell’accoglienza e delle stesse ONG (http://www.ilgiornale.it/news/politica/nasce-flotta-patriottica-fermeremo-ong-sciacalle-1398947.html).

Dopo che parte di esse si è recentemente rifiutata di firmare il codice di condotta imposto dal Ministro dell’Interno Marco Minniti, le nuove indagini sembrano accertare le consegne concordate tra i trafficanti di essere umani e le organizzazione umanitarie. Nei guai è finito il peschereccio della tedesca Jugend Rettet, sequestrato dalle autorità, con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina (http://www.ilgiornale.it/news/politica/contatti-provati-coi-trafficanti-sequestrata-nave-tedesca-1427623.html). Incredibili le intercettazioni e le testimonianze recuperate da un agente infiltrato nella società di sicurezza a bordo dell’imbarcazione di Save the Children e riportate da Il Fatto Quotidiano:“Mi hanno chiesto se ci vedevo qualcosa di strano… e io gli ho riportato quello che era secondo me le cose strane, insomma… (…) Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto”. “Perché loro erano pagati come stipendio dici?”. “Eh si… cioè uno che fa il volontario che si piglia 10000 euro mi sembra”. A parlare è Christian Ricci, titolare della IMI Security Services, che curava il servizio di sicurezza sulle imbarcazioni di Save the Children insieme al suo socio Pietro Gallo, il quale, riferendosi sempre alla ONG tedesca, afferma in un’ulteriore conversazione:“Quelli sostengono il portafoglio che portano in tasca se no gli casca a terra”.

“Tale comportamento - scrive il GIP della Procura di Trapani nel decreto di sequestro del peschereccio - fornisce prova inconfutabile della precisa volontà della Jugend Rettet di non limitarsi ad effettuare operazioni di salvataggio ma di porre in essere azioni idonee a favorire future operazioni di immigrazione clandestina ed a garantire la creazione di un rapporto preferenziale e fiduciario con i trafficanti libici”. Parole come macigni, sotto il cui peso crollano tutte le certezze della sinistra sull’immigrazione, sorrette oramai da mere motivazioni di carattere ideologico e da qualche corsivo di Roberto Saviano. Persino Marco Travaglio, Direttore del Fatto Quotidiano, interviene dalle colonne del suo quotidiano senza fare nessuna concessione al politicamente corretto:“Ora che ci sono le foto, le intercettazioni, le denunce dell’ONG ‘buona’ Save the Children e le testimonianze dell’agente sotto copertura dello SCO, cioè praticamente abbiamo il film di ciò che accade nel Mediterraneo e che il Procuratore catanese Carmelo Zuccaro aveva provato – fra un insulto e l’altro - a descrivere a parole a un Parlamento che cadeva dalle nuvole, le chiacchiere stanno a zero. Chi ha insultato il magistrato che segnalava un pericolo e chiedeva mezzi per indagare dandogli del razzista o del complice della Lega, gli chieda scusa”. Ma tutti quelli che ci hanno raccontato i mirabolanti vantaggi dell’immigrazione di massa chiederanno scusa o faranno finta di niente?

Elena Barlozzari, Roberto Vivaldelli
09/08/2017
www.ilgiornale.it/news/cronache/ong-e-traffico-umanitario-cos-crollato-totem-dei-buonisti-1428...
[Modificato da wheaton80 12/08/2017 00:09]
13/08/2017 00:51
 
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Migranti, le rivelazioni di una gola profonda:“Mai salvato gente in pericolo, è un business a chi arriva prima”

“Ho visto pochi migranti in pericolo di vita, non abbiamo mai salvato qualcuno che stesse morendo in mare: sembrava più una gara a chi arrivava prima”. Ha gli effetti di una bomba l'intervista rilasciata a Quotidiano Nazionale QN da un addetto alla sicurezza impiegato su Vos Hestia, una nave di Save the Children, che vuole mantenere l'anonimato. “Una volta abbiamo preso un battello con gente in buone condizioni”, racconta, “a dieci minuti dalla costa libica, non in alto mare. Sono evidenti i rapporti tra scafisti e molte organizzazioni. Non importa a nessuno dei migranti, è un business”.

“Per me un problema di coscienza”

“Forse qualche ONG è animata davvero da spirito umanitario. Ma questo discorso di andare sulle coste libiche non sta né in cielo né in terra. Su migliaia di persone soccorse forse solo il 20-25% era meritevole di aiuto”, prosegue l'anonimo testimone nell'intervista-shock a QN. "Abbiamo caricato giovani magrebini che erano stati espulsi dall'Italia. Ma dico io, chi abbiamo portato in Italia? Non abbiamo portato i siriani disperati o quelli del Mali che scappano dalla fame. Per me è stato personalmente anche un problema di coscienza”.

L'accusa:“Dei migranti, alle ONG, non gliene frega un cavolo”
“Spesso è lo scafista che dà la posizione con il telefono satellitare”, continua l'anonimo. “Quando si trova un gommone con decine di persone a bordo sembra quasi che si siano dati appuntamento...”. “Mi sentivo un pò complice di un'attività vergognosa. Con Save the Children c'erano scontri, anche perché non potevo riferire nulla alle autorità di porto o di polizia”. “Sono stato 30 anni in polizia”, prosegue l'uomo. “So come vanno le cose: bisogna sempre seguire la pista dei soldi. Io vorrei capire: il Ministero dell'Interno quanti soldi ha dato a Save the Children? A bordo mi hanno detto che sono operazioni da mezzo milione al mese, 6 milioni l'anno”. “Dei migranti, alle ONG, non gliene frega un cavolo”, sostiene. “E’ solamente un business del momento”.

I ricordi della ‘gola profonda’
“Ricordo che avevamo una mediatrice culturale inglese brava, parlava arabo. A un certo punto sbarca e al suo posto arriva un ragazzo italo-eritreo. Guarda caso... due giorni dopo che si fa? Si becca un barcone di eritrei. E fu il team leader di STC a dare al comandante l’esatta posizione del barcone”. Poi l'accusa alle ONG di fare a gara a chi arriva prima:“Per me aveva un atteggiamento strano Iuventa, troppo piccola. Si capiva che faceva da appoggio. Una volta eravamo in Libia con altre ONG, ma non si vedevano gommoni. Poi un giorno chiama Iuventa e dice ‘abbiamo 400 persone a bordo’. Ma noi in cinque giorni non avevamo visto nessuno! E poi, se carichi tutta quella gente, mi dici dove stanno i battelli che hanno usato? Allora vuol dire che glieli hanno portati gli scafisti”.

12 agosto 2017
www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/migranti-le-rivelazioni-di-una-gola-profonda-mai-salvato-gente-in-pericolo-e-un-business-a-chi-arriva-prima-_3088902-20170...
13/08/2017 23:46
 
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L’amaro agosto delle ONG tra maggiori controlli e nuove inchieste

Sospensione delle missioni di salvataggio a causa della mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo. Medici Senza Frontiere, Sea Eye e Save the Children hanno usato la stessa formula per annunciare, attraverso i social network, la decisione di fermare navi ed equipaggi. A spiegare le ragioni della rinuncia della ONG tedesca Sea Eye, è stato il direttore Michael Busch Heuer con un messaggio su Facebook:“Il motivo è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato una proroga a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali, in relazione ad una minaccia esplicita contro le ONG private”. “In queste circostanze”, aggiunge Busch Heuer, “non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi”. “Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”, conclude, “analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libica e discuteremo la nostra azione futura”. Save the Children è stata ancora più esplicita, puntando il dito contro le “decisioni della Marina Libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane”. “Si tratta”, prosegue la nota, “di una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso”. Qualche ora prima era stata Medici Senza Frontiere ad annunciare la sospensione temporanea delle attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence, specificando che il provvedimento è “temporaneo” e determinato dalla decisione della Libia di istituire una zona di ricerca e soccorso (SAR), “limitando l’accesso delle ONG in acque internazionali” e da un “rischio sicurezza” segnalato dal Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma legato alle minacce pronunciate pubblicamente dalla Guardia Costiera Libica contro le navi di ricerca e soccorso umanitarie impegnate in acque internazionali.

A seguito di queste ulteriori restrizioni “all’assistenza umanitaria indipendente e dell’aumento dei blocchi che costringono i migranti in Libia”, MSF ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence. La Libia ha “istituito ufficialmente una zona di ricerca e salvataggio (SaR) nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere salvo una richiesta espressa alle autorità libiche”, che concederanno l’autorizzazione caso per caso. “Vogliamo inviare un chiaro messaggio a tutti coloro che violano la sovranità libica e mancano di rispetto alla Guardia Costiera e alla Marina”, ha affermato il portavoce della Marina, il Generale Ayoub Qassem. Il vento è cambiato per le ONG. Save the Children potrebbe avere presto altre grane. Lucio Montanino e Pietro Gallo della IMI Security Service, i primi a denunciare le collusioni dell’equipaggio della Iuventa di proprietà dell’organizzazione non governativa Jugend Rettet con i trafficanti, erano imbarcati proprio sulla Vos Hestia. Pesante il contenuto delle loro rivelazioni:“Supporto logistico agli scafisti nel prelevare i migranti direttamente dai gommoni e agevolandone l’imbarco su natanti gestiti da altre ONG” (come la Vos Hestia di Save the Children, ndr). Nelle 148 pagine di atti dell’ordine di sequestro della Iuventa, sono ricostruite dettagliatamente tali opache condotte. Ma sono la Procura di Catania e il Procuratore Carmelo Zuccaro a far tremare scafististi e organizzazioni non governative. Mentre a Trapani si indaga su singoli membri degli equipaggi, a Catania viene passato al setaccio il “sistema”. Gravissima l’ipotesi di reato trapelata: associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un disegno unitario a spese dell’Italia che, se provato, riscriverebbe completamente la storia di questi ultimi anni.

Ernesto Ferrante
13 agosto 2017
www.opinione-pubblica.com/lamaro-agosto-delle-ong-tra-maggiori-controllienuovein...
18/09/2017 00:51
 
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Soros ‘investe’ 500 milioni di dollari nei rifugiati e nei migranti europei e spiega perché

L’articolo che proponiamo, pubblicato da Tyler Durden un anno fa, è finora passato quasi inosservato in Italia, benché sull’immigrazione offra un punto di vista superiore, corroborato da documenti del miliardario Soros e dei suoi funzionari. Dalla sua lettura emergono i seguenti tre fatti:

1. Gli Stati Uniti, non semplicemente l’alacre George Soros, creano i presupposti del fenomeno dell’immigrazione, da un lato continuando a imporre alle popolazioni del terzo mondo i principi del libero scambio, che ne paralizzano le potenzialità di sviluppo autonomo, e d’altro lato destabilizzandole politicamente: la fuga di milioni di persone dall’Africa e dall’Asia, così poco naturale che lo stesso Soros la qualifica come forzata, senza però nominare chi la forzi, segue dalle strategie delle amministrazioni americane, a partire dalla globalizzazione del Washington Consensus per finire alle primavere arabe

2. Gli Stati Uniti provvedono i corridoi ai flussi dei migranti permettendo l’attività dei trafficanti e finanziando le ONG

3. Gli Stati Uniti paralizzano le capacità di difesa degli Stati europei svuotandone la sovranità con la UE e con la NATO e manipolando l’opinione pubblica con l’idea di migrazione come nuova normalità. In effetti la migrazione come nuova normalità implicherebbe il ritorno al nomadismo paleolitico; ma si tratta di miserevole ideologia: non solo Soros continua a distinguere tra migranti e comunità ospiti, ma sottolinea anche che l’obiettivo statunitense è ridurre l’Europa, proprio l’Europa, a comunità ospite. Il quadro che emerge dalle prese di posizione della Open Society Foundation denuncia le migrazioni di massa come arma usata nel quadro di un preciso progetto imperiale di destabilizzazione. La difficoltà di rispondere al fenomeno non nasce dunque dalla sua complessità o dalla sua irresistibilità naturale, tanto meno dalla sua razionalità o dal dovere umanitario: si tratta piuttosto di disobbedire ai disegni di una potenza imperiale che non perdona le disobbedienze. Confermando ancora una volta di essere il burattinaio silenzioso dietro la crisi europea dei rifugiati, in un intervento nel Wall Street Journal, George Soros, l’investitore divenuto miliardario da un giorno all’altro e risoluto sostenitore di Hillary Clinton, ha dichiarato che investirà 500 milioni di dollari per rispondere alle esigenze dei migranti e dei rifugiati. L’investimento di Soros arriva in risposta all’iniziativa dell’amministrazione Obama “Call to Action”, che chiede alle imprese statunitensi di alleviare la crisi dei migranti. Soros, fondatore della Open Society Foundation, ha anche dichiarato che per orientare i suoi investimenti ha in programma una stretta collaborazione con l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e con la Commissione per il Soccorso Internazionale

Difficile che ai bene informati l’annuncio arrivi come una sorpresa. Un mese fa, a seguito delle violazioni informatiche di DCLeaks, abbiamo denunciato che “la violazione informatica dei documenti di Soros svela un piano dietro la crisi europea dei rifugiati”. Per ricordare, stando a uno dei molti documenti trapelati, la crisi europea dei rifugiati dovrebbe essere accettata come una ‘nuova normalità’, e per l’organizzazione di Soros la crisi significa “nuove opportunità” di influenzare su scala globale le politiche di immigrazione. Anna Crowley, funzionario per il programma dell’Open Society Foundation, e Katin Rosin, esperta del programma, hanno insieme redatto il memorandum del 12 maggio intitolato “Migration Governance and Enforcement Portfolio Review”. La rivista, di nove pagine, individua tre punti chiave:

[1.] Open Society Foundation ha avuto successo nell’influenzare la politica di immigrazione globale

[2.] la crisi europea dei rifugiati presenta per l’organizzazione “nuove opportunità” di influenzare la politica globale dell’immigrazione

[3.] la crisi dei rifugiati è la “nuova normalità”

[1.] Come le autrici scrivono nell’introduzione, uno dei propositi della rivista “considera l’efficacia degli approcci che abbiamo utilizzato per raggiungere il cambiamento a livello internazionale”. Una sezione della rivista intitolata “Il nostro lavoro” descrive come il meno trasparente dei think tank americani abbia lavorato insieme ai ‘leader del settore’ per “modellare la politica della migrazione e influenzare i processi regionali e globali con effetti sul modo in cui la migrazione è governata e imposta”. In una sezione intitolata “Le nostre ambizioni” le autrici spiegano:“La nostra premessa per impegnarci nel lavoro legato alla governance era questa: oltre a mitigare gli effetti negativi dell’attuazione, dovremmo anche sostenere gli attori sul campo cercando di cambiare attivamente le politiche, i poteri e le regole che governano la migrazione”. Esse scrivono:“Crediamo anche che progressi a livello regionale o internazionale possano generare l’impulso al cambiamento politico o l’implementazione di norme esistenti al livello nazionale. Abbiamo deliberatamente evitato il termine ‘governance globale’ perché non c’è un unico sistema a livello globale per gestire la migrazione”. La stessa sezione dichiara più sotto che l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione (IMI), “particolarmente a livello globale, ha dovuto essere selettiva e attenta alle opportunità nell’aiutare i leader nel settore per spingere a pensare alla migrazione e a coordinare meglio il patrocinio e gli sforzi di riforma. Abbiamo sostenuto iniziative, organizzazioni e reti il cui lavoro è legato direttamente ai nostri scopi nei corridoi”. In un’altra sezione del memorandum, intitolata “Il nostro posto” si legge:“Ben presto, l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha identificato una manciata di organizzazioni capaci di impegnarsi in modo globale e transnazionale sulla migrazione, elevando oltre il livello nazionale il lavoro di corridoio dell’Iniziativa Internazionale per la Migrazione”. “Queste organizzazioni includono think tank importanti come il Migration Policy Institute (MPI) e reti di patrocinio come l’International Detection Coalition (IDC)” (le autrici più sotto rilevano che MPI, un tenace promotore dell’amnistia per gli immigrati illegali in America, “a volte è criticato per la sua vicinanza ai governi, [ma] il finanziamento flessibile dall’Open Society Foundation gli ha permesso di mantenere una certa indipendenza dai governi a cui esso dà consulenze”). Il memorandum sottolinea anche che “l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha svolto un ruolo centrale nello stabilire e nell’influenzare gli scopi di due nuovi fondi subalterni del [Programma europeo per l’integrazione e la migrazione], quello competente sul Sistema Comune di Asilo Europeo (CEAS) e quello competente sulla detenzione degli immigrati”.

[2.] Ancora più importante: il memorandum spiega come la crisi europea dei rifugiati apra le porte all’organizzazione di Soros per influenzare ulteriormente la politica globale dell’immigrazione. Le autrici notano che l’“attuale crisi dei rifugiati crea lo spazio per riconsiderare la governance della migrazione e il regime internazionale dei rifugiati”. Secondo il memorandum, una ragione di ciò è che i Paesi in via di sviluppo, che costituiscono il Gruppo dei 77 alle Nazioni Unite, sono stati motivati dalla crisi dei rifugiati a mantenere sull’agenda globale i problemi dell’immigrazione”. “La crisi dei rifugiati e la paura che gli interessi dei migranti in fuga dalla povertà, dai cambiamenti climatici, dalla violenza generalizzata o da disastri naturali possano essere trascurati in questi forum, hanno generato una spinta dai Paesi del G 77 per assicurare che altri problemi legati alla migrazione restino nell’agenda globale”. Le autrici spiegano anche che la crisi attuale offre “nuove opportunità” di influenzare su scala globale la politica di immigrazione. “Il clima attuale presenta nuove opportunità per riformare a livello globale la governance della migrazione, o tramite il sistema multilaterale esistente o unendo una gamma di attori, perché pensino più innovativamente. Il nostro interesse e il nostro investimento di lunga data nel lavoro globale ci consentono di avere molti dei partner giusti e di poter aiutare altri a navigare in questo spazio”. La rivista dichiara:“La crisi dei rifugiati offre nuove opportunità” per “il coordinamento e la collaborazione” con altri ricchi donatori. È come se la crisi europea dei rifugiati fosse pianificata e preparata, non solo dall’organizzazione di Soros, ma da altre che trarrebbero beneficio da un salto nel cambiamento della “governance” regionale “della migrazione”, cioè da una riformulazione dei termini della sovranità, come la Grecia, che diversi mesi fa, quando la sua sovranità è stata assoggettata alla volontà del Paese di partecipare al piano europeo dei rifugiati, ha scoperto le maniere forti.

[3.] Non sarà una sorpresa che, secondo la rivista, i decisori politici sull’immigrazione debbano accettare la crisi dei rifugiati come ‘nuova normalità’. Una delle conclusioni elencate nella nota è “accettare la crisi attuale come la nuova normalità e muoversi al di là della pura necessità di reagire”.

Alla luce di quanto sopra, è chiaro che Soros e la ‘Open Society’, che hanno già investito centinaia di milioni nel rimodellare l’Europa in un modo che, pur evitandone il termine, realizza precisamente la ‘governance globale’, col determinare gli afflussi di milioni di forestieri in Europa, continueranno a versare ancora denaro per facilitare l’ingresso in Europa di ‘migranti e rifugiati’, anche se ciò significasse rovesciare Angela Merkel, il cui crollo nei sondaggi è emerso come la più grande sorpresa da quando Soros complotta per modellare il volto dell’Europa per generazioni a venire. E ora Soros si concentra sull’America e anche sul resto del mondo. Di seguito l’intervento di Soros sul Wall Street Journal:

Perché investo 500 milioni di dollari sui migranti

Investirò in startup, in aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate da migranti e rifugiati

Il mondo è stato turbato da un forte aumento della migrazione forzata. Decine di milioni di persone sono in movimento, fuggendo dai loro Paesi in cerca di vita migliore altrove. Alcuni fuggono guerre civili o regimi oppressivi; altri sono scacciati dall’estrema povertà, richiamati dalla possibilità di avanzamento economico per se stessi e le loro famiglie. Il nostro fallimento collettivo nello sviluppare e implementare politiche efficaci per gestire il flusso accresciuto ha contribuito fortemente alla miseria umana e all’instabilità politica – sia nei Paesi in cui le persone fuggono che nei Paesi che, volenti o meno, le ospitano. I migranti sono spesso ridotti a un’esistenza di disperazione inoperosa, mentre i Paesi ospiti non riescono a cogliere i benefici comprovati che una maggiore integrazione potrebbe offrire. Sono i governi a dover svolgere il ruolo direttivo in questa crisi, affrontandola attraverso la creazione e il sostegno di adeguate infrastrutture fisiche e sociali per migranti e rifugiati. Ma è decisivo che si sfrutti anche la potenza del settore privato. Riconoscendo questo, l’amministrazione Obama ha recentemente lanciato un ‘appello all’azione’, chiedendo alle imprese statunitensi di svolgere un ruolo maggiore nell’affrontare le sfide poste dalla migrazione forzata. Oggi i capi del settore privato si riuniscono alle Nazioni Unite per assumere impegni concreti così da contribuire a risolvere il problema. In risposta all’appello, ho deciso di stanziare 500 milioni di dollari per investimenti che affrontino specificamente i bisogni dei migranti, dei rifugiati e delle comunità ospiti. Investirò in startup, in aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate dai migranti e dai rifugiati stessi. Sebbene la mia preoccupazione maggiore sia aiutare i migranti e i rifugiati in arrivo in Europa, cercherò buone idee per investimenti che avvantaggino i migranti di tutto il mondo. Questo impegno a investire capitali integrerà i contributi filantropici che le mie fondazioni hanno versato per affrontare le migrazioni forzate, un problema sul quale abbiamo lavorato a livello globale per decenni e al quale abbiamo dedicato risorse finanziarie significative.

Cercheremo investimenti in una varietà di settori, tra i quali le tecnologie digitali emergenti, che sembrano essere particolarmente promettenti come modo di offrire soluzioni ai problemi che la gente spostata spesso affronta. Progressi in questo settore possono aiutare la gente ad avere accesso ai servizi governativi, legali, finanziari e sanitari. Le società private già investono miliardi di dollari per sviluppare questi servizi per le comunità non-migranti. Questo è il motivo per cui il denaro si muove istantaneamente da un portafoglio mobile ad un altro, gli autisti trovano i loro clienti usando soltanto un cellulare, ed è il modo in cui un medico nordamericano può visitare in tempo reale un paziente africano. Personalizzare ed estendere queste innovazioni per servire i migranti aiuterà a migliorare la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. L’insieme degli investimenti che faremo apparterrà alla mia organizzazione no-profit. Sono pensati per avere successo – perché voglio mostrare come anche il capitale privato possa svolgere un ruolo costruttivo nell’aiutare i migranti – e tutti gli eventuali profitti andranno a finanziare programmi della Open Society Foundation, compresi i programmi che aiuteranno i migranti e i rifugiati. Come campioni di vecchia data della società civile, staremo attenti ad assicurare che i nostri investimenti portino a prodotti e servizi che aiutino veramente i migranti e le comunità ospiti. Per stabilire i principi guida dei nostri investimenti lavoreremo inoltre a stretto contatto con organizzazioni quali l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e la Commissione per il Soccorso Internazionale. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare per il bene pubblico le innovazioni che solo il settore privato può sviluppare. Spero che il mio impegno ispiri altri investitori a perseguire la stessa missione.

Tyler Durden
20 settembre 2016
Fonte: www.zerohedge.com/news/2016-09-20/soros-investing-500-million-europes-refugees-and-migrants-he-expl...

Traduzione: Paolo Di Remigio, Roberto Gironi, Federico Monegaglia
appelloalpopolo.it/?p=34089
15/12/2017 18:18
 
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I migranti vogliono tornare a casa e inviano richieste di rimpatrio

L’effetto più evidente della destabilizzazione in Libia riguarda l’emergenza immigrazione, subita dal nostro Paese in primo luogo ma che, anche nella stessa Africa, non ha mancato dal 2011 in poi di suscitare non poche conseguenze tanto politiche quanto sociali; senza uno Stato, con frontiere ridotte ad una mera linea tratteggiata sulle carte geografiche, l’ex colonia italiana è diventata crocevia dei più pericolosi traffici internazionali, tra cui purtroppo anche quello di esseri umani. Come già detto nello scorso mese di luglio (http://www.occhidellaguerra.it/cosi-la-cedeao-agevola-migranti-raggiungere-leuropa/), la gran parte dei migranti proviene dai paesi della CEDEAO, una ‘piccola’ UE dell’Africa occidentale, in cui l’abolizione delle barriere doganali rende molto semplice lo spostamento tra gli Stati aderenti a tale organizzazione; raggiungere il Niger, Paese confinante con la Libia e membro CEDEAO (che a volte a livello internazionale viene indicata con l’acronimo inglese ECOWAS), da Nazioni ad esempio quali il Burkina Faso, la Nigeria, il Senegal, il Ghana o la Costa d’Avorio, è abbastanza semplice e non richiede né grosse cifre e né tanto meno corpose documentazioni per chi viaggia. Ecco dunque il motivo per cui, sotto la spinta di locali organizzazioni criminali e clan libici, la Libia è stata invasa da migliaia di migranti in attesa di salpare verso l’Italia: ma adesso, forse, qualcosa sulla sponda africana inizia a muoversi.

In Africa la popolazione inizia a chiedere i rimpatri dalla Libia

Lo scorso 15 novembre la CNN ha mandato in onda un documentario che, sulle TV ma soprattutto sul WEB, nei Paesi della CEDEAO ha avuto un enorme impatto mediatico: le immagini, in particolare, hanno mostrato un’asta per la vendita di alcuni ragazzi africani come schiavi all’interno di un campo di detenzione in Libia. I video, che mostrano anche le proibitive condizioni di vita di uomini e donne imprigionati nel deserto libico, riportano la data dello scorso mese di agosto: se per l’Europa quelle immagini non sembrano purtroppo una novità, essendo da tempo i media a conoscenza dopo diversi reportage di quanto accade in Libia, per l’opinione pubblica africana si è trattato di un vero e proprio shock; la pressione delle popolazioni di molti Paesi CEDEAO sui propri governi si è fatta sempre più intensa giorno dopo giorno, tanto che alcuni esecutivi hanno iniziato a varare piani di rimpatrio dei propri concittadini dalla Libia. Come si legge sul quotidiano ‘Nouvelle Tribune’ (https://lanouvelletribune.info/2017/12/niger-500-migrants-bloques-en-libye-a-niamey-depuis-ce-mercredi/), nella giornata di mercoledì, un ponte aereo ha permesso il rimpatrio di circa 500 nigerini dall’ex colonia italiana fino a Niameny, capitale del Paese africano; il governo del Niger, per attuare questa operazione, ha usufruito della collaborazione dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) la quale, dopo aver avuto accesso ad alcuni campi libici, ha individuato i cittadini nigerini anche tramite il personale diplomatico di Niameny presente in Tunisia ed ha quindi organizzato la massiccia operazione di rimpatrio.

L’OIM, tra i suoi obiettivi, oltre all’aiuto da fornire ai migranti in giro per il mondo, ha quello del reinserimento dei cittadini rimpatriati nella propria società d’origine; nel caso sopra esposto, ad esempio, a Niameny sarà proprio l’Organizzazione per le Migrazioni ad aiutare chi è tornato a casa a trovare un lavoro in collaborazione con il governo locale. Ma quello nigerino non è l’unico esempio: su AgenziaNova, si legge come soltanto nel mese di novembre più di 1.500 nigeriani sono stati rimpatriati a Lagos e tanti altri voli da Tripoli sono pronti per essere organizzati alla volta per l’appunto della Nigeria (https://www.agenzianova.com/a/0/1736249/2017-12-07/niger-primo-gruppo-di-migranti-bloccati-in-libia-arrivato-a-niamey-2). Uno dei primi Paesi ad attuare un corposo piano di rimpatrio e reinserimento dei propri cittadini, è stato il Burkina Faso; a Ouagadougou, nello scorso mese di luglio, hanno fatto ritorno 227 migranti recuperati dall’OIM e dal governo locale in Libia: un reportage a firma della giornalista di LeFaso.net, Aissata Laure G. Sidibé (http://lefaso.net/spip.php?article78309), ha mostrato in che modo nella capitale del Paese africano i migranti ritornati dalla Libia sono stati aiutati tanto psicologicamente, al fine di superare i traumi della detenzione dell’ex colonia italiana, quanto a livello sociale e lavorativo. Altri Paesi in Africa sono pronti ad attuare importanti investimenti per il rimpatrio di chi attualmente è rinchiuso nei campi libici in attesa, tra vessazioni e torture, di salpare per l’Italia; la stessa Unione Africana, nel commentare le immagini del reportage della CNN, ha espresso la volontà di porre fine alle condizioni disumane in cui vivono migliaia di migranti.

La tecnica dei rimpatri sembra funzionare
Non solo centinaia di famiglie con donne e bambini al seguito vengono strappati dalle grinfie di criminali ed aguzzini, ma vi è anche un passaparola in cui le storie di chi torna in patria fungono, di fatto, da monito per chi ha intenzione di partire verso l’Europa; è questo il doppio binario su cui poggia la strategia dei rimpatri controllati e pianificati dai governi africani, in collaborazione con l’OIM: se infatti, negli anni passati, è stato proprio il passaparola ad alimentare flussi migratori che hanno avuto nei Paesi CEDEAO la loro base di partenza principale, adesso la diffusione della verità di quanto accade in Libia potrebbe far desistere in tanti dal varcare il confine. “Non è vero che in Libia trovi condizioni migliori, questo dobbiamo dirlo a tutti i nostri connazionali” è, non a caso, uno dei commenti più rilevanti di una ragazza intervistata dal sopra menzionato reportage di LeFaso.net; la diffusione del video della CNN ha dato maggiore consapevolezza alle popolazioni africane di quello che ci si potrebbe aspettare una volta giunti nel deserto libico. A dispetto di quanto spesso affermato da molti governi europei e dalla stessa UE, la quale preme invece per la strategia delle ‘quote di ripartizione’ di chi approda nel vecchio continente, il rimpatrio non è affatto impossibile ed esso, anzi, avviene già grazie a delle strutture esistenti, tanto in ambito internazionale quanto a livello dei locali governi africani.

I ponti aerei che riportano a casa migliaia di persone vengono organizzati nonostante le condizioni in cui versa la Libia e ciò dimostra che, tale strategia, può essere attuata e può significare la svolta nella chiusura dei vari fronti migratori del Mediterraneo. Quando la pressione sulle coste europee si è fatta molto intensa e quando, all’interno della stessa Europa, in tanti hanno iniziato a storcere il naso sulle quote di ripartizione, da allora si è parlato soprattutto di rafforzamento dei controlli presso le frontiere del Mediterraneo e del Sahara, con svariate ipotesi anche di missioni militari ed umanitarie in Niger; in realtà però, la vera scommessa è forse quella di far desistere migliaia di persone dall’intraprendere viaggi della speranza verso il deserto della Libia, evitando loro di diventare facile preda di clan criminali. In tal senso, i rimpatri organizzati e controllati darebbero una grossa mano d’aiuto; i campi libici potrebbero essere svuotati, da un lato, mentre dall’altro lato chi torna a casa potrebbe far capire ai propri connazionali che la vita, dall’altra parte del deserto e del Mediterraneo, non è quella spesso descritta negli anni passati.

Mauro Indelicato
15 dicembre 2017
www.occhidellaguerra.it/migranti-vogliono-tornare-casa-inviano-richieste-ri...
[Modificato da wheaton80 15/12/2017 18:22]
11/06/2018 23:50
 
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Vince Salvini, i buonisti cedono: Aquarius sbarcherà in Spagna

L'Aquarius sarà accolta dalla Spagna a Valencia. Il Primo Ministro socialista Pedro Sanchez ha annunciato che il suo Paese permetterà alla nave con oltre 600 migranti a bordo di attraccare a Valencia. "E' nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone", ha detto il Premier Sanchez. E' la svolta nella storia della nave della ONG SOS Mediterranée, respinta dai porti italiani e da quelli maltesi (che tanto dicono alle nostre spalle, ma che poi si defilano quando tocca loro), che è in navigazione nel canale di Sicilia da tre giorni con 629 immigrati a bordo. Una decisione che arriva dopo il pressing di ONU e UE affinché le ragioni umanitarie prevalessero sulle tattiche politiche e la nave fosse fatta attraccare 'subito'. Il Premier Giuseppe Conte, da Accumoli, dice:"Avevamo chiesto un gesto di solidarietà da parte dell'UE su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità spagnole per aver raccolto l'invito". E ha spiegato che la decisione della Spagna va "nella direzione della solidarietà". Nel frattempo altri immigrati sono stati salvati a largo della Libia. Si tratta di circa 800 persone che, secondo quanto si apprende, sono state recuperate da imbarcazioni italiane e internazionali. Le operazioni di soccorso si sono concluse in piena notte. E il Ministro dell'Interno Matteo Salvini, dopo le polemiche sulla nave Aquarius, ha scritto su Twitter:"Oggi anche la nave Sea Watch 3, di ONG tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l'ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia. L'Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta c'è CHI DICE NO. #chiudiamoiporti".

Mirko Giaffreda
11 Giugno 2018
www.ilpopulista.it/news/11-Giugno-2018/26798/vince-salvini-i-buonisti-cedono-aquarius-sbarchera-in-spa...
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