Studio choc: «Il mais ogm provoca il cancro» E la Russia sospende l'import dalla Monsanto

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wheaton80
00lunedì 5 ottobre 2015 03:06
OGM: Coldiretti, con richiesta governo a UE d’accordo 8 italiani su 10

La richiesta di esclusione di tutto il territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli OGM autorizzati a livello europeo trova d’accordo quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento), che si oppongono oggi al biotech nei campi. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base di una indagine Ixè nel commentare la richiesta fatta alla Commissione Europea dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina, di concerto con il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in attuazione della nuova Direttiva europea 2015/412 dell’11 marzo 2015, che consente agli Stati membri di vietare al proprio interno la coltivazione degli Organismi Geneticamente Modificati. “Per l’Italia gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy”, commenta il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Le superfici seminate a transgenico nell’Unione Europea nel 2014 sono diminuite del 3 per cento, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del rapporto annuale 2014 dell’“International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie OGM in Europa nel 2014 - precisa la Coldiretti - conta oggi appena 143.016 ettari di mais BT coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania. Ma anche in quest’ultimo Paese si sta verificando un crescente abbandono delle sementi transgeniche da parte degli agricoltori, come nel caso del mais MON810, che - rivela Coldiretti - le multinazionali sono arrivate addirittura ad offrire gratuitamente, senza però trovare persone disposte ad utilizzarle. Recentemente - conclude Coldiretti - anche il vice Primo Ministro del Governo russo Arkady Dvorkovich è dell’intenzione di proibire la produzione di prodotti geneticamente modificati nel Paese degli Zar.

1 ottobre 2015
www.coldiretti.it/News/Pagine/686---1-Ottobre-2015.aspx
wheaton80
00lunedì 14 dicembre 2015 02:42
La multinazionale Monsanto sarà processata

La Monsanto, famosa azienda multinazionale di biotecnologie agrarie, sarà processata per crimini contro l'umanità e la natura il prossimo ottobre a L'Aja, in Olanda. L'annuncio è stato dato nell'ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici in corso a Parigi. Il processo è stato organizzato e promosso da numerose associazioni ambientaliste in tutto il mondo. Un tribunale internazionale di giuristi valuterà l'eventuale responsabilità penale della Monsanto per danni inflitti alla salute umana e all'ambiente. La multinazionale è tristemente famosa anche per aver contribuito a produrre "l'Agente Arancio", un veleno altamente tossico usato dall'esercito statunitense durante la guerra in Vietnam, che ha avuto effetti devastanti sulla popolazione.

Quali sono le accuse

La Monsanto è accusata di promuovere un modello agro-industriale che contribuisce all'aumento delle emissioni di gas serra, all'esaurimento delle risorse idriche, all'impoverimento del sottosuolo, all'estinzione di specie animali e alla diminuzione della biodiversità. Inoltre, sempre secondo le accuse delle associazioni ambientaliste, la Monsanto minaccia la sovranità alimentare dei popoli brevettando semi geneticamente modificati e contribuendo allo spostamento di milioni di piccoli agricoltori in tutto il mondo. Da decenni si susseguono accuse di aver sviluppato un flusso di prodotti tossici che hanno danneggiato l'ambiente e causato la morte di migliaia di persone.

L'esempio della Russia
Il governo russo ha da tempo vietato l'importazione e la produzione di alimenti geneticamente modificati, e chi non dovesse attenersi a queste direttive sarebbe perseguito con accuse simili a quelle di terrorismo. La Russia potrebbe diventare in breve tempo il più grande fornitore al mondo di alimenti biologici di alta qualità, grazie anche ai suoi terreni estremamente fertili. Secondo il presidente Putin, il paese sta sviluppando una strategia per incrementare la propria produzione alimentare e diventare totalmente autosufficiente entro il 2020. L'augurio è che anche altri paesi si affranchino dal potere delle multinazionali e ritengano una priorità il benessere umano e dell'ambiente.

Ivan Maffei
6 dicembre 2015
it.blastingnews.com/ambiente/2015/12/lamultinazionalemonsantosaraprocessata00685...
wheaton80
00sabato 19 dicembre 2015 20:32
Monsanto in difficoltà: ondata di denunce per i tumori da glifosato

Quella contro Monsanto e il glifosato sta trasformandosi in una class action, sebbene le 700 cause pendenti contro la più famosa multinazionale degli OGM nel mondo siano portate avanti spesso separatamente. I querelanti, che aumentano mese dopo mese, imputano al contatto prolungato con il glifosato l'insorgere di tumori e malattie. In particolare, le denunce si sono moltiplicate da quando la IARC, branca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dedita alla ricerca sul cancro, ha valutato come «probabilmente cancerogeno» l'erbicida venduto dal colosso biotech. L'ultima denuncia in ordine di tempo è stata presentata un paio di giorni fa alla Corte Suprema del Delaware, da tre avvocati che rappresentano altrettanti clienti: l'accusa è che Monsanto, pur sapendo da lungo tempo che il suo prodotto diserbante aveva pesanti effetti sulla salute dei lavoratori agricoli (e non solo), ha continuato a venderlo. L'azienda «ha condotto una campagna prolungata di disinformazione per convincere le agenzie governative, gli agricoltori e la popolazione in generale che il Roundup era sicuro», si legge nella denuncia. Bastano le prove oggi raccolte per portare alla sbarra con successo un colosso industriale con una potenza economica in grado di far vacillare anche le corti più agguerrite? «Possiamo dimostrare che la Monsanto sapeva dei pericoli di glifosato – dichiara Michael McDivitt, il cui studio legale in Colorado sta mettendo insieme i casi di 50 individui – Ci sono molti studi che certificano come il glifosato provochi questi tipi di cancro». L'avvocato si riferisce, in particolare, al linfoma non-Hodgkin, malattia per la quale le responsabilità del Roundup sembrano essere da più parti confermate. Monsanto, naturalmente, nega tutto, dichiarando che la classificazione dell'OMS è sbagliata e che il glifosato è tra i pesticidi più sicuri del pianeta:«Il glifosato non è cancerogeno – ha sentenziato la portavoce dell'azienda, Charla Lord, in una e-mail di risposta alla Reuters – Le più ampie statistiche sulla salute umana, compilate in tutto il mondo in merito ad un prodotto agricolo, contraddicono le accuse dei processi». Il Roundup, erbicida a base di glifosato, è utilizzato dagli agricoltori, da numerosi americani con l'hobby del giardinaggio e sui terreni agricoli o nei luoghi pubblici di tutto il resto del mondo, Italia compresa. Nel 2015, ha generato 4,8 miliardi di dollari di ricavi per la Monsanto. Tuttavia, il business sembra vivere una fase di difficoltà, dal momento che le proteste esplose dopo la ricerca "bomba" dell'OMS hanno portato a reazioni politiche su scala globale. Diversi Paesi hanno vietato o posto moratorie sulla vendita del diserbante. Nel frattempo, alcuni studi legali hanno annusato l'affare e stanno pubblicizzando sui propri siti l'offerta di una analisi gratuita delle querele contro Monsanto basate sulle malattie sviluppate in seguito all'utilizzo del glifosato.

19 Ottobre 2015
www.rinnovabili.it/ambiente/monsantodenuncetumoriglifosato333/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+Rinnovabili+%28Rinnovabi...
wheaton80
00mercoledì 30 dicembre 2015 02:20
La Danimarca diventa il primo paese 100% BIO

La Danimarca è il Paese più sviluppato al mondo riguardo i prodotti biologici ma hanno deciso di andare oltre. Il governo ha messo a punto un piano d’investimenti, superiore ai 53 milioni di euro quest’anno, per convertire l’agricoltura dell’intero Paese in agricoltura biologica. E non coinvolge solo frutta e verdura ma anche l’allevamento, e quindi la produzione di carne senza ormoni ed antibiotici. I pesticidi sono collegati all’insorgere di molte malattie, dalle intolleranze alimentari alle malattie degenerative. E’ dimostrato invece che mangiare cibo naturale stimola la fuoriuscita dei pesticidi dal corpo, è più nutriente e si digerisce meglio. Questo è probabilmente il progetto più ambizioso del secolo, ma considerando il fatto che la Danimarca ha già dimostrato il suo amore per il cibo biologico, l’ambiente e la salute, questo progetto si realizzerà presto. La Danimarca, infatti, è più avanti degli altri Paesi in termini di produzione di alimenti biologici. Il marchio biologico nazionale del Paese festeggia 25 anni di attività, il che lo rende uno dei più antichi marchi biologici al mondo. Dal 2007 ad oggi le esportazioni di prodotti danesi senza pesticidi è cresciuta del 200%. Il governo sta lavorando su due fronti diversi:

1) Dare un impulso per trasformare i terreni agricoli tradizionali in biologici
2) Stimolare una maggiore domanda di prodotti biologici

Per quanto riguarda il primo, l’obiettivo è quello di raddoppiare la superficie agricola coltivata con metodo biologico entro il 2020: tutti i campi di proprietà statale saranno per primi convertiti al bio, mentre il governo coinvolgerà e supporterà anche economicamente tutti i produttori e gli investitori che sposeranno il biologico, agricoltori o allevatori che siano. Per stimolare il consumo di prodotti biologici tutte le mense pubbliche, dagli ospedali alle scuole, serviranno cibi biologici. Le istituzioni pubbliche nazionali servono circa 800.000 pasti al giorno che progressivamente diventeranno completamente sani e naturali. “Vogliamo aumentare il livello di consapevolezza che i bambini e i giovani hanno riguardo il cibo biologico e attraverso la riforma scolastica in corso stiamo migliorando la conoscenza dell’agricoltura biologica con l’insegnamento nelle ore di scienze e attraverso corsi dedicati al cibo”, ha precisato il Ministro della Pubblica Istruzione danese Christine Antorini. Nelle nostre scuole si insegna di tutto, ma nessuno ci ha mai insegnato l’importanza del cibo. Ci insegnano cose astratte, molte delle quali non serviranno mai nella vita, ma nessuno ha messo mai l’attenzione sulla nutrizione, un’azione che svolgiamo tutti i giorni della nostra vita e che decide la salute e la malattia. E’ importante sapere cosa mangiamo, come viene prodotto e che effetti produce nel corpo. Fortunatamente oggi sempre più persone e gli stessi medici si stanno accorgendo che non c’è guarigione se non c’è una corretta alimentazione. Un intero Paese e tutte le sue istituzioni stanno marciando insieme per costruire un futuro migliore e sostenibile per i cittadini di domani. Quando accadrà da noi in Italia, la patria della cultura del cibo?

28 dicembre 2015
www.dionidream.com/danimarca-interamente-bio/
wheaton80
00venerdì 1 aprile 2016 21:43
Suicidio da Monsanto

L'India ha deciso di porre fine allo sfruttamento da parte della Monsanto delle proprie coltivazioni di cotone, tagliando le loro percentuali sulle royalties dei semi venduti di quasi il 70%. "E' ora di mettere fine a questa avidità basata sulle percentuali", ha dichiarato il Ministro dell'Agricoltura indiano, Sanjeev Kumar Balyan. Imponendo sul mercato il proprio seme geneticamente modificato, infatti, la Monsanto è arrivata ormai a controllare il 90% della produzione indiana di cotone, fornendo il proprio prodotto ad oltre 7 milioni di piccoli coltivatori indipendenti. Ma il costo delle royalties, sommato all'alto prezzo dei semi stessi, e ai costi aggiuntivi richiesti da questo tipo di coltivazione, hanno portato centinaia di migliaia di piccoli coltivatori in bancarotta. Il problema principale delle coltivazioni OGM, infatti, è che richiedono una quantità di acqua per l'irrigazione molto superiore alla norma, e questo naturalmente comporta costi aggiuntivi per i contadini locali, che spesso abitano in zone scarsamete irrorate. Alexis Baden-Mayer, direttore della "Organic Consumers Association", sostiene che il costo della coltivazione del cotone OGM è dell'8.000 % più alto di quello della coltivazione del cotone normale. Ma i semi di cotone normale in India sono ormai diventati impossibili da trovare, proprio perché è la stessa Monsanto a controllarne il mercato. Dopo essere stati obbligati a convertire le proprie coltivazioni in OGM, quindi, gli agricoltori indiani sono costretti ad affondare nei debiti per mantenerle. E il suicidio del coltivatore indiano, che perde le proprie terre perché impossibilitato a ripagare i debiti, ormai è diventato un fatto di cronaca quotidiana. Secondo i dati dell'ufficio nazionale del crimine, circa 290.000 contadini indiani si sono tolti la vita negli ultimi 20 anni. Naturalmente, non si saranno suicidati tutti per aver accettato le coltivazioni OGM, ma è chiaro che siamo comunque di fronte a cifre esorbitanti. Ora il governo indiano ha deciso di intervenire, cercando almeno di alleggerire la situazione dal punto di vista delle royalties. Ma la Monsanto, invece di abbozzare, ha risposto portando in tribunale la stessa commissione governativa che vorrebbe decurtare i loro guadagni perché, sostengono, "il governo non ha diritto di interferire nelle regole del libero mercato". Per chi vuole un assaggio di quello che potrebbe diventare la situazione in Europa con il passaggio del TTIP (grazie al quale le multinazionali potranno portare in tribunale gli stessi governi che ostacolano il loro business), quello dell'India può essere certamente un caso esemplare.

Massimo Mazzucco
17 Marzo 2016
www.luogocomune.net/LC/index.php/18-news-internazionali/4368-suicidio-da-...
wheaton80
00martedì 12 luglio 2016 00:07
Veneto, sequestrato dalla Forestale un campo di mais OGM

Il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto e sequestrato un campo illegale di mais geneticamente modificato Mon810 alle porte di Rovigo, in Veneto: un altro caso scoperto nei campi del nord-est italiano, dove ha ormai fatto storia il caso dell’agricoltore Fidenato in Friuli. La piantagione di mais transgenico è stata scoperta nel Comune di Guarda Veneta e il Corpo Forestale dello Stato spiega che «la contaminazione è stata confermata dal campionamento delle foglie che sono state analizzate presso il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche. Il terreno è stato, quindi, sottoposto a sequestro preventivo». La piantagione è stata distrutta sotto la costante vigilanza del CFS, che verificherà il corretto smaltimento delle piante ormai quasi in fase di fioritura, impedendo così, con ogni probabilità, la diffusione di pollini e la conseguente contaminazione delle confinanti colture. «Quello che è accaduto in Veneto – commenta Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – è veramente assurdo, dato che l’Italia ha richiesto e ottenuto che fosse bandita sul proprio territorio la coltivazione del Mon810. La coesistenza tra produzioni transgeniche e convenzionali è rischiosa perché non si può escludere il rischio di inquinamento genetico e, quindi, il danno economico per i produttori non OGM e la perdita di biodiversità. Casi di contaminazione sono stati rintracciati anche nell’ultima indagine del Corpo Forestale dello Stato, in Friuli Venezia Giulia, dove è stato coltivato mais OGM in barba ai divieti della legislazione. Una coltivazione OGM che fa male all’ambiente, all’agricoltura, alla legalità e alla salute dei cittadini e che rappresenta uno schiaffo al territorio Polesine dalla vocazione agricola che, negli ultimi anni, ha fatto sforzi ingenti per la conversione del proprio modello agricolo da intensivo a produzioni di alta qualità. Oggi, più che mai, l’agricoltura di qualità e sostenibile può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell’economia verde, che l’Italia non può e non deve perdere».

In un comunicato il CFS informa che «saranno, comunque, effettuate delle analisi sui campi confinanti a quelli contaminati al fine di verificare eventuali commistioni e applicare la normativa sull’utilizzo di prodotti geneticamente modificati. Il sequestro della piantagione di mais in provincia di Rovigo rientra nell’ambito di un programma di controlli da parte del Corpo Forestale dello Stato, teso a verificare l’utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura, su tutto il territorio nazionale, anche mediante l’uso di test che rilevano la presenza dell’endotossina specifica per il Mon810». Per Legambiente è ora urgente e fondamentale che si facciano tutti i possibili accertamenti e controlli, per verificare che si tratti di un caso isolato e non il “nodo” di una rete di illegalità tra agricoltori e distributori di sementi. Il ruolo del Corpo Forestale dello Stato anche stavolta si è dimostrato indispensabile al compito, e per questo dal Cigno verde tornano a ribadire che vengano forniti mezzi e risorse per svolgere al meglio il proprio ruolo. «Il caso dell’imprenditore di Frassinelle Polesine che ha piantato mais geneticamente modificato in un campo di sei ettari nel comune di Guarda Veneta – aggiunge Giorgia Businaro, Direttore Regionale di Legambiente Veneto – è un esempio di quella mentalità italiana che porta a dire: io ci provo, in barba alle leggi, senza considerare le conseguenze che si avranno sulla biodiversità e sulla qualità delle produzioni locali, ci provo per avere guadagni facili con investimenti limitati. Alla Regione Veneto chiediamo di convocare il prima possibile un tavolo di lavoro con le forze dell’ordine e le associazioni interessate per affrontare subito la questione, evitando il ripetersi di quanto già accaduto in Friuli Venezia Giulia. Infine un plauso e un sentito ringraziamento vanno agli uomini del Corpo Forestale dello Stato; senza il loro tempestivo intervento questa vicenda avrebbe potuto avere conseguenze gravissime».

8 luglio 2016
www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/veneto-sequestrato-dalla-forestale-un-campo-m...
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00venerdì 5 agosto 2016 13:26
La Commissione UE approva in segreto l'importazione della soia transgenica della Monsanto

LONDRA - C'è una notizia che è stata riportata da Russia Today, ma che è stata censurata dai mezzi di informazione italiani, che dimostra il perché sia importante uscire dalla UE al più presto possibile. Infatti, nel più assoluto silenzio, alcuni giorni fa la Commissione Europea ha approvato l'importazione di soia geneticamente modificata prodotta dalla Monsanto e in particolare ad essere autorizzata è l'importazione di soia MON 87708 x MON 89788, soia MON 87705 x MON 89788 e soia FG 72, sia per essere data come mangime agli animali che per il consumo umano, ma non per essere coltivata. Tale approvazione segue un parere positivo dell'Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea, la quale ha fatto degli studi che dimostrano (a loro dire) la sicurezza di questa soia OGM. L'autorizzazione è valida per 10 anni e tutta la soia OGM importata è sottoposta alle regole di tracciabilità. Un aspetto importante di questa decisione è che tra i semi di soia permessi c'è anche il Roundup Ready 2 Xtend, un tipo di soia che è resistente ai pesticidi glifosato e dicamba, quest'ultimo da tempo sotto accusa perché responsabile di causare tumori tra gli agricoltori che lo usano e per tale motivo da tempo osteggiato dalle varie associazioni ecologiste.

A causare preoccupazione è il fatto che nessuno sa quali sono gli effetti di lungo periodo delle coltivazioni OGM, quindi la Commissione Europea di fatto ha preso una decisione che potrebbe avere effetti devastanti sulla nostra salute e sul nostro ecosistema. Se questa soia OGM è veramente sicura perché questa decisione é stata presa in segreto e nessun mezzo di informazione ha riportato questa notizia? Inoltre c'è il fatto che una compagnia privata americana di fatto ha un potere enorme sulla nostra alimentazione e permettere a una multinazionale come la Monsanto di operare senza controllo è folle e sarebbe interessante sapere quanto ha speso la Monsanto per convincere i commissari europei a decidere in suo favore, essendo nota a livello mondiale, ormai, la corruttibilità delle oligarchie al vertice della UE. Noi ovviamente non ci stiamo e abbiamo deciso di riportare questa notizia nella speranza che qualche politico che visita il nostro sito faccia delle interpellanze a chi di dovere e nel contempo invitiamo tutti al boicottaggio dei prodotti Monsanto.

Giuseppe de Santis
2 agosto 2016
www.ilnord.it/c4984_LA_COMMISSIONE_UE_APPROVA_IN_SEGRETO_LIMPORTAZIONE_DELLA_SOIA_TRANSGENICA_DELLA_MONSANTO_QUANTO_HA_BECCATO_D...
wheaton80
00domenica 18 settembre 2016 18:58
Bayer-Monsanto, chi fa profitto con farmaci e pesticidi può avere a cuore la salute?

La recente notizia dell’acquisto della Monsanto da parte di Bayer è fonte di preoccupazioni molto serie in chi ha a cuore la salute pubblica, perché le grandi manovre condotte dalle multinazionali dell’agrochimica stanno portando alla concentrazione in pochissime mani di un enorme potere di controllo sia sulla produzione di cibo che su quella dei farmaci: elementi fondamentali per la salute delle popolazioni. Se prima bastavano le dita di due mani per contare i soggetti che controllavano il settore, oggi, dopo le concentrazioni in atto, le dita di una mano sono sovrabbondanti: in pratica, quando le fusioni in atto andranno definitivamente in porto, saranno solo tre i soggetti che si spartiranno un mercato da cui dipendono le vite dell’intera popolazione mondiale: Du Pont-Dow Chemical, Syngenta-ChemChina e Bayer-Monsanto. L’unica multinazionale del settore che è rimasta tagliata fuori è la BASF, che pure aveva tentato la scalata a Syngenta, ma è stata battuta dal colosso cinese ChemChina, lo stesso che ha acquisito la nostra Pirelli.

In particolare è l’ultimo accordo in ordine di tempo tra Bayer e Monsanto, quello destinato a generare il maggiore scalpore per la grande esposizione mediatica della multinazionale statunitense, leader nella produzione di sementi OGM, in particolare di quelli resistenti all’erbicida Roundup. Come è ben noto, anche l’erbicida è prodotto dalla Monsanto ed è a base di glifosato, sostanza recentemente classificata come probabile cancerogeno per l’uomo ed al centro di grande dibattito nei mesi scorsi per quanto riguarda il rinnovo della sua commercializzazione in Europa. In realtà le promesse degli OGM faticano sempre di più ad essere mantenute, sia perché le spese a carico degli agricoltori sono quadruplicate ed i guadagni non sono quelli sperati, sia perché stanno aumentando le piante che presentano resistenza al glifosato e molecole sempre più potenti e pericolose per la salute vengono messe in commercio con tutto ciò che ne consegue.

Già nel 2015 un articolo sul New England Journal of Medicine segnalava l’utilizzo di un nuovo composto ottenuto dalla aggiunta al glifosato del 2-4D, un componente del famigerato “agente arancio”, usato come defoliante in Vietnam (http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1505660). Ma sia ben chiaro, l’effetto cancerogeno è solo la punta dell’iceberg del complesso delle patologie umane cronico-degenerative correlabili ad esposizione cronica a pesticidi, compreso il glifosato. La letteratura scientifica che correla l’esposizione a pesticidi a malattie quali Parkinson, Alzheimer, Sla, diabete, infertilità, endometriosi, patologie respiratorie, autoimmuni, renali, cardiache, malformazioni ecc…, è imponente e purtroppo si conferma che il solo vivere in prossimità di aree in cui si pratica l’agricoltura industriale diminuisce nei bambini le capacità cognitive e ne aumenta il rischio di cancro (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Pre+and+postnatal+exposures+to%C2%A0pesticides%C2%A0and+neurodevelopmental+effects+in+children+living+in+agricultural+communities+from+South-Eastern+Spain).

Anche la Bayer è una delle massime multinazionali della chimica, produttrice contemporaneamente di farmaci e di pesticidi, specie insetticidi organofosforici utilizzati in ambiente domestico, ma estremamente pericolosi se l’esposizione avviene durante l’infanzia, la gravidanza o addirittura prima del concepimento. Dati raccolti a livello internazionale e di recente pubblicati hanno dimostrato che i rischi per tutti i tipi di leucemia nella prole aumentano dal 30 al 55% e lo studio conclude con la raccomandazione di limitare il più possibile l’esposizione indoor a tali sostanze nelle fasi più precoci della vita (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Home+pesticide+exposures+and+risk+of+childhood%C2%A0leukemia%3A+Findings+from+the+childhood%C2%A0leukemia%C2%A0international+consortium).

Ma come si può pensare che chi trae profitto dal vendere farmaci e pesticidi non eserciti ancor più di ora azioni lobbistiche volte ad intralciare qualunque politica orientata alla prevenzione primaria, alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare?

Patrizia Gentilini
15 settembre 2016
www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/15/bayer-monsanto-chi-fa-profitto-con-farmaci-e-pesticidi-puo-avere-a-cuore-la-salute/...
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00giovedì 24 novembre 2016 17:44
OGM, vent’anni di promesse disattese

Sorpresa, la terra promessa degli OGM non è il paese di Cuccagna. A rivelarlo, ultimo in ordine di tempo, è il New York Times, che ha pubblicato una lunga inchiesta sui risultati dell’agricoltura geneticamente modificata, a vent’anni dall’introduzione delle prime coltivazioni OGM. Leggendo i dati delle Nazioni Unite, il quotidiano newyorkese è giunto alla conclusione che questa tecnologia non abbia assicurato né maggiori rese agricole né una diminuzione nell’uso dei pesticidi, smentendo entrambe le grandi promesse su cui fanno leva da sempre i sostenitori degli OGM. In particolare, durante gli ultimi due decenni, nelle coltivazioni di granturco, cotone e soia negli USA, l’irrorazione di erbicidi è cresciuta del 21%, l’opposto di un trend che in Francia, ad esempio, ha portato a una riduzione del 36% di queste stesse sostanze. A guadagnarci sono comunque i colossi dell’agroindustria, perché le stesse multinazionali che vendono i semi OGM commercializzano anche i pesticidi. Il paragone con l’Europa occidentale è poco entusiasmante anche dal punto di vista dei risultati, se è vero che le rese agricole del Vecchio Continente (in massima parte non OGM) non si discostano da quelle americane nella produzione di mais e barbabietola da zucchero, superandole addirittura nella produzione di colza. L’inchiesta del New York Times è stata criticata dai sostenitori delle tecnologie OGM, tra cui la Monsanto, che suggerisce altre comparazioni, ma non sembra smentire le conclusioni generali. Del resto l’ultimo rapporto dell’ISAAA, l’associazione delle aziende del biotech, parla di un calo nelle coltivazioni mondiali di OGM pari a 1,8 milioni di ettari tra il 2014 e il 2015: in Europa, ricorda Coldiretti, si registra un secco -18%. Il confronto insomma rimane aperto, ma ripensare alle dichiarazioni con cui vent’anni fa Monsanto assicurava che avrebbe “sfamato il mondo” fa tutt’altro effetto.

Qui l’articolo del New York Times: www.nytimes.com/2016/10/30/business/gmo-promise-falls-short.html?smid=tw-share&...

Gaetano Pascale (Presidente di Slow Food Italia)
Fonte: La Stampa, 19 novembre 2016
www.slowfood.it/ogm-ventanni-di-promesse-disattese/
wheaton80
00domenica 4 dicembre 2016 01:52
Il Burkina Faso dice basta al cotone OGM e chiede i danni a Monsanto

Nel 2003 Monsanto, il colosso di biotecnologie agrarie da poco acquisito dalla casa farmaceutica tedesca Bayer, introdusse le sue sementi OGM di cotone in Burkina Faso, promettendo ai contadini raccolti più ricchi, profitti maggiori e meno lavoro. Tredici anni dopo il Burkina Faso ha deciso di rinunciare definitivamente ai semi OGM che, a dispetto delle promesse, hanno prodotto cotone di pessima qualità e, di conseguenza, guadagni scarsi.

Boicottare Monsanto

“La lunghezza della fibra di cotone dopo la sgranatura è inferiore e non risponde alle esigenze del mercato”, si legge in un comunicato del governo burkinabé. La rimozione delle colture OGM avverrà in maniera progressiva fino all’eliminazione totale prevista entro il 2018. Il Burkina Faso è il primo Paese africano a rompere i rapporti con Monsanto, riscuotendo il plauso di altri Paesi dell’area, come Sudan, Egitto e Sudafrica.

Nuovo governo, vecchio cotone

L’abbandono del cotone BT di Monsanto (il seme chiamato Bollgard II è stato modificato geneticamente per produrre cotone resistente agli insetti) e il ritorno a quello tradizionale hanno dato subito risultati estremamente positivi. Il raccolto è stato infatti abbondante e ha fornito cotone di ottima qualità, molto richiesto sul mercato internazionale. Il ritorno alle origini è anche dovuto al nuovo governo democratico, nato dalla rivoluzione che ha ribaltato la dittatura che da quasi trent’anni soffocava la nazione.

La versione di Monsanto
Monsanto non ha rispettato le promesse fatte al Burkina Faso; era stato garantito ai contadini che ogni ettaro coltivato a cotone BT avrebbe prodotto circa quattro, sei tonnellate di cotone. La media si è invece rivelata nettamente inferiore, 1,1 tonnellate per ettaro. La multinazionale statunitense ha imputato i risultati disastrosi del cotone OGM al cattivo utilizzo del loro prodotto da parte degli agricoltori.

Danno economico e di immagine per l’oro bianco
Il cotone della Monsanto ha avuto gravi ripercussioni sull’economia del Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del pianeta, e negli ultimi cinque anni ha prodotto danni quantificati in 73 milioni di euro. Il governo burkinabè ha pertanto chiesto a Monsanto di risarcire tale cifra, sia per i mancati introiti che per il danno di immagine assestato al cotone del Burkina Faso, denominato “oro bianco”, la seconda risorsa del Paese.

Agricoltura tradizionale batte OGM

La decisione del Burkina Faso, che potrebbe avere ripercussioni sulle politiche di altri Paesi, rappresenta una sconfitta per Monsanto e per gli organismi geneticamente modificati, rivelatisi in questo caso deleteri in termini di perdite finanziarie e di qualità del prodotto. Si tratta al contrario di un importante riconoscimento per le piccole comunità agricole e il loro antico sapere.

Lorenzo Brenna
07 nov 2016
www.lifegate.it/persone/news/burkina-faso-contro-cotone-ogm-...
wheaton80
00martedì 20 dicembre 2016 19:35
Il Brasile si unisce alla crescente lista di Paesi che rifiutano l’importazione USA OGM

Il Brasile si è svegliato e ha imposto il divieto di importazione delle colture geneticamente modificate della Monsanto, anche se hanno un deficit del 10 per cento nella propria produzione. Il Brasile si unisce ora ad una linea crescente di Paesi che stanno facendo lo stesso. La Russia si è unita alla lotta lo scorso anno, giurando di non nutrire i suoi cittadini con degli alimenti geneticamente modificati. In Nuova Zelanda, per citarne un’altra, i prodotti Monsanto semplicemente non esistono. Negli Stati Uniti, e anche in Australia, andare in un supermercato significa acquistare alimenti geneticamente modificati. Almeno l’ottanta per cento dei cibi confezionati che si trovano sugli scaffali sono prodotti OGM. E anche se il Brasile è il secondo più grande produttore di mais OGM, gli agricoltori hanno iniziato a rinunciare ad alimentare il bestiame con questo mais. Monsanto sta cominciando a perdere la sua roccaforte.

18 dicembre 2016
laveritadininconaco.altervista.org/il-brasile-si-unisce-alla-crescente-lista-di-paesi-che-rifiutano-limportazione-...
wheaton80
00mercoledì 21 dicembre 2016 20:38
Nepal, dove gli OGM hanno fallito rinasce la permacultura

Abbiamo sempre pensato al Nepal come a una meta di viaggio ideale, terra dai paesaggi mozzafiato, pervaso da una cultura e da un popolo più che affascinanti. Non tutti, però, sanno che in Nepal – dove l’80 per cento della popolazione vive di agricoltura – si stanno manifestando sempre più aggressivamente effetti irreparabili sull’uomo e sull’ambiente. Molte persone hanno riportato patologie al fegato, ai reni, all’intestino, mentre l’ecosistema è condannato all’inquinamento, all’erosione accelerata e all’impoverimento del terreno a seguito di più di un ventennio di pressioni da parte delle multinazionali per l’utilizzo di sementi ibride e un massiccio utilizzo della chimica, come fertilizzanti e antiparassitari.



Il bisogno di una conversione a un modello di agricoltura sostenibile
Il problema e la causa di questi danni per l’uomo e l’ambiente sono dovuti a un modello di produzione industriale che, utilizzando fertilizzanti e pesticidi chimici, non rappresenta il potenziale di questi contesti produttivi, nei quali il suolo molto sottile e la polverizzazione della proprietà fondiaria non consentono di beneficiare di sistemi agricoli industriali. Le politiche di promozione di sementi OGM o ibride, e quindi la promozione dell’utilizzo della chimica industriale, hanno mostrato i propri limiti e i piccoli agricoltori nepalesi, sia rurali che urbani, stanno volgendo lo sguardo ad un modello agricolo sostenibile, biologico e tradizionale. Come se non bastasse, il terremoto del 25 aprile 2015 ha aggravato la situazione agricola e la dipendenza del popolo nepalese da interessi economici globali. Di conseguenza, per tante famiglie, l’acquisto e la produzione di cibo è diventata una sfida quotidiana.



Il contributo dell’Associazione per la solidarietà internazionale in Asia
È in questo contesto che si inserisce il progetto dell’Associazione per la solidarietà internazionale in Asia (ASIA) – un’organizzazione non governativa fondata nel 1988 da Namkhai Norbu, che opera alle pendici dell’Himalaya da quasi trent’anni con l’obiettivo di salvaguardare l’identità ed il patrimonio culturale di quelle popolazioni. Per farlo promuove processi di sviluppo economico, sociale e sanitario che pongono al centro le popolazioni locali con le proprie risorse umane, culturali e ambientali. In tanti anni di esperienza, ASIA ha aiutato oltre 500mila persone in Tibet, Cina occidentale, India, Nepal, Mongolia, Myanmar (Birmania) e Sri Lanka. In Nepal, in particolare, il progetto “Coltiva il Cambiamento” sta offrendo risposte importanti nella lotta alla povertà e nel creare una maggiore consapevolezza sulle opportunità lavorative che possono derivare dalla cura della terra. Durante la conferenza “Coltiva il cambiamento – La prospettiva della permacultura tra Italia e Nepal” del 13 novembre a Milano, sono stati illustrati i risultati del progetto su orti urbani e permacultura raggiunti fino a oggi.

Il progetto e i risultati ottenuti ad oggi
Da un anno ASIA sostiene le famiglie nepalesi attraverso la creazione di orti urbani, semi-urbani e di piccole cooperative per valorizzare le tecniche agricole sostenibili e favorire il recupero di varietà agricole locali ad alto valore nutrizionale a rischio di estinzione a causa dell’introduzione di sementi ibride. L’obiettivo del progetto è rafforzare l’efficacia e la qualità degli orti domestici attraverso l’avvio di programmi di agricoltura in vaso e nelle aree terrazzate, che valorizzano le conoscenze tradizionali di permacultura e di attività di formazione sulle tecniche di agricoltura sostenibile, rivolte sia alle famiglie più vulnerabili che agli operatori tecnici. Nelle città di Dhulikel e Banepa sono state formate oltre 390 persone sulle pratiche agricole sostenibili secondo i principi della permacultura, dei codici di condotta e delle norme di comportamento per la certificazione biologica e il mantenimento di standard condivisi. Sono stati formati e sensibilizzati 20 tecnici dell’ufficio di distretto responsabile delle Politiche Agricole Nepalesi sulle tecniche di agricoltura biologica e sulle conseguenze dell’utilizzo massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici. Sono stati distribuiti oltre 240 kit per l’agricoltura su terrazzamenti e terreni marginali urbani e 150 kit per agricoltura in vaso e roof gardening (sui tetti). Sono stati inoltre creati due vivai gestiti dalle cooperative agricole formate, che producono sementi locali organici e piante pronte per la piantumazione in vaso o in terreno.

Corsi di formazione e permacultura anche in Italia
Queste attività sono state proposte anche sul territorio della regione Lombardia. In particolare, sono state organizzate lezioni e laboratori che hanno coinvolto le scuole elementari e medie di Milano (grazie al partner Eliante) e Brescia (grazie a Maremosso-cauto) per collegare, attraverso un filo verde, due realtà urbane molto lontane ma con esigenze e problematiche che spesso possono essere analoghe. Gli orti e le serre rappresentano una valida alternativa a un’agricoltura intensiva basata su fertilizzanti e pesticidi chimici, agli OGM e agli abusi delle multinazionali. Sul sito del progetto (http://www.coltivailcambiamento.org/) è possibile sostenere questo ideale e trasformare il futuro di numerose famiglie in Nepal, rendendo possibile un vero e proprio ritorno a uno stile di vita sostenibile e a una riappropriazione di tradizioni e di modelli ecologici locali ed antichi.

Benedetta Bacialli
17 dic 2016
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/permacultura-orti-urba...
wheaton80
00giovedì 20 aprile 2017 00:31
Monsanto giudicata colpevole di crimini contro i diritti umani

Un tribunale internazionale ha riconosciuto il gruppo chimico Monsanto colpevole di crimini contro i diritti umani. Sei mesi dopo l’apertura del processo civile intentato contro il gigante dei pesticidi e del settore agro chimico, i giudici del Tribunale Internazionale Monsanto hanno offerto la loro opinione non vincolante sul caso chiedendo che venga riconosciuto l’ecocidio nel diritto internazionale. Monsanto era accusata di crimini contro l’umanità e di ecocidio, per via della commercializzazione dei prodotti tossici che hanno causato la morte di migliaia di persone. Tra i prodotti chimici della multinazionale si possono citare i composti organici policlorobifenili (PCB), il glifosato – utilizzato negli erbicidi come Roundup – o ancora l’acido 2,4,5-T, che compone il defoliante “agente arancio”, lo stesso controverso erbicida che è stato spruzzato dagli aerei dall’Esercito Americano durante la guerra in Vietnam.

Daniele Chicca
19 aprile 2017
www.wallstreetitalia.com/news/monsanto-giudicata-colpevole-di-crimini-contro-i-diritt...
wheaton80
00domenica 20 agosto 2017 00:08
Monsanto Leaks, ecco come è stata (e continua a essere) avvelenata Brescia


Lo stabilimento Caffaro di Brescia

Più di 20mila documenti dell'industria dei veleni. Note riservate, lettere interne, verbali di riunioni e studi scientifici che mostrano le avanzate conoscenze che i grandi gruppi della chimica mondiale, dalla Monsanto alla DuPont, dalla Union Carbide alla Dow, avevano a disposizione già negli anni ‘70 sulla tossicità di erbicidi, pesticidi e composti chimici. Li hanno chiamati "The Poison papers" (https://www.poisonpapers.org/), le “carte dei veleni”. Un vasto archivio formatosi negli anni grazie alle richieste inoltrate alle agenzie federali statunitensi e alle cause intentate contro le industrie chimiche, raccolto dalla scrittrice e attivista Carol Van Strum e pubblicato dal Bioscience Resource Project e dal Center for Media and Democracy. E da questa immensa mole di documenti, che risalgono fino agli anni '20, emergono i primi risvolti italiani. Basta seguire la storia dei PCB, i policlorobifenili, composti brevettati nei primi anni '30 dalla Monsanto, per arrivare a una fabbrica chimica alle porte di una laboriosa città del nord Italia. Alcune note confidenziali della Monsanto rivelano che anche la società che ha prodotto quelle sostanze in Italia tra il 1938 e il 1984 grazie a un brevetto della Monsanto, la Caffaro di Brescia, era stata informata da tempo dagli americani della pericolosità dei PCB, usati fino agli anni '80 dall'industria elettrica come isolanti nei trasformatori.

Almeno tre documenti riferiscono gli esiti di incontri riservati avvenuti all'inizio degli anni ‘70 in Europa tra gli statunitensi e gli altri produttori europei di PCB, tra cui la Caffaro, per discutere l'opportunità di abbandonare quelle sostanze di cui ormai si conosceva ampiamente la dannosità. Come diverrà di pubblico dominio solo anni dopo, i PCB sono inquinanti organici persistenti e cancerogeni tra i più pericolosi insieme alle diossine. Stando alle minute della Monsanto, la Caffaro partecipò nel febbraio e nel maggio del 1970 a due incontri riservati a Francoforte e a Bruxelles, insieme alla tedesca Bayer e alla francese Prodelec, sul problema ambientale del PCB. Ma anziché lavorare per la dismissione della produzione e la riconversione industriale, decise di proseguire come se niente fosse:“Il 9 e 10 febbraio si è tenuta a Francoforte una riunione speciale”, si legge in un documento confidenziale del 9 marzo '70 firmato da H. A. Vodden, “per discutere il problema dei PCB nell'ambiente. Pare non vi sia ancora preoccupazione pubblica in Germania, Francia o Italia». Mentre i tedeschi della Bayer temono ripercussioni internazionali e sembrano voler correre ai ripari, l'azienda francese e quella italiana non vogliono sentir ragioni:“La Prodelec e la Caffaro”, prosegue Vodden “non hanno ancora cominciato alcun lavoro su questo tema e il loro principale contributo pare sia stato sollecitare la bonifica, in particolare degli askarel dei trasformatori». Alla fine, nel piano d'azione predisposto dalla Monsanto viene annotata la decisione:“Scambio di informazioni con Bayer, Prodelec e Caffaro come stabilito”.

Già nel 1970 dunque la Caffaro aveva avuto accesso agli studi statunitensi sulla dannosità per l'uomo e per l'ambiente dei PCB, e scambiava informazioni privilegiate con gli altri produttori europei e con la “casa madre” americana. Un secondo incontro, sempre tra Monsanto, Prodelec, Bayer e Caffaro, si sarebbe svolto poi a Bruxelles il 14 maggio 1970. Pochi mesi dopo Monsanto, nel fare il punto sulla necessità di riformulare i suoi prodotti escludendo i PCB, sottolineava ancora una volta la linea degli italiani:“Progil/Caffaro non sono ancora d'accordo”, è riportato in un documento dell' 8 dicembre '70 firmato W. B. Papageorge, “e vogliono studiare ulteriormente la questione. Abbiamo invitato i loro rappresentanti a Ruabon per una discussione tecnica». Nonostante l'attenzione riservata alla pericolosità dei PCB, anche negli USA la produzione si è protratta fino al 1977, dunque ben otto anni dopo la pubblicazione del primo documento interno dell'11 ottobre del 1969, il “Monsanto Pollution Abatement Plan”, in cui il gruppo chimico cominciava a discutere la necessità di mettere al bando quelle sostanze a causa dei rischi ambientali, sanitari e finanziari che avrebbero potuto travolgere l'azienda. In Italia, invece, la produzione di “Fenclor” (una delle denominazioni commerciali del PCB della Caffaro) è proseguita per altri 15 anni, fino al 1984, provocando a Brescia un danno ambientale che il Ministero dell'Ambiente oggi stima in almeno 1,5 miliardi di euro: 300 ettari di terreno inquinato, 25mila abitanti coinvolti, 10 kg al giorno di PCB fuoriusciti dallo scarico della fabbrica, secondo le stime dello storico Marino Ruzzenenti, che con la sua ricerca “Un secolo di cloro… e PCB” nel 2001 fece esplodere il caso del grave inquinamento nella città lombarda.

Dal 2002, una vasta area a sud del centro storico della città di Brescia a valle dello stabilimento Caffaro è stata inserita tra i siti inquinati di interesse nazionale in base a un decreto del Ministero dell'Ambiente. Interi quartieri sono colpiti da allora da un'ordinanza del sindaco che vieta di coltivare orti, asportare il terreno, far giocare liberamente i bambini nei parchi pubblici e nei cortili delle scuole. Gli ultimi studi confermano che i livelli di PCB nel sangue sia della popolazione di Brescia esposta che di quella non esposta direttamente agli inquinanti sono tra i più elevati al mondo. E sul fronte sanitario, lo studio Sentieri coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2014 ha riscontrato un aumento dell'incidenza di alcuni tumori correlati al PCB: i melanomi cutanei (uomini +27 per cento, donne +19 per cento), i linfomi non-Hodgkin (uomini +14 per cento, donne +25 per cento) e i tumori della mammella (donne + 25 per cento). Non è dato sapere se il Consiglio di Amministrazione della Caffaro dell'epoca fu informato degli incontri riservati di Francoforte e Bruxelles con la Monsanto della primavera del '70 riportati nell'archivio USA. All'inizio degli anni '70 e fino all'84, la Caffaro era di proprietà degli azionisti Mediobanca, Pechiney-Ugine-Kuhlmann, Finanziaria PAS, gruppo Oronzo De Nora, Feltrinelli, Loro e il CDA, allora presieduto da Gianbattista Loro, consigliere delegato Paolo Fontana, potrebbe anche essere stato tenuto all'oscuro sui dettagli del dibattito scientifico e strategico sulla dannosità dei policlorobifenili.

Di certo la produzione di PCB assicurò alla proprietà importanti profitti: secondo le relazioni di Mediobanca sulle società quotate in borsa, il fatturato della Caffaro aumentò dai 13 miliardi e 134 milioni di vecchie lire del '69 ai 54 miliardi e 450 milioni del '77, i dividendi da 324 a 608 milioni. Nel frattempo sono passati più di 33 anni dalla dismissione dell'impianto dei PCB alla Caffaro, ma nessuno è stato condannato in sede penale né in quella civile per l'inquinamento e nessuna bonifica è stata ancora avviata, eccezion fatta per la messa in sicurezza di un parco pubblico e dei giardini di due scuole comunali. E mentre negli USA lo Stato di Washington nel 2016 ha citato in giudizio la Monsanto per l'inquinamento da policlorobifenili, trascinandola in una causa che potrebbe costare alla multinazionale diversi miliardi di dollari, in Italia, dall'entrata in vigore della legge Merli nel ’76, nessun governo ha stabilito i limiti per lo scarico di PCB nei corpi idrici superficiali (rogge, fiumi e laghi). E così la Caffaro, fallita nel 2010, continua ad inquinare: dallo scarico dello stabilimento, da dove vengono emunti e filtrati costantemente milioni di metri cubi d'acqua, secondo l'Agenzia Regionale per l'Ambiente, continuano ad uscire circa 2 etti di PCB all'anno.

Andrea Tornago
17 agosto 2017
espresso.repubblica.it/inchieste/2017/08/17/news/pcb-i-veleni-prodotti-in-italia-nonostante-gli-allarmi-sulla-loro-pericolosita-...
wheaton80
00mercoledì 13 settembre 2017 22:34
Coldiretti FVG sul caso OGM:«Sentenza UE superata dalla nuova legislazione»

In merito alla sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea in materia di OGM (http://www.corriere.it/esteri/17_settembre_13/corte-giustizia-contro-l-italia-non-puo-impedire-coltivazioni-ogm-00618926-985e-11e7-b032-1edc91712826.shtml), Coldiretti FVG, in linea con la posizione nazionale, sottolinea come il caso sollevato nel 2014 dall’agricoltore friulano Fidenato si riferisce a un quadro normativo superato dalla legislazione vigente. «Il nostro Paese, precisa il presidente regionale di Coldiretti Dario Ermacora, si colloca infatti tra i tanti Stati membri dell’Ue che hanno vietato la semina di OGM sulla base della direttiva comunitaria approvata nel 2015».

Direzione opposta alla tutela del Made in Italy
«La nostra perdurante contrarietà alle coltivazioni OGM – sottolinea Ermacora – come rileva il nostro Presidente nazionale Roberto Moncalvo, è legata a questioni di sicurezza ambientale, ma soprattutto al fatto che esse perseguono un modello di sviluppo che è alleato dell'omologazione e va in direzione opposta alla tutela e alla valorizzazione del Made in Italy».

Agricoltura italiana, la più green d'Europa
L’agricoltura italiana – ricorda inoltre Coldiretti nazionale – è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine DOP/IGP, che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometro zero che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e con la decisione – conclude la Coldiretti – di non coltivare organismi geneticamente modificati, come avviene peraltro in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea. Un’indagine Coldirettyi/Ixé, divulgata proprio in occasione della sentenza della Corte di Giustizia Europea, conferma tra l’altro il “no” di quasi 8 italiani su 10 (76%) al biotech nei campi.

13 settembre 2017
www.udinetoday.it/cronaca/coldiretti-fvg-contro-decisione-ue-...
wheaton80
00venerdì 27 ottobre 2017 19:45
Studio scientifico dimostra il legame tra OGM e aumento di malattie

Non è un segreto che viviamo in un momento in cui le malattie croniche continuano a crescere, soprattutto negli ultimi due decenni. Gli organismi geneticamente modificati (in particolare il cibo OGM) potrebbero aver svolto un ruolo chiave in queste statistiche. Uno studio, pubblicato sul Journal of Organic Systems dello scorso settembre, ha esaminato dati governativi statunitensi, e ricercatori hanno studiato dati sulle coltivazioni OGM, sull’utilizzo di glifosato e sulle malattie epidemiche, facendo nel frattempo ‘analisi correlative’ con un totale di 22 diverse malattie. I ricercatori hanno raggiunto una conclusione allarmante:“Questi dati mostrano correlazioni molto forti e altamente significative tra l’uso crescente di glifosato, la crescita delle colture OGM e l’aumento esponenziale del numero delle malattie. Molti dei grafici mostrano improvvisi aumenti dei tassi di malattia intorno alla metà degli anni ’90, che coincidono con la produzione commerciale di colture OGM.

Le probabilità nei grafici e nelle tabelle mostrano che è altamente improbabile che le correlazioni siano una coincidenza. L’incidenza delle correlazioni dimostra che vi è un forte legame tra loro” (http://www.organic-systems.org/journal/92/JOS_Volume-9_Number-2_Nov_2014-Swanson-et-al.pdf). Se pensate che correlazione non significhi causa avete ragione ma è importante considerare i rischi potenziali associati all’ingestione di alimenti geneticamente modificati. Ci sono un sacco di informazioni là fuori e il nostro schierarci contro gli OGM proviene dall’esame di una moltitudine di informazioni e non solamente dallo studio”. E’ sempre importante esaminare una vasta gamma di dati e prove quando si ha a che fare con alimenti e bevande. La ricerca che suggerisce che essi possano non essere considerati completamente sicuri per il consumo è abbastanza ampia e va oltre l’analisi di correlazione che è stata eseguita in questo studio.

Se prendete il glifosato, ad esempio, esso è stato introdotto nel 1974 e il suo utilizzo sta accelerando ad una velocità allarmante. Nel corso dei decenni, forti prove scientifiche hanno dimostrato come il glifosato sconvolga il sistema endocrino e l’equilibrio dei batteri intestinali, come danneggi il DNA e stimoli la mutazione delle cellule al punto da poter portare al cancro. È anche legato all’autismo, alla malattia di Alzheimer, alla malattia di Parkinson e ad altri disturbi della salute umana. Già solo questo dà maggior credibilità allo studio principale menzionato in questo articolo. Lo studio effettivo contiene più informazioni e immagini di quante chiunque possa trovare accedendo ad altre fonti. Con tutte le informazioni e la ricerca che sono ormai state pubblicate, più specificamente per quanto riguarda il glifosato, è assolutamente assurdo, pericoloso e irresponsabile che qualsiasi azienda biotech che fabbrica sostanze OGM possa dire al mondo che esse sono completamente sicure e innocue, eppure lo fanno. Non trovate? Come potrebbe una multinazionale come la Monsanto (una società incaricata della regolamentazione dell’approvvigionamento alimentare globale) sostenere che il glifosato è sicuro nonostante tutte le prove, che confermano che non lo è?

“Si crede comunemente che il Roundup sia tra i pesticidi più sicuri… Nonostante la sua reputazione, il Roundup è di gran lunga l’erbicida e insetticida più tossico tra quelli testati. Questa incoerenza tra i fatti scientifici e le dichiarazioni commerciali possono essere attribuite a enormi interessi economici, che hanno falsificato la valutazione dei rischi sanitari e le decisioni di politica sanitaria”
– R. Mesnage et al., Biomed Research International, Volume 2014 (2014) articolo ID 179691

“Tenete a mente che l’uso del glifosato è salito al 1.500% dal 1995 al 2005 e che 100 milioni di chili di glifosato vengono utilizzati ogni anno in più di mille miliardi di acri”
- Cherry B. GM crops increase herbicide use in the United States. Science in Society 45, 44-46, 2010 (http://people.csail.mit.edu/seneff/glyphosate/Groton_Seneff.pdf)

Questo è esattamente il motivo per cui alcuni Paesi in tutto il mondo hanno completamente vietato gli OGM e i pesticidi che li accompagnano. Il numero di Paesi che ancora importano o utilizzano questi prodotti è in rapida flessione. Il Paese che più di recente ha introdotto severe restrizioni (e il fatto ha destato molto clamore) in materia di OGM è la Russia.

“Ogni politico o scienziato che ti dice che questi prodotti sono sicuri è o stupido o sta mentendo. I rischi di questi alimenti sono incerti. In considerazione della nostra enorme ignoranza, l’applicazione precoce della biotecnologia è pericolosa. Il fatto che inseriscano OGM nel nostro cibo, senza metterci a conoscenza della loro pericolosità, senza alcuna indicazione, ci rende vittime di un esperimento massiccio”
- David Suzuki, CC, OBC, PH.D LLD, genetista

Fonte: prepareforchange.net/2017/10/18/study-finds-a-substantial-very-strong-link-between-gmos-multiple-d...

Traduzione: Nicola Zegrini (rivista da Wheaton80)
ununiverso.it/2017/10/20/studio-scientifico-dimostra-il-legame-tra-ogm-e-aumento-di-m...
wheaton80
00sabato 9 giugno 2018 23:25
Monsanto, a Bayer per 63 miliardi di dollari, perde il nome

NEW YORK - Va in porto la maxi-acquisizione di Monsanto da parte di Bayer. A due anni dall'annuncio e ottenuti gli ultimi via libera dalle autorità antitrust, il gruppo farmaceutico tedesco dell'aspirina, già presente in forze in agricoltura, chiude giovedì 7 giugno l'acquisto della multinazionale americana, da anni nel mirino degli ambientalisti per i suoi prodotti OGM. E con la fusione dà vita a un colosso nel campo delle sementi e dei fertilizzanti, dal quale sparisce il marchio Monsanto. Sul piatto Bayer mette 63 miliardi di dollari, finanziati con un aumento di capitale di 6 miliardi di euro e 20 miliardi di obbligazioni. Un impegno che ha spinto Standard & Poor's ad abbassare il rating di due gradini da A- a BBB, poco sopra l'investment grade, portando tuttavia l'outlook da negativo a stabile, viste le prospettive di crescita di un gruppo farmaceutico di tali dimensioni e del ruolo che giocherà, da numero uno mondiale, nei prodotti per l'agricoltura. Stesso trattamento da Moody's per il rating (sceso da A3 a Baa1), non per l'outlook (negativo). L'azienda di Leverkusen, che ha già siglato un accordo con BASF per la cessione, richiesta dalle autorità antitrust UE e USA, di attività per 7,6 miliardi di euro, consolida, attraverso una della maggiori acquisizioni mai realizzate all'estero da una società basata in Germania, il polo tedesco in un settore, come l'agrichimica, che ha già visto restringersi gli attori in campo dopo la fusione tra Dow e Dupont e l'acquisto di Syngenta da parte di ChemChina. Secondo il Presidente di Bayer, Werner Baumann, «l'acquisizione di Monsanto rappresenta una pietra miliare strategica per rafforzare il nostro portafoglio di leader nella salute e della nutrizione. Raddoppieremo le dimensioni della nostra attività nell'agricoltura, dove creeremo un motore di innovazione leader, posizionandoci per servire meglio i nostri clienti e sbloccare il potenziale di crescita a lungo termine nel settore». Per il gruppo di Leverkusen, che impiega 99.800 addetti e ha registrato ricavi per 35 miliardi di euro nel 2017, la fusione con Monsanto significa aumentare (pro-forma l'anno scorso e tolte le attività da dismettere) i dipendenti a 115.000 e i ricavi a 45 miliardi, derivanti per metà dal business salute e per l'altra metà dall'agricoltura.

04.06.2018
www.tio.ch/finanza/borse-e-mercati/1262980/monsanto-a-bayer-per-63-miliardi-di-dollari--perde...
wheaton80
00martedì 17 luglio 2018 22:28
Distrutte piante OGM illegali, Coldiretti esulta

L’Italia non è terra di conquista per i coltivatori di OGM. Sono rimasti solo due Paesi a coltivare organismi geneticamente modificati in Europa, dove si registra anche un ulteriore calo della superficie seminata del 4%. A renderlo noto è Coldiretti nel fare un bilancio della coltivazione OGM in Europa sulla base dell’ultimo rapporto ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications). L’organizzazione degli imprenditori agricoli ha espresso grande soddisfazione per la tempestiva decisione del Corpo Forestale Regionale del Friuli Venezia Giulia di intervenire per abbattere le piante di mais OGM seminato illegalmente a Vivaro (Pordenone) e Colloredo di Monte Albano (Udine), su disposizione del Ministero delle Politiche Agricole. Il personale della forestale ha distrutto complessivamente 6mila metri quadrati di mais. A Colloredo la strada è stata bloccata per il tempo necessario alla distruzione e, per evitare disordini, sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Majano. La distruzione si è resa necessaria dopo l’inottemperanza di Giorgio Fidenato al decreto dello scorso 3 luglio, con il quale il Ministero concedeva cinque giorni all’imprenditore agricolo per provvedere in autonomia all’abbattimento delle piante transgeniche. Fidenato aveva seminato nuovemente mais Mon 810 nei suoi campi. “Un atto importante per ripristinare la legalità nei confronti di un reato ambientale poiché l’Italia, sottolinea la Coldiretti, è tra la maggioranza dei Paesi membri dell’Unione che ha scelto di vietare la semina di OGM sulla base della direttiva UE approvata nel 2015”.

L’agricoltura italiana ha il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine DOP/IGP che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership per il numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometro zero e la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma. “La superficie europea coltivata a transgenico in Europa”, spiega Coldiretti, “risulta pari ad appena 131.535 ettari rispetto ai 136.363 dell’anno precedente. Nel 2017, infatti, le colture OGM sopravvivono nell’Unione Europea solo in Spagna (124.227) e Portogallo (7.308), dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato. Anche Repubblica Ceca e Slovacchia hanno infatti abbandonato la coltivazione e si sono aggiunte alla lunga lista di Paesi “OGM Free” dell’Unione Europea. Le scelte degli agricoltori europei sono la dimostrazione concreta della mancanza di convenienza nella coltivazione OGM nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle multinazionali che ne detengono i diritti. Quasi 8 italiani su 10 (76 per cento) peraltro si oppongono oggi al biotech nei campi, secondo una indagine Coldiretti/Ixé. “Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Ernesto Ferrante
10 luglio 2018
www.opinione-pubblica.com/distrutte-piante-ogm-illegali-coldiretti...
wheaton80
00mercoledì 8 agosto 2018 02:04
Monsanto bloccata dai giudici in Brasile:“Servono prove di sicurezza sul glifosato”

Se anche in uno dei paradisi degli OGM e del glifosato si addensano nuvole pesanti sulla Monsanto, allora forse qualcosa sta davvero cambiando. E così fa notizia la decisione di un giudice di Brasilia, riportata dalla Reuters, di aver sospeso l’uso di prodotti contenenti il glifosato, diserbante ampiamente utilizzato per la soia transgenica e per altre colture nel Paese. Il giudice federale ha stabilito che i nuovi prodotti contenenti la sostanza chimica non potranno essere registrati nel Paese e le registrazioni esistenti saranno sospese entro 30 giorni e fino a quando il governo non rivaluterà la tossicologia del prodotto. La decisione è stata estesa anche all’insetticida abamectin e al fungicida thiram. La sentenza colpisce in particolar modo la Monsanto, che commercializza una soia resistente al glifosato e geneticamente modificata che viene piantata su larga scala in Brasile. La Monsanto è ora di Bayer AG, a seguito di un’acquisizione da 62,5 miliardi di dollari chiusa a giugno. Il Brasile è il più grande esportatore mondiale di semi di soia, guidato in gran parte dalla crescente domanda proveniente dalla Cina.

Riccardo Quintili
7 agosto 2018
ilsalvagente.it/2018/08/07/monsanto-bloccata-dai-giudici-in-brasile-servono-prove-di-sicurezza-sul-glifosat...
wheaton80
00mercoledì 22 agosto 2018 18:41
La Bayer crolla in borsa e brucia 9 miliardi, dopo la condanna della Monsanto

Crollo in borsa a Francoforte del 10%, a chiusura della giornata di ieri, per la Bayer, dopo la sentenza della Corte della California sul glifosato che ha obbligato la Monsanto a pagare un risarcimento di 289 milioni di dollari ad un utente che si è ammalato di cancro. L’azienda tedesca ha bruciato quasi 9 miliardi di euro di capitalizzazione. Gli analisti temono ora che il colosso di Leverkusen, che a giugno ha completato la fusione con la multinazionale di biotecnologie agrarie, possa ricorrere in appello rischiando di subire nuove condanne, e di conseguenza nuove perdite del titolo in borsa e altre fibrillazioni sull’intero mercato farmaceutico. L’acquisizione della Monsanto da parte di Bayer doveva rappresentare secondo i piani «una pietra miliare strategica per rafforzare il nostro portafoglio di aziende leader nel campo della salute e della nutrizione». Il colosso infatti rappresenta una delle tre multinazionali che detiene il 63% del mercato delle sementi e il 75% del mercato degli agrofarmaci, secondo le stime della Coldiretti. Nonostante il nome della Monsanto sia stato cancellato dall’accordo con la Bayer, il suo fantasma continua a perseguitare i mercati. L’azienda americana aveva legato il suo nome ai prodotti a base di glifosato che erano stati la ragione per cui aveva raggiunto il monopolio agro-industriale. La diffusione di questi prodotti aveva reso più evidenti gli effetti del glifosato sulla salute delle persone. Fino a quando il giardiniere DeWayne Lee Johnson, che quotidianamente aveva utilizzato per anni gli erbicidi della Monsanto, ha intentato una causa al colosso agroindustriale dopo aver contratto un tumore.

La vittoria di Johnson è stata storica perché è la stata prima causa vinta sugli effetti cancerogeni del Roundup, il marchio con cui la Bayer-Monsanto distribuisce gli erbicidi a base di glifosato sul mercato. Bisogna capire ora, dopo la sentenza della Corte della California e in particolare dopo il tonfo in borsa di ieri, quali cambiamenti ci potranno essere nella politica aziendale della Bayer, che con l’acquisizione della Monsanto pensava di essersi accaparrata una gallina dalle uova d’oro. E quali ripercussioni ci potranno essere sulla distribuzione del glifosato, non solo negli Stati Uniti ma anche nell’Unione Europea. Anche perché alla fine del 2017 la Commissione aveva garantito una proroga all’utilizzo del glifosato fino al 2022 nonostante 1,3 milioni di firme raccolte contro l’uso di questo composto chimico, dopo la diffusione dei Monsanto-Papers, mail interne della Monsanto pubblicate dalla Corte di California che spiegavano come l’azienda otteneva valutazioni favorevoli dalle agenzie di regolamentazione. Nel nostro Paese sulla questione si è espresso il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha chiesto uno stop al governo all’uso degli erbicidi. “In Toscana”, ha affermato Rossi in un post lanciato domenica su Facebook, “faremo subito un provvedimento per escludere dai premi del Piano di Sviluppo Rurale le aziende che facciano uso di glifosato».

Ruggero Scotti
14.08.2018
ilmanifesto.it/la-bayer-crolla-in-borsa-e-brucia-9-miliardi-dopo-la-condanna-della-m...
wheaton80
00sabato 8 settembre 2018 20:09
Glifosato, la no-profit Avaaz vince in tribunale contro la Monsanto

“È incredibile, abbiamo battuto la Monsanto!”. Emma Ruby-Sachs, vicedirettrice della no-profit Avaaz, la piattaforma di petizioni su internet, esulta per il risultato dell’udienza tenutasi ieri davanti alla Corte Suprema di Manhattan contro Monsanto. La multinazionale di biotecnologie agrarie, recentemente acquisita dalla tedesca Bayer, aveva infatti recapitato ad Avaaz un ordine di esibizione, chiedendo qualunque documento legato alle campagne contro l'utilizzo dell'erbicida. Richiesta che avrebbe potuto portare la no-profit con sede a New York perfino a dover consegnare i dati sui sottoscrittori di petizioni e donatori della sua piattaforma. L’erbicida, definito nel 2015 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una sostanza “probabilmente cancerogena”, è alla base del prodotto della Monsanto “Roundup”. Nonostante le polemiche e i tentativi di bloccarne l’uso, per cui Avaaz è da anni in prima linea, il glifosato resta uno degli erbicidi più diffusi al mondo. Con Gaetano Pecoraro vi abbiamo raccontato, in tre servizi, i possibili gravi danni che questa sostanza può portare alla salute. Nonostante le polemiche e le proteste, il 12 dicembre 2017 l’Unione Europea ha approvato l’uso del glifosato per altri 5 anni.

In Italia l’uso di questo erbicida è vietato nelle aree frequentate dalla popolazione ma in agricoltura viene ancora utilizzato, anche se molto meno che in altri Paesi. Proprio attorno all’uso di questo erbicida si gioca la lotta tra Avaaz e Monsanto. L’ordine di esibizione ricevuto dalla no-profit è stato emesso come parte della causa “Peterson v. Monsanto”, che vede coinvolti due uomini che sostengono di essersi ammalati di tumore per l’esposizione al Roundup.
Recentemente, la multinazionale di biotecnologie agrarie è stata condannata a risarcire con 289 milioni di dollari un giardiniere americano che l’ha denunciata sostenendo che il Roundup abbia contribuito a farlo ammalare di un tumore, ora terminale. Una sentenza storica, stabilita dal giudice di San Francisco, secondo il quale la Monsanto non avrebbe adeguatamente avvertito sui rischi nell'uso dell’erbicida contenente glifosato. Ieri, un’altra battuta d’arresto per la multinazionale. “Il giudice ha detto alla Monsanto che ciò che stavano portando avanti era anti democratico e un tentativo di ‘soffocare’ le voci dei nostri membri e dei cittadini impegnati nella battaglia. La Monsanto potrebbe fare ricorso, ma sarebbero matti ad affrontare di nuovo questa incredibile comunità di quasi 50 milioni di persone”, ha commentato la vicedirettrice di Avaaz Emma Ruby-Sachs. Qui in basso potete vedere i tre servizi di Gaetano Pecoraro dedicati all’uso del glifosato in agricoltura:

- Nel primo, dell’1 novembre 2016, “L’erbicida nuoce alla salute del mondo?”, vi abbiamo mostrato alcuni bambini di varie zone del mondo con patologie drammatiche che sono stati a contatto con questo erbicida. È una sostanza “non selettiva”: distrugge tutte le piante con cui viene a contatto, per questo viene usato solo nelle coltivazioni geneticamente modificate, le uniche che riescono a resistergli (https://www.iene.mediaset.it/video/pecoraro-l-erbicida-nuoce-alla-salute-del-mondo-_70186.shtml)

- Nel secondo servizio, del 15 novembre 2016, abbiamo documentato quanto glifosato viene usato in Italia, dal nord alla Sicilia. Ne troviamo tracce non solo nell’acqua potabile, ma anche negli alimenti, soprattutto nella pasta (https://www.iene.mediaset.it/video/pecoraro-quanto-diserbante-c-e-nella-nostra-dieta-_70266.shtml)

- Nel terzo servizio, del 17 dicembre 2017, “L’Europa decide di non essere ecologica”, vi abbiamo raccontato la storia di Théo, 10 anni, operato 52 volte. Vive dalla nascita con gravi malformazioni interne, ricondotte da un medico al glifosato. Siamo andati a trovarlo nelle campagna francese vicino Lione. Proprio in quel campo la madre, senza conoscerne gli effetti (sul prodotto non erano indicati in alcun modo), ha usato glifosato mentre era incinta (https://www.iene.mediaset.it/video/pecoraro-quanto-diserbante-c-e-nella-nostra-dieta-_70266.shtml)

07 settembre 2018
www.iene.mediaset.it/2018/news/glifosato-avaaz-erbicida-monsanto-tumorecancerogeno_1738...
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