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Lo Stato eurocrate della Grecia si sfalda: decine di sindaci danno le dimissioni

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2022 14:01
01/08/2013 23:14
 
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Decine di Sindaci di un Paese distrutto e affamato si rivoltano contro il governo " europeista" di Samaras. La Troika è il vero ed unico responsabile dello scempio della Grecia, e, tra poco, anche di altre Nazioni, compresa la nostra. Il popolo greco, per la sua storia e la sua Tradizione, è un popolo fiero, che non vuole elemosine ma vuole vivere decentemente e con dignità del proprio lavoro. Noi siamo al loro fianco. La nota positiva, per loro, è che almeno hanno dei sindaci con gli attributi, la nota negativa, per noi, è che non abbiamo dei sindaci ma solo amministratori di condominio.

Claudio Marconi

ATENE - In segno di protesta contro i licenziamenti dei dipendenti delle amministrazioni comunali che rientrano nell'ambito della drastica riforma del settore pubblico varata dal governo per risanare il bilancio dello Stato, 25 dei 38 sindaci della regione della Macedonia (Grecia settentrionale) si sono dimessi. I primi cittadini hanno rassegnato le dimissioni con una lettera firmata congiuntamente ed inviata al premier Antonis Samaras, al vicepremier Evanghelos Venizelos e ai ministri competenti, come estrema espressione di salvaguardia delle Autonomie locali. Nella missiva, tra l'altro, si legge: "Le Autonomie locali, per mezzo di una serie di ordinamenti contrari alla Costituzione, all'istituzione delle Autonomie locali e ai principi dell'Unione europea, subiscono dei colpi umilianti che le portano direttamente alla distruzione". Secondo il presidente dell'Unione dei Sindaci della Macedonia centrale, Simos Daniilidis, presto seguiranno le dimissioni di altri sindaci che vogliono esprimere cosi' la loro contrarieta' ai tagli dei fondi e agli accorpamenti dei comuni decisi dal governo. Da parte loro, i sindaci di 21 isole greche hanno scritto al parlamento chiedendo ai deputati di non votare a favore di un disegno di legge teso a rendere piu' facili gli insediamenti turistici e che danneggerebbero irrimediabilmente il paesaggio (ANSAmed).

Tratto da: ilnord.it
31 luglio 2013
www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-lo-stato-eurocrate-della-grecia-si-sfalda-decine-di-sindaci-danno-le-dimissioni-119334...
22/10/2013 22:22
 
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Grecia: la moneta che fa meglio dell'euro
La valuta immateriale alternativa viene scambiata a un euro. L'esempio della fabbrica Vio.Me. Atene riscopre baratto e autogestione contro la crisi



ATENE (WSI) - La Vio.Me si trova in una vasta area industriale a sud di Salonicco, a cui si accede dal raccordo autostradale. Gli stabilimenti più visibili sono quelli delle grandi catene commerciali, come Ikea e Leroy Marlin, ma dietro le loro insegne scintillanti si estende un vasto numero di capannoni industriali. Christos, uno dei lavoratori Vio.Me, ci raggiunge lungo la strada per scortarci. «Non è semplice trovare la fabbrica», spiega in inglese. Lui è uno dei pochi operai del collettivo di fabbrica che conosce una lingua straniera, quasi tutti gli altri parlano solo greco. Anche se lo stabilimento è un po' nascosto, il nome Vio.Me nelle ultime settimane ha assunto una grande visibilità e ha varcato i confini nazionali.

A giugno sono venuti a fare visita al collettivo alcuni tra gli esponenti più noti del movimento anti-globalizzazione, come Naomi Klein e John Holloway. Perché questa è la prima fabbrica autogestita in Grecia dall'inizio della crisi e segue apertamente il modello delle fabbriche argentine durante la crisi di dieci anni fa. «Speriamo che quello che stiamo facendo qui possa fornire idee e spunti ad altri lavoratori che sono nella nostra stressa condizione - mi dice un altro operaio, Georgiou - se tutti ci muoviamo per fare qualcosa allora c'è la possibilità che qualcosa cambi».

Quello che più spaventa della crisi è il rischio rassegnazione. I greci ormai sanno che da questa situazione non si uscirà tanto rapidamente e questo, insieme alla sfiducia nella classe politica e nel governo, che sta svendendo il Paese ai privati un pezzo alla volta, getta molte persone nell'apatia. I licenziamenti sono continui: nei soli tre giorni della nostra visita alla Vio.Me, due grandi imprese hanno licenziato rispettivamente 500 e 300 persone, di colpo e tutte insieme. «Non cambierà niente» è il ritornello che si sente recitare più spesso. L'autorganizzazione resta, dunque, una delle poche possibilità per cambiare, anche di poco, la propria condizione.

Il caso della Vio.Me è esemplare. La fabbrica ha chiuso due anni fa, nel 2011, picco di maggiore visibilità per la crisi greca (anche se oggi la percentuale di disoccupati nel Paese è superiore). La proprietà si è come volatilizzata, semplicemente, lasciando fallire l'impresa. Il giudice ha deciso di assegnare momentaneamente la fabbrica agli operai, che già da molti mesi non percepivano più lo stipendio, perché non c'era nulla su cui rifarsi per ottenere denaro e pagare così lavoratori e fornitori. «Eppure questa era una fabbrica che guadagnava molto - dice ancora Christos - credo almeno un milione e mezzo di euro l'anno e parlo soltanto degli utili. Ma la proprietaria è svanita nel nulla. Deve aver pensato che le cose, con la crisi, sarebbero peggiorate rapidamente e quindi ha rastrellato tutto il denaro possibile e se n'è andata».

Anche i manager e i dirigenti sono scomparsi. Mentre alcuni operai hanno preferito cercare altri lavori. Delle 70 persone impiegate alla Vio.Me oggi nel collettivo dei lavoratori ne restano esattamente la metà. «Lavoriamo in modo più rilassato», scherza Christos, ma è una battuta fino a un certo punto. Quando la fabbrica era aperta si lavorava a ciclo continuo: tre turni da otto ore senza pausa, giorno e notte; i capiturno che controllavano i lavoratori permettevano solo una pausa sigaretta e una rapida sosta in bagno. La produttività non doveva mai calare. «Lavorate, lavorate! ci dicevano di continuo.

Ma quando chiedevamo di migliorare le condizioni di lavoro - prosegue Christos - non c'era verso. La vedi la fabbrica com'è adesso, senza vetri alle finestre? Era così anche allora. Niente riscaldamento, né aria condizionata. D'inverno si moriva di freddo e d'estate, quando bruciavamo i polimeri per fare i nostri prodotti, la temperatura saliva fino a 45 gradi». Mentre noi parliamo, alcuni operai sono fuori dalla fabbrica, sotto un portico, a bere caffè freddo. Hanno lo sguardo rilassato, scherzano. Il clima che si respira è amichevole e tranquillo, molto diverso da quello che Christos ricorda: e questo nonostante gli operai oggi guadagnino molto poco. «Tra i 250 e i 300 euro al mese, che è davvero pochissimo. Per questo c'è chi fa anche altri lavori, quando li trova. Alcuni di noi, invece, hanno il sostegno delle mogli che magari hanno un altro stipendio. Speriamo di riuscire a migliorare i guadagni in breve. Il prossimo mese dovremmo arrivare a 400 euro a testa».

Prima della chiusura l'azienda produceva materiali per l'edilizia, in particolare piastrelle, mattonelle, collanti per fissarle e stucchi colorati per le rifiniture. In magazzino c'è ancora molto materiale che giace invenduto: il giudice non ha dato agli operai il permesso di venderlo. Né ha permesso che i macchinari possano essere rimessi in funzione. Ogni settimana il collettivo chiede alle autorità l'autorizzazione per riprendere la vecchia produzione, ma per ora nessuno gli ha dato una risposta. Nel frattempo gli operai si sono organizzati diversamente e hanno cominciato a produrre saponi e detergenti, che possono essere lavorati con attrezzature più piccole. Detergenti per i pavimenti, per i vetri, sapone per i vestiti e, ultimamente, anche per le mani, tutti prodotti realizzati senza additivi chimici, con sistemi biologici. «Saltiamo anche la grande distribuzione - mi spiega Christos - i prodotti vengono venduti attraverso una rete di solidarietà che attraversa tutta la Grecia: mercati autogestiti, associazioni di quartiere, associazioni politiche o di solidarietà che organizzano la distribuzione dei prodotti senza intermediari. Il risultato è che i nostri saponi sono buoni e molto economici».

Il grande interesse che la loro azienda sta suscitando all'estero ha suscitato negli operai la voglia di tentare una distribuzione internazionale dei prodotti. Al momento, però, l'autorizzazione non c'è ancora: lo scoglio, anche in questo caso, resta la burocrazia.

Tasos, un operaio a cui chiedo se pensa che l'esempio dell'autogestione possa influenzare altre fabbriche in crisi, si scusa perché dice di non saper fare discorsi politici: «Prima che venisse fuori l'idea di autogestire la fabbrica, molti di noi non si occupavano di politica», mi spiega. E anzi, il fatto stesso che la loro autogestione abbia suscitato tanto clamore a livello nazionale e internazionale li ha colti un po' di sorpresa. Poi, però, aggiunge che senza la speranza di cambiare le cose non si sarebbero buttati in un'impresa tanto complessa che sta assorbendo tutto il loro tempo e le loro energie.

Una rete di mercati
Come funziona la rete di mercati autogestiti che permette agli operai della Vio.Me di saltare la grande distribuzione? Le iniziative che vedono i cittadini greci organizzarsi in questo senso sono le più varie e si stanno diffondendo a macchia d'olio. Tra gli esperimenti più interessanti c'è quello di una rete di mercati che cerca di superare l'utilizzo del denaro nell'acquisto di beni e servizi, senza per questo tornare al baratto. Il primo di questi mercati, in ordine di tempo, è sorto a Volos, l'antica Argo, una città portuale che si trova a metà strada tra Atene e Salonicco, in Tessaglia. Qui Angelica e suo marito Panos hanno dato il via a un esperimento che è stato imitato dalle municipalità vicine: un mercato agricolo che bypassa la grande distribuzione. Tutto è nato con la cosiddetta "rivolta delle patate" del 2012: i produttori avevano grandi quantitativi di patate che rischiavano di marcire nei magazzini perché i distributori offrivano prezzi ridicoli, per poi rivendere quelle stesse patate a cifre esorbitanti sui banchi di verdura dei mercati.

Cittadini e agricoltori si sono organizzati e il prezzo è sceso a meno di un terzo, con un buon margine di guadagno per tutti. Oggi a Volos e nei dintorni della penisola del Pilio si tiene un mercato mobile organizzato dagli stessi agricoltori due volte al mese. Via internet le persone possono ordinare ortaggi e altri prodotti agli agricoltori e poi passarli a ritirare il giorno di vendita, quando scendono con il camion in città. Anche chi non ha prenotato ha la possibilità di comprare, ammesso che restino dei prodotti, cosa che non avviene spesso da quel che racconta la gente.

Non solo. Oltre ad aggirare la grande distribuzione qui a Volos si è fatto un grosso passo in più: la nascita di un mercato alternativo dove si compra senza soldi, o meglio, attraverso una valuta immateriale alternativa chiamata Tem, un acronimo che sta per "unità alternativa locale" ed è equiparato a un euro. In questo mercato, che si svolge il mercoledì e il sabato, si compra esclusivamente con tale valuta, accreditata o addebitata su un libretto virtuale. Una delle organizzatrici, anche lei di nome Angelica, me ne spiega il funzionamento: «Ognuno di noi ha un nickname a cui corrisponde un libretto virtuale, che è come un conto corrente. Se vendo qualcosa - io ad esempio vendo libri usati - mi vengo accreditati dei Tem, con i quali posso poi a mia volta comprare qualcosa, non solo beni di consumo, che sono il fulcro del mercato, ma anche servizi che posso acquistare in giorni e posti diversi. Ad esempio, se c'è un parrucchiere che aderisce al Tem posso tagliarmi i capelli e pagarlo con la moneta virtuale. Lo stesso vale per il medico: ce ne sono diversi che si fanno pagare così ed è un bel risparmio».

Giovanni è un italiano che vive a Volos da trent'anni ed è uno dei medici di cui parla Angelica. Anche lui è tra i fondatori della valuta virtuale: «Chiaramente - dice - il nostro sistema non può risolvere tutti i problemi, ma abbiamo calcolato che può incidere sulla spesa mensile anche del 20-25 per cento, che di questi tempi non è poco. Soprattutto per quanto riguarda i servizi, come il medico, il meccanico, l'idraulico, il fisioterapista. Tutte cose che con la crisi diventano secondarie, perché tasse, bollette e generi di prima necessità si mangiano tutto lo stipendio mensile e a volte nemmeno è sufficiente. Il vantaggio sta nel fatto che il Tem non è una vera moneta, ma solo un sistema virtuale che regola i nostri scambi. Di conseguenza non è tassabile. La finanza ha già fatto diversi controlli, ma non ha rilevato irregolarità. D'altronde che cosa possono dire se un mio paziente mi paga con delle uova e io le accetto? Niente. Il Tem è pressappoco così, ma permette di andare oltre il baratto, perché quel valore che produco facendo un servizio o vendendo un oggetto non mi viene compensato subito con qualcos'altro che magari non mi serve: posso capitalizzarlo e spenderlo in un altro momento, con una terza persona, per qualcosa che davvero mi occorre».

Ovviamente non è tutto così idilliaco: anche nell'ambito del sistema Tem, come in qualunque altra economia, c'è chi ha tentato di approfittarsi degli altri. Giovanni mi racconta che c'è stato chi ha portato oggetti di scarto, alimenti deteriorati, insomma cose che non si sarebbero potute vendere, e ha cercato di piazzarle. «Quando individuiamo persone che si comportano in questo modo ci parliamo e se continuano - assicura Giovanni - le isoliamo, estromettendole dal nostro sistema di scambio». Un altro problema si è verificato quando alcune persone non hanno restituito il fido iniziale. Per fare in modo che chi aderiva si sentisse immediatamente parte della comunità di scambio gli veniva accreditato un fido di 300 Tem, che si potevano cominciare a spendere subito. Il fido andava poi restituito attraverso la vendita di beni o servizi: «Ora, per tutelarci, lo abbiamo ridotto a 150 unità». Aggiunge Angelica: «All'inizio nel mercato si trovavano quasi solo prodotti di seconda mano, oppure cose fatte in casa, dalle torte ai maglioni. Ora invece stanno aderendo al Tem diversi negozianti che hanno chiuso la loro attività. Chi chiude, spesso ha molta merce invenduta e non sa che farsene. Sono prodotti nuovi, ancora imballati, che qui possono essere acquistati con il sistema dell'unità altermativa. Non è una soluzione definitiva, ma almeno evitiamo lo spreco e queste persone trovano momentaneamente una nuova piccola entrata».

A Patrasso e Kalamarià

L'idea dei mercati alternativi si è diffusa rapidamente, in Grecia. Di realtà strutturate come quella di Volos se ne contano sei, tra cui un sistema di baratto a Patrasso e un'altra moneta virtuale alternativa a Kalamarià, a sud di Salonicco. Si chiama Kinò, che vuol dire «comune», mi dice uno dei suoi ideatori, Yannis, un signore corpulento dal sorriso gioviale con il quale facciamo un giro per il mercato allestito sul lungomare ogni settimana. Anche in questo caso le persone scambiano sia beni che servizi attraverso un conto corrente virtuale e anche in questo caso un Kinò è equiparato a un euro. «Stiamo parlando con quelli di Volos e con gli altri mercati della Grecia», racconta poi Militsa, la donna che registra gli acquisti della comunità di scambio. «Ci scambiamo pratiche e suggerimenti - prosegue - qualche volta alcuni di noi sono anche riusciti a incontrarci. C'è l'idea di equiparare le nostre "unità alternative", che sono tutte a loro volta equiparate all'euro. Sarebbe un grande passo in avanti. Vorrebbe dire che con i Kinò di Kalamarià potrei acquistare beni e servizi anche a Volos e nelle altre città della Grecia e viceversa. Ma non è così semplice, perché ogni comunità ha i suoi sistemi e le sue logiche e non sempre tutto coincide». C'è da tener conto poi del fattore fiducia, che anche in un mercato di piccole dimensioni come questo resta un nodo importante. Al momento si tratta di comunità che si autoregolano, ma ci riescono perché tutti si conoscono, possono guardarsi in faccia. Un domani, se il sistema crescesse, si potrebbero creare dei problemi. Così come c'è chi pensa che se le valute virtuali si federassero, diventando una realtà nazionale, il nuovo sistema alternativo non verrebbe lasciato libero dalle autorità governative come accade adesso a livello locale.

C'è anche chi è critico fin d'ora. I partiti della sinistra radicale affermano che non si può andare oltre il sistema capitalistico con i suoi stessi mezzi. Ma anche chi è vicino a Syriza, il primo partito di opposizione i cui militanti organizzano mercati alternativi, sostengono che queste attività non sono del tutto risolutive. «Il vero problema è che hanno bisogno di energie continue, non sono sistemi che possono funzionare in automatico: se le persone smettono di impegnarsi, cessano di esistere», dice Argiris Panagopoulos, un giornalista di Avgi, quotidiano che sostiene Syriza. Anche lui è attivo in alcuni comitati di scambio di Atene: nella capitale, che conta oltre quattro milioni di abitanti ed è divisa in decine di municipalità, ne sono sorti moltissimi. «Quello che è veramente cambiato - aggiunge - è l'atteggiamento nei confronti dello spreco. Prima si buttava molto di più, oggi trovi immigrati, ma anche tanti greci, che rovistano nei cassonetti per recuperare materiali da rivendere, soprattutto ferro. Anche nei mercati si scambiano cose che vengono conservate perché possono essere utili agli altri: farmaci, cibo, vestiti. È sicuramente utile, ma non può essere la soluzione della crisi».

Una cosa interessante, rileva Panagopoulos, è che queste esperienze funzionano soltanto se sono veramente espressione del territorio: «Io stesso - dice - ho partecipato ad alcune iniziative di Syriza di questo tipo, ma che sono morte quasi subito. Il fatto è che oggi, in Grecia, se la gente sente che ci sono di mezzo i partiti non si fida più. In altre situazioni, dove i militanti di Syriza hanno aiutato e sostenuto iniziative nate direttamente nei territori, le cose sono andate decisamente meglio». Si tratta, secondo Panagopoulos, di un segnale dello scollamento che le persone hanno rispetto alla classe politica. Ma anche del fatto che oggi in Grecia le organizzazioni politiche, se vogliono davvero essere popolari, devono tornare a stare in mezzo alla gente che mai come ora si sente truffata da chi l'ha rappresentata in patria e all'estero.

Graziano Graziani
22 ottobre 2013
Fonte: www.ilreportage.eu/2013/10/e-adesso-la-grecia-punta-sulla-moneta-virtuale-di-graziano-graziani-foto-di-ilaria...

www.wallstreetitalia.com/article/1635691/eurozona/grecia-la-moneta-che-fa-meglio-dell-e...
[Modificato da wheaton80 22/10/2013 22:23]
30/10/2013 01:25
 
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Grecia, presidente Papoulias contro nuova austerity: no a ricatti della Troika

Le nette dichiarazioni del presidente Papoulias, un ex combattente della resistenza, arrivano mentre Atene è impegnata in un braccio di ferro con Ue e Fmi sui tagli al bilancio per rispettare gli obiettivi del secondo pacchetto di salvataggio. Alla parata annuale di Salonicco, nel nord della Grecia, per ricordare il rifiuto all’ultimatum di resa da parte dell’Italia nel 1940 – uno degli eventi più simbolici del calendario greco - Papoulias ha detto che i greci oggi sono determinati nell’affrontare la crisi così come lo furono allora e che non si presteranno a ricatti stranieri. “Onoriamo oggi i caduti di questa grande battaglia contro il colera del fascismo, il fascismo italiano del 1940″, ha detto il presidente ai giornalisti dopo la parata. “I greci hanno dato il sangue e qualunque cosa potevano (nel 1940) e oggi hanno dato tutto quel che potevano per superare la crisi. Ciò deve essere apprezzato dall’Europa. Il popolo greco non darà più altro”. “Non devono pensare che cederemo al ricatto. Il popolo greco non si è mai arreso ai ricatti”, ha detto ancora Papoulias. Dal 2010 la Grecia ha contato sul bailout Ue/Fmi, con 240 miliardi di prestiti garantiti in cambio di riduzioni di spesa e riforme. Ma il peso dell’austerity si fa sentire tutto, dopo una recessione di sei anni che ha tagliato il 40% delle entrate e fatto arrivare la disoccupazione al 28%. Il governo di coalizione greco respinge ogni ulteriore taglio di stipendi e pensioni o aumenti delle tasse, sostenendo che merita di essere incoraggiato dopo aver ottenuto la più forte riduzione del debito mai registrata nella zona euro. La troika Ue-Bce-Fmi, attesa ad Atene il 4 novembre per verificare la performance del paese, teme che senza nuove misure la Grecia mancherà l’obiettivo del surplus del bilancio primario nel 2014 (senza contare la spesa per il debito).

George Georgiopoulos
it.reuters.com/article/topNews/idITMIE99R02B20131028?sp=true
06/11/2013 23:37
 
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Greci alla troika:"prendete il vostro salvataggio e andatevene"

Proprio qualche ora prima, il primo ministro greco Antonis Samaras aveva affermato con convinzione che la Grecia non è in guerra con gli istituti internazionali che stanno dettando le regole al paese, ovvero Unione europea,Bce e Fondo Monetario Internazionale. D'altronde, attaccato alla sua poltrona di premier, è difficile pensare che Samaras abbia compiuto personalmente qualche sacrificio: appartiene, lui come altri premier europei, all'esercito di soldatini capitanati dal generale Troika che, ricorrendo più alla logica del bastone che non a quella della carota, continua a imporre la sua sovranità fatta di austerity e tagli al personale.



Quello che davvero la Grecia pensa della sua situazione e soprattutto della troika lo si è visto per l'ennesima volta nelle proteste anti-austerity che si sono svolte ieri ad Atene, con gli abitanti della città che hanno impedito al alcuni alti funzionari di lasciare la sede del Ministero delle Finanze.



"Prendete il vostro bailout e andate via di qui", hanno urlato con rabbia i manifestanti. Altissima la tensione: solo per fare un esempio, il responsabile della missione dell'Fmi in Grecia, Poul Thomsen, è stato colpito da una raffica di monetine lanciateda un uomo. Gli ispettori, a fine giornata, sono stati costretti inoltre a lasciare la sede del Ministero attraverso l'uscita di emergenza. La stessa austerity denunciata dall'ex cancelliere tedesco Gerad Schroder ha colpito duramente la Grecia, che vive il suo sesto anno di recessione, che fa fronte a un tasso di disoccupazione attorno al 30%, e che è un paese straziato da livelli di povertà crescenti e con una perdita del 40% del reddito disponibile della popolazione, da quando la crisi è iniziata.

6 novembre 2013
www.wallstreetitalia.com/article/1640498/greci-alla-troika-prendete-il-vostro-salvataggio-e-andate-via-di-...
[Modificato da wheaton80 06/11/2013 23:38]
12/01/2014 04:37
 
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Banca postale greca, truffa da 400 milioni: in manette banchieri ed editore Alfa

Quattrocento milioni di euro per riciclaggio e appropriazione indebita tra il 2007 e il 2012: con questa accusa il pm ateniese Popi Papandreou ha emesso 23 mandati di arresto – sei in manette già venerdì 10 cui si è aggiunto sabato l’ex presidente del Risparmio Postale Angelo Filippides arrestato in Turchia – nei confronti di manager e banchieri molto in vista nel Paese. Tra loro spicca Dimitrios Kontominas, uno degli imprenditori più noti e proprietario di una delle tre maggiori emittenti radiofoniche e televisive in Grecia (Alfa) e una delle più grandi catene di cinema del Paese, ricoverato allo Iatrikò Kentro di Atene per un malore accusato dopo la notizia. Coinvolto anche il banchiere Laurentiadis, numero uno di Proto Bank, arrestato lo scorso anno per aver usato per scopi personali il denaro giunto dalla Troika agli istituti di credito ellenici. Secondo il magistrato inquirente l’Hellenic Postbank forniva, dietro tangenti, prestiti milionari a imprenditori e manager senza alcuna garanzia, attraverso l’utilizzo di società off shore e l’acquisto di immobili all’estero. Si tratta tra gli altri di Anghelos Filippides, Marios Varotsis, Haralambos Giagkoudis oltre a Kyriakos Griveas e sua moglie Anastasia Vatsa. Il primo è stato presidente dell’istituto di risparmio Postale, già amministratore delegato e direttore generale di Merchant Capital.

Ha anche ricoperto la carica di direttore generale della International Securities e presidente della squadra di calcio del Panathinaikos, quasi a sancire ancora una volta la pericolosa vicinanza tra calcio e business in Grecia, dove i grandi gruppi industriali e mediatici partecipano contemporaneamente anche ai pubblici appalti e all’acquisizione di tv e radio. Lo stesso Filippides, che si trova a New York, ha detto alla stampa ellenica che sarebbe tornato al più presto possibile, negando le voci secondo cui avrebbe lasciato la Grecia proprio per sfuggire al mandato d’arresto emesso contro di lui. Ha inoltre sostenuto che la Hellenic Postbank aveva crediti inesigibili per solo il 5%, il che dimostra – come ha detto – una buona amministrazione. Tuttavia fonti bancarie fanno trapelare che i risultati percentuali rispetto al gran numero di mutui concessi dalla banca in passato e il periodo di inadempienze sui prestiti alle imprese, avrebbero invece superato il 30 per cento. Secondo gli inquirenti avrebbe intascato tangenti per il nulla osta a quei prestiti milionari. Nelle 129 pagine di ordinanza, il pm osserva che le condizioni di indebitamento classificate come “criteri bancari accettabili” avrebbero causato danni all’istituto per 400 milioni di euro. Il procuratore ha iniziato la sua indagine nel giugno 2013. Circa il caso dell’uomo di affari Lavrentiadis, è accusato di aver intascato un prestito da 100 milioni di euro nell’ottobre 2009, su richiesta della società di rifinanziare Alapis al fine “di effettuare acquisizioni mirate strategicamente importanti per un ulteriore sviluppo”.

Il procuratore ha sottolineato che gli accusati non hanno minimamente valutato i rischi dei prestiti come dimostra l’elevato debito pregresso di Lavrentiadis. Tra l’altro sembra che l’importo del prestito concesso a Lavrentiadis non sia finito alla banca ma abbia raggiunto il suo conto corrente personale. Il tutto nell’indifferenza totale da parte della Banca Centrale greca che invece per bocca del suo numero uno, Giorgios Provopulos, proprio alla Postbank rilasciò nel 2006 il nulla osta per potersi quotare alla Borsa di Atene oltre ad un permesso speciale per concedere mutui ed emettere carte di credito. Tuttavia i prestiti di emissione previsti dall’autorizzazione concessa avrebbero dovuto essere limitati nel numero, in quanto non vi era alcuna necessità per l’istituto di espandere le proprie attività di finanziamento. Ma così non è stato.

Francesco De Palo
11 gennaio 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/11/banca-postale-greca-truffa-da-400-milioni-in-manette-banchieri-e-leditore-del-canale-alfa...
27/03/2014 02:02
 
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Grecia - Il Presidente della Repubblica incita il popolo alla ribellione:''Rompiamo l’accerchiamento della Troika!''



ATENE - Gli sforzi della Grecia per rompere l'accerchiamento dei suoi creditori, il Fondo monetario internazionale e l'Unione europea, saranno "vittoriosi". Lo ha detto oggi il Presidende dela Repubblica greco, Karolos Papoulias. "Il nostro popolo ha iniziato la lotta per rompere l'accerchiamento dei suoi creditori", ha dichiarato alla stampa il leader 84enne in occasione della parata militare annuale che si svolge ad Atene per commemorare la guerra d'indipendenza contro l'Impero ottomano. le sue parole sono incendiarie, contro la Troika. "La nostra storia dimostra che questa lotta sapra' anche tradursi in una vittoria", ha aggiunto Papoulias, ex membro della resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. La Grecia non riesce a riemergere da un piano di austerita' profondamente impopolare adottato nel 2010 in cambio di prestiti dell'Fmi e della UE strutturati secondo i dettami delle oligarchie finanziarie europee a cui i membri della Commissione sono asserviti. Il Paese quindi e' nella morsa della recessione, la disoccupazione e' salita alle stelle negli ultimi quattro anni, e non si intravedono vie d'uscita, se non la ribellione che addirittura il Presidente della Repubblica ellenica in persona incita con queste sue parole.

25 marzo 2014
www.ilnord.it/c2726_GRECIA_IL_PRESIDENTE_DELLA_REPUBBLICA_INCITA_IL_POPOLO_ALLA_RIBELLIONE_ROMPIAMO_LACCERCHIAMENTO_DELL...
05/07/2014 15:20
 
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Il Consiglio di Stato blocca la privatizzazione forzata dell'acqua in Grecia

Il progetto di privatizzare le aziende statali che erogano l'acqua in Tessalonica (EYATH) e Atene (EYDAP) è stato bloccato da una sentenza del Consiglio di stato greco, che ha stabilito come l'acqua deve rimanere "sotto forte controllo statale". Lo riporta il blog Ktg. La sentenza ha quindi decretato come il trasferimento programmato del 67% della azioni di EYATH a investitori privati sia praticamente impossibile e forzato l'Agenzia di privatizzazione greca (TAIPED) a cancellare il trasferimento di EYDAP. Nella sentenza si legge come la conversione di EYDAP in una compagnia privata trova i limiti degli articoli della Costituzione che proteggono la salute pubblica e il diritto alla sua protezione. “La conversione pratica della compagnia pubblica in privata, una che opera per il profitto, rende la continuità di rifornire l'acqua a basso costo ed alta qualità incerta”, si legge. Il 74.01% di EYATH, ricorda il blog KTG (http://www.keeptalkinggreece.com/2014/06/30/plans-for-privatization-of-greek-water-companies-freeze/), erano stati recentemente trasferiti all'Agenzia di privatizzazione greca (TAIPED) con l'obiettivo di venderla a investitori privati nella svendita del paese decisa dalla Troika.

01/07/2014
www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=11&pg=8265
22/11/2014 00:11
 
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Il governo greco respinge tutte le ''indicazioni'' della Troika! Scontro frontale con l'oligarchia di Bruxelles (addio UE)

ATENE - Il ministro greco delle Finanze, Gikas Hardouvelis, ha inviato ieri sera ai rappresentanti della Troika (FMI, UE e BCE) le risposte della Grecia alle richieste dei rappresentanti dei creditori internazionali: lo riferisce il quotidiano Kathimerini, spiegando che il governo greco non intende apportare modifiche al sistema previdenziale tali che possano provocare una riduzione delle pensioni oppure l' aumento dell' età pensionistica. Inoltre, il governo esclude cambiamenti alla legge attualmente in vigore che regola i licenziamenti collettivi e le modalità con cui vengono adottate ora le decisioni che riguardano la proclamazione dello sciopero per le quali la Troika chiede che siano prese con la maggioranza del 50% più uno. Riguardo lo spinoso problema dell' asserito 'buco' nel bilancio del 2015, il governo - secondo Kathimerini - insiste nel sostenere che non esiste alcun 'buco', mentre la Troika continua ad affermare che nel bilancio del 2015 mancano 3,6 miliardi di euro. Inoltre il governo di Atene sottolinea che non procederà ad alcun aumento dell' IVA sui prodotti alimentari e di largo consumo e che non intende apportare modifiche alla normativa che regola i mutui e i prestiti in rosso. Del resto, si fa notare in ambienti governativi, la legge è già in vigore e i cittadini hanno cominciato ad usufruire, con successo, dei vantaggi da essa previsti. In pratica, il governo greco ha respinto al mittente il diktat della Troika. Questo apre uno scenario completamente nuovo. Infatti, l' esecutivo Samaras, fino a prima di questa categorica presa di posizione contro la Bce, la Ue e l'Fmi - cioè la Troika - era allineato alle decisioni prese a Bruxelles, perché lo stesso Samaras era salito al potere con l' avallo dei potentati oligarchici europei. Con questo netto rifiuto, la UE ora non ha più sponde e alleati in Grecia. E' finita la dittatura. Questo, non c'è il minimo dubbio, produrrà a brevissimo sconquassi nella già sgangherata Unione Europea.

Max Parisi
20 novembre 2014
www.ilnord.it/c3798_IL_GOVERNO_GRECO_RESPINGE_TUTTE_LE_INDICAZIONI_DELLA_TROIKA_SCONTRO_FRONTALE_CON_LOLIGARCHIA_DI_BRUXELLES_...
19/12/2014 17:56
 
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Austerità per salvare le banche: violati diritti umani in Grecia

ATENE (WSI) - In nome del salvataggio delle banche in Grecia è stato trascurato l'interesse dei cittadini. Lo ha stabilito la Federazione Internazionale dei Diritti Umani, ONG di lungo corso. Per l' organizzazione, fondata nel 1922, le misure per contrastare la crisi del debito hanno portato a una "violazione dei diritti umani senza precedenti". Durante la crisi più profonda dalla seconda guerra mondiale, "i leader internazionali e le organizzazioni hanno agito con il solo obiettivo di salvare le banche senza prendere in considerazione gli effetti disastrosi sulla popolazione", ha dichiarato durante una conferenza stampa il presidente della federazione Karim Lahidji. Al termine di un' inchiesta condotta sul terreno a gennaio di quest' anno, l'ONG ha scoperto che le misure di rigore imposte dall' Europa e dal Fondo Monetario in cambio dei prestiti hanno messo a rischio i diritti dei lavoratori. La disoccupazione è salita superando il 25%, mentre i salari minimi sono scesi del 22% dopo il secondo prestito concesso nel 2012. La federazione ha dimostrato come il sistema sanitario sia stato danneggiato dai tagli di bilancio. "I medici ci hanno raccontato che non potevano più operare alcuni pazienti", ha spiegato Noeline Blackwell, che ha condotto l' inchiesta, perché c'era troppa gente in fila negli ospedali pubblici ed è stata rilevata inoltre "una mancanza di strumentazione e di personale". Nemmeno i diritti politici e di libertà di espressione sono stati risparmiati, con l' aumento delle violenze della polizia nei confronti dei manifestanti, le aggressioni xenofobe da parte di Alba Dorata e la chiusura della tv pubblica nel giugno del 2013. Il governo greco condivide con l' Unione Europea le responsabilità della situazione e non sorprende che ora il popolo, se si andasse alle elezioni anticipate, preferisca voltare pagina ed eleggere un partito che promette di dire no all' austerity e di tentare di percorrere la strada della rinegoziazione del debito enorme da 332 miliardi di euro. La Troika, composta da Commissione UE, FMI e BCE, secondo la federazione, è dunque colpevole di aver imposto allo stato di mettere in pratica riforme che incoraggiano la violazione dei diritti umani, mettendo davanti il bene delle banche allo scopo di scongiurare lo scoppio di una crisi sistemica.

Fonte: Afp
19 dicembre 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1794759/austerita-per-salvare-le-banche-violati-diritti-umani-in-gre...
29/12/2014 18:28
 
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Grecia: disfatta per Samaras. Elezioni anticipate, strada aperta a Syriza

ROMA (WSI) - Il premier greco Antonis Samaras non ce l'ha fatta. Per la terza volta, il Parlamento ha detto no al suo candidato alla Presidenza della Repubblica, Stavros Dimas. Le votazioni in Parlamento sono ancora in corso. Ma il verdetto è già scritto, dal momento che più di 121 parlamentari su 300 hanno rifiutato di dare il loro sostegno a Dimas. Di conseguenza, il quorum richiesto di 180 voti non è stato raggiunto. Stando a quanto stabilisce la Costituzione, le prossime tappe saranno lo scioglimento anticipato del Parlamento e la fissazione della data per tornare alle urne, entro i successivi 10 giorni. La prospettiva di elezioni anticipate - si potrebbe votare già il 25 gennaio - mette sotto pressione le borse di Atene e dell'Europa; si teme di tornare all'apice della crisi finanziaria del 2012, quando l'appartenza della Grecia all'euro venne messa a repentaglio dagli attacchi speculativi contro il paese. Strada aperta ora per il partito di sinistra anti-austerity Syriza, che nei sondaggi viene dato in testa alle preferenze degli elettori. Il timore è che, in caso di vittoria, il partito rifiuterà di accettare le condizioni di austerity imposte dalla troika in cambio di aiuti, e che dunque la Grecia sarà alla fine costretta a lasciare l'euro. Il leader di Syriza Alexis Tsipras si è così espresso: "E' in corso una operazione di terrore e di bugie. Un'operazione il cui unico obiettivo è di seminare il terrore nel popolo greco e far capitolare il paese ancora più a fondo nella povertà". Recentemente il vice premier Evangelos Venizelos ha commentato:"Tutto è appeso a un filo....e se questo filo sarà tagliato, potrebbe esserci la catastrofe assoluta". "Stiamo per essere trascinati verso le elezioni, elezioni che nessuno vuole davvero - ha commentato in un'intervista all'Observer Pavlos Tzimas, commentatore politico - Non è neanche negli interessi di Syriza andare al voto ora, dal momento che il quadro politico ed economico è talmente confuso". Ma "se ci saranno le elezioni (e si sa ora che ci saranno, l'intervista a Tzimas è avvenuta prima del voto di oggi), Syriza vincerà e il vero interrogativo sarà cosa accadrà il giorno dopo, dal momento che con l'arrivo di febbraio il governo avrà solo poche settimane per trattare con la troika". La troika ha acconsentito a estendere il programma di salvataggio a favore della Grecia fino alla fine di febbraio, rifiutandosi però di concedere un'altra linea di credito per il periodo successivo, in attesa di nuove negoziazioni con Atene. E il punto è che sulla Grecia pende la Spada di Damocle di debiti a scadenza nei primi tre mesi del 2015 che ammontano a quasi 5 miliardi di euro. Torna insomma lo spettro di un default disordinato. E gli investitori tornano a scappare.

29 dicembre 2014
www.wallstreetitalia.com/article/1797063/grecia-disfatta-per-samaras-elezioni-anticipate-strada-aperta-a-syr...
04/01/2015 23:42
 
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Proposta tedesca:''Cancelliamo la gran parte del debito greco e in cambio la Grecia esce dall' euro'' (perfetta! Fatelo!)

BERLINO - Alla luce delle nuove insicurezze politiche in Grecia, il parlamentare della CDU dell' Assia, Klaus-Peter Willsch, chiede di adottare dei provvedimenti nei confronti di Atene. "Gli eventi dimostrano che non si può andare avanti così. E' già stato bruciato troppo denaro, bisogna mettere fine a tutto questo", ha dichiarato il membro della commissione economica del Bundestag al quotidiano "Handelsblatt". Willsch ritiene un errore cercare a tutti i costi di tenere la Grecia nell' eurozona. "Solo se la Grecia esce dall' euro, rimanendo ovviamente uno Stato membro della UE, il Paese tornerà a respirare", ha dichiarato il cristiano-democratico. Sarebbe quindi meglio cancellare una parte dei debiti della Grecia in cambio dell' uscita dall' euro:"Solo così ci sarebbe una nuova prospettiva positiva, per la Grecia, per l' eurozona e per l' Europa". Ma Willsch non è l' unico a prospettare l' uscita di Atene dall' euro: anche secondo il vice-capogruppo parlamentare dell' Unione di centro-destra al Bundestag, Michael Fuchs (CDU), in caso di una vittoria dell' alleanza della Sinistra greca Syriza, l' uscita degli ellenici dall' eurozona sarà uno scenario possibile. La situazione è completamente diversa da quella di tre anni fa, quando non c'erano ancora i meccanismi di sicurezza, ha dichiarato Fuchs:"I tempi in cui dovevamo salvare la Grecia sono finiti. Non c'e' più questo potenziale di ricattabilità". La Grecia non è "too big o fail" per l' euro, ha commentato l'esponente della CDU. Se Alexis Tsipras di Syriza crede di poter ridurre gli sforzi di riforma e le misure di austerità, "allora anche la Troika dovrà ridurre i crediti per la Grecia". E anche secondo l'economista Hans-Werner Sinn, l' uscita dall' euro della Grecia potrebbe essere un' alternativa in cambio di una nuova concessione da parte dei creditori internazionali. In pratica, dalla politica tedesca arriva una proposta sensata: la Grecia esce dalla zona euro e in cambio vengono cancellati alla Grecia buona parte se non tutti i debiti dello Stato ellenico con la BCE, l'FMI e la UE. Questa proposta - per ora solo ventilata da pur autorevoli politici tedeschi dei partiti del governo Merkel - sarebbe un buon compromesso: la zona euro si libera del perenne "buco nero" dei conti pubblici della Grecia, nazione simbolo della follia d'aver voluto una identica valuta per nazioni europee completamente differenti tra loro, e in cambio paga - una volta per tutte - il conto d'averla voluta nell' euro. Se questa proposta che arriva dalla Germania si trasformasse in realtà, sarebbe perfetta anche per l'Italia (e la Spagna, la Francia, il Portogallo tanto per iniziare). Finalmente s'intravede la luce in fondo al tunnel dell' euro-disastro.

Max Parisi
31 dicembre 2014
www.ilnord.it/c-3924_PROPOSTA_TEDESCA_CANCELLIAMO_LA_GRAN_PARTE_DEL_DEBITO_GRECO_E_IN_CAMBIO_LA_GRECIA_ESCE_DALLEURO_PERFETT...
[Modificato da wheaton80 04/01/2015 23:43]
14/01/2015 02:08
 
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Notizia bomba: da quando sono state indette le elezioni in Grecia, crollato il gettito fiscale (fine della dittatura UE)

La data del 25 gennaio si avvicina, ed è una data fondamentale per la Grecia, ma il popolo greco sembra avere già deciso cosa fare. Infatti, molti contribuenti non stanno più pagando le tasse, così scrive il quotidiano di Atene Ekathimerini. In contemporanea, l' agenzia di notizie finanziarie Bloomberg scrive che la Banca Centrale Europea sarebbe sul punto di "staccare la spina alla Grecia" negandole i fondi, per altro già stanziati e promessi, se dalle urne uscisse un responso favorevole a Syriza, che ha annunciato a chiare lettere che una volta al governo si rifiuterà di continuare ad osservare le regole di austerity, volute dalla Germania e imposte dalla Troika ad Atene con la complicità del governo Samaras. In concreto - spiega Bloomberg - la BCE potrebbe bloccare sine die un finanziamento da 30 miliardi di euro previsto per il 2015. Intervistato sempre da Bloomberg, James Nixon, responsabile economista europeo presso Oxford Economics, a Londra, afferma che "le trattative iniziano con la minaccia di una distruzione reciproca assicurata. Ma ritirare davvero i finanziamenti dalle banche greche è qualcosa che significherebbe che la Grecia è sul punto di lasciare l'euro". Ekathimerini, da parte sua, in un articolo svela che le entrate fiscali sono crollate dal giorno in cui sono state indette le elezioni, per incertezza sul futuro, scrive il giornale, specialmente perché tra un mese l' euro potrebbe non esserci più in Grecia, oppure potrebbero essere abolite le tasse che invece ora lo stato pretende. L' autorevole quotidiano ellenico (simile al Corriere della Sera, in Grecia) scrive esattamente:"La maggior parte dei contribuenti ha deciso di ritardare i versamenti, considerate le posizioni dei due principali partiti in cima alla lista dei sondaggi elettorali, che sono diametricamente opposti. Syriza, il partito del leader Tsipras, ha promesso infatti di cancellare l' ENFIA, tassa sulla proprietà, e anche di svalutare i crediti inesigibili, mentre Nuova Democrazia riconosce le difficoltà dei cittadini ma non solleva questioni che potrebbero generare problemi e avere conseguenze fiscali". Ma al di là del fatto che i sondaggi diano in vantaggio Syriza, la decisione della stragrande maggioranza dei contribuenti greci di non versare più le tasse che il partito guidato da Tsipras ha promesso che cancellerà, dà un segnale politico rilevantissimo. Sta a significare che la borghesia greca ha deciso che sarà Syriza a vincere le elezioni e quindi si sta già comportando come se si fossero svolte. Praticamente, una rivoluzione straordinaria: oltre al popolo affamato dal governo Samaras, adesso proprio il ceto che l' aveva votato, lo abbandona. E' evidente che la Grecia abbia superato con questa silenziosa rivolta fiscale il punto del non ritorno al passato, indipendentemente perfino dalla vittoria dell' uno o dell' altro. Da notare - ma non c'è di che stupirsi, purtroppo - che nessun quotidiano italiano ha dato queste decisive notizie in arrivo dalla Grecia.

Max Parisi
13 gennaio 2015
www.ilnord.it/c3961_NOTIZIA_BOMBA_DA_QUANDO_SONO_STATE_INDETTE_LE_ELEZIONI_IN_GRECIA_CROLLATO_IL_GETTITO_FISCALE_FINE_DELLA_DITT...
17/01/2015 02:02
 
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Bomba Moody's:“La crescita della Grecia potrebbe superare quella del resto dell' eurozona, se uscirà dall’ euro” (BOOM!)

L' agenzia di rating Moody's ridimensiona radicalmente l' allarmismo sull' ipotesi di uscita della Grecia dall' euro, spingendosi al contrario a pronosticare effetti molto positivi sul lungo termine per Atene. "La crescita della Grecia potrebbe superare quella del resto dell' area euro". E semmai sarebbe questo slancio, conseguente all' abbandono della valuta condivisa, che potrebbe creare problemi, perché "potrebbe innescare dibattito su ulteriori fuoriuscite", afferma l'agenzia di rating in un rapporto di analisi. Moody's precisa che nell' immediato l' uscita di Atene causerebbe "danni rilevanti" all' economia ellenica. Ma la prevedibile svalutazione della sua nuova moneta nazionale faciliterebbe la correzione dei suoi squilibri. E per gli altri paesi di Eurolandia oggi una defezione greca avrebbe ripercussioni meno gravi rispetto a quanto sarebbe avvenuto se uno scenario simile si fosse prodotto nel 2012. "Sia perché i rischi di contagio sono materialmente diminuiti", come dimostra l' andamento dei rendimenti di titoli di Stato, quasi intoccati nei partner valutari a fronte dei forti aumenti registrati in Grecia, "sia perché - conclude l'agenzia - oggi i policy maker hanno strumenti migliori per rispondere ad un evento simile". L' ipotesi "grexit", come battezzano gli inglesi l' uscita della Grecia dall' euro, è legata soprattutto alle imminenti elezioni anticipate. Si terranno il 25 gennaio e i sondaggi accreditano in testa il movimento di sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, che pur assicurando di voler restare nella valuta ha chiaramente detto di voler ristrutturare il debito pubblico del paese. Ipotesi che gli altri partner potrebbero osteggiare duramente. Moody's quindi arriva a concludere che l' uscita della Grecia dall' euro provocherebbe una forte crescita dell' economia ellenica e che questa crescita a sua volta causerebbe l' aggravarsi delle già pessime condizioni economiche dell' Eurozona. E' la prima volta che la potente agenzia di rating USA mostra questa posizione - molto rilevante a livello globale - sulla crisi della Grecia. Per un lunghissimo periodo, a iniziare dal 2011, quando esplose il caso Grecia, Moody's ha tenuto una posizione completamente diversa da questa e addirittura all' opposto, sostenendo che l' unica possibilità per la zona euro consisteva nel salvare la Grecia dal default. Adesso, afferma Moody's, la migliore cosa che la Grecia può fare, è abbandonare "i salvatori" al loro destino per batterli in crescita e sviluppo grazie alla ritrovata sovranità monetaria.

Max Parisi
14 gennaio 2015
www.ilnord.it/c3966_BOMBA_MOODYS_LA_CRESCITA_DELLA_GRECIA_POTREBBE_SUPERARE_QUELLA_DEL_RESTO_DELLEUROZONA_SE_USCIRA_DALLE...
26/01/2015 17:21
 
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Grecia. Chissà se Tsipras...

Eccoci qua. In Grecia ci sono state le tanto attese elezioni che finalmente hanno dato la vittoria a Syriza, il partito di sinistra di Alexis Tsipras, e fioccano commenti di ogni genere. La nostra redazione si astiene da giudizi di varia natura sull'uomo Tsipras e sul suo partito politico, che potranno essere giudicati solo dai fatti. Tra i commenti più acuti, riporto queste righe di Massimo Mazzucco:"Durante le presidenziali americane del 2004, si arrivò ad un testa a testa fra Bush e Kerry nello Stato dell'Ohio, con gli exit polls che davano Kerry in vantaggio per 52 a 48. Ma questo non era accettabile: i repubblicani infatti non si potevano permettere di perdere la Casa Bianca proprio nel momento in cui la loro spinta bellica in Afghanistan e Iraq era arrivata al punto massimo. Intervenne così la famosa "manina" (come avremmo saputo in seguito, erano i repubblicani stessi a controllare il sistema elettronico di voto Diebold), e così magicamente, nelle ultime ore della notte, Bush passò in vantaggio e vinse l'Ohio con il 51% dei voti.

Nelle elezioni europee del 2014 gli exit polls davano un Movimento Cinque Stelle che aveva addirittura superato il PD di Matteo Renzi. Ma questo non era accettabile. Una clamorosa vittoria dei Cinque Stelle avrebbe letteralmente sconquassato il Parlamento Europeo, con conseguenze, in Italia e nell'Europa stessa, inimmaginabili. Accadde però che, nelle ultimissime ore dello spoglio, il PD iniziò a recuperare voti, mentre il Cinque Stelle crollava drammaticamente dal 29% degli exit polls ad un misero 20%, che si tradusse per il movimento di Beppe Grillo nella più sonora bastonata della sua breve storia.

Ieri sera, verso le 19:30, gli exit poll della Grecia davano il partito gli Syriza fra il 36,5 e il 38,5%. Questo avrebbe significato la maggioranza assoluta per Tsipras (151 seggi). Ma questo, evidentemente, non era accettabile, e con il passare delle ore il divario fra Syriza e il partito di goverrno ha iniziato a calare, finché Tsipras ha dovuto accontentarsi di una vittoria - che rimane comunque storica - ma che non gli concede la maggioranza in Parlamento. E così il buon Tsipras potrà svolgere il suo splendido ruolo di gatekeeper, senza peraltro doversi addossare delle precise responsabilità per un suo eventuale (e prevedibilissimo) fallimento nel "portare la Grecia fuori dalla crisi". Se avesse vinto con la maggioranza assoluta, Tsipras sarebbe stato obbligato a fare la voce forte a Bruxelles, minacciando di uscire dall'Euro se le sue richieste non fossero state accettate. Invece così potrà limitarsi ad abbaiare un pò più forte degli altri (cosa che anche Renzi sa fare molto bene, peraltro) ma la Grecia resterà nell'Euro, rimanendo così intrappolata, insieme a tutti gli altri, nella spirale del debito infinito. Esattamente quello che serviva a Bruxelles. Guardate a volte cosa può significare un seggio in meno in parlamento".

www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?stor...

Questo ha scritto Massimo Mazzucco sul suo sito Luogo Comune. Nel frattempo, sembra quasi certa l'alleanza di Tsipras non con i liberali di To Potamì, che avevano proposto l'appoggio esterno al governo di Syriza, ma con i Greci Indipendenti di Panos Kammenos, su posizioni anti-austerità. Ancora presto, quindi, per fare pronostici su cosa farà il nuovo governo, soprattutto data la costrizione altra in cui i governanti sono spesso costretti a muoversi, ma anche la fitta rete di giochi e manovre che avvengono dietro il sipario della politica, che sono di natura varia e molteplice. Questa una notizia, forse banale ma forse no, riportata dalle agenzie di stampa: “All'indomani delle elezioni in Grecia, il Presidente russo Vladimir Putin ha scritto al leader di Syriza Alexis Tsipras per congratularsi con la vittoria del suo partito e augurargli ogni successo. Nel suo messaggio, rendono noto le agenzie russe, Putin "ha espresso fiducia che Grecia e Russia potranno proseguire lo sviluppo della loro tradizionale cooperazione costruttiva in tutti i settori e lavoreranno insieme in modo efficace per la soluzione dei problemi attuali in Europa e nel mondo"”.

Facendo una ricerca in rete, si può scoprire che Tsipras ha fatto tappa anche a Mosca durante un suo tour nei paesi europei nel maggio dello scorso anno, cosa rara tra i leader dei partiti politici europei, che in maggioranza aderiscono alla tesi di Putin "nemico dell'Europa" (a parte la Le Pen, Salvini e Iglesias di "Podemos"). Una visita i cui dettagli non erano stati rivelati in anticipo, durante la quale una delegazione di Syriza con il suo leader ha incontrato la Presidente della Camera Alta del Parlamento Russo, Valentina Matvienko, il 13 maggio 2014. In questa occasione, come riporta il sito in lingua inglese GR Reporter:

www.grreporter.info/en/putin_too_busy_tsipras/11132

www.grreporter.info/en/tsipras_surprise_visit_moscow/11106

Tsipras e Matvienko hanno parlato della crisi ucraina ed il leader greco, allora all'opposizione, ha affermato che il suo paese "deve diventare un ponte per la cooperazione tra l'Europa e la Russia" e che tutti i paesi europei dovrebbero cooperare per una risoluzione pacifica alla crisi ucraina nell'interesse di tutti. Inoltre Tsipras ha sostenuto che un governo a guida Syriza avrebbe perseguito una politica estera totalmente diversa dai precedenti, e non avrebbe riconosciuto immediatamente il governo golpista ucraino come legittimo (qui e qui la notizia sulla sua visita a Mosca).

Da segnalare anche una curiosità legata alla visita moscovita del giovane leader greco. Con Tsipras ci sarebbe stato anche Basil Markezinis, figlio di Spiros Markezinis, che fu Primo ministro in Grecia all'epoca del regime militare. Non si sa bene, pare, quali siano i rapporti di questi con la formazione politica della sinistra greca. Qualche settimana fa, sulla Voce della Russia, ho letto una notizia, intitolata "La Grecia ha firmato con la Russia un contratto militare nonostante le sanzioni". Molto incuriosito, ne ripropongo anche a voi il contenuto:“La Grecia ha considerato più importante la propria capacità di difesa delle sanzioni e ha firmato un contratto con la Russia per la fornitura di pezzi di ricambio per i sistemi di difesa aerea "TOR-M1" e "OSA-AKM", ha detto una fonte militare di Atene. L'importo del contratto non è stato reso noto. "Per la Grecia questo contratto è molto importante perché consente di mantenere il corretto livello di difesa aerea", ha detto la fonte. Nonostante il fatto che la Grecia non stia acquistando nuove armi russe, tuttavia acquisisce ricambi dal sistema russo, concentrandosi sulla propria disponibilità e il mantenimento ad un livello adeguato”.

italian.ruvr.ru/news/2014_12_21/La-Grecia-ha-firmato-con-la-Russia-un-contratto-militare-nonostante-le-sanzio...

Chissà. Forse non c'è nessun legame con le parole di Putin e la visita a Mosca di Tsipras in compagnia di Markezinis, o forse sì. All'epoca Tsipras non c'entrava perché ancora all'opposizione, eppure perché firmare un contratto con la Russia, mentre tutta l'Europa appoggia la politica di sanzioni a Mosca? Ricordiamo inoltre che il governo greco firmò specifici contratti per l'acquisto di armamenti e carri armati con Berlino e Parigi, in cambio dei finanziamenti concessi attraverso i governi di Germania e Francia. Chissà. Forse il mio collegare e ricercare è dovuto al fatto di aver citato la terra Ellenica anche nell'articolo che ho scritto su PuntoZero, dal titolo "Frammentazione e Realtà. Perché la guerra in Europa nel XXI secolo?". Qui paragonavo la situazione di drammatica offensiva del governo di Kiev contro gli ucraini dell'Est, in maggioranza di lingua russa e di religione cristiana ortodossa, all'offensiva perpetrata con altre armi, quelle della finanza, a danno di un'altra nazione ortodossa, la Grecia appunto. E riportavo le parole del Metropolita ortodosso del Pireo, Seraphim:“Viviamo in un momento tragico per il nostro Paese. La causa della catastrofe non è stata un cataclisma naturale, ma l'avidità e un piano deliberato del Governo Mondiale”.

Parole forti. Parole che indicano una responsabilità precisa negli eventi in corso sino ad ora in Grecia. E forse anche in Ucraina. Chissà. Se la volontà del nuovo governo della nazione ortodossa fosse quello di emanciparsi dai responsabili di quanto sinora accaduto, non tutto sarebbe perduto. Anzi. Potrebbe trovare sulla sua strada anche un'altra nazione che si affaccia sul Mediterraneo e dalla sapienza Antica, l'Egitto. Di recente, il governo di Al-Sisi, dopo avefirmato diversi accordi per le forniture militari con Mosca, ha espresso attraverso l'ambasciatore egizio in Russia, Mohammed Badri, l'interesse a creare una zona di libero scambio con i paesi che aderiscono all'Unione Economica Eurasiatica. Quell'Unione Economica Eurasiatica a cui voleva aderire Kiev, prima del golpe contro Yanukovich. Quell'Unione Eurasiatica a cui Mosca ha chiesto all'Europa di aderire, lasciando al suo destino Washington ed il trattato di "libero scambio" transatlantico.

www.statopotenza.eu/18399/legitto-interessato-ad-una-zona-di-libero-scambio-con-lunione-eur...

Chissà. Chissà se Tsipras...

Jacopo Castellini
26 gennaio 2015
www.nexusedizioni.it/it/CT/grecia-chissa-se-tsipras-4658
[Modificato da wheaton80 26/01/2015 17:30]
26/01/2015 17:38
 
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Nuovo governo in Grecia

Il trionfo di Syriza alle elezioni in Grecia ha scioccato Bruxelles, che sperava che il governo di Tsipras fosse pronto a compromessi, e ora teme un passo indietro dalla linea del rigore anche in altri Stati UE e un rinascimento della Sinistra in Europa. Se Syriza impone un distacco dalla linea di riforma e di rigore, anche i movimenti che in Spagna, Italia e Francia esprimono la stessa linea potrebbero ricevere nuovo impulso. Tsipras non vuole uscire dall' Euro - almeno ufficialmente - ma vuole una cancellazione del debito da parte dei creditori. Se non si riuscisse a trovare un accordo, la Grecia verrebbe buttata fuori dall' eurozona. Conseguenza che a parole nessun governo della UE vorrebbe, a partire da quello della Merkel, poiché dovrebbe spiegare ai tedeschi che quei 53 miliardi di euro concessi ad Atene non verranno mai recuperati. E nella serata di ieri all' esponente di Syriza è subito arrivata la richiesta della UE di “dimostrarsi pronto ai compromessi”: i Socialdemocratici del Parlamento Europeo hanno chiesto a Tsipras di formare una coalizione pro-europea. Le nuove trattative sul debito greco non devono più essere un tabù, ha detto il capogruppo Pittella a Bruxelles. Ma stamattina doccia gelata: nasce il governo anti troika in Grecia: Syriza s' allea con i nazionalisti.

26 gennaio 2015
www.ilnord.it/i-639_NUOVO_GOVERNO_IN_GRECIA
26/01/2015 20:51
 
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Da Putin a Le Pen, la politica si congratula con Tsipras

(AGI) - Con la vittoria della sinistra radicale di Syriza "il popolo greco ha dato uno schiaffo democratico mostruoso all' Unione Europea". Così la leader del Front National francese, Marine Le Pen, che aveva auspicato la vittoria di Syriza in chiave anti-UE, ha esultato per il trionfo del partito di Alexis Tsipras che formerà il nuovo governo con la destra anti-austerità dei Greci Indipendenti. "Penso che questo sia il primo risultato della sofferenza senza precedenti subita dal popolo greco sotto l' influenza dell' Unione Europea negli ultimi anni", ha affermato Le Pen, intervistata dalla radio francese 'RTL'. La leader della destra radicale ha accusato anche le politiche dell' ex presidente Nicolas Sarkozy:“Nel 2011 intervenne per vietare lo svolgimento di un referendum in Grecia”, ha ricordato Le Pen, “così si sono persi 3 o 4 anni; se avessimo cercato di sapere che cosa pensava il popolo greco, probabilmente il Paese non sarebbe nella situazione di oggi”. “Quando si tenta di aggirare la democrazia, il boomerang torna sempre indietro con maggiore velocità in faccia a chi pensava di poter andare in giro a congratularsi per le politiche di austerità”, ha insistito Le Pen. Anche il presidente russo, Vladimir Putin, si è congratulato con il leader di Syriza, Alexis Tsipras, per la vittoria alle legislative greche e gli ha augurato "successo nelle sue pubbliche attività in questo difficile momento". Lo riporta il servizio stampa del Cremlino, riferendo del telegramma di congratulazioni inviato dal leader russo. Nel suo messaggio, Putin ha espresso fiducia nel fatto che Russia e Grecia "continueranno la loro tradizionale e costruttiva cooperazione in tutti i settori e sapranno lavorare insieme, in modo efficace, per risolvere problemi vitali per l' Europa e a livello globale". Allo stesso modo il premier finlandese, Alexander Stubb si dice pronto a discutere con Atene un' estensione del piano di salvataggio, nell' ambito del rispetto dei precedenti impegni. "Siamo pronti a discutere un' estensione del piano di salvataggio e della maturazione delle scadenze - dice - ma questo non cambia il fatto che la Grecia debba continuare le riforme economiche". "Rispettiamo l' esito del risultato elettorale - aggiunge - ma restiamo fermi su quello che avevamo concordato in precedenza. Non dobbiamo dimenticare che la crisi dell' euro è iniziata per un mancato rispetto delle regole". "Comunque la si pensi sulle risposte politiche ed economiche di Alexis Tsipras, del quale non sono certamente un sostenitore, non vi è comunque alcun dubbio sul fatto che le domande che vengono dal voto greco siano il frutto e la conseguenza prevedibile di anni di cieco rigore europeo, oltre che di errori della politica greca". Così Raffaele Fitto, europarlamentare di Forza Italia, sul suo blog. "La linea Berlino-Bruxelles - spiega - ha prodotto questo: un secco rifiuto in tutta Europa, a volte in forma di destra molto spinta (Francia), altre volte attraverso proposte politiche di estrema sinistra, come in questo caso. Ma ovunque c'è il rifiuto di una linea di austerità che ha prodotto ovunque risultati molto negativi". Per Fitto "sul banco degli imputati, c'è proprio la 'linea Merkel', inclusi i 'neomerkeliani' alla Renzi, che, nonostante parlino di maggiore flessibilità, nei fatti si sono totalmente omologati alle indicazioni di Berlino e Bruxelles, fino alla recentissima legge di stabilità italiana. Oggi la linea della Commissione Europea, di fatto accettata e subita da PPE e PSE, appare inadeguata alle sfide di crescita cui l' Europa è chiamata. O l' Europa cambia profondamente o muore", conclude Fitto.

26 gennaio 2015
it.notizie.yahoo.com/da-putin-le-pen-la-102730715.html
30/01/2015 23:58
 
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La Grecia comincia a guardare verso la Russia

Una decina di giorni fa, prima che Syriza, il partito Anti-Austerity, riportasse il suo folgorante successo in Grecia, avevamo notato che la Russia aveva fatto una modesta proposta alla Grecia: voltate le spalle a quell'Europa, che tanto disprezzate, e noi assisteremo i vostri agricoltori eludendo il divieto di importare cibo. E sembra abbastanza sicuro che Tsipras, il nuovo premier della Grecia, abbia dato a vedere, dalle sue prime azioni, che la Grecia possa effettivamente ed aggressivamente voltare le spalle all’Europa per guardare verso la Russia, in generale, e all' Unione Economica Eurasiatica in particolare (come proposto recentemente:”Sorprendente proposta russa all’Europa: Mollate gli USA, entrate nell’Unione Economica Eurasiatica": www.zerohedge.com/news/2015-01-04/russias-startling-proposal-europe-dump-us-join-eurasian-economic... Ecco qualche esempio recente di questo drammatico cambiamento di prospettiva:

- Il primo incontro di Tsipras, con un ambasciatore straniero, da quando è stato eletto PM, è stato con il russo Andrey Maslov #Greece#ekloges2015
— Nick Malkoutzis, (NickMalkoutzis) January 26, 2015

- Primo atto come PM, #Tsipras visita il poligono di tiro di Kaisariani, dove i nazisti ammazzarono 200 greci il 1° maggio 1944, @dgatopoulospic.twitter.com/a4CeNgsw66
— Damian Mac Con Uladh (@damomac), January 26, 2015

Oggi abbiamo avuto un'ulteriore prova che Tsipras vuole riallineare sostanzialmente l'interesse nazionale del suo paese allontanandosi dall’occidente e rivolgendosi verso... oriente. In primo luogo, scrive la Reuters (http://www.reuters.com/article/2015/01/28/us-greece-election-finmin-idUSKBN0L00QU20150128), oggi il nuovo premier ha bloccato la liquidazione della Grecia con una "blue light special" per gli speculatori più influenti e più vicini agli organi di stampa, fermando la privatizzazione del più grande porto della Grecia, "dando un segnale della volontà di dar seguito alle sue promesse elettorali, nonostante i colpi di avvertimento lanciati dalla zona euro e dai mercati finanziari". Una delle prime decisioni annunciate dal nuovo governo ha fermato la prevista cessione del 67% del capitale della Autorità Portuale del Pireo, come previsto dall’accordo di salvataggio internazionale nel quale erano stati selezionati i cinesi della Cosco Group e altri quattro pretendenti. "L'accordo con la Cosco sarà rivisto a beneficio del popolo greco," ha detto alla Reuters Thodoris Dritsas, il vice ministro responsabile del portafoglio del Trasporto. L’Europa, per esempio, sarà molto dispiaciuta che la Grecia abbia deciso di mettere al primo posto la sua gente, nella catena delle priorità, in sostituzione dei pretendenti offshore che vogliono comprarsi gli asset greci. Sarà ancor più dispiaciuta, soprattutto perché la vendita in liquidazione della Grecia fa parte dell'accordo di salvataggio greco: un accordo che la Troika ha più volte dichiarato che non è rinegoziabile. Syriza aveva annunciato prima delle elezioni che avrebbe bloccato la vendita dei beni dello Stato, messi alla base del contratto di salvataggio da 240 miliardi di euro, nel quale è anche prevista la vendita di azioni del porto di Salonicco, il secondo porto più grande del paese, della Azienda ferroviaria Trainose e della Azienda ROSCO, che si occupa del materiale ferroviario rotabile. Ma questo non è stato il solo atto di aperta sfida che ha segnato l’agenda anti-europea del nuovo governo: in fase separata, il Vice Ministro incaricato della Riforma Amministrativa, George Katrougkalos, ha detto che il governo vorrebbe invertire alcune decisioni prese sui licenziamenti dei lavoratori del settore pubblico, altra misura chiave per il salvataggio. "Sarà uno dei primi atti legislativi di cui mi occuperò come ministro", ha detto Katrougkalos a Mega TV.

I tedeschi non sono stati felici affatto: uno dei banchieri della Banca Centrale Tedesca ha avvertito che se il nuovo governo intende rimettere in discussione certi punti, potrebbe essere rivisto tutto il programma di aiuti per il paese, perché le banche vedrebbero in pericolo i loro finanziamenti. "Questo avrebbe conseguenze fatali per il sistema finanziario della Grecia e le banche greche potrebbero non avere più accesso al denaro della Banca Centrale", ha detto Joachim Nagel, membro del consiglio della Bundesbank, al giornale Handelsblatt. Beh, forse... A meno che, naturalmente, la Grecia non trovi una nuova alternativa di finanziamento, una fonte che non abbia nulla a che fare con l'Establishment del FMI, che con i suoi "salvataggi" solleva solo una cortina di fumo per mettere in atto le sue politiche pro-occidentali che servono a liquidare il prima possibile qualsiasi società "salvata". Per esempio una fonte alternativa sarebbe una Banca come il BRIC. Ricordiamo che il "BRICS ha annunciato una disponibilità di 100 miliardi di dollari come Riserva per Bypassare Fed, e Banche Centrali del Mondo Sviluppato”. Eh sì, anche i BRIC non se la stanno passando bene in questo momento per il crollo dei prezzi del greggio, ma ricordate: il prezzo del greggio continuerà ad essere basso solo fino a quando l’industria dello scisto USA si manterrà vibrante. Una volta che questo produttore marginale di greggio, con un prezzo di breakeven a 80 US$ sarà fuori mercato, vedremo che immediatamente l'Arabia Saudita stringerà i rubinetti e il greggio si impennerà di nuovo fino a $ 100, $ 150 o più. La questione è se le riserve di FX saudite potranno sopravvivere al ZIRP della Fed, che è l'unico motivo – pensano quegli idioti che investono nei junk bond e che vogliono solo guagnare subito – per cui la maggior parte dei soldi che tirano fuori come gocce di sangue per produrre lo shale USA sono in perdita ma possono ancora operare con un prezzo (WTI) a $ 45 al barile. Il che significa, naturalmente, che ora la Russia (e la Cina) sono destinate a diventare alleati decisivi per la Grecia, il che spiegherebbe subito il logico interessamento verso Mosca. Ma aspettate, c'è altro. Bloomberg dice ancora qualcosa:"Il Ministro degli Esteri Nikos Kotzias giovedì scorso era a Bruxelles per discutere di eventuali altre sanzioni nei confronti della Russia per il conflitto in Ucraina e già prima che il gabinetto si riunisca l’indomani, per la prima volta, il governo greco ha detto che non era d'accordo con la dichiarazione UE, in cui il presidente Donald Tusk ha presentato la prospettiva di applicare "ulteriori misure restrittive" alla Russia" (http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-01-27/tsipras-names-cabinet-heading-for-clash-over-bailout-and-russia).

La battuta finale

Negli ultimi mesi, Kotzias ha scritto su Twitter che le sanzioni contro la Russia non facevano gli interessi della Grecia ed in un blog ha affermato che una nuova politica estera della Grecia dovrebbe focalizzarsi nel fermare la trasformazione della UE "in un impero idiosincratico, dominato dalla Germania". E nella storia recente, quando si è arrivati ad un avversario naturale per qualsiasi ambizione imperiale tedesca, l'Europa è sempre stata capace di dare solo una risposta...

Tyler Durden
27.01.2015
www.zerohedge.com/news/2015-01-27/greece-begins-great-pivot-towar...

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione Bosque Primario
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La Grecia rovescia il tavolo in faccia al presidente dell’ Eurogruppo: la Troika non deve mettere più piede ad Atene!

ATENE - La Grecia rovescia il tavolo con l' Europa e lo fa davanti al presidente dell' Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, volato ad Atene a proporre le condizioni di Bruxelles, tutte rigettate. Il nuovo Governo non vuole né un' estensione del programma di aiuti e né il ritorno della Troika UE-BCE-FMI per concludere l' attuale piano, due mosse che secondo la UE avrebbero dato a tutti il tempo di parlare del futuro. Ma Alexis Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis vogliono voltare pagina subito, e sono disposti a tutto, anche ad assumersi il rischio di arrivare alle prossime scadenze sui titoli senza gli aiuti internazionali. Lo scontro è dunque altissimo, e la Germania chiude anche oggi la porta a qualunque negoziato sul debito: non ci faremo ricattare, ha detto il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. La riunione tra Dijsselbloem e Varoufakis è tesa fin da subito, e si conclude con una breve conferenza stampa nella quale i due si guardano a fatica. E nemmeno ci provano a nascondere l' aperto conflitto:"Non ho alcuna intenzione di collaborare con i funzionari della Troika per l' estensione del programma di salvataggio in scadenza a fine febbraio”, ha detto il ministro. "Ignorare i compromessi già fatti non è la strada da seguire", ha risposto il presidente. Le differenze tra i due sono "enormi", confida una fonte europea. Il nuovo Governo vuole una soluzione che dia sollievo al suo debito, negoziandola in un consesso diverso da quelli intervenuti finora, in modo da arrivare a conclusioni diverse, magari più 'creative' di quelle di Bruxelles, vincolata alle regole. Ma Dijsselbloem esclude l' idea a priori:"Dovete capire che questo luogo dove negoziare esiste e si chiama Eurogruppo", spiega al ministro, mettendo in guardia i nuovi governanti da "mosse unilaterali", dopo le quali il dialogo si interromperebbe immediatamente. L'importante, ricorda, è che la Grecia "non mandi perduto tutto quello che è stato raggiunto negli ultimi anni".

Che l' atmosfera si stia scaldando sempre di più, lo dimostra anche l' escalation di dichiarazioni in arrivo da Berlino:"Siamo difficili da ricattare", avverte Schäuble a proposito delle idee greche sul debito. Ipotesi, quella del taglio o della svalutazione, che considera "un divorzio dalla realtà". Del resto, i privati ci hanno già rimesso una volta con l' 'haircut', il taglio del valore nominale dei titoli deciso durante la ristrutturazione del debito, e la Germania la vede come un' esperienza irripetibile, anche perché darebbe un cattivo segnale agli investitori. Berlino era favorevole solo al prolungamento del programma, "ma solo se fosse collegato a una chiara disponibilità a realizzare le riforme concordate". Questione che da oggi è ufficialmente esclusa, perché, come ha spiegato Varoufakis, la Grecia che rifiuta l' austerità non può accettare l' estensione di un programma basato proprio su quella. Ora tocca al Governo greco decidere cosa fare, ha spiegato Dijsselbloem, lasciando Atene visibilmente alterato. La Grecia, senza piano di aiuti, rischia di finire il 'cash' per onorare le prossime scadenze a metà anno: tra luglio e agosto deve ridare alla BCE circa 6 miliardi di euro. Se non consente alla Troika di tornare, dettando le ultime condizioni per avere l' ultima tranche di aiuti, nemmeno l' attuale programma sarà portato a termine. Il che la taglierebbe fuori anche dal QE della BCE e dalla liquidità d' emergenza per le banche, che da quei fondi dipendono. E il clima teso, si riflette subito sui titoli: lo spread vola a 1.049 e i rendimenti dei decennali, in netto rialzo, a 10,79%. Ma questa è ormai un' arma spuntata, contro la Grecia. Siamo alla guerra tra il nuovo governo di Atene e gli oligarchi di Bruxelles.

30 gennaio 2015
www.ilnord.it/c4010_LA_GRECIA_ROVESCIA__IL_TAVOLO_IN_FACCIA_AL_PRESIDENTE_DELLEUROGRUPPO_LA_TROIKA_NON_DEVE_METTERE_PIU_PIEDE_...
31/01/2015 00:51
 
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La lezione greca: le alleanze per battere le oligarchie devono superare le divisioni

Tsipras vince ma non ha d' un soffio - due soli deputati su 151 necessari - la maggioranza assoluta e che fa? S'allea con un partito nazionalista di destra. Ho detto destra, non neofascista. Ed è un partito fieramente contrario alla Troika, alle imposizioni della UE e anche all' euro, se avere ancora l' euro per la Grecia significasse ingoiare altri bocconi avvelenati, dopo quelli che hanno quasi ucciso la popolazione, prima che l'economia e la finanza. Questa destra con la quale Tsipras ha stretto alleanza non è piovuta dal cielo, era una componente nazionalista del partito di Samaras, che dopo aver visto cosa stava combinando in combutta con Bruxelles, ha sbattuto la porta e se n'è andata per poi presentarsi da sola alle elezioni e ottenere parecchi deputati, un numero così alto da garantire al governo Syriza una maggioranza ampia. Un partito di destra senza se e senza ma che non si fa problemi a governare con un partito altrettanto schierato, ma sul fronte opposto, perché hanno prevalso le ragioni che uniscono su quelle - pur evidenti e di spessore - che potevano dividere. Ad esempio, la destra in questione è contro l'immigrazione selvaggia, è contro il buonismo, l'assistenzialismo ai "poveri migranti" tanto caro in Italia al PD. Eppure né questo partito e ancor meno quello di Tsipras si sono fatti problemi, anzi hanno unito le forze contro un nemico comune: la Troika e la UE dominata dalla finanza e dai diktat della Germania. La vera lezione che esce da quanto sta accadendo in Grecia, non è solo quella della rivolta generale contro le feroci politiche imposte dalla UE che hanno devastato una nazione intera. La vera lezione - tutta politica - sta nel modo in cui Syriza, per volontà principalmente del suo leader vittorioso, sta provando a cambiare la storia, il destino, il futuro della Grecia. E questo modo non tiene più conto dei vecchi steccati ideologici così come non tiene conto neppure delle profonde diversità, che non prevalgono sulla volontà di liberare la Grecia dal giogo tirannico della UE, tra forze politiche diverse, perfino opposte su molti temi, ma unite per combattere il comune nemico. In Italia, il partito più prossimo alla destra greca alleata ora di Syriza è la nuova Lega di Salvini. E il partito più simile a Syriza non è il SEL di quei quattro gatti spelacchiati di Vendola, né il PD, né in tutto, né in parte, pensando alla sinistra di Civati così elegante, nel suo effimero essere il nulla. Il partito più prossimo a Syriza è il Movimento 5 Stelle di Grillo. La lezione greca - quindi - cari Salvini e Grillo, deve insegnare a tutti e due che destra e sinistra possono unirsi nella lotta contro la dittatura dell' euro e degli eurocrati, e possono provare a vincere. Tsipras c' ha messo un istante a capirlo. E che nessuno dica sia stato un accordo di mero interesse, perché l' avrebbe fatto anche se avesse avuto la maggioranza. Perché è impensabile che un solo partito, per quanto forte, possa vincere con un margine così ampio da essere plebiscitario. Se Syriza avesse preso un paio di punti percentuali in più, al massimo avrebbe avuto 152-154 deputati. Pochi, quando devi combattere un nemico fortissimo e agguerritissimo. Lo dico più a Salvini che a Grillo: se dovessi scegliere chi avere a fianco a combattere contro Bruxelles e le sue oligarchie, per quale maledetto motivo pensi sia meglio avere a fianco Berlusconi di Grillo? Consiglio di imparare la lezione greca, invece. Ah, e non vale la rispostina pronta: ma noi della Lega andremo da soli. Perché se questa ottusa posizione l' avesse usata Tsipras, adesso ci sarebbero di nuovo le elezioni. E il caos generale. E la sconfitta. Caro Salvini, pensaci.

Max Parisi
26 gennaio 2015
www.ilnord.it/f191_La_lezione_greca_le_alleanze_per_battere_le_oligarchie_devono_superare_le_d...
31/01/2015 13:18
 
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Scoppiata una Bomba atomica nell’ incontro tra Tsipras e Martin Schulz
Richiesta di Tsipras:“Vogliamo Mandare la Merkel a giudizio presso il Tribunale Internazionale”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da una nostra corrispondente in Grecia:

Alexis Tsipras, durante l’incontro con Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, ha inviato alcuni messaggi alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Non soltanto ha inviato messaggi, ma in pratica ha voluto anche consegnare un memoriale dove si dimostrano i brogli dei grandi industriali (businessmen) greci e tedeschi e quanto questi loro affari sono costati alle casse dello Stato Greco. Tsipras mette sotto accusa i governi tedeschi che hanno collaborato e fatto affari con i grandi industriali ( magnati) greci nell’ interesse delle multinazionali tedesche. “Sig. Schulz”, ha detto Tsipras, “la Germania ha fatto fallire il mio paese ed in questo memoriale ci sono tutti gli scandali con le prove necessarie: la Siemens, i treni, i sommergibili, le società di costruzioni, le evasioni fiscali e la continua immunità concessa per questi delitti. La lista Lagard (attuale dirigente del FMI), è sempre stata tenuta nascosta dai precedenti governi con il consenso della Germania. E questa non è la sola lista”. “Se voi, che avete provveduto al finanziamento delle banche, aveste invece insistito per il controllo finanziario degli industriali miliardari (magnati), invece di buttare i soldi nella spazzatura, si sarebbe potuto varare un programma di salvataggio della Grecia”. “Non è possibile”, ha proseguito Tsipras, “che si licenzino 400 donne delle pulizie e che si lascino impuniti i grandi evasori fiscali che hanno sottratto miliardi di euro. Non è Lei a conoscenza di questo sig. Schulz?”. A un certo punto, scherzando, Tsipras ha detto a Shultz:“Noi possiamo portare la sig. Merkel davanti al Tribunale Internazionale (la Corte di giustizia dell’Aja) per aver causato l’impoverimento del popolo greco, dimostrando il coinvolgimento della Germania nel business dei tedeschi con i magnati greci”.

“Una povertà che consegue alla distruzione del nostro paese sia durante la guerra, sia in seguito, visto che la Germania ci ha imposto, in pratica, gli uomini politici e i governi nel nostro paese”. Il presidente della commissione europea era rimasto di sasso senza poter articolare una parola di fronte a tanti documenti posti sulla scrivania da Alexis Tsipras e da Nikos Papas. Martin Schulz aveva iniziato la conversazione con Tsipras con tono aggressivo:“Che ci dici allora Alexis, hai deciso di fare il duro e mettere la Grecia fuori dall’euro?”. “Sig. Presidente, caro Martin”, ha risposto Tsipras, “vorrei ricordarti che è ancora fresca la scelta del popolo greco verso Syriza, e questa scelta vuol dire fine all’austerity nella Grecia del post memorandum. Adesso io devo mettere in pratica il nostro programma, il programma di Syriza”. “Come puoi fare questo? Dove troverai i soldi, visto che vuoi riassumere i dipendenti statali licenziati, vuoi fermare le privatizzazioni, vuoi aumentare stipendi e pensioni?”, ha risposto Schulz. “Noi abbiamo un programma di riforma dello stato, siamo decisi a cambiare lo stato e il suo clientelismo e farla finita con il potere incontrollato dei magnati e le loro evasioni fiscali con la copertura dei precedenti governi”. A questo punto Tsipras consegna a Schulz un memorandum con le prove schiaccianti, in lingua inglese. “E’ un documento che dimostra i rapporti dei magnati con i governi greci. Il documento è stato preparato da un gruppo di miei deputati e avvocati di Syriza”, ha detto Tsipras. Durante la conversazione con il premier greco, Schulz ha ripreso il discorso del programma di salvataggio della Grecia, tuttavia Tsipras in nessun modo ha voluto ascoltare discorsi che riguardassero il precedente memorandum. “Il memorandum è morto: Kaputt!!”.

Tratto da Triklopodia.gr
www.controinformazione.info/scoppiata-una-bomba-atomica-nellincontro-tra-tsipras-e-martin-shultz-richiesta-di-tsipras-vogliamo-mandare-la-merkel-a-giudizio-presso-il-tribunale-internazionale/#m...
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