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Novus Ordo Missae e Fede Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2011 18:09
09/02/2011 18:06
 
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molto pericolosa nel contesto ugualitaristico contemporaneo, per cui il
rischio di comprendere tutto – senza distinzioni – in un'ottica
«democratica» risulta tutt'altro che chimerico.
La prima redazione dell'IGMR ha poi messo in circolazione un
testo (il famoso articolo 7) perlomeno gravemente ambiguo nella forma
(definizione?) e nel contenuto (la Messa è un'assemblea?). Questo testo
purtroppo, nonostante l'autorità lo abbia corretto e abbia dunque
lasciato il testo modificato come unico valido, continua a circolare ...
A queste (e ad altre che si trovano sparse nel tessuto
dell'argomentazione) si può aggiungere una osservazione di carattere
più generale.
Il fatto che il NOM si presenti come un rito nuovo. Nuovo sotto
tanti punti di vista. Quanto al modo della sua comparsa: «molto è
successo in modo troppo improvviso – osserva il card. Ratzinger – in
modo tale che per molti fedeli non era più riconoscibile l'intima unità
con ciò che precedeva». Quanto alla relazione con il Messale precedente:
«si è data l'impressione di un nuovo libro, anziché presentare il tutto
nell'unità della storia liturgica» e con il Concilio: «qui è stato travolto
anche lo stesso Concilio, che per esempio aveva ancora detto che la
lingua del rito latino rimaneva il latino dando alla lingua volgare uno
spazio conveniente. Oggi ci si può chiedere se esiste ancora un rito
latino; una coscienza di esso è a stento ancora riscontrabile». Quanto al
modo con cui è stato realizzato: il nuovo Messale «è stato realizzato
come se fosse un nuovo libro elaborato da professori e non una fase di
una crescita continuata. Una cosa simile, in questa forma, non era mai
successa, contraddice il modello del divenire liturgico e proprio questo
procedimento ha soprattutto provocato l'idea assurda che Trento e Pio V
avessero fatto, da parte loro, un messale quattrocento anni fa. La
liturgia cattolica è stata così declassata a prodotto degli inizi dell'età
moderna e, in questo modo, si è prodotto uno scivolamento di
prospettiva che è inquietante». Inquietante perché rischia di
compromettere qualcosa di essenziale: «la coscienza dell'ininterrotta
intima unità della storia della fede, che si manifesta proprio nell'attuale
unità della preghiera proveniente da questa storia»1.

Ciononostante dobbiamo affermare, come conclusione che ci pare
ampiamente dimostrata dal nostro studio, che l'«intima unità» di cui
parla il card. Ratzinger, sia sostanzialmente conservata nel NOM, anche
se la sua manifestazione ha subito qualche attenuazione. Non si può
legittimamente mettere in dubbio che si tratti di un rito cattolico, che
rappresenta, rispetto alla sostanza del mistero celebrato, un
cambiamento soltanto accidentale, espressione di un avvicinamento
ecumenico, che può essere discutibile nella «politica» che sottintende,
ma non può essere accusato di compromesso dogmatico.
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Detto questo non possiamo non auspicare che una «riforma della
riforma» venga a ridonare una maggiore limpidità al rito della Messa,
fugando definitivamente ogni restante ombra e permettendo così a tutti,
anche a coloro che un certo ecumenismo ha allontanato, di partecipare
ancor meglio al mistero del Corpo e del Sangue del Signore, in attesa
che, caduto il velo dei sacramenti, possiamo partecipare insieme, nella
visione, alla Messa eterna.

1 Das Fest des Glaubens, cit., pp. 75-78. Cfr. anche le analoghe osservazioni di
L. BOUYER, Le métier de théologien (Paris 1979) pp. 49-80 (La réforme liturgique et ses
malfaçons).
APPENDICE
Documenti del magistero che costituiscono
il contesto remoto del novus ordo missae
A. NATURA SACRIFICALE DELLA MESSA
a) Documenti immediatamente precedenti il Vaticano II
1. L'augusto Sacrificio dell'altare non è .(...) una pura e semplice
commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma è un
vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentemente, il
Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al
Padre tutto se stesso, vittima graditissima.
(Pio XII, Lettera enc. Mediator Dei, 20 nov. 1947: Insegnamenti
pontifici, vol. 8: La Liturgia [Roma 19592] n. 552)
2. Sulla Croce (...) Egli offrì a Dio tutto se stesso e le sue sofferenze, e
l'immolazione della vittima fu compiuta per mezzo di una morte
cruenta liberamente subita; sull'altare, invece, a causa dello stato
glorioso della sua umana natura, «la morte non ha più dominio su di
Lui» (Cfr. san Tommaso, Somma teologica III, q. 22, a. 4) e quindi non
è possibile l'effusione del sangue; ma la divina sapienza ha trovato il
modo mirabile di rendere manifesto il sacrificio del nostro Redentore
con segni esteriori che sono simboli di morte. Giacché, per mezzo
della transustanziazione del pane in corpo e del vino in sangue di
Cristo, come si ha realmente presente il suo corpo così si ha il suo
sangue; le specie eucaristiche poi, sotto le quali è presente
simboleggiano la cruenta separazione del corpo dal sangue. Così il
memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni
sacrificio dell'altare, perché per mezzo di simboli distinti si significa e
dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima.
(Ibid., n. 554)
b) Concilio Vaticano II
3. Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì
il Sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde
perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il Sacrificio della Croce, e
per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della
sua morte e della sua risurrezione: sacramento di pietà, segno di
unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo,
l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.
(Sacrosanctum concilium, n. 47: EV 1, 87)
4. Ogni volta che il sacrificio della croce (...) viene celebrato sull'altare,
si effettua l'opera della nostra redenzione.
(Lumen gentium, n. 3: EV 1, 286; cfr. anche Presbyterorum ordinis, n.
13 e Sacrosanctum concilium, n. 2)
5. (I presbiteri) nel sacrificio della messa rendono presente e applicano
(cfr. Concilio di Trento), fino alla venuta del Signore (cfr. 1 Cor 11,
26), l'unico sacrificio del nuovo testamento, il sacrificio cioè di Cristo,
che una volta per tutte si offre al Padre quale vittima immacolata
(cfr. Ebr 9, 11-28).
(Lumen gentium, n. 28: EV 1, 354)
6. ... Questo sacrificio (il sacrificio di Cristo) ... per mano dei presbiteri e
in nome di tutta la chiesa, viene offerto nell'eucarestia in modo
incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore (cfr.
1 Cor 11, 26).
(Presbyterorum ordinis, n. 2: EV 1, 1247)
7. (Necessità della predicazione della parola da parte dei presbiteri)...
questo vale soprattutto nel caso della liturgia della parola nella
celebrazione della messa, in cui si realizza un'unità inscindibile fra
l'annuncio della morte e resurrezione del Signore, la risposta del
popolo che ascolta e l'oblazione stessa con la quale Cristo ha
confermato nel suo sangue la nuova alleanza; a questa oblazione si
uniscono i fedeli sia con i loro voti sia con la ricezione del
sacramento.
(Presbyterorum ordinis, n. 4: EV 1, 1251)
8. (I presbiteri amministrano i sacramenti)... e soprattutto con la
celebrazione della messa offrono sacramentalmente il sacrificio di
Cristo.
... I presbiteri insegnano ai, fedeli a offrire la divina vittima a Dio
Padre nel sacrificio della messa...
La casa di preghiera – (...) in cui la presenza del Figlio di Dio nostro
Salvatore, che si è offerto per noi sull'altare del sacrificio, viene
venerata a sostegno e consolazione dei fedeli – ...
(Ibid. 1252-1256)
c) Documenti postconciliari
9. Giova ricordare quello che è come la sintesi e l'apice di questa
dottrina, che cioè nel mistero eucaristico è rappresentato in modo
mirabile il Sacrificio della Croce una volta per sempre consumato sul
Calvario; vi si richiama perennemente alla memoria e ne viene
applicata la virtù salutifera in remissione dei peccati che si
commettono quotidianamente.
(Paolo VI, Lettera enc. Mysterium fidei, 3 sett. 1965: EV 2, 415)
10. ... Il Signore s'immola in modo incruento nel Sacrificio della Messa
che rappresenta il Sacrificio della Croce, applicandone la virtù
salutifera, nel momento in cui, per le parole della consacrazione
comincia ad essere sacramentalmente presente, come spirituale
alimento dei fedeli, sotto le specie del pane e del vino.
(Ibid. 421)
11. ... La Chiesa, fungendo in unione con Cristo da sacerdote e da
vittima, offre tutta intera il Sacrificio della Messa e tutta intera vi è
offerta. Questa mirabile dottrina, già insegnata dai Padri (cfr.
sant'Agostino, De civitate Dei X, 6: PL 41, 284), recentemente esposta
dal Nostro predecessore Pio XII di f.m. (cfr. Mediator Dei: La Liturgia,
n. 570), ultimamente espressa dal Concilio Vaticano II nella Cost. De
Ecclesia, a proposito del popolo di Dio (cfr. Lumen gentium, n. 11),
Noi desideriamo ardentemente che sia sempre più spiegata e più
profondamente inculcata nell'animo dei fedeli, salva però, com'è
giusto, la distinzione, non solo di grado, ma anche di natura, che
passa tra il sacerdozio dei fedeli e quello gerarchico (cfr. Lumen
gentium, n. 10).
(Ibid. 419)
12. ... La Chiesa, nel Sacrificio che offre, ha imparato ad offrire sé
medesima come sacrificio universale, applicando per la salute del
mondo intero l'unica ed infinita virtù redentrice del Sacrificio della
Croce.
(Ibid. 420)
13. I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino
che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla Comunione,
sacramentale e spirituale insieme.
(Sacra Congr. dei Riti, Istr. Eucharisticum mysterium, 25 maggio
1967, n. 50: EV 2, 1350; Rituale Rom., De sacra Communione et de
cultu mysterii eucharistici extra Missam, n. 80, ed. typ. Vat. 1973, p.
36)
14. ... La messa, o cena del Signore, è contemporaneamente e
inseparabilmente:
— sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce;
— memoriale della morte e della resurrezione del Signore che disse
«Fate questo in memoria di me» (Le 22, 19);
— sacro convito in cui, per mezzo della comunione del corpo e del
sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del
sacrificio pasquale, rinnova il nuovo patto fatto una volta per
sempre nel sangue di Cristo da Dio con gli uomini, e nella fede e
nella speranza prefigura e anticipa il convito escatologico nel
regno del Padre, annunziando la morte del Signore «fino al suo
ritorno».
(Istr. Eucharisticum mysterium: EV 2, 1296)
15. Nella Messa (...) il sacrificio e il sacro convito appartengono allo
stesso mistero al punto da essere legati l'uno all'altro da strettissimo
vincolo. Infatti il Signore nello stesso sacrificio della messa si immola
quando «comincia ad essere sacramentalmente presente, come
spirituale alimento dei fedeli, sotto le specie del pane e del vino»
(Mysterium fidei).
(Ibid. 1297)
16. La celebrazione eucaristica, che si compie nella messa, è azione non
solo del Cristo, ma anche della Chiesa. In essa infatti il Cristo,
perpetuando nei secoli in modo incruento il sacrificio compiuto sulla
croce, mediante il ministero dei sacerdoti, si offre al Padre per la
salvezza del mondo. E la chiesa, sposa e ministra di Cristo,
adempiendo con lui all'ufficio di sacerdote e di vittima, lo offre al
Padre e insieme offre tutta se stessa con lui.
(Ibid. 1298)
17. Questo Sacrificio, come la stessa passione di Cristo, sebbene sia
offerto per tutti, non ha effetto se non in coloro che si uniscono alla
passione di Cristo con la fede e la carità... Ad essi tuttavia giova più
o meno secondo la misura della loro devozione.
(Ibid. 1312)
18. La messa è e rimane la memoria dell'ultima Cena di Cristo, nella
quale il Signore, tramutando il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo
Sangue, istituì il Sacrificio del Nuovo Testamento, e volle che,
mediante la virtù del suo sacerdozio, conferita agli Apostoli, fosse
rinnovato nella sua identità, solo offerto in modo diverso, in modo
cioè incruento e sacramentale, in perenne memoria di Lui, fino al
suo ritorno.
(Paolo VI, Allocuz. nell'udienza generale del 19 novembre 1969: AAS
61, 1969, p. 779)
19. Tutta la tradizione della Chiesa insegna che i fedeli, per mezzo della
Comunione sacramentale, si inseriscono in modo più perfetto nella
celebrazione eucaristica. In tal modo infatti partecipano pienamente
al Sacrificio eucaristico, cioè non soltanto con la fede e la preghiera,
né si uniscono a Cristo, offerto sull'altare, soltanto spiritualmente,
ma anche ricevono lui stesso sacramentalmente, così da attingere
frutti più abbondanti da questo santo Sacrificio.
(Sacra Congr. per il Culto Div., Istr. Sacramentali Communione, 29
giugno 1970: EV 3, 2629)
20. Questo Sacrificio non è semplicemente un rito commemorativo di un
sacrificio passato. Infatti in esso Cristo, per mezzo del ministero dei
sacerdoti, perpetua nel corso dei secoli in modo incruento il
Sacrificio della Croce e nutre i fedeli di se stesso, pane di vita,
affinché, riempiti dell'amore di Dio e del prossimo, diventino un
popolo sempre più accetto a Dio.
(Sacra Congr. per il Clero, Direttorio catechistico generale, 11 aprile
1971, n. 58: EV 4, 540)
21. Non è l'uomo che celebra l'Eucarestia, ma lo stesso Cristo; infatti per
il ministero dei sacerdoti egli offre se stesso nel sacrificio della
Messa. L'azione sacramentale è, innanzi tutto, azione di Cristo, del
quale i ministri della Chiesa sono come strumenti.
(Ibid. 534)
22. L'Ordine configura in modo particolare a Cristo mediatore alcuni
membri del popolo di Dio, conferendo loro il potere sacro... di fare le
veci di Cristo nell'offrire il sacrificio della Messa e nel presiedere il
banchetto eucaristico.
(Ibid. 537)
23. A questo sacrificio di rendimento di grazie, di propiziazione, di
impetrazione e di lode i fedeli partecipano con maggiore pienezza,
quando non solo offrono al Padre con tutto il cuore, in unione con il
sacerdote, la sacra vittima e, in essa, loro stessi, ma ricevono pure la
stessa vittima nel sacramento.
(Istr. Eucharisticum mysterium: EV 2, 1300)
24. ... Gesù morì egli stesso per i nostri peccati, e risuscitò per la nostra
giustificazione. Per questo, nella notte in cui fu tradito e diede inizio
alla sua passione salvatrice, istituì il Sacrificio della nuova alleanza
nel suo sangue, per la remissione dei peccati...
(Rituale Rom., Rito della penitenza, introd. n. 1 CEI, Roma 1974, p.
14)
25. Nel Sacrificio della Messa viene ripresentata la passione di Cristo; il
suo Corpo dato per noi e il suo Sangue per noi sparso in remissione
dei peccati, nuovamente vengono offerti dalla Chiesa a Dio per la
salvezza del mondo intero. Nell'Eucaristia infatti Cristo è presente e
viene offerto come «sacrificio di riconciliazione», e perché il suo santo
Spirito «ci riunisca in un solo corpo».
(Ibid. n. 2, pp. 14-15)
26. Il sacramento del corpo e del sangue di Cristo, dato alla chiesa per
costituirla, per la sua stessa natura comporta:
— il potere ministeriale conferito da Cristo ai suoi Apostoli e ai loro
successori, i vescovi con i presbiteri, per attualizzare
sacramentalmente il suo atto sacerdotale con cui si è offerto una
volta per sempre al Padre nello Spirito Santo e si è dato ai suoi
fedeli affinché siano uno con lui...
(Segr. per l'unità dei cristiani, Istr. In quibus rerum circumstantiis, 1
giugno 1972: EV 4, 1627)
27. ... Il sacramento dell'eucaristia
[Modificato da Heleneadmin 10/02/2011 18:23]
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