È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Forum NWO Nuovo Ordine Mondiale, illuminati, cospirazioni, controllo globale, spiritualità, scienza di confine, Bilderberg, Lady Diana

Tigray - TPLF in rotta, l’esercito etiopico libera la città di Mekele

  • Messaggi
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 4.227
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Master
    00 12/12/2020 18:56

    È tardo pomeriggio, quasi sera, quando giunge la notizia: Mekele, il capoluogo del Tigray, è stata liberata dall’esercito etiopico, che ha così posto fine alla lunga dominazione del TPLF (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray) e al ricatto che soprattutto in questi ultimi due anni esso esercitava sulla regione e di conseguenza anche sull’intera Etiopia. Mekele, che in Italia ancora si continua a chiamare Macallè, esattamente come il Tigray ancora si continua a chiamare Tigrè, (sebbene non siano nemmeno del tutto la stessa cosa, ma a parte questo ormai non sono più i tempi della Battaglia di Adua, e nemmeno quelli dell’AOI: forse i nostri giornalisti e politici ben farebbero ad aggiornarsi un pò) era diventata ormai l’ultima roccaforte davvero importante del TPLF dopo che, nei giorni scorsi, gli altri suoi capisaldi nella regione erano ritornati sotto il controllo delle forze governative. Nel 2018, come abbiamo più volte raccontato, il TPLF aveva perso il controllo del governo federale dell’intera Etiopia, ottenuto nel 1991 all’indomani della caduta del “Negus rosso” Haile Mariam Menghistu. Mentre diventava Primo Ministro Abiy Ahmed, fautore di riforme e svolte politiche che demolivano in maniera anche molto scenografica tutte le vecchie politiche del TPLF, quest’ultimo letteralmente si asseragliava nella sua regione-roccaforte, il Tigray, iniziando una politica non di semplice opposizione o di ostruzionismo ma di vero e proprio boicottaggio e secessionismo nei confronti delle autorità centrali e federali, con tanto d’azioni terroristiche. Il Tigray e i suoi abitanti si ritrovavano così ostaggio dell’élite del TPLF, ed indirettamente a trovarvisi in ostaggio erano un pò tutti gli etiopici, mentre la tensione fra Mekele ed Addis Abeba non faceva altro che salire. Lo scorso 4 novembre le fiamme si sono alzate molto più del solito, e da quel momento l’incendio della guerra civile ha superato il punto di non ritorno.

    È tutt’altro che singolare il fatto che gli uomini del TPLF abbiano scelto d’alzare la posta proprio nel periodo in cui a Washington vinceva Joe Biden, una figura politica che, in quanto ex vicepresidente di Obama, si faceva continuatore e portatore delle stesse politiche che le vecchie amministrazioni Obama, Bush jr e Clinton avevano attuato verso il Corno d’Africa, ovvero rapporti privilegiati con l’Etiopia allora guidata dal TPLF, e destabilizzazione costante dell’area circostante, dal Sudan alla Somalia, senza dimenticare l’Eritrea, da quelle amministrazioni indicata come “Stato canaglia”. Trump, con tutti i suoi difetti, un merito almeno nel Corno d’Africa l’aveva avuto: quello di staccare la spina al TPLF, revocandogli il proprio appoggio. Ciò aveva facilitato il crollo di quel governo, ormai logorato dalle forti contestazioni interne e dalle ribellioni delle popolazioni Oromo ed Amhara, e la sua sostituzione con l’attuale coalizione riformista. Secondo le poche fonti che giungono dal Tigray, la popolazione locale ha accolto come liberatori i soldati dell’esercito federale, voltando le spalle agli uomini del TPLF; di quest’ultimi, solo una minima parte ha continuato a lottare, mentre gli altri hanno preferito darsi alla fuga o comunque “eclissarsi”. Molti di loro, a cominciare dai dirigenti, sono stati incriminati e la polizia federale etiopica dà loro la caccia per assicurarli alla Corte di Giustizia. Ormai da giorni le forze etiopiche erano pronte ad entrare a Mekele: era stato lanciato un ultimatum, scaduto il quale esse sarebbero passate all’azione, e il TPLF aveva rifiutato di cedere. E’ stato scelto d’attendere il più possibile per favorire l’uscita dei civili dalla città, in modo da non coinvolgerli nei combattimenti.

    Va sottolineato come, nel tentativo di resistere alla pressione delle forze governative e di guadagnare tempo, i miliziani del TPLF avessero preso come ostaggi molti civili, per farne scudi umani. Sempre ieri, per la seconda volta a distanza di pochi giorni, da Mekele alcuni razzi erano stati lanciati su obiettivi eritrei, a cominciare dalla capitale Asmara. Anche in questo caso, per fortuna, non sono stati riportati danni d’alcuna entità, ma il motivo del loro lancio era ben chiaro: internazionalizzare fino all’ultimo momento un conflitto che era e che è rimasto interno alla sola Etiopia. Un intervento anche soltanto mirato dell’Eritrea come rappresaglia contro il TPLF, infatti, avrebbe internazionalizzato quel conflitto e soprattutto confermato quanto raccontato dai vari mass media occidentali, italiani in primis, che parlano vagamente di azioni delle forze eritree al fianco di quelle etiopiche. Del resto, il tentativo del TPLF di rivitalizzare un sostegno su di sé all’ultimo momento risultava tardivo e poco credibile anche diversi giorni fa: i suoi principali referenti all’estero, per esempio, dall’Unione Africana a vari governi del Continente, l’hanno scaricato preferendo sostenere Abiy Ahmed e i suoi alleati della regione, mentre sempre pochi giorni fa la riunione del Consiglio di Sicurezza sul Corno d’Africa è stata annullata poco prima del suo inizio. Conclusasi vittoriosamente questa vera e propria guerra lampo, che ha incontrato il sostegno e il consenso dei cittadini etiopici ed in particolare di quelli del Tigray così come dei suoi alleati nella regione, l’Etiopia oggi può dunque legittimamente ed orgogliosamente dire d’aver compiuto un importante passo verso la pacificazione e la stabilità interna, col TPLF messo fuori gioco ed il venir conseguentemente meno di quel grosso ostacolo al processo d’integrazione che esso rappresentava per tutta la regione del Corno d’Africa.

    Filippo Bovo
    28 novembre 2020
    www.opinione-pubblica.com/tigray-tplf-in-rotta-lesercito-etiopico-libera-la-citta-di...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 4.602
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Master
    00 25/12/2021 21:01
    La riconquista di città strategiche da parte delle forze federali cambia gli equilibri del conflitto

    La riconquista da parte delle forze federali etiopi e alleate delle città di Dessiè e Kombolcha, situate nella regione settentrionale di Amhara e ritenute strategiche per il confluire di due assi fondamentali, il primo diretto alla capitale Addis Abeba, il secondo allo sbocco marino di Gibuti, ha cambiato in modo importante gli equilibri della guerra in corso contro i combattenti del Fronte di Liberazione Popolare del Tigrè (TPLF). A più di un anno dall’inizio del conflitto, la poderosa controffensiva lanciata dalle Forze di Difesa Nazionale Etiope (ENDF), l’esercito del Premier Abiy Ahmed, con il sostegno delle truppe Amhara e delle sanguinarie milizie Fano, ha ottenuto risultati militari importanti su località cadute in mano tigrina più di un mese fa: oltre a Dessiè e Kombolcha sul fronte settentrionale sono state infatti riconquistate anche le città di Bati, Kersa, Gerba e Degan, mentre sul fronte di Habu, vicino all’altra città strategica di Mille, il Governo Ahmed ha fatto sapere che la zona di Kalu è stata “completamente affrancata dall’occupazione terroristica” del TPLF. Nel dare notizia dell’avvenuta riconquista delle località Amhara, il governo etiope non ha citato il sostegno delle truppe eritree, alleate dall’inizio del conflitto ma che nelle ultime fasi della guerra sono rimaste posizionate vicino al loro confine. Di fatto la controffensiva federale avviata circa dieci giorni fa ha cambiato le sorti di un conflitto nel quale i tigrini avevano, dallo scorso giugno, ottenuto risultati significativi. Le truppe federali hanno riconquistato tutte, o quasi, le località strategiche in mano ai tigrini. Le forze federali hanno così ripreso il controllo di Gashena, Arbit e di molti altri luoghi del fronte di Gashena, al confine tra la regione di Amhara e quella del Tigrè, mentre a seguire è giunta notizia della riconquista della città simbolica di Lalibela, le cui chiese rupestri sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO. In precedenza l’Esercito Federale aveva annunciato di aver ripreso la città di Chifra, nella regione di Afar, conquistata sempre il mese scorso dai tigrini, che l’avevano presa con l’intenzione di bloccare l’accesso autostradale che collega Addis Abeba al porto di Gibuti, principale porto del Corno d’Africa e sbocco commerciale fondamentale per la capitale etiope. Pur supportate dalle milizie del Movimento di Liberazione Oromo (OLA), le truppe tigrine hanno perso forza, e se su Twitter il loro portavoce Getachew Reda evoca “tattiche consolidate” e ribadisce che l’abbandono di Dessiè e Kombolcha da parte del TPLF era “previsto”; sui media statali etiopi circolano numerose le immagini di presunti combattenti tigrini impegnati a deporre le armi e ad arrendersi all’Esercito Etiope.

    Al netto della propaganda comunicativa promossa dall’inizio del conflitto dal Premier Ahmed e delle provocatorie dichiarazioni tigrine, gli equilibri bellici sembrano pendere ora in favore delle forze federali e alleate. I successi militari etiopi sono del resto anche frutto del comprovato sostegno tecnico di droni, e in alcuni casi di personale, di origine cinese, turca ed emiratina, e il loro exploit è coinciso con la visita del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il quale ha ribadito l’incrollabile sostegno di Pechino alle autorità dell’Etiopia anche in questo frangente. L’impatto di un conflitto che dura da oltre un anno sulla cittadinanza ha intanto provocato partecipate manifestazioni pro-governative nella capitale Addis Abeba, durante le quali sono stati agitati cartelli denuncianti l’interferenza di Paesi occidentali nella politica interna (numerosi appelli sono venuti nelle ultime settimane dagli Stati Uniti e da Paesi europei per gli arresti di massa di persone di origine tigrina effettuati dalle forze di sicurezza locali) ma anche a favore di una distinzione fra “tigrini” e “membri del TPLF”, gruppo che il governo ha designato come “terroristico”. In una nota congiunta, ieri i governi di Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Danimarca e Paesi Bassi hanno di nuovo esortato le autorità dell’Etiopia a smettere di detenere illegalmente privati cittadini in base alla loro etnia e hanno chiesto al governo del Primo Ministro Ahmed di consentire un accesso senza ostacoli al Paese da parte degli osservatori internazionali. La dichiarazione dei Paesi ha ribadito inoltre la preoccupazione e la condanna per le violenze commesse sui civili e per le continue segnalazioni di atrocità commesse da tutte le parti in conflitto. “È chiaro che non esiste una soluzione militare a questo conflitto e denunciamo ogni tipo di violenza contro i civili, passata, presente e futura”, afferma la nota. Il recente bombardamento effettuato dall’Aviazione etiope sulla diga idroelettrica di Tezeke, situata al confine tra le regioni di Amhara, Afar e del Tigrè e che con un serbatoio di 9,3 miliardi di metri cubi di acqua fornisce elettricità a un’ampia zona nel nord dell’Etiopia, ha intanto fatto piombare la regione in un blackout che secondo i tecnici potrebbe durare fino a due mesi.

    07 dicembre 2021
    www.nova.news/la-riconquista-di-citta-strategiche-da-parte-delle-forze-federali-cambia-gli-equilibri-del-co...
  • OFFLINE
    wheaton80
    Post: 4.826
    Registrato il: 21/11/2007
    Città: ROMA
    Età: 43
    Sesso: Maschile
    Utente Master
    00 09/08/2022 14:12
    Etiopia: esercito, “uccisi 800 Shebab in scontri al confine”

    L’Esercito Etiope ha dichiarato di aver ucciso oltre 800 combattenti del gruppo jihadista somalo Shebab, tra cui 24 leader, in operazioni condotte negli ultimi giorni al confine sud-orientale dopo che i jihadisti sono entrati in Etiopia. Lo ha dichiarato il Generale Tesfaye Ayalew, capo del dispiegamento delle Forze di Difesa Nazionali etiopi nella Regione dei Somali. Il generale ha spiegato che gli Shebab hanno cercato di infiltrarsi in Etiopia attraverso il confine orientale del Paese, ma sono stati “respinti dagli sforzi congiunti delle forze di sicurezza”. Da parte sua, il Presidente della Regione dei Somali, Mustafa Omar, ha riferito anche di altri 100 jihadisti catturati, sottolineando che l’avventura del gruppo in Etiopia si è conclusa con “una disfatta dei terroristi”. Altri funzionari della sicurezza della regione hanno riferito a Voice of America di pesanti perdite anche da parte etiope e di diversi ostaggi in mano agli Shehab. Alla fine di luglio centinaia di Shebab hanno attraversato il confine tra Somalia ed Etiopia, riuscendo a penetrare fino a oltre 150 chilometri in territorio etiopico prima di essere fermati. Secondo un funzionario USA citato da Voice of America, l’azione degli Shehab per espandere le proprie attività in Etiopia sarebbe stata “largamente contenuta”. Il Presidente Omar ha annunciato che le autorità etiopi stanno pianificando la creazione di una “zona cuscinetto di sicurezza” per rispondere agli attacchi.

    09 agosto 2022
    www.africarivista.it/etiopia-esercito-uccisi-800-shebab-in-scontri-al-confine...