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Tolleranza zero pesticidi: prima sentenza storica in Italia (2014)

Ultimo Aggiornamento: 28/04/2024 05:44
25/10/2018 22:10
 
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Bayer condannata negli USA per glifosato, crolla in Borsa

Bayer crolla in Borsa a Francoforte dopo la condanna negli USA per gli effetti di un diserbante a base di glifosato che avrebbe causato la grave malattia di un giardiniere in California. A fronte di un danno quantificato in 78,6 milioni di dollari (68,38 milioni di euro) dal Tribunale di San Francisco, il titolo lascia sul campo oltre l'8% a 70,53 euro. Il Tribunale USA ha rigettato ieri le osservazioni del Gruppo tedesco, che sosteneva che non ci fossero prove per affermare che il diserbante sarebbe la causa del tumore.

23 ottobre 2018
www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/10/23/bayer-condannata-negli-usa-per-glifosato-crolla-in-borsa-_31207201-c2da-4d14-ab93-e06b180fe...
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Non siete intolleranti al glutine ma al glifosato: il legame tra l’erbicida e la celiachia spiegherebbe la recente epidemia

“La celiachia e, più in generale, l’intolleranza al glutine, è un problema crescente in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa e Nord America, dove si stima che ora ne soffra il 5% della popolazione. Qui proponiamo che il glifosato, l’ingrediente attivo nell’erbicida Roundup, sia il fattore causale più importante in questa epidemia”, scrivevano i ricercatori in una meta-analisi di 300 studi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology nel 2013, è stato completamente ignorato dai media, ad eccezione di Mother Earth News e The Healthy Home Economist. Ora che il glifosato sta avendo l’attenzione che merita dopo essere stato considerato colpevole in una causa da 280 milioni di dollari per cancro e definito cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbe ora di analizzare il ruolo della sostanza nella celiachia. I sintomi della cosiddetta intolleranza al glutine e della celiachia sono estremamente simili ai sintomi riportati da animali da laboratorio esposti al glifosato, sostengono gli autori dello studio Anthony Samsel, scienziato indipendente che è stato anche consulente dell’EPA sull’inquinamento da arsenico e della Guardia Costiera statunitense sulla reazione ai pericoli chimici, e Stephanie Seneff, ricercatrice del Massachusetts Institute of Technology (MIT).

I due ricercatori segnalano uno studio recente, pubblicato sul Journal of Crop and Weed, su come il glifosato influenzi il sistema digerente dei pesci. La sostanza diminuiva gli enzimi digestivi e i batteri, alterava le pieghe mucose e distruggeva la struttura dei microvilli nella parete intestinale. “Queste caratteristiche richiamano altamente la celiachia”, scrivono Samsel e Seneff. Inoltre, il numero di persone a cui è stata diagnosticata la celiachia e l’intolleranza al glutine è aumentato di pari passo con l’aumento dell’uso del glifosato nell’agricoltura, iniziato negli anni '80 e diventato routine negli anni '90, soprattutto con la recente pratica di bagnare i cereali con l’erbicida poco prima del raccolto. Anche se alcuni sostengono che l’aumento dei casi di celiachia intorno all’anno 2000 sia semplicemente dovuto ai migliori strumenti diagnostici, i ricercatori hanno elencato i seguenti punti a sostegno della loro tesi:

- La celiachia è associata a squilibri dei batteri intestinali che possono essere pienamente spiegati dagli effetti del glifosato su di essi

- La celiachia è associata alla riduzione degli enzimi citocromo P450. Il glifosato è noto per inibire questi enzimi

- Le carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame e altri metalli rari associati alla celiachia possono essere attribuite alla forte abilità del glifosato di chelare questi elementi

- Le carenze di triptofano, tirosina, metionina e seleniometionina associate alla celiachia si abbinano alla riduzione di questi aminoacidi da parte del glifosato

- I pazienti celiaci hanno anche un maggior rischio di linfoma non-Hodgkin, implicato anche nell’esposizione al glifosato

- L’incidenza del linfoma non-Hodgkin è aumentata rapidamente nella maggior parte dei Paesi occidentali nel corso degli ultimi decenni. Le statistiche dell’American Cancer Society mostrano un aumento dell’80% dai primi anni '70, quando il glifosato è stato introdotto sul mercato per la prima volta

- I problemi di salute riproduttiva associati alla celiachia, come infertilità, aborto e malformazioni, possono essere spiegati dal glifosato

I residui di glifosato nei cerali, nello zucchero e in altre colture stanno aumentando probabilmente a causa della crescente pratica della disidratazione delle colture poco prima del raccolto, sostengono i ricercatori. La pratica illegale, diventata routine tra gli agricoltori dagli anni '90, aumenta la produttività uccidendo le colture. Poco prima che le piante muoiano, rilasciano i loro semi per moltiplicare la specie. Morale della storia? Dobbiamo diventare “glifosato-free” e non glutine-free. E questo significa convertirsi al biologico, soprattutto quando si tratta di cereali e animali che si nutrono di essi.

Beatrice Raso
28 novembre 2018
www.meteoweb.eu/2018/11/celiachia-glutine-glifosato-epidemia/...
12/12/2018 04:27
 
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La Bayer taglia 12.000 posti di lavoro in tutto il mondo mentre affronta le 10.000 cause legali contro l’erbicida Roundup (glifosato) della Monsanto

l gigante chimico tedesco, Bayer, è diventata la nuova Monsanto, acquistando la società all’inizio di quest’anno per 62,5 miliardi di dollari. Ma con questa acquisizione è arrivata una carrellata di cause pendenti così costose che Bayer deve licenziare circa 12.000 dei suoi dipendenti in tutto il mondo. Come originariamente riportato dal Financial Times, la Bayer sta abbandonando questo enorme numero di dipendenti, nel disperato tentativo di “riconquistare la fiducia degli investitori” per la Monsanto. Il duro colpo per la società è stata inflitto dalla recente decisione del giudice della Corte Suprema di San Francisco, Suzanna Bolanos, che si sarebbe schierata a favore di un uomo che ha sviluppato un linfoma a causa dell’esposizione al glifosato, il principio attivo principale dell’erbicida Roundup della Monsanto. Questa sentenza del giudice Bolanos ha preceduto le decine di migliaia di altre cause pendenti contro Monsanto, che ora ricadranno sul gigante Bayer mentre attraversano i tribunali. Con l’acquisizione della Monsanto, in altre parole, Bayer sta anche acquistando una lunga lista di contenziosi in sospeso contro Monsanto.

Bayer nega che i drastici cambiamenti abbiano qualcosa a che fare con Monsanto
Anche se la Bayer si trascina freneticamente intorno al suo modello di business nel disperato tentativo di contrastare l’impatto di queste numerose cause pendenti, la compagnia insiste sul fatto che nulla di tutto ciò ha a che fare con le cause legali. “Queste misure sono del tutto estranee”, ha dichiarato al Financial Times il CEO di Bayer (CEO), Werner Baumann, nel corso di una recente conference call. “Non hanno nulla a che fare con l’acquisizione di Monsanto e il contenzioso sul glifosato… Queste misure mirano a migliorare ulteriormente la competitività dell’azienda in futuro”. Secondo Baumann, tutte queste misure pianificate aiuteranno a “liberare risorse per l’innovazione e la crescita”, consentendo alla multinazionale di concentrarsi meglio “sulle nostre attività principali nei settori farmaceutico, della salute dei consumatori e delle colture”.

Saranno le decine di migliaia di cause legali contro Monsanto/Bayer che manderanno in bancarotta questa entità del male?
Baumann può dire tutto ciò che gli piace sulla situazione attuale, ma non è poi così difficile vedere cosa sta realmente succedendo. Basta tener presente che solo una recente sentenza in California contro Monsanto ha portato a un pesante giudizio di 289 milioni di dollari a favore del querelante, la cui esposizione ad un diserbante Roundup lo ha indotto a sviluppare il cancro. Come molte, molte altre cause simili si fanno strada attraverso il sistema giudiziario basato su questo precedente; beh, facciamo i conti: 289 milioni di dollari per 10.000 cause e il conteggio non è di buon auspicio per la Bayer, nonostante il suo enorme arsenale di denaro contante. Potrebbe benissimo essere che, nel corso dei prossimi anni, la Bayer, dopo aver preso la palla al balzo del numero senza precedenti di cause di Roundup della Monsanto, crollerà interamente per l’impatto finanziario di tutto questo. Si può solo sperare, comunque, che questo avvenga, visto che molte sostanze chimiche da loro prodotte, come il Roundup, stanno uccidendo persone ovunque. “Anche a dosi molto basse di esposizione, il glifosato uccide le cellule placentari, embrionali e ombelicali”, avverte Mike Adams. “Il glifosato è associato a danni genetici (mutazioni), comprese aberrazioni cromosomiche, anche a dosi inferiori a quelle riconosciute come “sicure”.

29 novembre 2018
iside.altervista.org/la-bayer-taglia-12-000-posti-di-lavoro-in-tutto-il-mondo-mentre-affronta-le-10-000-cause-legali-contro-lerbicida-roundup-glifosato-della-m...
17/01/2019 00:12
 
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Glifosato, in Francia bloccata la vendita del RoundUp della Monsanto

Il Tribunale Amministrativo di Lione, a seguito di un ricorso presentato da Criigenha, il Comitato per la Ricerca Indipendente e Informazione sull’Ingegneria Genetica, ha annullato l’autorizzazione alla messa in commercio del Roundup Pro 360 della Monsanto, un diserbante contenente glifosato. I giudici francesi hanno valutato che l’ANSES, l’Agenzia Nazionale di Sicurezza Sanitaria e dell’Alimentazione, dell’Ambiente e del Lavoro, ha commesso “un errore di apprezzamento con riferimento al principio di precauzione”, autorizzando la messa in commercio di questa variante del RoundUp a marzo del 2017:

lyon.tribunaladministratif.fr/content/download/152397/1543277/version/1/file/170...

Nonostante l’approvazione da parte dell’Unione Europea della sostanza attiva (glifosato) fino al 2021, la Corte di Lione ha riscontrato che studi scientifici ed esperimenti sugli animali dimostrano che Roundup Pro 360, scrive Générations Futures, ONG francese che da anni si batte contro il glifosato, “è una preparazione con una tossicità più elevata del glifosato, è potenzialmente cancerogeno per l’uomo, sospettato di essere tossico per la riproduzione umana e particolarmente tossico per gli organismi acquatici. Ha concluso che l’uso di Roundup Pro 360 è un danno ambientale che potrebbe avere un gravi effetti sulla salute umana” e per questo ha deciso di annullare l’autorizzazione all’immissione in commercio di questa RU Pro 360. “Chiediamo che Anses”, conclude la ONG, “prenda in considerazione tutte le formulazioni di glifosato e annulli le autorizzazioni alla vendita”.

Enrico Cinotti
16 gennaio 2019
ilsalvagente.it/2019/01/16/glifosatoinfranciabloccatalavenditadelroundupdellamonsanto/46393/utm_content=buffer868ed&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaig...
27/02/2019 20:52
 
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Il glifosato fa male anche alla Bayer: utili in calo e 11mila cause di risarcimento

Il glifosato fa male anche alla Bayer: dopo l’acquisizione della Monsanto e del suo RoundUp, l’erbicida a base di glifosato più usato al mondo, ha registrato nel 2018 un crollo del 76% degli utili, senza considerare le 11.200 cause di risarcimento che hanno presentato negli USA le vittime del pesticida killer. A pesare sul bilancio, scrive Repubblica.it, sono svalutazioni per 3,3 miliardi di euro e oneri straordinari relativi al ramo d’azienda acquisito (2 miliardi di euro). Sui conti pesa pure la spada di Damocle rappresentata dalle migliaia di ricorsi giudiziari che negli Stati Uniti sono stati presentati da agricoltori, giardinieri e addetti alla movimentazione del famigerato erbicida. Dopo la condanna al pagamento del maxi risarcimento di 68 milioni di dollari per Dewayne Johnson, il giardiniere californiano ammalato di cancro dopo aver usato per anni erbicidi a base di glifosato come il Roundup, sono circa 11.200 le cause avviate per chiedere i danni alla Bayer. “Siamo in disaccordo con la sentenza del tribunale sul caso Johnson e abbiamo presentato ricorso”, spiega il CEO di Bayer Werner Baumann. Anche in relazione ad altri procedimenti, sette dei quali sono attualmente previsti per quest’anno, Baumann spiega che “abbiamo la scienza dalla nostra parte e continueremo a difendere con vigore questo importante e sicuro erbicida per un’agricoltura moderna e sostenibile”.

Ettore Cera
27 Febbraio 2019
ilsalvagente.it/2019/02/27/il-glifosato-fa-male-anche-alla-bayer-utili-in-calo-e-11mila-cause-di-risar...
27/02/2019 20:54
 
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Glifosato: l’erbicida aumenta il rischio di cancro?

Il glifosato, un composto contenuto nell’erbicida più usato al mondo, aumenta il rischio di cancro del 41 per cento. È questo in estrema sintesi il risultato di uno studio dell’Università di Washington che si è basato sulla valutazione di ricerche già esistenti, arrivando alla conclusione che faccia impennare soprattutto il rischio del linfoma non-Hodgkin, un tumore del sistema immunitario.

Pareri discordanti tra le autorità mondiali che si occupano di salute
Da tempo l’uso del glifosato in agricoltura e i relativi pericoli per la salute umana sono al centro del dibattito:

- L’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti ha affermato nel 2017 che l’erbicida «non è da considerare carcinogeno per gli umani»

- Sulla stessa lunghezza d’onda si è posizionata l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che ha detto che il glifosato è «probabilmente non cancerogeno»

- Lo IARC, l’Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Salute per la Ricerca sul Cancro, ha invece definito il glifosato come «probabile causa di tumori» perché in grado di danneggiare il DNA

La nuova ricerca americana

La maggior parte degli studi è stata svolta sul modello animale. I ricercatori di Washington però hanno analizzato anche uno studio del 2018 che ha coinvolto oltre 54.000 persone che per professione utilizzavano l’erbicida con il glifosato, quindi a grande esposizione. Analizzando questi dati il team di scienziati ha affermato che esiste un legame fra l’esposizione al glifosato e l’aumento del rischio del linfoma non-Hodgkin.

La risposta della Bayer

Bayer, che è l’azienda produttrice, ha definito l’analisi come una «manipolazione statistica» con «gravi errori di metodo», aggiungendo che lo studio non fornirebbe «prove scientifiche valide che contraddicano l’enorme quantità di studi che dimostrano che l’erbicida che contiene il glifosato non è carcinogeno».

Il parere del mondo scientifico
Diversi esperti si sono espressi sul nuovo studio dell’Università di Washington, ritenendo che seppur con alcuni limiti, la ricerca è comunque un passo avanti. Servono sicuramente nuove e approfondite ricerche sull’uomo per arrivare a conclusioni definitive sull’argomento.

26 febbraio 2019
Fonte: Università di Washington
www.ok-salute.it/salute/glifosato-lerbicida-aumenta-il-rischio-di...
[Modificato da wheaton80 27/02/2019 20:55]
08/03/2019 22:05
 
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Nessun segreto sul glifosato

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha annullato la decisione con cui l'autorità per la sicurezza alimentare aveva negato l'accesso agli studi sulla tossicità e la cancerogenicità del glifosato, la sostanza attiva contenuta nell'erbicida Roundup, il più venduto al mondo. Per i giudici, è legittimo che il cittadino possa non solo sapere che cos'è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell'ambiente, ma anche comprendere il modo in cui l'ambiente rischia d'essere danneggiato dall'azione in questione. L'interesse pubblico prevale sulla protezione degli interessi commerciali, si spiega nel comunicato pubblicato giovedì, nel quale si precisa che quindi la divulgazione delle relative informazioni è pienamente giustificata.

7 marzo 2019
www.rsi.ch/news/mondo/Nessun-segreto-sul-glifosato-11512...
10/03/2019 23:16
 
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I giudici aprono gli archivi: via i segreti su glifosato e latte estero

L’intervento della magistratura apre gli archivi dell’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea e del Ministero della Salute italiano e rende più facile l’accesso alle informazioni ed è un passo avanti verso la trasparenza. Nel primo caso la Corte di Giustizia dell’UE ha annullato le decisioni dell’EFSA che avevano negato ad alcuni richiedenti, tra cui alcuni eurodeputati dei Verdi, l’accesso agli studi sulla tossicità e cancerogenicità del glifosato, un erbicida ad ampio spettro che è il principio attivo del Roundup, un prodotto della Monsanto, gruppo chimico USA recentemente acquisito da Bayer (ma la molecola è la base di moltissimi altri prodotti, anche di altre compagnie). Nel secondo caso il Consiglio di Stato sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero-caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute.

Più trasparenza
La sentenza dei giudici del Lussemburgo mette fine ad un contenzioso nato dalla decisione dell’EFSA di negare l’accesso agli studi perché «la divulgazione di tali informazioni potrebbe arrecare serio pregiudizio agli interessi commerciali e finanziari delle imprese che hanno presentato i rapporti di studi». Secondo l’EFSA, inoltre, «non esisteva alcun interesse pubblico prevalente alla divulgazione delle parti degli studi alle quali i ricorrenti chiedevano accesso, dato che tali parti non costituivano informazioni riguardanti emissioni nell’ambiente ai sensi del regolamento di Aarhus». I giudici della Corte UE hanno smontato questa linea di difesa sostenendo «l’interesse del pubblico ad accedere alle informazioni sulle emissioni nell’ambiente è non solo quello di sapere che cosa è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell’ambiente, ma anche quello di comprendere il modo in cui l’ambiente rischia di essere danneggiato dalle emissioni in questione». I Verdi europei che hanno presentato il ricorso si dicono soddisfatti. L’eurodeputata Michèle Rivasi spiega:«Domanderemo immediatamente all’EFSA l’accesso agli studi ma quella di oggi è una sentenza che fa giurisprudenza perché implica che anche l’industria dovrà essere più trasparente». Anche l’EFSA, però, «accoglie con favore la decisione» perché fornisce «orientamenti all’EFSA e alle altre istituzioni per interpretare la legislazione dell’UE sull’accesso pubblico ai documenti».

Aumenta la sicurezza

Anche la sentenza del Consiglio di Stato italiano va nella direzione di una maggiore trasparenza. Per la Coldiretti che ha sostenuto l’intervento dei giudici amministrativi, infatti, si tratta di un «risultato storico», perché permette di «mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato e ansia e preoccupazione nei consumatori». Nel 2018 in Italia, continua la Coldiretti, è «scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’UE, tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). Per Massimiliano Giasanti, Presidente di Confagricoltura, la sentenza dei giudici amministrativi è «un altro passo importante nella direzione della trasparenza e nella tutela del Made in Italy».

Maurizio Tropeano
10/03/2019
www.lastampa.it/2019/03/10/italia/i-giudici-aprono-gli-archivi-via-i-segreti-su-glifosato-e-latte-estero-mGWdhyniicgBjKl4k2WEKN/pag...
13/03/2019 19:50
 
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Glifosato, “effetti su sviluppo e riproduzione dei ratti anche in dosi considerate sicure negli USA”

“L’esposizione a erbicidi a base di glifosato (GBH), incluso il Roundup, quello più usato al mondo, ha causato diversi effetti sullo sviluppo e il sistema riproduttivo in ratti sia maschi che femmine, anche con dosi attualmente considerate sicure negli USA”. È questo l’ultimo risultato a cui è giunta la fase pilota dello studio globale sul diserbante condotto dall’Istituto Ramazzini e da una rete di partner scientifici tra cui l’Università di Bologna, l’Ospedale di Genova San Martino, l’Istituto Superiore di Sanità, la Icahn School of Medicine del Monte Sinai di New York e la George Washington University. Della ricerca parla il quarto di una serie di articoli pubblicati dalla rivista Environmental Health sulla fase pilota dello studio. I primi risultati sulla possibilità “di alterare alcuni parametri biologici di rilievo” come quelli riproduttivi e del microbioma intestinale, infatti, erano già stati presentati il 16 maggio 2018 al Parlamento Europeo insieme al Gruppo dei Verdi e poi pubblicati in altri tre articoli dalla stessa rivista. Se le precedenti pubblicazioni scientifiche hanno mostrato che l’esposizione a GBHs è associata a diversi effetti avversi, inclusa l’alterazione del microbioma dei ratti durante il periodo dello sviluppo, in particolare prima della pubertà, negli ultimi mesi le ricerche si sono concentrare proprio sullo sviluppo sessuale.

Lo studio pilota
I 300mila euro per lo studio pilota sono stati raccolti grazie ai soci dell’Istituto Ramazzini. La ricerca, che costituisce la base per un successivo studio integrato a lungo termine, mirava a ottenere informazioni generali sulla tossicità degli erbicidi a base di glifosato durante diversi periodi dello sviluppo (neonatale, infanzia, adolescenza) e ad identificare precoci marker espositivi. Il glifosato e un suo formulato (il Roundup Bioflow, MON 52276) sono stati testati su ratti Sprague Dawley, a partire dalla vita embrionale fino a 13 settimane dopo lo svezzamento, esposti a una dose di glifosato in acqua da bere equivalente alla dose giornaliera accettabile nella dieta secondo l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente.

Gli effetti del glifosato sui ratti
Il glifosato e il suo formulato Roundup hanno mostrato effetti avversi per lo sviluppo e il sistema riproduttivo anche a dosi sicure, come la dose giornaliera ammissibile (DGA) attualmente consentita negli Stati Uniti (anche per i bambini), pari a 1,75 microgrammi al chilo di peso corporeo. “Bisogna però tenere conto”, spiega a ilfattoquotidiano.it Daniele Mandrioli, ricercatore dell’Istituto Ramazzini, “che in Europa la DGA è fissata invece a 0,5 mg/kg. Da qui la necessità di procedere con gli studi per verificare se gli effetti finora osservati siano riscontrabili anche con dosi minori, come quella consentita in Europa”. L’esposizione al glifosato è stata associata, in particolare, ad alcuni effetti androgeno-simili, incluso un aumento statisticamente significativo della distanza tra ano e genitali (AGD) sia nei maschi sia nelle femmine, oltre a un ritardo nel primo estro e un aumento del testosterone nelle femmine. “La distanza tra ano e genitali”, aggiunge Mandrioli, “è un parametro significativo per valutare le sostanze che agiscono come interferenti endocrini già a livello prenatale e sono in grado di alterare il normale sviluppo del feto”. L’aumento di testosterone nelle femmine con effetto “mascolinizzante” indica che l’equilibrio ormonale normale è stato alterato verso “un aumento di quei caratteri più tipici del maschio”. Si tratta di effetti misurati su entrambi i sessi, ma che risultano più evidenti nelle femmine. “Uno studio a lungo termine sui GBHs a partire dalla vita prenatale è ora necessario per confermare ed esplorare le prime evidenze sulle alterazioni endocrine e sullo sviluppo emerse nello studio pilota”, dichiara Fiorella Belpoggi, Direttrice dell’area ricerca del Centro per la Ricerca sul Cancro ‘Cesare Maltoni’ dell’Istituto Ramazzini.

Il glifosato, l’incertezza sull’erbicida più usato
Il glifosato è l’erbicida più usato della storia: 8,6 miliardi di chilogrammi di erbicidi a base di glifosato sono stati utilizzati nel mondo a partire dal 1974. L’uso di glifosato è inoltre aumentato di 15 volte a partire dall’introduzione delle coltivazioni geneticamente modificate, nel 1996. Nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo”. Eppure per l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) è improbabile che il glifosato rappresenti “un pericolo cancerogeno per l’uomo”, mentre l’Agenzia Europea per la Chimica (ECHA) ha affermato che “le evidenze scientifiche disponibili non soddisfano i criteri necessari per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione”. È attualmente in corso una valutazione del glifosato da parte dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA). “L’incertezza scientifica che circonda il glifosato e i GBHs”, spiega l’Istituto Ramazzini, “ha inoltre determinato un’incertezza politica, come dimostrato dal rinnovo limitato a 5 anni della licenza per il glifosato che è stato concesso nel novembre 2017 dagli Stati Membri dell’Unione Europea”.

La campagna di crowdfunding
L’Istituto Ramazzini, con il supporto di altri Istituti e Università indipendenti dall’Europa agli Stati Uniti, ha ora lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare il più grande studio integrato a lungo termine sugli effetti dei GBHs, “necessario per estendere e confermare le prime evidenze emerse nello studio pilota e fornire risposte definitive ai diversi dubbi che rimangono sugli effetti cronici sulla salute dei GBHs, inclusi gli effetti cancerogeni”. Il budget totale per questo studio è di 5 milioni di euro. Secondo Alberto Mantovani, Direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità, un aspetto di questo studio rilevante per la valutazione del rischio “è il maggior riscontro di effetti endocrini e sullo sviluppo nel formulato commerciale a base di glifosato rispetto ad una dose equivalente di glifosato puro”. Per Mantovani “l’indicazione che altri componenti presenti nei formulati commerciali possano significativamente aumentare la tossicità del glifosato certamente merita ulteriori indagini”.

Luisiana Gaita
12 Marzo 2019
www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/12/glifosato-effetti-su-sviluppoeriproduzionedeirattianche-in-dosi-considerate-sicure-negli-usa/...
13/03/2019 20:14
 
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Glifosato, Miami vieta l’erbicida per evitare danni alla salute e all’ambiente

Miami non utilizzerà più erbicidi contenenti glifosato, una decisione presa per evitare eventuali danni alla salute dei giardinieri della città e dei suoi bacini idrici. Il glifosato fa male agli esseri umani? La comunità scientifica non ha ancora risposto in maniera unanime a questa domanda, anche se molti studi associano l’uso di questo erbicida all’incidenza di tumori. La multinazionale Monsanto, di proprietà della Bayer, produce uno degli agenti chimici più usati in agricoltura a livello mondiale che contiene glifosato, ovvero l’erbicida Roundup, e continua a respingere le accuse. Intanto, però, alcune organizzazioni governative hanno iniziato ad avallare la sua abolizione: è notizia recente la decisione di Francis Suarez, sindaco della città statunitense di Miami, capoluogo dello stato della Florida, di vietare l’uso di Roundup e prodotti simili nei giardini e nei prati.

Glifosato, i danni causati e le accuse
Il glifosato è finito al centro di una bufera dopo numerosi casi di persone che hanno sviluppato linfomi e cancri dopo essere stati esposti all’erbicida. Oltre al caso del giardiniere malato di tumore DeWayne Johnson, che secondo un giudice californiano dovrebbe ricevere un risarcimento di 78 milioni di dollari da Bayer-Monsanto (decisione a cui l’azienda ha fatto ricorso), circa 8mila contenziosi sono ora aperti negli USA: denunce da parte di giardinieri e altri lavoratori esposti a un uso costante di Roundup o simili. Al momento non tutti gli studi ufficiali danno per scontato l’associazione tra glifosato e l’insorgenza di cancri. Di conseguenza, decisori importanti come la Commissione Europea hanno finora evitato di approvare leggi che lo vieterebbero, non reputando abbastanza inconfutabili le evidenze sulla sua presunta cancerogenicità. L’alto numero di denunce però, e un certo timore che la pressione di una multinazionale potente come Bayer-Monsanto può esercitare sui legislatori, lasciano ancora spazio a dubbi e paure sui reali effetti dell’erbicida.

Miami vieta il glifosato
Mentre il dibattito sulla dannosità del glifosato è ancora in corso, la città di Miami, esercitando il principio di precauzione, ha intanto preso la decisione di bandirlo. Grazie all’intervento dell’associazione Miami Waterkeeper, che si batte per proteggere il bacino idrico della zona, la città ha optato per il divieto dell’erbicida. D’ora in avanti saranno usate solo alternative che sono state accertate come meno rischiose per la salute e anche per l’ambiente. Il glifosato, infatti, è dannoso per l’ecosistema, soprattutto le acque. L’anno scorso Miami ha usato 20mila litri di erbicidi contenenti glifosato, ma ora per i suoi dipendenti che lavorano a contatto con la flora comprerà solo prodotti sicuramente non nocivi, una decisione presa all’unanimità. Il capoluogo della Florida si mette sulla scia di altre località che hanno approvato leggi contro il glifosato o, almeno, contemplato di adottarle: Belgio e Olanda ne vietano la vendita ai privati, mentre il Presidente Emmanuel Macron aveva promesso per la Francia un divieto totale, anche se poi ha deciso di fare retromarcia. Di recente, uno studio ha evidenziato la presenza di glifosato nei prodotti di varie marche di birra e altri ne hanno rilevato tracce perfino in alimenti come la pasta, il miele e il vino, ma anche nei corpi di persone, come lo studente francese Martin (nonostante dichiari di mangiare soprattutto cibi biologici), e addirittura nelle donne incinte. D’altronde il glifosato viene utilizzato in modo massiccio in agricoltura, anche nelle coltivazioni di grano e cereali. In attesa di poter provare la sua cancerogenicità aldilà di ogni dubbio, è encomiabile la decisione di Miami di evitare l’utilizzo di erbicidi che potrebbero avere conseguenze negative a lungo termine.

Andrea Indiano
11 marzo 2019
www.lifegate.it/persone/news/miami-vieta-glifosato
25/03/2019 01:36
 
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Il tribunale su Monsanto-Bayer:“Il glifosato fattore determinante per il cancro”

L’erbicida Roundup contenente glifosato “è stato un fattore determinante” nel procurare il cancro ad un uomo di 70 anni, Edwin Hardeman, che lo ha usato per decenni nel suo giardino. Lo ha stabilito un tribunale californiano all’unanimità, infliggendo il secondo colpo in un anno alla Monsanto, già condannata a risarcire con 78 milioni di dollari il giardiniere Dewayne Johnson, che ha portato a processo la multinazionale ritenendo il glifosato contenuto nel Roundup responsabile del suo cancro. Il colosso americano è anche stato accusato di aver negato l’esistenza di rischi per la salute. Sia a Johnson che ad Hardeman è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin. La nuova pronuncia è arrivata martedì 19 marzo e sposta ora il processo in una seconda fase in cui i giurati si occuperanno della questione della responsabilità e dei danni. I giurati hanno deliberato per quasi una settimana prima di valutare l’unica domanda a cui hanno dovuto rispondere nella prima fase del processo. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Vince Chhabria, ha limitato drasticamente le prove che i giurati hanno potuto ascoltare nella prima fase e ha per lo più escluso l’esame delle prove sulle presunte azioni di Monsanto per controllare o manipolare la documentazione scientifica. Ma tali prove saranno al centro della seconda fase processuale. Il verdetto è stato una vittoria significativa non solo per Hardeman, ma per le altre migliaia di querelanti negli Stati Uniti che hanno fatto causa alla Monsanto e hanno anche affermato che l’esposizione agli erbicidi a base di glifosato della compagnia causava linfoma non Hodgkin. Ovvia la delusione di Bayer, che si è detta certa che “la scienza confermi che gli erbicidi a base di glifosato non causano il cancro. Siamo fiduciosi che le prove nella seconda fase mostreranno che la condotta di Monsanto è stata appropriata e che la società non dovrebbe essere ritenuta responsabile per il cancro del signor Hardeman”.

Riccardo Quintili
20 Marzo 2019
ilsalvagente.it/2019/03/20/il-tribunale-su-monsanto-bayer-il-glifosato-fattore-determinante-per-il-cancro/55260/?utm_content=bufferf64ba&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer&fbclid=IwAR25-Gz8Qth5pFSTbVpxv6h-ynjCAqW-jMj5YzilhwO-ixfJ585...
28/03/2019 22:51
 
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Diserbante al glifosato, Bayer deve risarcire 80 milioni di dollari a un coltivatore

Una giuria di San Francisco ha stabilito che Bayer deve versare 80 milioni di dollari in risarcimenti e danni a Edwin Hardeman, un coltivatore californiano, che secondo i giudici si è ammalato di cancro in seguito alla sua esposizione al diserbante al glifosato Roundup. Secondo la giuria, la Monsanto, controllata dalla Bayer, avrebbe omesso di mettere in guardia dai pericoli del Roundup.

Le azioni di Bayer a picco
Si tratta dell’ennesima mazzata per la multinazionale tedesca, che aveva già visto colare a picco le proprie azioni, qualche giorno fa, dopo che il tribunale di San Francisco aveva stabilito che il prodotto, contenente glifosato, è la causa del tumore alla pelle che ha colpito Hardeman, dopo 26 anni di utilizzo. L'uomo ha denunciato l'azienda, che invece ha sempre negato qualsiasi collegamento tra il prodotto e la malattia riscontrata.

Il processo
Il legale di Hardeman, nell'arringa finale del processo, ha messo in evidenza come "una società responsabile dovrebbe testare i suoi prodotti e dire ai consumatori di essere consapevole che possono causare il cancro. Monsanto non lo ha fatto", ha detto Jennifer Moore, avvocato di Hardeman. Monsanto ha replicato di aver agito in modo "ragionevole sulla base" delle prove scientifiche, ha spiegato Brian Stekloff, legale della società, mettendo in evidenza come l'accusa stava chiedendo alla giuria di credere al fatto che i dipendenti della società hanno messo su una "cospirazione per causare il cancro”.

Il precedente da 289 milioni poi rivisto a 78,5 milioni
La cifra di 80 milioni, di cui 75 milioni in danni, è decisamente inferiore ai 289,2 milioni di dollari riconosciuti lo scorso agosto da una giuria di San Francisco a Dewayne Johnson, ex guardiano di un parco. L'ammontare era stato successivamente rivisto al ribasso da un giudice a 78,5 milioni.

28 marzo 2019
tg24.sky.it/mondo/2019/03/28/bayer-diserbante-glifosato-risarcimento-rec...
15/04/2019 22:21
 
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Storica decisione in Vietnam: stop al glifosato, al bando da giugno

Via il glifosato dalle terre del Vietnam. Il Paese ha appena messo al bando l'uso del famigerato erbicida scatenando le ire degli USA. Il Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale il 10 aprile ha fatto sapere che tutti i prodotti a base di glifosato non potranno più essere utilizzati in Vietnam. Secondo quanto riferito dal Dipartimento per la Protezione delle Piante del Ministero, il divieto è in linea con le leggi vietnamite e le normative internazionali, nonché con le condizioni socio-economiche del Paese. Questa sostanza purtroppo da oltre 40 anni viene ampiamente utilizzata in tutto il mondo per la sua elevata efficienza nel controllo della vegetazione infestante. In Vietnam è utilizzato dal 1994 ma da allora sono stati registrati 104 prodotti commerciali a base di glifosato.

Non si tratta di una decisione improvvisa. Già ad aprile 2016, il Ministero aveva bloccato nuove registrazioni della sostanza nel Paese e raccolto informazioni e dati scientifici relativi agli effetti sulla salute umana e l'ambiente. Inoltre, a fine marzo, le autorità vietnamite avevano già vietato le importazioni di tutti gli erbicidi contenenti tale prodotto chimico. A essere proibiti quindi saranno sia le importazioni che l'utilizzo del glifosato. Secondo il governo vietnamita, il livello tossico degli erbicidi contenenti glifosato è da tempo motivo di preoccupazione, per questo da giugno entrerà in vigore il divieto di utilizzo. Ciò non è piaciuto agli Stati Uniti.

Il Segretario americano dell'Agricoltura Sonny Perdue ha criticato la decisione del Vietnam di vietare le importazioni di erbicidi a base di glifosato, sostenendo che avrebbe "effetti devastanti sulla produzione agricola globale". Fa sapere Perdue che il governo degli Stati Uniti ha condiviso studi scientifici con il Vietnam e che è improbabile che il glifosato sia cancerogeno per l'uomo. “Come ho spesso detto, se avremo intenzione di sfamare 10 miliardi di persone entro il 2050, gli agricoltori di tutto il mondo avranno bisogno di tutti gli strumenti e le tecnologie a nostra disposizione", sono le sue parole. Secondo Bayer, il divieto del Vietnam non migliorerà la sicurezza alimentare.

La società ha ribadito di non essere a conoscenza di alcuna nuova valutazione scientifica intrapresa dal governo vietnamita su cui si basa la decisione. "Il peso schiacciante di oltre quattro decenni di vasta scienza e le conclusioni dei regolatori di tutto il mondo supportano la sicurezza degli erbicidi a base di glifosato", ha detto Bayer. Nel frattempo il colosso dell'agrochimica sta facendo i conti con migliaia di cause legali negli USA, nelle quali viene accusato di aver omesso il rischio di cancro legato all'esposizione all'erbicida. Anche se l'Europa sembra concordare con la posizione degli Stati Uniti, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), nel 2015 ha classificato il glifosato come "probabilmente cancerogeno per l'uomo". La risposta di Monsanto allora era stata quella di portare in tribunale l'Agenzia. Oggi però non può nulla contro la decisione del Vietnam, che potrebbe fare da apripista a livello mondiale.

Francesca Mancuso
12-04-2019
www.greenme.it/informarsi/agricoltura/31251-glifosato...
21/04/2019 22:14
 
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Danni neurologici a un agricoltore: Monsanto condannata anche in Francia

La corte d’appello di Lione, in Francia, ha giudicato la Bayer Monsanto colpevole nella causa intentata da un agricoltore francese che ha accusato danni neurologici in seguito all’utilizzo di un pesticida prodotto dall’azienda biochimica. A partire dal 2004, Paul François, 55 anni, produttore cerealicolo, avrebbe riportato danni neurologici in seguito all’aspirazione accidentali di fumi generati dal Lasso, un diserbante a base di monoclorobenzolo commercializzato dalla Monsanto in Francia fino al 2007, anche se vietato in Canada dal 1985 e in Francia e Regno Unito dal 1992. Secondo l’accusa, accolta dalla corte d’appello francese, la Monsanto sarebbe stata a conoscenza dei rischi connessi all’utilizzo del Lasso e sarebbe stata colpevole di non aver informato adeguatamente i consumatori riguardo al pericolo:“La presunta conoscenza tecnica da parte di chi lo dovrebbe utilizzare non giustifica la mancanza d’informazioni sul prodotto e dei suoi effetti nocivi”, si legge nella sentenza. “Un agricoltore non è un chimico”. Ancora incerto l’indennizzo che la Monsanto dovrà versare all’agricoltore francese: l’accusa chiedeva 1 milione di euro, ma per ora il tribunale ha ordinato alla multinazionale biochimica semplicemente di corrispondere le spese legali del processo (50mila euro). Attraverso i propri avvocati, la Monsanto ha già fatto sapere che ricorrerà nuovamente in appello contro la sentenza della corte francese. Non si tratta del primo processo sfavorevole alla Monsanto: lo scorso mese, un tribunale della California aveva intimato all’azienda il pagamento di un indennizzo di circa 80 milioni di dollari riconoscendo il ruolo determinante dell’uso di un diserbante a base di glifosato, il Roundup, nell’insorgere del linfoma non-Hodgkin in un agricoltore di San Francisco. In questi giorni, il Vietnam ha deciso di eliminare il glifosato dall’elenco di sostanze autorizzate all’interno del Paese, una decisione che segue a stretto giro il bando alle importazioni dall’estero di prodotti a base di glifosato. Proprio in Francia sta crescendo il movimento per vietare l’uso del pesticida il prima possibile: recentemente il Ministro dell’Ambiente François de Rugy ha annunciato misure per abbandonare i pesticidi a base di glifosato entro il 2020 e per dimezzare l’utilizzo di prodotti fitosanitari entro il 2025. Nell’Unione Europea, l’uso del glifosato è stato prolungato fino al dicembre 2022.

12 aprile 2019
www.rinnovabili.it/ambiente/monsanto-condanna-francia/
25/04/2019 13:09
 
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Glifosato, studio choc sui topi:«Danni alla salute per tre generazioni»

Uno studio dell'Università di Washington State pubblicato dalla rivista Scientific Reports getta nuova luce sul glifosato, erbicida prodotto da Monsanto. Nei topi i danni si estendono per tre generazioni. I ricercatori hanno esposto dei ratti in gravidanza ad una dose pari a metà del minimo considerato innocuo, e la prima generazione nata non ha mostrato segni di problemi di salute. La seconda però, scrivono i ricercatori, ha visto un «drammatico aumento» di alcune patologie dei testicoli e delle ovaie delle ghiandole mammarie, oltre che dell'obesità. Nei maschi di terza generazione, inoltre, i ricercatori hanno visto un aumento del 30% delle patologie prostatiche, mentre il 40% delle femmine di terza generazione ha mostrato un aumento delle malattie renali. Più di un terzo delle mamme di seconda generazione ha avuto aborti spontanei e il 40% dei ratti di terza generazione era obeso. “Il fenomeno è chiamato 'tossicologia generazionale”, spiega Michael Skinner, uno degli autori, “ed è stato già visto in sostanze come fungicidi, pesticidi, componenti delle materie plastiche come il bisfenolo A, il repellente per insetti Deet e l'erbicida atrazina. La causa sono dei cambiamenti epigenetici che spengono e accendono geni».

24 Aprile 2019
www.ilmattino.it/salute_e_benessere/glifosato_salute_diserbante_danni_ricerca_topi_24_aprile_2019-4449...
27/04/2019 15:38
 
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“Oste, il glifosato è cancerogeno?”. Così Monsanto manipolava le carte

Lo studio legale statunitense Baum, Hedlund, Aristei & Goldman, noto per aver già pubblicato una prima trance di notizie riservate, ha pubblicato nuovi documenti che vanno ad arricchire lo scandalo Monsanto Papers, ovvero la pubblicazione di e-mail e discussioni private tra i vertici e i dipendenti Monsanto che dimostrano gli sforzi della multinazionale per accreditare il glifosato come un pesticida sicuro. Su Monsanto, ora acquisita da Bayer, pesano già due sentenze di condanna per la cancerogenicità del glifosato e l’azione di pressing interno non è bastata a scongiurarle. Uno dei documenti più importanti resi pubblici oggi è una e-mail del 2000 dell’ex CEO Monsanto Hugh Grant a vari dipendenti Monsanto. Nello scambio, Grant elogia diversi dipendenti per la pubblicazione di successo della recensione ghostwritten, “Valutazione della sicurezza e valutazione del rischio della raccolta di erbicidi e del suo glifo attivo” nei nomi di Williams, Kroes e Munro, 2000. Dalla pubblicazione, la recensione di Williams, Kroes & Munro è stata citata più di 500 volte nella letteratura e fatta valere dall’EPA e da altri organismi di regolamentazione in tutto il mondo nelle loro valutazioni del glifosato. Uno dei temi chiave dei Monsanto Papers è lo sforzo della compagnia per screditare gli scienziati che mettono in discussione la sicurezza di Roundup e glifosato. Un esempio è nella corrispondenza e-mail tra Monsanto e la giornalista Reuters Kate Kelland. Nel 2017, Kelland ha scritto una controversa storia che ha accusato il dottor Aaron Blair (Presidente del gruppo di lavoro IARC per la monografia 112) di nascondere dati che avrebbero cambiato la conclusione dello IARC, secondo cui il glifosato è un probabile cancerogeno per l’uomo. La storia di Kelland non citava fonti, solo “documenti giudiziari”: ciò indusse molti a sospettare che la Monsanto le avesse fornito la storia, che fu successivamente raccolta dai media in tutto il mondo e citata nelle lettere dei membri del Congresso al National Institutes for Health (NIH), che chiedeva un’indagine sui finanziamenti dello IARC. La Monsanto e gli alleati dell’industria chimica hanno promosso la storia di Kelland, acquistando anche pubblicità di Google collegate alla storia. In una e-mail di aprile 2017, il funzionario della Monsanto Sam Murphey ha detto a Kelland:“Pensiamo che questa sia un’informazione di vitale importanza che deve essere segnalata”.

Valentina Corvino
27 Aprile 2019
ilsalvagente.it/2019/04/27/osteilglifosatoecancerogenocosimonsantomanipolavalecarte/fbclid=IwAR1TiA4AHP3CGzTLIWDJeHgEU03pmBw_NgFdv0c_R1PejYOa45...
30/04/2019 13:08
 
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Glifosato, assemblea infuocata alla Bayer: i soci votano contro i manager

Subbuglio nel colosso della chimica e della farmaceutica tedesco Bayer. Ieri sera, dopo un'assemblea durata ore, gli azionisti del gruppo hanno votato contro la dirigenza del gruppo, alla quale è imputata la sbagliata acquisizione di Monsanto. La società americana specializzata nei prodotti chimici per l'agricoltura ha fino ad ora portato più grane che benefici alla Bayer, a cominciare dalla vicenda del diserbante che avrebbe provocato secondo le prime sentenze dei tribunali il cancro ai consumatori. Nell'assise di Bonn, i soci di Bayer hanno votato contro il consiglio di amministrazione del gigante chimico, mostrando in pieno la tensione sulla decisione di acquistare sementi e pesticidi Monsanto, operazione da oltre 60 miliardi di dollari: il 55,5% ha votato contro il board, guidato dal CEO Werner Baumann, con appena il 44,5% degli azionisti a favore. Un enorme calo rispetto al 97% dell'anno scorso. Subito il board ha dovuto convocare una riunione d'emergenza, nonostante il risultato non comportasse una immediata necessità di metter mano alla prima linea del gruppo.

E infatti il consiglio ha comunicato ufficialmente, per bocca del Presidente Werner Wenning, che incassa il voto "molto seriamente" e che farà di tutto "per riconquistare la fiducia degli azionisti nella maniera più rapida e completa possibile". In ogni caso, il management resta compatto alle spalle di Baumann sostenendolo in maniera "unanime". Durante l'assemblea si è capito presto che la perdita di valore a seguito dell'acquisizione, con circa 35 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati, non avrebbe fatto passare ore tranquille agli alti dirigenti dell'azienda tedesca. Dall'acquisizione americana il titolo ha perso il 40% e ora di fatto il mercato valorizza l'intero gruppo poco più del prezzo pagato per la sola Monsanto. A memoria dei presenti, almeno da vent'anni non si era visto un voto contrario al management da parte della maggioranza dei soci, ma qualcuno azzardava a dire che fosse una prima assoluta. Secondo gli specialisti di Bloomberg, questo passo potrebbe accelerare il disegno di Bayer di separare anche societariamente le divisioni che si occupano di chimica per l'agricoltura e sementi da una parte e farmaceutica dall'altra parte.

27 aprile 2019
www.repubblica.it/economia/finanza/2019/04/27/news/assemblea_infuocata_alla_bayer_i_soci_votano_contro_i_manager-22...
08/05/2019 17:05
 
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Le erbe infestanti cominciano a resistere al glifosato (e rovinano le speranze della Bayer)

Alcune erbe infestanti iniziano a mostrare una certa resistenza all’erbicida Roundup della Monsanto-Bayer, che contiene glifosato e che da tempo è al centro del dibattito sulla sua possibile cancerogenicità. Alcuni agricoltori sono così spinti ad usarne sempre di più, il tutto a discapito della salute umana. Accanto ai problemi in tribunale, per la Monsanto adesso ci sono quelli legati all’effettiva funzionalità del prodotto, il famoso erbicida più venduto al mondo. Ci sarebbero già 43 specie infestanti, tra cui l’amaranthus palmeri, che avrebbero già sviluppato una resistenza al glifosato. A raccontare la storia di David Nichols, un agricoltore che abitualmente utilizza l’erbicida, è il Financial Times. Nichols, nonostante l’erbicida al glifosato, sembra che non riesca più a tenere a bada le erbe infestanti. Da quando Bayer ha acquisito la Monsanto, le polemiche non sono mancate. In tribunale il colosso ha già perso due cause con due ex agricoltori che lo accusavano di essersi ammalati di cancro per colpa del glifosato. Ma ci sono oltre 13mila cause uguali. "Ci affidavamo esclusivamente al glifosato. Secondo noi era ottimo", ha detto Nichols, che coltiva vicino al fiume Mississippi nel Tennessee occidentale. "Probabilmente abbiamo abusato di quell'erbicida e ora abbiamo una resistenza completa al glifosato". I 3.600 acri di terra di Nichols sono invasi dall’amaranto, una delle 43 specie di erba in tutto il mondo che ha sviluppato resistenza al glifosato proprio perché in questi anni se n’è molto abusato. Dall’altro lato, il problema è che la Monsanto ha sviluppato colture di cotone e soia OGM che sono in grado di tollerare sia il glifosato che il dicamba. Il tutto va a discapito della salute umana. La resistenza al glifosato sta poi spingendo alcuni a utilizzarne sempre più e questo nel lungo termine potrebbe portare alla distruzione delle colture. Una situazione sempre più difficile da gestire.

Dominella Trunfio
08-05-2019
www.greenme.it/informarsi/agricoltura/31530-erbe-resistenti-g...
14/05/2019 17:21
 
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Terza condanna per Bayer: 2 miliardi di dollari ad una coppia californiana

Salgono a tre le condanne a carico di Bayer per il glifosato e il titolo in borsa va sempre più giù. Una giuria di Oakland, in California, ha dato ragione ad Alva e Alberta Pilliod, una coppia che ha utilizzato il Roundup per oltre 30 anni e che si è ammalata di cancro. La giuria ha stabilito che l’uso del diserbante al glifosato ha rappresentato un “fattore significativo” nell’insorgenza della malattia. Questo verdetto è costato alla multinazionale che ha acquistato Monsanto 2.055 miliardi di dollari: a tanto ammonta, infatti, il risarcimento che la giuria californiana ha previsto per la coppia. Il verdetto di Oakland segue le altre due recenti sconfitte in tribunale, per le quali altre giurie hanno condannato Bayer a pagare complessivamente 159 milioni di dollari. Lo scorso marzo una giuria di San Francisco ha stabilito che Bayer deve versare 80 milioni di dollari in risarcimenti e danni a Andrew Herdemann, un coltivatore californiano che secondo i giudici si è ammalato di cancro in seguito alla sua esposizione al diserbante al glifosato Roundup. La cifra di 80 milioni, di cui 75 in danni, è decisamente inferiore ai 289,2 milioni di dollari riconosciuti lo scorso agosto da una giuria di San Francisco a Dewayne Johson, ex guardiano di un parco. L’ammontare era stato successivamente rivisto al ribasso da un giudice a 78,5 milioni.

Bayer si è impegnata a presentare appello
Bayer si è impegnata a presentare appelli in tutti e tre i casi. La decisione della giuria, ha spiegato Bayer in una nota dopo la decisione di Oakland, “è in conflitto diretto con le decisioni dell’Agenzia per la Protezione Ambientale e il consenso delle autorità sanitarie globali, secondo le quali i prodotti a base di glifosato possono essere usati in modo sicuro e non sono cancerogeni”. Dei 2.055 miliardi di dollari chiesti dalla giuria, un miliardo di dollari sono di danni punitivi. Si tratta di una cifra elevata che, secondo alcuni osservatori, potrebbe spingere Bayer a patteggiare le innumerevoli cause su Roundup. Un patteggiamento globale che potrebbe valere 5 miliardi di dollari.

Valentina Corvino
14 Maggio 2019
ilsalvagente.it/2019/05/14/terza-condanna-per-bayer-2-miliardi-di-dollari-ad-una-coppia-californiana/58516/?utm_content=bufferb55d6&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer&fbclid=IwAR3SyVPKU2puj37dmK0-nrg4uG_eOhLuiyZWJWoySuCyYnjVAYz...
24/05/2019 15:56
 
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Glifosato, la svolta di COOP: stop all’erbicida nell’ortofrutta

La COOP elimina il glifosato dai prodotti ortofrutticoli a proprio marchio. Il leader della grande distribuzione annuncia oggi la svolta in occasione del MacFrut a Rimini, dove presenterà il dossier “Pesticidi: stato dell’arte, valutazione dei rischi, uso razionale e riduzione in agricoltura”. Oltre al glifosato, l’erbicida più usato al mondo, sospetto cancerogeno per la IARC, la COOP ha deciso di mettere al bando da frutta e verdura anche terbutilazina, s-metolaclor e bentazone.

Si comincia dalle ciliegie
La decisione della COOP di eliminare le 4 molecole (che si aggiungono alle 10 già bandite da tempo: clormequat, etossichina, difenilammina, benomilcarbendazin, vinclorzolin, procimidone, pirimicarb, metomil, forclorfenuton e imidacloprid) è stata anticipata da una lettera indirizzata agli inizi di febbraio ai 116 fornitori di ortofrutta a marchio COOP, i quali ricorreranno a modalità di gestione alternative. “Saranno possibili poche e temporanee eccezioni in casi di oggettiva difficoltà”, spiega in una nota il leader della GDO, “che i fornitori dovranno comunque concordare con COOP”. “I primi frutti liberi dai 4 pesticidi ad arrivare nei reparti dei 1.100 punti vendita COOP saranno le ciliegie, seguite a breve distanza da meloni, uva e clementine, per un totale di 15 colture nel corso del 2019; nei successivi tre anni queste pratiche verranno estese a tutte le famiglie dei prodotti ortofrutticoli a marchio COOP, per un volume complessivo di oltre 100.000 tonnellate di prodotti coinvolti (a valore circa 325 milioni di euro). Queste azioni sono parte integrante dell’impegno di COOP a tutela dell’ambiente in cui viviamo, con ricadute positive sulla qualità del prodotto e sulla sicurezza alimentare”.

“Promuovere un’agricoltura di precisione”
Non è nuova COOP a scelte di questo tipo. “Era il 1993 quando COOP avviò una campagna per la riduzione dei pesticidi, raccogliendo 1 milione di firme. Da allora più di 10 molecole chimiche sono state eliminate dai prodotti a marchio COOP, spesso anticipando di anni la normativa; il prodotto a marchio COOP da tempo vanta un ridotto contenuto di pesticidi, inferiore del 70% rispetto al residuo ammesso dalle leggi“. Oggi la scelta viene rafforzata per promuovere “l’adozione di tecnologie agricole innovative in grado di migliorare l’efficienza, la resa e la sostenibilità delle coltivazioni (la cosiddetta agricoltura di precisione), proseguendo una strategia di attenzione per l’ambiente e di sicurezza alimentare praticata da tempo e volta al continuo miglioramento delle prestazioni”. L’Italia è tra i primi Paesi in Europa per il consumo di pesticidi per ettaro coltivato, che si possono trovare negli alimenti e che al tempo stesso contaminano l’aria, il suolo e l’acqua. COOP intende contribuire alla riduzione di questa contaminazione “in attuazione del principio di precauzione”, si legge ancora nella nota, “che ha assunto come linea guida. Il ridurre l’uso di sostanze chimiche che possano generare effetti negativi sull’ambiente e sulla salute va di pari passo con una migliore e più scientifica gestione delle attività agricole. È quello che oggi prende il nome di ‘agricoltura di precisione’, non una vera e propria novità, ma ancora una rarità nell’ortofrutta italiana”.

Pedroni:“Siamo pionieri a tutela del consumatore”
“Quando avviamo una nuova campagna, che per noi significa un impegno nel tempo”, spiega Marco Pedroni, Presidente COOP Italia, “ci consideriamo un pò dei pionieri. Lo siamo stati sicuramente nel '93, quando l’Italia aveva una legge sui pesticidi vecchia di 30 anni e si spargeva nei nostri terreni una media di 3,4 chilogrammi a persona di pesticidi. Oggi, grazie all’attenzione di tutti, delle istituzioni, dei cittadini e delle imprese, non siamo più quel Paese; a fine febbraio i parlamentari di tutte le forze politiche hanno firmato una mozione approvata alla Camera che chiede un deciso freno all’uso di pesticidi, ma rimane ancora molto da fare. Ridurre l’uso di altre molecole controverse dopo quelle che abbiamo già eliminato significa alzare l’asticella, produrre un salto di qualità. E chiediamo anche agli altri di farlo. Alcune di queste molecole sono discusse e criticate, con opinioni anche diverse nel mondo scientifico. Come COOP abbiamo deciso di attivare quel principio di precauzione che ci ha fatto dire di no in altri casi controversi: agli OGM, all’olio di palma, all’uso diffuso o sistematico di antibiotici negli allevamenti. In questo modo pensiamo di fare gli interessi sia dei consumatori che dell’ambiente, ovvero esattamente ciò che una cooperativa di consumatori deve fare”.

Enrico Cinotti
10 Maggio 2019
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