leggito queso così capirai perche il Grande Monarca non sia un'uomo comune.
PICCOLO DI STAZZA MA GRANDE NELLO SPIRITO.
CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO
don Guglielmo Fichera
3ª puntata - 3ª parte
CAPITOLO 10
I SETTE TUONI - SETTENARIO DEI TUONI
Come tra il 6° e il 7° sigillo, così tra la 6ªA e la 7ª Tromba c’è un’interruzione. Giovanni introduce qui due visioni, la prima (Ap 10,1-11) serve d’introduzione alla seconda (Ap 11, 1-13) e tutte e due poi servono di preparazione al compimento del SETTIMO SIGILLO (Ap 11,14, ss) e al contenuto profetico della SETTIMA TROMBA o TERZO "GUAI". Giovanni dovrebbe ora annunziare il TERZO GUAI, invece "VIDE UN ALTRO ANGELO POTENTE".
(1) VIDI POI UN ALTRO ANGELO POSSENTE, DISCENDERE DAL CIELO
(N.d.R. = A) Angelo diverso da quello del Cap 5,2: è un angelo d’ordine superiore, angelo forte, vigoroso, un ghibbor, uno degli eroi degli eserciti celesti, un intermediario delle rivelazioni divine. B) Questo Angelo, perché discende dal cielo, è quindi inviato da Dio = N.d.R.)
AVVOLTO IN UNA NUBE
(N.d.R. = essa è come un veicolo degli esseri celesti (cfr. Ap 11,12; Ap 14,14-16). Nelle Apparizioni di Fatima, la Madonna all’inizio arriva in un grande globo di luce (che è come il suo veicolo) e poi appare sempre con una nuvola sotto i piedi (cfr. Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fatima, San Paolo, 1987, pp. 61-65) = N.d.R.)
LA FRONTE CINTA DA UN ARCOBALENO:
(N.d.R. = L’arcobaleno indica che l’angelo è un messaggero di pace. L’importanza della missione di questo angelo è evidenziata dalla gloria che circonda la sua apparizione. Nel Capitolo 4, dove è descritto il Trono di Dio, è detto: "Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono" (Ap 4,3). L’arcobaleno ai tempi di Noè era stato il segno della riconciliazione di Dio con gli uomini. Con questo arcobaleno si vuole evidenziare la bontà e la misericordia di Dio, presenti nell’Angelo = N.d.R.)
AVEVA LA FACCIA COME IL SOLE
(N.d.R. = La descrizione è uguale a quella che descrive il volto dell’angelo della Risurrezione - cfr. Mt 28,3 - Un volto splendente e abbagliante. La nube è il mistero velato, non sufficientemente aperto. Il sole è invece il mistero svelato, lucente, di uno splendore insopportabile = N.d.R.)
E LE GAMBE COME COLONNE DI FUOCO.
(N.d.R. = La gambe collegano l’angelo e la terra degli uomini. Esse ardono, come in un incendio. Hanno lo scopo di riversare il fuoco della Parola di Dio - senza attenuarla - sull’umanità. Indica inoltre che questo "fuoco" giudicherà tutti coloro che rifiuteranno la rivelazione divina = N.d.R.)
(2) NELLA MANO TENEVA UN PICCOLO LIBRO APERTO.
(N.d.R. = Il piccolo libro è aperto perché lo si possa leggere. Lo scopo della sua missione è indicato dal libricino (greco = Biblaridion, diminutivo di un altro diminutivo Biblarion). La piccolezza del rotolo e il fatto che esso è "aperto" mostra che vi sono contenute cose che Dio vuole far conoscere ai fedeli di tutte le età. Per alcuni si tratterebbe del Vangelo; per altri le rivelazioni dei 7 tuoni (???) che però Dio vuole sigillate e non fatte conoscere; per altri sarebbe solo la parte finale dell’Apocalisse, con maggiori particolari che riguardano le lotte della Chiesa e la vittoria dei credenti. Per come è fatta la descrizione noi optiamo per il semplice Vangelo = N.d.R.)
AVENDO POSTO IL PIEDE DESTRO SUL MARE E IL SINISTRO SULLA TERRA,
(N.d.R. = Il fatto di mettere un piede sulla terra e uno sul mare, significa, in modo simbolico, che il messaggio è destinato a tutta la terra, fatta di mare e di suolo solido; significa dunque che nessuna cosa della terra e del mare potrà sottrarsi al dominio di Cristo. Significa che il suo messaggio riguarda il mondo intero: il suo gesto è un simbolo per indicare un potere assoluto su tutte le parti dell’universo = N.d.R.)
(3) GRIDÒ A GRAN VOCE COME LEONE CHE RUGGISCE.
(N.d.R. = La voce dell’angelo apre la strada ai sette tuoni, che prima erano confinati nell’arcobaleno. Questa similitudine è un modo simbolico per affermare che quanto sta per accadere ha carattere di minaccia tremenda e severa (cfr. Osea 11,10; Gioele 3,16; Amos 1,2-3). Mentre l’angelo ruggisce come un leone e si scatenano i tuoni, mostra che, alle sue spalle, c’è uno più potente di lui = N.d.R.)
E QUANDO EBBE GRIDATO, I SETTE TUONI FECERO UDIRE LA LORO VOCE.
(N.d.R. = I 7 tuoni figurano la voce di Dio che annuncia quanto deve avvenire ai nemici della sua Chiesa. Il tuono, nell’A.T., era sinonimo del modo di parlare di Dio: si pensi, per esempio, all’incontro tra Mosè e Dio sul Monte Sinai (Es 19,19: "Mosé parlava e Dio gli rispondeva come un tuono"). I 7 tuoni prendono posto accanto alle 7 lettere, ai 7 sigilli, alle 7 trombe, alle 7 coppe = N.d.R.)
(4) DOPOCHÉ I SETTE TUONI EBBERO FATTO UDIRE LA LORO VOCE, IO ERO PRONTO A SCRIVERE
(N.d.R. = Le loro parole hanno rivelato qualcosa perfettamente compresa da Giovanni, perché egli si prepara a scrivere. Quindi la voce dei 7 tuoni era articolata e le cose dette erano intelligibili. Sarebbe vano tentare di capire cosa conteneva questa rivelazione. = N.d.R.)
QUANDO UDII UNA VOCE DAL CIELO CHE MI DISSE: "METTI SOTTO SIGILLO QUELLO CHE HANNO DETTO I SETTE TUONI E NON SCRIVERLO".
(N.d.R. = Su questi 7 tuoni non si trova nulla in nessun commento. Gli autori preferiscono tutti o quasi tutti, soprassedere. Soltanto negli scritti di Maria Valtorta ho trovato che Gesù le dice: "Le sette piaghe ultime (Ap 16) corrispondono ai sette tuoni non descritti" (I Quaderni del 1943, Pisani, 1976, pp. 154-155) = N.d.R.)
(5) ALLORA L’ANGELO CHE AVEVO VISTO CON UN PIEDE SUL MARE E UN PIEDE SULLA TERRA, ALZÒ LA DESTRA VERSO IL CIELO
(N.d.R. = A) In segno di giuramento. Era il modo di giurare degli ebrei; era il segno ordinario con cui si invocava Dio a testimone della verità (cfr. Gen 14,22; Deut 32,40; Dan 12,7). Il giuramento di un angelo, in fondo, è sinonimo di "parola di Dio". Esso ha la stessa forza, la stessa validità definitiva. Il suo giuramento è l’espressione e la manifestazione della volontà di Dio = N.d.R.)
(6) E GIURÒ PER COLUI CHE VIVE NEI SECOLI DEI SECOLI, CHE HA CREATO CIELO, TERRA, MARE E QUANTO È IN ESSI: "NON VI SARÀ PIÙ INDUGIO!"
(N.d.R. = A) L’angelo giura per Dio stesso e precisamente per il Dio che ha creato il cielo, la terra, il mare e tutto il loro contenuto, per il Dio della creazione, da cui con la creazione ha origine anche il tempo. Il castigo non sarà più differito, ma verrà immediatamente.
B) "Non vi sarà più indugio". Letteralmente: "tempo".
C) Questo non vuoi dire, però, che la scadenza è proprio imminente: prima della 7ª tromba, ci sarà il segno dei DUE TESTIMONI. L’accento è posto sulla certezza della fine, non sulla sua prossimità. L’assicurazione risponde alla preghiera ardente dei santi (cfr. Ap 6,10) = N.d.R.)
(7) NEI GIORNI IN CUI IL SETTIMO ANGELO FARÀ UDIRE LA SUA VOCE E SUONERÀ LA TROMBA ALLORA SI COMPIRÀ IL MISTERO DI DIO COME EGLI HA ANNUNZIATO AI SUOI SERVI, I PROFETI.
(N.d.R. = A) Allora saranno realizzati i disegni di Dio relativi al ristabilimento del suo Regno e alla glorificazione della sua Chiesa (cfr. Ap 11,17 ss; 17,17) e la SETTIMA TROMBA sarà così, il segno dell’universale giudizio. Quando suonerà la settima tromba si compirà il mistero di Dio, evidentemente nella nostra storia, perché il mistero di Dio, in se stesso. è compiuto pienamente nella Morte, Risurrezione e Ascensione di Cristo. B) Nei giorni della voce vuoi dire: nel periodo che è inaugurato dal suono della 7ª tromba. Ora quei giorni sono quelli degli eventi descritti dal Cap. 15 in poi. Ci aspettavamo che il 7° angelo suonasse subito e "senza indugio" la 7ª tromba e invece non è così. C) Gli uomini si sono sempre occupati della fine del tempo. Ciò nonostante essa ha perso un po’ della sua urgenza; gli uomini si sono abituati a non interrogarsi più sull’eternità di Dio e a tener conto della preziosità del tempo che scorre. Non hanno voluto capire che il loro tempo ha un limite, che è solo una funzione del tempo di Dio, e ora l’angelo ha giurato che il tempo finirà quando il settimo angelo suonerà la tromba. Il mistero di Dio è stato annunziato ai suoi servi i profeti, così come Dio stesso ha promesso di fare: "In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai Suoi servitori, i profeti" (Amos 3,7) = N.d.R.)
IL LIBRO INGOIATO
(8) POI LA VOCE CHE AVEVO UDITO DAL CIELO MI PARLÒ DI NUOVO: "VA’, PRENDI IL LIBRO APERTO DALLA MANO DELL’ANGELO CHE STA RITTO SUL MARE E SULLA TERRA".
(N.d.R. = A) Un libricino (greco = biblaridion). E possibile che contenesse le rivelazioni dei SETTE TUONI? Certamente no perché Dio ha detto di non scrivere! Era aperto e non sigillato come quello veduto in Ap 5,1. B) La voce dà un comando a Giovanni: egli deve prendere il libro dalla mano dell’angelo. Nonostante Giovanni sia coinvolto dall’estasi, Dio ha sempre rispetto della persona umana.
Egli coinvolge l’uomo non come uno strumento meccanico e totalmente passivo, ma come uno spirito libero, come un figlio, che può prendere visione e dare il suo assenso = N.d.R.).
(9) ALLORA MI AVVICINAI ALL’ANGELO E LO PREGAI DI DARMI IL PICCOLO LIBRO. ED EGLI MI DISSE: "PRENDILO E DIVORALO; TI RIEMPIRÀ DI AMAREZZA LE VISCERE, MA IN BOCCA TI SARÀ DOLCE COME IL MIELE".
(N.d.R. = Giovanni va e prende il libro. Viene comandato a Giovanni di mangiare il libro. Un ordine simile fu pure dato a Ezechiele (cfr. 2,8-9; 3,1; cfr. Sal 109,103). Il profeta "mangia" il volume: è un simbolismo per dire che egli lo assimila (lo deve assimilare bene, come si fa col cibo, per potere poi annunziare in modo autorevole quei contenuti), lo fa diventare il suo messaggio personale, "carne della sua carne". Giovanni deve rendere il contenuto del libro così familiare da farlo diventare il proprio contenuto. Deve fare esperienza di questo dolce-amaro. Tutta la verità divina contenuta nel libro deve essere posseduta in maniera intima e fatta propria. Ogni verità divina ha queste due proprietà tipiche: la dolcezza e l’amarezza. Dolce è la recezione del Signore e della sua Parola; amara è l’esigenza di vivere la via stretta e di far morire l’uomo vecchio.
L’angelo menziona prima l’amarezza, mette la seconda cosa, per prima. Il libro sarà dolce al palato, al gusto, ma amaro nei suoi effetti, nella digestione. N.d.R.)
(10) PRESI QUEL PICCOLO LIBRO DALLA MANO DELL’ANGELO E LO DIVORAI; IN BOCCA LO SENTII DOLCE COME IL MIELE
(N.d.R. = A) Giovanni esegue il compito. Obbedisce. B) "Lo divora" e lo trova dolce: simbolismo per indicare il fascino della dolcezza che produce la parola di Dio = N.d.R.)
MA COME L’EBBI INGHIOTTITO NE SENTII NELLE VISCERE TUTTA L’AMAREZZA.
(N.d.R. = Uno può affermare con gioia il compito di soffrire, di seguire il Maestro per la stessa sua Via Crucis, ma quando poi comincia la sofferenza reale, tutto diventa più oscuro, difficile, amaro. Ma proprio così deve essere. Il discepolo non è da più del Maestro. Bisogna seguire il Maestro per la stessa sua strada, altrimenti non è vero che si crede in Lui! La predicazione autentica produce sempre la "croce" della contraddizione, della persecuzione, della ribellione contro il predicatore, del rifiuto, dell’ostinatezza, dell’indurimento dei cuori. Questa "amarezza", questa croce che si manifesta inevitabilmente nella vita dei veri discepoli di Gesù, è il segno e il sigillo della loro autenticità e fedeltà al Maestro = N.d.R.).
(11) ALLORA MI FU DETTO: "DEVI PROFETIZZARE ANCORA SU MOLTI POPOLI, NAZIONI E RE"
(N.d.R. = A) Il compito di Giovanni non è solo quello di contemplare, ma anche di predire: la contemplazione in quanto tale deve costituire solo un punto di passaggio. La visione non è destinata al veggente in quanto tale. La visione va sempre unita al compito di vivificare la fede e l’amore della comunità cristiana. B) Tutta l’Apocalisse è impostata sull’universalità della sue profezie. Essa è destinata a tutta l’umanità. Il compito di Giovanni non ha per oggetto pochi individui, ma tutta l’umanità di tutti i tempi, fino alla fine. C) Giovanni deve comunicare il disegno di Dio (profetare le rivelazioni di Dio) relativo all’avvenire di tutta l’umanità, vale a dire anche di tanti popoli estranei al cristianesimo; profetizzerà su di essi, riguardo a loro, spesso contro di loro. Da questo punto in poi - infatti - le profezie hanno un carattere spiccatamente universale. Infatti i capitoli da 11 a 18 riguarderanno ancora di più tutte le nazioni (i popoli e i re) = N.d.R.)
Da n.27 - marzo 2005 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.
"...non spegnere lo Spirito, non disprezzare le profezie...esaminare ogni cosa e ritenere ciò che e buono" (Cfr. 1Tess. 5,19-20).