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Le leggende Hopi sugli ‘scudi volanti’ e gli ‘uomini-formica’ che risiedono al centro della Terra

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    wheaton80
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    00 16/01/2014 01:58
    'Hopituh Shi-nu-mu' è il nome con il quale una delle tribù native americane chiama se stessa e che significa il 'popolo pacifico'. La storia degli Hopi risale a migliaia di anni fa, il che li rende una delle culture più antiche del pianeta. Al contrario di altre mitologie che parlano di dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la storia di divinità che risiedono al centro della Terra. Chi erano costoro?



    In maniera simile a quasi tutte le culture precolombiane, gli Hopi credono fermamente che un giorno, non troppo lontano, gli dei che hanno dato il via alla cultura umana torneranno sulla Terra. Essi hanno da sempre vissuto secondo gli insegnamenti consegnati loro da Masauwu, Maestro del Quarto Mondo, i cui concetti etici sono profondamente radicati nella loro cultura. Tuttavia, al contrario di molte mitologie, gli Hopi sono convinti che i loro dèi non abitano gli infiniti spazi cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava ante litteram. Essi parlano delle loro divinità come ‘uomini formica’. Infatti, alcuni petroglifi rinvenuti nei pressi di Mishongnovi, Arizona, che rappresentano le più antiche incisioni rupestri degli Hopi, raffigurano degli enigmatici esseri con le ‘antenne’ che danno l’idea di uomini-formica.
    Secondo la mitologia Hopi, all’inizio del tempo, Taoiwa, il Creatore creò Sotuknang, suo nipote, dandogli il compito di creare nove universi o mondi: uno per Taiowa, uno per se stesso e altri sette per sovrabbondanza di vita. In una concezione ciclica del tempo, in maniera simile alla mitologia azteca, questi mondi si sarebbero succeduti ciclicamente. I primi tre di questi mondi, Tokpela, Tokpa e Kuskurza, già sono stati abitati e successivamente distrutti a causa della corruzione e della malvagità degli uomini. Gli Hopi tramandano che la fine di ogni ciclo è segnato dal ritorno degli dèi, e l’approssimarsi del nuovo mondo è annunciato dalla comparsa della Stella Blu Kachina, il segno del ‘Giorno della Purificazione’, in cui il vecchio mondo è distrutto e ne comincia uno nuovo.

    Gli uomini formica
    Ogni volta che uno dei mondi viene distrutto, gli Hopi fedeli sono presi e condotti dalle divinità in città sotterranee per sfuggire alla distruzione. In ogni distruzione ciclica, per la mitologia Hopi gli ‘uomini-formica’ assumono un ruolo cruciale per la loro sopravvivenza. Il cosiddetto ‘Primo Mondo’ (Tokpela) è stato apparentemente distrutto da un incendio di proporzioni globali, forse una specie di vulcanismo massivo, oppure l’impatto con un asteroide o, ancora, un’espulsione di massa coronale dal Sole di dimensioni catastrofiche. Il ‘Secondo Mondo’ (Tokpa), invece, fu distrutto dal freddo. Probabilmente, uno spostamento dei poli ha innescato un’ Era Glaciale che ha distrutto la vita sul pianeta Terra. Nel corso di questi due cataclismi globali, i membri virtuosi della tribù Hopi sono stati guidati durante il giorno da una nube dalla forma strana e da una stella in movimento durante la notte, conducendoli alla presenza di un ‘uomo formica’ chiamato Anu Sinom. La creatura ha poi scortato gli Hopi in grotte sotterranee dove hanno trovato rifugio e sostentamento. Nella leggenda, gli ‘uomini-formica’ vengono descritti come creature generose e laboriose, disposte a fornire cibo agli Hopi e ad insegnare loro i metodi di conservazione degli alimenti. Secondo i teorici degli Antichi Astronauti, è interessante notare che la descrizione fisica di questi esseri corrisponde a quella che noi attribuiamo ai moderni ‘alieni grigi’. Ogni febbraio, gli Hopi celebrano il Powanu, un rituale per commemorare il momento in cui Anu Sinom ha insegnato loro come germogliare i fagioli all’interno delle caverne per sopravvivere. Gli Hopi per indicare la formica usano anche la parola ‘anu’, che unita alla parola ‘naki’, che vuol dire ‘amici’, forma la parola ‘Anu-Naki’, ovvero ‘amici delle formiche’. An, in lingua sumerica, (Anum o Anu in accadico) era il dio celeste della mitologia mesopotamica e vuol dire “colui che appartiene ai cieli”. Artefice del creato, gli era sacro il numero 60, massima cifra del sistema sessagesimale mesopotamico. Il dio An/Anum presiede l’assemblea degli Anunnaki, ed inoltre compone la triade cosmica insieme agli dei Enlil ed Enki. Fa anche parte dei quattro Dei creatori, che comprende la triade precedente insieme alla dea Ninhursag. Il luogo principale del suo culto si trovava ad Uruk, rappresentato dall’antichissimo Tempio di An. Gli ‘uomini formica’ degli Hopi potrebbero essere gli stessi Annunaki dei Sumeri? Se così fosse, due mitologie così distanti nel tempo e nello spazio potrebbero essere il ricordo ancestrale dei nostri antenati di un evento unico avvenuto sul nostro pianeta?

    Gli scudi volanti

    Secondo Frank Waters, autore del libro Mexico Mystique: The Coming Sixth World of Consciousness (1975), quando nella mitologia si parla del Terzo Mondo, gli Hopi introducono il concetto di patuwvotas, ovvero ‘scudi volanti’. Nel terzo ciclo si dice che l’umanità ha costruito una civiltà altamente avanzata, tanto da sviluppare gli ‘scudi volanti’, mezzi in grado di viaggiare rapidamente diversi luoghi del mondo e di radere al suolo intere città. Il Terzo Mondo è stato distrutto da Sotuknang, il nipote del Creatore, con una grande alluvione. Anche in questo caso c’è un’evidente parallelo con la tradizione sumera, nella quale si parla del grande diluvio che ha cancellato tutta la civiltà precedente. Questo racconto è riportato nell’Epopea di Gilgamesh, testo che poi è stato ripreso dalla tradizione biblica nel racconto del Diluvio Universale e dell’Arca di Noè. Secondo le tradizioni Hopi, i superstiti del diluvio si sono sparsi in diversi luoghi del pianeta sotto la guida di Masauwu, lo Spirito della Morte e Maestro del Quarto Mondo. Un petroglifo Hopi rappresenta Masauwu come un essere a cavallo di una ‘nave senza ali’ a forma di cupola. La somiglianza tra gli ‘scudi volanti’ e quelli che oggi noi consideriamo aeroplani o dischi volanti è sconcertante. Siano essi ‘scudi volanti’ o ‘navi senza ali’, il messaggio è chiaro: gli antenati degli Hopi usavano queste descrizioni per riferirsi a qualcosa che era capace di volare e di trasportare delle persone. Gli Hopi moderni credono che l’umanità si trovi attualmente a vivere nel Quarto Mondo, detto Túwaqachi. Come i mondi precedenti, anche Túwaqachi verrà distrutto a causa della malvagità degli uomini e vedrà il ritorno delle divinità sulla Terra. I teorici degli Antichi Astronauti interpretano la profezia della Stella Blu Kachina come un riferimento al ritorno degli extraterrestri sul nostro pianeta. Oltre agli apparenti paralleli tra la cultura hopi e quella Sumera, Waters intravede una connessione anche tra le leggende hopi e la mitologia dei Maya. In entrambe le culture i riferimenti alla creazione e alla distruzione del mondo sono molto simili. Entrambe, inoltre, affermano la futura distruzione del mondo attuale. Questa uniformità nella mitologia culturale delle due culture ha portato Waters ad affermare che gli Hopi e i Maya erano ancestralmente legati.

    15 gennaio 2014
    www.ilnavigatorecurioso.it/2014/01/15/le-leggende-hopi-sugli-scudi-volanti-e-gli-uomini-formica-che-risiedono-al-centro-dell...

    [Modificato da wheaton80 16/01/2014 02:04]
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    wheaton80
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    00 20/01/2014 02:02
    Dei o extraterrestri?

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    wheaton80
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    00 12/07/2017 00:36
    Le mummie aliene del Perù: bufala o sconcertante realtà?

    Ci sono storie incredibili, così incredibili da non poter essere vere. Come la storia delle mummie del Perù. Non quelle note, studiate ed esposte nei musei di Paracas o di Arequipa, ma quelle definite “aliene” che alcuni tombaroli avrebbero trafugato da un’antica sepoltura circa un anno fa. Il luogo della scoperta è segreto (si troverebbe da qualche parte nella zona meridionale del deserto peruviano) e i reperti sono tenuti gelosamente nascosti, suddivisi tra i vari acquirenti. A non far subito archiviare il tutto come bufala clamorosa, è solo il nome dei personaggi coinvolti in questa folle vicenda. A parlarne pubblicamente è stato, ad esempio, Thierry Jamin, archeologo, geologo ed esploratore francese che ha spesso collaborato con il governo di Lima. Uno studioso che definiremmo stimato. Nei mesi scorsi, ha diffuso le immagini di questi stranissimi resti recuperati in due distinti sarcofagi: un minuscolo corpo, dotato di quattro arti e una testa, lungo circa 30 centimetri; un piccolo cranio dalla forma molto allungata e grandi occhi tondeggiati; una mano con tre sole dita molto affusolate. Reperti degni di un set cinematografico.


    La minuscola mummia ritrovata in Perù

    Tutti appaiono ricoperti da una patina marrone: si tratterebbe di un tipo di argilla molto particolare. Ma al di sotto, non c’è legno o materiale sintetico: ci sono pelle raggrinzita e ossa. Lo hanno evidenziato le lastre ai raggi X effettuate dal dottor Edson Salazar, medico dell’ospedale Antonio Lorena di Cuzco, e i primi esami di laboratorio compiuti sui tessuti. Le analisi hanno accertato che si tratta di materiale biologico. Basta per dire che sono veri corpi di origine del tutto sconosciuta? Per ora, no.


    La mano a tre dita accanto ad una mano umana

    Nel caso dell’esserino alto 30 centimetri (la copia in miniatura dell’ E.T. di Spielberg: testa sproporzionata, braccia lunghe e secche, gambine sottili), si vede uno scheletro a dir poco strano. Sembrerebbe un patchwork di ossa messe insieme da un abile falsario per creare un corpo coerente. Lo stesso si potrebbe dire dell’inquietante mano a tre dita: le radiografie mostrano le ossa del metacarpo spezzate e la presenza di giunti metallici, come se qualcuno le avesse ricomposte. Il discorso si fa un pò più complicato, però, quando si guarda ai raggi X il cranio mozzato: è una testa in tutto e per tutto, per quanto pazzesca, con il foro occipitale, le orbite oculari, ma senza denti. Sul web circola un video diffuso da colui che ora possiede questi tre reperti e che si fa chiamare Krawix. Spiega così il ritrovamento:“Questi corpi sono stati scoperti da due amici che stavano camminando nel sud del deserto peruviano. Il luogo non è una caverna, come si dice: hanno trovato una lapide che affiorava dalla sabbia. Molto strano. Però, quando l’hanno spostata, hanno aperto e sono entrati. Hanno trovato un primo sarcofago e poi subito dopo un secondo. Questa scoperta è avvenuta all’incirca nel gennaio del 2016 e tutti i corpi dentro le tombe erano ricoperti da una specie di patina abbastanza sottile. Un tipo di argilla che viene via grattando”.


    La testa dalla forma bizzarra

    L’uomo, che si è mostrato indossando occhiali neri e un cappello per celare in parte il suo aspetto, ha poi proseguito dando altri dettagli ed esponendo la sua idea personale:“Questi esseri non sono mammiferi, perché non hanno le ghiandole mammarie. Non li compariamo con gli esseri umani perché non sono umani. Altre creature sono state scoperte nel secondo sarcofago. La mia teoria: nella tomba ci sono corpi che appartengono ad esseri diversi che sono morti in momenti diversi, non nello stesso giorno. Secondo me, sono stati messi lì tutti insieme da qualcuno perché un giorno fossero ritrovati”. Il giornalista Adriano Forgione, direttore della rivista Fenix, si è messo in contatto con Thierry Jamin e tramite lui ha avuto la possibilità di rivolgere alcune domande ad uno dei protagonisti di questa storia da fantascienza. Lo chiama Luis, ma dal tono delle sue risposte potremmo senza dubbio ipotizzare che si tratti del medesimo signore apparso sul WEB con il nickname Krawix. Nell’intervista, pubblicata nel numero di febbraio sia di Fenix sia di X-Times, Luis dà ulteriori informazioni che, se possibile, rendono l’intera vicenda ancora più sconcertante.


    La mini-mummia e la mano ai raggi X

    Innanzi tutto, conferma che il numero dei reperti è molto più alto di quanto finora reso noto:“Ci sono esseri di varie dimensioni e specie, sia umanoidi che animali, animali sconosciuti (…). Tra gli oggetti trovati, ci sono alcuni organi noti (cervelli, cuori) e altri ignoti (protetti anch’essi da cotone e argilla, ma ancora morbidi al tatto), teste tagliate e grandi mani a tre dita. Ci sarebbero anche degli oggetti come placche di metallo, anelli di una lega argentata trapiantati nelle mani che cingono un osso o un tendine. Solo il 10% di questo luogo è stato esplorato. Molte reliquie significative, però, sono già state vendute”. Non basta. Ci sarebbe anche una calotta cranica di mezzo metro di diametro intrappolata tra le rocce, in una feritoia che porterebbe ad un’altra sala. Secondo Luis/Krawix, presto saranno diffusi i risultati degli esami genetici compiuti su alcuni di questi resti. “I test sono in svolgimento”, dice nell’intervista. “Ci sono due persone che hanno prelevato campioni e altri che li preleveranno. Sono disponibile alla condivisione della ricerca (…). I reperti sono stati visti da medici, biologi, archeologi, esperti forensi tanto stranieri quanto peruviani. La cosa migliore è che l’investigazione continui per la strada scientifica, perché è mio obiettivo determinarne la natura (…). Ci mancano ancora dei tasselli e sono certo che ci saranno delle sorprese”.


    Un dettaglio della lastra della mummia alta 20 cm

    E a chi ipotizza che si tratti del prodotto di falsari specializzati in effetti speciali, con l’uso di vero materiale biologico, ribatte così:“Circa la testa della mummia piccola, si è visto ai raggi X che è un cranio solido, un pezzo unico, senza ricostruzione. Molti dicono che lo scheletro potrebbe essere formato da ossa di animali, ma basta guardare i suoi piedi per capire che non è così. Come si possono ottenere quel cranio e quei piedi? I raggi X non mentono (…). Coloro che affermano che questi reperti mummificati sono falsi, senza aver verificato di persona, lo dicono perché non possono concepire qualcosa di diverso da ciò in cui credono. Nessuno finora ha dimostrato che sono falsi. La ragione? Perché è tutto vero”. Abbiamo voluto conoscere anche il parere di Adriano Forgione, che conosce personalmente Thierry Jamin e che da anni si occupa di mistero. “La scoperta di questi reperti, per quanto interessante da un punto di vista giornalistico, non può ancora essere confermata da un punta di vista archeologico”, è stata la sua premessa. “Principalmente perché non vengono da uno scavo ufficiale, ma sono frutto (a quanto pare) dell’opera di ladri di tombe, di predatori, che nel deserto di Nazca avrebbero identificato questa struttura sotterranea e ne avrebbero prelevato alcuni reperti che poi hanno venduto a personaggi locali, tra cui appunto il nostro Luis, uno pseudonimo. Perciò è una situazione piuttosto complessa, perché non segue i consueti canali archeologici”.


    Il corpo intero e la testa accostate

    Proprio il coinvolgimento di Jamin (tra l’altro, Presidente della Fondazione di Ricerca Inca di Cuzco che lavora di concerto con il governo peruviano alla ricerca di Paititi, l’ultima grande città inca che si troverebbe nascosta nella foresta amazzonica) induce Forgione a ritenere la vicenda comunque interessante e meritoria di un approfondimento, perché offre una patente di serietà alla storia. Ma non può ovviamente bastare. Dice infatti il direttore di Fenix:“L’unica conferma può provenire dalle analisi scientifiche che Luis ha comunque permesso di effettuare sui reperti, consegnando alcuni campioni ad alcuni centri di ricerca anche americani. Inoltre si è dimostrato disponibile a consegnare dei campioni alla nostra redazione. Di conseguenza, noi ci attiveremo subito, nel momento in cui questi campioni saranno nelle nostre mani, per poter verificare la veridicità di tali reperti. Sicuramente, se venisse confermata, si tratterebbe di una scoperta di importanza mondiale e potremmo dire storica. Innanzi tutto perché si tratterebbe di individui che, per quanto antropomorfi, non rispondono alla classica morfologia ed anatomia dell’essere umano. Le radiografie mostrano sicuramente entità biologiche, perché mostrano pelle, mostrano ossa, mostrano un processo di mummificazione avanzato. Ma è chiaro che non sono esseri umani”.


    Un dettaglio del dito mummificato della strana mano

    Mentre però il misterioso proprietario dei resti mummificati è certo che si stia parlando di creature extraterrestri, venute da un altro mondo in epoche remote, il giornalista italiano ha tutta un’altra idea. “Quello che a me è balzato subito agli occhi è l’immediata somiglianza di queste entità (soprattutto quelle piccoline alte circa 30 centimetri) con le leggende degli Hopi del Nuovo Messico. Gli Hopi affermano che il mondo ha avuto quattro ere, quattro umanità, e che ogni era è stata intervallata da una catastrofe. I sopravvissuti dell’ultima era precedente alla nostra furono salvati da entità che loro chiamavano il “Popolo delle Formiche”: vivevano sotto terra, erano di piccola statura e ricordavano le formiche. Ovviamente tutto questo finora è stato solo una leggenda. Ebbene, conclude Forgione, queste piccole mummie mi ricordano proprio il Popolo delle Formiche: le hanno trovate in un labirinto sotterraneo, sono di piccola statura e con un aspetto simile a formiche. Potrebbe quindi, e ripeto potrebbe, perché il condizionale è d’obbligo in questo caso, trattarsi della scoperta di questa civiltà sotterranea che gli Hopi conoscevano e che si sono tramandati di generazione in generazione. È ovvio che tutto questo va verificato. Ma nuovi elementi potrebbero confermare questa storia e in futuro potrebbero essere messi a disposizione delle autorità e quindi anche degli archeologi, per poter forse ricostruire un quadro della storia dell’umanità che noi adesso ricordiamo solo attraverso il mito”. Dunque, la risposta definitiva la potrà dare solo l’esame del DNA. Ammesso e non concesso che le analisi vengano effettuate in laboratori ufficiali, da professionisti riconosciuti, e che i dati siano poi condivisi con il mondo scientifico per una verifica e per la cosiddetta “revisione dei pari”: altrimenti, qualsiasi risultato verrà rispedito al mittente, come già successo in passato per altre presunte sconvolgenti scoperte, considerate invece pure panzane da accademici e scettici. Ma gli appassionati del mistero già sognano ad occhi aperti: sarà forse il Perù a svelare la “smoking gun” dell’ufologia o a riscrivere la nuova storia dell’Umanità?



    Sabrina Pieragostini
    8 marzo 2017
    www.extremamente.it/2017/03/08/le-mummie-aliene-del-peru-bufala-o-sconcertante...
    [Modificato da wheaton80 12/07/2017 00:41]
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    wheaton80
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    00 03/12/2020 18:46
    UFO, scudi volanti e Hopi



    In molte culture nel mondo vi sono parecchi riferimenti a culture aliene che si dice vennero sul nostro pianeta e spesso si incaricarono di farci progredire sotto molti aspetti, non ultimo quello tecnologico, scientifico e sociale: nei testi induisti, come il Ramayana e il Mahabharata, vengono descritte navi volanti di vario genere chiamate Vimana, utilizzate anche per il combattimento. Tra i geroglifici sul muro di un tempio egizio di 3000 anni fa, ad Abydos, sono rappresentati quelli che sembrano essere moderni aeroplani ed elicotteri, anche se molti studiosi cercano di spiegare questa cosa apportando spiegazioni che hanno del ridicolo; le incisioni su dischi di pietra che sarebbero state trovate in grotte sul confine cino-tibetano racconterebbero storie di un razza extraterrestre chiamata Dropa, il cui veicolo spaziale sarebbe caduto sulla Terra 12.000 anni fa. Gli indios Hopi abitarono per oltre un migliaio d'anni su tre grandi mesa nel nord dell'Arizona, e anche le loro leggende fanno riferimento a veicoli aerei, forse provenienti da Orione: queste tribù indiane possono essersi stabilite in quelle mesa in Arizona perché, si pensa, volessero riflettere la posizione delle stelle nella loro antica costellazione d'origine, come venne fatto per le tre piramidi egizie vicine al Cairo. Quelli che noi oggi chiamiamo UFO o dischi volanti, le tribù indiane li chiamavano "scudi volanti" ed esistevano già prima dell'avvento dell'aviazione moderna, in un continente di epoca precedente alla nostra, che venne distrutto da un diluvio di enormi dimensioni, il cui ricordo sembra proprio sia sopravvissuto negli scritti sumeri che poi vennero usati per scrivere la Torah e poi la Bibbia cristiana, anche se con molti cambiamenti di nomi sia personali che di luoghi, oltre che una poco sana cernita di cosa andasse scritto nei nuovi testi e cosa no. Quel periodo che precedette il diluvio, e quindi la distruzione di buona parte dell'umanità, era un periodo fiorente, sia a livello tecnologico che culturale, in cui grandi città venivano costruite e enormi muraglie difensive edificate, ma di questo rimangono solo prove ritenute incerte in giro per il mondo o mitizzate poiché riportate da anziani che tramandano la cultura di origine, come Thomas Banyacya, del clan Coyote Hopi, che in un un discorso alle Nazioni Unite disse:"In quei tempi la gente aveva inventato molte macchine e possedeva tutte le comodità derivate dalla tecnologia, alcune delle quali non sono state ancora ottenute oggi giorno".

    Una tale affermazione non può essere altro che un rimettere in vita conoscenze derivate dall'antica Atlantide, ormai scomparsa da millenni. Anche se non sussistono prove certe della sua esistenza, le prove circonstanziali derivate da miti riscontrati in varie culture nel mondo e ritrovamenti di strane costruzioni che non dovrebbero esistere secondo la logica archeologica, non danno molti dubbi in merito. In un mito Hopi, si narra di come il dio Sotuknang, dio degli scudi volanti, durante una devastante alluvione che stava distruggendo una città del sud, prese con sé sul suo mezzo i sopravvissuti, che dopo essere saliti a bordo riportarono ciò che videro, ovvero che la loro vista poteva dirigersi per l'infinità della terra mentre salivano verso il cielo, mentre Sotuknang dava ristoro ai bambini che aveva salvato insieme a due giovani, dicendo loro che si dovevano fidare di lui e dei suoi insegnamenti perché li aveva in simpatia, vista la loro precaria situazione, e che avrebbe comunicato con loro ancora durante i sogni. Raggiunto un paese, non a molta distanza dalle abitazioni, fece scendere i giovani che aveva salvato, proprio dove i loro genitori si erano insediati, salutò e volò via tra le nuvole come era apparso: poiché nella loro cultura non avevano piatti come noi, diedero all'oggetto il nome dell'oggetto che più si avvicinava come forma e cioé lo scudo del guerriero, usando la parola 'paatuwvota' per indicarlo, che identifica appunto lo scudo da guerra. Anche nella tradizione Hopi si parla dei Kachina, ovvero entità che potevano trasformarsi in qualsiasi cosa volessero (animali, oggetti, parti climatiche come vento, fuoco, ecc...) e che, come gli angeli caduti dal cielo, scesero dal cosmo per accoppiarsi con le donne Hopi, esattamente come detto nella Bibbia e la Torah ebraica. Da qui ritorna anche il discorso sui rapimenti alieni: ad esempio, quello indicato da un'altra leggenda Hopi, dove si narra di una giovane sposa che accompagnava il suo sposo Kana dei Kachina fino al suo villaggio situato nella seconda mesa, trasportata su uno scudo volante. Come si può ben vedere, le varie tradizioni, presenti in tutto il mondo, anche avendo differenze culturali non da poco, riportano gli stessi miti senza avere avuto l'occasione di comunicare tra esse, perciò la cosa non può che far pensare a una realtà esistente nel mito che vada al di là della mera fantasia o del fatto che si tratti solo di storie inventate.

    runelore.it/natura/700-ufo-scudi-volati-hopi.html