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P. Riccardo Pola – (Radio Mater)
Le figure bibliche: GIUDITTA
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INIZIO SECONDA PARTE
OLOFERNE NON CAPISCE
Cap. 5,1-4
'Fu riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, che gli Israeliti si
preparavano alla guerra e avevano bloccato i passi montani, avevano fortificato tutte le sommità
dei monti e avevano disposto ostacoli nelle pianure. 'Egli montò in gran furore e convocò tutti i
capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime, 3e disse loro:
“Spiegatemi un po', voi figli di Canaan, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le
città che esso abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la loro forza e il loro
vigore, chi si è messo alla loro testa come re e condottiero del loro esercito 4e perché hanno
rifiutato di venire incontro a me a differenza di tutte le popolazioni dell'occidente”.
In questi pochi versetti abbiamo la reazione del generale Oloferne alla difesa di Israele. I
Giudei hanno messo dei presidi sulle montagne, hanno alzato le mura di ogni villaggio e si sono
preparati alla resistenza e all'assedio, portando dentro le case, dentro l'abitato le vettovaglie. Era
appena finita la mietitura, ci ha detto il libro ispirato. Hanno fatto quello che potevano.
Oloferne è stupito, non riesce a capire ed entra [più che in grande stupore,] nel furore. Chi
è questo popolo che osa resistere alla potenza di Nabucodonosor?
Cari ascoltatori: il primo insegnamento ci viene precisamente da qui. Quando ti prepari alla
lotta contro il nemico, più ancora il nemico s'infuria contro di te. Più violento si scatena l'odio
contro chi presume la difesa. Non ci meraviglia se a un fermo proposito, a un impegno religioso
più grande, risponde la rabbia impotente del maligno: il male, il maligno non ha da combattere
contro coloro che si abbandonano docilmente alla sua azione. Le altre nazioni hanno rifiutato di
combattere e si sono abbandonate al nemico. Hanno detto a Oloferne: “Ecco, siamo tuoi servi,
vieni e trattaci come ti piacerà” (3,4). Oloferne non ha infierito su di loro, ha distrutto i loro templi,
ma non ha minacciato la loro vita, anzi ha fatto di loro i suoi ausiliari. Prima erano nemici, ora
divengono gli alleati di Nabucodonosor, per portare la guerra contro coloro che osano resistere
alla sua potenza.
È quello che avviene quando un'anima si abbandona al male. Non si abbandona soltanto
per sé, diviene ausiliaria del maligno per fare del male anche agli altri. Non è possibile rimanere
neutrali. Se tu non ti difendi, se tu non osi resistere (come dice San Pietro) alla pressione che il
maligno ti fa e non combatti, se ti abbandoni e ti lasci dominare dal male, allora tu stesso divieni
per gli altri strumento del male, un alleato del nemico per operare il male anche ai fratelli. Il
peccatore non scende da solo nell'inferno. Nei confronti, invece, di coloro che resistono e osano
difendersi contro il nemico, la reazione del nemico è il furore. E prima del furore, lo stupore. In che
cosa può confidare il popolo di Giuda contro la potenza del suo esercito? Oloferne non può capire.
Israele può sperare che il Signore abbia pietà del suo popolo, ma Oloferne è sicuro della vittoria,
neppure può dubitare della sua vittoria. Come può, colui che aveva assoggettato tutte le nazioni,
rendersi conto della difesa di una nazione tanto piccola e insignificante? È incomprensibile per
Oloferne la fedeltà a un Dio che sembra lasciare i suoi fedeli disarmati, senza potere, nelle mani
del forte. Di fatto il potere del nemico può creare sgomento, ma ciò non tocca la fede in Dio. Colui
che veramente crede, sa che Dio è più forte di tutti, anche se non può esser sicuro della sua
volontà onnipotente.
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Anche nella vita spirituale dell'anima (nel combattimento interiore) l'ultima difesa è la
porta del cuore; soltanto il vertice dello spirito emerge nello sconvolgimento della tempesta, il
corpo può essere squassato, l'anima desolata e oppressa dall'angoscia. Non è detto che Dio ti
risparmi. Sembra veramente che il maligno abbia ogni potere su di te. Se tu non sei sgomento, se
tu non senti la desolazione più profonda, se, scosso dalle tentazioni, non provi l'angoscia della
morte, così da temere di poter cadere e precipitare nell'inferno, vuol dire che il maligno non ti
considera nemmeno degno di lottare con lui. Sono i santi che hanno provato di più la forza della
tentazione, la violenza dell'assalto nemico. Hanno combattuto il male, appoggiati al Cristo
vincitore del male e della morte.
Il furore di Oloferne è uno dei temi fondamentali del libro.
Il furore di Oloferne esalta la grandezza di Giuditta.
Non aveva trovato nessuna resistenza e l'unica gli viene da un popolo che non aveva sentito
neppur nominare. L'esercito di Nabucodonosor aveva vinto l'impero dei Medi, aveva
sbaragliato i nemici, aveva tutto distrutto. Fra tutti i popoli non era nemmeno nominato il
regno di Giuda, perché era così piccolo, così insignificante che era inutile ricordarlo. Ed ecco,
proprio questa nazione da nulla osa resistere all'esercito di Nabucodonosor.
Cari ascoltatori la protezione di Dio può essere sperimentata solo da chi crede in Lui, ma
Oloferne non crede in questo Dio invisibile e muto. È forse diverso dagli altri dèi che non hanno
potuto difendere le nazioni che egli aveva assoggettato a Nabucodonosor? Oloferne non conosce
il popolo di Israele.
Non si spiega come l'uomo possa resistere. Alle persecuzioni dal di fuori, alle tentazioni dal
di dentro, alla stanchezza, alle angustie del cuore, alle desolazioni interiori, com'è che resiste?
Dov'è la forza di Israele? Oloferne si meraviglia e non pensa nemmeno di mettere in conto
il loro Dio. Oloferne domanda: “che popolo è questo che dimora sui monti?” (5,3). Non può capire.
Il mondo non può capire Dio, non può conoscere la sua potenza. Solo la fede può scoprire il Dio
vivente. E la fede appartiene soltanto a chi vive in rapporto di amicizia con Dio.
Un ammonita, Achior (5,5-24), gli dice: bada, generale, che questo popolo onora un Dio che
l'ha sempre salvato. La prima cosa che tu devi chiederti è se questo popolo è fedele al suo Dio o se
invece ha commesso qualche peccato. Se è fedele al suo Dio è meglio lasciarlo in pace, perché Egli
stesso ne prenderà le difese. Se invece ha commesso qualche peccato, allora puoi pensare di
combatterlo e forse ottenere qualcosa. Oloferne si irrita per queste considerazioni: chi è Dio,
tranne Nabucodonosor? Lega in ceppi Achior e lo trascina vicino a Betulia perché lo prendano
schiavo in quella città. Questo è importante perché Achior non è ebreo ma ammonita. E sarà
accolto dagli Israeliti, come segno che la salvezza è per tutti gli uomini.
Achior dice le stesse cose che dirà Stefano nel suo discorso a coloro che lo vogliono
lapidare. Achior dice che la conoscenza di Dio porta Abramo fuori da Ur dei Caldei. Il Dio di Israele
è un Dio che vive, che soccorre, che ama, che salva.
Achior afferma la onnipotenza di Dio. Nemmeno Nabucodonosor con tutta la sua forza,
nemmeno Oloferne col suo esercito sterminato avranno ragione del regno di Giuda se Dio è con il
suo popolo. Le parole di Achior sono un atto di fede. Il Dio degli Ebrei è più grande di
Nabucodonosor. La potenza dell’esercito di Oloferne non potrà misurarsi con la potenza del Dio di
Israele. Achior non è israelita ma fa una professione solenne di fede nella onnipotenza del Dio
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unico, che si è stretto in alleanza con il popolo di Israele.
La reazione di Oloferne è durissima. Oloferne fa legare Achior, e lo fa trascinare vicino a
Betulia, dove sarà accolto nella città, e nella comunità israelita, perché Dio non guarda a ciò che
guarda l’uomo, ma guarda il cuore.
Qui il libro di Giuditta si fa preciso. Con le parole di Achior lo scontro diviene inevitabile e
appare frontale. Non solo l’esercito di Oloferne è contro l’esercito di Giuda, ma Nabucodonosor,
dio della terra, è contro il Dio del cielo, il dio che ha creato il cielo e la terra.
L’uomo si è voluto dichiarare dio, proclamare dio. Il mondo appare come un campo di
battaglia in cui si scontrano l’esercito del maligno e l’esercito di Dio. Non ci sono altre alternative,
nella storia degli uomini. Gli uomini sono al servizio o dell’uno o dell’altro: da una parte
Nabucodonosor rappresenta il male, anzi il maligno; dall’altra il popolo dell alleanza rappresenta
Dio. Il dio di questo mondo sembra avere ogni potere, un esercito sterminato. Dio non ha bisogno
di nulla per vincere. Dio si fa presente nel popolo dell’Alleanza; chiede solo che Israele lo riconosca
re e suo Dio e speri nel suo aiuto. L’unica forza della nazione giudaica sarà la preghiera, perché non
l’uomo combatte, ma Dio combatte in favore dell’uomo; perché non l’uomo intraprende per sé la
difesa, ma Dio soccorre e difende.
10.OLOFERNE (6,1-9) non capisce e dice “Chi sei tu Achior, e i mercenari di Efraim, per profetare
in mezzo a noi come hai fatto oggi… non vedrai più la mia faccia da oggi fino a quando farò
vendetta di questa razza che viene dall'Egitto. I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti
porranno in una delle città sul percorso; 'non morirai finché non sarai sterminato con loro. Ma se
speri in cuor tuo che essi non saranno presi, non sia il tuo aspetto così depresso. Ho detto:
nessuna mia parola andrà a vuoto”.
La tracotanza dell'uomo vuole soppiantare Dio, l'uomo vuole sostituirsi a Dio. Nelle parole
di Oloferne si scopre il carattere idolatrico del potere. Nel suo orgoglio l'uomo non sopporta
nessuno al di sopra di sé e si attribuisce poteri divini, ma nella misura che non rende testimonianza
a Dio, vuole anzi sostituirsi a Dio e affermare se stesso, di fatto prepara e realizza la propria rovina.
L'uomo non è che una creatura e perciò è in dipendenza assoluta da Dio; in sé non ha ragione di
essere, ricade nel nulla.
Achior viene portato ai piedi del monte su cui era edificata Betulia. Ozia e i capi della città
lo vanno a prendere, lo sciolgono, lo introducono nella città. Questo, quello che dice il testo
biblico.
Gli Israeliti, asserragliati entro le mura vogliono capire, vogliono investigare quali siano i
propositi dell'esercito invasore. Achior è solo un prigioniero, non possono aver timore, aprono le
porte e scendono, prendono il prigioniero, lo portano in città, lo interrogano e Achior narra la sua
avventura. Ha parlato a Oloferne, gli ha detto che sarebbe stato vano combattere se Israele fosse
rimasto fedele a Dio; nemmeno Nabucodonosor avrebbe potuto vincere il Dio del cielo.
Tutti presi da grande stupore i Giudei sciolgono Achior e già lo ammettono come libero
cittadino nella città. Conoscendo ora i propositi di Oloferne, che ha reagito al discorso di Achior
con la volontà determinata allo sterminio di tutta la nazione, supplicano Dio. Poi, al termine della
giornata, Ozia, il capo della piccola città, celebra come in una festa, un banchetto.
Cari ascoltatori: la condizione unica alla presenza di Dio in Israele e alla vittoria di Israele
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[Modificato da LiviaGloria 12/06/2009 23:37]