Dimissioni d' élite

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wheaton80
00giovedì 16 gennaio 2014 01:33
Vaticano, rinnovata la commissione di vigilanza sullo Ior. Escluso il cardinal Bertone


Domenico Calcagno


Odilo Scherer

CITTA' DEL VATICANO - Papa Francesco ha modificato per un quinquennio la composizione della Commissione cardinalizia di vigilanza sull'Istituto per le opere di religione (Ior). Escono dall'organismo i cardinali italiani Tarcisio Bertone e Domenico Calcagno, per fare posto al nuovo segretario di Stato Pietro Parolin e all'arciprete di Santa Maria Maggiore Santos y Abril, che potrebbe diventarne il presidente, ancora non indicato (al posto del decaduto Bertone). Esce anche il cardinale brasiliano Odilo Scherer, vescovo di San Paolo e tra i principali contendenti di Bergoglio alla successione di Benedetto XVI. E lascia l'incarico anche l'indiano Toppo sostituito dal cardinale di Vienna Schoenborn. Gli altri membri della Commissione sono Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ed ex ministro degli Esteri di Papa Wojtyla. Il 16 febbraio scorso, cinque giorni giorni dopo l'annuncio della rinuncia al soglio pontificio di Joseph Ratzinger, la sala stampa della Santa Sede rese noto che Benedetto XVI aveva rinnovato "per un quinquennio" la Commissione composta dai cardinali Bertone, Tauran, Scherer, Toppo e Calcagno. Per volontà di Bergoglio, quel mandato si è esaurito dopo soli 11 mesi.

Secondo fonti accreditate, il cardinale Bertone aveva chiesto a Papa Francesco di poter mantenere la presidenza della Commissione anche dopo la sua uscita dalla Segreteria di Stato, ma non è stato accontentato. Inattesa anche l'uscita del presidente dell'Apsa, Calcagno, anch'egli inserito in Commissione lo scorso 16 febbraio da Benedetto XVI. Prosegue, dunque, l'attento lavoro di analisi, controllo e rinnovamento dello Ior a cui Papa Francesco ha da subito dato grande impulso. Istituendo in giugno una nuova Commissione per il rinnovamento dell'Istituto, presieduta dal cardinale salesiano e riformatore Raffaele Farina, affiancato, tra gli altri, proprio da quel cardinale Tauran, rimasto al suo posto nella Commissione di vigilanza oggi rinnovata da Bergoglio. Poco meno di un mese dopo, in luglio, all'indomani dell'arresto di monsignor Nunzio Scarano, contabile dell'Apsa, da parte della Guardia di Finanza con l'accusa di riciclare attraverso lo Ior ingenti somme di denaro per conto di suoi amici, lo stesso Pontefice aveva istituito una Commissione d'inchiesta sullo Ior, anche per migliorarne le strategie, evitare sprechi di risorse e soprattutto garantirne la trasparenza. Ad eccezione del segretario, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, i membri della Commissione d'inchiesta sono tutti laici, esperti di materie giuridiche, economiche, finanziarie e organizzative, già consulenti o revisori di istituzioni economiche vaticane o ecclesiastiche. A far materialmente da tramite tra le due Commissioni, il segretario personale del Papa, monsignor Alfred Xuereb.

La decisione di rinnovare la Commissione cardinalizia di vigilanza sembra escludere la chiusura imminente dello Ior, indicata dallo stesso Pontefice come una delle possibili e più drastiche soluzioni della questione relativa alla banca vaticana. E, alla luce del ricambio odierno, si comprende anche come Papa Francesco avesse fatto riferimento alla Commissione d'inchiesta e non a quella di vigilanza, quando, sull'aereo che lo riportava in Italia dopo la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, ai giornalisti aveva detto: "Io non so come finirà lo Ior. Alcuni dicono che, forse, è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo. Mah, si sentono queste voci. Io non so. Io mi fido del lavoro delle persone dello Ior, che stanno lavorando su questo, anche della Commissione".

15 gennaio 2014
www.repubblica.it/esteri/2014/01/15/news/vaticano_commissione_vigilanza_ior-7...
wheaton80
00sabato 1 febbraio 2014 22:15
Mastrapasqua si arrende: “mister 25 poltrone” lascia la presidenza dell’Inps



Il collezionista di poltrone dice addio alla presidenza dell’Inps. Antonio Mastrapasqua, dopo le dichiarazioni del premier Enrico Letta sull’esclusività dell’incarico e dell’approvazione di un ddl sul conflitto di interessi, ha consegnato al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, le dimissioni “anche alla luce delle decisioni assunte ieri dal Consiglio dei ministri”. Il governo – spiega una nota del ministero del Lavoro – ha deciso di accelerare il processo di ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail e ha approvato un disegno di legge per disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’interesse. La nota si conclude con “l’apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal dottor Mastrapasqua” e un ringraziamento “per il lavoro svolto in questi anni per il rinnovamento dell’Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell’Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals”. Già domenica scorsa, all’indomani delle notizie sulle indagini che coinvolgono il presidente dell’Inps nel suo diverso incarico di direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma, Letta aveva promesso “massima chiarezza nel rispetto dei cittadini”. E aveva incaricato il ministro Giovannini di fare una relazione “al più presto possibile” su tutti i profili della vicenda in cui Mastrapaqua è indagato per truffa, falso e abuso d’ufficio dalla procura di Roma. Così a stretto giro, cinque giorni dopo, le prime contromisure sono arrivate sul tavolo del Consiglio dei ministri con un disegno di legge con procedura d’urgenza. Il presidente del Consiglio ha quindi atteso la notizia delle indagini per alzare i toni nei confronti di Mastrapasqua. Anche se il commercialista regna dal 2008 sul più grande ente previdenziale d’Europa nonostante denunce, scandali, interrogazioni e mozioni parlamentari. “Finalmente la procura di Roma ha indagato Mastrapasqua, collezionista di poltrone con 25 incarichi simultanei ed in conflitto di interesse, per la scandalosa storia delle cartelle gonfiate per portare a casa maggiori rimborsi all’Ospedale israelita, di cui è direttore generale, per un importo di 85 milioni di euro di cui 14 sarebbero non dovuti”, ha annunciato l’associazione di consumatori Adusbef commentando la notizia dell’inchiesta romana. “Il direttore dell’Inps e vicepresidente di Equitalia – prosegue la nota dell’Adusbef – quasi certamente gode del dono dell’ubiquità. Infatti, oltre alle 25 cariche note, dalla presidenza di Idea Fimit, la più grande società immobiliare italiana accusata di essere stata al centro di molteplici scandali immobiliari, alle molteplici poltrone nei collegi sindacali, ha anche un’altra serie d’incarichi. Il commercialista – uomo da 1.200.000 euro l’anno – è anche amministratore unico della Litorale spa, azienda per lo sviluppo economico turistico e occupazionale del litorale laziale”. Le dimissioni di Mastrapasqua erano nell’aria da un po’. “Il governo di Mario Monti voleva intervenire su di lui, ma ci furono veti superiori che bloccarono la cacciata”, ha rivelato l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero in un’intervista a La Stampa. “L’obiettivo era una gestione più trasparente e meno accentrata e a tal fine venne istituita una commissione ad hoc per rivedere la struttura dell’Ente. Purtroppo però, nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica impedì il rinnovamento”. Si aprono ora le scommesse su chi prenderà il posto di Mastrapasqua alla guida dell’Inps. Il candidato più forte, secondo le indiscrezioni che circolano in questi giorni, è l’ex Ministro del Lavoro Tiziano Treu, nominato durante il governo Dini e confermato da Prodi. In quota anche Raffaele Bonanni, attuale segretario della Cisl, anche se sarebbe al momento il candidato più debole. Nella rosa dei candidati c’è anche un posto per Giuliano Cazzola, ex presidente della commissione Lavoro della Camera e a lungo consigliere d’amministrazione dell’Inps, che eletto in passato per il Popolo delle libertà, e dopo essersi candidato per la lista Scelta Civica, ha ora aderito al Ncd. Intanto il premier italiano punta a guadagnare consensi sottolineando il suo contributo all’addio di Mastrapasqua. “Credo che abbia fatto una scelta saggia”, ha detto. “Ha colto l’iniziativa del governo: non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività”.

1 febbraio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/01/mastrapasqua-dopo-il-pressing-di-letta-si-dimette-da-presidenza-inps...
wheaton80
00venerdì 7 febbraio 2014 15:04
Agenzia Spaziale, Saggese si dimette per l’indagine su tangenti e appalti



Il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, mette a disposizione il suo mandato al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. La decisione arriva dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per concussione, nell’ambito di un’inchiesta su un giro di appalti e tangenti. “L’ingegnere Enrico Saggese, – si legge in una nota dell’Asi – nel rispetto delle indagini in corso, ribadendo la sua totale estraneità ai fatti contestatigli (…), ha inviato al Ministro Vigilante una lettera di messa a disposizione il proprio mandato di Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, con effetto immediato”. Nell’indagine, aperta dal pm della procura capitolina Paolo Ielo, sono indagate 7 persone. L’inchiesta è stata avviata dopo la denuncia di un dirigente dell’Asi vittima di un tentativo di concussione che, a fronte della rilevazione di anomalie nella gestione degli appalti, sarebbe stato oggetto di ritorsioni. Per la procura, Saggese “ha abusato del suo ruolo apicale rivestito” nell’ente. Tra gli episodi attribuiti al presidente c’è anche una carta di credito ricaricabile che gli sarebbe stata messa a disposizione dalla società Art Work. Agli indagati sono contestati, a seconda delle posizioni, i reati di concussione e corruzione. Oltre a Saggese sono iscritti nel registro degli indagati due suoi collaboratori, Francesca e Mario Giacomo Sette (dipendenti Finmeccanica distaccati presso l’Asi) e gli operatori di società Elena Oteri, Alfiero Pignataro, Salvatore Marascia e Vittorio Sette.

7 febbraio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/07/agenzia-spaziale-saggese-si-dimette-per-lindagine-su-tangenti-e-appalti...
wheaton80
00sabato 8 febbraio 2014 23:48
Gb: colf irregolare, ministro dell'Immigrazione si dimette



Da ministro dell'Immigrazione era in prima linea nel chiedere regole più severe per i lavoratori stranieri. Ma come privato cittadino, si faceva pulire la casa da una immigrata irregolare. Di fronte al fatto compiuto, nonostante la difesa di rito, non ha potuto far altro che farsi da parte e abbandonare la poltrona. Mark Harper, 43 anni, ministro dell'Immigrazione del governo britannico, ha lasciato il suo incarico dopo aver scoperto che la sua domestica dal 2007 era una clandestina. Harper era balzato agli onori delle cronache per aver tagliato i benefit agli immigrati dell'Unione europea (in particolare romeni e bulgari) e per una pubblicità rivolta agli stranieri clandestini: «Andatevene a casa o verrete arrestati».

CAMERON RAMMARICATO - Il premier David Cameron ha accolto le dimissioni «con rammarico» e ha nominato nuovo ministro James Brokenshire. Nella lettera di dimissioni rivolta al primo ministro, Harper ha spiegato di aver assunto la domestica nel 2007 perché gli facesse le pulizie in casa: all'epoca la donna (di nazionalità non specificata) era in regola.

IL BOOMERANG DEL MINISTRO - Nel 2012, a un secondo controllo, i suoi documenti erano risultati ancora a posto. L'anno dopo però, il ministro aveva lanciato una campagna presso i datori di lavoro perché controllassero con più attenzione la posizione dei loro lavoratori stranieri. Volendo dare il buon esempio, Harper aveva fatto verificare anche la posizione della sua domestica. E l'ufficio immigrazione aveva scoperto che la donna non aveva più un permesso di lavoro. Il ministro ha immediatamente segnalato la cosa alla sua collega ministra dell'Interno, Theresa May.

DIMISSIONI IN FRETTA E FURIA - A quel punto si è trovato in una situazione imbarazzante. Il paladino della lotta ai clandestini che dava lavoro a una clandestina, anche se inconsapevolmente (almeno a suo dire). Una situazione che in passato è costata il posto a numerosi ministri statunitensi, che hanno dovuto lasciare a causa delle loro domestiche latinoamericane senza permesso di soggiorno. Prima che scoppiasse lo scandalo, Harper ha dunque deciso di dimettersi.

08 Febbraio 2014
www.lettera43.it/cronaca/gb-colf-irregolare-ministro-dell-immigrazione-si-dimette_4367512...
wheaton80
00venerdì 14 febbraio 2014 23:34
Letta si dimette, via a consultazioni lampo. Il Cav, auguri a Renzi ma non è democrazia



Enrico Letta ha rassegnato oggi le dimissioni: 'Ogni giorno come l'ultimo', ha scritto su Twitter. Nel pomeriggio sono partite le consultazioni lampo, senza alcun passaggio parlamentare. Non andranno M5S e Lega. E sull'assenza del Carroccio il capo dello Stato ha espresso il proprio stupore. Il Quirinale ha chiesto intanto di far presto. Secondo le previsioni Napolitano dovrebbe conferire l'incarico a Renzi domenica ed entro 10 giorni si andrà al voto delle Camere. Terminata la prima giornata di consultazioni, con i presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini, e i presidenti del Gruppo misto De Petris e Pisicchio. Si ricomincia domani alle 10, alle 19,15 si chiude col Pd. "A Renzi faccio gli auguri di tutto cuore ma questo non significa che ciò che sta accadendo sia da iscrivere in ciò che può accadere un una democrazia perchè o il potere è democratico o non è democrazia". Lo afferma Silvio Berlusconi chiudendo la campagna elettorale in Sardegna di Ugo Cappellacci. "Sono l'ultimo presidente del Consiglio che è stato eletto dal popolo". Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si apprende in ambienti di palazzo Chigi, ha chiamato il presidente del Consiglio uscente dall'Air Force One ribadendo la sua sincera amicizia e complimentandosi per il lavoro svolto da Letta a livello internazionale.

Consultazioni lampo - Il Presidente della Repubblica svolgerà nel più breve tempo possibile le consultazioni al fine di avviare la complessa fase successiva che dovrà condurre a una efficace soluzione della crisi, quanto mai opportuna nella delicata fase economica e per affrontare al più presto l'esame della legge elettorale e delle riforme ritenute più urgenti.

Dimissioni irrrevocabili - Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha rassegnato nelle mani del capo dello le dimissioni irrevocabili. Dimissioni che non prevedono un passaggio parlamentare.
Nel prendere atto delle dimissioni irrevocabili di Letta e del fatto che a questo punto un formale passaggio parlamentare non potrebbe offrire elementi tali da indurlo a soprassedere dalle dimissioni il Capo dello Stato osserva che il Parlamento potrà comunque esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo. La stessa procedura - si ricorda - si è seguita con le dimissioni del Presidente Berlusconi e dal Presidente Monti la scorsa legislatura.

L'ultimo tweet da premier -
"Al Quirinale a rassegnare le dimissioni al Capo dello Stato. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. 'Ogni giorno come se fosse l'ultimo' aveva twittato Letta.

www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2014/02/12/Letta-Renzi-nulla-fatto-Posizioni-restano-distanti_10060...
wheaton80
00venerdì 14 febbraio 2014 23:42
Scandalo pedofilia scuote Germania, Merkel caccia un ministro



(AGI) - Berlino, 14 feb. - "Signori e signore, Auf Wiedersehen": con queste parole, in una conferenza stampa, il ministro dell'Agricoltura tedesco, Hans-Peter Friedrich, si e' dimesso oggi in seguito al caso Edathy, l'ex deputato della Spd indagato per pedofilia. Friedrich era sotto pressione per aver informato a ottobre il presidente del partito Sigmar Gabriel delle indagini in corso su Sebastian Edathy. Friedrich ha affermato di essere convinto di aver agito in maniera corretta ma che la pressione su di lui era ormai eccessiva per permettergli di proseguire nel suo incarico. Il cancelliere, Angela Merkel, in un breve intervento televisivo ha detto di accettare le dimissioni del ministro "con grande rispetto e dispiacere". Secondo quanto riporta la Bild sarebbe stata proprio la Merkel a convincere Friedrich a dimettersi dopo che lui stesso aveva annunciato di volerlo fare in caso fosse avviata un'inchiesta legale sul caso.

14 febbraio 2014
www.agi.it/estero/notizie/201402142208estrt10271scandalo_pedofilia_scuote_germania_merkel_caccia_un_...
wheaton80
00mercoledì 26 febbraio 2014 00:43
Mannheimer indagato, dimissioni da presidenza Autorithy a Roma



Con una lettera, inviata al presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti e letta in aula, Renato Mannheimer ha rassegnato le sue dimissioni da presidente dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale. Motivo della scelta, secondo quanto contenuto nella lettera, l’inchiesta della Procura di Milano per irregolarità fiscali. Il presidente Coratti ha accettato le dimissioni “per correttezza e non senza rammarico”. Il sondaggista è ”pentito”, come lui stesso ha fatto sapere tempo fa, e si sta muovendo per restituire “tutto quanto” il dovuto con un risarcimento che potrebbe favorire anche il patteggiamento della pena. A carico del presidente dell’istituto di sondaggi Ispo, e di altre nove persone, la Procura di Milano ha chiuso nei giorni scorsi le indagini contestando una presunta frode fiscale da circa 10 milioni di euro, realizzata attraverso uno schema di false fatture e società esistenti solo sulla carta, che avrebbe permesso al sondaggista di aggirare il Fisco e spostare denaro su conti esteri. Mannheimer, in particolare, è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’utilizzo di false fatture per operazioni inesistenti (per circa 30 milioni di euro), assieme ad altre quattro persone. Tra loro, il commercialista Francesco Mario Merlo e due personaggi già indagati anche nel caso Finmeccanica con al centro la presunta tangente pagata a funzionari del Governo indiano per aggiudicarsi la fornitura di 12 elicotteri Agusta-Westland: Carlo Gerosa e il tunisino Hedi Kamoun. Stando all’imputazione del pm di Milano Adriano Scudieri, Mannheimer è indagato nella qualità di “amministratore e legale rappresentante” della Ispo Ricerche srl e come responsabile di altre società. E sarebbe stato proprio lui “l’ideatore e beneficiario dell’attività fraudolenta, posta in essere attraverso il consulente e commercialista Merlo” e tramite le cosiddette società “filtro” e una serie di società “cartiere” tunisine. Mannheimer, come scrive il pm, si sarebbe servito “al fine di evadere le imposte sui redditi e sull’Iva, nelle dichiarazioni fiscali societarie per gli anni dal 2004 al 2010” di fatture “per operazioni inesistenti utilizzate dalle società effettivamente operative da lui amministrate, emesse dalle società ‘filtro’” e di “fatture per operazioni inesistenti utilizzate dalle società ‘filtro’ da lui di fatto amministrate, emesse dalle società ‘cartiere’ tunisine”. Il sondaggista, inoltre, avrebbe trasferito poi “il provento dell’evasione alle società ‘cartiere’ tunisine per poi veicolare l’illecito profitto su conti a lui riconducibili radicati in Svizzera, in Antigua e Lussemburgo”.

25 febbraio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/25/mannheimer-indagato-dimissioni-da-presidente-autorithy-a-roma...
wheaton80
00lunedì 3 marzo 2014 22:09
Gentile lascia travolto dallo scandalo



Dopo 48 ore di polemiche infuocate, Antonio Gentile si «arrende». Il senatore Ncd, nominato sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, a pochi giorni dal caso del quotidiano «L’Ora della Calabria», cede alle pressioni di chi - da buona parte del Pd all’intera opposizione - voleva le sue dimissioni. È «una decisione sofferta», giunta al termine di «una riflessione amara», quella che Gentile annuncia in una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Matteo Renzi e al «suo» leader, Angelino Alfano. Una decisione che, di fatto, toglie le castagne dal fuoco al governo ricucendo i rapporti nella maggioranza proprio mentre il nodo dell’Italicum si avvia al suo climax. E, a testimonianza di ciò, Renzi avrebbe detto ai suoi fedelissimi di rispettare e apprezzare una scelta che resta, ad ogni modo, di Ncd. Scelta fatta «nell’interesse del Paese», al termine di «uno stillicidio», rimarca Gentile nella sua missiva, alla quale fanno eco le parole di Alfano: «Gentile ha rassegnato le proprie dimissioni da sottosegretario senza che alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto. Per noi viene prima l’Italia». Di certo, la decisione di Gentile rende vana la mozione di sfiducia presentata da Sel e annunciata dal M5S ed evita un voto in Aula dove il Pd correva il rischio di presentarsi spaccato. Il passo richiesto al senatore da più parti, alla fine, arriva - ironia della sorte - proprio mentre la Procura di Cosenza annuncia che il senatore non è indagato nell’inchiesta che si è aperta sulle pressioni che sarebbero state esercitate su «l’Ora della Calabria» per impedire la pubblicazione della notizia di un’indagine in cui è coinvolto il figlio del parlamentare. Notizia, quella annunciata dal Pm Dario Granieri, alla quale guardava con interesse anche Palazzo Chigi, deciso ad attendere l’eventuale ingresso di Gentile nel registro degli indagati prima di fare qualsiasi mossa. Con le dimissioni del senatore, Renzi avrà un nodo in meno da sciogliere e potrà concentrarsi con più tranquillità sul suo programma, che il premier vuole rapido e concreto. Con il Piano Casa, venerdì sul tavolo del Cdm, come primo appuntamento chiave, e il Jobs Act come partita che Renzi vuole chiudere prima dell’incontro a Berlino con Angela Merkel. E in una lettera inviata oggi ai sindaci italiani, Renzi, confermando come fin «dalla prossima settimana arriveranno i primi provvedimenti economici», rimette in primo piano uno dei suoi cavalli di battaglia: il piano di edilizia scolastica. «Scegliete all’interno del vostro Comune un edificio scolastico. Inviateci entro il 15 marzo una nota sintetica» sul loro stato, «noi cercheremo nei successivi quindici giorni di individuare le strade per semplificare le procedure di gara e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità interna», scrive il premier nella sua missiva. Quella dei sottosegretari, tuttavia, resta una rosa con diverse spine, con altri tre elementi freschi di nomina, i dem Francesca Barracciu, Vito De Filippo e Umberto Del Basso De Caro che risultano indagati nelle regioni di appartenenza. È soprattutto sulla prima - indagata per peculato nel caso delle `spese pazze´ dei fondi ai gruppi regionali sardi - ad essere finita nel mirino di Ncd in questi giorni. Casi sui quali, archiviato il nodo Gentile, si potrebbe ora concentrare l’attenzione dell’opposizione e degli alfaniani.

3/03/2014
www.lastampa.it/2014/03/03/italia/politica/gentile-si-dimette-da-sottosegretario-torno-a-fare-politica-in-calabria-V7D1jF8NL9FWZCEHX2KCiI/pag...
wheaton80
00giovedì 27 marzo 2014 02:25
Vescovo tedesco rimosso dal Papa per spese folli: 31 milioni per la sua residenza



Giro di vite a Limburg, in Germania. Il vescovo spendaccione Franz Peter Tebartz van Elst deve lasciare la diocesi: gli sarà assegnato un altro incarico, non ancora definito, e al suo posto alla guida della diocesi arriverà l'amministratore apostolico mons. Manfred Grothe. L'annuncio della decisione della Santa Sede di accogliere le dimissioni che il presule aveva presentato lo scorso 20 ottobre, si accompagna alla richiesta del Papa, «al clero e ai fedeli» di Limburg di «accogliere con docilità» la decisione, e di «impegnarsi» per «ritrovare un clima di carità e riconciliazione». L'accusa: ha speso 31 milioni per ristrutturare la sua residenza. La rimozione del vescovo viene annunciata da una nota della diocesi tedesca, letta in sala stampa vaticana da padre Federico Lombardi. Franz-Peter Tebartz van Elst, fino a oggi ordinario di Limburg, era accusato di aver speso 31 milioni di euro per ristrutturare la sua residenza in diocesi, e da mesi i fedeli ne chiedevano a gran voce la rimozione. Lo scorso ottobre era stato allontanato per un periodo dal governo ed era stato nominato un vicario generale per amministrare i beni diocesani. Nel frattempo era al lavoro una commissione d'inchiesta sulle spese folli decisa dal Vaticano in accordo con la conferenza episcopale tedesca e con il Capitolo del Duomo di Limburg. La rimozione è stata decisa dalla Congregazione vaticana per i vescovi, dopo aver «studiato attentamente il rapporto» della inchiesta, che aveva come principale scopo appurare le «responsabilità coinvolte nella costruzione del Centro Diocesano "St. Nikolaus". Mons. Tebartz van Elst era stato ricevuto da Papa Francesco lo scorso 21 ottobre, quando era ancora al lavoro la commissione di inchiesta. L'indignazione di popolo per le spese sostenute dal presule - si parla persino di 15mila euro solo per una vasca da bagno, per giunta doppia - aveva ovviamente colpito il Papa, i vescovi tedeschi e in genere la Chiesa, che con il Pontefice latinoamericano ha in agenda i poveri e stili di vita che non offendano i poveri.

26 Marzo 2014
www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATICANO/vescovo_rimosso_papa_limburg_franz_peter_tebartz_val_elst/notizie/5950...
wheaton80
00domenica 13 aprile 2014 00:05
Si dimette il ministro della Sanità di Obama



La riforma aveva come obiettivo dare l'assicurazione sanitaria ai 45 milioni di americani che ancora non l'hanno, il che fa degli Stati Uniti il paese occidentale più arretrato sul fronte della salute. In Italia e in Europa la sanità è disponibile e gratuita per tutti. L'amministrazione è riuscita per il momento a far iscrivere al website del governo www.healthcare.gov 7,5 milioni di americani, cifra appena superiore ai 7 milioni (al 31 marzo) considerato il tetto minimo affinché il sistema funzionasse. Più giovani sono iscritti e più vengono distribuiti i costi. L'Obamacare è il punto n.1 di attacco da parte dei repubblicani, il partito che considera la riforma "socialista", con il governo accusato di intrufolarsi nelle vite private dei cittadini. La stessa cosa fu detta negli anni Trenta del Social Security e del Medicare, adesso due dei capisaldi dell'assistenza negli Stati Uniti, a cui neanche il più destrorso dei repubblicani ora rinuncerebbe. Tuttavia, poiché a novembre si vota per le elezioni di MidTerm, Obama ha acconsentito ad immolare il ministro della Sanità Kathleen Sebelius. Motivo: i democratici sono in allarme per la possibile perdita del controllo al Senato (la Camera è già repubblicana). In campagna elettorale l' Affordable Care Act - il vero nome della legge di riforma da tutti chiamata Obamacare - sarà certamente il maggior cavallo di battaglia del partito che si oppone al Presidente. "Se nell'amministrazione Obama pensano che queste dimissioni possano calmare le acque, penso che sbaglino, la mossa non farà che rafforzare i repubblicani", dice David Yepsen, direttore del Paul Simon Public Policy Institute alla Southern Illinois University.

11 aprile 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1685599/usa/si-dimette-il-ministro-della-sanita-di-ob...
wheaton80
00mercoledì 14 maggio 2014 11:48
Intesa SanPaolo continua il ricambio al vertice, lascia Francesco Micheli


Francesco Micheli


Enrico Cucchiani

Ancora una rivoluzione al vertice di Intesa SanPaolo. Con due anni di anticipo rispetto alla scadenza l’ex braccio destro di Corrado Passera, Francesco Micheli, ha lasciato l’istituto. Dopo oltre dieci anni di carriera – con un’interruzione nel 2010 - tra le prime linee della Cà de Sass, dov’era arrivato, come Passera, dopo un’esperienza in Poste italiane, il super manager 68enne ha rassegnato le dimissioni da tutti gli incarichi nella banca presieduta da Giovanni Bazoli. Il passo indietro, che avrà effetti a partire da giovedì prossimo, riguarda sia il posto da consigliere di gestione che da direttore operativo. Incarico quest’ultimo che potrebbe essere ricoperto da Emiliano Omar Lodesani, attuale direttore generale della Cassa di Risparmio del Veneto (gruppo Intesa Sanpaolo). Giovedì quindi con la riunione del consiglio di gestione per l’approvazione dei conti del primo trimestre potrebbe essere assegnata la nomina. Discorso diverso, invece, per l’integrazione del Cdg che compete al consiglio di sorveglianza. Micheli inoltre finora aveva assunto diverse deleghe all’interno del gruppo come organizzazione, personale, sistemi informatici e acquisti. E’ possibile che l’amministratore delegato, Carlo Messina, che ha da relativamente poco sostituito Enrico Cucchiani, decida di ridistribuire questi incarichi a più manager in modo da favorire un ricambio generazionale tra le prime linee. Proprio il consigliere delegato, commentando l’uscita di Micheli, ha avuto modo di ricordare il contributo “decisivo al successo di Intesa Sanpaolo, nei vari ruoli che ha ricoperto, da ultimo quale Chief operating officer. E’ parte della storia e della vita della nostra banca. E’ grazie a lui – ha detto Messina – se Intesa Sanpaolo è oggi una delle migliori banche in Europa per cost-income, produttività ed efficienza. Il suo rigore e la sua coerenza lo hanno portato a dare l’esempio e ad aderire per primo all’accordo da lui concluso e relativo all’uscita dal gruppo di 170 dirigenti, molti dei quali in possesso dei requisiti pensionistici. Dobbiamo riconoscergli il merito particolare anche del piano di azionariato diffuso e dell’accordo sottoscritto nei giorni scorsi con le organizzazioni sindacali, che concorrerà al raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali del piano di impresa 2014-2017 e al successo” della banca.

13 maggio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/13/intesa-sanpaolo-continua-il-ricambio-al-vertice-lascia-francesco-micheli...
wheaton80
00giovedì 15 maggio 2014 01:02
Si dimette la direttrice di Le Monde



«In queste condizioni non mi è più possibile assicurare pienamente e serenamente la direzione del giornale». È con queste parole che Natalie Nougayrede ha lasciato la direzione di Le Monde. In pieno conflitto con la redazione, la prima direttrice donna del prestigioso quotidiano francese non ha avuto altra scelta che gettare la spugna, neanche un anno e mezzo dopo la sua nomina. «La volontà di certi membri di Le Monde di ridurre drasticamente le funzioni del direttore è incompatibile, per me, con la possibilità di portare avanti la mia missione - ha spiegato in una nota alla redazione - Ciò indebolirà profondamente e a lungo termine la funzione. Gli attacchi diretti e personali nei confronti della direzione e del mio operato mi impediscono di portare avanti il piano di trasformazione concordato con gli azionisti e che necessita un ampio appoggio della redazione, nell’interesse del giornale». Appena alcuni giorni fa, due vicedirettori vicini alla Nougayrede avevano già dato le dimissioni. Nel frattempo, l’ormai ex direttrice aveva tentato di formare un nuovo staff, senza riuscire però a trovare alleati all’interno del giornale. Le sue funzioni dovrebbero essere rapidamente assunte da un sostituto, nell’attesa che venga nominato un nuovo direttore. A Natalie Nougayrede, 46 anni, eletta con ampi consensi nel marzo del 2013, sono rimproverati metodi di gestione «rigidi» e «autarchici». È accusata dai colleghi «non ascoltare nessuno» e «di non saper prendere le decisioni urgenti». Alla prematura scomparsa del suo predecessore, Erik Izraelewicz, Natalie Nougayrede ha ereditato un giornale con i conti in rosso e la difficile transazione dal cartaceo al web. Una situazione simile a quella di un altro celebre giornale in Francia, Libe’ration, il quotidiano storico della gauche, al limite del fallimento e senza direttore dopo le dimissioni di Nicolas Demorand. La crisi vera e propria a Le Monde è scoppiata la settimana scorsa con le dimissioni di massa di un gruppo di caporedattori. Un gesto simbolico e forte per protestare contro il piano di mobilità, presentato a febbraio, che prevede il trasferimento di una cinquantina di posti di giornalisti alla redazione online. Allo stesso tempo, la nuova direzione editoriale prevedeva di lanciare una nuova formula del giornale, con un taglio di rubrica, e una versione per il tablet. Un piano generale giudicato «brutale» dai giornalisti. Dopo le dimissioni di gruppo, il ritmo delle riforme è stato rallentato e si svilupperà su più mesi.

14/05/2014
www.lastampa.it/2014/05/14/esteri/sidimetteladirettricedilemonde3TBbql6pfQuM6u3k6i8CVM/pag...
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00giovedì 15 maggio 2014 01:04
Dopo Le Monde il New York Times: Jill Abramson lascia la direzione



Dopo Natalie Nougayrede a Le Monde anche la direttrice del New York Times Jill Abramson lascia “improvvisamente” il timone. Abramson, 60 anni, è stata la prima direttrice donna del New York Times. Era arrivata al quotidiano nel 1997 e per otto anni aveva ricoperto il ruolo di caporedattore.Verrà sostituita da Dean Baquet. Baquet, 57 anni, è il primo afro-americano a guidare la storica testata. Baquet è stato anche direttore del Los Angeles Times e vanta un premio Pulitzer per ‘investigatig reporting’ per un pezzo sulla corruzione a Chicago. “E’ un onore - ha detto - essere al timone dell’unica testata del Paese che è al momento migliore di quanto fosse una generazione fa”. L’annuncio è stato dato questa sera dall’editore del giornale Arthur Sulzberger che ha spiegato che Baquet “è un reporter eccezionale nonché un direttore con un impeccabile senso della notizia che vanta il sostegno di tutti i colleghi”. I motivi del cambio di guardia non sono noti.

14 maggio 2014
qn.quotidiano.net/esteri/2014/05/14/1065533-new-york-times-jill-abramson-direzio...
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00sabato 31 maggio 2014 02:20
Usa: scandalo ex veterani, si dimette segretario Shinseki



(ASCA) - Si è dimesso Eric Shinseki, segretario statunitense agli Affari dei Veterani, travolto da uno scandalo sui trattamenti sanitari riservati agli ex combattenti. La notizia del suo addio è stata annunciata dallo stesso presidente Barack Obama, che si è mostrato dispiaciuto nel comunicare di aver accettato le dimissioni dell' uomo che in passato aveva spesso definito un ''eroe americano''. I ritardi di settimane e anche mesi per le cure sanitarie dei veterani di guerra hanno oscurato anche l' immagine della Casa Bianca, dopo che Obama nella campagna del 2008 aveva promesso maggiore attenzione ai soldati che hanno combattuto in Iraq e in Afghanistan. Il presidente ha annunciato che la direzione ad interim del Dipartimento verrà affidata al vice di Shinseki, Sloan Gibson.

30 Maggio 2014
www.asca.it/news-Usa__scandalo_ex_veterani__si_dimette_segretario_Shinseki-1392647-...
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00martedì 3 giugno 2014 01:11
Juan Carlos abdica: in frantumi il suo legame con gli spagnoli



La decisione storica di re Juan Carlos di abdicare la corona di Spagna risale allo scorso gennaio. La corona era sua dal 1975. Ancora fragile dopo l’ennesimo intervento chirurgico, il monarca pronunciava un discorso all’indomani del suo 76esimo compleanno. Un ritorno sulla scena pubblica per tentare di riconquistare una popolarità ormai in calo. Il legame tra gli spagnoli e un re, da sempre giudicato vicino al suo popolo, era andato in frantumi nel 2012 quando Juan Carlos dovette farsi operare in seguito a una caduta avvenuta in Botswana durante una lussuosa caccia all’elefante. Per la quale chiese scusa: “Non vedo l’ora – disse uscendo dall’ospedale – di riprendere i miei compiti e… mi dispiace, ho sbagliato ed è una cosa che non succederà più”. I suoi problemi di salute alimentano le voci ma anche le richieste di abdicazione che lui respinge al mittente. Intanto però l’immagine della famiglia reale si deteriora e minaccia la stessa credibilità della corona. Uno scandalo giudiziario travolge Cristina, la sua secondogenita. L’infanta viene accusata di frode fiscale e riciclaggio, mentre suo marito Iñaki Urdangarín è sospettato di corruzione. Sul piano politico emergono contemporaneamente altri pericoli. L’istituzione monarchica, come garante dell’unità di Spagna, è direttamente interessata dalla sfida rappresentata dall’indipendentismo catalano. Artur Mas, presidente del Governo regionale, convoca per il 9 novembre 2014 un referendum di autodeterminazione, anche se la Costituzione del 1978 vieta simili consultazioni. Il risultato delle recenti elezioni europee ha pesato verosimilmente sulla tempistica dell’abdicazione. I due maggiori partiti spagnoli ne sono usciti indeboliti. La schiacciante maggioranza parlamentare del Partito Popolare è andata in fumo. Il partito Socialista, a sua volta, non è riuscito ad essere la vera alternativa ai Popolari. Sia Mariano Rajoy (PP) che Alfredo Perez Rubalcaba (PSOE) erano stati informati un mese fa della decisione reale. La corona che a giugno il prossimo re di Spagna, Filippo VI, riceverà dal padre Juan Carlos sarà molto pesante.

Francisco Fuentes, Euronews:“Per approfondire la decisione presa dal re di Spagna, siamo in collegamento con Barcellona dove è con noi l’analista politico Antoni Gutiérrez-Rubi. L’annuncio del re è giunto a sorpresa oppure era nell’aria da un po’ di tempo?”
Antoni Gutiérrez-Rubi:“È una sorpresa relativa. Penso si stesse preparando da tempo perché la monarchia e il re in particolare erano coscienti di non riuscire a recuperare la riconoscenza, la reputazione e la credibilità che l’istituzione esige per rimanere alla guida dello Stato. Credo che da tempo il re pensasse alla possibilità di abdicare. Ma forse lo voleva fare nelle condizioni fisiche e, se posso permettermi, estetiche, sufficientemente degne rispetto al suo percorso e alla sua figura storica”.

Euronews:“Perché la decisione è stata presa proprio in questo momento, in questo contesto politico, dopo le elezioni europee che sembrano aver decretato la fine del bipartitismo in Spagna?”
Antoni Gutiérrez-Rubí:“Credo fosse l’ultima possibilità, in extremis, per rivitalizzare un’istituzione, che in questo caso, non occorre dimenticare, è quella di capo di Stato. Pertanto la monarchia aveva urgentemente bisogno di un rinnovamento. Vedremo se la successione sarà sufficiente. Per risolvere i problemi e le sfide della società spagnola più che continuità o una transizione occorre ripensare tutto. Occorre capire se si è in un processo costituente o in un processo di continuità e questa è la grande sfida con la quale dovranno confrontarsi il principe ma anche le forze politiche spagnole”.

Euronews:“Parlando del principe Filippo. Si convertirà in capo di Stato davanti alla Corona, istituzione la cui immagine si è molto deteriorata? Quali saranno le sue sfide principali?”
Antoni Gutiérrez-Rubí:“La principale sarà sicuramente fare tutti quei cambiamenti che suo padre per limiti culturali, politici o personali non è stato capace di fare: l’esigenza di esemplarità, una trasparenza radicale, la rinuncia ai privilegi e una parlamentarizzazione della monarchia, in modo da metterla più al servizio delle Corti Generali e diventando, perché no, il capo della Casa del Re, vale a dire, il funzionario che esegue e prende decisioni su come la famiglia reale deve servire la corona. Quindi un capo di Stato più al servizio del Parlamento che della famiglia. Questi sarebbero cambiamenti cruciali”.

Euronews:“Le organizzazioni politiche, in particolar modo i nazionalisti e i movimenti sociali che si oppongono alla monarchia, hanno iniziato a mobilitarsi. Tutto questo potrebbe avere conseguenze?”
Antoni Gutiérrez-Rubí:“Credo che la società spagnola stia chiedendo un processo costituente. Di quale portata? Su quali pilastri si dovrà appoggiare? E come e quando si dovrà approfondire questo processo costituente? Il dibattito è aperto. Ma sarebbe un errore se la monarchia – e in questo caso il principe Filippo che sicuramente sarà il prossimo re – ignorasse questa richiesta molto forte e solida da parte della società spagnola di rinnovamento della costituzione spagnola e di un processo costituente”.

Euronews:“Quindi la sopravvivenza della monarchia è a rischio?”
Antoni Gutiérrez-Rubí:“Se il Principe animerà, stimolerà e promuoverà (anche a dispetto di se stesso e della stessa monarchia) alcuni cambiamenti cruciali per la societrà spagnola, nel senso di un processo costituente, credo che sarà un fatto positivo e che sarà una grande opportunità, più che un rischio, sia per lui stesso che per la Spagna”.

3 giugno 2014
it.euronews.com/2014/06/02/juan-carlos-abdica-in-frantumi-il-suo-legame-con-gli-s...
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00giovedì 12 giugno 2014 23:40
BNP Paribas, direttore generale lascia improvvisamente



PARIGI (WSI) - Il direttore generale di Bnp Paribas, Georges Chodron de Courcel, 64 anni, lascerà il suo incarico alla fine di giugno, prima della sua uscita dal gruppo prevista il prossimo 30 settembre. Lo ha annunciato la banca francese accusata dalle autorità americane di avere violato per anni sanzioni in Paesi come Iran, Sudan e Cuba. L'uscita di Chodron de Courcel sembra fare parte dell'insieme di manager che Benjamin M. Lawsky, l'uomo a capo del dipartimento dei Servizi finanziari dello Stato di New York, vorrebbe veder estromettere, secondo precedenti indiscrezioni di stampa, come parte di un patteggiamento. Tuttavia nel suo comunicato la banca non ha fatto alcun riferimento alle indagini in corso negli Stati Uniti. Il dipartimento americano di Giustizia potrebbe puntare ad una multa da almeno 10 miliardi di dollari, all'ammissione di colpa da parte della banca e alla messa alla porta di una decina di manager. Tra questi ultimi secondo il New York Times potrebbe esserci Vivien anche Levy-Garboua, ora consulente della banca ma che ha lavorato come persona a capo dei controlli interni e della compliance di Bnp in Nord America dal 2005 al 2008, il periodo durante cui il gruppo ha presumibilmente effettuato le transazioni illecite.

12 giugno 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1700488/bnp-paribas-direttore-generale-lascia-improvvisame...
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00venerdì 27 giugno 2014 00:07
Spagna, sconfitto alle Europee si dimette da deputato il leader socialista Rubalcaba



Dopo una sconfitta storica alle ultime elezioni Europee, il leader socialista Alfredo Perez Rubalcaba ha annunciato la sua decisione di dimettersi non solo dalla segreteria del Partito socialista operaio europeo, ma anche dal suo seggio al Congresso dei deputati. Da settembre tornerà all’attività accademica. Più volte ministro, prima dell’Educazione, poi dell’Interno e infine vicepresidente e portavoce del governo spagnolo, Rubalcaba si fa da parte dopo 21 anni di attività politica. Dottore di chimica organica all’Università Complutense di Madrid, il leader del Psoe tornerà a alla docenza. Nel ricordare che “non esiste altro posto più importante, rilevante e gratificante” che quello di deputato, Rubalcaba ha assicurato che è stato “un onore” dedicarsi a tempo pieno all’attività politica. A luglio saranno convocate le primarie per la scelta del nuovo segretario del partito socialista.

26 giugno 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/26/spagna-sconfitto-alle-europee-si-dimette-da-deputato-il-leader-socialista-rubalcaba/...
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00mercoledì 2 luglio 2014 21:38
Effetto Papa Francesco: numero uno dello IOR se ne va



ROMA (WSI) - Le voci di un piano di rottamazione in seno allo Ior hanno spinto Ernst von Freyberg, presidente della travagliata banca del Vaticano, a dimettersi. Uno dei media italiani che fa ancora reportage e inchieste, L'Espresso, aveva riportato la scorsa settimana che Von Freyberg avrebbe rassegnato le dimissioni per via di un presunto scontro intestino all'istituto. Il settimanale citava documenti interni al Vaticano. Qualche mese fa Papa Francesco ha annunciato un maxi piano per rinnovare l'istituto e aumentare la trasperenza, facilitando l'accesso a informazioni sulle banca. Von Freyberg, un manager e avvocato tedesco, è stato nominato alla testa della banca a febbraio 2013, in una delle decisioni più importanti prese da Papa Benedetto prima che rinunciasse all'incarico di Pontefice. Da allora la sua nomina è stata vista come un "tappabuchi dopo gli scandali in cui la banca è stata travolta durante gli ultimi anni del papato di Benedetto". La fonte ha riferito che "Freyberg è stato chiamato per ripulire il caos e ora c'è bisogno di qualcosa di diverso, più stabile", ha riferito una fonte al Boston Globe.

2 luglio 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1707315/effetto-papa-francesco-numero-uno-dello-ior-se-ne...
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00domenica 2 novembre 2014 23:20
Israele: il Ministro degli Interni si dimette



Il Ministro degli Interni israeliano Gideon Saar ha consegnato al Primo Ministro Benjamin Netanyahu una lettera di dimissioni. La decisione entrerà in vigore dopo 72 ore. Saar ha dichiarato che il motivo delle dimissioni è il suo desiderio di trascorrere più tempo con la sua famiglia. Non si sa ancora chi prenderà il posto di Ministro degli Interni.

2 novembre 2014
italian.ruvr.ru/news/2014_11_02/Israele-il-Ministro-degli-Interni-si-dimet...
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00martedì 25 novembre 2014 14:39
Pentagono, le dimissioni di Chuk Hagel. Obama:"È stata una scelta non facile"



Chuck Hagel non è stato un ministro della Difesa comune ma anzi un esemplare" capo del Pentagono. Così Barack Obama dalla Casa Bianca ha ringraziato Hagel che, ha detto, ha deciso "lo scorso mese che era tempo per lui per porre fine al suo incarico di ministro della Difesa". Obama, che aveva accanto a sé oltre ad Hagel anche il vicepresidente Joe Biden, ha detto che grazie ad Hagel "i nostri soldati sono più forti" e ha ricordato come si sia dedicato "alla nostra sicurezza nazionale per oltre 60 anni" a partire dalla sua decisione di andare "volontario in Vietnam".

Il dopo Hagel
Il presidente Usa ha ricordato il "periodo di transizione" in cui si trovava l'America quando ha scelto Hagel, che ha dovuto affrontare i tagli alla spesa e ha gestito il graduale ritiro dall'Afghanistan. Ora, però, il mondo affronta sfide diverse, a partire da quella portata dall'Isis. Hagel, che ha parlato dopo il presidente, che ha voluto ringraziare, resterà in carica fino a quando il Senato non confermerà il nuovo segretario, che sarà scelto da Obama. Tra i candidati c'è Michèle Flournoy, ex numero tre del dipartimento della Difesa, che potrebbe diventare la prima donna a guidare il Pentagono.

Le dimissioni

Le dimissioni di Hagel sono la conferma delle difficoltà incontrate dalla squadra di sicurezza dell'amministrazione Obama nella gestione delle sfide internazionali, a cominciare da quella contro lo Stato Islamico. E' stato lo stesso Obama a chiedere al 68enne ex senatore repubblicano di dimettersi dopo una serie di incontri avvenuti nelle ultime due settimane. La rimozione di Hagel viene considerata comunque un riconoscimento importante da parte di Obama della necessità di affrontare in modo diverso, e con una personalità diversa, la lotta contro l'Isis.

24 novembre 2014
www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Pentagono-le-dimissioni-di-Chuk-Hagel-Obama-e-stata-una-scelta-non-facile-b2240638-1293-449d-b32b-65c824ec1...
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00venerdì 16 gennaio 2015 02:33
Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha deciso di ritirarsi



Una caricatura di Enzo Apicella per ricordare le dimissioni da Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano. Apicella lo definisce il peggior presidente italiano. Non sappiamo chi sia veramente il peggiore (è un compito arduo perchè in fondo quasi tutti i presidenti italiani meritano tale onorevole titolo), ma indubbiamente Napolitano è tra i favoriti. Da sempre al servizio dei poteri forti e delle classi dominanti, l'ex fascista (iscritto al GUF, Gruppo Universitario Fascista), l'ex comunista (iscritto al Partito Comunista Italiano, l'unico "comunista" amatissimo dagli statunitensi), l'ex democratico (Partito Democratico), l'ex prete (così era soprannominato) a 90 anni suonati (è nato il 25 giugno del 1925) va in pensione. Napolitano passerà alla storia come il presidente "più obbediente", capace di obbedire senza batter ciglio a tutti gli ordini che gli arrivavano dall' alto. Il suo capolavoro: Monti, Letta e Renzi, gli ultimi tre capi del governo italiano, non eletti da nessuno ma imposti da Napolitano per ordine dei suoi superiori gerarchici. Finalmente, caro Napolitano, vai a passeggiare in pace; e stai pur tranquillo che la maggioranza del popolo italiano non ti rimpiengerà.

Attilio Folliero
14/01/2015
umbvrei.blogspot.it/2015/01/il-presidente-della-repubblica-itali...
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00giovedì 12 marzo 2015 02:40
Continua la fuga da Google di top manager: lascia anche il direttore finanziario


Patrick Pichette


Nikesh Arora


Andy Rubin


Alan Eustace

Il chief financial officer di Google Patrick Pichette lascia l'incarico, andando ad aggiungersi alla lista dei manager che hanno lasciato Mountain View negli ultimi mesi. Pichette spiega di voler lasciare per trascorrere più tempo con la famiglia. Pichette è ciclista e appassionato escursionista. Negli ultimi mesi i manager di Google che hanno lasciato sono il chief business officer Nikesh Arora, il numero uno di Android Andy Rubin e Alan Eustace, manager della divisione ricerca tecnologica. La data dell'uscita non è precisata, ma Google dice che si tratterà di un periodo di transizione di sei mesi, con Pichette che aiuterà a trovare il successore. Molti ora si domandano: cosa sta accadendo? Cosa sa chi va via che la gente comune non sa?

11 marzo 2015
www.ilnord.it/b5458_CONTINUA_LA_FUGA_DA_GOOGLE_DI_TOP_MANAGER_LASCIA_ANCHE_IL_DIRETTORE_FIN...
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00venerdì 20 marzo 2015 17:54
Lupi rassegna al Parlamento le dimissioni



Maurizio Lupi si è dimesso oggi dall’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La decisione segue le ultime vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti del dicastero di cui è stato a capo dall’aprile 2013 e i cantieri delle grandi opere. L’esponente del Nuovo Centrodestra lo ha formalizzato nel corso di un’informativa che si è svolta alla Camera dei deputati, dopo che aveva già anticipato la scelta nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta, giovedì sera. “A sole 72 ore dai fatti – ha spiegato Lupi durante l’informativa - c'è la presa d'atto della necessità della mia scelta che sto compiendo e della mia comunicazione al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica”. Si attende adesso la nomina del suo successore.

20 marzo 2015
www.trasporti-italia.com/infrastrutture/lupi-rassegna-al-parlamento-le-dimissio...
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00lunedì 27 aprile 2015 18:49
Volkswagen, si dimette il “patriarca” Piech



Si è dimesso con effetto immediato Ferdinand Piech, il potentissimo “patriarca”, del gruppo Volkswagen. Si è dimesso dalla presidenza del consiglio di sorveglianza e da tutte le cariche del gruppo tedesco dopo lo scontro delle scorse settimane con l'amministratore delegato Martin Winterkorn, dal quale sulle colonne di “Der Spiegel” aveva detto di «aver ormai preso le distanze». Alla fine, più che prendere le distanze da Winterkorn, Ferdinand Piech ha preso le distanze dall'intero Gruppo Volkswagen, dimettendosi dalla carica di presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo di Wolfsburg insieme alla moglie Ursula, considerata prima del terremoto di questi giorni la candidata alla successione del marito. Le ragioni sono affidate ad un comunicato di Volkswagen AG, che ha specificato:«Alla luce dei fatti delle scorse settimane, la fiducia reciproca necessaria ad una cooperazione di successo non esiste più».

Le ragioni della rottura
La crisi al vertice di Volkswagen è iniziata il 10 aprile con l'intervista a Der Spiegel che aveva rivelato la rottura tra Piech e Martin Winterkorn. Venerdì 17 aprile una riunione tenuta a Salisburgo aveva confermato la fiducia all'attuale ceo il cui mandato è in scadenza nel 2017. Sebbene mai apertamente ammesse, le indiscrezioni dicono che le accuse di Piech a Winterkorn sarebbero da ricondurre allo scarso successo del marchio Volkswagen negli USA e più in generale alla sua bassa redditività e nel disaccordo su un modello “low cost” da introdurre nei mercati emergenti. Alla fine l'ha spuntata Winterkorn, grazie soprattutto all'appoggio del governo della Bassa Sassonia che detiene il 13% di Volkswagen ma ha il 20% dei voti, nonché dall'influente sindacato dei metalmeccanici IG Metall. A prendere la sua poltrona sarà infatti Berthold Huber, attuale vice di Piech e fino al 2013 numero uno del sindacato.

Una vita per le auto
L'ingegnere Ferdinand Karl Piech, oggi 78 anni, è una delle figure più influenti del mondo dell'automobile: nipote di Ferdinand Porsche, muove i primi passi nell'azienda di famiglia come responsabile dello sviluppo. Nel 1972 l'ingresso in Audi, di cui diventa nel 1983 amministratore delegato. Dieci anni dopo ricopre la stessa carica per l'intero gruppo e nel 2002 passa al consiglio di sorveglianza, carica mantenuta fino ad oggi. Nel frattempo insieme al resto della famiglia Porsche attraverso Porsche SE è arrivato a detenere il 53% delle azioni di Volkswagen. Sotto la sua guida il gruppo tedesco è diventato il colosso globale che è oggi, con 10,14 milioni di veicoli venduti, 202,5 miliardi di euro di fatturato, 592 mila dipendenti e 118 fabbriche al 2014.

27/04/2015
www.automoto.it/news/terremoto-volkswagen-si-dimette-il-patriarca-pi...
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00sabato 16 maggio 2015 03:16
Lascia (per non essere cacciato) numero due dell'FMI (colpa sua disastro Grecia)



Olivier Blanchard, Capo Economista e numero due dopo Christine Lagarde, lascia il Fondo Monetario Internazionale. Il Direttore del Dipartimento per la Ricerca Economica ha annunciato la sua intenzione, con efficacia dal 30 settembre prossimo, al Direttore Generale, Christine Lagarde. "Nella sua qualità di uno tra i principali macroeconomisti mondiali", afferma la numero uno dell'FMI in una nota, "Olivier è stato in prima linea nella risposta del Fondo alla crisi finanziaria globale, favorendo un fondamentale ripensamento della politica macroeconomica che ancora sta producendo effetti nei circoli accademici e politici". Blanchard lascia in dissenso con l'FMI. Da più parti è considerato il massimo responsabile del disastro della Grecia.

14 maggio 2015
www.ilnord.it/b5964_LASCIA_PER_NON_ESSERE_CACCIATO_NUMERO_DUE_DELLFMI_COLPA_SUA_DISASTR...
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00lunedì 15 giugno 2015 16:40
Dimissioni per amministratori delegati della Deutsche Bank

Diciamocela tutta: dopo gli scandali degli scorsi mesi che ha travolto la Deutsche Bank e i suoi vertici, non solo era normale, ma forse anche dovuto, che i suoi due principali rappresentanti, i due amministratoti delegati, abbiano rassegnato le loro dimissioni. Juergen Fitschen e Anshu Jain hanno proprio in queste ore annunciato le loro dimissioni, con l’intenzione di lasciare l’incarico nel corso del prossimo anno: solo due settimane fa i due erano riusciti a mantenere la loro carica, ma il supporto degli azionisti era ai minimi, da non consentire loro comunque una lunga governance.


Anshu Jain e Juergen Fitschen

In sostituzione di Jain arriva il britannico John Cryan, già componente del consiglio di sorveglianza, che diverrà così amministratore unico il prossimo anno: il presidente del consiglio di sorveglianza Paul Achleitner ha ringraziato i due manager per aver messo «gli interessi della banca davanti ai propri» e si dice grato a Fitschen per assicurare una transizione morbida rimanendo in carica fino a maggio 2016. Ricordiamo che la Deutsche Bank è stata costretta a pagare una multa da 2,5 miliardi di dollari per tentativi di manipolare i tassi di interesse di riferimento come il Libor, oltre alla recentissima accusa di un coinvolgimento in una vicenda di riciclaggio di denaro sporco da parte di alcuni clienti russi.

Angela Sorrentino
8 giugno 2015
www.veb.it/dimissioni-per-amministratori-delegati-della-deutsche-b...
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00giovedì 16 luglio 2015 14:51
Roma Capitale:"E il Nodo Liborio Iudicello arrivò al pettine"



Che il Sindaco Marino avesse deciso di tenersi come segretario Generale di Roma Capitale il dott. Liborio Iudicello, lasciò sconcertati molti degli osservatori delle vicende capitoline. Non tanto per le ragioni che oggi denuncia il Prefetto Gabrielli nella sua disamina delle cause che hanno consentito l’infiltrazione mafiosa nei gangli più delicati dell’Amministrazione capitolina - peraltro così gravi da indurlo a suggerire un provvedimento disciplinare di allontanamento - quanto per la sua inadeguatezza a governare la macchina amministrativa. Che Marino fosse così incauto da tenersi un simile personaggio sembrava impossibile. Eppure avvenne. Qualcuno accennò al fatto che la fortuna avesse regalato al buon Iudicello delle protezioni altolocate. Si parlava addirittura della grande stima che aveva di lui il Premier Renzi che ne aveva apprezzato le doti quando, sotto la sua Presidenza, lo ebbe come Segretario Generale della Provincia di Firenze. Circolava addirittura la voce che Iudicello fosse in predicato per ricoprire un posto di sottosegretario nel Governo. Vero? Falso? Chi può dirlo? Molti di coloro che fin dall’inizio ritenevano che Iudicello dovesse essere sostituito, ricordavano in particolare il suo “appiattimento” sulle politiche di Alemanno, dalla “svendita” dell’ACEA all’attività intimidatoria svolta contro quei Municipi che cercavano di portare avanti proposte concrete sui temi delle Unioni Civili e del Testamento Biologico.

Oggi la parabola di Iudicello si conclude amaramente, con le pesanti valutazioni del Prefetto Gabrielli, il quale, pur non accusandolo di connivenze con il sistema mafioso, ne stigmatizza le “gravi inefficienze nella sua funzione di controllo” della macchina capitolina. Un’inettitudine che risulta particolarmente grave per due ragioni: l’aver perseverato nel disinteressarsi di quanto stava avvenendo anche dopo l’allarme lanciato dalla relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze e il fatto di aver ricoperto, venendo anche adeguatamente retribuito, la funzione aggiuntiva di Direttore Generale del Comune di Roma. Una condanna inappellabile per qualunque “manager”, ancora di più per l’uomo al quale il Sindaco Marino aveva di fatto delegato la scelta degli uomini da mettere nei gangli vitali dell’Amministrazione. Se oggi Marino è accusato di inadeguatezza e di fallimento lo deve anche a quelle scelte. Le capacità e persino l’onestà di quegli uomini è oggi messa in discussione dalle gravissime responsabilità che per molti di essi emergono dall’inchiesta di “Mafia Capitale”. Il tempo e le prove a sostegno dell’accusa, se ce ne saranno, diranno di quali colpe si siano macchiati questi dirigenti, scelti forse più col criterio dell’amicizia e della fedeltà che della competenza e dell’affidabilità, ma il giudizio di Gabrielli non lascia scampo a quello che è, ormai, l’ex Segretario Generale di Roma Capitale. L’incapacità, l’inettitudine e l’ignavia, se non sono sanzionabili penalmente come la collusione, sono indubbiamente gravi sotto il profilo della credibilità, che per un dirigente pubblico è praticamente tutto.

Luigi Sette
10-07-2015
www.romait.it/politica/campidoglio/15858/roma-capitale-e-il-nodo-liborio-iudicello-arrivo-al...
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00giovedì 16 luglio 2015 14:59
Mafia Roma: si dimette vicesindaco



Il vicesindaco di Roma Luigi Nieri (SEL) ha rassegnato le sue dimissioni. Queste sono le seconde dimissioni eccellenti a Roma, nel giro di pochi giorni, dopo quelle del Segretario Generale Liborio Iudicello. Nieri è citato anche nella relazione dei commissari prefettizi che dovevano valutare l'infiltrazione criminale nel Comune di Roma. I commissari rilevavano il rapporto tra Nieri e il dominus delle coop sociali di Roma Salvatore Buzzi anche in base ad alcune intercettazioni tra i due.

14 luglio 2015
www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2015/07/14/mafia-roma-si-dimette-vicesindaco_b6d1cd10-3c13-4622-b705-edd7df895...
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00venerdì 5 febbraio 2016 01:39
Giappone, si dimette il Ministro delle Finanze Akira Amari



(Teleborsa) - Governo giapponese nella bufera per uno scandalo di tangenti. Oggi si è dimesso il Ministro delle Finanze Akira Amari, stretto alleato del Premier Shinzo Abe, dopo che un settimanale nipponico, Shukan Bunshun, ha accusato Akamari e i suoi collaboratori di aver intascato tangenti da una società di costruzioni coinvolta in una disputa territoriale. Il Ministro, pur negando le accuse, ha comunque lasciato la poltrona.

28-01-2016
economia.ilmessaggero.it/flashnews/giappone_ministro_delle_finanze_akira_amari_si_dimette_presunte_tangenti-1512...
wheaton80
00giovedì 5 maggio 2016 21:39
Turchia, si dimette il Premier Davutoglu



ANKARA - Il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu abbandona l'incarico: l'annuncio delle dimissioni arriva dopo un intenso braccio di ferro con il Presidente Recep Tayyp Erdogan. Lo scontro è personale e politico, perché la linea moderata di Davutoglu rappresenta un ostacolo a quella dura e accentratrice del Presidente. Tra i due, mercoledì sera, i colloqui sono stati tutt'altro che concilianti; un'ora e mezza di conversazione a cui ha fatto seguito, questa mattina, l'annuncio ufficiale. "Non per scelta ma per necessità", come ha dichiarato oggi, Davutoglu rinuncia a correre ancora per la leadership del partito a cui entrambi i leader fanno riferimento. Davutoglu guida l'AKP dal 2014, anno in cui Erdogan è stato eletto Presidente lasciando vacante, dopo 13 anni, la leadership del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, da lui fondato. Nell'agosto di due anni fa, il Premier uscente ha potuto contare sull'appoggio di Erdogan e non ha trovato contendenti sulla strada verso la premiership. Ma da allora, tra i due le divergenze sono diventate insanabili, fino all'annuncio di oggi. "Tornerò alla vita accademica. Dopo consultazioni con il nostro Presidente e con le persone di cui mi fido, sono arrivato alla conclusione che un cambiamento nella posizione di leader del partito e di Primo Ministro è la cosa migliore", ha detto Davutoglu a una platea di dirigenti dell'AKP, in diretta TV, confermando che non si candiderà nuovamente alla guida del partito in occasione del congresso straordinario che si terrà il 22 maggio.

Il Presidente della Repubblica è determinato a completare il suo progetto di modifica della Costituzione per accentrare più poteri nelle proprie mani, instaurando un regime presidenziale - un'ipotesi sulla quale Davutoglu è apparso invece piuttosto timido. Ma le fratture riguardano anche altri temi, non per ultime le trattative con l'Unione Europea. Proprio Davutoglu infatti si è ritagliato uno spazio nella scena politica turca, negoziando con Bruxelles l'accordo sui migranti e sui visti, e conquistando un rapporto diretto e collaudato con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Un protagonismo che ha accentuato le tensioni tra i due, divisi su questioni politiche "calde": il Premier uscente, più moderato, ha mostrato di non apprezzare ad esempio la retata contro gli accademici a seguito delle loro posizioni concilianti con i curdi, così come ha preso le distanze anche dagli arresti dei giornalisti. "Non pronuncerò mai una parola contro Erdogan", ha detto questa mattina il professore universitario. Ma intanto è già partito il toto nomi su chi potrebbe rimpiazzarlo. La poltrona vacante verrà con ogni probabilità occupata da un fedelissimo del Presidente. Tra i papabili, i rumor indicano il Ministro dei Trasporti Binali Yildirim, oppure il genero di Erdogan, Berat Albayrak.

05 maggio 2016
www.repubblica.it/esteri/2016/05/05/news/turchia-139134851/
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