Nulli gli atti di Equitalia e Ag. Entrate: firmati da falsi dirigenti

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wheaton80
00mercoledì 8 maggio 2013 00:43

"Sarebbero nulli tutti gli atti emessi dalla Agenzia delle Entrate e, di conseguenza, le cartelle esattoriali di Equitalia formate sulla base di ruoli delle Agenzie delle Entrate: la ragione è perché il Fisco ha fatto fino ad oggi firmare i propri atti a personale dipendente privo della qualifica di “dirigente”".

Il terremoto è stato sollevato dalla dottoressa Maria Rosaria Randaccio ex Intendente di Finanza a Cagliari (poi direttrice della Commissione Tributaria, in ultimo in forza al Tesoro e all’assessorato regionale al Turismo), la quale avverte: le cartelle di Equitalia e gli avvisi delle Agenzie delle Entrate sono tutti nulli. Ciò deriva da una importante sentenza del TAR Lazio [1]. Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”. La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia. La Randaccio ha da poco presentato un esposto alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Avvocatura Generale e invita tutti i cittadini a ricorrere contro questo vizio di nullità. Così abbiamo deciso di intervistarla.

LaLeggePerTutti: Dottoressa Randaccio, qual è l’origine del problema che renderebbe nulle buona parte delle cartelle esattoriali?
Maria Rosaria Randaccio: Il Tar del Lazio [1] ha dichiarato illeciti e illegittimi gli ottocento incarichi dirigenziali conferiti a semplici impiegati, invece che ai veri Dirigenti delle Agenzie delle Entrate sparse nelle varie sedi d’Italia.

Infatti, su un organico di 1.200 dirigenti del Ministero, solo 400 posti risultano coperti da dirigenti abilitati, ossia assunti tramite regolare concorso, mentre gli altri 800 incarichi sono stati conferiti indebitamente a dei “nominati”. La questione è stata affrontata anche dalla stessa Corte dei Conti [2] e dal Consiglio di Stato [3]. Quest’ultimo sostiene, tra le righe, che Equitalia S.p.a. agendo in qualità di agente della riscossione, in quanto concessionario di un pubblico servizio [4], deve utilizzare, per tutte le incombenze, personale che opera in regime di diritto pubblico, ossia Dirigenti della Pubblica Amministrazione. Il fatto che tutto il personale utilizzato per le incombenze della riscossione debba essere incardinato nella Pubblica amministrazione lo prevede la legge [5].

La stessa legge prevede che anche la sottoscrizione dei ruoli da trasmettere a Equitalia per la riscossione deve essere svolta esclusivamente dai Dirigenti, dal momento che solo ai Dirigenti compete l’adozione degli atti e dei provvedimenti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno [7]. Invece, come ci ha svelato il Tar del Lazio con la sentenza appena citata, la trasmissione dei ruoli ad Equitalia per la loro riscossione – prerogativa un tempo affidata alla competenza esclusiva degli Intendenti di Finanza – in questi ultimi dieci anni è stata illegittimamente effettuata da semplici impiegati, spesso privi del diploma di laurea.

LLPT: Qual è dunque la conseguenza?
MRR: La conseguenza è che tutte le cartelle esattoriali notificate dagli agenti della riscossione e da Equitalia S.p.a. in questi ultimi dieci anni potrebbero venire annullate perché illegittime per via della mancata sottoscrizione dei “Ruoli” (trasmessi ad Equitalia ) da parte di un dirigente abilitato, ossia assunto tramite pubblico concorso nei Ruoli Dirigenziali della P.A.

LLPT: Ci spieghi come è nata questa “confusione” suoi ruoli dei dirigenti.
MMR: Stiamo parlando di una questione che riguarda non solo il Ministero delle Finanze in generale, ma anche altri ministeri. Nel 1992 i dirigenti della Intendenza di finanza e di tutti gli uffici finanziari sono stati retrocessi in carriera ed inquadrati nella nona qualifica funzionale, ossia quella dei quadri [8]. In questo modo, parte dell’organico è rimasto scoperto. Sono stati inizialmente chiamati, a coprire il vuoto, quelli che erano dentro il Ministero delle finanze, ma collocati nei ruoli centrali, inquadrandoli come dirigenti, mentre gli altri colleghi sono rimasti nella nona qualifica funzionale.

Poi, alla fine degli anni ’90, ci si è reso conto che questi posti dovevano essere coperti da un certo numero di persone. Così il Ministero ha bandito dei concorsi per coloro che avevano iniziato a ribellarsi all’inquadramento della nona qualifica. Naturalmente questi concorsi non hanno coperto l’organico ma solo in minima parte. Così, i restanti posti sono stati coperti con incarichi fiduciari, conferiti in barba alla legge secondo logiche clientelari. A coprire carichi dirigenziali sono stati chiamati semplici impiegati, che non avevano neanche la qualifica di funzionari e neanche quelli che sono stati retrocessi alla nona qualifica funzionale (i quadri). Così, a comandare sui dirigenti vengono chiamati dei semplici impiegati.

In pratica
Secondo l’esposto presentato dalla dott.ssa Randaccio, tutti gli accertamenti fatti da Equitalia ma che provengono da ruoli trasmessi dalle Agenzie delle Entrate, in quanto firmati da personale privo della qualifica di dirigente, sono nulli all’origine, così come sono nulle tutte le attività di Equitalia.

[1] Tar Lazio, sent. n. 6884 del 1.08.2011.
[2] Corte dei Conti, sezione di controllo sugli enti, con determinazione n.31\2008, nell’adunanza del 28 marzo 2008 e n. 43\2010 nell’adunanza dell’11 maggio 2010.
[3] Cons. Stato, sez. IV, sent. n. 3812/2012 del 27.06.2012.
[4] Ai sensi dell’art. 45 del dlgs 112\99.
[5] Art. 1 co. 2 del dlgs 1651.
[6] All’art. 42 del dpr 600\73.
[7] Come sancito dall’art. 16 co. 1 e dall’art. 4 co. 2 del dlgs 1651.
[8] Istituita con il DPR 44 del 1990.

25 gennaio 2013
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wheaton80
00mercoledì 15 maggio 2013 16:41
Le multe stradali? In 6mila Comuni da lunedì non le riscuoterà più nessuno per l'addio di Equitalia

Uscito dal supermercato o dall'ufficio postale, l'automobilista trova la multa sul parabrezza; prende il verbale, lo legge con un sorriso curioso invece che con la solita irritazione, poi lo arrotola e, se è coscienzioso, cerca un cestino della carta anziché buttarlo direttamente per terra.

L'automobilista in questione non è impunito o impazzito, ma solo informato. E sa che, in 6mila Comuni italiani su 8mila, la riscossione coattiva che serve a convincere i più riottosi a pagare le multe e i tributi locali sta chiudendo i battenti. Per la precisione, chiuderà lunedì prossimo: Equitalia, l'agente nazionale della riscossione che raccoglie le entrate anche per questi Comuni, ha scritto nei giorni scorsi ai sindaci per chiedere di non inviare più ruoli a partire dal prossimo 20 maggio.

Dal 1° luglio, infatti, la legge prevede che Equitalia «cessi le attività» di riscossione per gli enti locali, per cui le nuove cartelle non avrebbero alcuna possibilità reale di arrivare in tempo alla riscossione e si trasformerebbero esclusivamente in costi amministrativi per i Comuni (il lavoro di Equitalia va sempre pagato). Peccato che, con poche eccezioni, i sindaci non abbiano alcuna alternativa percorribile per sostituire immediatamente Equitalia, perché non possono assumere, e tanto meno possono costituire nuove società strumentali: anzi, devono cedere a privati quelle che hanno entro il 30 giugno, se vogliono evitare di chiuderle entro fine anno.

Come sempre, il caos normativo premia i furbi, che in questo caso sono rappresentati da chi non vuol pagare le multe o le altre tasse comunali (per esempio la tassa rifiuti). La riscossione a ruolo degli enti locali vale un miliardo e mezzo all'anno, ma è chiaro che se non si interviene in fretta si apre una falla che vale molto di più: molti pagano spontaneamente i verbali che li riguardano proprio perché sanno che l'amministrazione pubblica ha strumenti coattivi per convincere chi non si presenta alla cassa: senza riscossione coattiva, tutto sarebbe lasciato alla buona volontà o al senso civico del singolo, con risultati facili da prevedere.

Il problema è particolarmente delicato proprio per le multe: ogni anno i Comuni scrivono verbali per 1,3-1,4 miliardi, ma un buon 20% di questa somma non arriva in cassa nei 12 mesi in cui è stata accertata. Questi dati, però, sono il frutto di una media molto variegata, che comprende città in cui il tasso di riscossione effettivo era molto più basso anche quando le regole erano assai più chiare di oggi: per esempio negli ultimi certificati consuntivi disponibili (2011), a Roma sono stati incassati in conto competenza 130 dei 300 milioni accertati (il 43,3%), a Caserta il dato scende a 40,4%, a Cosenza si attesta al 37% e a Catania crolla al 20,7 per cento. nelle tante città servite da Equitalia, naturalmente, queste percentuali sono destinate a precipitare se il Governo non interviene a breve a metterci una pezza.

Il buco sui soggetti che devono raccogliere le entrate dei Comuni non è l'unico colpo ai sistemi di riscossione locale. Il decreto Sviluppo varato dal Governo Berlusconi nel giugno del 2011, cioè lo stesso provvedimento che fa uscire Equitalia dalla collaborazione con i sindaci, aveva già stoppato l'applicazione ordinaria degli strumenti esecutivi per tutti i debiti tributari sotto i 2mila euro. Lo scopo era di allentare la tensione che cominciava a salire sulla riscossione statale, ma la norma ha concentrato i propri effetti proprio sulle entrate dei Comuni, che nell'ampia maggioranza dei casi sono sotto la soglia dei 2mila euro (superata in genere dai debiti verso lo Stato).

Il classico divieto di sosta senza "aggravanti" produce un verbale da 39 euro, che in cinque anni tra interessi, sanzioni e aggi può lievitare intorno a quota 162 euro. Per arrivare a quella soglia dei 2mila euro che farebbe scattare le ganasce, quindi, si dovrebbero accumulare 53 verbali, oppure si possono tranquillamente accumulare 12 divieti di sosta, lasciandoli riposare per anni. La soglia serviva ad allungare i tempi delle ganasce fiscali, che nel nuovo quadro finirebbero per non scattare mai più: le multe, però, si prescrivono in cinque anni, e secondo molte sentenze (anche di Cassazione) la decorrenza non scatta dalla notifica dal momento dell'illecito, allargando di conseguenza le chance per il «tana libera tutti». Un caos, insomma, che è scritto in «Gazzetta Ufficiale» da più di due anni ma che nessuno ha voluto affrontare prima di essere troppo vicini alla data cruciale del 1° luglio prossimo.

di Gianni Trovati
14 maggio 2013
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-14/multe-stradali-6mila-comuni-155445.shtml?uuid=...
wheaton80
00martedì 25 giugno 2013 16:13
Cartelle Equitalia annullate. Le sentenze

1) "La Cassazione Civile Tributaria n. 4516 del 22 febbraio 2012, stabilisce che la cartella di pagamento non può limitarsi a riportare la cifra globale degli interessi dovuti. Al contrario, in essa deve essere indicato come si è arrivati ad un dato calcolo, specificando le singole aliquote a base delle annualità prese in considerazione. L’operato di Equitalia non deve risultare ricostruibile soltanto attraverso difficili indagini che non competono al contribuente, perché se così fosse, risulterebbe violato il diritto di difesa del destinatario dell’atto. La Cassazione ha precisato che sono illegittimi tutti gli atti di riscossione notificati dopo giugno 2008, se privi dell’indicazione della base di calcolo degli interessi: quindi sono tutte illegittime le cartelle Equitalia notificate dopo giugno 2008".

ebookbrowse.com/corte-di-cassazione-sentenza-n-4516-del-21-03-2012-doc-d3...

2) "La Commissione Tributaria regionale del Piemonte, con sentenza n. 92 del 1° ottobre 2012, ha stabilito che l’atto di riscossione deve indicare tutti quegli elementi che consentano al contribuente di verificare la correttezza dei calcoli effettuati dal concessionario".

www.exweb.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=311:cartella-esattoriale-nulla-se-non-%C3%A8-riportato-il-calcolo-degli-i...

Da: www.nexusedizioni.it/attualita/sentenza-contro-equitalia/
wheaton80
00martedì 16 luglio 2013 13:14
Equitalia: se la multa arriva per raccomandata è nulla
Migliaia di cartelle esattoriali di Equitalia sarebbero annullabili per effetto di alcune sentenze pronunciate dalle Commissioni Tributarie di varie province d’Italia

A dare speranza ai tanti che in si trovano ad avere a che fare con la temutissima società di riscossione è un vizio di forma riscontrato dai tribunali: Equitalia, infatti, non sarebbe autorizzata a inviare direttamente notifiche di pagamento. Secondo l’articolo 26 del D.P.R. n. 602 del 1973, infatti, tali comunicazioni possono essere fatte soltanto dai soggetti legittimati e autorizzati, e l’articolo appena citato elenca, per filo e per segno, questi stessi soggetti: ufficiali di riscossione, messi comunali o agenti di polizia municipale (negli ultimi due casi per rendere valida la notifica è necessaria la stipula di una convenzione tra Comune e concessionario).

Tutto ciò che non rientra in queste categorie non è autorizzato alla notifica diretta. Equitalia, sinora, era ricorsa alla notifica tramite raccomandata perché il primo comma dell’articolo 26 (che reca le disposizioni sulla “Notificazione della cartella di pagamento“) prevede la possibilità dell’invio postale con ricevuta di ritorno all’interessato: come hanno dimostrato diverse pronunce (CTP Lombardia n. 61/22/10, CTP Lecce n. 909/5/09, Tribunale di Rossano 08/01/2008), però, le comunicazioni postali sono concesse, anche in questo caso, solo ed unicamente agli agenti di riscossione: nessuna possibilità, quindi, che a farlo sia un altro soggetto.

I cittadini che hanno ricevuto, negli anni scorsi, le vituperate cartelle di Equitalia tramite raccomandata, si stanno facendo forti di queste sentenze e hanno cominciato a far arrivare alla società di riscossione una valanga di ricorsi da tutta Italia, con buone possibilità, visti i precedenti, di ottenere ragione da vari Tribunali d’Italia.

Fonte: signoraggio.it

Nota di nexusedizioni.it
Le sentenze qui citate contro Equitalia sono le ultime di una lunga serie. Nei mesi scorsi, già il TAR del Lazio ha dichiarato nulle le cartelle non firmate da dirigenti, ma da semplici dipendenti, mentre nel 2012 la Cassazione Civile Tributaria e la Corte di Cassazione hanno dichiarato nulle le cartelle in cui non venga specificata la base per il calcolo degli interessi (cioè quasi tutte quelle inviate dopo il giugno 2008). Mai come oggi, quindi, informarsi correttamente significa poter salvare la propria azienda, la propria famiglia o la propria vita. Nel frattempo, si è scoperta nel Delaware (paradiso fiscale) una società omonima di Equitalia, da cui l’azienda di riscossione ha subito specificato essere estranea.

A poche ore dalla diffusione della notizia, il registro informatico delle aziende dello stato USA registrava un mutamento nel nome della società da Equitalia s.p.a. ad Equitas s.p.a. Sarebbe veramente drammatico se, oltre ad aver spinto al suicidio decine di persone a causa di cartelle per lo più annullabili, si stessero usando i soldi di persone che versano in condizioni economiche disperate per creare dei conti off shore oltreoceano…

www.nexusedizioni.it/attualita/equitalia-se-la-multa-arriva-per-raccomandata-...
wheaton80
00giovedì 19 settembre 2013 18:08
Equitalia nella bufera: inchiesta per corruzione, 5 indagati e decine di perquisizioni

(AGI) - Un'attivita' di corruzione "diffusa e sistemica", che aveva come area di riferimento Equitalia sud spa e che garantiva, in cambio di piccole somme di denaro, indebiti vantaggi fiscali ed erariali a professionisti o titolari di cooperative, e' costata l'iscrizione sul registro degli indagati di cinque persone (tra cui un ex dirigente e un dipendente dell'agenzia di riscossione), oltre a una trentina di perquisizioni della Finanza presso uffici, abitazioni e sedi di societa' in varie citta' italiane: rischia di promettere sviluppi l'inchiesta della procura di Roma, nata dalla costola di un procedimento che lo scorso aprile coinvolse la famiglia Roscioli, albergatori da tre generazioni. Nel mirino del procuratore aggiunto Nello Rossi, coordinatore del gruppo dei 'reati economici', e dei pm Maria Francesca Loy e Francesco Ciardi sono finiti Roberto Damassa, ex dirigente di Equitalia sud spa, Salvatore Fedele, attuale dipendente, il commercialista Domenico Ballo, l'imprenditore Romolo Gregori e Alberto Marozzi, mediatore/consulente. Concorso in corruzione e' l'ipotesi di reato formulata dagli inquirenti che, dalla documentazione acquisita oggi, sperano di trovare riscontri utili a quanto captato nei mesi scorsi dalle intercettazioni telefoniche. Equitalia, in una nota, ribadisce la sua massima collaborazione con gli inquirenti "affinche' venga fatta piena luce sui fatti oggetto di indagine e sulle eventuali responsabilita'". Gli inquirenti ritengono che l'ex dirigente (che aveva mantenuto preziose entrature presso Equitalia) e l'impiegato avessero garantito e concesso, in cambio della promessa o della dazione di somme di denaro, una serie di benefici illeciti a piccoli imprenditori o professionisti, accogliendo, senza che vi fossero i requisiti, istanze di rateizzazione di cartelle esattoriali oppure interferendo nelle procedure di versamento all'Inps dei contributi previdenziali alterando sia la correttezza dei dati relativi al pagamento sia la visibilita' degli stessi, anche al fine di ottenere la rinuncia, da parte dell'ente di riscossione, ad adottare le procedure di esecuzione immobiliare. Pur oggetto di perquisizione presso il suo ufficio e sospettato di una serie di "favoritismi", non risulta indagato Francesco Pasquini, all'epoca dei fatti direttore regionale Lazio di Equitalia sud spa e ora alla direzione generale Liguria di Equitalia Nord spa. Equitalia, in una nota, precisa che nessun dirigente ha ricevuto avvisi di garanzia. "Al momento - scrivono - risulta indagato un unico dipendente, con sede di lavoro a Roma, che Equitalia ha provveduto ad allontanare in via cautelativa dal servizio".

19 settembre 2013
www.agi.it/cronaca/notizie/201309191736crort10270equitalia_inchiesta_per_corruzione_5_...
wheaton80
00venerdì 22 novembre 2013 23:51
Dirigenti falsi all’Agenzia Entrate: cartelle Equitalia e avvisi di accertamento nulli!

Lo scandalo che “La Legge per Tutti” aveva sollevato quasi un anno fa con l’articolo “Nulli gli atti di Equitalia e Ag. Entrate: firmati da falsi dirigenti” (http://www.laleggepertutti.it/22205_nulli-gli-atti-di-equitalia-e-ag-entrate-non-sono-firmati-da-dirigenti)si arricchisce di un nuovo e interessantissimo capitolo. Ad avvalorare la tesi secondo cui gran parte degli avvisi inviati dall’Agenzia delle Entrate e delle cartelle esattoriali notificate da Equitalia sarebbero nulli è una sentenza appena firmata dal Consiglio di Stato. Ma facciamo un passo indietro per capire cosa sta per succedere.

Lo scandalo era nato da una pronuncia del Tar Lazio [1](cui poi seguì quella del Tar Messina): la sentenza aveva bloccato le nomine a dirigenti, presso diversi uffici delle Agenzie delle Entrate, nei confronti di numerosi funzionari che, però, non avevano svolto il concorso previsto per legge e, quindi, erano privi dei relativi titoli a dirigenti. In pratica, ben 767 funzionari su 1.143 totali (più della metà) erano stati nominati in modo illegittimo!

Un terremoto vero e proprio: per comprenderne la portata, basti pensare agli effetti che tale pronuncia aveva determinato su tutti gli atti firmati dai falsi dirigenti e sui conseguenti procedimenti che ne erano scaturiti. Se il dirigente è privo di qualifica, anche l’atto da questi firmato è nullo. Nulli, quindi, gli accertamenti e nulle anche le cartelle esattoriali di Equitalia emesse sulla scorta dei primi. Una catastrofe per il fisco!

Pertanto, una legge del 2012 [2] aveva cercato di rimediare al pasticcio. Il libretto delle giustificazioni dello Stato si chiama sempre “sanatoria”: così la legge aveva convalidato gli incarichi affidati senza concorso e, in attesa di espletare le nuove procedure concorsuali, aveva autorizzato anche l’attribuzione di ulteriori incarichi dirigenziali a funzionari delle stesse Agenzie. Insomma, in barba allo scandalo, il perverso ed illecito meccanismo – che travalicava i concorsi pubblici – era stato ulteriormente perpetrato.

Oggi giustizia sembra essere fatta. Una sentenza di qualche giorno fa del Consiglio di Stato [3] rimette tutto in gioco: secondo i Giudici amministrativi di ultima istanza, infatti, la “sanatoria” è incostituzionale. Così, il Consiglio di Stato ha chiamato in gioco la Corte Costituzionale affinché valuti se cancellare per sempre, dal nostro ordinamento, tale scempio normativo.

La conseguenza è che sono nuovamente in bilico i posti per 767 dirigenti “fasulli” e gli atti da questi firmati – ivi comprese le cartelle esattoriali successive – possono essere annullate. Ipoteche, fermi auto, esecuzioni immobiliari, pignoramenti della pensione e dello stipendio potrebbero cadere tutti, in un solo colpo, con la sentenza della Corte. E forse farebbe bene Equitalia ad annullare d’ufficio tutte le cartelle, per evitare un’interminabile contenzioso con tutti i cittadini italiani.

[1] Tar Lazio sent. n. 07636/2011.
[2] Art. 8 comma 24, legge 44/2012.
[3] Cons. St. sent. n. 5451/2013 del 18.11.2013

22 novembre 2013
www.laleggepertutti.it/42670_dirigenti-falsi-allagenzia-entrate-cartelle-equitalia-e-avvisi-di-accertamen...
wheaton80
00venerdì 31 gennaio 2014 01:18
Falsi dirigenti delle Entrate: ecco la formula da inserire nel ricorso per chiedere la nullità della cartella

Abbiamo già parlato, in questi giorni, dello scandalo dei cosiddetti falsi dirigenti dell’Agenzia delle Entrate (funzionari, cioè, che pur senza aver partecipato ad un regolare concorso pubblico, sono stati promossi alla categoria di dirigenti). Nell’illustrare le conseguenze di tale paradossale situazione, si è detto della conseguente invalidità delle firme sui relativi atti emessi da tali soggetti e della possibilità che oltre il 50% delle cartelle esattoriali di Equitalia, scaturenti da tali accertamenti fiscali, possa essere dichiarato nullo. Oggi vi forniremo l’eccezione da inserire nell’eventuale ricorso da presentare alla Commissione Tributaria. L’eccezione può essere utilizzata alternativamente:

- nel ricorso contro l’avviso di accertamento ricevuto dall’Agenzia delle Entrate;
- nel ricorso contro la successiva cartella esattoriale, ove la stessa si fondi su un atto “presupposto” (l’avviso di accertamento) sottoscritto dal “direttore” senza titoli dell’Agenzia delle Entrate .

Sono però necessarie alcune preliminari e fondamentali precisazioni:

1) Chi eccepisce questo vizio deve essere consapevole che la questione non è ancora stata completamente definita. Infatti, come avevamo spiegato in precedenza, il Consiglio di Stato ha attualmente rinviato la decisione (sulla legittimità delle nomine dei “falsi dirigenti”) alla Corte Costituzionale.

Se quindi, da un lato, è vero che la partita non è ancora finita ed è “sub iudice”, dall’altro è anche vero che chi sta per intraprendere la strada del ricorso contro un atto di Equitalia, ha solo questo momento per eccepire il vizio di nullità in commento. Diversamente, poi, potrebbe essere troppo tardi: egli non potrà, infatti, più sollevare ulteriori eccezioni che non siano state già inserite nel ricorso. In verità, si potrebbe far leva sul fatto che l’atto è inesistente e che, quindi, la questione è sempre rilevabile d’ufficio. Allo stesso modo, chi non ha impugnato la cartella esattoriale nei termini, potrebbe ugualmente far rilevare la nullità in qualsiasi momento, trattandosi di un vizio che rende la cartella del tutto inesistente e che, pertanto, non è soggetto ad alcun termine di impugnazione.

2) Ecco perché, in via prudenziale, sarà bene sollevare il vizio di nullità immediatamente al primo atto ricevuto, chiedendo, eventualmente, alla Commissione Tributaria, di sospendere il giudizio in attesa della decisione della Corte Costituzionale.

3) Prima di presentare il ricorso sarà opportuno fare istanza di accesso agli atti amministrativi, chiedendo all’Agenzia delle entrate competente per territorio di poter conoscere se chi ha firmato l’atto “incriminato” o ha delegato alla firma è un Direttore dell’Agenzia delle Entrate che ha vinto un pubblico concorso come dirigente e non un semplice “funzionario” con incarichi dirigenziali.

La formula di tale istanza di accesso agli atti la trovate in questa pagina curata dalla nostra redazione: “Come sapere se il direttore dell’Agenzia Entrate è dirigente o funzionario, tale da rendere invalido l’accertamento”. Chi vorrà valersi dell’eccezione di nullità di cui stiamo parlando, potrà dunque inserire nel proprio atto un testo come quello che suggeriamo qui sotto.

CONTESTAZIONE SUL “DIRIGENTE” CHE HA SOTTOSCRITTO L’ATTO

Violazione ed eccesso di potere in relazione all’art. 42, comma 1 – DPR 600/1973 e dell’art. 7 – L. 212/2000: inesistenza giuridica dell’atto impositivo per carenza del potere dirigenziale del delegante o di chi ha sottoscritto l’avviso di accertamento, in mancanza della sua qualifica di dirigente.

Il soggetto che ha sottoscritto o delegato la sottoscrizione dell’avviso di accertamento (aggiungere eventualmente da cui deriva la presente cartella di pagamento), indicato nell’avviso di accertamento nella persona del Direttore __________________________ non sembra essere dotato dei necessari poteri per sottoscrivere gli avvisi di accertamento poiché semplicemente “incaricato di funzioni dirigenziali” e non “dirigente” a seguito di concorso pubblico, così come risulta a seguito di istanza di accesso agli atti effettuata dal ricorrente (All. __). Se l’incarico di funzioni dirigenziali a un funzionario può avere, a tutto voler concedere, una validità interna per l’organizzazione degli Uffici amministrativi (anche ai fini del calcolo della retribuzione), ciò non potrebbe valere con riferimento agli atti esterni dell’Agenzia delle Entrate (vedi la sottoscrizione di un avviso di accertamento) per i quali è necessaria almeno la firma di un dirigente a ciò abilitato secondo un regolare concorso pubblico. Si tratta, infatti, di atti che coinvolgono i diritti soggettivi del contribuente e che, pertanto, richiedono le massime garanzie previste dalla legge, anche alla luce dell’art. 97 Cost.

Da ciò deriverebbe l’illegittimità degli atti sottoscritti (tra cui la delega e/o l’eventuale sottoscrizione dell’avviso di accertamento) poiché l’articolo 42, comma 1, del DPR 600/1973 prevede che l’avviso di accertamento deve essere sottoscritto dal “capo dell’ufficio”; ritenendo tale quel soggetto così individuato secondo le norme in materia di Pubblica Amministrazione. Questo nuovo orientamento discende da una recente sentenza del Tar Lazio (sent. n. 07636/2011) a cui ha cercato di sopperire il legislatore con la legge 44/2012, di conversione del D.L. 16/2012, art. 8, comma 24, che il Consiglio di Stato con sentenza n. 5451/2013 del 18.11.2013 ha rimesso al giudizio della Corte Costituzionale.

La sentenza del TAR Lazio aveva bloccato le nomine a dirigenti, presso diversi uffici delle Agenzie delle Entrate, nei confronti di numerosi funzionari che, però, non avevano svolto il concorso previsto per legge e, quindi, erano privi dei relativi titoli a dirigenti, come sembrerebbe essere il direttore dell’Agenzia delle Entrate di _____. Da ciò deriverebbe che se il dirigente è privo dei titoli per poter svolgere quell’incarico, ne consegue che l’atto da questi firmato è nullo. Qualora l’Ill.ma Commissione ritenga fondata la presente eccezione, per come deve essere, sarà quindi necessario che la stessa sospenda il presente giudizio in attesa che, sul punto, si pronunci la Corte Costituzionale.

Paolo Florio
2 dicembre 2013
www.laleggepertutti.it/43238_falsi-dirigenti-delle-entrate-ecco-la-formula-da-inserire-nel-ricorso-per-chiedere-la-nullita-della-...
wheaton80
00venerdì 31 gennaio 2014 01:20
Scopri se il direttore dell’Agenzia Entrate è dirigente o funzionario, tale da rendere invalido l’accertamento

Dopo la bomba esplosa nei giorni scorsi sulle nomine irregolari dei dirigenti delle Agenzie delle Entrate, perché effettuate senza il regolare concorso, e sulla validità dei relativi avvisi di accertamento e delle conseguenti cartelle di Equitalia, abbiamo pubblicato la formula dell’eccezione processuale da sollevare e inserire nel ricorso contro l’avviso di accertamento o contro la conseguente cartella esattoriale di Equitalia. Ecco però come sapere, prima di iniziare il ricorso, se il direttore dell’Agenzia delle Entrate che ha firmato l’atto fiscale era “dirigente” o semplice “funzionario” incaricato di funzioni dirigenziali. La formula che troverete qui sotto, infatti, costituisce un possibile modello di istanza di accesso agli atti amministrativi da presentare allo sportello al fine di conoscere se il direttore che ha firmato l’atto sia in regola con la citata sentenza del Tar Lazio e del Consiglio di Stato o meno.

ISTANZA DI ACCESSO AGLI ATTI
Oggetto: Istanza di accesso agli atti si sensi della legge 241/1990
Avviso di accertamento n. ____________ a carico di _______

Formulo la presente in nome e per conto del sig. ______________, nato a _____________ il ___________, c.f. destinatario dell’avviso di accertamento n. _______________, notificato ______________ e sottoscritto (eventualmente su delega) dal direttore provinciale dell’’Agenzia delle Entrate di ___________, in virtù di mandato già conferito ad ogni effetto di legge, significando quanto segue:

Considerato che


- è interesse del mio assistito accedere agli atti ed acquisire tutta la necessaria documentazione al fine di poter tutelare i propri diritti ed interessi, costituzionalmente garantiti;
- che, in particolare, è interesse dei miei assistiti accedere agli atti ed estrarre copie di tutta la documentazione relativa alle nomina di Direttore Provinciale dell’Agenzia delle Entrate;
- che, ai sensi e per gli effetti dell’art. 24 co. 7° della Legge 7 agosto 1990 n. 241, “deve comunque essere garantito ai richiedenti l’accesso ai documenti amministrativi la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i propri interessi giuridici”.
Tanto premesso e considerato, il signore ________________, a mezzo del sottoscritto procuratore,

Chiede


ai sensi e per gli effetti degli artt. 22 e ss. Legge 7 Agosto 1990 n. 241, di accedere agli atti e di conoscere se l’attuale Direttore dell’Agenzia delle Entrate che ha sottoscritto e/o delegato la sottoscrizione dell’avviso di accertamento a me notificato è semplicemente “incaricato di funzioni dirigenziali” o ha la qualifica di “dirigente” a seguito di concorso pubblico. Con riserva di chiedere, all’esito dell’accesso, l’ulteriore estrazione di copie ritenute necessarie, trattandosi di un procedimento riguardante gli istanti. L’accesso agli atti – e la relativa estrazione delle copie – è motivata, ex art. 25, co. 2 e per motivi ut supra esposti ex art. 24, 7° co., Legge 7 agosto 1990 n. 241, dalla necessità di dover eventualmente tutelare i diritti soggettivi e gli interessi legittimi anche in sede giurisdizionale, avendo ricevuto un atto sottoscritto da soggetto che svolge delle importanti funzioni amministrative (appunto di “dirigente”), senza aver fatto un regolare concorso pubblico. Il signore _________ delega, sin d’ora, per l’esercizio del diritto d’accesso di cui in epigrafe, l’Avv. _________, eleggendo domicilio presso il suo studio corrente alla ____________ ove intendono ricevere ogni comunicazione anche a mezzo fax al seguente numero ___________ ovvero a mezzo posta elettronica al seguente indirizzo Pec: ________________.

2 dicembre 2013
www.laleggepertutti.it/43239_come-sapere-se-il-direttore-dellagenzia-entrate-e-dirigente-o-funzionario-tale-da-rendere-invalido-lacce...
wheaton80
00giovedì 20 febbraio 2014 23:29
Querela contro Equitalia



Popoli Liberi in collaborazione con Comitato Popolare 580, lancia la campagna contro EQUITALIA. E’ assurdo che un paese democratico e civile, non riesca a trovare forme alternative di riscossione che tengano conto della difficile situazione che i cittadini stanno vivendo dovuta alla mala politica. Siamo stanchi di un sistema simil GESTAPO e di uno Stato che, con controlli ingiusti e asfissianti,seguiti da cartelle esattoriali inviate tramite una società privata che non da al cittadino nessuna prospettiva di dialogo, in quanto i loro guadagno sta negli interessi usurai applicati, lascia come unica soluzione al cittadino, quella del SUICIDIO. Parlando di Equitalia: “Chi protegge Attilio Befera? Perché si esita a smantellare Equitalia, un sistema di riscossione coattiva che dal 2010 al 2012 ha cumulato perdite per 40 milioni mentre foraggia 8mila dipendenti che si dividono 500 milioni di euro soltanto in stipendi?”. La recente vicenda giudiziaria che coinvolge il commercialista Paolo Oliverio, il fiscalista dei potenti che pilotava i controlli di Equitalia, è l’ultimo gravissimo caso che apre uno squarcio sul verminaio di corruzione, rapporti illeciti e trame segrete che coinvolgono anche l’agenzia delle cartelle esattoriali. Insabbiare o pilotare le verifiche fiscali su imprenditori e grandi società effettuate dalla Fiamme Gialle e influire sull’attività degli ispettori di Equitalia dovrebbe far imbestialire i cittadini onesti che non dormono la notte quando ricevono cartelle che non lasciano scampo. Esiste invece una lista di intoccabili che MAi riceveranno cartelle esattoriali e di cui Equitalia è obbligata a disinteressarsi. Il file esiste da anni e viene chiamato, nel gergo degli addetti Equitalia, “Disco per l’estate”, essendo conservato addirittura su CD.

DICIAMO BASTA A QUESTO SOPRUSO. LO STATO CI HA DICHIARATO GUERRA. DIFENDERSI E' UN DIRITTO.

Per scaricare il PDF da compilare e consegnare in questura:
www.popoliliberi.it/images/notizie/equitalia.pdf

IN APPOGGIO A QUESTA INIZIATIVA:

• Avvocato Romano Grazia Antonio, PATROCINANTE CASSAZIONE, VIA F. BARACCA 16, 85100

- POTENZA, e-mail emporiofa@hotmail.it, TELEFAX: 0971-473210

• Avvocato Paolo Sannino & Associati - via Isca del Pioppo,144/a, 85100 - Potenza Telefax:

• Studio legale Tiziana Molendi - Via F.Federigi n. 1262 - 55047 Querceta di Seravezza (LU)

• Studio Legale Prof. Carlo Taormina Via Cesi Federico, 21 - 00193 Roma (RM)

• Avv. Gabriella Campochiaro Via Don Luigi Sturzo n. 14 - Brolo (ME) Tel.7 1595240 – E- mail:

gabriellacampochiaro@yahoo – PEC: gabriellacampochiaro@avvpec.it

• Studio legale Irmici Giuseppe in San Severo (FG) al Viale Castellana 8/H - 71016 SAN

• Avv. Raffaella Lonigro Via Mamiani 14 60121 ANCONA

• STUDIO LEGALE Avv. Maria Pia Sabatini Via Giacinto Carini n° 58 00152 - Roma

• Avv. Ferdinando Tota studiolegale@sabatinitota.it

• Avv. Alessandro Saieva Viale Umberto I n. 60 04100 LATINA

• Avv. Carmine Gargano Via Padova 31 Gravina di Puglia (BA)

• Avv. Massimiliano Conti, Corso G.Mazzini 340 - 66054340 - 66054 Vasto ( Chieti ), tel.0873-3803910873-380391 Fax

0873-3015010873-301501 e.mail: conti_massimiliano@libero.it

• Studio legale Cesare Molteni Avvocato Via Nazario Sauro n. 1 - 22060 Arosio (CO)

frontediliberazionedaibanchieri.it/2014/02/basta-equitalia-basta-suicidi-di-st...
wheaton80
00mercoledì 9 aprile 2014 22:55
Equitalia, arresti e perquisizioni: società pagavano mazzette per evitare il fallimento

Risveglio brusco per Equitalia. Il Nucleo valutario della Guardia di Finanza ha infatti iniziato questa mattina una serie di perquisizioni, più di una ventina, e ha arrestato otto persone con l’accusa di aver intascato mazzette per il buon esito delle verifiche fiscali. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto di Roma Nelio Rossi e dai sostituti Francesca Loy e Stefano Fava. Manette ai polsi per il funzionario di Equitalia Sud, Salvatore Fedele, sua moglie e alcuni imprenditori e commercialisti. Perquisizioni a carico del direttore di Equitalia del Lazio, Alessandro Migliaccio, e di quello della Calabria, Giovanbattista Sabia. I reati contestati sono corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e riciclaggio. Secondo gli investigatori, guidati dal generale Giuseppe Bottillo, i dirigenti di alcune società pagavano ai funzionari dell’agenzia di riscossione tra i 3 mila e i 10 mila euro per ottenere dilazioni del debito con Equitalia; dopo aver saldato le prime due rate, interrompevano i versamenti. Così non incorrevano nella procedura di fallimenti, senza però pagare quanto dovuto all’Erario. Il danno accertato ammonta a 17 milioni di euro, ma gli specialisti delle fiamme gialle hanno appena iniziato la stima, verosimilmente superiore. Sono centinaia le posizioni che ancora devono essere esaminate, c’è il sospetto che oltre alla società, lo stesso meccanismo venisse adottato da alcune persone fisiche. Da privati, insomma. Che ricevevano un trattamento di favore in cambio di mazzette vere e proprie.

Alessandro Pignatelli
9 aprile 2014
www.crimeblog.it/post/119303/equitalia-arresti-e-perquisizioni-societa-pagavano-mazzette-per-evitare-il-fallimeto?utm_source=fb&utm_medium=ed&utm_campaign=Facebook:...
wheaton80
00domenica 18 maggio 2014 23:14
"L'Agenzia delle entrate manda in rovina l'Italia"

Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle entrate, 304.000 euro di stipendio annuo, ha annunciato che entro fine mese andrà in pensione. Avrei qui pronto il sostituto (non d'imposta, bensì umano): Luciano Dissegna. Costo per i contribuenti: zero euro. Sì, lo farebbe gratis. Il curriculum è ragguardevole. Per 30 anni leale servitore dello Stato, che lo assunse per concorso nel 1977, Dissegna ha lavorato negli uffici del registro di Montebelluna e Borgo Valsugana, nell'ufficio Iva di Trento, nell'ufficio imposte dirette di Bassano del Grappa, all'ispettorato compartimentale imposte dirette di Venezia, all'ispettorato dell'Agenzia delle entrate di Trieste. Infine è stato dirigente in Friuli Venezia Giulia e direttore a Thiene, Montebelluna e Schio della medesima agenzia. C'è un solo problema: Dissegna si è dimesso nel 2009 per protesta, accettando il prepensionamento con otto anni di anticipo, perché ritiene d'aver constatato di persona come l'Agenzia delle entrate sia un carrozzone pachidermico e inefficiente, in una parola inutile. «Procura più danni che vantaggi alla nazione. Peggio: arriva a comportamenti che rasentano il falso, la minaccia, la violenza, la ritorsione e persino l'estorsione, come documentato in un esposto indirizzato da un mio assistito alle autorità preposte e rimasto lettera morta. Più che quella delle entrate, se fossi Matteo Renzi io istituirei l'Agenzia delle uscite per mettere sotto controllo la spesa pubblica, il vero cancro di questo Paese». Dissegna, 64 anni, vicentino, è un tributarista, una via di mezzo fra l'avvocato e il commercialista. «Ma non posso dire d'essere passato dall'altra parte della barricata. Semplicemente resto sempre dalla stessa: quella dei più deboli, i contribuenti. Contro le vessazioni dell'erario e contro gli esperti a gettone che lucrano sulle disgrazie di chi non sa come difendersi dallo Stato sanguisuga». Con il primo dei suoi quattro figli, penalista a Milano, assiste aziende e privati nei contenziosi con l'Agenzia delle entrate. Lo fa da novello Robin Hood, cioè gratis nel 95 per cento dei casi. Per esempio con un rimborso di 700 euro per una consulenza che uno studio professionale voleva farsi pagare 130 volte tanto. Se gli chiedi ragione di questo comportamento, Dissegna ti spiega che i 3.200 euro netti di pensione e l'attività della moglie bastano e avanzano e ti mette con noncuranza sotto gli occhi la foto a colori, stinta dal tempo, di un ragazzo vestito da chierico: «Dagli 11 ai 18 anni sono stato in seminario dai Fatebenefratelli. Volevo diventare prete e lavorare negli ospedali. Poi mi sono accorto che esistevano le donne e ho avuto una crisi religiosa. L'inclinazione ad aiutare il prossimo ce l'ho nel sangue. Di quattro fratelli, sono l'unico che ha potuto studiare e laurearsi. Di giorno costruivo blocchi di cemento con mio padre, un ex contadino; di sera rimanevo curvo sui libri fino a quando non crollavo dal sonno. Ciò non toglie che mi senta un privilegiato. Qualcosa devo restituire». Dissegna è arbitro della Consob, uno dei 600 in Italia ammessi per titoli ed esami a dirimere le controversie in materia societaria e borsistica. Di concorsi pubblici ne ha vinti ben 10 nella sua vita. È stato advisor societario e fiscale della Bastogi. Dal 1995 al 1999, dopo la bufera di Tangentopoli, i concittadini gli hanno messo in mano la scopa, eleggendolo sindaco di Romano d'Ezzelino, il paese della provincia di Vicenza dove abita, e lui s'è distinto per aver varato l'unica giunta comunale d'Italia che andava da Forza Italia a Rifondazione comunista.

Che cosa non funziona nella lotta all'evasione fiscale?
«Dati alla mano, è una delle principali cause del crollo dell'economia nazionale. Tutto parte dal fatto che l'Agenzia delle entrate accerta ogni anno 30 miliardi di maggiori imposte, che con l'aggiunta di sanzioni, interessi e aggi esattoriali salgono a 70. Circa due terzi di essi, diventano oggetto di contenzioso. Per difendersi, i ricorrenti devono farsi assistere da tributaristi, avvocati e commercialisti, tutta gente che costa un occhio della testa. Nei primi due gradi di giudizio, quindi senza tenere conto del terzo in Cassazione, imprese e cittadini sopportano costi pari al 10 per cento dell'accertato: miliardi di euro. Se invece definiscono, come si dice in gergo, cioè pagano subito per evitare sanzioni e rischi del contenzioso, devono comunque rassegnarsi a grosse parcelle calcolate sul risparmiato. In pratica i professionisti si fanno dare almeno un 10 per cento».

Vediamo se ho capito bene. L'erario pretende da me 100.000 euro senza motivo. Il mio tributarista lo convince ad accontentarsi di 10.000 e poi mi chiede 9.000 euro di parcella per avermene fatti risparmiare 90.000?
«Esatto. È come se lo Stato pagasse una pletora di dipendenti che vanno in giro con una mazza a fracassare le gambe della gente per dare lavoro agli ortopedici. L'Agenzia delle entrate conta più di 33.000 dipendenti, il 7-8 per cento sono addetti al contenzioso. Uno spreco inaudito. Aggiunga gli incalcolabili costi in termini di giornate lavorative perse, malattie, stress. Un'azienda su tre chiude a seguito di una verifica. Quando non si arriva al suicidio del titolare. E non basta».

Il suicidio non basta? Che altro c'è?
«I contribuenti sospettati di evasione vincono il ricorso nel 50 per cento dei casi. Risultato: dei 70 miliardi accertati, l'Agenzia ne incassa appena 7 l'anno. Quindi i costi sostenuti da cittadini e imprese per tutelarsi superano di gran lunga gli introiti della lotta all'evasione. Una follia. Così va a picco il Paese. È in corso un mastodontico trasferimento di risorse dall'economia reale, rappresentata dalle aziende, a quella virtuale, rappresentata dai professionisti che assistono la gente trascinata in giudizio».

Un momento, mi perdoni, ma studi legali e commercialisti non danno forse da mangiare a tante famiglie?

«Ah, perché lei pensa che questo fiume di denaro venga utilizzato nell'acquisto di beni strumentali o nell'assunzione di nuovi dipendenti? Andiamo! Non crederà che i vari Giulio Tremonti, Victor Uckmar, Vittorio Emanuele Falsitta - per citare alcuni tributaristi di grido - comprino un computer al giorno o arruolino un'impiegata a settimana? È già tanto se lo fanno ogni 10 anni. Ergo, i soldi finiscono soprattutto nei loro conti correnti. Ma, dico io, siete tutti bravissimi, perché non vi date all'imprenditoria? Diventereste di botto altrettanti Armani, Ferrero, Barilla, Caprotti, Squinzi».

Come fa l'erario a perdere il 50 per cento delle cause? È assurdo.

«Per forza: spara accertamenti iperbolici a casaccio. L'aggravante è che martella le piccole imprese, andando in cerca di quattrini dove non ci sono. Perfino Befera è stato costretto ad ammettere che esiste l'evasione di sopravvivenza. Quindi, anche quando l'accertamento va a buon fine, i soldi che cerca di riscuotere non li trova: l'evasore li ha già spesi per campare. Insomma, l'Agenzia tartassa i contribuenti sbagliati e così porta a casa solo 1 euro su 10. E questo nonostante disponga di strumenti da regime poliziesco. Ti blocca tutti i beni al sole: casa, terreni, conti correnti, auto, barche, quadri, tappeti, mobili. Può persino, grazie a recenti sentenze della Cassazione, spremere i soci di una Srl, obbligandoli a rispondere in solido di un'evasione compiuta dalla società. Non se n'è accorto nessuno, ma di fatto la responsabilità limitata è stata abolita».

Lei ha denunciato pratiche estorsive da parte dell'Agenzia delle entrate. Mi pare un'accusa gravissima.
«Stia a sentire che cos'è accaduto. Un mio assistito di Treviso ha un'azienda che produce insaccati. Gli intimano, a capoccia, di pagare 2,3 milioni. Presento ricorso alla commissione tributaria provinciale: vinto. Il mio cliente non ha evaso alcunché, quindi al fisco non deve niente. A quel punto, se non fosse mio amico, potrei chiedergli il 10 per cento su quanto ha risparmiato: quindi 230.000 euro. Invece se la cava con 3.000, le spese vive. Ebbene: lei non crede che, pur di sottrarsi all'incubo di dover sborsare 2,3 milioni di euro, egli non sarebbe stato disposto a versarne senza motivo almeno 800.000, come l'Agenzia era arrivata a proporgli dopo una spossante trattativa? E questa che cosa sarebbe stata se non un'estorsione? Nell'esposto il mio assistito ha documentato una quarantina tra falsi, abusi, violenze, minacce».

Documentati come?
«Registrando di nascosto tutti i suoi colloqui con i funzionari del fisco. I quali hanno riconosciuto che il loro accertamento era spannometrico. In un dialogo, il capo dell'ispezione, avendo fallito nel suo intento vessatorio, ha ringhiato che sarebbe scoppiato un casino della madonna. E infatti due giorni dopo è stato aperto un secondo accertamento su un'attività marginale, di tipo filantropico, che il mio assistito ha in corso».

Una ritorsione.
«Già. Non bastava che gli avessero contestato 1,19 milioni di ricavi in più. Al che il malcapitato ha obiettato: scusate, stiamo parlando di prodotti a base di carne, estremamente delicati, perché non avete allertato i Nas, denunciando che la mia azienda starebbe smerciando in nero il 95 per cento degli insaccati? E i veterinari che vengono due volte a settimana a controllare e che hanno libero accesso alle celle frigorifere che cosa sono, miei complici? Risposta, testuale, del funzionario dell'Agenzia delle entrate: io mi ricordo di aver visto certi filmati di Striscia la notizia dove se ne vedevano di cotte e di crude sui bovini».

Ma non c'è un direttore provinciale che sorvegli questo funzionario?

«Certo che c'è. E sa che cos'ha risposto per iscritto costui quando gli abbiamo contestato i comportamenti del suo sottoposto? Normale rapporto fisco-contribuente. Come dire che minacce e abusi rientrano fra i metodi usuali dell'Agenzia delle entrate. Non basta: il professor Aldo Rossi, ordinario di tecnica e gestione dei sistemi industriali dell'Università di Padova, ha riscontrato grossolani errori, logici e di calcolo, finalizzati a gonfiare, in modo approssimativo, maldestro, arbitrario e perfino assurdo i ricavi della società verificata».

Lei che rimedi consiglierebbe?
«L'Agenzia dovrebbe accertare solo se è sicura al 100 per cento, applicando il principio in dubio pro reo. Quando fui nominato direttore, dissi ai miei impiegati: guai a voi se mi presentate un accertamento che non sia sostenibile in giudizio al 101 per cento. Sa quanti ne stracciai per manifesta infondatezza?».

Perché lo faceva?
«Per impedire che le imprese foraggiassero i professionisti del nulla. E per non dare troppo potere a me stesso e agli accertatori. In ogni contenzioso privo di fondamento la corruzione è in agguato: ti chiedo tanto, trattiamo, ti faccio pagare poco, adesso sgancia qualcosa per averti aiutato. Mi sono spiegato?».

Perfettamente.
«Da quel momento crollò il contenzioso. Eppure, si tenga forte, fra il 2003 e il 2008 gli uffici diretti da me furono quelli che incassarono di più in tutto il Veneto in proporzione al numero di contribuenti. Semplice: chiedevamo 10 anziché 100 e tutti preferivano versare le tasse anziché stipendiare i tributaristi».

Invece altrove che accade?
«Lo Stato bussa alla porta dei poveracci. Tartassa l'idraulico con tre figli da crescere anziché il ginecologo con un Rolex d'oro per polso. La pesca a strascico costa meno fatica e qualcosa consente sempre di tirar su. Mentre quella selettiva richiede pescatori professionisti».

L'Agenzia delle entrate non ne ha?

«Ne ha. Ma le nomine nella pubblica amministrazione sono quasi sempre connotate da metodi clientelari, mafiosi. E l'erario non mi pare un'isola felice».

Gli accertatori riscuotono provvigioni in busta paga?
«Altroché. I dirigenti sono premiati con soldi e promozioni in ragione del gettito conseguito. E gli accertatori si mettono sulla loro scia per progredire nella carriera pure loro. L'80 per cento degli incarichi interni all'Agenzia delle entrate non sono conferiti per concorso, bensì assegnati in forma totalmente discrezionale».

Come se ne esce?
«Bisognerebbe tassare i redditi in misura inversamente proporzionale al rischio di perderli. Basta schiacciare un bottone: vediamo subito quanti perdono l'impiego nel pubblico e quanti nel privato. Dopodiché il primo lo tassiamo il doppio del secondo. Sarebbe una riforma epocale: frotte di nullafacenti aprirebbero all'istante una partita Iva, si dedicherebbero a lavori umili, andrebbero a sgobbare nei campi per pagare meno tasse, e addio pubblica amministrazione faraonica. Ma lei crede che Matteo Renzi possa metter mano a una roba del genere? Campa cavallo».

Stefano Lorenzetto
18/05/2014
www.ilgiornale.it/news/interni/lagenzia-delle-entrate-manda-rovina-litalia-1019...
wheaton80
00lunedì 19 maggio 2014 00:49
Equitalia, stop alle cartelle esattoriali per le imprese in credito con lo Stato

Lo Stato non paga? Allora niente cartelle esattoriali. E’ quanto prevede un emendamento al decreto Destinazione Italia approvato dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, che prevede la sospensione delle cartelle Equitalia per imprese e professionisti in credito con la pubblica amministrazione. Il congelamento, valido per il 2014, è stato introdotto da una proposta del Movimento 5 Stelle. I soggetti interessati, come spiega Il Sole 24 Ore, sono tutte le imprese titolari di crediti verso lo Stato, senza distinzioni in ordine alla forma giuridica dell’impresa, escludendo quindi soltanto i privati. I crediti possono essere relativi a somministrazione, appalti, forniture e servizi, comprese tutte le tipologie di rapporto contrattuale, dalla cessione occasionale o continuativa alla fornitura di servizi e alla consulenza. Ma ci sono alcune condizioni ben precise. I crediti devono essere certi, liquidi ed esigibili. Condizioni, queste, che devono essere accertate dalla stessa pubblica amministrazione attraverso una certificazione rilasciata dall’impresa. Non solo. Sono anche previsti alcuni precisi termini di prescrizione. Il credito non deve essere prescritto, ovvero il creditore non deve lasciare decorrere inutilmente il termine previsto dal Codice civile. Il credito dell’impresa, per beneficiare della sospensione delle cartelle esattoriali, deve inoltre essere certificato dalla pubblica amministrazione secondo le modalità indicate dal decreto del 25 giugno 2012. C’è infine un limite previsto per l’importo. La sospensione è infatti autorizzata solo se l’ammontare è inferiore o pari al credito vantato nei confronti dello Stato. Il via libera dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera è stato accolto con entusiasmo dal M5s, che ha diffuso la notizia pubblicando un post sul blog di Beppe Grillo. ”Chi è imprenditore sa che si tratta di una importante boccata d’ossigeno soprattutto per le piccole e medie imprese tartassate dal Fisco e asfissiate dai crediti non pagati dalle pubbliche amministrazioni”, si legge sul sito. “Ora vigileremo affinché il ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo economico non tardino a emanare il decreto attuativo che, entro 90 giorni dall’approvazione del provvedimento, dovrà dare concretezza a un altro risultato ottenuto dal M5s”. L’emendamento riaccende i riflettori su un problema che affligge l’Italia da diversi anni. E che è ora più che mai al centro del dibattito. Il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha annunciato nei giorni scorsi il via alla procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per i ritardi nei pagamenti. Un tema del resto che era sul tavolo di Tajani fin dal novembre 2011 e del quale l’allora ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, si sarebbe dovuto occupare tempestivamente, stando alle parole dello stesso ex banchiere a poche settimane dall’insediamento del governo Monti. L’Italia, come ha rilevato Confartigianato alla fine di gennaio, resta il Paese europeo dove la pubblica amministrazione è più lenta a pagare i debiti nei confronti delle aziende. La media di 170 giorni è infatti lontana da quella Ue (61 giorni) e sfora di ben 140 il limite di 30 giorni imposto dal decreto sui tempi di pagamento che recepisce la direttiva Ue.

6 febbraio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/06/equitalia-stop-alle-cartelle-esattoriali-per-le-imprese-in-credito-con-lo-stato...
wheaton80
00lunedì 16 giugno 2014 20:52
Tangenti a Reggio Emilia, blitz all’Agenzia entrate. Arrestato ex candidato sindaco

Mazzette in cambio di sanzioni cancellate all’Agenzia delle entrate. È il sistema che un ex dipendente e un funzionario dell’istituto di Reggio Emilia avevano escogitato insieme ad altre tre persone, tra cui anche un politico locale, per ottenere denaro da esercizi commerciali ed esercenti in difficoltà con i pagamenti. A scoprire il sodalizio sono stati i carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia, che lunedì 16 giugno hanno arrestato Anna Maria Corsi, una funzionaria dell’Agenzia delle entrate della città emiliana, in pensione dal 2009, e Attilio Riga, un funzionario ancora in servizio che per l’istituto era responsabile di un team con funzioni ispettive sulle attività. Il blitz ha portato a misure cautelari anche per un politico locale, il 71enne Gabriele Beltrami, ex candidato sindaco di Cavriago con la lista Alternativa civica, sostenuta da Forza Italia, che però non è riuscito ad ottenere un seggio in consiglio. Insieme alla moglie Vanna Montanari, Beltrami, che è stato anche dirigente tecnico del Comune e amministratore dell’ospedale di Novellara, è stato raggiunto dal divieto di dimora a Reggio Emilia. Stesso trattamento anche per Giovina Palazzo, un’altra dipendente dell’Agenzia delle entrate, che secondo gli inquirenti era compiacente al sistema. Su tutti e cinque i soggetti del sodalizio indagati pendono a vario titolo le accuse di concussione, accesso indebito ai sistemi telematici dell’Agenzia delle entrate e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il ruolo cardine era quello della funzionaria in pensione Corsi, che attraverso le sue conoscenze nell’ufficio degli accertamenti fiscali, riusciva ad avere indebitamente accesso al sistema informatico dell’ente. In questo modo venivano individuati gli esercizi in difficoltà o quelli con una situazione a rischio di sanzione, che avrebbero dovuto essere sottoposti a controllo. Qui entravano in gioco Beltrami e la moglie, che secondo l’accusa avevano il ruolo di facilitatori. I due avevano il compito di convincere i titolari delle attività che rischiavano di incorrere in sanzioni, a risolvere la situazione con mazzette da 10mila euro, in cambio di una verifica pilotata che avrebbe consentito di sanare le irregolarità. In cambio delle somme, che avrebbero dovuto essere divise tra i membri del sodalizio, i dipendenti dell’ufficio incaricato delle verifiche per l’Agenzia delle entrate, chiudevano un occhio e procedevano all’archiviazione della pratica. L’indagine è partita dalla denuncia di un esercente, che ha portato alla scoperta di un modus operandi che nella provincia reggiana ha interessato almeno quattro attività nel settore della ristorazione. Ma i casi accertati potrebbero essere solo una piccola parte di quelli effettivamente esistenti, dal momento che è dal 2009 che la donna è in pensione dall’Agenzia e che ci potrebbero essere o essere stati molti altri episodi non denunciati. Nella mattinata di lunedì i carabinieri del nucleo investigativo, che da qualche mese seguivano l’indagine coordinata dalla Procura di Reggio Emilia e denominata “Nottingham”, hanno perquisito le abitazioni delle persone coinvolte e hanno setacciato la sede dell’Agenzia, sequestrando faldoni di documenti e portando via alcuni computer, da cui potrebbero emergere nuovi elementi per allargare l’inchiesta anche ad altre persone. Per questo i carabinieri hanno invitato i cittadini alla massima collaborazione con gli inquirenti e alla denuncia di episodi simili di cui sono stati vittima.

Silvia Bia
16 giugno 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/16/tangenti-a-reggio-emilia-blitz-allagenzia-delle-entrate-arrestato-ex-candidato-sindaco/...
wheaton80
00mercoledì 15 ottobre 2014 01:24
Davide batte Golia: Equitalia viene pignorata

È riuscita addirittura a pignorare i suoi beni a dimostrazione che talvolta anche Davide riesce a mettere al tappeto Golia. La storia risale al 2011 quando una cittadina reggina riceve a casa la più classica delle cartelle di Equitalia. Quattro o cinque contravvenzioni della polizia municipale di Reggio non pagate che sono lievitate a oltre 500 euro. La signora, disperata, si rivolge a un avvocato, Samantha Farcomeni, che prende in carico il caso e, dopo aver studiato la pratica, avanza vizi nella cartella esattoriale: l'inesistenza giuridica della notifica della cartella; la decadenza dal diritto di procedere a riscossione; ma, soprattutto, l'ingiustificata maggiorazione della sanzione per ritardato pagamento. Ed è proprio su quest'ultimo punto che il legale cita in giudizio sia il Comune di Reggio sia l'ente di riscossione, chiedendo l'annullamento della cartella illegittima. Con i tempi soliti della giustizia italiana, la sentenza arriva nel dicembre del 2013. Il giudice di pace annulla la cartella e condanna in solido sia il Comune di Reggio Calabria sia Equitalia al pagamento delle spese legali quantificate in 450 euro. Il tempo passa, nessuno dei due soggetti si fa vivo con l'avvocato. Di pagare il conto, insomma, nemmeno l'idea. Così l'avvocato Farcomeni passa alle maniere forti: il 18 luglio scorso fa partire l'atto di precetto ovvero l'intimazione volta ad ottenere i soldi, concedendo i soliti 10 giorni di tempo. Non succede nulla. Equitalia, puntualissima nel pretendere i pagamenti a suo favore, non lo è quando è lei a dover pagare. Dunque, il 25 settembre, l'avvocato Farcomeni ordina all'ufficiale giudiziario di riscuotere i soldi «a casa» del debitore, ovvero agli sportelli di Equitalia. «Sapendo che il Comune di Reggio, ad oggi commissariato in vista delle elezioni, non ha in cassa un centesimo - spiega Farcomeni - mi sono rivolta all'altro debitore che avrebbe garantito il recupero del credito in maniera certa e in tempi rapidi. Tutto l'impianto della sentenza si è basato sulla illegittima maggiorazione della sanzione. Questo unico motivo ha assorbito tutti gli altri e ciò ha annullato e travolto le ragioni di Equitalia». Per la prima volta in Italia le parti si sono invertite. Una volta tanto ad essere moroso non è il cittadino, ma quell'ente che non si vergogna a mandare cartelle esattoriali a raffica, che intima pagamenti passando sopra a tutti, che sta col fiato sul collo dei contribuenti senza pietà, ma che poi, quando deve pagare si gira dall'altra parte. Oltretutto per una cifra così ridicola. «Sono imbarazzata ma soddisfatta - sorride l'avvocato Farcomeni - chi di spada ferisce di spada perisce. Questa è una sorta di rivincita nei confronti di quanti vengono vessati e martoriati da Equitalia». Farcomeni for president.

Fabrizio Boschi
12/10/2014
www.ilgiornale.it/news/politica/davide-batte-golia-equitalia-viene-pignorata-1059...
wheaton80
00lunedì 17 novembre 2014 21:59
Proposta di legge:"Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle Entrate"

www.camera.it/leg17/126?tab=6&leg=17&idDocumento=2299&sed...

Atto Camera: 2299
Proposta di legge: CANCELLERI ed altri: "Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione" (2299)
wheaton80
00lunedì 22 dicembre 2014 15:45
Agenzia Entrate: dal 2015 stop accertamenti verso chi non può pagare

Esultano i contribuenti. E anche le casse dello Stato. Un emendamento alla nuova Legge di Stabilità determinerà, dal prossimo anno, un capovolgimento nel contrasto all’evasione. Ciò avverrà attraverso la ridefinizione dei criteri di assegnazione dei premi incentivanti, al personale dell’Agenzia delle Entrate, per gli accertamenti fiscali effettuati. Una nuova rotta che segnerà, probabilmente, l’abbandono di tutti quei numerosi e micro controlli nei confronti delle piccole evasioni e dei contribuenti nullatenenti. Come? Vediamolo nel dettaglio. Sino ad oggi, al personale dell’Agenzia delle Entrate venivano assegnati dei “premi” sul lavoro svolto, con lo scopo di incentivare l’attività di accertamento fiscale. Tali premi venivano riconosciuti al raggiungimento di “obiettivi” legati, a loro volta, al semplice numero di accertamenti effettuati. E ciò a prescindere dal fatto che da tali controlli conseguisse poi un effettivo recupero del gettito per l’erario [1]. Risultato: il numero degli accertamenti è lievitato enormemente, proprio perché ciascun ufficio (e, in particolare, i relativi direttori e dirigenti) aveva la necessità di raggiungere l’obiettivo “soglia” per ottenere la quota incentivante. Ma a cosa servono tutti questi accertamenti fiscali se poi non producono recupero dell’evasione? Si riducono solo a un impiego massiccio di personale ed aumento di costi per lo Stato. Poi, a conti fatti, si tratta solo di pochi spiccioli. Prova ne è l’enorme mole di cartelle esattoriali inviate da Equitalia, molte delle quali non riscosse. Detto in termini ancora più semplici, il sospetto che l’amministrazione finanziaria, per tutti questi anni, “se la sia presa” con i nullatenenti, al solo scopo di ottenere gli incentivi, è fortissimo. È talmente forte che lo scorso febbraio è stata presentata, sul punto, un’interrogazione parlamentare. In quell’ occasione, il Ministero dell’Economia aveva garantito la bontà del proprio operato. Ma evidentemente il Governo, preoccupato delle spese per tutti gli accertamenti e dello scarso risultato in termini di riscossione, ci ha pensato bene. Ed ecco che spunta, nella nuova legge di Stabilità, l’emendamento tanto atteso dai nullatenenti. Sia che si tratti di evasori per colpa, per dolo o per obiettive incapacità, di fatto, dal prossimo anno, le cose cambieranno notevolmente. Infatti, nel testo dell’emendamento, che sicuramente entrerà a far parte della stesura finale della legge, la misura della quota incentivante legata al contrasto all’evasione fiscale “sarà determinata in relazione al maggior gettito verificato e asseverato dal ministero dell’Economia e delle finanze – Dipartimento delle finanze – con riferimento alle somme incassate nell’ultima annualità consuntivata”. Il sistema andrà a regime dal 2015. Gli eccessi di zelo, insomma, rivolti contro chi non ha nulla da perdere, subiranno una battuta d’arresto: l’unico parametro resterà non più il semplice numero degli accertamenti effettuati, ma l’effettivo importo riscosso, verificato e asseverato dal Mef.

[1] Art. 59 del Dlgs 300/99 parla di una “quota incentivante connessa al raggiungimento degli obiettivi della gestione e graduata in modo da tenere conto del miglioramento dei risultati complessivi e del recupero di gettito nella lotta all’evasione effettivamente conseguiti”.

16 dic 2014
www.laleggepertutti.it/60763_agenzia-entrate-dal-2015-stop-accertamenti-verso-chi-non-pu...
wheaton80
00domenica 1 febbraio 2015 23:23
IL TAR inchioda Equitalia
Equitalia nega l’accesso agli atti al contribuente. Condannata dal TAR all’esibizione dei documenti richiesti e alle spese di giudizio

LECCE – Con una recentissima sentenza, la n. 357, depositata lo scorso 28 gennaio, la Seconda Sezione del Tar Lecce (Pres. Trizzino e Rel. Rinaldi) ha ordinato a Equitalia Sud Spa di esibire al contribuente, entro trenta giorni, i documenti dallo stesso richiesti. La vicenda traeva origine dalla richiesta di accesso agli atti formulata dal contribuente, ignaro delle ragioni poste a base di una ingente pretesa economica pari ad € 1.000.000,00, richiesta con avvisi di pagamento notificati dall’ente della riscossione per conto dell’Amministrazione finanziaria. Il contribuente ricevuto il diniego si vedeva quindi costretto a rivolgersi, per il tramite degli Avv.ti Alberto Pepe e Alfredo Matranga, al TAR di Lecce per conoscere le ragioni della propria presunta posizione debitoria nei confronti di Equitalia. In particolare, Equitalia aveva posto a base del proprio diniego, da un lato, pretese esigenze afferenti la tutela della riservatezza di terzi e, dall’altro, il presunto mancato invio da parte dello stesso contribuente della “delega” e del “documento di identità” del delegante e del delegato all’accesso. Con la citata pronuncia il TAR leccese, qualificato giuridicamente tutelabile l’interesse del contribuente ad accedere alla richiesta documentazione (in quanto destinatario degli avvisi di pagamento), ha ritenuto non idonea a giustificare il diniego di accesso la motivazione opposta dall’Agente per la riscossione (mancata integrazione documentale), condannando Equitalia a consentire l’accesso al contribuente nei successivi trenta giorni dalla pubblicazione della sentenza e condannando lo stesso Agente per la riscossione al pagamento delle spese di lite.

Fonte: lecce.corrieresalentino.it/2015/01/equitalia-nega-laccesso-agli-atti-al-contribuente-condannata-dal-tar-allesibizione-dei-documenti-richiesti-e-alle-spese-di-giudizio/#.VM5...

Nota di TuDiVi
Questa “pesante” sentenza del TAR rappresenta un segnale molto forte sotto il profilo della giurisprudenza a favore del contribuente, ed è una inequivocabile, lampante conferma della bontà degli atti che in questi ultimi mesi l’Associazione Tutela Diritti Violati ha compiuto ai fini della tutela dei contribuenti associati, tanto che chi ora si iscrivesse godrebbe immediatamente dei vantaggi procedurali di quanto sinora acquisito nei rapporti con l’ente esattore.

1 febbraio 2015
www.tudivi.it/blog/49-il-tar-inchioda-equitalia
wheaton80
00mercoledì 18 marzo 2015 16:28
La Corte Costituzionale abbatte Equitalia. I dirigenti? Tutti falsi

Un vero fulmine a ciel sereno. La tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale [1] è uscita: le nomine “fasulle” dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, portati al ruolo di dirigenti senza un pubblico concorso, sono tutte nulle. E, perciò, sono nulli anche gli atti da questi firmati e notificati ai contribuenti. Non solo: nulle diventano, conseguentemente, pure le cartelle esattoriali emesse da Equitalia sulla scorta di tali accertamenti. Che il cielo stesse annuvolandosi all’orizzonte era già chiaro da diverso tempo. E ne avevamo parlato già noi quando abbiamo scritto, a più riprese, dello scandalo dei falsi dirigenti dell’Agenzia delle Entrate. Il succo della sentenza è chiaro: è incostituzionale il la legge del 2012 che, dopo la bocciatura del TAR Lazio della nomina dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate a dirigenti, pur senza la qualifica, aveva introdotto una sorta di sanatoria. Insomma, in attesa che fossero indette le normali gare, gli incarichi “a tempo” da dirigente, conferiti a funzionari dell’Agenzia delle Entrate senza i concorsi regolari dovevano ritenersi validi. Il che è palesemente illegittimo per contrasto con la Costituzione e con la norma che impone che, a tutti i pubblici uffici, si giunge solo tramite concorso. Come avevamo anticipato anche noi in “Dirigenti falsi all’Agenzia delle Entrate” (http://www.laleggepertutti.it/42670_dirigenti-falsi-allagenzia-entrate-cartelle-equitalia-e-avvisi-di-accertamento-nulli), in sostanza è stato eluso il principio secondo cui nel pubblico impiego anche le funzioni di dirigente si acquistano con il concorso pubblico pure nell’ipotesi in cui gli incarichi vadano al personale interno. La durata degli incarichi, almeno sulla carta, era legata al tempo necessario a indire i concorsi, ma è stata seguita da proroghe, anche queste “bocciate” dalla Corte Costituzionale. La norma del DL semplificazione, scrivono oggi i giudici costituzionali, “ha contribuito all’indefinito protrarsi nel tempo di un’assegnazione temporanea di mansioni superiori, senza provvedere alla copertura dei posti dirigenziali vacanti da parte dei vincitori di una procedura concorsuale aperta e pubblica”. Ora la pronuncia della Corte Costituzionale mette la parola “fine” alla vicenda ma apre interrogativi sulla sorte degli accertamenti sottoscritti negli anni dai funzionari-dirigenti. Insomma, poiché sono state bocciate ben 767 nomine su circa 1000 dirigenti di ruolo, ciò significa che più del 50% delle cartelle che, in tutti questi anni, Equitalia ha notificato agli italiani, sono nulle! O meglio, del tutto inesistenti perché firmate da soggetti che non avevano il potere per farlo e per ricoprire tale ruolo.

[1] C. Cost. sent. n. 37/15 del 17.03.2015:

www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=0CCcQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com%2Fpdf2010%2FPROFESSIONALE%2FPROFESSIONISTI%2FQUOTIDIANO_ENTI_LOCALI_PA%2FOnline%2F_Oggetti_Correlati%2FDocumenti%2F2015%2F03%2F18%2Fcostituzionale37.pdf&ei=q5kJVaW0H8ryUNqhgfgL&usg=AFQjCNHHYmTM5eES3Y_7bEWeDg...

Angelo Greco
17 marzo 2015
www.laleggepertutti.it/82254_la-corte-costituzionale-abbatte-equitalia-i-dirigenti-tut...
wheaton80
00giovedì 19 marzo 2015 18:05
La sorte delle cartelle esattoriali dopo la sentenza della Corte Costituzionale

Con lo scandalo dei “falsi dirigenti” dell’Agenzia delle Entrate, promossi senza pubblico concorso, è lecito chiedersi quali saranno le conseguenze sui ricorsi contro gli accertamenti da questi ultimi firmati. Dopo la sentenza di ieri della Corte Costituzionale [1] che ha sostanzialmente dichiarato l’illegittimità della legge “sanatoria” del 2012, con cui erano state “convalidate” le nomine dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate a ruolo di dirigenti senza però un pubblico concorso, è legittimo chiedersi quale sarà la fine degli avvisi di accertamento firmati da tale personale e, con essi, delle conseguenti cartelle esattoriali emesse da Equitalia, sulla scorta di tali atti. Partiamo da un punto ormai fermo per la giurisprudenza: gli atti dell’Agenzia delle Entrate devono essere firmati dal direttore dell’ufficio e non da altri soggetti, a meno che non siano muniti di procura (e quest’ultima venga prodotta agli atti). In passato è capitato più volte che gli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle Entrate siano stati firmati da funzionari privi dei poteri previsti dalla legge o sprovvisti della delega da parte del direttore dell’ufficio. In tutti questi casi, la Cassazione e i giudici di merito [2] non hanno fatto altro che ribadire l’illegittimità dell’atto. In pratica, se la sottoscrizione non è quella del capo dell’ufficio titolare, incombe all’amministrazione finanziaria dimostrare il corretto esercizio del potere sostitutivo da parte del sottoscrittore e la presenza della delega in caso di contestazione. Ora la medesima questione, sotto il profilo di diritto, si pone oggi: perché alla situazione in cui il funzionario sia sprovvisto di delega da parte del capo ufficio è perfettamente equiparabile quella (oggetto della sentenza della Corte Costituzionale) in cui il dirigente sia, in realtà, un funzionario “facente funzioni”, temporaneamente adibito al ruolo di dirigente, ma con rinnovi periodici, tanto da farlo ritenere, nei fatti, “a tempo indeterminato”. Insomma, se è nullo l’accertamento firmato dal funzionario privo di procura o dei poteri, non può che esserlo quello del dirigente che, in realtà, non è dirigente, ma semplice funzionario perché la sua nomina è stata ritenuta illegittima. Il punto, ora, è quanto questa circostanza possa influire sugli avvisi di accertamento mai impugnati e sulle conseguenti cartelle esattoriali. Innanzitutto, ci sentiamo di suggerire ancora un atteggiamento prudente che, in questi casi, è sempre necessario e opportuno, specie quando una sentenza – così come quella di ieri – potrebbe avere una portata tanto dirompente da mettere in crisi l’erario. Si pensi infatti che, ad essere coinvolti nello scandalo, sono più della metà dei dirigenti attualmente in ruolo: il che significa che oltre il 50% delle cartelle esattoriali, notificate sulla scorta di un avviso dell’Agenzia delle Entrate, sarebbero illegittime. Secondo le stime delle sigle sindacali di settore, sarebbero circa 1.200 incarichi dirigenziali affidati a funzionari senza concorso tra agenzia delle Entrate e Dogane a fronte di meno di 400 dirigenti di ruolo in via di estinzione per pensionamento. Il secondo aspetto è quello dei “tempi” del ricorso. La giurisprudenza ha sempre detto che quando l’atto è firmato da un soggetto privo dei poteri, si configura una causa di inesistenza (che è, tra tutti i vizi, la categoria più grave e insanabile). Risultato: l’inesistenza può essere fatta valere in ogni stato e grado del giudizio e anche d’ufficio. Il che significa che quanti non hanno mai impugnato la cartella esattoriale o l’atto dell’Agenzia, e hanno lasciato scadere i termini, dovrebbero essere ancora in tempo per far valere tale eccezione. Così come chi ha già intrapreso il ricorso, ma sulla scorta di ulteriori e differenti contestazioni, potrebbe sempre allargare il tema della decisione anche al difetto del potere del dirigente. Insomma, uno scenario che apre dei profili sconvolgenti per i contenziosi con Equitalia e l’Agenzia delle Entrate. Né è possibile pensare, al momento, a una nuova legge che sani questa situazione, posto che anch’essa, come la prima, sarebbe incostituzionale.

In pratica

La sentenza della Corte dichiara incostituzionale l’articolo 8, comma 24, del Dl 16/2012, che consentiva alle Agenzie delle Entrate di coprire, in attesa dei concorsi, le posizioni dirigenziali con il ricorso a contratti individuali di lavoro a termine stipulati con funzionari interni. Il risultato è che tali soggetti, ormai desautorati con effetto retroattivo dei relativi poteri, non potevano neanche firmare gli accertamenti fiscali che, pertanto, sarebbero non nulle bensì del tutto inesistenti. Anche le cartelle esattoriali subirebbero la stessa sorte.

[1] C. Cost. sent. n. 37 del 17.03.2015
[2] Cfr. CTP Bari sent. n. 67.11.14; CTP Palermo, sent. n. 1429/14. Cass. sent. n. 14942/2013. Solo in casi particolari come la cartella esattoriale (Cassazione 13461/2012), il diniego di condono (Cassazione 11458/2012 e 220/2014), l’avviso di mora (Cassazione 4283/2010), l’attribuzione di rendita (Cassazione 8248/2006), tributi locali (dove è valida la firma stampata ex articolo 3, comma 87, della legge 549/1995; Cassazione 9627/2012), per cui manca una sanzione espressa, la giurisprudenza ammette la presunzione generale di riferibilità dell’atto all’organo amministrativo titolare del potere nel cui esercizio è adottato. Per imposte sui redditi e Iva (qui in forza del rinvio all’articolo 42 del Dpr 600/1973 operato dall’articolo 56 del Dpr 633/ 1972) deve essere invece dichiarata la nullità dell’avviso di accertamento, se non reca la sottoscrizione del capo dell’ufficio o di altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato (Cassazione 18758/2014)

Angelo Greco
19 marzo 2015
www.laleggepertutti.it/82266_la-sorte-delle-cartelle-esattoriali-dopo-la-sentenza-della-corte-costit...
wheaton80
00lunedì 1 giugno 2015 23:13
Clamoroso! Commissioni Tributarie di tutt’Italia schiantano Equitalia per cartelle con firme di falsi dirigenti (nulle!)

ROMA - Davvero clamoroso. Diverse sentenze, emesse dalle Commissioni Tributarie in tutta Italia, stanno annullando le cartelle esattoriali firmate dai 'dirigenti illegittimi'. Il CODACONS rileva che ''una vera e propria valanga di ricorsi sta per abbattersi sull'Agenzia delle Entrate, che rischia di veder paralizzata la propria attività a seguito della decisione della Corte Costituzionale, che ha annullato le nomine di 767 dirigenti dell'ente''. ''Le Commissioni Tributarie di primo e secondo grado si stanno uniformando alla sentenza della Consulta'', osserva l'associazione. Dopo la prima decisione di Milano, anche le Commissioni Provinciali di Lecce, Campobasso, Brescia, Reggio Emilia e Frosinone si sono espresse in senso favorevole al contribuente, annullando gli accertamenti fiscali firmati da uno dei dirigenti dell'Agenzia delle Entrate dichiarati ''decaduti dalla carica'', per via della sentenza della Corte Costituzionale. Non solo. La Commissione Tributaria della Lombardia è andata oltre, aprendo la porta alla possibilità di sollevare l'eccezione del ''falso dirigente'' anche in secondo grado per coloro che, avendo perso in primo grado, non erano ancora a conoscenza della decisione della Consulta e, quindi, non avevano presentato ricorso su questo particolare vizio. Il direttore dell'Agenzia delle entrate ''è stata clamorosamente smentito e farebbe bene a dimettersi'', dice il presidente Carlo Rienzi. Il CODACONS invita i cittadini, che hanno ricevuto cartelle esattoriali, a verificare sul sito dell'associazione se gli atti sono stati firmati da dirigenti decaduti e, in tal caso, ad aderire all'azione legale promossa dall'associazione, volta ad ottenere l'annullamento delle stesse cartelle. Fare ricorso è semplice, così come verificare se la o le cartelle esattoriali ricevute da Equitalia su azione della Agenzia delle Entrate sono state firmate da falsi dirigenti: basta telefonare al CODACONS al numero 892007 (senza prefisso) negli orari d'apertura del servizio di verifica dei documenti in questione.

1 giugno 2015
www.ilnord.it/c4260_CLAMOROSO_COMMISSIONI_TRIBUTARIE_DI_TUTTITALIA_SCHIANTANO_EQUITALIA_PER_CARTELLE_CON_FIRME_DI_FALSI_DIRIGEN...
wheaton80
00giovedì 25 giugno 2015 14:11
Equitalia, condono cartelle fino a 2mila euro. Ma solo se emesse entro il 1999

Con oltre due anni di ritardo dalla legge di Stabilità del 2013, che ha previsto l’annullamento delle cartelle Equitalia di importo massimo 2 mila euro, è stato pubblicato in questi giorni in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo del Ministero dell’Economia con le modalità con cui sarà eseguito il mini-condono (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/06/22/15A04675/sg). Un’ottima notizia per i contribuenti? Solo per quei pochi che rientrano nell’operazione. L’emendamento inserito nella Stabilità ha, infatti, sì previsto la rottamazione automatica di qualsiasi tipologia di debito (tra cui, ad esempio, contributi previdenziali o tributi locali), ma unicamente per le cartelle iscritte a ruolo entro il 31 dicembre 1999. Chiaro obiettivo della sanatoria è, quindi, solo quello di estinguere con un colpo di spugna tutti quei casi rimasti in sospeso da 15 anni, eliminando così buona parte delle cartelle esattoriali di modica cifra che non sono state pagate e che molto probabilmente non lo sarebbero state mai. Insomma, più che altro una “pulizia” nei bilanci degli enti creditori (Erario, Regioni, enti locali), soprattutto dei Comuni. Il modesto importo delle cartelle riguarda, infatti, perlopiù le amministrazioni comunali che nel corso degli anni, dopo aver iscritto a ruolo tasse o multe automobilistiche, poi non le hanno mai riscosse trovandosi dei bilanci “falsati” dai crediti inesigibili. Così, solo per queste cartelle di importo inferiori o uguale a 2 mila euro (comprensivo di quota, interessi per ritardata iscrizione al ruolo e sanzioni), Equitalia cesserà l’attività di accertamento e riscossione a partire dal 30 giugno 2015, trasmettendo in via telematica (o su supporto magnetico) l’elenco delle posizioni debitorie annullate agli enti creditori.

Per stabilire se la propria cartella esattoriale verrà automaticamente annullata, non bisogna però solo verificare che il ruolo sia stato reso esecutivo entro il 1999: si deve anche controllare che questi crediti non siano mai stati oggetto di concordato, accordo di ristrutturazione dei debiti o transazione fiscale. In questi casi, infatti, non ci sarà nessun annullamento. Inoltre, restano escluse dalla sanatoria anche le mini-cartelle relative alle risorse proprie dell’Ue come dazi, diritti agricoli o Iva all’importazione. Equitalia dovrà, altresì, provvedere a comunicare agli stessi enti anche le cartelle di importo superiore a 2.000 euro, e sempre rese esecutive entro il 1999, che non sono da annullare. Anche per queste quote potrebbe, infatti, aprirsi la possibilità del condono nel caso in cui però non sia mai stato aperto un contenzioso o richiesta una rateizzazione. La procedura prevista è chiara: una volta che il Comune riceve la cartella esattoriale non ancora riscossa, deve verificare se è in grado di incassare il credito. Altrimenti, entro 60 giorni dalla conclusione delle attività di recupero, la cartella verrà annullata. Tecnicamente, Equitalia avrà diritto al rimborso di tutte le spese per le procedure di riscossione già avviate e che ora tornano in carico agli enti creditori. La restituzione avverrà in dieci anni per i ruoli erariali e in 20 anni per quelli non erariali. Sempre sul fronte delle cartelle esattoriali c’è tempo fino al 31 luglio per presentare la domanda per aderire alla rateizzazione-bis, chance che consente a chi ha saltato troppe rate nei pagamenti dilazionati di rimettersi in carreggiata. I contribuenti che, infatti, hanno perso questo beneficio entro il 31 dicembre 2014, possono richiedere fino a un massimo di 72 rate (6 anni) presentando la domanda entro luglio. Ci sono però alcuni limiti rispetto alle regole generali sulla rateizzazione: il nuovo piano concesso non è prorogabile e decade in caso di mancato pagamento di due rate anche non consecutive, anziché 8 rate.

Patrizia De Rubertis
24 giugno 2015
www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/24/equitalia-condono-cartelle-fino-a-2mila-euro-ma-solo-se-emesse-entro-il-1999/...
wheaton80
00venerdì 10 luglio 2015 22:21
Equitalia: cartelle esattoriali tutte nulle. La sentenza più importante

Con una sentenza [1] che farà tremare il fisco italiano e la tenuta dei conti pubblici, la CTP di Campobasso è la prima Corte a dichiarare la nullità delle cartelle esattoriali notificate da Equitalia perché emesse a seguito di un atto dell’Agenzia delle Entrate firmato da uno dei “falsi dirigenti” (quelli, cioè, decaduti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale di marzo scorso). La novità di questa pronuncia è che – confermando quanto avevamo anticipato in tutti questi anni sul nostro giornale e, da ultimo, in “Cartella Equitalia nulla per l’accertamento firmato dal dirigente decaduto” (http://www.laleggepertutti.it/88909_cartella-equitalia-nulla-per-laccertamento-firmato-dal-dirigente-decaduto)– ad essere annullato non è più (solo) l’accertamento fiscale in sé, ma il successivo atto di Equitalia, la famigerata cartella, notificata quando ormai sono scaduti i termini per impugnare il primo. Il che non fa che avvalorare la tesi secondo cui gli atti delle Entrate sono radicalmente nulli, ossia non sanabili neanche con il decorso del tempo. Ed, in buona sostanza, apre la possibilità del ricorso non solo a chi ha ricevuto un accertamento fiscale, ma anche a chi abbia già presentato ricorso contro quest’ultimo, o a chi abbia già sostenuto il primo o il secondo grado (senza successo), ed ancora a chi non abbia fatto mai opposizione e si sia visto quindi notificare la cartella di Equitalia. O, addirittura, anche per quanti hanno fatto decorrere i sessanta giorni dalla notifica del plico dell’Agente della riscossione senza impugnarlo davanti al giudice. Questo perché, stando a quanto insegnano i manuali di diritto, se un atto è nullo, tale vizio può essere fatto valere in qualsiasi momento (ossia, in qualsiasi stato e grado di giudizio) ed anche dal giudice stesso: la nullità, insomma, non può essere mai sanata.

La vicenda
Con la pronuncia in oggetto, il Collegio ha accolto il ricorso di un contribuente, annullando la cartella di pagamento a fini Irap e Iva. L’atto impositivo, notificato al debitore, era stato emesso in base a ruolo firmato da un funzionario con incarico di dirigente, ma non in possesso della relativa qualifica: questione sulla quale, di recente, si è pronunciata la Corte Costituzionale stabilendo la nullità di tali nomine perché avvenute senza concorso. Il ricorrente, che tuttavia aveva già presentato ricorso alla data della sentenza della Consulta, ha integrato il proprio atto con un motivo aggiunto [2] sostenendo l’illegittimità del conferimento d’incarico al funzionario firmatario dell’atto impugnato, citando la sentenza della Corte costituzionale [3]. Ovviamente, la prima difesa dell’Agenzia delle Entrate è stata quella di sostenere che la sentenza della Corte Costituzionale non potrebbe essere applicata a tutti i rapporti che abbiano già “esaurito” i propri effetti, e quindi anche a quegli avvisi per i quali, essendo scaduti i relativi termini di impugnazione, siano già state emesse le relative cartelle di pagamento. Nulla di più falso, secondo la Ctp di Campobasso che rigetta le eccezioni del fisco e conferma la nullità della cartella esattoriale.

La nullità anche sulle cartelle di Equitalia
La pronuncia d’illegittimità costituzionale di una norma di legge – si legge in sentenza – determina la cessazione della sua efficacia nei confronti dell’intera popolazione italiana e impedisce, dopo la pubblicazione della sentenza, che essa possa essere applicata anche ai rapporti passati (come, per esempio, gli atti del fisco già notificati e i cui termini per l’opposizione siano scaduti), stante l’effetto retroattivo dell’annullamento. Il concetto è, dunque, molto chiaro: l’accertamento fiscale fondato su norme incostituzionali è radicalmente nullo e tale nullità – sebbene l’atto non sia stato impugnato nei termini – si ripercuote anche sulla successiva cartella esattoriale di Equitalia.

Note
[1] CTP Campobasso, sent. n. 784/15
[2] Ex articolo 24, comma 4, del Dlgs. n. 546/92
[3] C. Cost. sent. n. 37/2015

Angelo Greco
25 mag 2015
www.laleggepertutti.it/88925_equitalia-cartelle-esattoriali-tutte-nulle-la-sentenza-piu-im...
wheaton80
00giovedì 30 luglio 2015 00:29
Sentenza Tributaria del 22.07.2015

Le Agenzie devono provvedere d’ufficio alla cancellazione degli atti. Noi di TuDiVi Associazione Tutela Diritti Violati lo avevamo già scritto e puntualmente arriva la conferma in giurisprudenza, con la Sentenza del 22.07.2015 della Commissione Tributaria Regionale Lombardia che dice:“L’illegittimità dei Dirigenti Decaduti ha effetto Retroattivo”. Infatti, la sentenza della Corte Costituzionale fa ritenere che la norma ritenuta illegittima non sia mai esistita nell’ordinamento, né tantomeno si potrebbe ritenere una qualsivoglia sanatoria degli effetti già prodotti fino ad oggi dai relativi accertamenti. La conseguenza è che tutto ciò che è passato sulla scrivania a firma dei “dirigenti decaduti” non può che ritenersi Decaduto e “inesistente”. Al Giudice Tributario non resta che dichiarare NULLO l’atto impugnato dal contribuente. Inoltre, i Giudici Tributari in questa Sentenza danno indirizzo ad un aspetto IMPORTANTISSIMO scrivendo: “L'Amministrazione - Agenzia delle Entrate - ha il dovere di auto-annullare tutti gli atti illegittimi coinvolti nello scandalo dei “dirigenti decaduti”. In buona sostanza, questa Sentenza manda alla Cancellazione d'Ufficio degli atti prodotti a firma di Dirigente Illegittimo a prescindere o meno che il contribuente faccia ricorso in Autotutela. Cioè a dire che deve essere la stessa Agenzia delle Entrate ad annullare d'ufficio su sua iniziativa quanto prodotto illegittimamente a causa dei Dirigenti Decaduti. A leggere fra le righe, i Giudici Tributari sembrano dire alla Pubblica Amministrazione:"Avete combinato voi il casino, a voi ora tocca risolverlo in autonomia". Già, perché se i Contribuenti continuano a fare Ricorsi in Tribunale Amministrativo, a Noi Giudicanti non resta altro che continuare ad ANNULLARE gli atti firmati da Dirigenti Decaduti e oltre a ciò, necessariamente, inviare gli atti alla Procura della Corte dei Conti per DANNO ERARIALE (con un netto aggravio di responsabilità per la Pubblica Amministrazione, data la serietà degli addebiti di reato).

Ma la straordinaria criticità della situazione per l'Agenzia delle Entrate non termina qui: nella giornaliera attività di assistenza ai propri Soci, TuDiVi Associazione Tutela Diritti Violati ha riscontrato infatti una anomalia ulteriore. Dirigenti Decaduti, precedentemente in forza presso una sede, sono ora stati spostati e continuano ad esercitare, FIRMANDO ILLEGITTIMAMENTE ATTI, presso altra sede. Questo non solo disorienta e confonde il Contribuente che verifica l'illegittimità degli atti pervenuti facendo corrispondere negli elenchi ufficiali dei Decaduti il nome del Dirigente e quello delle sua sede originaria, ma prefigura profili di reato ancora maggiori, poiché, indipendentemente dal fatto che sia stato trasferito, il Dirigente, Decaduto era prima del trasferimento e Decaduto continua ad essere dopo, la sentenza della Consulta è lapidaria in merito. Che fare quindi, per tutti coloro che hanno da pagare cartelle esattoriali e accertamenti fiscali inerenti tributi, o che hanno già pagato cartelle esattoriali devenienti da atti firmati da Dirigenti Decaduti? Innanzi tutto lo Studio Procedure Tudivi sta approntando gli atti necessari da notificare alle parti competenti, ossia Agenzia delle Entrate ed Equitalia, affinchè Tutti ne possano beneficiare. Per verificare se nel proprio rispettivo caso il Dirigente era decaduto e l’atto, con le conseguenti cartelle esattoriali, NULLO, INESISTENTE e INSANABILE, sapere quindi cosa fare nello specifico e sapere come farsi riconoscere per quanto l’Associazione sta facendo a Tutela dei Diritti di ognuno, scrivere a: info@tudivi.it.

29 luglio 2015
www.tudivi.it/blog/63-comunicazione-straordinaria
wheaton80
00domenica 23 agosto 2015 00:54
“Decapitata” l’Agenzia delle Entrate di Monza: resta un dirigente su nove

Per il momento, ne è rimasto solo uno. Il minimo sindacale verrebbe da dire, visto che l’unico “sopravvissuto” agli effetti di questa sentenza della Corte Costituzionale è il Direttore Provinciale. Gli altri otto dirigenti operativi negli uffici brianzoli dell’Agenzia delle Entrate, invece, si sono ritrovati improvvisamente “retrocessi” senza colpa. Un meccanismo innescato appunto dalla Corte Costituzionale con la sentenza numero 37 del 25 febbraio 2015, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 8 comma 24 del Decreto Legge 2 marzo 2012, numero 16. Di conseguenza, sono diventate illegittime tutte le nomine dirigenziali effettuate senza regolare concorso. La sentenza riguarda, a livello nazionale, 800 funzionari incaricati di funzioni dirigenziali. Anche a Milano non stanno meglio: i dirigenti rimasti in servizio sono quattro. Il contraccolpo, per l’Amministrazione fiscale italiana, è stato ovviamente molto pesante, anche per quanto riguarda controlli e verifiche. Questa specie di parziale paralisi è finora costata, secondo Il Corriere della Sera, un miliardo e mezzo di euro in termini di minori incassi legati alla lotta all’evasione fiscale. E poi ci sono i ritardi per i rimborsi dell’IVA. Si annunciano, inoltre, valanghe di ricorsi per gli atti firmati dai dirigenti dichiarati successivamente decaduti da questa sentenza “terremoto”. «In linea generale – spiega Pippo Leone, segretario generale FP CISL Monza Brianza Lecco – Monza e la Brianza non costituiscono un’eccezione. Qui sostanzialmente ci sono gli stessi problemi che si stanno evidenziando in tutta Italia.

C’è stato un rallentamento dell’attività». I dipendenti dell’Agenzia delle Entrate sono complessivamente circa 40.000. La struttura brianzola è formata da tre sedi territoriali: a quella monzese di via Passerini, vanno aggiunte le sedi di Desio e Vimercate. A Monza, sempre in via Passerini, si trova anche la direzione provinciale. A Monza, inoltre, in via Ticino c’è l’ufficio controlli. I dipendenti brianzoli sono circa 300. «Nel momento in cui c’è stata la revoca degli incarichi dirigenziali – prosegue Leone - la responsabilità degli uffici prima gestiti dagli ex dirigenti incaricati è passata sotto la diretta responsabilità ad interim del Direttore Provinciale. In seguito, attraverso scelte organizzative che hanno coinvolto gli ex dirigenti incaricati, si è arrivati al ripristino dell’attività normale. Sembra che ora la situazione si stia normalizzando, ma solo nei prossimi mesi sarà possibile valutare tutti gli effetti di questa decisione della Consulta». «La sentenza – aggiunge Leone – incide in un settore dove l’organizzazione e la celerità delle decisioni sono di fondamentale importanza. Anche per questo, è indispensabile individuare al più presto una soluzione per i posti resisi vacanti a seguito di questo pronunciamento della Consulta».

Sergio Gianni
24 luglio 2015
www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/decapitata-lagenzia-delle-entrate-di-monza-resta-un-dirigente-su-nove_113...
wheaton80
00giovedì 17 settembre 2015 12:12
Crollati gli accertamenti fiscali: l'Agenzia delle Entrate è in tilt

L'Agenzia delle Entrate è paralizzata. Da quando la Consulta ha dichiarato illegittimi gli incarichi di 800 funzionari, gli accertamenti a carico di imprese e professionisti sono quasi fermi. Un corto circuito che ha generato un buco di mancate entrate da 1,5 miliardi di euro. Di questo passo, secondo il Corriere della Sera (http://www.corriere.it/economia/15_luglio_20/dimezzati-controlli-fiscali-fisco-agenzia-entrate-a5afd928-2ea2-11e5-820a-d82a668b1363.shtml?refresh_ce-cp), dei 10 miliardi incassati dall'Agenzia delle Entrate ogni anno non ne entreranno più della metà. Ma non è solo la lotta all'evasione fiscale a soffrirne. Anche i quasi 9 miliardi dei rimborsi IVA, che ogni anno vengono restituiti a più di 50mila imprese, stentano ad arrivare. In tutta Italia stanno esplodendo le richieste di accesso agli atti. I contribuenti vogliono verificare coi propri occhi le firme sugli atti con l'obiettivo di farsi annullare gli atti sottoscritti dai dirigenti decaduti dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Perché se chi ha firmato non è un dirigente assunto per concorso come vuole la legge, ma un funzionario "incaricato di funzioni dirigenziali", l'atto decade immediatamente. "La situazione - ha ammesso il direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi - in alcuni casi è letteralmente ingestibile". In Lombardia, per esempio, sono rimasti in servizio solo quattro dirigenti: un direttore generale e tre sottoposti. Uno di questi, poi, andrà in pensione a settembre. Il malessere è generalizzato, in tutto il Paese. "Capita così che il Direttore dell’Ufficio Provinciale di Milano I, e il suo collega a capo della Direzione Provinciale di Roma, oltre al loro, abbiano altri 8 incarichi ad interim. Mentre il Direttore dell’Ufficio di Milano II ne ha addirittura undici - racconta Mario Sensini sul Corriere della Sera - Nei 107 uffici di controllo in cui è articolata l’Agenzia, i dirigenti rimasti in sella sono appena cinque. In tutte le sedi regionali, poi, gli uffici preposti all’Antifrode e quelli delegati ai rapporti con i Grandi Contribuenti sono gestiti con incarichi provvisori da altri dirigenti. Il tutto in un contesto quasi surreale".

Sergio Rame
20/07/2015
www.ilgiornale.it/news/economia/collati-accertamenti-fiscali-lagenzia-delle-entrate-tilt-1153...
wheaton80
00martedì 13 ottobre 2015 15:53
Falsi dirigenti: il Consiglio di Stato ribadisce ancora una volta l'illegittimità delle nomine

Il 06/10/2015 anche il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4641/2015 (qui sotto allegata) si è pronunciato sulla questione dell'illegittimità delle nomine dei c.d. "falsi" dirigenti firmatari degli atti emessi dall'Agenzia delle Entrate, esprimendosi in maniera del tutto conforme ai principi espressi dalla Corte Costituzionale nell'ormai storica sentenza n. 37/2015. Una sentenza, quella del giudice amministrativo, molto corposa che va contro quanto sostenuto dall’avvocatura dello Stato affermando testualmente che "è vero che l’art. 71 d. lgs. n. 300/1999 prevede che il regolamento di amministrazione è emanato - in conformità ai principi - di cui al d.lgs. n. 29/1993, ma è, innanzi tutto, altrettanto vero che, nel caso di specie, relativo alla costituzione del rapporto di lavoro dirigenziale, ciò che risulta violato non sono (solo) le pur importanti disposizioni del d.lgs. n. 29/1993 (ora d. lgs. n. 165/2001), ma i principi e le norme costituzionali cui tale normativa primaria si conforma”. E ancora si legge nella sentenza:“Nessun dubbio può nutrirsi in ordine al fatto che il conferimento di incarichi dirigenziali nell'ambito di un'amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso, e che il concorso sia necessario anche nei casi di nuovo inquadramento dei dipendenti già in servizio come già ribadito nella sentenza della Corte Costituzionale. Anche il passaggio ad una fascia funzionale superiore comporta l'accesso ad un nuovo posto di lavoro corrispondente a funzioni più elevate ed è soggetto pertanto, quale figura di reclutamento, alla regola del pubblico concorso ”.

E se è vero, prosegue l'analisi del giudice amministrativo, che la delibera del Comitato di Gestione dell'Agenzia delle Entrate (delibera n. 55 del 22.12.2009) ha modificato uno specifico articolo (l'art. 24) del regolamento di amministrazione dell'Agenzia, consentendo la stipula di contratti a termine a funzionari interni, è vero altresì che la delibera (tra l'altro impugnata), seguiva la prassi del conferimento di incarichi dirigenziali, asseritamente in provvisoria reggenza (questo fino al 31 dicembre del 2010). Quindi, in sostanza, per coprire i posti dirigenziali vacanti, venivano conferiti incarichi a funzionari non dirigenti e in una modalità che non era neanche riconducibile all’ipotesi di temporanea reggenza degli uffici. Per cui, si legge nella sentenza:"Il regolamento dell'Agenzia delle Entrate ha violato sia il principio di uguaglianza dei cittadini nell'accesso ai pubblici uffici (nella specie dirigenziali) espresso dell'articolo 51 della Costituzione, sia il principio secondo il quale ai pubblici uffici si accede mediante concorso, ex articolo 97 della Costituzione". Si tratta, perciò, di violazioni di estrema gravità perpetrate per anni, attraverso la reiterazione di numerose delibere di proroga del termine finale che hanno consentito di utilizzare uno strumento, pensato per situazioni peculiari di carenza di organico temporaneo, per conferire invece incarichi dirigenziali, esercitando una discrezionalità nell'attribuzione degli incarichi che va contro i principi costituzionali. Le deroghe alle modalità di conferimento degli incarichi dirigenziali e di svolgimento del concorso pubblico, non per esami ma mediante valutazione di titoli, appaiono, in definitiva, espressione di un favore riservato ad una determinata categoria di funzionari dell'Agenzia delle Entrate, contra ius e contro tutte le norme primarie.

D.ssa Floriana Baldino
www.studiocataldi.it/articoli/19701-falsi-dirigenti-il-consiglio-di-stato-ribadisce-ancora-una-volta-l-illegittimita-delle-no...
wheaton80
00giovedì 29 ottobre 2015 15:36
Tribunale di Lecce condanna l’Agenzia delle Entrate

Finalmente una condanna all’Agenzia delle Entrate da parte della Commissione Tributaria di Bari, nella sua sezione distaccata di Lecce. Secondo il Giudice Tributario l’ente territoriale non si sarebbe adeguato alle direttive emanate dal Ministero delle Finanze in materia di tassazione dei bonus commerciali. Nello specifico l’Agenzia delle Entrate è stata condannata al pagamento di tutte le spese di giudizio pari a 18mila euro in favore di una nota concessionaria di automobili nel salentino difesa dall’avvocato Maurizio Villani. La concessionaria di auto effettivamente nei mesi scorsi si era vista recapitare avvisi di accertamento per quasi 400mila euro a seguito di controlli effettuati dalla Guardia di Finanza. Nel dettaglio, già in primo grado la Commissione Tributaria di Lecce aveva ritenuto esatto l’operato del contribuente in materia di applicazione di IVA agevolata per soggetti disabili, in quanto si era uniformata sia alla legge in vigore che alle direttive ministeriali, sia per la mancata tassazione dei bonus commerciali. Fino ad ora la giurisprudenza tributaria si è vista fin troppo clemente verso gli Uffici fiscali, soprattutto in questo caso, dove l’Agenzia delle Entrate ha insistito fino al giudizio di terzo grado in pretese del tutto infondate, contrarie alla legge e alle direttive ministeriali, con il risultato di vedersi condannata ad una sanzione di 18mila euro. Si tratta comunque di una sentenza esemplare, che per ciò che riguarda la condanna alle spese di lite, trova piccole quantità di precedenti simili e che quindi potrebbe tracciare il solco per un cambio di orientamento da parte della giurisprudenza tributaria che, fino ad ora, si era dimostrata fin troppo clemente nei confronti degli Uffici fiscali. La sentenza emessa può far storia d’ora in avanti nella giurisprudenza tributaria e, finalmente, possiamo dire che anche la giustizia tributaria inizia a bastonare l’Agenzia delle Entrate.

27/10/2015
www.disinformazionebancaria.it/2294/tribunale-di-lecce-condanna-lagenzia-delle-entr...
wheaton80
00lunedì 9 novembre 2015 19:46
Illegittima la cartella di pagamento priva di motivazione

È illegittima la cartella di pagamento emessa in seguito al controllo formale che non specifica l’iter logico-giuridico posto a base della pretesa impositiva. E ciò anche se al contribuente era già stata inviata una precedente comunicazione di irregolarità. A confermarlo è la Corte di Cassazione con la sentenza n. 22489 del 4 novembre 2015 (www.lavorofisco.it/docs/Cassazione-sentenza-22489-2015-illegittima-la-cartella-di-pagamento-priva-di-motivazione.pdf).

Il fatto
Il caso trae origine da una sentenza con la quale la Commissione Tributaria Regionale della Lombardia – in controversia concernente l’impugnazione di una cartella di pagamento, emessa a seguito di controllo formale della dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2002, per IRPEF dovuta, stante il mancato riconoscimento, da parte dell’Ufficio, di somme portate in detrazione e deduzione d’imposta (precisamente, un assegno di mantenimento divorzile versato, in unica soluzione, all’ex coniuge e le detrazioni, al 100% e non al 50%, tra i due genitori, per il figlio a carico) – ha confermato la decisione di primo grado, che aveva accolto il ricorso del contribuente. In particolare, i giudici d’appello hanno sostenuto che, da un lato, la cartella in oggetto era carente di motivazione e che, dall’altro lato, l’indagine interpretativa compiuta dall’Ufficio erariale non rientrava nell’attività propria del controllo formale, attinente alla mera correzione di errori materiali o di calcolo, cosicché si sarebbe dovuto procedere con l’emissione di un avviso di accertamento. Avverso tale sentenza ha proposto ricorso per cassazione l’Agenzia delle Entrate, censurando la decisione dei giudici per avere ritenuto irrilevante la motivazione contenuta nella comunicazione inviata al contribuente ai sensi del quarto comma dell’art. 36-ter D.P.R. n. 600/73, laddove dalla considerazione congiunta dei due atti si sarebbe potuto evincere un’esauriente motivazione dell’atto impositivo.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate. Invero, come già ribadito dalla Suprema Corte (sent. n. 15311/2014 - www.lavorofisco.it/controllo-formale-della-dichiarazione-nulla-la-cartella-senza-comunicazione-preventiv... la cartella di pagamento deve essere preceduta dalla comunicazione dell’esito del controllo ex art. 36-ter del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, a pena di nullità, poiché tale comunicazione assolve ad una funzione di garanzia e realizza la necessaria interlocuzione tra l’Amministrazione finanziaria ed il contribuente prima dell’iscrizione al ruolo. Al comma 4 dell’art. 36-ter, è previsto che l’esito del controllo formale è comunicato al contribuente o al sostituto di imposta con l’indicazione dei motivi che hanno dato luogo alla rettìfica degli imponibili, delle imposte, delle ritenute alla fonte per consentire anche la segnalazione di eventuali dati ed elementi non considerati o valutati erroneamente in sede di controllo formale. La procedura di cui al citato art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973, infatti, diversamente da quella delineata nell’art. 36-bis del medesimo D.P.R., si connota per l’effettuazione di controlli su dati e documenti esterni rispetto al mero contenuto cartolare della dichiarazione, che si risolvono sovente nell’accertare la veridicità di quanto in essa riportato e non la mera sussistenza dì errori di calcolo o di omissioni. La previa comunicazione di irregolarità rappresenta dunque un atto amministrativo istruttorio, emesso dall’Agenzia delle Entrate e relativo a somme non ancora iscritte a ruolo. Orbene, nel caso di specie, dall’esame della cartella di pagamento non era emerso quale fosse stato l’iter logico-giuridico che aveva determinato l’Ufficio accertatore ad iscrivere a ruolo gli importi asseritamente dovuti dal contribuente. Ne consegue il rigetto del ricorso.

Andrea Rosana
5 novembre 2015
www.lavorofisco.it/illegittima-la-cartella-di-pagamento-priva-di-motivazi...
wheaton80
00mercoledì 11 novembre 2015 23:26
Agenzia Entrate: dirigenti decaduti, ma gli atti restano validi. La sentenza

Gli atti emessi dai dirigenti dell’Agenzia delle Entrate decaduti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 37 del 2015 sono da considerarsi validi. Così si può sintetizzare la posizione espressa dalla Corte di Cassazione, con le sentenze n. 22800, n. 22803 e n. 22810 depositate lunedì, che fanno il punto sulla delicata vicenda della validità degli atti firmati dagli ex dirigenti.

La vicenda
Lo scandalo era stato scoperchiato dalla pronuncia della Consulta che aveva dichiarato, con effetto retroattivo, la decadenza di 767 funzionari del fisco perché promossi senza concorso, e di conseguenza gli atti e le cartelle esattoriali da essi firmate. Ora invece la Cassazione dice che i funzionari senza concorso restano illegittimi, ma i loro atti sono salvi perché dovevano essere impugnati entro 60 giorni dalla notifica. La Corte fissa un principio importantissimo: la delega di firma al funzionario incaricato, che quindi non ha sostenuto un concorso da dirigente, non è di per sé motivo di nullità dell’atto. Il pronunciamento, di conseguenza, fa tramontare il sogno di tutti quei contribuenti che, sino ad oggi, avevano sperato di ottenere l’annullamento non solo degli atti fiscali, ma anche delle conseguenti cartelle di pagamento di Equitalia emesse in conseguenza degli accertamenti illegittimi.

La sentenza

Si legge nella sentenza:“In ordine agli avvisi di accertamento in rettifica e agli accertamenti d’ufficio, il d.P.R. n. 600 del 1973, art. 42, impone sotto pena di nullità che l’atto sia sottoscritto dal ‘capo dell’ufficio’ o ‘da altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato’, senza richiedere che il capo dell’ufficio o il funzionario delegato abbia a rivestire anche una qualifica dirigenziale”. Tuttavia, prosegue la Corte, “se l’atto impositivo può essere sottoscritto anche da un ‘altro’ impiegato della carriera direttiva delegato dal capo dell’ufficio, e se tale ‘altro’ impiegato può essere un funzionario di area direttiva non dirigenziale (appunto l’impiegato ex nono livello), per la proprietà transitiva è logico desumere che la medesima qualifica di semplice impiegato della carriera direttiva vale a identificare, in base alla stessa norma di legge, la posizione del capo dell’ufficio delegante; posizione in tal misura necessaria ma anche sufficiente ai fini specifici della validità degli atti”.

Gli atti nulli
Gli unici atti affetti da nullità, dunque, sono quelli emessi a seguito di delega impersonale, che riporti cioè solo la qualifica del delegato e non anche il suo nominativo.

10 novembre 2015
quifinanza.it/tasse/agenzia-entrate-dirigenti-decaduti-ma-gli-atti-restano-validi-la-sentenza/43810/?re...
wheaton80
00martedì 15 dicembre 2015 02:02
Tangenti e favori, bufera all'Agenzia delle Entrate di Agrigento. In manette anche l'imprenditore Campione


Marco Campione

Il Direttore dell'Agenzia delle Entrate, funzionari di quell'ufficio, medici, imprenditori e consulenti. Sono tutti accusati a vario titolo di corruzione, falso ideologico e materiale, truffa e abuso d'ufficio. In totale tredici persone sono state arrestate stanotte dalla Guardia di Finanza di Agrigento, che ha eseguito un provvedimento emesso dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica.

Arrestato Campione, re delle acque

In manette anche l'imprenditore Marco Campione, numero uno di Girgenti Acque, la società che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, e fratello di Massimo, l'uomo che rivelò la "black list" delle tangenti alla squadra mobile di Palermo e fece così arrestare l'ex presidente di RFI, Dario Lo Bosco. Campione è accusato di aver promesso l'assunzione a tempo indeterminato della figlia di Pietro Pasquale Leto, ex Dirigente della Direzione Regionale delle Entrate di Palermo e dal gennaio del 2014 Direttore della Direzione Provinciale delle Entrate di Agrigento, in cambio di informazioni riservate in merito alle verifiche fiscali nei confronti della Girgenti Acque SPA.

La rete negli uffici
Nella rete delle Fiamme Gialle anche diversi funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Agrigento. Come Vincenzo Tascarella che, secondo quanto accertato dalle indagini, avrebbe accettato la promessa di una somma di denaro "per omettere atti del proprio ufficio - scrivono gli inquirenti - e/o per compiere atti contrari ai propri doveri d'ufficio. Tascarella accettava la promessa della somma di denaro per favorire l'annullamento dell'avviso di accertamento da lui stesso emesso con un provvedimento di autotutela, "piegando la propria funzione istituzionale di funzionario dell'Agenzia delle Entrate all'interesse della società contribuente". Secondo l'accusa bastava infatti versare delle somme di denaro, assumere dei congiunti o in un caso anche attestare falsamente di avere sostenuto esami universitari per ottenere la cancellazione di avvisi di pagamento per le imposte. Quindici le misure cautelari (quattro di carcerazione, sette di arresti ai domiciliari con braccialetto elettronico, due di presentazione alla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Agrigento e altrettanti di divieto temporaneo di esercizio della professione) eseguite dal nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Agrigento. L'ordinanza è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano su richiesta del procuratore della Repubblica Renato Di Natale, dell'aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Andrea Maggioni

I provvedimenti
In carcere sono finiti Antonio Vetro, consulente fiscale, Vincenzo Tascarella, funzionario dell'Agenzia delle Entrate, Giuseppe Cumbo, dipendente dell'Agenzia delle Entrate, Giuseppe Castronovo, dipendente dell'Agenzia delle Entrate; ai domiciliari con l'obbligo del braccialetto elettronico, Pasquale Pietro Leto, Direttore dell'Agenzia delle Entrate di Agrigento, Filippo Ciaravella, funzionario dell'Agenzia delle Entrate, Salvatore La Porta, imprenditore, Marco Campione, Michele Daina, Antonino Migliaccio e Dario Peretti; obbligo di presentazione ai carabinieri per Francesca Leto e Pietra Callea; divieto temporaneo per otto mesi dell'esercizio della professione medica per Giovanni Crapanzano e per sei mesi a Santo Pitruzzella.

Funzionari verso la sospensione

L'Agenzia delle Entrate, in una nota, "assicura la piena collaborazione agli inquirenti che hanno arrestato un Dirigente e quattro dipendenti dell’Ufficio di Agrigento con l’accusa di corruzione e falso. L’Agenzia condanna con fermezza qualsiasi comportamento disonesto e punisce duramente i colpevoli, a difesa dell’onorabilità di tutti i funzionari che operano quotidianamente con onestà e impegno. Inoltre, le Entrate sottolineano che stanno assumendo tutti i provvedimenti contemplati dalla disciplina legale e contrattuale, a partire dalla sospensione obbligatoria del servizio fino al licenziamento e alla costituzione di parte civile nel processo penale".

Silvio Schembri
10 dicembre 2015
palermo.repubblica.it/cronaca/2015/12/10/news/favori_in_cambio_di_informazioni_riservate_in_manette_l_imprenditore_dell_acqua_marco_campione-12...
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