Dimissioni d' élite

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wheaton80
00martedì 13 novembre 2012 12:10

Ultimamente, come saprete di certo, si sono succedute dimissioni pesanti, come quella del capo delle CIA David Petraeus, del Presidente della Lockheed Martin Christopher Kubasik, del Direttore della BBC George Entwistle.. Inoltre dimissioni annunciate da parte di Hillary Clinton dalla Segreteria di Stato e di Eric Holder da Ministro della Giustizia.. Ovviamente ciascuno con scuse diverse quanto improbabili... Che c'entri in qualche modo l'inaspettata rielezione di Obama? Ricordo che Romney aveva il favore di Wall Street in toto e di solito, quand'è così, si ha la vittoria in tasca...

www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/10/goldman-sachs-scarica-obama-dietrofront-delle-banche-usa...



wheaton80
00venerdì 16 novembre 2012 16:24
wheaton80
00venerdì 1 febbraio 2013 22:10
L'addio di Hillary Clinton Non è più segretario di Stato

«Viviamo tempi difficili, ma sono più ottimista di 4 anni fa»
Per Newsweek è la donna più potente della storia americana

Hillary Clinton ha formalmente presentato le proprie dimissioni dalla carica di segretario di Stato Usa. «Viviamo in tempi complessi e pericolosi - ha detto - e ci saranno molti giorni difficili davanti a noi, ma sono più ottimista di quattro anni fa». La guida del Dipartimento di Stato adesso è nelle mani di John Kerry.

All'indomani del suo addio, la Clinton conquista però la copertina di Newsweek. Sotto una sua foto sorridente, con i capelli raccolti, la nota rivista pubblica il titolo: «La donna più potente della storia americana». A fine dell'anno scorso la Clinton è stata vittima di una caduta in casa, caduta che avrebbe provocato una commozione cerebrale e quindi un ricovero prolungato in ospedale. Pochi giorni fa, l'ex segretario di Stato ha partecipato a un'audizione al Congresso dove si è presentata con un paio di «strani» occhiali usati, secondo alcuni osservatori, per correggere problemi di visione doppia.

www.corriere.it/esteri/13_febbraio_01/hillary-clinton-dimissioni-_40a509a8-6ca4-11e2-9729-7dce41528d...
wheaton80
00venerdì 22 febbraio 2013 00:31
Cade il governo bulgaro, l'undicesimo Ue dall'inizio della crisi


Il dimissionario premier bulgaro, Boiko Borisov

Il primo a cadere, nel gennaio 2011, fu l'irlandese Brian Cowen, l'ultimo della lista - per ora - è il collega bulgaro Boiko Borisov. Il suo governo ha dato le dimissioni mercoledì mattina, sconfitto dalla protesta dell'intero Paese per l'aumento dei prezzi dell'elettricità portato dall'inverno. L'austerity portata dalla crisi del debito scoppiata in Europa a fine 2009 ha fatto un'altra vittima.

Il siluramento del ministro delle Finanze Simeon Djankov, sacrificato da Borisov il 18 febbraio per calmare le acque, non è bastato: la Bulgaria è il più povero tra i Paesi dell'Unione europea, e gli aumenti dei prezzi hanno fatto traboccare l'esasperazione generale di fronte all'abbassamento del tenore di vita, la corruzione al potere, i monopoli. A Sofia, al grido "Mafiosi, dimettetevi!", per tre notti la protesta è sfociata in scontri violenti con la polizia, con arresti e feriti. E alla fine l'invito è stato raccolto: "Ho fatto tutto quanto è in mio potere per accogliere le richieste - ha proclamato Borisov -. Non prenderò parte a un governo che fa picchiare la gente dalla polizia".

Gettata la spugna, potrebbe raccoglierla di nuovo subito. Borisov, ex guardia del corpo del dittatore comunista Todor Zhivkov ed ex sindaco di Sofia, può tentare di formare un nuovo esecutivo o proporre un successore appoggiandosi alla maggioranza che il suo partito di centro-destra, Gerb (sigla di Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria), mantiene in Parlamanento. Se fallirà - Borisov esclude di governare in una coalizione - la Bulgaria dovrebbe anticipare le elezioni in programma il 7 luglio, mettendo alla prova la reale popolarità di Gerb e dell'opposizione socialista di fronte alle misure di austerità - tasse in aumento, pensioni e salari bloccati - che fino allo scorso anno il premier aveva cercato di limitare.

Ma oggi la disoccupazione in Bulgaria resta all'11,9%, i salari medi sono congelati a 800 lev al mese, 410 euro, le piccole imprese falliscono e in luglio il costo dell'elettricità è stato aumentato del 13%. In più, la crisi interna rischia di traboccare oltre confine: tra le promesse fatte dal governo per placare le proteste c'è quella di revocare la licenza alla compagnia che distribuisce l'elettricità, la Cez, per il 70% di proprietà del governo ceco. Che ha subito chiesto spiegazioni, assicurando di essere pronto a passare alle vie legali.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-20/bulgaria-crisi-governo-122824.shtml?uuid=...
wheaton80
00lunedì 25 febbraio 2013 14:16
Si dimette il cardinal O'Brien. Il Papa emana il Motu proprio



Ha rassegnato le dimissioni il cardinale scozzese Keith O'Brien, accusato di "comportamento inappropriato" nei confronti di tre sacerdoti e di un quarto che in seguito aveva lasciato l'abito talare. Il 74enne O'Brien ha lasciato l'incarico di arcivescovo di St'Andrews e Edimburgo. Le accuse nei suoi confronti, rilanciate dal Guardian, riguardavano fatti risalenti agli anni '80, in un periodo in cui O'Brien era stato direttore spirituale del St.Andrews College e in seguito rettore del St.Mary's College. Il cardinale aveva respinto le accuse che riguardano un "approccio inappropriato" denunciato da un seminarista e "attenzioni non volute" verso tre sacerdoti, facendo sapere di aver dato mandato ai suoi avvocati di occuparsi della questione. Domenica, però, aveva preferito non celebrare come di consueto la consueta messa nella cattedrale St.Mary a Edimburgo.

Benedetto XVI accetta la rinuncia Il Papa ha accettato oggi la rinuncia, per raggiunti limiti di età, del cardinale Keith O'Brien, alla guida dell'arcidiocesi Saint Andrews ed Edimburgo.

Il Papa emana il Motu proprio, facoltà di anticipare il conclave
Con il Motu Proprio sul conclave "viene concessa ai cardinali la facoltà di anticipare l'inizio del conclave se sono presenti tutti i cardinali come pure resta la facoltà di prolungare fino a venti giorni" questo lasso di tempo prima di aprire il conclave. E' stato spiegato nel briefing con la stampa.

Atti Vatileaks a futuro Pontefice
Papa ha deciso che il rapporto su Vatileaks dei cardinali Herranz, De Giorgi e Tomko, ricevuti stamane in udienza, "del cui contneuto solo Sua Santità è a conoscenza, rimangano a disposizione unicamente del nuovo Pontefice". Lo ha reso noto la sala stampa vaticana.
Non parteciperò al Conclave

Il cardinale Keith O'Brien ha annunciato che non parteciperà al Conclave. "Chiedo la benedizione di Dio sui miei fratelli cardinali" che presto saranno a Roma per eleggere il nuovo Papa, "io non mi aggiungerò a loro di persona per questo Conclave. Non voglio che l'attenzione dei media a Roma sia concentrata su di me", si legge nella dichiarazione diffusa da O'Brien dopo che il Papa ha accettato le sue dimissioni da arcivescovo di St. Andrews e Edimburgo.

Londra, 25-02-2013
www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=175233
wheaton80
00martedì 26 febbraio 2013 15:41
Alitalia, dimissioni per Andrea Ragnetti



SASSARI - Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia ed Andrea Ragnetti hanno concordato la risoluzione consensuale dei rapporti fra loro intercorrenti. Andrea Ragnetti ha quindi rassegnato le dimissioni da Consigliere e Amministratore Delegato di Alitalia e di AirOne, nonché da Direttore Generale di Alitalia, dimissioni che il Consiglio di Amministrazione ha accettato. Fino alla nomina di un nuovo Amministratore Delegato, il Consiglio di Amministrazione ha attribuito ad interim le deleghe al Presidente Roberto Colaninno. Il Presidente, coadiuvato dai due Vice Presidenti Elio Catania e Salvatore Mancuso, curerà il processo di ricerca del nuovo Amministratore Delegato.

notizie.alguer.it/n?id=55907
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00giovedì 28 febbraio 2013 23:50
Vaticano, operative dimissioni Papa
Chiuso il portone di Castel Gandolfo



20:39 - Sono operative le dimissioni di Benedetto XVI che fanno scattare la sede vacante. La Chiesa di Roma non sarà però senza governo. A supplire alla guida del Pontefice, saranno i cardinali del Collegio cardinalizio che gestiscono l'ordinaria amministrazione della Santa Sede, del Vaticano e di Castel Gandolfo, dove è stato chiuso il portone del Palazzo apostolico, segno della fine del pontificato di Benedetto XVI.

28.2.2013
www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/articoli/1084002/vaticano-operative-dimissioni-pa...
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00martedì 26 marzo 2013 16:23
Bank of Cyprus, presidente lascia



Il presidente di Bank of Cyprus, Andreas Artemis, si sarebbe dimesso a causa delle drastiche misure adottate per il piano di salvataggio concordato con l'Unione europea. Lo riferisce la tv pubblica cipriota Cybc. Critico intanto, il ministro del Lavoro, Harris Georgiades. "L'accordo - dice alla Bild - porterà il settore produttivo dell'economia in grandi difficoltà. Ci aspettiamo una profonda recessione e un aumento della disoccupazione".

www.tgcom24.mediaset.it/economia/articoli/1087760/bank-of-cyprus-presidente-lasc...
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00martedì 26 marzo 2013 19:29
Marò, il ministro Terzi si dimette:“Contrario al loro ritorno in India”. Gelo di Monti, il Colle: gesto irrituale

Il ministro riferisce alla Camera:«Voglio salvare l’onore del Paese, la Farnesina non ha agito in modo autonomo trattenendoli in Italia». Di Paola: «Valutazioni sue, non del governo, facile lasciare la nave»



26/03/2013

Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha annunciato le proprie dimissioni, un gesto che ha spiegato con la sua contrarietà alla decisione di far rientrare i marò in India e «a salvaguardia della onorabilità del nostro Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana». Domani, sul caso riferirà in aula alla Camera e al Senato anche il premier Mario Monti che ha preso atto «con stupore» della decisione del titolare della Farnesina, che proprio questa mattina aveva incontrato con il ministro della Difesa Di Paola per la messa a punto dell’informativa del governo.

IL DISCORSO
«Mi dimetto in disaccordo con la decisione di rimandare i marò in India - ha spiegato in aula Terzi - Le riserve da me espresse non hanno prodotto alcun effetto e la decisione è stata un’altra». E ancora ha insistito: «Da ministro ho espresso serie riserve alla repentina decisione di trasferire in India il 22 marzo i due militari, ma la mia voce è rimasta inascoltata. Mi dimetto perché solidale in modo completo con i nostri marò e con le loro famiglie», ha aggiunto nel corso della sua relazione alla Camera sul caso dei fucilieri in attesa di giudizio a New Delhi. «Ho atteso fino a oggi perché volevo venire qui in Parlamento come sede della sovranità popolare - ha insistito -. Ed è risibile e strumentale pensare che la Farnesina abbia agito autonomamente. Sulla vicenda Terzi ha affermato di aver dato «informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l’India, d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l’8 marzo». «Da uomo delle istituzioni per 40 anni, mai avrei agito in modo autoreferenziale», ha aggiunto il titolare della Farnesina. Secondo Terzi, l’accusa nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone «non è mai davvero stata suffragata da prove e testimonianze attendibili» mentre i due fucilieri «negano ogni addebito».

DI PAOLA SFIDA IL COLLEGA
Subito dopo Terzi nell’aula della Camera è la volta del ministro Giampaolo Di Paola: «Non abbandonerò la nave in difficoltà. Sarebbe facile dimettermi ora, ma non lo farò » ha dichiarato il capo della Difesa precisando che sul caso «le valutazioni di Terzi non sono quelle del governo». Lo scontro con il collega è aperto e davanti ai deputati usa parole durissime. «Le istituzioni sono al di sopra di tutto, anche delle emozioni dei ministri - ha detto -. Ho agito nel rispetto di una decisione collegiale che mi ha lacerato emotivamente, ma le decisioni collegiali del governo si rispettano e si onorano. Sarebbe facile per me annunciare di dimettermi, sarebbe facile oggi lasciare la poltrona che comunque a breve lascerò al nuovo ministro che arriverà. Sarebbe facile, no cost, ma non sarebbe giusto e non lo farò».

LO SCONCERTO DI MONTI E NAPOLITANO
La decisione di Terzi ha creato non poco stupore, soprattutto nell’esecutivo Monti. Il Professore per primo sottolinea che «le valutazioni espresse alla Camera dal ministro non sono condivise dal governo, come ha dichiarato Di Paola». Il premier incontrerà a breve il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha definito «irrituali» le dimissioni del titolare della Farnesina, delle quali non era stato avvisato in precedenza. Questa mattina, prima del suo intervento in Parlamento sulla vicenda dei maro’, a quanto riferiscono alcune fonti, Terzi aveva concordato con Quirinale e Palazzo Chigi una versione del discorso differente da quella poi effettivamente pronunciato. In particolare, tra l’altro, nella versione concordata non ci sarebbe stato il passaggio in cui Terzi sostiene di essere stato «contrario a rimandare in India i maro’, ma la mia voce è rimasta inascoltata».

IL GRIDO DELLA MOGLIE DI GIRONE
«Riportate a casa mio marito». Nel corso del dibattito in aula alla Camera, Giovanna Ardito, moglie di Salvatore Girone, che seguiva la seduta dalle tribune di Montecitorio, ha urlato la sua rabbia verso l’emiciclo. Oltre a lei, in tribuna era presente anche Franca Latorre, sorella dell’altro fuciliere italiano Massimiliano.

www.lastampa.it/2013/03/26/italia/politica/maro-terzi-ricostruzioni-fantasiose-CMVDLjDvDIOO5rYCjazDUN/pag...
wheaton80
00sabato 6 aprile 2013 02:58
HP, lasciano Lane e due consiglieri



Raymond J. Lane ha lasciato la carica di presidente di Hewlett-Packard, a quanto pare a causa di alcuni dissapori con i suoi stessi azionisti. Il suo ruolo è stato preso in via temporanea dal consigliere Ralph Whitworth che ha dovuto far fronte anche ad altre due rinunce, quelle dei consiglieri John H. Hammergren e G. Kennedy Thompson. L’azienda sta pagando caro l’acquisizione nel 2011 (anno in cui aveva deciso di rendere WebOS Open Source) di Autonomy, software house editrice britannica che avrebbe, tra l’altro, manipolato il bilancio di HP per rendere più semplice l’acquisto per 10 miliardi di dollari.

Come sono andati i fatti
Sembra che gli azionisti avessero intenzione da tempo di spodestare Lane dalla sua carica di timoniere durante un voto al meeting degli azionisti a San Jose il mese scorso a causa delle precarie condizioni economiche della società, in difficoltà sin da quella che viene oramai considerata una delle acquisizioni più disastrose della storia dell’IT, nonostante il lancio di nuovi programmi per i partner HP Autonomy. Tuttavia il 59% degli azionisti, nel voto di San Jose, avevano votato per mantenere Lane presidente ma, come aveva riportato il Wall Street Journal, Lane era oramai a disagio nella sua funzione ed era oramai sulla strada delle dimissioni.

Un 2012 difficile, ora la risalita
HP ha sofferto molto la contrazione del mercato dell’hi-tech soprattutto del settore notebook, uno dei core business principali dell’azienda. Durante il quarto trimestre del 2012 HP aveva riportato una perdita di quasi 6,85 miliardi di euro a fronte di un utile molto favorevole solo un anno prima. Anche la Borsa non aveva preso bene il difficile momento: dal gennaio al novembre del 2012 il valore nominale in borsa era sceso del 124%. La conseguenza si è fatta sentire soprattutto sui lavoratori, circa 29 mila i licenziamenti anche se il CEO Meg Whitman aveva recentemente affermato di vedere il primo spiraglio di luce di mesi non certo favorevoli.

www.datamanager.it/news/hp-lasciano-lane-e-due-consiglieri-45...
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00domenica 14 aprile 2013 02:50
Anp, si dimette il premier Fayyad
Gradito agli Usa, ora è "scontro"
14.4.2013



Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, ha accettato le dimissioni del premier Salam Fayyad, offerte nei giorni scorsi e formalizzate oggi. Fayyad, un tecnocrate gradito all'Occidente, Stati Uniti in testa, era in carica dal 2007. I motivi della decisione riguardano la politica economica, ma soprattutto il braccio di ferro fra il premier e i vertici di al-Fatah sulla gestione dei fondi.

www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1090527/anp-si-dimette-il-premier-fayy...
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00martedì 28 maggio 2013 17:55
Raiffeisen, il numero 1 lascia dopo le rivelazioni di Offshore Leaks



Raiffeisen Bank International, uno dei gruppi bancari più importanti dell’Europa centrale e orientale, ha annunciato le dimissioni del suo amministratore delegato. Herbert Stepic, 66 anni di cui 40 come dipendente dell’istituto di credito, era considerato una vera e propria istituzione. Sotto la sua guida il gruppo era sbarcato nei Paesi ex sovietici allargandosi fino a ricomprendere 60 mila dipendenti in 17 Paese e raggiungendo un valore, dopo l’esordio in borsa del 2005, di 5,2 miliardi di euro. A segnarne il destino le carte del progetto giornalistico “Offshore Leaks”, che hanno rivelato una serie di acquisti immobiliari a Singapore, tra il 2006 e il 2008, effettuati attraverso delle compagnie create ad-hoc con il supporto della banca svizzera UBS. Stepic ha sempre negato ogni accusa. “Tutti gli investimenti sono stati fatti con reddito già tassato in Austria”, ha dichiarato. Ma, dopo che nei giorni scorsi anche le autorità finanziarie hanno aperto un’inchiesta in seguito a quella interna della banca, ha deciso di fare un passo indietro per preservare l’immagine di Raiffeisen.

it.euronews.com/2013/05/24/raiffeisen-il-numero-1-lascia-dopo-le-rivelazioni-di-offshor...
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00domenica 2 giugno 2013 22:00
Gb: stampa smaschera 3 Lord, "lobbisti in cambio di soldi"
02 GIU 2013


Lord Mackenzie of Framwellgate


Lord Jack Cunningham


Lord John Dunn Laird

(AGI) - Londra - Ennesimo scandalo si abbatte sul Parlamento britannico. Tre membri della Camera dei Lord, 2 laburisti ed un unionista, sono stati smascherati dal Sunday Times che li ha ripresi mentre accettavano offerte di denaro in cambio di conquistare il loro sostegno su alcuni progetti di legge. I tre lobbisti sono Lord Mackenzie of Framwellgate - tra l'altro ex dirigente di Scotland Yard - e l'ex ministro Lord Cunningham, entrambi membri del Partito laburista che li ha sospesi, e il rappresentante del partito unionista dell'Ulster, Lord Laird, che si e' dimesso. Dopo il caso noto come "cash for honours", in cui il governo di Tony Blair faceva ottenere titoli ai finanziatori piu' generosi, e quello dei rimborsi spese taroccati, l'immagine di Wesminster ne esce malconcia.

www.agi.it/estero/notizie/201306022103estrt10096gb_stampa_smaschera_3_lord_lobbisti_in_cambio_...
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00venerdì 14 giugno 2013 02:15
Usa, si è dimesso il vice direttore della Cia, Michael Morell



Washington (Usa) - Si è dimesso il vice direttore della Cia, Michael Morell. Ad annunciare le dimissioni di Morell è stato il capo della Cia, John Brennan, il quale ha comunicato che a prendere il suo posto come numero 2 dell'agenzia sarà Avril Haines, attuale vice assistente del presidente e consulente legale del Consiglio di sicurezza nazionale. Morell aveva gestito la bufera che ha investito la Cia dopo le dimissioni di David Petraeus da direttore a causa di una relazione extraconiugale; in quell'occasione Morell aveva infatti assunto l'incarico pro tempore alla guida dell'agenzia. Aveva inoltre difeso la condotta della Cia nella gestione dell'assalto al consolato Usa a Bengasi, in Libia, dell'11 settembre dello scorso anno. Fu lui ad acconsentire alla richiesta del dipartimento di Stato di rimuovere il riferimento ai militanti in un controverso memo con i 'talking points' relativi all'attacco di Bengasi.

LaPresse – 12 giugno 2013
it.notizie.yahoo.com/usa-si-%C3%A8-dimesso-il-vice-direttore-della-204133...
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00martedì 18 giugno 2013 00:58
Lo scandalo corruzione travolge Praga. E il premier annuncia le dimissioni
Necas rinuncerà all’incarico: nei giorni scorsi l’arresto del suo braccio destro e presunta amante, oltre a quello di sette tra deputati ed ex ministri della sua maggioranza

17/06/2013



Il premier ceco, Petr Necas, ha annunciato per domani le sue dimissioni dall’incarico, dopo lo scandalo di presunta corruzione e intercettazioni illegali che nei giorni scorsi ha portato all’arresto del capo del suo staff, la influentissima Jana Nagyova, e 7 deputati o ex ministri della sua maggioranza. Necas ha inoltre annunciato stasera, in un intervento in tv, la volontà di avviare consultazioni per formare un nuovo governo guidato da una diversa personalità del suo partito: i Democratici-Civici (Ods, centro-destra). Necas, pur negando ogni suo coinvolgimento penale, si è assunto «la completa responsabilità politica» della situazione e ha detto di voler lasciare anche la guida del suo partito. Lo scandalo, sfociato giorni fa in una clamorosa retata nella sede del governo, riguarda fra l’altro il presunto abuso gestito dalla responsabile dello staff del premier uscente di intercettazioni eseguite - attraverso i servizi d’intelligence - a scopo politico, d’interesse economico, ma anche per ragioni private, a quanto sostiene l’accusa.

Al centro del terremoto che sta scuotendo la scena politica ceca si trova Jana Nagyova, 48 anni, indicata dai giornali come la presunta amante del premier, oltre che come la sua più stretta collaboratrice. Per gli inquirenti ha svolto il ruolo chiave nelle tre principali cause: appalti fraudolenti, corruzione politica e l’aver fatto spiare illecitamente delle persone. Secondo il dossier della polizia, Nagyova ha incaricato per «interessi puramente privati» due alti esponenti dei servizi d’informazione militari di spiare la moglie del premier Radka Necasova e altri due dipendenti dell’ufficio del governo, senza chiederne l’indispensabile consenso del ministro della Difesa. Eduard Bruna, difensore di Nagyova, ha precisato che la sua cliente avrebbe agito all’insaputa del premier.

Nagyova è stata inoltre accusata di aver corrotto tre deputati ribelli dell’Ods offrendo loro posti di lavoro in imprese di stato o a partecipazione statale, in cambio delle loro dimissioni dal mandato di deputato. Nagyova disponeva di un potere illimitato e godeva della fiducia assoluta del premier con il quale collabora dal 2006. E mentre i media da tempo speculano sulla storia d’amore tra lei e il premier, che sembra sia il motivo del divorzio di Necas, l’opposizione di sinistra aumenta la pressione sul premier chiedendo le sue dimissioni e minacciando di proporre martedì in Parlamento una mozione di sfiducia.

Necas, tuttavia, finora ha resistito trovando l’appoggio del suo partito Ods e del Top 09, il partner della coalizione governativa. Al maxi-blitz della polizia anticrimine negli uffici del governo nella notte tra mercoledi a giovedì scorsi, che ha portato all’arresto sette esponenti ed ex esponenti del governo di Petr Necas e del partito Ods, hanno partecipato 400 poliziotti. Furono eseguite 31 perquisizioni, sequestrati decine di chilogrammi d’oro, circa 6 milioni di euro, nonché documenti rilevanti per le indagini.

www.lastampa.it/2013/06/17/esteri/lo-scandalo-corruzione-travolge-praga-e-il-premier-annuncia-le-dimissioni-MdDslcTQIXLIc2iBgDusaO/pag...
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00domenica 23 giugno 2013 22:42
Palestina, Abbas accetta le dimissioni del premier Rami Hamdallah



Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha accettato ufficialmente le dimissioni del primo ministro Rami Hamdallah. Hamdallah aveva rassegnato le proprie dimissioni a seguito di contrasti con il presidente palestinese. La sera prima nella citta' di Ramallah aveva avuto un faccia a faccia presso la residenza di Abbas di circa due ore, dopodiche' ha lasciato il palazzo con la propria scorta. I media locali in particolare sostengono che i mal di pancia del premier siano dovuti agli ampi poteri conferiti ai suoi due vice nominati dal presidente.

23.06.2013
italian.ruvr.ru/2013_06_23/Palestina-Abbas-accetta-le-dimissioni-del-premier-Rami-Ha...
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00lunedì 24 giugno 2013 23:54
Il ministro Idem si dimette: «Aggressioni e insulti, volevo lasciare da giorni»



La ministra per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili, Josefa Idem, ha presentato le sue dimissioni al presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, che le ha accolte. «Ho tenuto duro come ministro, come "persona" mi sarei dimessa da tempo», ha spiegato Idem in una nota.

«Come ministro - ha commentato Idem - ho tenuto duro in questi giorni perché in tanti mi avevano detto che questi momenti fanno parte del "gioco". La "persona" Josefa Idem, già da giorni invece, si sarebbe dimessa a causa delle dimensioni mediatiche sproporzionate della vicenda e delle accuse aggressive e violente, nonché degli insulti espressi nei suoi confronti. Quando sono salita dal presidente Letta avevo già maturato la decisione di dimettermi, ma ho comunque voluto condividere con lui l'attenta valutazione del quadro venutosi a creare ed esporgli la scarsa rilevanza di quanto imputatomi. Confermo quindi le mie dimissioni, augurando buon lavoro al Presidente del Consiglio Enrico Letta al quale rinnovo la mia più profonda stima».

Un'ora a colloquio con il premier Letta. Il premier: emergerà rigore morale
È durato oltre un'ora, questa sera, il colloquio tra il ministro Idem e Letta. Un lungo incontro, tenutosi a Palzzo Chigi, durante il quale l'olimpionica ha presentato le sue dimissioni al presidente del Consiglio. «Ho preso atto della volontà irrevocabile del ministro Idem di rassegnare le dimissioni - ha dichiarato il premier -. Sono convinto che emergeranno rapidamente, e in tutta la loro limpidezza, la correttezza e il rigore morale che conosco essere fra i tratti distintivi di Idem e per i quali l'ho scelta e le ho chiesto di entrare far parte del governo». «Spero - prosegue il presidente del consiglio nella nota diffusa da Palazzo Chigi - che sia salvaguardata ora la vita privata sua e della sua famiglia. A Josefa esprimo il più sincero ringraziamento per questi 50 giorni di lavoro comune, nei quali ha avuto modo di dimostrare qualità politiche e amministrative che al governo del Paese sarebbero state utilissime. Ho informato il Presidente della Repubblica delle dimissioni del ministro Idem e della mia volontà di comunicare al prossimo Consiglio dei Ministri la redistribuzione delle sue deleghe all'interno dello stesso Consiglio».

M5S: «Un atto dovuto»
Il M5S, che nei giorni scorsi ha fatto pressing sul caso Idem, dichiara invece che «La canoa ministeriale di Josefa Idem si è ribaltata. Le dimissioni del ministro, sono un gesto dovuto verso i cittadini italiani che hanno regolarmente pagato l'Ici prima l' Imu poi». «Un caso quello che ha portato alle sue dimissioni - afferma Nicola Morra portavoce capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato -, sollevato politicamente in primis dal Movimento 5 Stelle con le interrogazioni in consiglio comunale a Ravenna firmate dal consigliere Pietro Vandini, proseguito con l'interrogazione in Senato lo scorso martedì ed in seguito la presentazione della mozione di sfiducia che ora non sarà più necessaria».

Deborah Dirani
24 giugno 2013
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-24/ministro-idem-presenta-dimissioni-193338.shtml?uuid=...
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00giovedì 4 luglio 2013 16:16
IOR, si dimettono il Direttore Generale Cipriani e il Vice Tulli

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 1 LUG - Il direttore generale dello Ior Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli hanno rassegnato le dimissioni, accettate oggi dalla Commissione dei cardinali e dal board di sovrintendenza. Le funzioni di dg dell’Istituto sono state assunte `ad interim´ dal presidente Ernst von Freyberg. Lo rende noto la sala stampa vaticana.

01/07/2013
www.lastampa.it/2013/07/01/ior-si-dimettono-il-direttore-generale-cipriani-e-il-vice-tulli-0D13rBvOlFl8dqmNwv4hGO/pag...
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00sabato 6 luglio 2013 01:16
Australia, Julia Gillard si dimette



A meno di tre mesi dalle legislative in Australia, Julia Gillard rassegnerà le dimissioni e cederà il posto al suo rivale Kevin Rudd, che si vendica così del "golpe" subito nel 2010. La premier si ritirerà inoltre dalla politica, se terrà fede alla promessa fatta prima di un voto di fiducia in seno al Partito laburista, che mercoledì l'ha vista soccombere proprio contro Rudd (45 voti a 57). La Gillard, 51 anni, è la prima donna ad aver guidato il Governo australiano. Stando ai sondaggi, si avviava a subire in settembre una netta sconfitta elettorale dai conservatori di Tony Abbott.

26 giugno 2013
www.rsi.ch/home/channels/comunicazione/info_on_line/2013/06/26Australia_Julia_Gillard_si...
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00martedì 16 luglio 2013 21:24
Shalabayeva: si dimette il prefetto Procaccini. Bruxelles «Siamo in contatto con l'Italia»
L'addio del capo di gabinetto di Alfano. La mozione di sfiducia su sul ministro di M5S e Sel arriva in Senato venerdì



MILANO - Mentre sul caso Shalabayeva si muove anche l'Unione europea (Bruxelles ha smentito di aver chiesto informazioni all'Italia ma ha ammesso di essere, sulla vicenda, in continuo contatto con Roma), in Italia cadono le prime teste: si è dimesso il capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini. Il prefetto ha consegnato, già lunedì sera, una lettera al ministro dell'Interno in cui spiega le motivazioni della decisione. Secondo quanto ricostruito, il 28 maggio scorso il prefetto Procaccini riceve - su indicazione di Alfano - l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere. Al centro della riunione Ablyazov, dissidente kazako oppositore del regime, già capo di un'importante banca kazaka, è accusato di truffa e ricercato dal Kazakistan e anche da Mosca, come risulta dalla sua scheda inserita nel sito dell'Interpol.

Muktar sarebbe a Casal Palocco. Procaccini spiega ai kazaki che la competenza è della polizia e li invia al Dipartimento pubblica sicurezza. Il prefetto Procaccini è capo di gabinetto del ministro dell'Interno dal 2008, quando alla guida del Viminale c'era Roberto Maroni; il prefetto viene poi confermato al suo posto sia da Anna Maria Cancellieri che da Angelino Alfano. A maggio scorso, Giuseppe Procaccini era tra i più accreditati per la poltrona di capo della polizia, dopo la morte di Antonio Manganelli. Con quella di Procaccini restano in bilico altre posizioni nella linea di comando del Viminale, e non solo, sul caso Shalabayeva.

EPIFANI: «ALFANO? SE SAPEVA, SI DIMETTA»- Arrivano le prime reazioni alle dimissioni del prefetto Procaccini. Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, commenta: «Non è un fatto usuale». E Epifani non risparmia una stoccata al responsabile del Viminale: «Se il ministro degli Interni e vice presidente del Consiglio Angelino Alfano sapeva dell'espulsione delle due donne kazake deve ora trarre le conseguenze; se invece non sapeva nulla la cosa è più grave ancora». Un commento rilanciato su Twitter: «Aspettiamo chiarezza, ma se Alfano sapeva dovrà prendersene responsabilità», ha scritto Epifani. La vicenda sta assumendo dirompenti aspetti politici, all'interno della stessa maggioranza che sostiene il governo Letta. Sull'ipotesi che le dimissioni di Alfano diano il via ad una crisi di governo, Epifani risponde: «Da un certo punto di vista sì. Da un altro punto di vista non necessariamente, nel senso che si potrebbe fare diversamente. Ma è chiaro che il Pdl trarrebbe le conseguenze».

IL DOSSIER - Attesa da giorni è arrivata, nella tarda mattinata di martedì, la relazione del capo della polizia Pansa sull'espulsione di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov: il dossier ora è al vaglio del ministro degli Interni Alfano. Nella relazione Pansa ricostruisce le fasi e i passaggi burocratici della vicenda che ha portato all'espulsione dall'Italia della moglie e della figlia del dissidente kazako. Se il dossier chiarirà i passaggi tecnici, resteranno probabilmente diversi punti di domanda sui nodi politici.

AISI: «ESTRANEI ALLA VICENDA» -Intanto, sempre martedì, il direttore del servizio segreto interno, generale Arturo Esposito, ha riferito al Copasir che l'Aisi non è stato coinvolto nella vicenda della cattura della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov. Spiega inoltre il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito: «Con questa audizione - ha spiegato Esposito - è stata confermata la completa estraneità del nostro servizio alla vicenda, che è stata soltanto un'operazione di polizia attuata su richiesta di Interpool e Criminalpol. I servizi - ha concluso il vicepresidente - non se ne sono mai occupati come ci ha anche comunicato con una lettera il direttore del Dis, Giampiero Mazzolo».

MOZIONE DI SFIDUCIA PER ALFANO
- Non tremano solo i vertici della Polizia, del dipartimento di Pubblica sicurezza e del Viminale, a essere in bilico è la posizione di Angelino Alfano e la poltrona di ministro dell'Interno. Lunedì il Movimento 5 Stelle e Sel hanno presentato due mozioni di sfudicia, alla Camera e al Senato, nei confronti del vicepremier chiedendo le sue dimissioni. La conferenza dei capigruppo di palazzo Madama per la calendarizzazione della mozione di sfiducia, convocata per alle 15.30 di martedì pomeriggio, ha deciso che la mozione di sfiducia ad Alfano, depositata da Sel e M5S, verrà discussa in Senato venerdì 19 luglio, a partire dalle 20.30. Intanto, alle 18 di martedì, il ministro dell'Interno riferisce in Senato sulla vicenda di Alma Shalabayeva; mentre, alle 20, il titolare del Viminale riferisce alla Camera.

LA DIFESA DEL PDL - La relazione arrivata sul tavolo del ministro Alfano non dovrebbe contenere i nomi dei «colpevoli» ma ricostruire i passaggi: al vicepremier toccherà poi proporre la sanzione per i responsabili della «mancata informativa». Alfano ha più volte ribadito di non aver saputo nulla né del blitz di fine maggio né dell'espulsione-lampo della moglie di Ablyazov. Di fronte alla richiesta di dimissioni dell'opposizione, il Pdl ha reagito facendo quadrato intorno al politico. Tanto che l'ex ministro Rotondi ha avvertito: «Il governo senza Alfano non ha dieci minuti di vita». Mentre il presidente della Commissioni affari esteri alla Camera Cicchitto ha sottolineato che «non ci sono i termini per chiedere le sue dimissioni». Ma il leader della Lega e presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, pur premettendo di «non voler fare valutazioni sull'opportunità di dimissioni di Alfano», afferma - a margine, martedì, di un incontro a Palazzo Lombardia - come fosse «difficile» che il governo e il ministro dell’Interno non sapessero dell'espulsione di Alma Shalabayeva: «Dico solo da ex ministro dell’Interno che casi del genere erano gestiti dalla struttura, con il coinvolgimento di tutti, anche ovviamente del ministro».

INTERROGAZIONE A COMMISSIONE UE
- La commissione Diritti umani del Senato ha reso noto che ascolterà nei prossimi giorni Pansa sul caso Shalabayeva, dopo che il governo avrà fatto le sue comunicazioni. Sabato 20 luglio, poi, la Commissione si recherà a visitare il Cie di Ponte Galeria, ultimo luogo dove è stata trattenuta Alma Shalabayeva prima di essere espulsa. In mattinata, intanto, il vicepresidente del parlamento europeo Gianni Pittella ha presentato un'interrogazione alla commissione Ue sul caso: «La vicenda dell'espulsione della dissidente kazaka, Shalabayeva Ablyazov, da parte delle autorità italiane è gravissima», ha dichiarato.

16 luglio 2013
www.corriere.it/politica/13_luglio_16/shalabayeva-governo-alfano_9928e29a-edf3-11e2-98d0-98ca66d426...
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00venerdì 19 luglio 2013 13:16
Usa, Janet Napolitano lascia governo, guiderà l’Università della California
55 anni, democratica, era già prima donna a capo dell'istituzione incaricata di provvedere e coordinare la sicurezza interna americana voluta da George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre



“Ringrazio il presidente Barack Obama per la opportunità che mi ha dato di servire il Paese nel corso di un capitolo importante della sua storia”. Queste le parole con cui Janet Napolitano ha annunciato le sue dimissioni da segretario alla Sicurezza interna degli Stati Uniti, il Department of Homeland Security (DHS), istituzione incaricata di provvedere e coordinare la sicurezza interna americana voluta da George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre. Il numero uno della Casa Bianca ha a sua volta ringraziato la Napolitano. “Con lei gli americani oggi sono più sicuri”: con la “sua leadership ha protetto contro gli attacchi terroristici”. Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, l'ormai ex segretaria sarà il prossimo presidente dell'università della California (Uc), una scelta singolare che porterà un politico di primissimo livello a occupare un posizione solitamente affidata ad un accademico. L'ormai ex segretario alla Sicurezza interna ha poi aggiunto che il suo dipartimento “ha migliorato la sicurezza dei viaggiatori, ha messo in atto importanti passi per rendere il nostro sistema dell'immigrazione più giusto, garantendo al tempo stesso risorse record alla protezione dei confini nazionali e migliorato la sicurezza informatica insieme ai partner del settore privato”.

12.7.2013
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1105840/usa-janet-napolitano-si-dimet...
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00giovedì 1 agosto 2013 02:06
Slovenia, il papa fa piazza pulita
Nel gennaio di due anni fa 'l'Espresso' scoprì l'incredibile buco da un miliardo di euro fatto dalla diocesi di Maribor. C'è voluto Bergoglio per mandare a casa i vescovi locali


Marjan Turnsek


Anton Stres

Papa Francesco, alle prese con le pulizie dello Ior, sta lavorando a tutto campo, con l'intenzione di sradicare malaffare e cattiva gestione del passato anche fuori i confini vaticani. Così oggi ha fatto "dimettere" due pezzi da novanta della Chiesa slovena, considerati tra i principali responsabili di un crac da 800 milioni di euro della diocesi di Maribor, l'arcivescovo di Lubiana Anton Stres e di quello di Maribor Marjan Turnsek. Entrambe le rinunce sono state presentate per il comma 2 del canone 401 del diritto canonico, quindi "per grave causa". Andrej Glavan, vescovo di Novo Mesto, è stato nominato nuovo reggente dell'arcidiocesi di Lubiana; Stanislav Lipovsek, vescovo di Celje, è invece il nuovo reggente dell'arcidiocesi di Maribor. A confermare la rinuncia alla carica episcopale sono stati gli stessi Stres e Turnsek in una conferenza stampa con il nunzio apostolico di Slovenia, Juliusz Janusz. Stres e Turnsek hanno detto di essere rammaricati per quanto è successo, e hanno ammesso in parte di avere responsabilità nella vicenda in quanto esponenti ecclesiastici ai vertici. Stres fu arcivescovo "coadiutore" da febbraio 2009 a gennaio 2010, quando fu nominato arcivescovo di Lubiana, e Turnsek fu nominato arcivescovo coadiutore di Maribor nel 2010 e arcivescovo nel 2011, dopo le dimissioni del predecessore Franc Kramberger (a causa dello stesso crack finanziario).

Emiliano Fittipaldi
31 luglio 2013
espresso.repubblica.it/dettaglio/slovenia-il-papa-fa-piazza-pulita/22...
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00domenica 4 agosto 2013 23:42
Libia, si dimette il vice premier Barasi



BENGASI (LIBIA) – Il vice premier della Libia, Awad al-Barasi, ieri ha rassegnato le proprie dimissioni, affermando di non aver ricevuto sufficienti poteri per svolgere l’incarico che gli era stato conferito. “Non posso lavorare in un governo disfunzionale in cui i miei poteri vanno persi”, ha dichiarato il vice premier Barasi durante una conferenza stampa a Bengasi. Barasi ha criticato il governo del primo ministro libico Ali Zeidan, accusandolo di non essere in grado di affrontare in modo concreto i problemi del Paese.

Vanessa Ioannou
04/08/2013
www.julienews.it/notizia/dal-mondo/libia-si-dimette-il-vice-premier-barasi/311341_dal-mond...
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00martedì 13 agosto 2013 21:57
Rep. Ceca/ Accettate dimissioni governo, verso elezioni a ottobre
Zeman ha detto che non cercherà di rinviare scioglimento camera


Jiri Rusnok

Praga, 13 agosto 2013 (TMNews) - Il presidente ceco Milos Zeman ha accettato le dimissioni del governo guidato da Jiri Rusnok, sfiduciato la scorsa settimana, in un nuovo passo verso elezioni anticipate. Zeman ha chiesto all'economista Rusnok di assicurare gli affari correnti "sino alla formazione di un nuovo governo che, spero, nascerà da libere elezioni", ha detto il capo di Stato, che a questo punto sembra a sua volta rassegnato alla convocazione anticipata di nuove legislative. La settimana prossima la Camera dovrebbe votare l'istanza di autoscioglimenmto e il presidente ha detto che non cercherà rinvii. A questo punto, una chiamata alle urne per cercare di mettere fine alla crisi politica, sarà con ogni probabilità per il mese di ottobre. In quest'ottica, i partiti di sinistra sembrano ben posizionati per una vittoria, secondo i sondaggi, e il Social-democratici hanno concrete possibilità di tornare al potere per la prima volta dal 2006.

www.tmnews.it/web/sezioni/nuovaeuropa/PN_20130813_00101_...
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00venerdì 30 agosto 2013 01:20
Svizzera: si dimette presidente di Zurich Insurance, Josef Ackermann



(ASCA) - Dopo il suicidio del direttore finanziario di Zurich, Pierre Wauthier, il presidente della compagnia assicurativa svizzera, Josef Ackermann, ha annunciato le sue dimissioni ''con effetto immediato''. Lo riferisce Zurich Insurance Group in un comunicato, in cui si precisa che il nuovo presidente ''sarà l'attuale vice, Tom de Swaan''. Ackermann, 65 anni, ex direttore generale di Deutsche Bank, in un messaggio ai membri del Cda di Zurich ha spiegato che ''la morte inattesa di Wauthier mi ha profondamente colpito: ho motivo di credere che la sua famiglia pensi che debba assumermi la mia parte di responsabilita'''. ''Di conseguenza - ha aggiunto Ackermann - ritengo che il proseguimento delle mie attivita' alla presidenza del Gruppo debba essere rimesso in questione, per il bene di Zurich''. ''Per evitare qualsiasi danno alla reputazione della societa' ho deciso di ritirarmi da tutte le mie funzioni'' ha concluso. Il Consiglio di amministrazione di Zurich ha fatto sapere di aver ''accettato'' le dimissioni di Ackermann, accolte pero' con ''profondo rammarico''.

www.asca.it/newsSvizzera__si_dimette_presidente_di_Zurich_Insurance__Josef_Ackermann-1308516-...
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00sabato 31 agosto 2013 20:40
Lascia Bertone, contestato ma sempre difeso da Ratzinger



(AGI)- L'era Bertone si e' conclusa ufficialmente oggi con la nomina da parte di Papa Francesco del nuovo Segretario di Stato. Il passaggio di consegne con monsignor Pietro Parolin avverra' il 15 ottobre ma gia' da oggi si puo' dire che sia uscito di scena il cardinale Tarcisio Bertone, 79 anni il prossimo 2 dicembre. Il porporato, che e' stato rettore dell'Universita' Salesiana e poi arcivescovo di Vercelli e Genova, lascia dopo sette anni la piu' antica e rilevante carica della Curia romana affidatagli da Benedetto XVI, il 15 settembre 2006 che prima lo scelse anche se non veniva dalle file della diplomazia, come era prassi per i suoi predecessori, e poi l'anno dopo lo nomino' anche camerlengo, perche' custodisse la Sede apostolica in assenza del Pontefice e eventualmente ne certificasse la morte, curandone le esequie. Con Jospeph Ratzinger aveva lavorato all'ex Sant'Uffizio, come numero due e aveva conquistato la sua piena fiducia occupandosi dei dossier piu' scottanti: la teologia della liberazione, lo scisma di Lefebvre, il terzo segreto di Fatima, le apparizioni di Medjugorje, il caso Milingo. Da segretario di Stato pero' non ha portato bene al "suo" Pontefice perche gli ha attirato addosso diverse "tegole", in particolare le vicende giudiziarie che coinvolgono lo Ior - istituzione per la quale Bertone si e' molto interessato essendo presidente del Comitato di vigilanza, incarico dal quale non sembra intenzionato a dimettersi - e il caso Vatileaks, nato proprio dalla pubblicazione di documenti riservati che lo riguardavano: in buona sostanza lettere di protesta contro di lui indirizzate al Pontefice tedesco che nonostante tutto lo ha sempre difeso. Paradossalmente, essendo proprio lui il bersaglio dei veleni che hanno funestato il Pontificato e estenuato Benedetto XVI, un ruolo tra i piu' cruciali, Bertone lo ha svolto proprio dopo l'annuncio delle dimissioni da Papa quando assume la funzione di governo ordinaria della Chiesa fino al 13 marzo scorso giorno dell'elezione di Bergoglio. Ma nel corso delle Congregazioni Generali non gli vengono risparmiate critiche proprio per la disinvolta gestione dello Ior, tanto che il cardinale Scherer che si alza a difenderlo dagli strali di altri porporati (in particolare del prefetto dei religiosi Braz d'Aviz) vede sfumare ogli possibilita' di essere eletto e in Conclave racimola pochissimi voti. E il presidente dei vescovi americani Dolan appena qualche settimana fa chiede pubblicamente a Papa Francesco di fare in fretta a sostituire il segretario di Stato.

31 agosto 2013
www.agi.it/cronaca/notizie/201308311643crort10094lascia_bertone_contestato_ma_sempre_difeso_da_r...
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00giovedì 3 ottobre 2013 18:20
Telecom, Bernabè lascia la presidenza
Le dimissioni comunicate durante il consiglio di amministrazione. Il titolo recupera in Borsa. Domani l’incontro tra l’ad e sindacati



Franco Bernabè si è dimesso da presidente di Telecom. Lo ufficializza la società in una nota segnalando che il Consiglio di amministrazione prosegue sotto la conduzione del vicepresidente Aldo Minucci. «Il consiglio ha espresso i suoi vivi ringraziamenti per il grande impegno e l’elevato apporto manageriale profuso in questi anni», prosegue il comunicato ricordando che il manager era consigliere esecutivo non indipendente e presidente del comitato esecutivo e che possiede 468.000 azioni Telecom ordinarie e 480.000 risparmio. Immediatamente dopo la diffusione della notizia delle dimissioni del presidente, in Borsa il titolo che viaggiava in calo di oltre l’1%, sale dello 0,16% a 0,63 euro per azione. Domani alle 15, nella sede di Corso d’Italia a Roma, l’amministrazione delegato di Telecom Italia Marco Patuano incontrerà i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Ne dà notizia il segretario della Fistel Cisl, Vito Vitale. I sindacati, ha spiegato Vitale, sono stati convocati da Patuano per «illustrare gli effetti del Cda» che è in corso oggi a Milano, a cui il presidente Franco Bernabè ha consegnato le proprie dimissioni.

03/10/2013
www.lastampa.it/2013/10/03/economia/telecom-bernab-lascia-la-presidenza-HB2ZvW6tHWoUvV80TPnr4N/pag...
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00lunedì 14 ottobre 2013 23:41
Banca Marche, il presidente Masera lascia a 3 mesi dalla nomina
Spiega così le dimissioni: “Non ci sono i presupposti per rafforzare nell'immediato il patrimonio”. Dice addio anche il consigliere indipendente Pietro Alessandrini



Jesi (Ancona), 14 ottobre 2013 – Banca Marche perde il suo presidente: Rainer Masera si dimette a tre mesi dalla sua nomina:“Non ci sono i presupposti per rafforzare nell’immediato il patrimonio” spiega lui stesso. Masera punta il dito contro i capitani di industria, essendo stato nominato presidente “sulla base di assicurazioni dal mondo imprenditoriale marchigiano che avrebbe svolto il ruolo di perno per il necessario rafforzamento patrimoniale della Banca”.

Banca che ha davanti a sé la necessità di reperire non più 300 o 400 milioni di euro per la ricapitalizzazione bensì 500 (“da realizzare in tempi molto ristretti”). Ma “non ha i presupposti per ricorrere in condizioni di ordinaria gestione e tempi brevissimi al mercato per rafforzare il patrimonio” scrive Masera a tre mesi dalla nomina. L’ex ministro lamenta l'assenza di impegni “del mondo imprenditoriale per poter assicurare, la creazione del nocciolo duro necessario per porla in sicurezza”, mentre “le Fondazioni non hanno l'intendimento, le disponibilità e le autorizzazioni necessari per accompagnare il rafforzamento patrimoniale”. L’addio di Masera porta con sé le dimissioni di un consigliere indipendente: l'economista e docente universitario Pietro Alessandrini.

“La mia scelta - ha spiegato – non è un atto di sfiducia nei confronti della banca che tuttavia ad oggi non ha trovato capitale sufficiente per rafforzarsi, né da fonti istituzionali né private”. Ma l’ex Ministro si sente anche di rassicurare: “Lo scudo dell’autorità di vigilanza può senz'altro favorire, in condizioni appropriate e nei tempi adeguati, la necessaria ricapitalizzazione”. Masera riconosce come la gestione dei commissari ha permesso di “avviare il processo di risanamento industriale e mantenere la fiducia degli operatori. La Banca ha confermato la capacità di tenuta sul mercato, il radicamento nel territorio, le fondate prospettive di ripresa”. I commissari Feliziani e Terrinoni sono al lavoro per verificare il reale valore della banca e l’interessamento di un grande gruppo bancario sarà decisivo per il futuro dell’istituto di credito marchigiano. Sceglie di non replicare al j’accuse Paolo Tanoni che guida la cordata di imprenditori marchigiani che dovrebbe ricapitalizzare l’istituto. L’avvocato si limita a ribadire di aver coinvolto nel progetto numerosi imprenditori e, a domanda, aggiunge: “Penso che andremo avanti”.

Sara Ferreri
www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/2013/10/14/965765-banca-marche-dimissioni-masera-alessandri...
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00giovedì 26 dicembre 2013 04:42
Turchia, scandalo tangenti travolge il governo. Erdogan decide il rimpasto: via 10 ministri


Erdogan Bayraktar (a destra), Zafer Caglayan (al centro) e Muammer Guler, ministro dell’Ambiente, dell’Economia e dell’ Interno dimissionari

Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato un robusto rimpasto governativo per rispondere alle inchieste che hanno coinvolto figli di membri del suo esecutivo e costretto tre ministri alle dimissioni: Erdogan formerà un nuovo governo con ben dieci novità rispetto a quello decimato dagli abbandoni.

LE DIMISSIONI - La giornata di Natale è stata convulsa per il governo turco e si è aperta con le triple dimissioni del ministro dell’Economia Zafer Caglayan, del ministro dell’Interno Muammer Guler e di quello dell’Ambiente e Urbanizzazione Erdogan Bayraktar. Tutti hanno lasciato l’incarico dopo che i loro figli sono finiti in manette in una `tangentopoli´ legata a licenze edilizie in aree urbane che finora ha portato all’arresto di oltre 50 persone, mentre a Istanbul circa 5.000 persone sono scese in piazza per protestare contro l’esecutivo e chiedere al premier di lasciare. «Lascio il mio posto perché possa essere fatta piena luce su questa ignobile operazione che coinvolge il nostro governo», scrive l’ex responsabile dell’Economia in un breve comunicato.

SCONTRI - A Istanbul, polizia e manifestanti che chiedevano le dimissioni del premier turco Erdogan si sono scontrati: circa 5.000 persone sono scese in piazza qualche ora dopo le dimissioni dei tre ministri. Le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti nel quartiere di Kadikoy, nella parte orientale della città. Proteste anche a Besiktas, nella zona europea di Istanbul.

L’INCHIESTA - Una vera e propria bufera per Erdogan a tre mesi dalle cruciali elezioni amministrative di marzo: sempre più in difficoltà per lo scandalo il «sultano» di Ankara è tornato nei giorni scorsi a denunciare, come fece all’epoca delle proteste di Gezi Park, un complotto internazionale per minare l’ascesa della Turchia e danneggiare il suo governo in vista del voto. Poi la decisione di cambiare la compagine governativa per allontanare il sospetto di proteggere uomini dell’esecutivo travolti dalle inchieste.

I CAMBI IN SQUADRA -
Sostituiti quindi i ministri dimissionari, sostituiti da Efkan Ala (Interni), Nihat Zeybekc (Economia) e Idris Gulluce (Ambiente). Ma rimpiazzati anche i titolari di dicasteri di peso come quello della Giustizia, dei Trasporti, della Famiglia e degli Affari europei. Quest’ultimo, Egemen Bagis, è stato citato dalla stampa tra le persone coinvolte nella tangentopoli che ha travolto l’esecutivo ma per il momento non è indagato dalla giustizia turca. Già martedì però, rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente della Turchia Abdullah Gul aveva detto che i ministri coinvolti nello scandalo avrebbero dovuto essere rimossi dai loro incarichi.

25 dicembre 2013
www.corriere.it/esteri/13_dicembre_25/turchia-scandalo-corruzione-si-dimettono-ministri-dell-interno-dell-economia-528e9280-6d37-11e3-9b3b-c1323fe242...
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00venerdì 10 gennaio 2014 23:54
Caos Venezuela. Si dimettono tutti i ministri. Inflazione al 56% e alert criminalità

CARACAS - Tutti i ministri venezuelani hanno presentato le dimissioni al presidente Nicolas Maduro "per facilitare il rinnovo del governo in questo nuovo anno appena iniziato". Lo ha reso noto lo stesso Maduro su Twitter. Dietro al gesto c'è l'emozione per l'omicidio dell'ex Miss Venezuela, che ha acuito l'emergenza nazionale su sicurezza ed economia. ''Ringrazio tutti i ministri per lo sforzo e per la lealtà dimostrate in questi tempi di Rivoluzione. Chavez vive! La Patria continua!'', ha aggiunto Maduro sul social network. L'annuncio del presidente venezuelano - viene sottolineato da più parti - arriva in un momento di grande commozione nazionale, provocata dal recente, brutale assassinio dell'ex regina di bellezza, Monica Spear Mootz, e di suo marito, Thomas Henry Berry, durante una rapina. L'episodio ha riacceso i riflettori sul tema della sicurezza, una delle maggiori sfide del Paese sudamericano, tra i più violenti del mondo per tasso di omicidi. Esecutivo e opposizione hanno così deciso di unire le forze, aprendo un gabinetto di crisi per predisporre un piano di emergenza contro la criminalità, dilagante. In nove mesi al potere, Maduro ha poi dovuto fare i conti con un'evidente crisi economica interna, culminata in un'inflazione che ha raggiunto il 56% nel 2013. (ANSA)

10 gennaio 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1657233/global/caos-venezuela-si-dimettono-tutti-i-ministri-inflazione-al-56-e-alert-criminal...
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