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Appello, ora la moratoria per l’aborto

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 22:50
03/02/2009 15:37
 
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Perché nessuno parla del crollo degli aborti in Croazia?...
Postato il Lunedì, 02 febbraio @ 23:07:49 CET di Peppone

Dal mondo
ABORTO. “L’eccezione Croazia”:
un esempio da seguire

In Croazia, dal 1985 al 2005, gli aborti sono diminuiti del 91,1%. Siamo di fronte a un vero e proprio crollo. La fonte è certa: l’Istituto Nazionale Croato per la Salute pubblica. Un dato statistico del genere è così sconvolgente che avrebbe dovuto scatenare analisti, sociologi, psicologi; produrre convegni e tavole rotonde ai più alti livelli. E invece niente. “L’eccezione Croazia” in tema di aborto, caso unico al mondo, ha avuto un’eco minima sui media. Forse perché il motivo in grado di spiegarla è da individuare proprio nella fede cattolica del suo popolo?...




n Croazia, dal 1985 al 2005, gli aborti sono diminuiti del 91,1%. Siamo di fronte a un vero e proprio crollo. La fonte è certa: l’Istituto Nazionale Croato per la Salute pubblica. I numeri dicono che nel 1989, ultimo anno del regime comunista, si sono avuti 40.000 aborti volontari contro i 4.600 del 2005.
Un dato statistico del genere è così sconvolgente che avrebbe dovuto scatenare analisti, sociologi, psicologi; produrre convegni e tavole rotonde ai più alti livelli. E invece niente. “L’eccezione Croazia” in tema di aborto, caso unico al mondo, nonostante i numeri clamorosi che la stanno accompagnando, ha avuto un’eco minima sui media.
Tra le poche voci che hanno rotto questo silenzio, vi è stato un prezioso articolo dell’ottimo Antonio Gaspari su Zenit, non a caso agenzia cattolica. E sì, perché il motivo in grado di spiegare l’anomalia croata (non solo in tema di aborto, lo vedremo poi) è da individuare proprio nella fede cattolica del suo popolo, una fede che nel tempo si è conservata salda e profonda.
In particolare, i croati non sono mai venuti meno alla devozione verso la Vergine, sviluppatasi nel corso dei secoli per mezzo di santi (gli apostoli del popolo slavo Cirillo e Metodio), Papi (Giovanni IV), imperatori (Eraclio), monaci (i benedettini francesi e poi quelli di Montecassino). E oggi confermata dalle apparizioni mariane della vicina Medjugorje.
Ora, se è vero che la lettura di questi nessi causali (in sintesi: più fede, meno aborti e drammi sociali) è assolutamente pacifica per il popolo croato, nutriamo qualche dubbio sul fatto che i nostri esperti di statistica - in una realtà culturalmente ingessata come quella italiana - reputino queste relazioni causa-effetto degne di essere illustrate. Eppure le cose stanno esattamente così, vediamo perché.
La Chiesa croata, con una paziente azione pastorale, negli ultimi decenni ha contribuito a una profonda ricostruzione del tessuto sociale, completamente sfilacciato dopo lunghe stagioni di iniezioni di ideologia comunista. L’azione educativa della Chiesa cattolica ha portato a una vera e propria rivoluzione nei costumi sociali. Non c’è solo il crollo dell’interruzione volontaria di gravidanza (che di certo non si spiega solo con il fatto che non sia gratuita), anche gli altri dati ufficiali riservano sorprese. La Croazia va in controtendenza rispetto all’emergenza denatalità (è in crescita il numero di famiglie con tre figli) e ha una percentuale di divorzi, nonché di persone affette da Hiv, tra le più basse d’Europa.
Va detto che la gente croata ha vissuto sulla propria pelle cosa significa abitare una società da cui si è cercato di cancellare il sentimento religioso con la violenza. La filastrocca pro Tito “Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito”, a significare la sua abilità nel tenere insieme tante diversità, tace sul fatto che il mezzo utilizzato è stato il sistematico sopruso (prova ne è che all’indomani della sua morte qualsiasi legame fra le varie etnie è sanguinosamente franato).
La storia dell’ex Jugoslavia è tutt’altro che una filastrocca. La verità parla di intellettuali scomodi uccisi e incarcerati dai comunisti titini, di migliaia di chiese distrutte, di centinaia di sacerdoti sterminati; per umiliare la fede del popolo si è arrivati persino ad arare i cimiteri.
A dare credibilità alla voce della Chiesa contribuiscono anche le luminose testimonianze dei suoi figli. Quella dell’Arcivescovo di Zagabria Luigi Stepinac, per esempio, condannato da Tito a sedici anni di lavori forzati perché oppostosi alla creazione di una chiesa separata da Roma. Dalla sua morte, avvenuta nel 1960, nonostante l’opposizione del regime, la sua tomba è diventata meta di continui pellegrinaggi. Giovanni Paolo II, nel 1998, proclamerà Stepinac beato.
È anche a causa di queste storie - numerose e ben ancorate nella memoria del popolo - che oggi le persone si fidano degli insegnamenti proposti dal Magistero della Chiesa, mostrando tra l’altro di essere al riparo da quel rischio di “statolatria” recentemente paventato da Mons. Antonio Amato.
«Non promuoviamo le posizioni cattoliche perché sono cattoliche, ma perché sono le migliori. Migliori per tutti, non solo per i cattolici». Questo è il limpido motto del “Centro per la Vita” di Zagabria, una delle più importanti associazioni a difesa della vita e della famiglia.
Questo slogan è anche una perfetta sintesi dell’azione educativa della Chiesa nel mondo. Al cui cospetto le accuse di ingerenza, che regolarmente si alzano ormai dappertutto (Italia compresa) appaiono, in tutta sincerità, alquanto puerili.
Anche in Italia bisognerà che prima o poi qualcuno risponda a un quesito per nulla scontato. Il vertiginoso aumento dei divorzi (pari al 70% negli ultimi 10 anni), un tasso di natalità tra i più bassi del mondo, gli oltre 4 milioni e 600 mila vite abortite dall’introduzione della legge 194 a oggi, sono piaghe sociali da combattere o eventi fisiologici con cui convivere?
La domanda purtroppo non è retorica. Se così fosse, non si spiegherebbe l’ostilità, spesso rabbiosa, nei confronti di una Chiesa che quei drammi non li nasconde ma li combatte. E anche con successo, specie quando non è lasciata sola (l’esempio croato è lì a dimostrarlo).
Molto meglio - qui sta il punto - inaugurare una nuova collaborazione tra Stato e Chiesa al fine di formare le nuove generazioni. Dare avvio a un vero e proprio “patto” per la costruzione di un piano educativo comune, costituirebbe un’operazione di rinnovamento culturale enorme, la sola in grado di fermare la deriva del nostro paese. A gridarne la scandalosa urgenza basterebbero semplicemente i fatti di cronaca di ogni giorno.
In Croazia (ovviamente non senza qualche atteggiamento restio) quest’alleanza è già operante. Molti programmi educativi statali sono tranquillamente sponsorizzati dalla Conferenza Episcopale Croata. Alcuni di questi sono anche approvati dal Ministero dell’Educazione, ragion per cui sono diffusi e utilizzati nelle scuole di ogni ordine e grado. Tutto ciò senza nessuno scandalo. Anzi, con un grande senso di gratitudine da parte del popolo, il quale non vuole più vivere “etsi Deus non daretur”, come se Dio non esistesse.
La spassionata difesa della vita da parte della Chiesa cattolica (ribadita dalla Cei nell’Istruzione “Dignitas personae”), che non permette incertezze nella difesa dell'embrione e della sua dignità, che vuole impedire manipolazione della vita umana, nuove aberrazioni, attenta a evitare che l’utile abbia la meglio sul giusto e che il desiderio diventi diritto, non è altro, a ben vedere, che l’invito ai popoli di ogni tempo a non autocensurare quel bene immenso che è la ragione umana. Quella ragione che è esattamente il terreno comune di Stato e Chiesa.
Il popolo croato sembra averlo capito. E noi?

di Valerio Pece
Il Sussidiario.net 31 gennaio 2009
[Modificato da LiviaGloria 07/02/2009 16:00]
08/02/2009 21:57
 
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ZI09020801 - 08/02/2009
Permalink: zenit.org/article-17115?l=italian
Si riaccende il dibattito sugli aborti selettivi

Aumenta la selezione artificiale per eliminare i "non idonei"

di padre John Flynn, L.C.

ROMA,domenica, 8 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Poco dopo la fine delle feste natalizie, in Inghilterra si è riacceso il dibattito sugli aborti selettivi di bambini affetti da problemi genetici.

Uno studio svolto dal centro di ricerca per l'autismo dell'Università di Cambridge, ha rilevato che esiste la possibilità di individuare nei nascituri la predisposizione all'autismo, secondo quanto riportato dal quotidiano Guardian del 12 gennaio.

I ricercatori avrebbero individuato un collegamento fra gli alti livelli di testosterone nel fluido amniotico della gestante e le caratteristiche dell'autismo, studiando un gruppo di 235 bambini.

"Qualora vi fosse la possibilità di una diagnosi prenatale per l'autismo, sarebbe una cosa desiderabile?", ha chiesto il professor Simon Baron-Cohen, direttore dell'équipe di ricercatori, al Guardian. "Cosa si perderebbe se venissero eliminati i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico?", ha domandato.

La diagnosi prenatale dell'autismo potrebbe avere qualche risvolto positivo, osserva l'articolo. Secondo la National Autistic Society, aiuterebbe i genitori a prepararsi e a organizzarsi per dare sostegno al bambino.

Accanto all'articolo che ha riportato le conclusioni della ricerca, il Guardian ha pubblicato la testimonianza di Charlotte Moore, madre di due bambini autistici, George e Sam.

Charlotte, riconoscendo le difficoltà che comporta per i genitori crescere un figlio autistico, ha manifestato il timore che molte madri ricorrerebbero all'aborto qualora vi fosse la possibilità di fare una diagnosi prenatale, così come avviene attualmente per la sindrome di Down.

Dal canto suo, ha ribadito che non penserebbe mai ad abortire un figlio autistico. "La nostra famiglia ha una ricchezza e un significato pari alle altre; la vita dei miei figli non è drammatica, né lo è la mia", ha dichiarato. "Una società che punta a rimuovere tutte le variabili che rendono la vita umana così meravigliosamente complessa non è una società in cui io vorrei vivere".

Senza cancro

Le notizie sull'autismo sono giunte poco dopo l'annuncio della nascita in Gran Bretagna della prima bambina selezionato geneticamente per essere priva del gene responsabile del tumore al seno. Secondo un articolo pubblicato il 10 gennaio sul quotidiano Scotsman, una coppia si è sottoposta presso lo University College di Londra a un trattamento di fecondazione assistita in cui gli embrioni sono stati oggetto di diagnosi preimpianto per la selezione di quelli che non contenevano il gene BRCA1.

Le donne affette da questa variazione genetica hanno l'80% delle probabilità in più di sviluppare il tumore al seno, secondo l'articolo.

Sullo stesso quotidiano è stata riportata anche l'opinione di Michaela Aston, di Life charity, per la quale "la vita celebra ogni nuova vita e dà il benvenuto a questo neonato".

"Ciò nonostante, la nostra attenzione va anche a quegli embrioni che sono stati scartati perché considerati non degni di vivere", ha sottolineato la Aston. "Non possiamo dimenticarci che siamo ben più della somma dei nostri geni".

Queste notizie hanno attirato anche l'attenzione di William Saletan, il quale ha pubblicato un commento su Slate, una rivista americana online.

Nel testo, pubblicato il 14 gennaio, Saletan ha sottolineato la tendenziosità letterale del comunicato stampa dello University College London, che affermava: "Prima bambina analizzata per tumore al seno da BRCA1 prima del concepimento nato nel Regno Unito". Saletan ha tuttavia spiegato che la diagnosi è avvenuta invece allo stadio embrionale e che la bambina era uno degli 11 embrioni sottoposti a diagnosi, 9 dei quali sono stati scartati. Due sono quindi stati impiantati e uno di questi è nato.

Giochi di parole

"Questi esami vengono adesso definiti ‘preconcezionali'. Si tratta di un ulteriore passo nella graduale svalutazione degli embrioni", ha osservato Saletan. Gli embrioni ai primi stadi di sviluppo venivano chiamati "pre-embrioni" per rendere più plausibile la loro utilizzabilità nella sperimentazione scientifica. Oggi stiamo cambiando anche il significato della parola concezione.

"Non ti angustiare per i sei ovuli fecondati, scartati e scaricati al fine di selezionare questo bambino. Non erano veramente stati concepiti. Anzi, non erano neanche embrioni", ha proseguito Saletan.

Se il bambino fosse stato concepito in modo naturale, ha aggiunto, avrebbe avuto il 50% delle possibilità di ereditare il gene difettoso. Poi, se anche l'avesse sviluppato, avrebbe avuto una probabilità tra il 50 e l'85% di diagnosticarlo e di curarlo.

"La diagnosi embrionale si sta spostando dalle malattie infantili letali alle potenziali malattie adulte non letali", ha lamentato Saletan.

Questo tipo di diagnosi sembra essere destinata a diffondersi rapidamente. Solo pochi giorni dopo, il 18 gennaio, il quotidiano Scotland on Sunday ha annunciato che a centinaia di coppie scozzesi sarà presto offerta la possibilità di diagnosi finalizzata a creare "bambini su misura", liberi da ogni malattia genetica.

Un servizio di diagnosi sarà avviato tra qualche mese in Scozia da parte del Glasgow Center for Reproductive Medicine (GCRM). L'iniziativa prevede l'analisi embrionale per la diagnosi di uno dei 200 geni responsabili di patologie ereditarie, tra cui tumori e fibrosi cistica.

Successivamente si provvede a impiantare solo quegli embrioni che sono liberi dallo specifico difetto genetico, con un costo di 5.500 sterline per ogni trattamento. Ad oggi, tali prestazioni non sono possibili in Scozia, mentre già lo sono in Inghilterra.

"Questa non è una cura delle malattie, ma un modo per distruggere i bambini che ne sono affetti, ad uno stadio precoce della vita. È del tutto contrario all'etica e non può essere avallato", ha affermato al quotidiano un anonimo portavoce della Chiesa cattolica in Scozia.

Terreno scivoloso

Un successivo articolo, inerente le diagnosi prenatali, ha sollevato ulteriori timori nei confronti della vita non nata. Il 25 gennaio, il Sunday Times ha riferito di alcuni laboratori genetici che effettuano analisi della paternità sui nascituri.

Questi esami, ha spiegato l'articolo, consento alle madri di abortire nel caso risultasse che il figlio fosse frutto di una relazione extraconiugale.

Secondo l'articolo, DNA Solutions, il maggior centro per le diagnosi genetiche nel Regno Unito, attualmente effettua circa 500 analisi prenatali di paternità ogni anno. Il Sunday Times ha anche osservato che questa società riconosce che alcune donne usano le analisi per poi decidere di abortire nel caso risultasse che il padre del bambino sia quello "sbagliato".

Josephine Quintavalle, fondatrice di Comment on Reproductive Ethics, ha affermato: "Effettivamente è molto preoccupante. È evidente che coloro che si sottopongono alle diagnosi potranno poi decidere di voler abortire. E coloro che offrono queste analisi stanno incoraggiando ‘soluzioni' di questo tipo".

Le donne che si sottopongono a questi esami per diagnosticare problemi genetici o di paternità dovrebbero riflettere sul caso di Victoria Lambert, che ha scritto un articolo sul quotidiano Daily Mail del 3 gennaio in cui racconta la sua esperienza di quando ha abortito un bambino disabile.

Il figlio era affetto dalla sindrome di Patau, nota come trisomia 13. Molti di questi bambini muoiono alla nascita o poco dopo, ma altri sopravvivono fino alla prima età adulta.

Aver abortito l'ha lasciata con profonde ferite, ha scritto la Lambert. "Detto semplicemente: la mia decisione e le relative conseguenze mi hanno torturata per gli ultimi nove anni".

La donna ha quindi raccontato che qualche anno dopo la gravidanza abortita, all'età di quasi 40 anni, è rimasta nuovamente incinta, ma quando si è presentata la possibilità di sottoporsi a diagnosi prenatale, si è rifiutata.

"Mi sono resa conto, dopo aver deciso di non effettuare analisi per la sindrome di Down o per qualsiasi altra cosa, che avevo smesso di preoccuparmi di come sarebbe stata nostra figlia", ha affermato. "Sarebbe stata la nostra bambina e, fintanto che fosse nata viva, ogni altra cosa sarebbe stata gestibile".

Mentre lo sviluppo delle diagnosi prenatali entusiasma gli scienziati, aumenta il rischio che "la stessa facilità e semplicità degli esami possa rendere le decisioni di vita o di morte troppo facili da prendere... e da rimpiangere", ha concluso.

"Preoccupazioni eugenetiche o di igiene pubblica non possono giustificare nessuna uccisione, fosse anche comandata dai pubblici poteri", osserva il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2268). Paradossalmente, mentre l'opinione pubblica si esprime sempre di più contro la pena di morte per i criminali, emette sentenze di condanna per i nascituri innocenti.

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Difficile che le nazioni rinuncino allo strumento dell'aborto. Si tratta del più celere e micidiale mezzo di controllo demografico globale (d'altronde i numeri parlano da soli), tema che sta particolarmente a cuore ai fautori del Nuovo Ordine Mondiale.

CHI OSA, VINCE!
10/02/2009 10:57
 
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Altro che Genocidio, ora vi do dei numri io.

33.400.000,00 aborti in America dal 1972 ad oggi..

Invece in Italia solo 130.000,00 all'anno.
Schifosi, dovrebbero ricordare anche questi Bambini e non solo gli altri crimini di guerra. [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]


"...non spegnere lo Spirito, non disprezzare le profezie...esaminare ogni cosa e ritenere ciò che e buono" (Cfr. 1Tess. 5,19-20).
10/02/2009 11:04
 
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Re: Tutti
GEBURAH7, 10/02/2009 10.57:

Altro che Genocidio, ora vi do dei numri io.

33.400.000,00 aborti in America dal 1972 ad oggi..

Invece in Italia solo 130.000,00 all'anno.
Schifosi, dovrebbero ricordare anche questi Bambini e non solo gli altri crimini di guerra. [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]




L'altro giorno mi sono fatto per modo di dire una cultura riguardo l'aborto, la cosa che mi ha schifato di più è in polposition abortiscono le donne sposate con già due figli. Figuratevi se questa cosa non mi ha fatto incazzare. Già credevo che fossero per la maggior parte ragazze madri, ma pensandoci bene per logica non poteva essere il contrario.
Crescita demogrfica zero, ma che vadano a fanculo!!!
"...non spegnere lo Spirito, non disprezzare le profezie...esaminare ogni cosa e ritenere ciò che e buono" (Cfr. 1Tess. 5,19-20).
10/02/2009 11:14
 
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ScusateMI, se sono un pò i.......o, ma è per il semplice motivo che a fine Marzo mi arriverà il terzo figlio.
Mio figlio nascerà alla 38ma settimana con taglio cesario.
Quindi la sua gravidanza non durerà 9 mesi ma 8,5.
sono sicuro che qualche politico Italiano proporrà anche in Italia l'aborto a 9 mesi.

Come si può pensare a questa cosa assurda, come...come cazzo può Barak approvare una legge del genere.
Ora capisco perchè le profezie dicono chè la bestia dal mare sarà distrutta e che molti stati spariranno dalla faccia della terra.
DIO schiaccerà il loro orgoglio e gli farà passare la voglia di sosotituirsi a lui.
"...non spegnere lo Spirito, non disprezzare le profezie...esaminare ogni cosa e ritenere ciò che e buono" (Cfr. 1Tess. 5,19-20).
12/02/2009 12:30
 
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Prima in Europa per aborti

E' in corso di discussione il disegno di legge del Governo spagnolo che presupporrà un enorme aumento del numero degli aborti, arrivando a superare i 230.000 all'anno nel 2015.
E' quanto dichiaral'Istituto per la Politica Familiare (IPF), il cui presidente, Eduardo Hertfelder, ha chiesto al Governo di "rettificare immediatamente" il provvedimento.
L'approvazione del progetto di legge nei suoi termini attuali, in considerazione della progressione storica dell'aumento della percentuale di aborti, determinerebbe, entro 7 anni, la morte di 637 bambini al giorno, il che significa un aborto ogni 2,3 minuti.
Dichiara Hertfelder che "l'aborto libero fino alla 12ª settimana, insieme al 'colabrodo attuale' degli aborti permessi fino all'ultima settimana di gestazione per il cosiddetto 'rischio psicologico per la madre', così come il decreto-legge approvato recentemente di mancata registrazione dei dati che aumenterà la frode della legge attuale, provocherà un 'effetto di richiamo' nel resto dei Paesi dell'UE".
La Spagna sarebbe destinata a diventare così nei prossimi anni il Paese con il più alto numero di aborti in Europa, in contrasto con la tendenza alla stabilizzazione e perfino alla diminuzione in altri Paesi europei.
"Mentre sia nei Paesi dell'allargamento (la Romania ha visto una diminuzione del 67%) che in quelli dell'Europa a 15 (Germania, Italia, ecc.) in cui storicamente si è registrato un gran numero di aborti il loro numero diminuisce, la Spagna è passata dal rappresentare uno su 31 aborti europei a 1 su 12", ha affermato Herteflder.
Prende posizione sulla vicenda anche l'Arcivescovo emerito di Pamplona, monsignor Fernando Sebastià, che, in una lettera pubblicata sui media digitali ha criticato duramente l'annuncio del Governo, che trasformerebbe la Spagna nella "patria dell'aborto in Europa".
La permissività di fronte all'aborto sta facendo di noi una Nazione degradata e corrotta", ha osservato il presule. "Non possiamo essere complici in questa corsa per la distruzione morale della Spagna e degli Spagnoli".
"Vogliamo che l'aborto sia considerato per quello che è, un crimine disumano e distruttore, anziché essere presentato come un diritto e una soluzione".
Monsignor Sebastián ha aggiunto che gli abortisti "ricorrono sempre allo stesso sofisma: considerare e presentare l'aborto dal punto di vista degli adulti. E' come interpretare il furto dal punto di vista degli interessi dei ladri".
"Il vero punto de vista per valutare umanamente l'aborto è quello del bambino abortito. Se non è lecito uccidere un bambino appena nato, perché sarebbe lecito ucciderlo qualche settimana prima della sua nascita? Solo per la convenienza dei più forti", denuncia.
Il presule chiede "urgentemente" alle famiglie cattoliche di reagire contro l'"esaltazione del 'sessualismo' selvaggio" che si sta impiantando nella nostra società "con l'impulso delle minoranze nichiliste e il silenzio codardo di quasi tutti gli altri", nel cui contesto l'aborto non è altro che "un ulteriore elemento del sistema".
Monsignor Sebastián chiede poi ai politici "un dibattito serio" e in cui "tutti possiamo parlare alle stesse condizioni, un dibattito in cui i cattolici e tutte le persone oneste possano parlare e manifestarsi con chiarezza e libertà".
Allo stesso modo, chiede ai politici e agli intellettuali contrari all'aborto di "avere il coraggio di dirlo chiaramente" e di chiedere ai loro partiti "libertà di coscienza per votare".
Durissima, infine, è la posizione espressa da Lola Velarde, presidente dell'IPF European Network, "in questo momento non esiste una domanda sociale in Spagna che giustifichi la promulgazione di una nuova legge sull'aborto", per cui "si tratta di un progetto meramente ideologico con implicazioni a livello mondiale".
"In questo momento in Spagna esiste di fatto l'aborto libero, visto che c'è un'enorme frode nel ricorso al presunto pericolo fisico o psicologico per la madre, al quale si può far appello durante tutta la gravidanza", ha affermato.

La legge, inoltre, "aggrava ancor di più il problema delle donne che ricorrono all'aborto, sulle cui conseguenze fisiche e psicologiche ci sono sempre meno dubbi in ambito scientifico".
Dall'altro lato, secondo la Velarde, la "rete di esperti" creata dal Governo per assistere la redazione della legge è "totalmente unilaterale", visto che in essa, afferma, "sono stati vietati i gruppi di difesa della vita".
"Per fare un esempio, è presente Javier Martínez Salmeán, membro dell'Equipo Dafne, che elabora ricerche per i Laboratori Schering, responsabili della commercializzazione della pillola anticoncezionale".
Dietro tutto ciò, spiega, c'è "un progetto ideologico a livello internazionale, del quale la Spagna sta diventando la punta di diamante", portato avanti da "lobbies molto forti che hanno interessi non solo ideologici, ma anche economici".
[Modificato da LiviaGloria 12/02/2009 12:32]
12/02/2009 12:49
 
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24 Gennaio 2009
INTERVISTA
«Obama rilancia l'imperialismo culturale»
Obama ha rilanciato una politica di «imperialismo culturale». E’ quanto afferma Steve W. Mosher, presidente del Population Research Institute, commentando la decisione del neo-presidente americano di ripristinare i fondi per le organizzazioni che diffondono l’aborto nel mondo. «Ad oggi – spiega Mosher in una intervista che apparirà su Avvenire di domani, 25 gennaio – 130 paesi nel mondo vietano l’aborto o lo ammettono solo in circostanze molto ristrette». Finanziare organizzazioni americane come l’IPPF (International Planned Parenthood Federation) o agenzie come l’Unfpa (il Fondo Onu per la popolazione), è una forma di imperialismo culturale perché queste organizzazioni «sfidano la sovranità nazionale degli Stati facendo lobby per la legalizzazione dove l’aborto non è ancora ammesso e realizzando quanti più aborti possibili forzando le leggi locali».«Obama – dice ancora Mosher – vuole dunque finanziare con i dollari delle tasse di tutti gli americani, organizzazioni internazionali che volontariamente infrangono le leggi della maggior parte degli stati del mondo».

Steve Mosher è stato il primo giornalista nel mondo, all’inizio degli anni ’80, a documentare le atrocità commesse dal regime cinese nell’applicazione della «politica del figlio unico» e un suo dettagliato rapporto sul coinvolgimento diretto dell’Unfpa e dell’Ippf nella pratica degli aborti e delle sterilizzazioni forzate, sempre in Cina, è stato alla base della decisione di George W. Bush di sospendere il finanziamento di queste organizzazioni che Obama ha ora ripristinato.
Giornale in edicola
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[Modificato da LiviaGloria 12/02/2009 12:52]
14/02/2009 14:17
 
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10 Febbraio 2009

Giorgio Pardi: «L'aborto è un omicidio»

Parla Giorgio Pardi, il medico che, assieme al suo maestro Giovanbattista Candiani, fu il primo a eseguire un'interruzione di gravidanza in Italia con l'introduzione della legge 194.
di Emanuele Boffi

«Sono ateo, l'ho già detto?». A Giorgio Pardi preme molto che ai suoi interlocutori sia ben chiaro «che io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l'aborto un omicidio non serve la fede. Basta l'osservazione. Quello è un bambino. L'aborto è un omicidio. Fatto per legittima difesa della donna». A parlare è il medico che, assieme al suo maestro Giovanbattista Candiani, fu il primo a eseguire un'interruzione di gravidanza in Italia con l'introduzione della legge 194.
Le pareti del suo ufficio nella clinica Mangiagalli di Milano sono una sorta di curriculum murale, professionale e caratteriale, del professore. Accanto a tre file di libroni in cui il titolo è scritto in caratteri più minuti del maiuscolo nome del loro autore (GIORGIO PARDI), stanno accatastate le più insigni riviste mediche moderne come Lancet, England Journal of medicine, British Medical Journal, sulle quali il dottore pubblica regolarmente. Poi, da altri indizi, si desume che Pardi, oltre a essere stato presidente della Società italiana di medicina perinatale e presidente dell'Associazione ginecologi universitari italiani, gode di una fama che oltrepassa l'oceano. Nell'ottobre scorso è stato nominato membro onorario della Società americana di ginecologia e ostetricia. Primo italiano, da cent'anni a questa parte, a ricevere tale riconoscimento. Professore ordinario all'Università statale di Milano, attualmente dirige il reparto Donna e bambino della Mangiagalli, la clinica ginecologica più grande e importante di tutto il Nord Italia. Ma al curriculum professionale rivelato da una parete, va aggiunto ciò che racconta il muro che sta di fronte, dove sono incorniciate e appese una ventina di vignette di Altan. Ritagli di giornale ingialliti messi sotto vetro che fan quasi da cornice alla locandina di un vecchio film con Gregory Peck e Ingrid Bergman: Io ti salverò.
E se il sarcasmo ferino del vignettista di sinistra può quasi far da simbolo all'atteggiamento sardonico di questo gran barone della medicina, il titolo della pellicola sembra quasi lo slogan di quel che Pardi sta cercando di fare oggi: salvare i figli non ancora nati ma forse già rifiutati di chi viene in Mangiagalli per abortire. Naturalmente, l'interessato glissa. Ma Paola Marozzi, direttrice del Centro aiuto alla vita (Cav) dell'ospedale spiega a Tempi la sua mirabolante stima per «il professore, persona di eccezionale onestà intellettuale». Questo perché, «pur non essendo ancora partito per meri problemi logistici», è intenzione di Pardi trasferire gli uffici del Cav proprio a fianco di quelli del Consultorio. Sarebbe il primo caso in Italia e la direttrice spera «che così poi ne possano seguire altri». «Alle donne che si rivolgeranno al Consultorio - continua Marozzi - verrà consegnato un foglietto informativo per metterle a conoscenza delle nostre iniziative. La donna, se vorrà, potrà rivolgersi a noi e godere, se necessario, dei sussidi che mettiamo a disposizione delle madri in difficoltà economica». «Perché, vede, Pardi, come noi, sa bene che chi ricorre all'aborto comunque, poi, ne soffre. Dunque, come noi, cerca in tutti i modi di evitare che si arrivi a tale scelta. Certo, poi ci sono anche delle differenze, perché noi siamo cattolici e lui, non so se si sa, è ateo».

Non può essere un diritto
La clinica in cui Pardi lavora ha compiuto da poco cent'anni. Nata il 26 settembre 1906 per opera dell'ostetrico e sindaco Luigi Mangiagalli, sorse con lo scopo di dare alle milanesi meno abbienti la possibilità di partorire senza rischi. Da sempre la Mangiagalli ha come suo obiettivo l'assistenza globale del paziente; la stessa struttura rispecchia tale intento ed è questo uno dei motivi per cui è sorta accanto all'ex convento di Santa Caterina dove c'è la ruota per i bambini abbandonati. Ma la Mangiagalli non è stata solo questo; negli anni Settanta divenne il simbolo della battaglia in favore della regolamentazione dell'aborto. In seguito all'esplosione dell'Icmesa di Seveso furono proprio i medici dell'ospedale milanese a insistere per introdurre in Italia la legge. A quei tempi, mentre gli antiabortisti sfilavano fuori dalle mura con i cartelli 'Mangiagalli mangiabimbi' il professor Pardi se ne stava all'interno, sostenendo, come oggi, la necessità di una depenalizzazione che debellasse le pratiche clandestine delle mammane. «E ancora oggi - conferma il dottore - ritengo che la 194 sia un'ottima norma. Mi fa un po' ridere chi sostiene sia intoccabile. Ma come intoccabile? Nessuna legge, dice la Costituzione, è intoccabile. Casomai, come io penso, si può dire che non serva ritoccarla, ma solo applicarla fino in fondo, soprattutto in quella sua parte iniziale in cui si prescrive tutto il necessario per far recedere la donna dal suo intento».
Secondo Pardi «la discussione oggi dovrebbe vertere su questo aspetto: bisogna fare in modo che la donna non abortisca, che sia informata il più possibile sulle conseguenze che una tale scelta provoca, che sappia quali sono gli aiuti anche economici che le possono essere offerti per poter scegliere. Dunque, che sia una scelta il più possibile responsabile. Chi interrompe una gravidanza deve essere ben conscio di procurarsi una ferita che lascia cicatrici profonde, indipendentemente dal metodo abortivo usato». Per il dottore non si può considerarlo un 'diritto'. «Ma che significa? Certo, non mi spingo fino a dire che bisogna convincere la donna a non interrompere la gravidanza, ma metterla in grado di poter decidere realisticamente che cosa fare, non in base a suoi diritti, ma in base alla sua libera responsabilità, ecco questo mi sembra il minimo».

I Cav in ospedale
Nel 2005 si sono registrati in Mangiagalli 6.595 parti e 100 mila prestazioni ambulatoriali. A fronte di tante nascite sono state 1.720 le interruzioni di gravidanza. Secondo uno studio, il 37 per cento delle donne che abortiscono non hanno un impiego stabile (10 per cento studentesse, 12 per cento casalinghe, 3 per cento in cerca di prima occupazione, 12 per cento disoccupate). Per queste donne «si potrebbe fare molto» sostengono al Cav, e della medesima opinione è Pardi. Tutte le polemiche che nella scorsa legislatura insorsero sulla proposta del ministro Francesco Storace di far entrare i Cav negli ospedali paiono non riguardare Pardi. «Ho un ottimo rapporto con loro. Certo, ricordo che il Cav (il primo in Italia) nacque qui in modo violento, come era inevitabile in quegli anni, ma poi è stato gestito in modo molto assennato. In fondo, lavoriamo entrambi per lo stesso scopo pur partendo da punti di vista distanti».
Però, se per il 37 per cento delle donne la ragione che le spinge all'aborto può essere rintracciata nella penuria economica, come la mettiamo con il restante 63 per cento che, secondo lo studio, «ha un impiego stabile»? «Io credo - risponde Pardi - che il problema più che economico sia esistenziale. Oggi non si sa più che cosa significhi procreare. Si vive questa realtà biologica come se fosse imposta dalla società». è come se fosse andato perso non solo il genio femmineo dell'accoglienza, ma anche fosse stata censurata la stessa realtà anatomica della donna. «La donna sceglie di non fare figli per essere competitiva con l'uomo. Scelgono di avere bambini dopo la carriera, dopo essersi sistemate, a quarant'anni anziché a venti. L'emancipazione femminile ha portato infine all'adozione di un modello maschile». E invece? «E invece perché non pensare anche che per una donna l'avere un figlio è la massima realizzazione? Cosa può esserci di più grandioso di una vita che ti nasce dentro? Cosa c'è di più grande del donare la vita?». Pausa. «Se potessi rinascere, rinascerei donna». Risata fragorosa.

Nove sani e un malato
Ai tempi del dibattito sulla legge 40 (fecondazione medicalmente assistita) il professor Pardi disse ad Avvenire a proposito dell'aborto terapeutico: «è un problema culturale e sociale. Abbiamo creato la cultura del feto perfetto: la donna vuole, esige un feto perfetto e rifiuta il benché minimo grado di imperfezione». «Oggi - ribadisce a Tempi - si presentano signore con referti da cui risulta che il bambino ha sei dita in un piede. Vivono questa banale anomalia come un dramma. Constato come questa leggera imperfezione porti molti a ritenere che la vita, non potendo essere considerata assolutamente impeccabile, non essendo 'di qualità', sia in qualche modo da rifiutare. C'è, cioè, una spaventosa difficoltà ad accettare l'imperfezione, la difficoltà. Anzi, diciamo meglio: non si accetta più la malattia. Per la cultura di oggi imperfezione uguale eliminazione. Ma tutto ciò è mostruoso. Non mi si fraintenda, ma, qualche sera fa, ho visto in televisione un documentario in cui si mostravano i referti dei medici nazisti che decretavano la messa a morte dei malati di mente. Li si eliminava perché imperfetti. Ecco, io non posso accettare che si pratichi l'aborto per correggere un'imperfezione. L'aborto serve solo per preservare la salute fisica o psichica della donna che ne fa richiesta».
Far capire che la medicina non può tutto e che nella vita ogni cosa è un po' provvisoria e spuria è per il ginecologo della Mangiagalli ogni giorno più arduo. «Trent'anni fa di dieci pazienti che si presentavano davanti al medico, nove erano malati e uno aveva bisogno di qualche buona parola. Oggi da me arrivano un malato e nove sani. Si capisce?». A Pardi la questione sembra di fondamentale importanza: «Quel che voglio dire è che oggi il dottore, oltre a saper curare, deve saper parlare. Abbiamo bisogno di medici molto bravi a far capire ai loro pazienti come stanno le cose. Lo dico anche per il mio campo, dove il 30 per cento sono straniere».

Lo smoking dei dottori rispettabili
Ma non ci sono solo oceani linguistici da colmare, esistono anche montagne semantiche da scalare. Per Pardi oggi il problema è ritornare a nominare le cose per quello che sono. «Per questo non ho nessun problema a dire che l'aborto è un omicidio. La vita comincia col concepimento». Eppure, soprattutto durante il dibattito referendario sulla Fiv, furono in molti a sostenere che «la vita inizia a 14 giorni dal concepimento», che «prima dell'embrione c'è l'ootide», che «un bambino è tale quando lo decide la donna» (quest'ultima è di Carlo Flamigni). «Cosa? Tutte palle. La vita inizia quando i 23 cromosomi maschili si fondono coi 23 cromosomi femminili. Lo zigote ha in sé già tutto. E guardi che questo lo dice uno che ritiene la legge 40 uno schifo. è una legge fatta malissimo, piena di contraddizioni». Tuttavia «non bisogna mischiare le carte. Capisco che possa fare meno impressione l'uccisione di un delinquente armato fino ai denti rispetto a quella di un bambino indifeso. Ma in entrambi i casi si tratta di omicidio. Certi giochetti linguistici servono solo a intorbidire le acque».
Come quelli ormai tanto di moda a proposito delle cellule staminali, «lo smoking dei dottori rispettabili» le definisce Pardi. «Come medico non me la sentirei mai di mettere il bisturi sull'embrione. Però qui in Mangiagalli abbiamo feti provenienti da aborti da cui si potrebbero trarre cellule ad alto tasso di potenzialità. Perché non farlo? Capisco certe remore dei cattolici, però... Io sono ateo, non so se l'ho già detto».


www.tempi.it/prima-linea/005447-giorgio-pardi-laborto-un-...
[Modificato da LiviaGloria 14/02/2009 14:19]
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Medici cattolici da tutto il mondo contro la politica abortista di Obama

Dichiarazione della FIAMC sulla nuova amministrazione USA e la cultura della vita


ROMA, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La Federazione Mondiale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC) ha emesso una “Dichiarazione sull'Amministrazione Obama e la Cultura della Vita” in cui critica il sostegno all'aborto da parte del neo Presidente degli Stati Uniti.

La sua elezione, spiega l'organizzazione, “ha segnato un'importante svolta nella storia e nella cultura americana. Correndo per la presidenza in un momento caratterizzato da un turbamento economico e geopolitico, Obama ha promesso di essere una forza per un cambiamento positivo, la riconciliazione politica e il governo efficace”.

“Purtroppo, il Presidente Obama ha iniziato il suo mandato con azioni che mineranno il rispetto per la vita umana, la dignità umana e la libertà religiosa”, riconosce la FIAMC.

Durante la campagna del 2008, si osserva, alcuni cattolici “hanno sostenuto Barack Obama basandosi in parte sul suo sostegno alla giustizia economica e sulla sua politica estera, in parte sulla sua promessa di cercare di ridurre il numero degli aborti aumentando i fondi sociali per aiutare le donne in stato di gravidanza”.

“Come legislatore e come candidato, tuttavia, Obama ha assunto posizioni del tutto opposte al rispetto per la vita umana”, denuncia l'organizzazione, portando vari esempi a sostegno di questa tesi.

Tra questi, il fatto che Obama “sia stato a lungo un sostenitore dell'aborto su richiesta e abbia pubblicizzato la totale approvazione che ha ricevuto da Planned Parenthood, il maggiore promotore dell'aborto negli Stati Uniti”, o la sua opposizione a “ogni limitazione all'aborto, incluse le leggi che richiedono la notifica e il consenso dei genitori prima che una minore possa abortire”.

“Come senatore, Obama si è attivamente opposto a ogni protezione per i bambini nati vivi dopo aborti falliti” e durante la sua campagna elettorale ha espresso il suo sostegno al “Freedom of Choice Act” (FOCA) – “la più radicale estensione del permesso di aborto al mondo” –, promettendo di firmare la legge se fosse diventato Presidente.

Oltre a questo “totale sostegno all'aborto”, continua la FIAMC, Obama “ha promesso di fornire finanziamenti federali alla ricerca sulle cellule staminali che distrugge la vita umana al suo stato embrionale”.

Una volta diventato Presidente, “ha dato il via a una serie di azioni che indicano che è pronto a implementare il suo precedente sostegno all'aborto”.

Nei primi giorni del suo incarico, infatti, ha rovesciato la cosiddetta “Politica di Città del Messico”, che nega i fondi federali alle agenzie internazionali che promuovono o effettuano aborti come mezzo per il controllo delle nascite.

Cosa “ancor più minacciosa”, ha anche espresso la volontà di fornire sostegno finanziario al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, un'organizzazione che ha perso il sostegno del Governo statunitense dopo aver collaborato con la politica coercitiva del figlio unico portata avanti dal Governo cinese.

Per sostenere le sue posizioni, avverte la FIAMC, Obama sta inoltre inserendo nel suo gabinetto e nell'amministrazione sostenitori dell'aborto come il Segretario di Stato Hillary Clinton.

Il nuovo Presidente ha infine dichiarato di opporsi alla norma che difende l'obiezione di coscienza da parte dei professionisti sanitari, approvata negli ultimi giorni dell'amministrazione Bush “in risposta alle molte minacce alla coscienza dei medici, dei farmacisti e dei professionisti sanitari negli Stati Uniti”.

Alla luce di tutto ciò, la FIAMC lancia “un appello urgente al Presidente Obama a riconsiderare il suo sostegno all'aborto e alla ricerca che può avvenire solo distruggendo vite umane innocenti”.

Allo stesso modo, offre “preghiere, incoraggiamento e appelli ai medici cattolici degli Stati Uniti perché educhino il pubblico e si oppongano a questi sforzi di promuovere l'aborto”, esortando i membri del FIAMC a “essere vigili nell'opporsi alle nuove minacce alla vita e alla dignità umana che potrebbero essere promosse dai funzionari dell'amministrazione Obama nella politica estera e alle Nazioni Unite”.

[Modificato da LiviaGloria 19/02/2009 18:13]
21/02/2009 09:58
 
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Centri pro-vita cattolici in Siberia per combattere l'aborto

MOSCA, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org).- L'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha reso noto il suo sostegno all'iniziativa del sacerdote Michael Shields, che lavora nella città siberiana di Magadan, di aprire centri pro-vita per aiutare le donne in stato di gravidanza che si trovano in difficoltà.

In un comunicato reso pubblico dall'istituzione, si sottolinea la buona accoglienza che l'iniziativa ha avuto anche tra i medici statali, preoccupati per l'allarmante calo della popolazione “provocato dall'attuale legislazione a favore dell'aborto delle autorità russe”.

Si vuole avviare l'iniziativa a partire da giugno a Magadan e nei dintorni, una zona di triste fama per essere stata sede dei gulag staliniani. Padre Shields è divenuto noto recentemente per il suo libro “Martyrs of Magadan”, pubblicato da ACS.

In alcune dichiarazioni all'associazione, il sacerdote sottolinea che l'idea è partita da uno dei medici governativi che lavorano al Centro per l'Informazione alle Donne. “E' meraviglioso perché la Russia sta davvero compiendo una svolta e vuole più nascite”, ha affermato.

“Il Governo russo sa che la demografia del Paese non va bene, e questa è la ragione per cui i medici ci hanno chiesto di lavorare a favore delle donne in stato di gravidanza”, ha spiegato.

L'anno scorso, padre Shields ha aperto una casa per ospitare genitori e neonati con problemi, soprattutto madri che studiano, che le autorità espellono dalle residenze appena viene constatata la gravidanza.

Il centro, “Casa della della Natività”, ha avuto abbastanza successo “grazie al passaparola” tra le stesse donne, osserva il sacerdote, ricordando anche “il forte sostegno alla causa pro-vita da parte della Chiesa ortodossa russa”.
[Modificato da LiviaGloria 21/02/2009 09:59]
10/03/2009 18:43
 
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0 Marzo 2009
Ricerca sulle staminali e motivi della sinistra
Le embrionali per i ricchi. Le «rigenerate» per tutti
E ra da tempo nell’aria, ieri è giunto l’annuncio ufficiale: il neo- presidente americano Obama ha firmato il ripristino del finanziamento federale alle ricerche sulle cellule staminali embrionali. Il suo predecessore Bush aveva limitato per giusti motivi morali le erogazioni di denaro pubblico richieste a gran voce dal cartello delle aziende biotech ( i cui titoli – guarda caso – ieri sera schizzavano in alto a Wall Street), senza peraltro impedire la ricerca con fondi privati e con il contributo di alcuni Stati dell’unione, come la California.

Dopo le dichiarazioni a favore di un allargamento delle maglie nella legislazione che autorizza l’aborto, questo nuovo fatto mostra con chiarezza che il giovane presidente americano appartiene a coloro che ritengono la vita nascente non meritevole di tutela. Il messaggio è inequivoco: se alcuni cittadini – nel caso dell’aborto – e talune aziende – con la sperimentazione – hanno interesse a usare e sopprimere la piccola vita di embrioni e di feti, che si proceda dunque senza troppe remore morali. I vescovi cattolici americani avevano invitato caldamente Obama ad astenersi da questo passo, ma evidentemente altri interessi, ben più forti, hanno bussato alla porta della studio ovale.

Dal punto di vista scientifico e da quello etico la decisione del presidente Usa appare tanto più anacronistica in quanto le recenti e sempre più confermate scoperte dello scienziato giapponese Shinya Yamanaka e del suo collega americano James Thomson hanno reso da più di un anno sostanzialmente sorpassati gli studi sulle cellule staminali embrionali. Dopo Ian Wilmut, il ' padre' della pecora clonata Dolly, che aveva rinunciato a lavorare con gli embrioni, perfino i media più legati alle multinazionali farmaceutiche, dopo un silenzio imbarazzato, hanno dovuto annunciare a denti stretti i successi ottenuti nella riprogrammazione delle cellule adulte per farle diventare ' pluripotenti' e, perciò, assai simili a quelle embrionali.

Queste cellule ' ringiovanite' possono essere facilmente studiate, evitando di distruggere gli embrioni e senza bloccare in alcun modo la ricerca di terapie che, come ampiamente noto, sono venute sinora solo da cellule staminali adulte. Ci si può domandare dove stia allora il business, e perché si assista a tanta determinazione nel voler riprendere la ricerca sulle cellule embrionali umane alimentata da fondi federali. Il progetto delle aziende biotech al cospetto di un campo promettentissimo come quello della medicina rigenerativa è di usare i soldi pubblici per studiare gli embrioni, ingegnerizzare e brevettare le loro cellule, moltiplicarle e farne medicine di altissima tecnologia e costo proporzionale. Ovviamente si useranno i soldi dello Stato per fare la ricerca e poi, in caso di successo, si brevetterà il risultato a proprio esclusivo vantaggio. Viceversa, le staminali adulte con le quali farsi curare – anche quelle ' ringiovanite' – appartengono a ciascuno di noi, non dobbiamo pagare per averle. Ci sarà certamente un costo delle procedure mediche, ma non si deve comprare la materia prima.

Possiamo dire che le staminali adulte, oltre all’importantissima qualità di non provocare alcun rigetto, sono e saranno sempre più disponibili per tutti, anche per chi è meno abbiente. Le eventuali cellule provenienti dagli embrioni andranno invece pagate a carissimo prezzo. Un po’ come avviene per i farmaci anti- Hiv, che producono enormi profitti e non sono disponibili per i popoli più poveri. Anche le staminali biotech tratte da embrioni, se mai ci saranno, saranno disponibili esclusivamente per la porzione ricca del mondo. Se questo aspetto morale di giustizia planetaria non importa ai ' difensori dei poveri' – dall’America a casa nostra – che considerano l’embrione niente più che un grumo di cellule, perché dovrebbe importare a Obama? Almeno lui esibisce ragioni utilitaristiche: combattere con ogni mezzo la crisi dell’economia americana e riaffermare un ' sano' espansionismo biotecnologico. Ma per favore, non ci parlino di ' motivi umanitari' o di ' libertà di ricerca'...
Michele Aramini
[Modificato da LiviaGloria 10/03/2009 18:43]
29/05/2009 11:54
 
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Timor Est resiste alla legalizzazione dell'aborto

Il comitato ONU definisce le politiche attuali “discriminatorie”

NEW YORK, giovedì, 28 maggio 2009 (ZENIT.org).- Timor Est, a maggioranza cattolica, sta subendo la pressione delle Nazioni Unite per le sue leggi che penalizzano l'aborto, anche in caso di stupro o incesto.

La Famiglia Cattolica e gli Istituti per i Diritti Umani hanno riferito la scorsa settimana che le politiche di Timor Est sono all'esame del comitato ONU responsabile per la vigilanza in base alla Convenzione per l'Eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, che si incontrerà per la sua 44ª sessione a luglio.

Il nuovo Codice Penale del Paese, che entrerà in vigore all'inizio di giugno, continua a penalizzare la pratica dell'aborto, anche se prevede un'eccezione per i casi in cui la salute della madre è in pericolo.

Un rapporto di Timor Est per il comitato afferma che l'aborto è una “questione delicata” nel Paese, “soprattutto per gli eventi traumatici dei tempi recenti”, quando i 24 anni di occupazione indonesiana hanno costretto a programmi di pianificazione familiare “profondamente sentiti” dalla popolazione.

Il documento sottolinea che nella cultura del Paese la contraccezione non è in genere popolare, sia per gli uomini che per le donne, “promuove la promiscuità e la trasmissione di malattie sessuali e diminuisce il numero dei bambini”.

La Famiglia Cattolica e l'Istituto per i Diritti Umani hanno avvertito che nonostante il sostegno generale a Timor Est perché l'aborto continui ad essere un crimine molte organizzazioni non governative come la Alola Foundation e Rede Feto, con il sostegno del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e del Fondo ONU per l'Infanzia, promuovono leggi più liberali per l'aborto.

Con la scusa di promuovere “l'uguaglianza di genere”, i comitati delle Nazioni Unite stanno spingendo per “la modifica dei costumi e delle pratiche” che definiscono “discriminatorie”.

Le Nazioni Unite rispondono anche con opposizione o indifferenza al riferimento di Timor Est alle sue antiche tradizioni, dubitano dell'influenza esterna, dei “diritti riproduttivi” e degli abusi subiti dalle donne sotto le leggi indonesiane.

I cittadini di Timor Est affermano che la Nazione valorizza le differenze di genere perché aiutano a difendere l'integrità della famiglia, così come il benessere della donna.


zenit.org/article-18428?l=italian
[Modificato da LiviaGloria 29/05/2009 11:56]
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Polonia: apriranno altre “finestre della vita” per accogliere i neonati






"Finestra della vita”, così si chiama l’iniziativa che si diffonde sempre di più in Polonia. Si tratta di una forma d’accoglienza di neonati che risale alla tradizione medievale. Le donne che non si sentano in grado di portare avanti la loro maternità, invece di abortire o di abbandonare il figlio, possono lasciarlo in un posto sicuro organizzato da strutture ecclesiali – sopratutto dalla Caritas e dalle congregazioni religiose. Il bambino viene successivamente accolto nell’orfanotrofio dove aspetta l’eventuale adozione. Le “Finestre della vita” funzionano già a Cracovia, a Varsavia e a Czestochowa. Il 25 marzo, Giornata della santità della vita, ne sono state aperte in diverse altre città, come Rzeszow, Katowice, Kielce, Plock. Il vescovo di quest’ultima città, mons. Piotr Libera, ha rilevato che in Polonia si vede il bisogno di aprire le “Finestre della vita” non solo nelle città principali, nelle diocesi, ma pure in altri centri minori. A titolo di cronaca, la prima “Finestra della vita” è stata inaugurata nel 2007 a Cracovia.(P.P.)


[SM=g1456031]
[Modificato da LiviaGloria 11/06/2009 19:09]
12/06/2009 13:04
 
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Che cosa può fare in tema di aborto chi invoca l'obiezione di coscienza

Quesito

Rev.mo Padre Angelo,
da qualche settimana leggo regolarmente la Sua rubrica "Un sacerdote risponde": vi trovo sempre delle domande interessanti ma soprattutto delle risposte illuminanti. La ringrazio per il tempo che 'ci' dedica.
Mi chiamo Sabrina, sono un'ostetrica; ancorché obiettrice di coscienza, mi trovo obtorto collo pressoché ogni giorno di fronte al problema delle interruzioni volontarie di gravidanza e degli aborti terapeutici. Sul piano pratico, il confine che separa l'ostetrica obiettrice da quello non obiettrice è sottilissimo. Sono, infatti, costretta (nel vero senso della parola) a prendere gli appuntamenti per gli aborti, a compiere l'assistenza infermieristica in reparto, a portare in sala operatoria queste donne, a riportarle in reparto, a controllarle, ecc.. La caposala mi ha raccomandato di non provare a dissuadere le donne dal compiere l'orrendo crimine, giacché diverse ostetriche sono state per questo denunciate. Anche se tra pochi mesi ritornerò in sala parto ad accogliere la vita, il periodo trascorso in ginecologia diviene sempre più pesante e doloroso. Le chiedo: se eseguo l'ordine della caposala, commetto un peccato mortale? Più volte, in occasione della Santa Confessione, il sacerdote mi ha tranquillizzata; gradirei tuttavia conoscere il Suo punto di vista a riguardo, alla luce dei princìpi della teologia morale cattolica. Potrebbe altresì suggerirmi qualcosa da dire alle donne di cui sopra? Esiste una preghiera ch'io possa recitare per i bambini uccisi mediante l'aborto?
La ringrazio in anticipo per la risposta.
Con i migliori auguri.
Sabrina

Risposta del sacerdote

Cara Sabrina,
1. tra le azioni che sei costretta a fare alcune sono lecite, altre no.
Ad esempio: portare e riportare le donne per l’intervento abortivo non è lecito. Che cosa ne diresti di chi porta il ladro nel posto dove deve attuare il furto, e poi farsi ritrovare per portalo a casa?
Se così fosse, l’obiezione di coscienza consisterebbe solo nel non attuare l’intervento dell’aborto e nel non aiutare il medico nel presentargli gli strumenti.
Ugualmente non è lecito prendere l’appuntamento per l’aborto.

2. Invece è lecito prestare soccorso ad una donna che ha un’emorragia in seguito all’aborto, così come è lecito soccorrere l’assassino che nell’azione omicida è rimasto ferito.

3. Questi criteri sono già presente nella legge 194/1978 che legalizza e regolamenta l’aborto.
Ecco che cosa tale legge dice al n. 9, dove fa riferimento all’obiezione di coscienza:
“L'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza e non dall'assistenza antecedente e conseguente alle interruzioni.
L'obiezione di coscienza non può essere invocata dal personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie quando, data la particolarità delle circostanze, il loro intervento è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo” (art. 9).

4. E. Sgreccia nel suo manuale di bioetica afferma:
“Rimane moralmente illecita non soltanto la esecuzione dell'intervento, ma anche ogni collaborazione formale, cioè intenzionale: sia quando è espressa dai sanitari sia quando è sostenuta da parenti, congiunti o dai partner della donna che rimane il soggetto più responsabile di per sé, ma che è talvolta il soggetto più sottoposto alla pressione sociale.
Rimane altresì illecita ogni collaborazione diretta anche se materiale (non intenzionale): questa si verifica quando l'atto di collaborazione si esprime in quelle attività che non hanno altro scopo che quello di preparare o di accompagnare l'intervento abortivo (aiuti chirurghi, assistenti medici e ginecologi presenti all'interruzione, ferriste o ferristi, anestesisti).
Le altre forme di collaborazione materiale non direttamente connesse con l'evento e con l'azione abortiva di per sé sono illecite ed anche su di esse il soggetto può esprimere il suo rifiuto a meno che non sussistano motivi proporzionatamente gravi” (Bioetica, manuale per medici e biologi, I, p. 215).

5. Quando ormai una donna è all’ospedale ed è in attesa dell’intervento abortivo, è opportuno tacere. La legge 194 purtroppo tutela la donna a scapito del bambino. In questo la tua caposala ti ha dato un criterio prudenziale.

6. Non esiste una preghiera ufficiale per i bambini abortiti. Non rimane che affidarli alla misericordia di Dio con le nostre preghiere abituali o anche con qualche preghiera approvata dall’autorità ecclesiastica.
Una bella preghiera è quella composta da Giovanni Paolo II e pubblicata al termine dell’enciclica Evangelium vitae:
O Maria,
aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi dall'indifferenza
o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio
sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo
il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

Ti ringrazio del quesito, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

Pubblicato 11.06.2009
[Modificato da LiviaGloria 15/06/2009 09:57]
22/12/2009 11:11
 
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