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Iraq, report shock:"Americani hanno addestrato jihadisti ribelli" dell' ISIS

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2023 13:05
09/02/2015 23:23
 
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ISIS: Anonymous viola centinaia account

(ANSA) - Anonymous ha 'spento' centinaia di account Twitter e Facebook di presunti appartenenti all'Isis e pubblicato indirizzi ip e web della galassia jihadista. "Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura". La campagna per 'spegnere' la galassia jihadista sul web è partita dopo la strage di Charlie Hebdo."L'Operazione Isis continua", recita il comunicato pubblicato oggi dal collettivo. "I terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani".

8 febbraio 2015
www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/02/08/isis-anonymous-viola-centinaia-account_d6aea71e-4d71-49bc-9c9d-3e7863ba5...
20/02/2015 03:14
 
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Piero Pelù:"L'ISIS? È colpa dell'Occidente"

Di solito, quando si occupa di politica, se la prende col premier Matteo Renzi. L'ultima volta ne aveva incollato una foto su un rotolo di carta igienica. Stavolta si lancia in una disamina geopolitica piuttosto ambiziosa, cercando di ricostruire le cause profonde del terrorismo islamista. E le conclusioni a cui giunge lasciano a bocca aperta:"Credo che l'ISIS sia l'immagine riflessa amplificata e distorta dell'arroganza colonialista occidentale reiterata per secoli e sempre peggiore", scrive il cantante toscano in un post su Facebook. Le azioni dei tagliagole del Califfo sarebbero insomma anche il risultato della sconsideratezza occidentale: una tesi tutta da verificare ma molto inflazionata, specialmente negli ambienti più sensibili al complottismo antioccidentale. "Io non ci credo che la CIA, il Mossad (servizi segreti israeliani) ed i servizi segreti di tutto il mondo occidentale non sapessero nulla della nascita dell' ISIS, io non ci credo che non sappiano come debellarlo in una settimana senza far scoppiare l'ennesima Terza guerra mondiale, io non ci credo che non si sappia come interrompere i fiumi di miliardi di dollari che alimentano questa nuova jihad, io non ci credo ai governi occidentali - prosegue il leader dei Liftiba - Io non ci sto che il mio destino sia in mano ad un esercito di aguzzini guerrafondai assetati di denaro e sangue." Il tutto è corredato da un'immagine truculenta in cui un israeliano e uno statunitense si stringono la mano grondando sangue sopra una cartina della striscia di Gaza. Immediate - e inevitabili - le polemiche che ne sono seguite. I fan del cantante si dividono tra chi lo accusa di complottismo e chi invece ne loda l'onestà intellettuale.

Ivan Francese
17/02/2015
www.ilgiornale.it/news/cronache/pieropelchocsufacebooklisiscolpadelloccidente1095023.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Piero%2BPel%C3%B9%3A%2B%22L%27Isis%3F%2B%C3%88%2Bcolpa%2Bdell%27Occidente%22%2B-%2BIlGiornale.it&utm_campaign=Facebook...
09/03/2015 00:27
 
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Consiglieri militari di USA e Israele accusati di aiutare l'ISIS: arrestati

Consiglieri militari americani e israeliani sono stati arrestati mentre davano assistenza ai terroristi dello Stato Islamico in Iraq. Le forze antiterrorismo irachene hanno arrestato quattro consiglieri militari stranieri provenienti da Stati Uniti e Israele che stavano aiutando lo Stato islamico, riferisce l'agenzia iraniana Tasnim News. Tre dei consiglieri militari arrestati hanno doppia cittadinanza statunitense e israeliana, mentre il quarto consigliere è di un paese del Golfo Persico, ha affermato l'agenzia irachena Sarma News. I consiglieri militari stranieri sono stati catturati presso un quartier generale, da cui lo Stato islamico ha organizzato le operazioni militari nella provincia settentrionale irachena di Ninive. Gli arresti sono avvenuti durante un'operazione denominata "Puntura di scorpione". Un certo numero di altri combattenti dello Stato Islamico sono stati uccisi durante l'assalto. I consiglieri stranieri detenuti sono stati ora trasferiti a Baghdad.

8 marzo 2015
Fonte: sputniknews.com/middleeast/20150307/1019201301.html

megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116871&typeb=0&Consiglieri-militari-di-USA-e-Israele-accusati-di-aiutare-l-ISIS-a...
09/03/2015 00:41
 
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Iraq: abbiamo prove che gli USA stanno fornendo armi e aiuti militari a ISIS

Il deputato iracheno Qasim Al-Araji ha detto al parlamento iracheno che il suo gruppo, l’Organizzazione Badr, è in possesso di prove documentate che il governo degli Stati Uniti sta fornendo il sedicente Stato Islamico con armi e aiuti militari. Si allunga quindi la già lunga fila di persone che accusano gli USA di fornire aiuti e armi all’ISIS. Ormai non si tratta più di voci isolate, ma di un coro plebiscitario. Secondo quanto riportato da Almasalah, il capo del gruppo parlamentare Badr ha condiviso giovedì queste informazioni con il Parlamento sostenendo che il gruppo è in possesso di prove contro gli USA e affermando che presto saranno in grado di condividere le prove documentate. L’Organizzazione Badr è un ramo delle Brigate Badr, l’ala militare del Consiglio Supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (SCIRI), che si è formato durante la guerra del 1982 tra Iran e Iraq e consisteva principalmente di esuli iracheni e rifugiati in Iran. Dal momento dell’invasione a guida americana del 2003, il gruppo ha cambiato il nome da “Brigata” a “Organizzazione” e sono quindi diventati un partito politico iracheno ufficiale. Il gruppo mantiene un’ala militare ed è salito alla ribalta nella lotta contro lo Stato islamico in Iraq, in particolare per il suo ruolo nella liberazione della Provincia di Diyala, a febbraio. Comandanti delle milizie e funzionari governativi dicono che il Gen. Ghassem Soleimani, un potente generale iraniano, è il capo della strategia nella lotta dell’Iraq contro i militanti sunniti, lavorando in prima linea a fianco di 120 consulenti della Guardia Rivoluzionaria del suo paese per dirigere miliziani e forze governative sciite, anche nei più piccoli dettagli della battaglia. Le affermazioni di Al-Araji sul sostegno militare degli Stati Uniti allo Stato islamico non sono le prime nel loro genere. Nel mese di gennaio, Hadi Al-Ameri, il Segretario Generale del Badr, ha riferito a Press TV che un aereo americano aveva lanciato armi all’ISIS nella provincia di Salahuddin in Iraq. Sotto, il video di un elicottero USA che lancia aiuti allo Stato Islamico:



Secondo Press TV, uno studio condotto da un gruppo con sede a Londra ha anche scoperto che i militanti dello Stato islamico avevano usato “quantità significative” di armi contrassegnate come “di proprietà del governo degli Stati Uniti”. Si ritiene anche che le armi siano state trasferite allo Stato islamico da altri gruppi ribelli in Siria, chiamati “moderati” da parte del governo degli Stati Uniti. Il senatore americano Rand Paul aveva già rimarcato la possibilità di trasferimento di armi ai terroristi dello Stato Islamico, affermando che “uno dei motivi per cui ISIS si è avvantaggiato è perché stiamo armando i loro alleati”. Badr non ha ancora rivelato i documenti, per cui non è chiaro se la nuova prova potrebbe rivelare casi analoghi di supporto, ma solo involontario, allo Stato islamico.

5 marzo, 2015
www.imolaoggi.it/2015/03/05/iraq-abbiamo-prove-che-gli-usa-stanno-fornendo-armi-e-aiuti-militari...
16/03/2015 23:49
 
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Washington si dimostra “inquieta” per la vittoria dell’Esercito iracheno a Tikrit (con supporto dell’Iran)

L’Amministrazione USA non ha potuto nascondere il suo malumore e preoccupazione per la rapida avanzata dell’Esercito iracheno, appoggiato dalla Forza Popolare (adddestrata in Iran) nella provincia di Saladino e in concreto culminata con la conquista di Tikrit. Il malumore statunitense si avverte chiaramente nelle dichiarazioni del generale Martin Dempsey, che presiede la Giunta dei comandanti di Stato Maggiore degli USA e dei membri del Senato, i quali sono arrivati anche a minacciare di sospendere gli aiuti militari alle forze irachene. Dopo l’avanzata dell’Esercito iracheno sul campo di battaglia e l’inizio dell’offensiva per liberare Tikrit dalla presenza dello Stato islamico (ISIS), senza alcuna partecipazione delle forze aeree della denominata Coalizione internazionale, la sconfitta dell’ISIS è solo questione di tempo. Tenendo in conto che gli americani avevano dichiarato in molte occasioni che la battaglia in Iraq sarebbe durata anni, si possono capire le ragioni del malessere statunitense, che ha utilizzato l’ISIS e lo Stato Islamico come un cavallo di Troia per insediarsi militarmente nella regione. Il network televisivo ABC News ha informato, citando un alto funzionario del Ministero della Difesa degli USA (Pentagono), che “alcune unità addestrate dagli Stati Uniti vengono interrogate per aver commesso atrocità similari a quelle commesse dall’ISIS”. “Le indagini, da parte del Governo dell’Iraq, sono iniziate per causa di testimonianze circa i crimini di guerra. Le accuse si basano su fotografie e registrazioni dove compaiono soldati con uniformi ufficiali che uccidono civili e prigionieri, e in alcuni casi espongono teste mozzate”, secondo ABC News. Da parte sua, il senatore Patrick Leahy ha dichiarato in un comunicato che “le forze di sicurezza straniere non meritano aiuti americani se ci sono prove che abbiano commesso crimini come la tortura, lo stupro o l’esecuzione dei prigionieri”.

Dempsey si sente angustiato

Il Generale Martin Dempsey ha espresso la sua proccupazione di quello che potrebbe accadere dopo che “le truppe dell’Esercito e delle Forze Popolari controlleranno Tikrit, in specie di come tratteranno i sunniti”, secondo quanto da lui dichiarato. In una sessione del Senato, Dempsey ha affermato che “non c’è dubbio che le truppe dell’Esercito e la Forza Popolare abbiano espulso i miliziani dell’ISIS dalla città di Tikrit”, ha aggiunto, “la questione sta su quanto accadrà dopo, se permetteranno agli sfollati sunniti di rientrare alle loro case, o se ristabiliranno i servizi di base e necessari per la città o se, al contrario, inizieranno vessazioni sulla popolazione sunnita di Tikrit”. Il merito dell’attuale controffensiva contro l’Esercito dell’ISIS risiede nella motivata forza di combattimento dei volontari sciiti iracheni addestrati da istruttori arrivati dall’Iran. Secondo la testimonianza del militare, alla battaglia di Tikrit hanno partecipato circa 20.000 miliziani addestrati da Teheran e soltanto una brigata dell’Esercito di Baghdad, formata da 3.000 soldati, che opera come comparsa. Tutte queste manifestazioni indicano che le vittorie ottenute sul terreno contro lo Stato Islamico, senza alcun aiuto dalla Coalizione, irritano Washington perché tolgono agli USA il pretesto di fare pressioni ed espandere la propria influenza ed egemonia in Iraq.

Fonte: Alahednews
Traduzione: Luciano Lago
15/03/2015
www.controinformazione.info/washington-si-dimostra-inquieta-per-la-vittoria-dellesercito-iracheno-a-tikrit-con-supporto-d...
20/03/2015 18:17
 
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Sean Penn: “Vorrei ringraziare Cheney e Bush per aver creato l’ISIS”

13/04/2015 17:04
 
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Al Califfo rimane un solo campo petrolifero in Iraq



Askanews – Le milizie jihadiste dello Stato Islamico (ISIS) hanno perso il controllo di “almeno tre grandi campi petroliferi” in Iraq e al momento sarebbero in grado di sfruttarne uno solo: è quanto riporta la stampa tedesca, citando fonti dei servizi segreti di Berlino. Attualmente l’ISIS non conserverebbe che il 5% delle capacità estrattive che deteneva al momento della sua massima espansione in Iraq; almeno due campi – quelli di Himrin e Ajil – sarebbero stati dati alle fiamme, segno che le milizie non sperano oramai di riconquistarli, almeno in tempi brevi. L’unico campo ancora nelle mani dell’ISIS sarebbe quello di Qayara, che ha una capacità di circa 2mila barili giornalieri; quanto ai campi in territorio siriano, hanno una capacità teorica totale di 15mila barili giornalieri ma le loro infrastrutture sono pesantemente danneggiate e non sono quindi in grado di compensare le perdite in Iraq. Il risultato è che le milizie – che non dispongono inoltre di esperti e personale qualificato per lo sfruttamento degli impianti – è “a malapena in grado di vendere del petrolio”, il che pone “sotto forte pressione” uno dei principali mezzi di sostentamento finanziario dell’ISIS.

Fonte: AFP
9 aprile 2015
www.analisidifesa.it/2015/04/allis-rimane-un-solo-campo-petrolifero-...
27/04/2015 19:16
 
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Trovano armi israeliane nelle mani dell’ISIS in Iraq

La catena televisiva Al Mayadin ha fatto conoscere l’avvenuta scoperta di armi di fabbricazione israeliana trovate nei bastioni dell’organizzazione terroristica dell’ISIS (Stato Islamico) nelle vicinanze di Al Karama, nella provincia occidentale irachena di Anbar, come precisato dall’emittente televisiva. Poco prima i militari dell’Esercito e le forze dei gruppi locali avevano scoperto e confiscato anche nell’est di Ramadi, capitale dell’Anbar, altre armi di fabbricazione israeliana. Già da un certo tempo, i politici iracheni denunciano la collaborazione degli USA e di Israele con i terroristi a livello di intelligence e dei servizi di sicurezza. “Gli Stati Uniti hanno lanciato in numerose occasioni carichi di armi ai terroristi dell’ISIS, tuttavia i responsabili del Pentagono pretendono di spiegare che queste armi sarebbero state lanciate “per errore” nelle mani del gruppo terrorista”, ha segnalato una fonte irachena ad Al Mayadin. Già da tempo era stata svelata la collusione di Israele con i gruppi terroristi che operano in Siria. Il ritrovamento di queste armi di fabbricazione israeliana nella zona di Anbar, dimostra che la “collaborazione” di Israele si è allargata anche ai gruppi dell’ISIS che operano in Iraq.

250 Terroristi sono morti
Un alto responsabile iracheno ha annunciato che l’Esercito e le forze popolari irachene stanno recuperando il controllo della provincia di Anbar dalle mani dei terroristi. In questo senso le forze speciali irachene hanno messo assieme una grande quantità di artiglieria ed hanno dispiegato centinaia di truppe nella città di Karmah, anche in Anbar, ha detto il capo del Comando Operativo di Baghdad, il tenente generale Abdul Amir al Shammari. Il tenente ha sottolineato inoltre che le forze militari stanno facendo progressi:“Abbiamo ucciso più di 250 terroristi nei giorni passati”, ha segnalato.

Fonte: Al Manar
Traduzione: Luciano Lago
www.controinformazione.info/trovano-armi-israeliane-nelle-mani-dellisis-...
30/04/2015 01:45
 
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Il capo del SIIL, al-Baghdadi, morto in un ospedale israeliano



Il capo del gruppo terroristico SIIL Abu Baqr al-Baghdadi è morto e membri del gruppo taqfirita in Iraq hanno già giurato fedeltà ad Abu Ala Afri quale suo successore, secondo media arabi. Secondo le agenzie irachene Alghad Press e Yum al-Thaman (l’8.vo giorno), così come fonti da Mosul, al-Baghdadi è morto in un ospedale israeliano nelle alture occupate del Golan, dov’era ricoverato per cure dopo aver subito gravi ferite nel corso di un attacco dell’esercito iracheno e delle forze popolari. Le fonti hanno aggiunto che al-Baghdadi è stato dichiarato da medici e chirurghi israeliani ormai “clinicamente morto”. Il capo dei terroristi era stato colpito in un attacco aereo nell’Iraq occidentale il 18 marzo. Yum al-Thaman, citando fonti dell’intelligence, ha detto che il SIIL aveva già registrato diversi video del suo capo, mesi prima del raid aereo di marzo, dopo che una era scampato, con gravi ferite, circa un anno fa, per dimostrare che era vivo finché il gruppo non avesse presentato un nuovo capo universalmente accettato. Le fonti hanno aggiunto che i membri del gruppo taqfirita operante in Iraq hanno già giurato fedeltà al nuovo capo Abdurahman al-Shaijlar, alias Abu Ala Afri, successore di Baghdadi. Ci sono anche notizie non confermate su dispute interne e divergenze tra le numerose fazioni del SIIL in Siria e Iraq, che si ampliano con la nomina del nuovo capo, mentre il ramo del SIIL che combatte in Siria ha respinto la leadership di Afri e cerca un altro successore di Baghdadi. La televisione HispanTV ha anche pubblicato una notizia il 25 aprile, in cui conferma la morte del capo del SIIL. Una notizia sul Guardian del 21 marzo indicava che Baghdadi aveva subito gravi ferite ed “era in pericolo di vita” per un attacco a marzo. L’articolo, naturalmente, aggiunse che Baghdadi era sopravvissuto. Il ferimento di Baghdadi ha portato a riunioni urgenti dei capi del SIIL, che inizialmente credevano che sarebbe morto e quindi pianificavano di nominare un nuovo capo. Un ufficiale iracheno ha confermato che l’attacco ha avuto luogo il 18 marzo ad al-Baj, provincia di Niniwa, presso il confine siriano. C’erano state due notizie a novembre e dicembre secondo cui Baghdadi era stato ferito, anche se non facevano precisazioni. Hisham al-Hashimi, ufficiale iracheno che consiglia Baghdad sul SIIL, ha detto:“Sì, è stato ferito ad al-Baj, presso il villaggio Um al-Rus, il 18 marzo assieme al suo gruppo“.

Veterans Today
27 aprile 2015
aurorasito.wordpress.com/2015/04/28/il-capo-del-siil-al-baghdadi-morto-in-un-ospedale-isr...
30/05/2015 04:31
 
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Iraq, i piloti americani accusano:"Non ci autorizzano a colpire l'ISIS"

Lungaggini inspiegabili che fanno scappare i terroristi appena individuati:"Ci sono stati momenti in cui avevo gruppi dell'ISIS nel mirino ma non avevo l'autorizzazione a colpire", ha detto il pilota di un F-18 a Fox News. Il tempo che intercorre tra la richiesta di autorizzazione e il via libera a colpire - secondo quando dicono gli stessi piloti - sarebbe enorme ed inaccettabile:"Per ricevere l’autorizzazione ad attaccare un obiettivo ISIS, sono necessari anche 60 minuti". Un'enormità che avrebbe fatto sfuggire più di una volta l'obiettivo da centrare. Regole d'ingaggio che stanno ostacolando la guerra al califfato. Quello che si abbatte sull'aviazione americana è un secondo scandalo, dopo l'accusa che il premier iracheno ha rivolto all'amministrazione Obama. La settimana scorsa, infatti, Haider al Abadi ha chiesto agli USA di "cambiare strategia", perché i raid aerei contro le truppe di Al-Bahgdadi si stanno rivelando insufficienti. Non solo insufficienti, ma anche inefficaci. Secondo piloti ed ex comandanti, infatti, le procedure che sono state stabilite per permettere ai caccia americani di scaricare le bombe sui terroristi sono eccessive e controproducenti. Un ex ufficiale che ha condotto le precedenti campagne in Iraq ha detto che "il processo per autorizzare a colpire è troppo lento e porta a sperperare minuti preziosi che permettono ai nemici di fuggire". Gli ha fatto eco David Deptula, ex comandante del Combined Air Operations Center in Afghanistan:"Le procedure non tengono conto del nuovo contesto operativo, sono fin troppo tortuose ed alla fine tale asset non fa altro che fornire un vantaggio al nostro nemico". Ma quello che colpisce è la frustrazione dei piloti ora impegnati contro l'ISIS. A parlare è un militare che in questi giorni si è spesso alzato in volo sui cieli iracheni e che più di una volta ha dovuto rinunciare a portare a compimento la sua missione: "Stavano probabilmente uccidendo qualcuno - ha detto a Fox News - e questo a causa della mia impossibilità ad ucciderli. È stato molto frustrante". Le critiche però riguardano anche le strategie decise da Obama nella guerra all'ISIS. Deptula ha fatto un confronto con i precedenti impegni aerei dell'America nelle guerre in Medio Oriente. Durante la prima guerra del Golfo, gli Stati Uniti effettuavano in media 1.125 attacchi aerei al giorno. In Kosovo, circa 135 al giorno. Nel 2003, sempre in Iraq, nella campagna chiamata "colpisci e terrorizza" i raid USA erano in media 800 al giorno. Contro l’ISIS, invece, solo 14 al giorno. Troppi pochi per sperare di fermare il Califfo in marcia verso Baghdad. Non solo. Secondo il senatore John McCain, infatti, il "75% dei piloti tornano alla base senza aver utilizzato tutta la potenza di fuoco, e questo a causa di ritardi nella catena di comando". Il portavoce dell'US Air Force ha ovviamente smentito tutto. Secondo la linea ufficiale, infatti, il tempo che occorrerebbe per autorizzare un pilota a colpire un obiettivo sarebbe variabile, in alcuni casi anche "meno di 10 minuti" mentre in altri - ammette - "molto più tempo". "Questa è una battaglia a lungo termine – si sono giustificati poi dal Pentagono – non possiamo rischiare di colpire indiscriminatamente anche i civili". Ma se difendersi dagli attacchi e dalle critiche nemiche può essere relativamente semplice, basta rispedirle al mittente, quando ad accusarti sono i piloti non si può far finta di nulla. E questo genera imbarazzo: in una guerra in cui gli Stati Uniti sembrano non volersi impegnare davvero fino in fondo.

Giuseppe De Lorenzo
28/05/2015
www.ilgiornale.it/news/aerei-usa-1134234.html
14/07/2015 12:58
 
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CyberBerkut pubblica video con esecuzione di ISIS recuperato dall'entourage di McCain



Il gruppo hacker CyberBerkut ha pubblicato un video riguardante una scena girata in uno studio cinematografico raffigurante l'esecuzione di un ostaggio dei fondamentalisti del gruppo "Stato Islamico" (ISIS). Secondo il comunicato di CyberBerkut, il video, "il cui valore non può essere sottovalutato", è stato estratto da un dispositivo, portato in un viaggio in Ucraina da un membro dello staff del senatore USA John McCain, il cui nome non è stato rivelato dagli hacker. "Caro senatore McCain" La prossima volta che viaggia all'estero, soprattutto in Ucraina, le raccomandiamo di non portarsi documenti riservati!", — hanno aggiunto i rappresentanti di CyberBerkut. ISIS è oggi una delle maggiori minacce alla sicurezza internazionale. In 3 anni i terroristi sono riusciti a conquistare grandi aree di Iraq e Siria. Inoltre stanno cercando di espandere la loro influenza nei Paesi del Nord Africa, in particolare in Libia.

13.07.2015
it.sputniknews.com/mondo/20150713/736395.html
[Modificato da wheaton80 14/07/2015 13:01]
29/07/2015 00:23
 
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Turchia, raid anti-ISIS e blitz contro curdi: 251 arresti

Blitz della polizia turca in 13 province: 251 persone sono state arrestate, poiché sospettate di sostenere jihadisti dell'ISIS e miliziani curdi del PKK. "Un totale di 251 persone sono state arrestate per appartenenza a gruppi terroristici", ha annunciato il governo di Ankara, in un comunicato. I raid delle forze di sicurezza sono arrivati all'indomani dell'attacco a un posto di confine, lungo la frontiera con la Siria, in cui jihadisti dell'ISIS hanno ucciso un soldato e ne hanno feriti altri due. Nei raid sono stati uccisi almeno 35 militanti dell'ISIS e i raid turchi hanno distrutto tutti gli obiettivi dell'ISIS che minacciavano il confine tra Siria e Turchia.

L'operazione
Solo a Istanbul sono stati eseguiti 140 blitz in 26 quartieri, in un'operazione alla quale hanno partecipato 5mila agenti, con elicotteri e forze speciali. Nelle stesse ore, tre caccia-bombardieri F-16 hanno colpito tre postazioni di ISIS in Siria, senza violare lo spazio aereo di Damasco. Una donna è morta durante il blitz. Lo riferisce il quotidiano Hurriyet. La donna, membro del gruppo di estrema sinistra turco DHKP-C, è rimasta uccisa durante uno scontro con la polizia, mentre gli agenti cercavano di entrare in un'abitazione per effettuare gli arresti.

24/07/2015
www.iltempo.it/esteri/2015/07/24/turchia-blitz-antiterrorismo-della-polizia-arrestati-251-sospetti-dell-isis-1...
[Modificato da wheaton80 29/07/2015 00:23]
29/07/2015 00:28
 
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Nuovi raid in Turchia contro l'ISIS e i curdi: gli arresti salgono a 590

Ancora nuovi raid antiterrorismo. Dopo l'operazione di ieri, le forze turche hanno lanciato questa mattina una terza ondata di raid aerei e di attacchi d'artiglieria contro obiettivi dell'ISIS in Siria e del PKK in Iraq: lo ha riferito il premier di Ankara, Ahmet Davutoglu, aggiungendo che sono 590 gli arresti eseguiti nell'ambito delle retate antiterrorismo nel Paese. La Turchia ha "violato il cessate il fuoco". Lo ha detto un portavoce del PKK in Iraq, Zagros Hiwa, sottolineando che l'attacco della notte scorsa probabilmente segnerà la fine degli accordi di pace. Il PKK sta valutando i danni dei raid anche se al momento non risulterebbero esserci vittime, ha aggiunto la fonte. "Queste operazioni non sono isolate e proseguiranno fino a quando ci sarà una minaccia contro la Turchia", ha avvertito il premier, Ahmet Davutoglu, prima di lasciare Ankara per Istanbul per incontrare il presidente, Recep Tayyip Erdogan. "Nessuno deve dubitare della nostra determinazione, non permetteremo che la Turchia sia trasformata in uno Stato fuorilegge", ha aggiunto. Il premier ha riferito di aver chiamato il presidente del Kurdistan iracheno, Massud Barzani, per spiegargli i motivi dei raid contro i separatisti curdi del PKK e quest'ultimo gli avrebbe espresso comprensione e solidarietà

Istanbul messa a soqquadro
Ieri, solo a Istanbul sono stati eseguiti 140 blitz in 26 quartieri, in un'operazione alla quale hanno partecipato 5mila agenti, con elicotteri e forze speciali. Nelle stesse ore, tre caccia-bombardieri F-16 hanno colpito tre postazioni di ISIS in Siria, senza violare lo spazio aereo di Damasco. Una donna è morta durante il blitz.

25/07/2015
www.iltempo.it/esteri/2015/07/25/nuovi-raid-in-turchia-contro-l-isis-e-i-curdi-gli-arresti-salgono-a-590-1...
29/07/2015 00:30
 
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ISIS, 431 arresti in Arabia Saudita

Almeno 431 persone, di 9 diverse nazionalità e sospettate di aver legami con l'ISIS, sono state arrestate in Arabia Saudita con l'accusa di aver pianificato attacchi alle moschee durante il mese di Ramadan. Lo riferisce Al Arabiya, che cita il Ministero degli Interni. Le autorità hanno precisato che altre 144 persone sono finite in manette per aver "mostrato sostegno alle cellule jihadiste".

18 luglio 2015
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/isis-431-arresti-in-arabia-saudita_2123304-20150...
15/10/2015 23:53
 
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La CNN filma un campo di addestramento ISIS e… sorpresa!



Un campo addestramento dei terroristi ISIS filmato dalla CNN. Notate le tende con il marchio di fabbrica US. Gli esportatori di democrazia, oltre che di armi, li riforniscono pure di accampamenti. Come possiamo credere che vadano a combatterli? Inoltre questa è solo un’ulteriore prova del coinvolgimento degli Stati Uniti nell’addestramento dei terroristi dello Stato Islamico.



13 ottobre 2015
www.informarexresistere.fr/2015/10/13/la-cnn-filma-un-campo-di-addestramento-isis-e-s...
[Modificato da wheaton80 15/10/2015 23:55]
15/11/2015 20:58
 
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Terrorismo: gli USA, la Francia e il Regno Unito hanno aiutato l'ISIS

"La Francia ha conosciuto ieri ciò che noi in Siria viviamo da 5 anni". Sono queste le parole con cui il Presidente siriano Bashar al-Assad, ricevendo una delegazione guidata dal parlamentare francese Thierry Mariani, ha commentato gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, che hanno lasciato sul terreno quasi 140 morti. Parole che pesano come macigni e con le quali, volente o nolente, Paesi come la Francia stanno iniziando a fare drammaticamente i conti. E siamo solo agli inizi. Un ulteriore paradosso consiste nel fatto che i siriani stanno fronteggiando da cinque anni l'assalto sanguinario di quegli integralisti islamici che, in varia misura, vengono supportati da Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Israele, Stati Uniti, Inghilterra e Francia. E ora, dopo aver scatenato l'inferno lontano dai propri confini nazionali, taluni di quegli Stati che maggiormente hanno contribuito a sostenere i terroristi nel Levante si trovano il Paese in stato d'emergenza. L'escamotage che alcuni strateghi da tavolino si sono inventati per appoggiarli, rifacendosi al solito armamentario del politicamente corretto, è stato quello di dipingerli come "ribelli moderati" che combattevano per ristabilire i diritti umani in Siria; ma è solo un trucco semantico per gabellare al pubblico occidentale dei terroristi che non hanno nulla né di "moderato" né tantomeno di "democratico". Solo che l'opinione pubblica, si sa, è molto "scordevole" e nell'immaginario collettivo anche fatti di primaria importanza scoloriscono molto rapidamente. Vediamone qualcuno. Nel febbraio 2011 la Francia di Sarkozy ha iniziato a bombardare la Libia utilizzando come foglia di fico una risoluzione ONU (n. 1973) del tutto fraudolenta e illegittima sul piano del diritto internazionale, per sostenere degli integralisti islamici presentati al mondo come "ribelli democratici" e cambiare in questo modo gli assetti politici del Paese. In altre parole Parigi ha fornito sostegno e armamenti ai "ribelli" jihadisti libici affiliati ad al-Qaeda che poi hanno millantato la loro adesione al Califfato. Il risultato è di aver fatto della Libia un campo di battaglia in cui sono morte più di 150mila persone e dove hanno trovato terreno fertile gruppi tribali e fanatici di ogni sorta. In breve, l'hanno ridotta a quello che gli americani definiscono uno "Stato fallito". Il tutto a poche centinaia di miglia nautiche dai confini italiani e da cui parte l'intero flusso di immigrati che giungono senza posa sulle coste italiane. In buona sostanza la Francia (in compagnia di Inghilterra, Stati Uniti… e Italia), desiderava per propri calcoli politici togliere di mezzo Gheddafi e gettare nel caos un Paese come la Libia, che vantava uno dei livelli più alti di benessere dell'intera Africa. E, bisogna riconoscerlo, è riuscita pienamente in questa criminale operazione. Ma agli alti papaveri francesi ancora non bastava. L'anno seguente, il nuovo Presidente socialista François Hollande è stato tra coloro che maggiormente hanno sostenuto i terroristi che volevano scalzare manu militari Bashar al-Assad dalla presidenza della Siria. Evidentemente la lezione libica non era sufficiente e si desiderava replicare nuovamente "il colpo" con la vecchia colonia siriana. Ma in quel frangente le cose non sono andate come previsto e l'esercito di Damasco è riuscito nel 2012 a riconquistare la città di Bab Amr, nel distretto di Homs.

Cosa scoprirono in quell'occasione i militari siriani una volta entrati nel santuario dei tagliagole? Un fatto non molto edificante per l'Eliseo, e cioè che insieme ai ribelli, la gran parte dei quali jihadisti, vi erano anche ufficiali francesi, dell'Arabia Saudita e del Qatar. Una notizia che non poteva evidentemente essere rivelata all'opinione pubblica per non mettere in imbarazzo il presidente Hollande, responsabile di aver armato in Siria gruppi terroristici che nulla avevano a che fare con la democrazia o i "diritti umani". Lo stesso anno, non paga dei propri risultati, la Francia si lanciava in una nuova guerra in Mali contro quegli stessi ribelli jihadisti che aveva sostenuto in Libia e a cui dava contemporaneamente supporto in Siria. Ma in questo caso erano in ballo i propri interessi geopolitici e non c'era più spazio per declamazioni retoriche sui diritti umani violati. Ma non è finita qui. Nel settembre 2013 Francia e Gran Bretagna fecero sforzi straordinari affinché l'Unione Europea togliesse un (presunto) embargo sulle armi da far giungere ai combattenti sul fronte siriano. Lo sforzo venne coronato da successo perché l'Europa diede parere favorevole e le armi arrivarono copiose ai terroristi, che in questo modo hanno potuto prolungare le stragi di civili in Siria per altri due anni. Quindi nessuno oggi può dire, in tutta franchezza, "non sapevamo". Si sa per esempio che dietro queste orde di tagliagole che scorrazzano in Siria e Iraq vi è da lungo tempo l'Arabia Saudita, la quale li sostiene finanziariamente e ideologicamente e fornisce buona parte dell'equipaggiamento militare. O anche la Turchia di Erdogan, che molti vogliono addirittura come membro permanente dell'Unione Europea. Ma in Occidente si fanno spallucce, e qualche giorno prima che a Parigi vi fosse la strage più efferata della storia della Repubblica, il Premier Matteo Renzi era in visita ufficiale in Arabia Saudita a ossequiare i satrapi di quel Regno feudale che sono tra i massimi sponsor del terrorismo internazionale. Che moralità vi è in tutto questo? La malafede dei Paesi occidentali si è evidenziata in maniera ancor più nitida quando la Russia di Putin ha deciso d'intervenire per sradicare la presenza dei jihadisti in Siria. A quel punto abbiamo visto all'opera tutte le gamme cromatiche del "fumo di guerra" per screditarne l'intervento e denigrarlo davanti all'opinione pubblica internazionale. Invece di sostenere il suo sforzo e magari affiancarlo per renderne ancora più incisiva l'azione contro i tagliagole, per tutta risposta è iniziata un'opera incessante di svilimento teso a infangare il suo operato. In occasione della recente esplosione dell'airbus russo sui cieli del Sinai, che ha visto la morte di 224 passeggeri, la notizia è stata minimizzata e nessun capo di Stato, anche dopo la rivendicazione di paternità dell'azione da parte dell'ISIS, ha espresso solidarietà o fatto le proprie sentite condoglianze alla Russia. Niente, silenzio, o tutt'al più vignette che mettevano in burla l'attentato aereo, come ha subito fatto il noto giornale satirico francese "Charlie Hebdo". Stesso copione con l'attentato in un quartiere di Beirut della settimana scorsa, dove hanno perso la vita 41 persone e circa 200 sono rimaste ferite.

Anche in questo caso la notizia non ha avuto quasi alcun rilievo sulla stampa occidentale mostrando ancora, se ve ne fosse ulteriore bisogno, un atteggiamento di menefreghismo o, che è addirittura peggio, disprezzo per le vittime innocenti. Cosa possiamo allora aggiungere a quello che, con tempismo perfetto, è stato definito "l'11 settembre francese" ma di cui sappiamo pochissimo ancora circa la reale dinamica dei fatti? Che con molta probabilità il sangue versato sulle strade di Parigi verrà utilizzato dalle centrali della propaganda bellica per spronare a un intervento militare in Siria e Iraq contro quegli stessi "ribelli" che hanno foraggiato fino al giorno prima. O magari per introdurre a furor di popolo una sorta di versione in salsa europea del "Patriot Act" per limitare ancora di più le già residue libertà dei cittadini. Una politica a dir poco schizofrenica e suicida, come quando la coalizione alleata di cui era partecipe la Francia voleva attaccare Damasco nell'agosto 2013 per l'uso di armi chimiche che oggi gli organismi internazionali attribuiscono unanimemente ai "ribelli democratici", ma che venne scongiurato per un soffio grazie al provvidenziale veto della Russia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per cui diciamolo chiaramente: le classi dirigenti dell'"Occidente" si credono molto abili in questa politica spregiudicata del doppio gioco, ma può accadere che la partita si faccia sempre più pericolosa e vi sia il rischio concreto di rimanere vittime del proprio bluff. È un'eventualità che conviene tenere nella massima considerazione, vista anche la consistenza numerica in continua crescita delle comunità islamiche presenti in Europa. Il tempo dunque stringe e occorre che si ponga fine al più presto a questa tragica sceneggiata che ha lasciato dietro di sé fin troppi morti.

Paolo Sensini
15 novembre 2015
www.affaritaliani.it/esteri/occidente-dietro-terroristi-verita-scomoda-392918.html?re...
17/11/2015 00:44
 
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Netanyahu: Il terrorismo arriverà in Francia!



La profezia di Netanyahu solo pochi mesi fa: "se non siete solidali con Israele, allora conoscerete anche voi queste tirannie. Il terrorismo verrà da voi!".
30/11/2015 23:24
 
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ISIS, l'Italia finanzia il Califfo con i soldi degli aiuti ai bambini

L’ISIS è stata finanziata anche dall’Italia, e nel modo più insospettabile: attraverso le adozioni a distanza di bambini siriani organizzati da una Onlus che aveva aperto un conto in uno dei più importanti istituti di credito nazionali. Lo rivela un documento del FATF (Financial Action Task Force) inserito nelle cartelline dei partecipanti al recente G20 per spiegare i vari canali di finanziamento ormai accertati dello Stato Islamico. Se gran parte dei flussi finanziari arrivano dalla gestione e dal commercio sottobanco delle riserve di petrolio e gas, e altri importanti dai riscatti ottenuti per i rapimenti soprattutto di facoltosi cittadini iracheni o dal contrabbando di reperti archeologici, il flusso più continuo proveniente dall’estero è proprio quello che arriva dai fondi raccolti da Onlus e organizzazioni di carità. E una scheda del rapporto che mette in guardia sul sistema di adozioni a distanza, che è stato utilizzato in maniera massiccia dai terroristi islamici, racconta una storia tutta italiana:«Su un conto di una importante banca del Nord Italia aperto da una Onlus per attività di carità, fra cui l’adozione a distanza in Siria, sono affluiti versamenti cash e bonifici bancari, la maggior parte per piccoli importi, inviati da migliaia di persone fisiche e talvolta giuridiche italiane ed europee. Una volta accreditati quei fondi, sono stati inviati in Turchia, dove avrebbero dovuto essere ritirati e impiegati per il loro legittimo utilizzo. La maggiore parte dei versamenti infatti portavano come causale “adozione”.

Le indagini successive hanno individuato fra i vari versamenti anche quelli effettuati dall’uomo che poi ha avuto la disponibilità di tutti quei fondi: un membro di un gruppo radicale costituito nel Nord Italia per reclutare combattenti radicali. Secondo l’inchiesta finanziaria compiuta, l’uomo, che successivamente sarebbe morto in un combattimento in Siria, aveva utilizzato quella Onlus come mezzo insospettabile di trasferimento fondi per finanziare la sua organizzazione terroristica». Il sistema pizzicato in Italia, secondo gli esperti finanziari del G20, è assai diffuso in tutta Europa. Non potendo utilizzare canali intercettabili di finanziamento, sono molte le Onlus che vengono utilizzate con questo obiettivo, quasi sempre con lo scopo apparente di aiutare i rifugiati siriani nei campi profughi della Turchia. In un caso la polizia francese aveva chiesto ai colleghi turchi di fermare tre TIR che stavano per partire in direzione della Siria ufficialmente con aiuti da portare alla popolazione sotto la bandiera di una altra organizzazione caritatevole, ma il sospetto era che avessero a bordo attrezzature e perfino armi destinati ai terroristi filo-ISIS. «Le autorità turche risposero», spiega il documento FATF, «dicendo di non potere fermare più quei TIR perché la legge turca non dava loro il potere di farlo». Capita anche che i vertici delle Onlus siano infiltrati da terroristi, ma non siano consapevoli di esserlo e nemmeno dei percorsi seguiti poi dai fondi raccolti per iniziative umanitarie. Anzi, talvolta parte dei soldi raccolti viene effettivamente utilizzata per gli scopi benefici istituzionali, e parte invece viene dirottata a capi dell’ISIS.

Un caso del genere è stato scoperto in Francia, dove una Onlus fondata nel 2012 ha iniziato a raccogliere fondi per progetti umanitari in Siria e nei territori palestinesi. Dopo una campagna pubblica di raccolta nell’agosto 2013, la Onlus ha portato due ambulanze in Siria con materiale medico e fondi per iniziare la costruzione di un ospedale. Sono state pubblicate su Facebook le foto della consegna delle ambulanze anche per dare prova ai benefattori di come venivano utilizzati i loro fondi. Un mese dopo altra raccolta fondi promossa attraverso i social network per i campi profughi siriani in Turchia. Questa volta la polizia francese, che aveva ricevuto una soffiata, ha fermato all’aeroporto di Parigi un gruppo di volontari di quella Onlus. Ognuno di loro aveva una bolla di accompagnamento per giustificare il passaggio di 6mila euro, ma ognuno ne aveva con sé 9.900. L’extra, ha poi appurato l’indagine, veniva trasferito a mano in Turchia a militanti dei gruppi terroristici siriani affiliati all’ISIS. Nel novembre del 2014, dopo la lunga indagine, sono stati bloccati tutti i conti della Onlus, e arrestati in Francia due dirigenti per associazione con il terrorismo islamico. Altre organizzazioni umanitarie si sono rivelate finanziatrici dei combattenti dell’ISIS con utilizzo di tecniche molto raffinate.

Si va dal trasferimento via Skype del numero di carte prepagate di varia natura (telefoniche, Apple e varie) per effettuare acquisti via Internet al trasferimento di fondi con monete virtuali come i bitcoin. Sulla moneta virtuale gli Stati Uniti hanno pizzicato e processato già condannandolo a 11 anni di prigione il capo della organizzazione «Bitcoin per l’Isis», Ali Shurki Amin, che aveva utilizzato tutti i social network per dare ai terroristi le istruzioni su come utilizzare quei fondi virtuali una volta ricevuti. Amin aveva raccolto fondi anche con una falsa Onlus, trasferiti all’ISIS grazie alla collaborazione di una volontaria «teenager della Virginia inviata in Siria nel gennaio 2015». Sulle Onlus è scattata la stretta in gran parte dei Paesi occidentali, ma non in Italia. Il rapporto annuale sui rischi terroristici diffuso dal governo USA mette il dito proprio su quella piaga:«L’Italia ha numerose debolezze che rendono il suo sistema assai permeabile agli abusi di protagonisti del crimine. Per esempio l’Italia non obbliga le Onlus, come avviene in molti altri Paesi, a inviare rapporti immediati su transazioni sospette come avviene per le società private in base alla legge antiriciclaggio italiana. Non solo, ma l’Italia in aggiunta non distribuisce di routine alle proprie istituzioni finanziarie la lista aggiornata compilata dalle Nazioni Unite dei terroristi e delle organizzazioni al bando». Ed è più facile per gli amici dei terroristi fare arrivare aiuti e fondi proprio dall’Italia.

Franco Bechis
29 Novembre 2015
www.liberoquotidiano.it/news/italia/11854164/Isis--l-Italia-finanzia...
03/12/2015 14:20
 
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Putin dichiara lo Stato Islamico “sull’orlo della sconfitta totale”, avvertendo la NATO

Un rapporto che fa riflettere del Ministero della Difesa (MoD) indica che in un discorso alla Federazione dei comandanti militari presso il Centro Nazionale di Controllo della Difesa, sede del governo a Mosca in caso di guerra, il Presidente Putin abbia dichiarato che le Forze dello Stato islamico operanti nella zona di guerra del Levante sono “sull’orlo della sconfitta totale” e che le nazioni occidentali che sostenevano di combattere tali moderni barbari siano ora state smascherate per la loro “menzogna totale”. Secondo il rapporto, le forze aerospaziali, che nelle ultime 48 ore hanno distrutto 472 obiettivi terroristici, e negli ultimi 5 giorni hanno spazzato via 1.000 autocisterne in circa 3.000 attacchi aerei e missilistici condotti dalle forze russe contro i terroristi dal 30 settembre, hanno ridotto il SIIL ad avere solo 34 basi operative, cifra confermata dall’agenzia stampa irachena al-Naqil. Assieme all’imminente successo nello sconfiggere le forze dello Stato Islamico, continua il rapporto, vi sono i nuovi attacchi aerei ai terroristi da avviare dalla portaerei francese Charles de Gaulle, sotto il controllo delle Forze Aerospaziali della Federazione, su ordine del Presidente Putin, dopo che la Francia ha rotto con la NATO schierandosi con la Russia in questa guerra. Assieme a Russia e Francia nella lotta al SIIL, osserva il rapporto, partecipa anche la Cina, il cui portavoce del Ministero degli Esteri, Hong Lei, ha dichiarato:“L’attività su larga scala della Russia è un’importante parte integrante delle azioni antiterrorismo internazionali… La Cina sostiene gli sforzi della Russia nel combattere il terrorismo“. La Cina sostiene la Russia nel Levante non solo a parole, secondo il rapporto, ma anche con forze militari, circa 3.000 marines cinesi che operano in Siria sotto il comando militare della Federazione, mentre gli Stati Uniti inviano la forza d’attacco della portaerei USS Harry S. Truman, il cui comandante, capitano Ryan Scholl, avvertiva: “Il SIIL non è l’unica sfida che attende la flottiglia comprendente l’incrociatore Anzio e i cacciatorpedinieri Bulkeley, Gravely e Gonzalez del Carrier Air Wing 7.

Russi, cinesi e iraniani sono presenti in Siria, e navi da guerra russe del Mar Nero sono nel Mediterraneo orientale per proteggere gli aerei da combattimento che sostengono il regime di Assad di Siria. In preparazione, l’esercitazione composita delle unità del gruppo d’attacco s’incentra su avversari simili a quelli della Guerra Fredda“. Se gli Stati Uniti, guidando la NATO, interverranno per proteggere gli alleati dello Stato Islamico dalla sconfitta totale, rischiando la terza guerra mondiale con Russia e Cina, avverte il rapporto, è la grande domanda senza risposta che ha ora di fronte la Federazione, una domanda resa più complicata dai molti falsi racconti dei funzionari di Washington su Russia e Siria (https://consortiumnews.com/2015/11/19/tangled-threads-of-us-false-narratives/), così impegnate nella lotta al terrorismo jihadista sunnita da essere diventate un pericolo e plausibilmente una minaccia per il futuro del pianeta. E quanto sia divenuta complicata la propaganda degli Stati Uniti su tale guerra, nota il rapporto, fu evidente la scorsa settimana, quando un telegiornale statunitense, PBS, mostrava la falsa notizia dell’US Air Force che bombardava obiettivi del SIIL in Siria, in realtà mostrando solo i video delle Forze aerospaziali russe pubblicati sul sito del MoD (https://www.rt.com/usa/323070-pbs-isis-video-russian/). Tale “scherzo di cattivo gusto” perpetrato ai popoli occidentali sulla guerra allo Stato Islamico, continua il rapporto, è stato smascherato ancor più dal Presidente Putin quando ha detto ai comandanti che le prove ormai dimostrano che la Turchia, membro della NATO, riforniva i terroristi di circa 100.000 passaporti falsi (http://www.liveleak.com/view?i=25e_1414105309), consentendo loro di viaggiare in Europa e in America. Persino peggio, afferma il rapporto, è che un ex-terrorista del SIIL abbia detto alla rivista statunitense Newsweek che la Turchia permise ai camion del SIIL di Raqqa di passare il confine della Turchia e di rientrare per attaccare i curdi siriani nella città di Saraqaniyah, nel nord della Siria, a febbraio, e che i terroristi del SIIL avrebbero viaggiato liberamente in Turchia su convogli di camion, sostando in luoghi sicuri (http://europe.newsweek.com/isis-and-turkey-cooperate-destroy-kurds-former-isis-member-reveals-turkish-282920).

Inoltre documenti trapelati nel settembre 2014 mostrano il principe saudita Bandar bin Sultan inviare armi e finanziamenti al SIIL attraverso la Turchia, e un aereo che dalla Germania consegnava clandestinamente armi all’aeroporto Etimesgut in Turchia, suddivise in tre contenitori, due dei quali spediti al SIIL, continua il rapporto; il monito lanciato nel dicembre 2014 da Claudia Roth, vicepresidente del parlamento tedesco, che si disse scioccata dalla NATO, che permetteva alla Turchia di ospitare campi di addestramento del SIIL e d’inviare armi ai terroristi islamici attraverso i suoi confini, sostenendo tacitamente il SIIL ignorandone la vendita di petrolio. Inoltre, rileva il rapporto, nella testimonianza al Comitato per i Servizi Armati degli Stati Uniti nel settembre 2014, il Generale Martin Dempsey, allora Presidente dell’US Joint Chiefs of Staff, alla domanda del senatore Lindsay Graham se sapeva di “qualche grande alleato arabo che abbracci il SIIL“, il Generale Dempsey rispose:“So che i principali alleati arabi lo finanziano“. Alleati degli Stati Uniti come Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwait in particolare, che negli ultimi quattro anni almeno, hanno convogliato miliardi di dollari soprattutto al SIIL. L’invio di consistenti forniture di armi da CIA-Golfo-Turchia al SIIL, che distrugge la Siria e pone in essere lo Stato Islamico, rileva il rapporto, è inoltre documentato dall’analisi dei numeri di serie delle armi da parte del Conflict Armament Research (CAR) del Regno Unito (http://levantreport.com/2015/01/01/isis-is-now-deploying-us-supplied-tow-anti-tank-missiles-in-syria/), il cui archivio sul commercio illegale di armi è finanziato dal Ministero degli Esteri svizzero e dall’Unione Europea, portando, la scorsa settimana, il professor David Graeber della London School of Economics ad affermare l’ovvio:“Se la Turchia avesse bloccato i territori del SIIL nello stesso modo di come blocca le regioni curde in Siria… il sanguinario ‘califfato’ sarebbe da tempo crollato, e probabilmente gli attentati di Parigi non sarebbero mai accaduti. E se la Turchia dovesse farlo oggi stesso, il SIIL probabilmente crollerebbe nel giro di pochi mesi. Eppure, non un solo capo occidentale ha invitato Erdogan a farlo” (http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/nov/18/turkey-cut-islamic-state-supply-lines-erdogan-isis).

E con la Russia che ha avvertito da tempo che la politica del regime di Obama sostiene lo Stato Islamico (http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/nov/18/turkey-cut-islamic-state-supply-lines-erdogan-isis), afferma il rapporto, nuove prove emergono negli Stati Uniti dimostrando che i loro ufficiali mentono a Presidente, Congresso e opinione pubblica statunitense sulla lotta al SIIL (http://www.zerohedge.com/news/2015-11-22/isis-coverup-us-centcom-accused-lying-president-congress-public-about-airstrikes-gro), e la scorsa settimana l’Ispettore Generale del Pentagono, responsabile delle indagini, raccoglieva numerosi messaggi di posta elettronica dai computer del Comando Centrale degli USA, insieme ad altri documenti, nel tentativo di scoprire quanto in profondità arrivi la cospirazione (http://news.antiwar.com/2015/11/22/centcom-emails-seized-in-isis-intel-doctoring-investigation/). Mentre gli Stati Uniti iniziano la farsa dell’indagine sul complotto per immergere il mondo nella guerra totale, conclude il rapporto, i fatti veri alla base di tale cospirazione sono insondabili per l’occidente (come avevamo riferito nel rapporto del 14 novembre, sulla Russia che avvertiva come il massacro di venerdì 13 a Parigi fosse l’innesco massonico della Terza Guerra Mondiale), ma un' altra “tessera del puzzle” sarà presto posta quando l’archivio segreto che elenca i due milioni di iscritti massoni sarà reso pubblico al mondo, mostrando quanto in profondità arrivi tale piaga (http://www.dailymail.co.uk/news/article-3329854/Freemasons-fixed-inquiry-sinking-Titanic-allow-Establishment-figures-escape-blame-claims-secret-archive-reveals-scale-Masonic-influence-levels-society.html).

Sorcha Faal
Fonte: www.whatdoesitmean.com/index1945.htm
23 novembre 2015

Traduzione di Alessandro Lattanzio
aurorasito.wordpress.com/2015/11/24/putin-dichiara-lo-stato-islamico-sullorlodellasconfitta-totale-avvertendo-...
[Modificato da wheaton80 03/12/2015 14:21]
25/12/2015 04:23
 
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Iraq, l'esercito ha liberato Ramadi dall'ISIS

BAGHDAD - Dopo una dura offensiva, le forze governative irachene hanno riconquistato Ramadi, la città della provincia settentrionale di Anbar che dal maggio scorso è nelle mani dell'ISIS. Lo ha riferito France24, citato dall'IRIB. Secondo l'emittente francese, dopo la riconquista della città irachena i carri armati dell'esercito di Baghdad sono stati posizionati nelle strade di Ramadi e le forze irachene hanno innalzato la bandiera del Paese sugli alti edifici della città. È scattato ieri l'attacco finale dell'esercito iracheno a Ramadi per riconquistare la città. Le fonti militari avevano promesso di ripulire la città dai terroristi nel giro di 72 ore.

23 dicembre 2015
italian.irib.ir/notizie/mondo/item/207372-
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