Trapassi d'élite

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wheaton80
00giovedì 8 febbraio 2018 23:11
Gene Sharp: il "padre" delle rivoluzioni colorate è morto, ma i metodi continuano a vivere



Il 31 gennaio, il professore di Boston Gene Sharp è morto all'età di 91 anni. In gioventù rifiutò di prestare servizio nell'Esercito Americano e di combattere in Corea. Fu incarcerato per 9 mesi, dopo di che Sharp lasciò gli Stati Uniti e visse in Europa per nove anni. Sharp divenne noto per aver scritto le istruzioni per la distruzione politica degli Stati. Fu chiamato un filosofo dei tempi moderni, ma raramente apparve in riunioni filosofiche. Fu chiamato tecnologo politico, ma non guidò mai alcun gruppo e partecipò raramente in modo diretto a qualsiasi cosa avesse a che fare con le rivoluzioni. Questo se non consideriamo che il potere dei governi di vari Paesi è stato rovesciato dai suoi libri di testo. L'opera più famosa è "Dalla dittatura alla democrazia"; 198 metodi di azioni nonviolente. Per esempio:

Numero 22 - Spogliarsi per protesta
Numero 124 - Boicottaggio delle elezioni
Numero 161 - Esaurimento psicologico non violento dell'avversario

Anche se non tutto nella scrittura di Sharp è così non violento (il punto 148 è la ribellione). La "Rivoluzione Arancione" in Ucraina nel 2004 è una classica implementazione delle raccomandazioni di Gene Sharp. Senza alcuna immaginazione. In precedenza, il know-how del Professor Sharp era stato implementato nella "Rivoluzione dei Bulldozer" in Jugoslavia, quando i manifestanti hanno fatto irruzione in una stazione televisiva su un bulldozer. Successivamente, le idee di Sharp sono state implementate nella "Rivoluzione dei Tulipani" in Kirghizistan, nella "Rivoluzione delle Rose" in Georgia e "nella Rivoluzione dei Gelsomini" in Tunisia, tra il 2010 e il 2011. Anche l'Egitto e la "Primavera Araba" utilizzavano la tecnologia di Sharp. Generalizzando, l'obiettivo principale in ogni "rivoluzione colorata" è creare un punto di scontento pubblico in uno spazio limitato e affermare che questa folla di persone è "il popolo", in piazza per rivoltarsi all'interno di un movimento "di gente comune" . Un tentativo di rivoluzione colorata è stato fatto anche in Russia nell'inverno 2011-1012, con nastri bianchi, prima delle elezioni presidenziali. Lo stesso Sharp ha fatto un'osservazione agli "studenti negligenti":“È una falsa partenza; gli organizzatori della manifestazione sono stati troppo veloci: non si può fare ciò prima delle elezioni”, ha detto Sharp in un'intervista.

Successivamente, Sharp aveva fondato la Boston Einstein Institution, che aveva pochissimi dipendenti. Eppure è stato finanziato in modo molto generoso. Questi fondi hanno finanziato movimenti di protesta in Paesi in cui gli Stati Uniti hanno richiesto un cambio di regime. I soldi di Sharp provenivano principalmente dal National Endowment for Democracy, che è gestito dal Congresso, e dall'International Republican Institute (regista: John McCain). Perché l'America aderisce alle "rivoluzioni colorate"? È semplice: risolve compiti militari con mezzi non militari, distrugge gli Stati e mette le risorse del Paese al servizio degli Stati Uniti. Generalmente, come risultato della rivoluzione, le persone vivono peggio di prima della rivolta. "Questa è tecnologia militare, ma anche un sostituto della guerra e di altre violenze", ha detto Sharp. Il lavoro di Sharp era stato impiegato anche in Unione Sovietica: le tecnologie del collasso erano simili. Come capiamo ora, gli stessi metodi sono stati utilizzati nei Paesi dell'Europa Orientale (consideriamo almeno "Solidarność" in Polonia alla fine degli anni '80). Ora, quando gli Stati Uniti vogliono ancora una volta distruggere la Russia, anche le tattiche di Sharp sono utili. Torniamo ai suoi punti numerati:

- 89° - Restringimento del credito/prestiti
- 96° - Embargo commerciale internazionale
- 154° - Deterioramento delle relazioni diplomatiche internazionali

Ma le raccomandazioni originali di Sharp stanno diventando allo stesso tempo obsolete: non avrebbe mai potuto immaginare le nuove opportunità sovversive sorte attraverso la potenza di internet, né tecnologie in grado di elaborare grandi database, né i Big Data, né le sanzioni o ogni sorta di "liste nemiche" d'America, né l'uso di eserciti terroristici per rovesciare un capo sgradito. Per l'America, tutto questo è anche "non guerra", il che significa che è anche un metodo "non violento" per il raggiungimento di obiettivi militari. Sharp è morto, ma la sua eredità vive e sta scendendo a valanga raccogliendo sempre nuovi metodi.

4 febbraio 2018
Fonte: www.vesti.ru/doc.html?id=2983956&cid=5

Traduzione in inglese dal russo: Inessa Sinchougova
Traduzione in italiano: Google (rivista da Wheaton80)

www.fort-russ.com/2018/02/gene-sharpe-father-of-colour.html
wheaton80
00lunedì 26 febbraio 2018 19:56
Addio al petroliere Gian Marco Moratti, patron di Saras



E' scomparso all’età di 81 anni Gian Marco Moratti, imprenditore del petrolio, presidente di Saras, fratello dell’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti e marito di Letizia Moratti, prima cittadina di Milano dal 2006 al 2011. Figura centrale dell’industria petrolifera italiana degli ultimi 30 anni, era figlio del grande Angelo Moratti, indimenticabile presidente della grande Inter, e padre di quattro figli: Angelo e Francesca dalle prime nozze con la giornalista Lina Sotis, Gilda e Gabriele dalle seconde nozze con Letizia. Nato a Genova nel 1936, laurea in Giurisprudenza a Catania, è stato presidente dell’Unione petrolifera, nel consiglio d’amministrazione del Corriere della Sera, della Bnl, dell’Inter, presidente di Norman Kraig & Kummel Italiana , nonché membro di numerosi comitati, da quello ministeriale per l’industria e l’ambiente a quello interministeriale per il coordinamento dell’emergenza energetica, fino a quello di coordinamento contro l’abuso di droghe, dal momento che, insieme con Letizia, era stato tra i principali sostenitori della comunità di San Patrignano. Antico il legame con i colori nerazzurri che, per i Moratti, sono sempre stati un affare di famiglia: le prime azioni dell’Inter le ebbe da papà Angelo addirittura nel 1948. Tra tutti i Moratti lui era «il petroliere», guidava la Saras, raffineria inaugurata nel 1966 da Giulio Andreotti. Insieme con Sarroch, si tratta di uno dei maggiori centri di raffinazione di petrolio in Europa. Di recente si segnalano nuovi investimenti nelle energie alternative. Quotata in Borsa dal 2006, la Saras ha un azionariato così composto: 48,402% di flottante, il resto alle società dei fratelli Moratti, con Gian Marco presidente. Il gruppo Saras, fondato da Angelo Moratti nel ’62, conta circa 1.900 dipendenti e a fine 2016 esprime un giro d’affari da circa 6,9 miliardi 2016.

26 febbraio 2018
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-02-26/addio-petroliere-gian-marco-moratti-patron-saras-084401.shtml?uuid=...
wheaton80
00mercoledì 28 febbraio 2018 04:01
Argentina. E’ morto Benjamin Menéndez; aveva rapito, torturato, stuprato ed ucciso bambini



Luciano Benjamin Menéndez, militare e famigerato aguzzino torturatore durante la dittatura militare in Argentina, detentore del triste record mondiale di 13 condanne per crimini contro l’umanità, è morto oggi all’età di 90 anni. Era stato incriminato in circa 800 casi per vari crimini commessi durante la dittatura. Come Capo del Distaccamento di Intelligence 141 General Iribarren, in provincia di Córdoba, ha avuto sotto il suo controllo il centro di detenzione clandestino di La Perla, dove sono passati 2.500 detenuti. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, Menéndez ha assistito a esecuzioni, interrogatori e sessioni di tortura. L’ultima condanna all’ergastolo l’ha ricevuta nel 2016 nella provincia di San Luis, per 29 atti di privazione della libertà aggravata e tortura e 11 omicidi. Menéndez stava scontando gli arresti domiciliari quando è stato ricoverato in ospedale per una crisi cardiaca grave, mentre era in attesa dell’esito di altri due procedimenti in cui è stato incriminato per i crimini commessi durante la dittatura (1976-1983), di cui era uno dei principali aguzzini. L’ex Capo del Terzo Corpo dell’Esercito (1975-1979) è stato condannato per sparizioni, omicidi, torture, stupri e rapimenti di bambini. Lo “Sciacallo” o “Iena”, alcuni dei suoi pseudonimi, fu l’esecutore del piano sistematico di repressione della dittatura in 10 delle 23 province del Paese, ed è considerato come l’ideologo del cosiddetto “patto di sangue”, con il quale ha costretto i suoi ufficiali a partecipare a rapimenti ed esecuzioni per garantirsi il loro silenzio in futuro sui crimini durante la dittatura.

27 febbraio 2018
www.agenpress.it/notizie/2018/02/27/argentina-morto-benjamin-menendez-rapito-torturato-stuprato-ed-ucciso-...
wheaton80
00giovedì 8 marzo 2018 00:36
Argentina - Morto l'ultimo dittatore, Reynaldo Bignone



L'ultimo dittatore argentino Reynaldo Bignone, che scontava l'ergastolo, è morto a 90 anni in un ospedale militare di Buenos Aires, riporta la stampa locale. Ricoverato per una frattura all'anca, doveva essere operato oggi, ma è deceduto per un'insufficienza cardiaca. Nel 1982-83 Reynaldo Bignone è stato l'ultimo dittatore del Paese. Dopo la sconfitta dell'Esercito Argentino di fronte alla Gran Bretagna, Bignone ha ceduto il potere al Presidente democraticamente eletto, Raul Alfonsìn, al termine di otto anni di dittatura militare.

07 marzo 2018
www.diariodelweb.it/ultimora/notizie/?nid=20180307-1807
wheaton80
00giovedì 22 marzo 2018 00:16
Blackstone - Morto a 91 anni un cofondatore, Peter Peterson



Peter G. Peterson, cofondatore di Blackstone e noto filantropo americano, è scomparso oggi a Manhattan (New York) all'età di 91 anni. Il decesso è stato confermato dalla famiglia alla stampa americana. Nato da una famiglia di immigrati greci che gestiva una tavola calda in Nebraska, Peterson è stato Amministratore Delegato di due grandi società: Lehman Brothers (dopo esserne diventato vicepresidente nel 1973) e Bell & Howell. Nel 1985 ha fondato Blackstone, società di investimento con sede a New York, insieme a Stephen Schwarzman, attuale CEO ed ex collega in Lehman. Peterson è stato anche Segretario Americano al Commercio, dal 1971 al 1973, durante l'amministrazione di Richard Nixon ed ha inoltre guidato commissioni governative e organi consultivi. Per 22 anni è stato Presidente del Council on Foreign Relations a New York, prendendone le redini da David Rockefeller, scomparso nel 2017, anche lui il 20 marzo. Peterson ha scritto sette libri e tra i suoi amici più potenti figuravano l'ex Segretario di Stato Henry Kissinger. Ricordando le sue origini umili in un memoriale, il finanziere disse che lui e il fratello facevano a turno per fare il bagno nella stessa acqua ogni sabato. "Non mi è mai stato chiaro se ero più pulito prima o dopo" il bagno nella vasca di casa. Il miliardario negli ultimi anni si è dedicato alle attività della sua organizzazione, Peter G. Peterson Foundation, che sostiene programmi sociali e il diritto all'assistenza sanitaria.

20 marzo 2018
www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/finanza/dettaglio/nRC_20032018_2033_692121...
wheaton80
00giovedì 29 marzo 2018 18:07
Peter Munk, fondatore di Barrick Gold, muore a 90 anni



TORONTO – Barrick Gold comunica che mercoledì il fondatore Peter Munk è morto serenamente a Toronto circondato dalla famiglia. Aveva 90 anni. L'azienda, con sede a Toronto, cresciuta fino a diventare uno dei più grandi produttori d'oro al mondo sotto la leadership di Munk, non ha dichiarato le cause della sua morte. Munk nacque a Budapest nel 1927 e fuggì dall'Ungheria con la sua famiglia nel 1944, con l'invasione della Germania nazista. Arrivò a Toronto nel 1948 all'età di 20 anni e intraprese una serie di attività imprenditoriali fino a fondare Barrick nel 1983. Munk divenne uno dei più celebri filantropi del Canada, anche grazie alla donazione di 175 milioni di dollari al Toronto General Hospital nel 1997. Barrick ha dichiarato che Munk avrebbe donato quasi 300 milioni di dollari a beneficio di cause e istituzioni durante l'arco della sua vita. Munk lascia la moglie quarantacinquenne Melanie, 5 figli, Anthony, Nina, Marc-David, Natalie e Cheyne e 14 nipoti.

Traduzione: Wheaton80
March 28, 2018
globalnews.ca/news/4111286/peter-munk-barrick-gold-found...

Nota Wheaton80: La Barrick Gold Corporation, fino al 2013, aveva nel Consiglio d'Amministrazione un certo Nathaniel Rothschild e tra i maggiori investitori un certo George Bush Senior. Quindi, oltre che imprenditore filantropo, Munk era anche un sionista mondialista, e uno dei principali asset dei Rothschild, secondo Benjamin Fulford
wheaton80
00mercoledì 18 aprile 2018 05:48
Droga, moda e bitcoin: muore l'erede della più antica banca USA



E' morto all'età 54 anni Matthew Mellon, imprenditore newyorchese discendente da due delle più antiche famiglie di banchieri degli Stati Uniti ed ex marito della co-fondatrice del marchio di calzature di lusso Jimmy Choo.

Muore l'erede dei Mellon

Secondo quanto riporta l'Associated Press, Mellon, che era recentemente salito agli onori della cronaca finanziaria per essere entrato nell'empireo dei miliardari grazie al boom delle criptovalute di fine 2017, è deceduto ieri in un centro di riabilitazione dalle droghe di Cancun, in Messico, dove si era ricoverato nel tentativo di combattere una lunga dipendenza dall'Oxycontin, un potente antidolorifico a base di oppiacei che aveva cominciato ad assumere in seguito a un incidente sportivo. Non era però la prima volta: l'imprenditore, poco conosciuto in Italia ma con una certa fama di viveur negli ambienti del jet-set internazionale, provava a disintossicarsi. Come per molti rampolli delle grandi famiglie che hanno fatto la storia del capitalismo del Novecento, c'era stato nella sua vita un pò di tutto. Fiumi di denaro, donne, matrimoni da favola. Ma anche un lato oscuro fatto di droghe, tragedie familiari e demoni irrisolti.

Denaro e tragedie
Nato a New York City nel 1964, aveva 5 anni quando suo padre Karl abbandonò, insieme alla moglie Anne, lui e il fratello minore Henry, cresciuti negli anni successivi tra Manhattan, il Maine e Palm Beach. Una fuga seguita da una breve riapparizione più di dieci anni dopo, giusto il tempo per riconciliarsi con la famiglia prima di suicidarsi nel 1983, a pochi giorni dal diploma del figlio quasi diciottenne.

L'eredità

Fu poi a 21 anni che l'ancora studente Mellon comprese, ereditando una fortuna di 25 milioni di dollari, cosa significasse discendere da alcune delle famiglie più in vista dell'establishment finanziario del Nuovo Continente: banchieri e magnati del petrolio per parte di padre, i fondatori di uno dei due rami da cui discende il più antico istituto americano, l'omonima Bank of New York Mellon; banchieri altrettanto blasonati per parte di madre: era stato un suo avo infatti l'Anthony Joseph Drexel fondatore della Drexel-Burnham-Lambert, in passato quinta banca d'investimento statunitense e leader del mercato dei bond "spazzatura" prima di finire in bancarotta nel 1990.

Antenati illustri
Matthew raccontava l'episodio dell'eredità come una specie di choc. Sapeva di essere ricco, ma non così ricco. E non tardò a riadattare il suo stile di vita alle nuove condizioni: una carriera di manager; qualche esperienza politica (Presidente nel 2011 della Commissione Finanza del Partito Repubblicano di New York, descrisse anche in alcune interviste le sue prime esperienze al fianco di Rudolph Giuliani durante una campagna elettorale per la poltrona di sindaco di New York, della quale si ricordava la prima visita che fece in tutta la sua vita, lui newyorchese doc, nel quartiere di Brooklyn); soprattutto, però, i dettagli meno austeri della vita di cui l'autonomia e ricchezza gli avevano spalancato le porte, come l'amore per il suo nutrito parco di Ferrari o le frequenti visite alle ragazze del giro di Heidi Fleiss, la "madame" di Hollywood.

17 aprile 2018
www.trend-online.com/bitcoin/dogra-moda-bitcoin-muore-matthew...
wheaton80
00mercoledì 18 aprile 2018 23:09
USA, morta l'ex first lady Barbara Bush: aveva 92 anni



L'ex first lady americana Barbara Bush è morta oggi a Houston. L'annuncio è stato dato dalla famiglia. Aveva 92 anni e le sue condizioni di salute ormai avevano fatto perdere ogni speranza. 'Silver Fox', come veniva soprannominata dai figli, combatteva da oltre un anno una malattia ai polmoni con diversi problemi cardiaci, tanto da essere stata ricoverata più volte. Stavolta però aveva deciso di restare nella sua residenza di Houston e di non rientrare in ospedale. Lo aveva reso noto 3 giorni fa il portavoce della famiglia. L'ex first lady è stata lucida fino all'ultimo e ancora ieri, raccontano i familiari, avrebbe avuto la forza di parlare al telefono e persino di bere un bicchiere di bourbon. Barbara Pierce era nata nel giugno del 1925 nello Stato di New York ed è stata la seconda donna nella storia degli Stati Uniti ad essere sia moglie che madre di un Presidente americano. Suo marito George W.H. Bush è stato il 41° Presidente della Nazione e ha vissuto con lei alla Casa Bianca dal 1989 al 1993. Suo figlio George W. Bush, uno dei sei nati dalla coppia (la secondogenita Robin morì prematuramente di leucemia), è stato invece il 43°. La prima donna a indossare il doppio ruolo fu Abigail Adams, moglie del secondo Presidente John Adams, e madre del sesto Presidente, John Quincy Adams. Ma Abigal morì prima che suo figlio venisse eletto. Barbara ha avuto poi un altro figlio con incarichi istituzionali: si tratta di Jeb Bush, governatore della Florida dal 1999 al 2007 e candidato alle primarie repubblicane per le Presidenziali del 2016, che hanno poi visto trionfare Donald Trump. Insieme al consorte, Barbara ha vissuto per 73 anni. Si erano conosciuti quando lei ne aveva appena 16 e si sono sposati il 6 gennaio 1945. La loro storia d'amore è la più lunga tra tutte quelle che hanno attraversato la Casa Bianca. E accanto al marito, che pure è seriamente provato da una lunga malattia, Barbara ha trascorso le ultime ore della sua vita. È stata "moglie, madre, nonna, sposa militare" come un "difensore della famiglia americana", ha affermato Donald Trump nel ricordarla e unendosi alla moglie Melania nell'evocare la "devozione" della moglie dell'ex Presidente. "Per tutta la vita ha messo Paese e famiglia davanti a tutto", ha dichiarato l'attuale first lady.

18 aprile 2018
www.repubblica.it/esteri/2018/04/18/news/usa_morta_l_ex_first_lady_barbara_bush_aveva_92_anni-19...
wheaton80
00mercoledì 16 maggio 2018 04:30
Salvatore Ligresti, scompare un discusso protagonista della finanza italiana: tra protezioni politiche, scandali e condanne



Con la scomparsa di Salvatore Ligresti, morto a 86 anni all’ospedale San Raffaele di Milano, si chiude un ciclo della storia economico-finanziaria italiana iniziato nel primo dopoguerra: quello dei “siciliani a Milano”. Il capostipite più nobile, tratteggiato da Fabio Tamburini in un libro di culto per diverse generazioni di cronisti finanziari, era Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca. Quello più discusso, tra quelli che comunque avevano un posto di rispetto al desco dell’alta finanza italiana (e a darglielo, quel posto, era stato proprio Cuccia) era Ligresti da Paternò, provincia di Catania. Il costruttore. Sospettato di legami con mafiosi. Di lui si è detto e si è scritto di tutto. Ed è entrato nella leggenda fin dai primi anni ’80, quando i sequestratori della moglie, Bambi Susini, che venne rilasciata dopo il pagamento di un riscatto, vennero assassinati: uno fu ritrovato in una discarica, un altro venne ucciso nel carcere di Palermo, l’Ucciardone, e il terzo non venne mai più ritrovato. Salvatore Ligresti per Milano ha rappresentato quello che era il costruttore Nottola nel film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”. Spregiudicato, rampante, legato a doppio filo con il potere politico e finanziario. E forse anche con altro.

Accuse mai provate, che però hanno lasciato strascichi importanti. A Milano Ligresti ha edificato di tutto, anche le case dei giornalisti (quelle dell’INPGI di Via dei Missaglia), ma non si è limitato certo a quello: grazie alla guida di Cuccia e di Mediobanca, il costruttore di Paternò è diventato un nodo fondamentale del capitalismo familiare italiano. Le sue partecipazioni azionarie erano funzionali all’assetto di controllo di molti dei principali gruppi finanziari e industriali, a partire dalla stessa Mediobanca, per non parlare di RCS (Corriere della Sera) e delle decine di altre partecipazioni. Un potere enorme, alimentato anche dalle frequentazioni politiche e sempre indirizzato dal mentore Cuccia. A lui, che scippò con destrezza la SAI Assicurazioni a Raffaele Ursini, venne fatta acquistare a tempo debito la fiorentina Fondiaria, mettendogli in mano un vero impero, che spaziava appunto dalle assicurazioni, agli immobili, all’attività alberghiera. Legato ai socialisti, e al tempo stesso ai compaesani La Russa, fascisti, Ligresti ha fatto molta strada nonostante vari scandali finiti nel nulla. Una dura battuta d’arresto molto dura è infine arrivata con Tangentopoli. Inquisito e incarcerato (per 112 giorni) per corruzione nella vicenda degli appalti della Metropolitana Milanese e delle Ferrovie Nord, venne poi condannato in via definitiva a 2 anni e 4 mesi da scontare con l’affidamento ai servizi sociali.

La condanna però non fu del tutto indolore perché, a causa della perdita dei requisiti di onorabilità, dovette rinunciare agli incarichi operativi nelle sue società. A sostituirlo furono i figli, fino al quasi-crac di Fondiaria-SAI con il passaggio di controllo pilotato del gruppo assicurativo a UNIPOL. Quello fu il momento più basso della sua carriera imprenditoriale, non solo perché si capì come funzionava nella pratica la gestione Ligresti (distrazioni per decine di milioni di euro), ma anche e soprattutto perché divenne evidente come senza la protezione del “siciliano a Milano” Enrico Cuccia, Salvatore Ligresti e la sua famiglia non contavano ormai più niente. La finanza “moderna” ha dunque preso il sopravvento, ma dal capitalismo familiare e relazionale di Cuccia si è passati a una versione pseudo-moderna di qualcosa di molto antico. Per rendersene conto basta leggere le intercettazioni telefoniche intercorse tra la sede di Mediobanca e quella della CONSOB (https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/22/unipolsai-relazioni-pericolose-controllore-consob-lintermediario-mediobanca/1228633/) nei giorni “caldi” della vicenda UNIPOL-Fonsai, per non parlare dell’Authority di vigilanza delle assicurazioni, all’epoca nota come ISVAP e presieduta da Giancarlo Giannini, che non a caso in seguito agli avvenimenti è stata nominalmente azzerata (ora si chiama IVASS ed è presieduta dal Direttore Generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi con lo stesso staff dell’era Giannini).

Queste vicende hanno prodotto un grave danno alla credibilità del sistema finanziario italiano e, al di là delle condanne penali nei confronti della famiglia Ligresti (per il capostipite, in particolare, 6 anni per Fondiaria SAI e 5 anni per Premafin) e dei manager a loro vicini, restano ancora lì, in sospeso. Perché UNIPOL ha acquisito SAI-Fondiaria con delle modalità che poco hanno a che fare con la trasparenza del mercato (vi furono incontri informali con l’allora Presidente della CONSOB Giuseppe Vegas, in cui l’authority di controllo dei mercati faceva consulenza alla controllata UNIPOL, spiegando come presentare in modo efficace e accettabile l’offerta d’acquisto). Con Salvatore Ligresti se ne va un pezzo importante di storia italiana del Dopoguerra, nient’affatto bello. Il problema è che non lo ha sostituito niente di meglio.

Paolo Fior
15 maggio 2018
www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/15/salvatore-ligresti-scompare-un-discusso-protagonista-della-finanza-italiana-tra-protezioni-politiche-scandali-e-condanne/...
wheaton80
00giovedì 17 maggio 2018 01:54
Il Duca collegato alla Famiglia Reale ucciso in un incidente automobilistico una settimana prima del matrimonio tra Harry e Meghan



Il Duca Federico di Württemberg, 56 anni, è stato confermato morto dopo l'incidente automobilistico. La polizia dichiara che l'uomo è morto nella sua Porsche dopo uno scontro frontale durante il sorpasso di un trattore che non aveva notato il veicolo in arrivo, su una strada di campagna in Baden-Württemberg, nella Germania sud-occidentale. Il Duca aveva legami familiari con la Famiglia Reale britannica tramite un antenato comune, Federico II Eugenio, Duca di Württemberg. Federico II Eugenio era il quarto bisnonno sia della Regina Elisabetta II che del padre di Federico, Carlo, l'attuale capo della Casata di Württemberg. Sua Maestà la nonna, la Regina Maria, è un legame più recente tra le due famiglie. Era nata come Principessa di Teck, il secondo ramo della Casata di Württemberg.

Dopo l'incidente, avvenuto mercoledì alle 15.40, la famiglia del Duca ha comunicato in una dichiarazione pubblica di essere “profondamente sconvolta”. “Federico Herzog di Württemberg è morto all'età di 56 anni in un incidente fatale”, ha letto. “Lascia sua moglie, Maria Duchessa di Württemberg (nata come Principessa zu Wied) e tre figli grandi, il Duca Wilhelm, 23 anni, la Duchessa Marie-Amélie, 22 anni, e la Duchessa Sophie-Dorothée, 20 anni. Federico Duca di Württemberg guidava l'Hofkammer della Casata di Württemberg, l'amministrazione privata della Casata”.

“Attraverso il suo esteso impegno, era coinvolto in numerose istituzioni culturali e sociali nello Stato del Baden-Württemberg. Per esempio l'Olgäle Foundation Stuttgart, l'Association of Friends of the University of Tübingen e.V. Stuttgart, l'Art Foundation Baden-Württemberg e molte altre. La famiglia ducale e l'intera Casata di Württemberg sono profondamente scosse”. Il Duca, che era l'erede della Casata di Württemberg, è morto sul luogo dell'incidente. L'altro conducente e i suoi due passeggeri sono stati ricoverati in ospedale con ferite minori, secondo il quotidiano Schwäbische Zeitung. Il figlio del Duca Federico, Wilhelm, gli succederà quale erede della Casata. Tutte le varie monarchie tedesche furono abolite alla fine della Prima Guerra Mondiale, sebbene le famiglie reali conservarono i titoli senza esercitare alcun potere. Anche la Casata di Württemberg conservò i suoi castelli a Monrepos, Altshausen e a Friedrichshafen.

I legami della regina con la Germania sono ben noti: in precedenza la Casa Reale era chiamata Sassonia-Coburgo-Gotha, per cambiare poi nell'attuale Windsor nell'ambito del sentimento anti-tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. E' inoltre risaputo come la Famiglia Reale apra i regali di Natale alla vigilia, seguendo l'uso tedesco di Sua Maestà il trisavolo, il Principe Alberto. La morte di Federico arriva appena qualche settimana prima delle previste nozze del Principe Harry e di Meghan Markle. La coppia ha programmato di sposarsi il 19 maggio nella Cappella di San Giorgio nel castello di Windsor.

Michael Havis
Traduzione: Wheaton80

11th May 2018
www.dailystar.co.uk/news/latest-news/701865/RoyalWeddingDukeroyalfamilykilledcarcrashGermany-Friedrich-of-W-r...
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00venerdì 18 maggio 2018 23:31
Richard Pipes, studioso di storia russa, muore a 94 anni



Richard Pipes, rinomato storico americano della Russia e assistente dell'ex Presidente Ronald Reagan, è morto all'età di 94 anni. Suo figlio Daniel ha dichiarato che Pipes è morto la mattina presto del 17 maggio in una casa di riposo a Cambridge, Massachusetts. Nato in Polonia nel 1923, Pipes e la sua famiglia fuggirono dall'occupazione nazista del Paese e si spostarono negli Stati Uniti nel 1940. Pipes insegnò storia all'Università di Harvard, dove trascorse la sua intera carriera accademica fino al pensionamento nel 1996. Scrisse numerosi libri storici sulla Russia e l'Unione Sovietica, diventando un'autorità mondiale in materia. Nel 1976, Pipes guidò un gruppo di esperti militari e di relazioni estere che svolse un'analisi commissionata dalla CIA sulle strategie militari e la politica estera dell'Unione Sovietica. Il rapporto che ne risultò ha contribuito a formare l'opposizione tra i politici conservatori ai colloqui sul controllo delle armi e sull'accordo con l'Unione Sovietica, aiutando la politica di Reagan atta a sfidare la presa di Mosca sul blocco orientale. Nei primi anni '80 Pipes prestò servizio come Direttore degli Affari Sovietici e dell'Europa Orientale per il Consiglio di Sicurezza Nazionale sotto Reagan.

Traduzione: Wheaton80
18 maggio 2018
www.rferl.org/a/richard-pipes-scholar-of-russian-history-dies-at-94/29234...
wheaton80
00giovedì 24 maggio 2018 01:06
Morto a 90 anni Luis Posada Carriles, il più crudele terrorista anticastrista



E’ morto a Miami, a novant’anni, per un tumore alla gola, Luis Posada Carriles, uno dei più famosi terroristi internazionali, protetto per anni dalla CIA. Dalla fallita invasione di Cuba (la Baia dei Porci, 1961) all’attentato contro un volo della Cubana de Aviación (1976, 73 morti) fino alla bomba che uccise il turista italiano Fabio di Celmo (L’Avana 1997), Luis Posada Carriles ha attraversato il Novecento come il più tenace e sanguinario terrorista anticastrista. Nato a Cuba, a Cienfuegos, nel 1928, Posada lasciò l’isola dopo l’arrivo all’Avana dei guerriglieri di Fidel Castro, rifugiandosi nell’ambasciata argentina. Da dove ottenne un salvacondotto per volare in Messico e poi a Miami. Diventa agente della CIA e, come esperto di esplosivi, andrà ad addestrare gli altri cubani espatriati in Guatemala per organizzare l’invasione. Dal disastro militare della Baia dei Porci, Posada si salverà perché la sua imbarcazione, che era di retroguardia, non sbarca ma si dirige a Portorico. Tornato negli Stati Uniti, la CIA lo utilizza come “consigliere militare” nei servizi segreti di molti Stati latinoamericani, dal Venezuela al Cile, al Salvador. Sono gli anni più duri della Guerra Fredda in America Latina, e Posada Carriles si lega all’ultra destra golpista. Nel 1971 proverà senza successo ad uccidere Fidel Castro mentre il leader cubano è in visita nel Cile di Allende. Poi conoscerà il neofascista italiano Stefano delle Chiaie ma soprattutto collaborerà con la Dina, la polizia segreta di Pinochet. Nel 1976, il 6 ottobre, Posada organizza l’attentato che provocherà la morte di 73 persone. Salta in aria, appena dopo il decollo, alle Barbados, il volo delle linee aeree cubane. Sull’aereo c’era anche la nazionale di scherma. Posada, insieme al suo sodale, Orlando Bosch, viene arrestato a Caracas come mandante dell’attentato. Tenterà tre volte di fuggire dal carcere e ci riuscirà alla fine nell’estate del 1985 grazie alla “Cuban American National Foundation”, gli anticastristi della Florida guidati da Jorge Mas Canosa, che finanzierà l’operazione. Dopo, Posada Carriles si occuperà del Nicaragua sandinista organizzando con Oliver North, e per conto di Reagan, la guerriglia finanziata da Washington dei Contras. Poi del Salvador, del Guatemala e infine ancora di Cuba, dove organizzerà gli attentati, in alberghi e centri turistici, dell’estate del 1997. Alla fine diventa un personaggio molto scomodo anche per gli Stati Uniti, dove comunque entra ed esce abbastanza facilmente mentre lo insegue la giustizia di vari Paesi latinoamericani. Gli ultimi fuochi sono del 2005, quando sia l’Avana che Caracas ne chiedono l’estradizione, che Washington non concederà, per la strage delle Barbados. Vecchio e stanco, Posada si dedicherà a rilasciare interviste nelle quali, tra verità e menzogne, ricostruirà la sua lunga carriera di terrorista al servizio della CIA.

Omero Ciai
23 maggio 2018
www.repubblica.it/esteri/2018/05/23/news/morto_carriles_cuba_cia_stati_uniti-19...
wheaton80
00giovedì 14 giugno 2018 02:10
Frank C. Carlucci, ex Segretario alla Difesa e Amministratore Delegato della RAND Corporation, muore a 87 anni



Frank C. Carlucci, 87 anni, è morto domenica. Fu l'ultimo Segretario della Difesa del Presidente Ronald Reagan ed ebbe una lunga carriera come funzionario di governo di grado elevato in amministrazioni sia Repubblicane che Democratiche. Ha prestato servizio per il Consiglio d'Amministrazione della RAND Corporation per quasi 25 anni tra il 1983 e il 2008. “La RAND ha ampiamente beneficiato della vasta esperienza di Frank Carlucci, affinata trasversalmente lungo le linee politiche, e della sua profonda conoscenza su come va il mondo, dentro e fuori il governo”, ha detto Michael D. Rich, Presidente e CEO della RAND, organizzazione di ricerca situata a Santa Monica, in California. “Sia lui che sua moglie Marcia sono stati donatori generosi nei confronti della RAND e della scuola di specializzazione 'Pardee RAND'”. Carlucci è stato anche membro fondatore del comitato consultivo del Center for Middle East Public Policy della RAND, che lavora per fornire competenza sul Medio Oriente al fine di affrontare le problematiche più pressanti che la regione deve affrontare. Egli dirigeva il comitato congiuntamente con Zbigniew Brzezinski, Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente Carter. Verso la fine del 1987, quando oramai mancava poco più di un anno al termine del Governo Reagan, Carlucci subentrò a Caspar Weinberger come Segretario della Difesa. Il Dipartimento di Stato ha attribuito all' “approccio diplomatico ma chiaro” di Carlucci il miglioramento delle relazioni tra il Pentagono e Capitol Hill. Agli inizi del 1989, prima di lasciare il Pentagono, dichiarò ai giornalisti che considerava come uno dei suoi principali obiettivi convincere il Congresso a velocizzare le procedure per la chiusura delle basi militari.

Frank Charles Carlucci III nacque il 18 ottobre 1930, a Scranton, in Pennsylvania. Carlucci si laureò alla Princeton University nel 1952. Dopo aver servito nella Marina per due anni, frequentò l'Harvard Business School. Dal 1956 al 1969, fu un funzionario per gli affari esteri ed ha prestato sevizio in molti Paesi africani. Carlucci aveva un lungo curriculum nell'ambito dei servizi pubblici. Tra le posizioni da lui occupate: vicesegretario della Difesa sotto Weinberger dal 1981 al 1983; vicedirettore della CIA durante l'Amministrazione Carter; ambasciatore in Portogallo; sottosegretario al Dipartimento della Salute, dell'Educazione e del Welfare; Direttore dell'Office of Economic Opportunity; nonché assistente del Presidente negli affari relativi alla sicurezza nazionale sotto Reagan, dal 1986 al 1987. Nel 1989, Carlucci si unì al Carlyle Group, un fondo d'investimento situato a Washington, D.C., e vi prestò servizio come Presidente dal 1993 al 2003. Per la RAND, Carlucci diresse congiuntamente Transition 2001, un comitato bipartisan di più di 50 leader americani in materia di politica estera e di difesa. Il risultante rapporto, “Taking Charge: A Bipartisan Report to the President-Elect on Foreign Policy and National Security”, delineava le sfide di sicurezza nazionale che l'amministrazione di George W. Bush avrebbe dovuto affrontare e le azioni consigliate che il nuovo Presidente avrebbe dovuto intraprendere. Dal 2008 fino alla sua morte, Carlucci ha continuato ad essere coinvolto nella RAND come “Trustee Emeritus”.

Traduzione: Wheaton80
4 giugno 2018
www.rand.org/news/press/2018/06/04.html
wheaton80
00venerdì 6 luglio 2018 16:04
Giappone - Giustiziato il leader della setta Aum, responsabile dell’attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995



Le autorità giudiziarie giapponesi hanno eseguito a sorpresa, questa mattina, la condanna a morte di Shoko Asahara, il fondatore della setta religiosa Aum Shinrikyo, riconosciuto come il mandante dell’attentato con il gas sarin alla metropolitana di Tokyo. L’attentato del 20 marzo 1995 aveva causato la morte di 13 persone e l’avvelenamento di altre 6.200. Il 63enne Asahara è stato giustiziato tramite impiccagione questa mattina assieme ad almeno cinque suoi seguaci, anch’essi condannati a morte per l’attentato di Tokyo, un attentato analogo a Matsumoto e altri omicidi e reati commessi nell’ambito della setta, che in tutto hanno causato 29 vittime. Le autorità giapponesi, frattanto, hanno aumentato la vigilanza sull’organizzazione nata dalla costola di Aum Shinrikyo, “Aleph”. Asahara era stato arrestato nel maggio del 1995, due mesi dopo l’attentato alla metropolitana di Tokyo. La condanna a morte è stata pronunciata in via definitiva nel 2004. Nel Paese, frattanto, è già polemica per le esecuzioni di questa mattina, che sono avvenute senza preavviso per i condannati e per l’opinione pubblica, come da pratica consolidata in quel Paese.

6 luglio 2018
www.agenzianova.com/a/5b3ee9afd579b6.83498712/1988528/2018-07-06/giappone-giustiziato-il-leader-della-setta-aum-responsabile-dell-attentato-alla-metropolitana-di-tokyo-...
wheaton80
00martedì 10 luglio 2018 20:09
Peter Carington, ultimo sopravvissuto del Governo Churchill, muore a 99 anni



Peter Carington, politico britannico di lunga data, ultimo sopravvissuto del governo del Primo Ministro Winston Churchill, è morto, secondo quanto ha riferito il governo martedì. Aveva 99 anni. Conosciuto per essere sia raffinato che di bell'aspetto, Carington è stato Ministro dell'Agricoltura nel governo di Churchill nel secondo dopoguerra. Ha poi continuato a ricoprire molti dei migliori incarichi nella politica britannica, tra cui Segretario alla Difesa e Segretario agli Esteri. Fu anche Segretario Generale della NATO a metà degli anni '80, quando si verificò un chiaro scongelamento nelle relazioni tra Washington e Mosca. “Possono esserci poche persone che hanno servito il nostro Paese per così tanto tempo, e con tanta dedizione, come fece Lord Carington, dal suo valore militare come comandante di carri armati nella Seconda Guerra Mondiale, per il quale è stato insignito della Croce Militare, al suo servizio al governo sotto due monarchi e sei primi ministri, ai tempi di Winston Churchill”, ha detto il Primo Ministro Theresa May. "E' stato un membro molto amato e rispettato della Camera dei Lord per quasi otto decenni, e ha servito con grande onore e integrità nel governo". Nel 1982 rassegnò le dimissioni da Ministro degli Esteri nel governo del Primo Ministro Margaret Thatcher, dopo che l'Argentina invase e occupò le Isole Falkland.

La Gran Bretagna riconquistò le isole dopo una breve guerra, ma egli in parte si biasimò per non aver previsto l'invasione e per non averla impedita. "Devi mettere le cose in prospettiva", avrebbe detto anni dopo. "Io ho perso il lavoro, altri hanno perso la vita". Raccolse ammirazione per le dimissioni per questioni di principio e nel 1984 fu nominato Segretario Generale della NATO. Ha servito in quel ruolo per quattro anni, durante i quali il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il leader sovietico Mikhail Gorbachev hanno iniziato a porre fine alla Guerra Fredda. All'inizio degli anni '90 è stato anche negoziatore dell'Unione Europea, quando i diplomatici cercavano giungere a un compromesso per porre fine alla guerra civile in Jugoslavia. In Gran Bretagna è forse ricordato soprattutto per il ruolo che ebbe nel porre fine a 14 anni di stallo in Rhodesia, ex colonia britannica, guidandola all'indipendenza, così come nello Zimbabwe governato dai neri nel 1980. Martedì il Ministro dell'Ufficio di Gabinetto David Lidington ha twittato di essere "dispiaciuto di apprendere della morte del mio elettore Lord Carrington". Il sito web della Camera dei Lord dichiara che è morto lunedì.

Traduzione: Wheaton80
10 luglio 2018
www.nytimes.com/aponline/2018/07/10/world/europe/ap-eu-britain-obit-peter-carring...

Nota Wheaton80
Presidente del Gruppo Bilderberg fino al 1999
wheaton80
00mercoledì 25 luglio 2018 16:44
Marchionne, il manager di un’era che non esiste più
Sergio Marchionne è stato l’«uomo della transizione». Ha portato la Fiat fuori dall’Italia. E l’Italia fuori dall’era industriale. Ma la sua eredità è piena di macerie. L’autoritarismo padronale dei referendum a Pomigliano e Mirafiori lascia centomila operai in meno, fabbriche vuote e un futuro incerto sulle auto di domani



L’«Era Marchionne» finisce bruscamente. Anzitempo, e drammaticamente. Quello deciso ieri dai consigli di amministrazione di FCA, Ferrari e CNH riuniti d’urgenza a Torino non è un avvicendamento fisiologico (che sarebbe dovuto avvenire nel 2019, come preannunciato dallo stesso Marchionne, con l’approvazione dei conti del 2018). È piuttosto il frutto di un imprevisto. Di uno stato di necessità che assegna al termine «fine» un carattere più perentorio. In qualche modo definitivo, di quelli che, appunto, trascinano con sé il senso di un bilancio. Cosa è stato Marchionne per la Fiat e per Torino? Cosa ha rappresentato per l’Italia? E in qualche misura per tutti noi, che sotto il segno di auto, industria, finanza abbiamo vissuto e, negli ultimi tempi, patito?

È l’«uomo che ha salvato la Fiat e l’ha portata nel mondo», come recita la congregazione dei plaudenti, o quello che ne ha decretato la fine facendola americana? È il manager che ha sburocratizzato la pesante macchina industriale fordista introducendovi lo stile informale e il passo lieve del demiurgo post-moderno, o quello della mano pesante e del tradizionale autoritarismo padronale nei referendum di Pomigliano e Mirafiori? È l’uomo del futuro, che incarna nella propria visione e nella propria azione un «nuovo paradigma» industriale-finanziario, o è «soltanto» un buon navigatore nella sistematica del caos che caratterizza la nostra epoca, capace di mantenersi a galla grazie alla propria vocazione a cambiar forma? Difficile dare ora una risposta certa. Ma su un punto credo di avere le idee chiare. Marchionne è l’«uomo della transizione». Non certo l’uomo del passato, di un passato industriale diventato indubbiamente improponibile, ma nemmeno l’uomo del futuro.

Ha trascinato la Fiat fuori dal Novecento (e dal fondo di un baratro), ma non l’ha consegnata a un’identità certa e stabile. A un «modello» nuovo e sicuro. Ha pareggiato i conti, certo (e si tratta di un quasi-miracolo che gli ha permesso di annodarsi per la prima volta dal 2006 la cravatta al collo), ma FCA rimane comunque un gruppo minore nel panorama dei grandi produttori automobilistici globali: l’ottavo, con i suoi 4.863.291 autoveicoli venduti (di cui appena un settimo prodotto in Italia), il 5,1% del mercato, esattamente la metà rispetto a colossi come Volkswagen e Toyota, molto dietro alla francese Renault. Un gruppo del tutto incerto sul profilo del proprio prodotto: unica certezza il successo di Jeep (il cui capo del brand, Mike Manley, è appunto il successore di Marchionne), per il resto oscillazioni tra l’opzione per modelli premium e de luxe o i tradizionali prodotti di massa.

In una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche era stato annunciato un piano d’investimenti massicci sull’auto elettrica (45 miliardi in 4 anni), un settore difficile, affollato, a micidiale competitività, con concorrenti dalla tradizione ventennale come Toyota, che garantirebbe di sicuro vantaggi futuri ma su cui tutto resta molto incerto, ed embrionale. Più chiara ed evidente la questione dell’Italia. Qui la «transizione» si è consumata con un exit secco, cioè con un trasferimento di risorse e di sedi che ha assestato un durissimo colpo alla vocazione industriale del Paese. Forse potremmo dire che l’Italia industriale, così come l’avevamo conosciuta nella seconda metà del XX secolo, ha cessato ufficialmente di esistere allora, con quell’esodo, quando la Fiat non ha cambiato solo nome, sede legale (Olanda) e sede fiscale (Londra), ma con un massiccio trasferimento di tecnologie ha contribuito al rinsanguamento di un’industria automobilistica americana esangue restando tuttavia a sua volta in una condizione di anemia quasi mortale.

Con il 2010 del «Progetto Italia», lanciato in gran pompa l’anno prima come condizione per una resa sindacale e operaia pesantissima, non è rimasto più nulla. Sotto l’ala protettrice di Barak Obama, il baricentro è stato spostato da Torino e dalla Campania al Michigan e Detroit. Qui da noi sono rimasti gli scheletri spolpati di Mirafiori (oggi pressoché deserta, dopo che i residui operai della Maserati sono stati concentrati a Grugliasco) e di Pomigliano (dove la parabola discendente della Panda lascia una scia dolorosa di cassa integrazione cronica). Era stato lo stesso Marchionne, da Fabio Fazio (sempre lui!), nell’ottobre del 2009, ad affermare, testualmente, che «la Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia». E da uomo di parola aveva fatto seguire i fatti.

In Italia FCA è passata dai 120mila dipendenti del 2000 ai 29mila di oggi
Oggi i dipendenti diretti di FCA in Italia sono 29.000, compresi quelli di Maserati e Ferrari. Erano oltre 120.000 nel 2000. Ora Sergio Marchionne lascia silenziosamente la scena quando l’era della transizione (il «suo» tempo) è finita. Il mondo che viene avanti non è più quello della globalizzazione leggera, dello spazio liscio della comunicazione e delle contaminazioni feconde, e neppure di quella più dura dalla competizione feroce. È il tempo dei muri e dei dazi. Delle barriere e del confronto muscolare. Il tempo delle guerre commerciali che minacciano di non fare prigionieri. Forse ricorderemo i suoi maglioncini tutti uguali, nel tempo degli elmetti e delle tute mimetiche.

Marco Revelli
22.07.2018
ilmanifesto.it/marchionne-il-manager-di-unera-che-non-esi...
wheaton80
00venerdì 27 luglio 2018 15:37
Il Duca Carl Gregor zu Mecklenburg è morto



Ieri è stato annunciato che Sua Maestà il Duca Carl Gregor zu Mecklenburg è morto. L'annuncio è stato fatto sulla pagina Facebook ufficiale del Casato di Mecklenburg. Il comunicato stampa ufficiale ha dichiarato che il Duca è venuto a mancare la mattina di lunedì 23 luglio 2018, all'età di 85 anni, nella sua residenza di Villa Silberburg a Hechingen, dove ha vissuto per più di 50 anni in seguito al matrimonio con la Principessa Maria Margarethe von Hohenzollern. Il Duca Carl Gregor era diventato vedovo nel 2006. Il Duca e la Principessa Maria Margarethe non avevano figli, sebbene avessero un certo numero di nipoti. Il Duca era nato a Remplin, Mecklenburg, nella tenuta della famiglia granducale, come figlio minore del Duca Georg di Mecklenburg e della sua prima moglie, Irina Mikhailovna Raievskya. Trascorse i primi anni della sua vita al Castello di Remplin, fino a che la maggior parte del palazzo fu distrutta in un incendio nel 1940. Quindi la sua famiglia si spostò a Grunewald, dove visse fino a che la loro casa fu completamente distrutta nel febbraio del 1944 durante un bombardamento aereo. Suo padre fu fatto prigioniero dal governo nazista dal 1944 fino al suo rilascio nel febbraio del 1945.

In seguito portò la sua famiglia a vivere a Sigmaringen, su invito della Principessa Margarethe von Hohenzollern. Carl Gregor studiò musica e storia dell'arte all'Università di Tübingen e nel 1968 ottenne un Dottorato in Storia dell'Arte. Ha lavorato come assistente del professore nel dipartimento di storia dell'arte alla Technische Hochschule a Stoccarda. Nel 1974 è stato nominato direttore del Museo della Diocesi Cattolica Romana di Rottenburg-Stoccarda e mantenne la posizione fino al suo ritiro nel 1992. Carl Gregor è inoltre autore di un certo numero di libri. Il Duca apparteneva al Casato di Mecklenburg-Strelitz, conosciuto anche come Nikloting; è una dinastia del nord della Germania che governò nella regione del Mecklenburg fino al 1918, ed è tra le famiglie d'Europa che hanno governato più a lungo. Il Granducato di Mecklenburg-Strelitz era un territorio del nord della Germania, detenuto dalla linea più giovane del Casato di Mecklenburg residente a Neustrelitz. Come il vicino Granducato di Mecklenburg-Schwerin, esso fu uno stato sovrano membro della Confederazione Germanica e divenne uno stato federale della Confederazione Tedesca del Nord nel 1918.

Oskar Aanmoen
Traduzione: Wheaton80

24 luglio 2018
royalcentral.co.uk/europe/duke-carl-gregor-of-mecklenburg-has-die...

Nota Wheaton80: Anche la famiglia dei Mecklenburg, tra l'altro imparentata con gli Hohenzollern, fa parte dei cosiddetti Illuminazi
wheaton80
00domenica 19 agosto 2018 18:10
E' morto l'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan



L'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, è morto a 81 anni, riferisce l'Organizzazione Internazionale per la Migrazione su Twitter. "Oggi piangiamo la perdita di un grande uomo, un leader e visionario, l'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan", si legge in un comunicato dell'organizzazione. Nel microblog di Kofi Annan inoltre è comparso un messaggio a nome della famiglia e della fondazione. In esso si dice che l'ex Segretario Generale è morto il 18 agosto in compagnia di amici, dopo una breve malattia. La famiglia ha chiesto di non essere disturbata nel periodo di lutto. Dove e quando si terrà la cerimonia di commiato sarà reso noto in seguito.

18.08.2018
it.sputniknews.com/mondo/201808186381010-kofi-annan-morto-lutto-ex-segretario-generale-nazion...


Aggiungo un articolo del 2012 di Thierry Meyssan, che dipinge perfettamente la marionetta dei mondialisti che Kofi Annan era in realtà


Kofi Anann, pelle nera, maschere bianche


Sebbene il bilancio del lavoro svolto da Kofi Annan quando era a capo dell’ONU abbia mostrato un successo indiscutibile per quanto riguarda l’amministrazione, la gestione e l’efficienza, in campo politico ci sono critiche assai numerose. Come Segretario Generale, Kofi Annan ha adattato l’ONU al mondo unipolare e alla globalizzazione dell’egemonia statunitense. Ha messo in dubbio la base ideologica dell’Organizzazione e l’ha privata della sua forza per evitare e prevenire possibili conflitti. Malgrado ciò, è stato scelto lui per risolvere la questione siriana

Kofi Annan, ex Segretario delle Nazioni Unite e Premio Nobel per la Pace, è stato nominato inviato speciale insieme a Ban Ki-moon (attuale Segretario Generale delle Nazioni Unite) e Nabil Earaby, per negoziare una soluzione pacifica riguardo la crisi siriana. Ha una grande esperienza e un’immagine molto positiva e tutti hanno approvato la sua nomina. Che cosa rappresenta questo alto funzionario internazionale? Chi lo ha portato fino alle più elevate funzioni? Quali decisioni politiche ha preso e quali compromessi accetta attualmente? La discrezione sembra essere l’unica risposta a tutte queste domande, come se l’incarico svolto in passato fosse una prova di neutralità.

Scelto ed educato dalla Fondazione Ford e la CIA
Gli ex collaboratori di Kofi Annan elogiano la sua gentilezza, la sua intelligenza e la sua sottigliezza. Dotato di una personalità altamente carismatica, il suo lavoro ha lasciato una profonda traccia, dato che non si è comportato come un semplice “segretario” dell’ONU, bensì come il “generale” delle Nazioni Unite, prendendo iniziative che hanno dato nuova vita ad un’organizzazione impantanata nella burocrazia. Tutto ciò è già noto ed è stato ripetuto fino alla nausea. Le sue eccezionali qualità professionali, gli hanno valso il Premio Nobel per la Pace, nonostante questo onore dovrebbe in teoria ricompensare un personale impegno politico, non una carriera di amministratore. Kofi e sua sorella gemella Efua Atta sono nati l’8 aprile del 1938 in una famiglia aristocratica della Costa d’Oro del Golfo di Guinea. Loro padre era il capo tribale dell’etnia Fante e governatore della provincia di Ashanti. Nonostante fosse contrario alla dominazione britannica, è stato un fedele servitore della Corona. Partecipò, insieme ad altri notabili, al primo movimento di decolonizzazione, ma visse con preoccupazione e sospetto il movimento rivoluzionario di Kwame Nkrumah. Gli sforzi di Nkrumah portarono il Paese all’indipendenza sotto il nome di Ghana nel 1957. Kofi a quel tempo aveva 19 anni. Anche se non aveva partecipato alla rivoluzione, divenne vicepresidente della nuova associazione studentesca nazionale. Fu allora che un reclutatore della Fondazione Ford si accorse di lui e lo fece entrare a far parte di un programma di “giovani leader”. Grazie ad esso, il giovane Kofi seguì un corso estivo all’università di Harvard (da notare le somiglianze storiche con il padre keniano dell’attuale Presidente Barack Obama).

In seguito all’entusiasmo mostrato per gli Stati Uniti, la Fondazione Ford gli propose una formazione completa, prima come studente di Economia al Macalester College nel Minnesota, poi come studente di Relazioni Internazionali all’Istituto di Alti Studi Internazionali (Institut Universitaire des Hautes Etudes Internationales) a Ginevra. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la Fondazione Ford, creata dal famoso imprenditore statunitense Henry Ford, divenne uno strumento non ufficiale della politica estera americana, che offriva una degna copertura delle attività della CIA. [1] [https://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=2774]. La vita di Kofi Annan, studente dall’altra parte dell’Atlantico (dal 1959 al 1961), coincise con i momenti più difficili della lotta per i diritti civili dei neri americani (l’inizio della campagna di Martin Luther King a Birmingham). Negli Stati Uniti, assistette ad una specie di prolungamento del processo di decolonizzazione, già vissuto in Ghana. Neanche in questa occasione partecipò. Soddisfatti dei suoi risultati accademici e della sua discrezione in materia politica, i suoi mentori statunitensi gli aprirono le porte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dove cominciò il suo primo lavoro. Dopo tre anni nella sede di Ginevra, passò a far parte della Commissione Economica per l’Africa, con sede ad Addis Abeba. I suoi titoli di studio però non erano ancora sufficienti per fare carriera nella direzione dell’ONU, quindi decise di tornare negli Stati Uniti per seguire un corso di amministrazione al Massachusetts Institute of Technology (MIT, dal 1971 al 1972). Cercò di tornare nel suo Paese natale come Direttore del Turismo, ma dopo essersi scontrato più volte con il governo militare del generale Acheampong, tornò all’ONU nel 1976.

Carriera brillante, tragici fallimenti
Per l’ONU ha svolto diverse funzioni. Ha lavorato nell’UNEF (l’intervento tra Israele ed Egitto dopo la guerra nell’ottobre 1973) per poi passare all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). In questo periodo conobbe l’avvocato Nane Lagergren, con la quale in seguito si sposò in seconde nozze. Quest’avvocato svedese è la nipote di Raoul Wallenberg, ambasciatore svedese in Ungheria durante la Seconda Guerra Mondiale, famoso per aver salvato centinaia di ebrei perseguitati tramite il conferimento del passaporto. Wallenberg lavorava anche per l’OSS (il predecessore della CIA) come ufficiale di collegamento degli Stati Uniti con la resistenza ungherese. Scomparso subito dopo la guerra, si dice che i sovietici lo fecero prigioniero per eliminare completamente l’influenza americana in Ungheria. La felice unione con la nipote di Wallenberg offrì a Kofi una serie di opportunità dapprima difficili da raggiungere; quelle delle organizzazioni ebraiche. Il Segretario Generale dell’ONU Javier Pérez de Cuellar, nominò Kofi Annan assistente della gestione delle risorse umane e coordinatore della sicurezza dell’ONU, dal 1987 al 1990. Con l’annessione del Kuwait all’Iraq, 900 impiegati dell’ONU si videro intrappolati in quel Paese. Kofi Annan riuscì a negoziare con Saddam Hussein il rilascio del personale, gesto che gli diede prestigio all’interno dell’Organizzazione. Si occuperà anche del bilancio dell’ONU dal 1990 al 1992 e, sotto la guida di Boutros Boutros-Ghali, delle operazioni di pace dal 1993 al 1996 e, inviato nello stesso tempo, ma per un breve periodo, in Jugoslavia come portavoce speciale.

Secondo il Generale canadese Roméo Dallaire, Comandante del contingente di pace in Ruanda, Kofi Annan non rispose mai ai suoi numerosi avvisi e alle sue richieste. Sarebbe quindi lui il principale responsabile dell’inattività dell’ONU durante il genocidio (il bilancio fu di 800.000 morti, principalmente membri del gruppo etnico Tutsi, tra i quali si contano anche oppositori appartenenti al gruppo Hutu) [2]. Uno scenario praticamente identico si è ripetuto in Bosnia. Le forze serbo-bosniache avevano preso in ostaggio 400 soldati dell’ONU. Kofi Annan non rispose mai alle richieste del Generale Bernard Janvier, permettendo così l’esecuzione di massacri che erano prevedibili. Alla fine del 1996, gli Stati Uniti si opposero alla rielezione del francofilo egiziano Butros Butros-Ghali come Segretario Generale dell’ONU. Washington riuscì ad imporre il proprio candidato: Kofi Annan, un alto funzionario internazionale della stessa ONU. I fallimenti in Ruanda e in Bosnia, invece di essere un ostacolo, furono considerati un trionfo quando lui stesso li ammise apertamente, e promise di riformare il sistema in modo che non ricapitasse niente di simile in futuro. Kofi Annan fu eletto con questa premessa e assunse la carica di segretario il 1° gennaio del 1997.

Segretario Generale dell’ONU
Kofi Annan organizzò immediatamente un seminario annuale di 2 giorni a porte chiuse, per circa 15 ambasciatori. Questo “ritiro” contò sulla generosa accoglienza del Rockefeller Brothers Fund nel Centro Conferenze di Pocantico (a nord di New York). Lì, lontano dal contesto ONU, il Segretario Generale affrontò il tema della riforma dell’organizzazione e delle relazioni internazionali insieme ai rappresentanti dei diversi Paesi. In questo contesto, Kofi Annan ridistribuisce le spese dell’ONU in base alle priorità politiche e abbassa significativamente il bilancio del Segretariato Generale. Riorganizza il funzionamento amministrativo intorno a 4 obiettivi (pace e sicurezza, sviluppo, affari economici e sociali, affari umanitari). Crea un posto di vicesegretario generale, il cui occupante potrà sostituire il Segretario Generale. Inoltre si dota di un vero governo capace di applicare rapidamente le decisioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale. La grande iniziativa di Kofi Annan è stata il Global Compact, una mobilitazione della società civile per un mondo migliore. Basandosi su un dialogo reciproco, imprese, sindacati, ONG, hanno discusso e deciso di agire nel rispetto dei diritti umani, delle norme del lavoro e dell’ambiente. In realtà, il Global Compact non ha dato i risultati sperati. Snaturò profondamente il ruolo dell’ONU, dal momento in cui relativizzò il potere degli Stati-Nazione e riconobbe quello delle società transnazionali e delle associazioni che di “non governativo” avevano solo il nome e che ricevevano sovvenzioni sottobanco dalle grandi potenze. Kofi Annan sotterrò lo spirito dello Statuto delle Nazioni Unite firmato a San Francisco nel 1945. Non si trattava più di proteggere l’umanità da quel male che era la guerra, riconoscendo la parità dei diritti tra piccoli e grandi Stati, bensì di migliorare le condizioni umane favorendo la convergenza tra gli interessi privati. Il Global Compact passò da una logica, quasi universalmente accettata, secondo la quale il Diritto Internazionale è al servizio del bene comune, a una logica difesa solo dagli anglosassoni, che vedevano il bene comune come una chimera, mentre il buon governo aveva il compito di catturare il maggior numero possibile di interessi particolari.

In breve, il Global Compact ha avuto lo stesso effetto dei galà di beneficenza che si organizzano negli Stati Uniti: tranquillizzare la coscienza con alcuni programmi molto pubblicizzati attraverso i media, per sostenere le ingiustizie di carattere strutturale. In questo senso, i mandati di Kofi Annan (dal 1997 al 2006) riflettono la realtà del periodo storico. La realtà di un mondo unipolare condannato alla globalizzazione dell’egemonia statunitense a scapito degli Stati-Nazione e dei popoli che essi rappresentano. Questa strategia segue i passi del piano che Washington istituì nel 1980 con il National Endowment for Democracy, un ente che, contrariamente a quanto suggerisce il nome, agisce da copertura alle azioni sovversive della CIA tramite la manipolazione del processo democratico [3]. Il NED sovvenziona legalmente o illegalmente patronati, sindacati e associazioni di ogni genere. In cambio, i sovvenzionati partecipano al Global Compact, attenuando così le posizioni degli Stati-Nazione, che non possono finanziare i proprio gruppi d’interesse. La pace non è più una preoccupazione per l’ONU, visto che il mondo unipolare ha il suo gendarme: gli Stati Uniti. L’ONU si occupa quindi di assorbire tutte le forme di protesta per dare maggior validità al disordine mondiale e alla crescente globalizzazione dell’egemonia statunitense. Il noioso discorso di Kofi Annan raggiunse il culmine durante il Vertice del Millennio. 147 Capi di Stato in quell’occasione si impegnavano a sradicare la povertà e a risolvere i principali problemi di salute del mondo, come l’AIDS, entro 15 anni. Tutto ciò però non richiese riforme politiche, ma solo che ognuno di loro mettesse un pò della sua parte offrendo le proprie elemosine. Ma perché non ci abbiamo pensato prima? Gli obiettivi del vertice sono solo un triste sogno. Le ingiustizie intanto continuano, provocando spesso guerre e miseria. Seguendo la stessa linea, Kofi Annan, nel suo discorso del 20 settembre del 1999 davanti l’Assemblea Generale, ha delineato quella che successivamente sarebbe stata chiamata “dottrina Annan”. Iniziando il suo discorso ricordando il fallimento in Ruanda e in Bosnia, continuò poi spiegando che in queste occasioni gli Stati non furono in grado di proteggere i propri popoli. Concluse dicendo che la sovranità degli Stati, principio guida della Carta delle Nazioni Unite, rappresentava un ostacolo per i diritti umani. L’Unione Africana ha adottato questo punto di vista sotto il nome di “responsabilità di proteggere”, cosa che farà anche l’ONU nel 2005, in occasione del Vertice Mondiale di osservazione del Vertice del Millennio. La dottrina di Annan non è altro che un’espressione del diritto di ingerenza già proposta dai britannici per combattere l’Impero Ottomano e più recentemente aggiornato da Bernard Kouchner.

Il concetto rinnovato verrà utilizzato esplicitamente per la prima volta nel 2011, per legalizzare l’operazione coloniale contro la Libia [4]. I mandati di Annan erano caratterizzati anche dal programma “Oil for Food”, creato nel 1991 dal Consiglio di Sicurezza, ma operativo solo dal 1996 al 2003. Tuttavia, nel contesto dell’embargo internazionale e sotto la supervisione personale di Kofi Annan, il programma si trasformò in uno strumento degli Stati Uniti e del Regno Unito per dissanguare l’Iraq, mentre occupavano la “zona d’interdizione al volo” (che corrisponde grosso modo all’attuale area autonoma del Kurdistan), fino allo scatenamento dell’attacco contro l’Iraq e la posteriore distruzione di questo Paese. Alcuni funzionari internazionali che avevano partecipato a questo programma lo definirono un “crimine di guerra” e dopo essersi negati nell'applicarlo, rassegnarono le dimissioni. Due di loro, il vicesegretario generale Hans von Sponek e il coordinatore Denis Halliday, stimarono che questo programma fu un genocidio che costò la vita a un milione e mezzo di iracheni, tra cui mezzo milione di bambini [6]. Washington rispose brutalmente con una grande operazione di spionaggio contro Annan, i suoi collaboratori, la sua famiglia e addirittura i suoi amici. Il figlio del Segretario Generale, Kojo Annan, è stato accusato di aver dirottato i fondi del programma “Oil for Food” con la complicità del padre. L’accusa non riuscì a convincere gli Stati membri dell’ONU, e anzi, fortificò l’autorità del Segretario Generale [7]. Tuttavia, durante gli ultimi due anni del suo mandato, le potenze ostacolarono Kofi Annan e lo obbligarono a ridimensionarsi.

Ritorno al punto di partenza
Dopo 10 anni di lavoro come Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan ha continuato la sua carriera in diverse fondazioni, più o meno private. Nel dicembre 2007, le elezioni in Kenya degenerarono in un conflitto. Il Presidente Mwai Kibaki sembrava aver sconfitto il candidato sostenuto da Washington, Raila Odinga, presunto cugino dell’allora senatore Barack Obama. Il senatore statunitense John McCain mise in discussione i risultati delle elezioni e sollecitò una rivoluzione, mentre ondate di messaggi anonimi aumentarono le divergenze tra le diverse etnie. In pochi giorni, le rivolte causarono 1.000 morti e 300.000 sfollati. Madeleine Albright propose la mediazione del Centro per la Pace e i Diritti Umani di Oslo. Quest’istituto inviò due mediatori: l’ex Primo Ministro norvegese Kjell Magne Bondevik e l’ex Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, entrambi membri del Consiglio di Amministrazione del Centro. Come risultato di questa “mediazione”, il Presidente Kibaki fu costretto a piegarsi alle volontà degli Stati Uniti. Poté mantenere il suo incarico, ma dovette accettare una riforma costituzionale che lo avrebbe privato dei suoi precedenti poteri, che sarebbero passati al Primo Ministro, e dovette infine accettare di nominare Primo Ministro… Raila Odinga. Da buon vecchio saggio africano, Kofi Annan contribuì a dare una “verniciata” di legalità al cambio di regime imposto da Washington. Attualmente Kofi Annan ha due responsabilità essenziali. Prima di tutto, presiede l’African Progress Panel, organizzazione creata da Tony Blair dopo il vertice del G8 tenutosi nel Gleneagles Hotel (in Scozia), il cui obiettivo è proteggere la privacy delle azioni del Department For International Development (DFID) dai media. Purtroppo, proprio come il Vertice del Millennio, le promesse del G8 non si sono avverate e l’attività dell’African Progress Panel si è ridotta. È anche Presidente dell’Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa (AGRA), che cerca di risolvere il problema della fame nel continente nero attraverso la biotecnologia. In realtà, l’AGRA è formata da un gruppo di uomini influenti e finanziato dalle fondazioni di Bill Gates e Rockefeller per promuovere la diffusione degli OGM, prodotti da aziende come la Monsanto, la DuPont, la Syngenta e la Dow. La maggior parte degli esperti che non appartiene a queste multinazionali è d’accordo sul fatto che, al di là della questione dell’impatto sull’ambiente, l’uso degli OGM mette i contadini in una posizione di dipendenza, creando una nuova forma di sfruttamento.

Kofi Annan in Siria
Che cosa viene a fare in Siria l’ex alto funzionario internazionale? La sua designazione per prima cosa indica che l’attuale Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, la cui immagine è stata offuscata dalla sottomissione agli Stati Uniti, così come dai continui casi di corruzione [9], non può esercitare tranquillamente il suo ruolo, mentre Kofi Annan, nonostante le opinioni, dispone di un’immagine positiva. In secondo luogo, un mediatore ha possibilità di successo solo se a sceglierlo sono le parti in conflitto. Ma non è questo il caso. Kofi Annan rappresenta il Segretario Generale dell’ONU e il Segretario Generale della Lega Araba. Difende l’onore e la reputazione delle due istituzioni senza avere una precisa istruzione politica. La nomina del signor Annan è stata approvata de facto dai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e da quelli della Lega Araba, perché soddisfa aspettative contraddittorie. Alcuni reputano che l’inviato speciale non debba cercare la pace, bensì coprire una pace già negoziata tra le grandi potenze, in modo che tutti possano andare avanti a testa alta. Altri, al contrario, pensano che possa ripetere il copione kenyano e ottenere un cambiamento di regime senza altra violenza. Durante le ultime tre settimane, il lavoro di Kofi Annan è stato quello di presentare una versione modificata di un piano già elaborato dal Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. In questo modo, il piano salva le apparenze degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Annan inoltre ha volontariamente creato confusione dicendo di aver convinto il Presidente siriano al-Assad a designare uno dei suoi vicepresidenti, Farouk al-Sharaa, per negoziare con l’opposizione. Questa sembra essere una concessione da parte della Siria al Consiglio di Cooperazione del Golfo. Ma la realtà è molto diversa. È da un anno che il vicepresidente al-Sharaa si occupa di queste negoziazioni, e la richiesta dell’Arabia Saudita e del Qatar è completamente diversa. Questi Paesi pretendono che il Presidente al-Assad rinunci al suo incarico perché alawita e che il potere passi ad al-Sharaa, perché sunnita. Sembra quindi che l’inviato speciale stia trovando una via di uscita per gli Stati Uniti, che non hanno fatto altro che aggredire la Siria e inventarsi la storia della presunta rivoluzione democratica finita nel sangue. Tuttavia, il doppio linguaggio di Kofi Annan, che a Damasco si dichiara soddisfatto della sua intervista con al-Assad e a Ginevra invece deluso, non ha dissipato gli interrogativi sulle sue reali intenzioni.

Note

[1] www.voltairenet.org/article13171.html e www.voltairenet.org/article13444.html
[2] www.amazon.com/Shake-Hands-Devil-Failure-Humanity/dp/07...
[3] www.voltairenet.org/article167215.html
[4] www.voltairenet.org/article168941.html
[5] www.voltairenet.org/article173203.html
[6] www.voltairenet.org/article157828.html (intervista al Conte Hans-Christof von Sponeck) di Silvia Cattori, Red Voltaire, 16 marzo 2007. Kofi Annan dovette aspettare l’invasione e la distruzione dell’Iraq per ribellarsi e denunciare il comportamento di coloro che gli avevano pagato gli studi, lo avevano introdotto nella Segreteria Generale dell’ONU e gli avevano dato il Premio Nobel per la Pace. Giudicò poi illegale l’aggressione all’Iraq ed espresse pubblicamente che questo precedente avrebbe potuto causare la fine del Diritto Internazionale. www.voltairenet.org/Para-Kofi-Annan-el-derecho di Sandro Cruz, Red Voltaire, 7 luglio 2005
[7] www.voltairenet.org/El-acoso-contra-Kofi-Annan
[8] www.voltairenet.org/Premio-Nobel-de-la-Paz-2009-entre
[9] www.voltairenet.org/Carta-abierta-al-deshonorable-Ban

Thierry Meyssan
Fonte: www.voltairenet.org/article173317.html

Traduzione: Helen Carosi (rivista da Wheaton80)
15 marzo 2012
comedonchisciotte.org/kofi-annan-pelle-nera-maschere-...
wheaton80
00venerdì 24 agosto 2018 19:59
Muore l'ex Presidente di Kabul Bank Sher Khan Farnood



L'ex Presidente di Kabul Bank Sher Khan Farnood è morto in prigione a Bagram, nella provincia di Parwan, come è stato reso noto. Fonti informate confermano che Mr. Farnood è morto all'età di 57 anni nella prigione di Bagram a causa di una malattia di cui soffriva. Kabul Bank era stata confiscata dal governo nel 2010, dopo la denuncia di una sconcertante truffa di 900 milioni di dollari, cosa che portò il Fondo Monetario Internazionale a bloccare temporaneamente le proprie centinaia di milioni di prestito al Paese. Kabul Bank, una delle più grandi istituzioni finanziarie private in Afghanistan, fu fondata nel 2004 da Sher Khan Farnood, un noto giocatore di poker internazionale. Khalilullah Ferozi, l'ex Direttore Generale della banca, era un altro elemento chiave. Entrambi furono condannati a 10 anni di carcere dalla Corte d'Appello quasi quattro anni fa, quando furono giudicati colpevoli di coinvolgimento in appropriazione indebita dei fondi della banca. I due ex funzionari di banca furono anche multati di 500 milioni di dollari e il verdetto fu poi approvato dalla Corte Suprema dell'Afghanistan.

Traduzione: Wheaton80
24 agosto 2018
www.khaama.com/kabul-banks-former-chairman-sher-khan-farnood-die...
wheaton80
00domenica 26 agosto 2018 18:04
E' morto John McCain, criminale yankee, amico dei nazisti ucraini e dei tagliagole takfiri



"Sapete perché John McCain non si é curato quando gli hanno diagnosticato il tumore?". "Perché aveva capito male quando il medico gli disse 'E' tutto nella tua testa'!". John McCain non merita alcuna pietà. Era un uomo basso, meschino, vergognoso, biasimevole da ogni punto di vista. Figlio di Ammiraglio, discendente da una famiglia di ufficiali di Marina, riuscì a conseguire il brevetto di pilota navale come 894esimo studente (su 899!) nel suo corso e solo perché istruttori e valutatori temevano di compromettersi bocciando un tale 'rampollo'. Come pilota di marina distrusse due aerei e colpì dei cavi dell'alta tensione in Spagna mentre "faceva lo scemo" alla cloche. Con ogni probabilità causò il più grave incidente mai occorso su una portaerei americana moderna per fare uno stupido 'scherzo'. Abbandonò la nave che aveva messo in pericolo con la sua bravata e, senza licenza o permesso, riparò a Saigon, dove venne trovato parecchi giorni dopo. Anche se fosse stato innocente sull'incidente l'abbandono del posto gli sarebbe dovuto costare la corte marziale, ma di nuovo la fama del padre lo protesse. Riuscì a farsi abbattere dalla contraerea vietnamita e per il resto della vita inventò balle incredibili sulla sua prigionia per facilitare la propria carriera politica. Imperialista fino all'ultimo, fu coinvolto nel sostegno agli ucropitechi nazisti e ai takfiri tagliagole. Come tutti coloro che avevano annunciato "la fine di Assad", é stato smentito dai fatti. Che bruci all'inferno.

Suleiman Kahani
26 agosto 2018
palaestinafelix.blogspot.com/2018/08/e-morto-john-mccain-criminale-yan...
wheaton80
00mercoledì 24 ottobre 2018 00:49
È morto Gilberto Benetton, fondatore del gruppo: aveva 77 anni



MILANO - Gilberto Benetton è morto all'età di 77 anni, dopo aver lottato a lungo con la malattia. Qualche mese fa, dopo aver chiuso con successo l’operazione di Atlantia su Abertis, che lo aveva tenuto impegnato per tutto il 2017, era arrivato un brutto colpo, la morte del fratello minore Carlo, stroncato in pochi mesi da un tumore. Gilberto, che aveva due anni di più, ne era rimasto molto scosso e con lui i fratelli Luciano e Giuliana. Un altro brutto colpo era stato il crollo del ponte Morandi. Gilberto, infatti, era l’unico membro della famiglia veneta a essere rappresentato nel consiglio di Atlantia, proprio per il suo ruolo attivo nella holding di partecipazioni. Lui aveva tessuto i rapporti istituzionali con Florentino Perez per dare il via al più grande gruppo delle infrastrutture d’Europa.

Gilberto è sempre stato il più schivo e il più riservato della famiglia veneta. Pochissimi amici, ma tante buone conoscenze nel mondo della finanza che ha sempre frequentato suo malgrado. Un uomo parco, quasi timido, generoso e forte di carattere. Mentre i suoi fratelli giravano il mondo e facevano famiglie allargate, lui era rimasto sobrio anche in quello, lascia due figlie (Sabrina e Barbara) e la moglie Lalla, che è stata la compagna di una vita. Chi lo conosceva, lo descrive come una persona semplice, che nonostante tutto, viveva al di sotto dei suoi mezzi e che ha sempre messo la famiglia al primo posto. Non parlava le lingue ma se la cavava comunque con un sorriso e con un grande senso pratico: quando nel 2011 ha ricevuto la legione d’onore dal Presidente Nicolas Sarkozy (si dice) fosse molte emozionato.

In Autogrill, di cui è sempre stato Presidente e che è stata la prima delle partecipate della holding della famiglia veneta a diventare più grande all’estero che in Italia, impose che almeno un consiglio di amministrazione all’anno della società venisse fatto all’estero in una delle tante sedi dove operava il gruppo della ristorazione. Gli amici raccontano che si divideva tra Roma e Milano per gli affari di Edizione insieme al fidato e stimatissimo Gianni Mion. Ma anche con Mion, nonostante trent’anni e più di lavoro gomito a gomito, si davano del lei e il manager lo chiamava “Sior Gilberto”.

Eppure quello con Mion era stato quasi un matrimonio e con l’uscita dello storico AD di Edizione, Gilberto aveva reclutato personalmente i nuovi manager, ritagliandosi un ruolo più defilato di vice presidente prendendo consapevolezza che anche per lui era finita un’era. “Non siamo mai stati bravi a tenere i rapporti con Roma”, diceva Gilberto ai suoi fidati collaboratori. “Del resto siamo veneti". E con l’orgoglio e la riservatezza dell’imprenditore veneto, Gilberto ha sempre frequentato poco i salotti romani ma non solo quelli. Si dice che avesse una grande ammirazione per Marco Tronchetti Provera, con cui ha diviso la disavventura in Telecom dall’inizio alla fine, ma anche quella in Pirelli e in Mediobanca.

Sara Bennewitz
22 Ottobre 2018
www.repubblica.it/economia/2018/10/22/news/morto_gilberto_benetton-20...
wheaton80
00sabato 1 dicembre 2018 12:12
USA, è morto George W. Bush padre. Aveva 94 anni



Il 41esimo Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, è morto a 94 anni. Lo ha reso noto il figlio, George W. Bush, con una nota. "Jeb, Neil, Marvin, Dorothy e io comunichiamo con dispiacere che, dopo 94 anni vissuti in modo eccezionale, il nostro caro padre è morto", ha scritto Bush Jr su Twitter. George W. Bush senior è stato Presidente degli Stati Uniti dal 1989 al 1993. La sua politica internazionale è stata contrassegnata da operazioni militari condotte a Panama, nelle Filippine e nel Golfo Persico. È stato anche l'undicesimo direttore della US Central Intelligence (1976-1977) e il 43esimo vicepresidente degli Stati Uniti (1981-1989). Bush senior da anni soffriva del morbo di Parkinson ed era costretto su di una sedia a rotelle. Lo scorso aprile era scomparsa, a 92 anni, sua moglie, l'ex first lady Barbara Bush.

01.12.2018
it.sputniknews.com/mondo/201812016879480-morto-george-bus...
wheaton80
00sabato 12 gennaio 2019 21:22
Morto il Conte di Lannoy, padre della Granduchessa ereditaria di Lussemburgo Stéphanie



Il Conte Philippe de Lannoy, padre della Granduchessa ereditaria Stéphanie di Lussemburgo, è scomparso giovedì 10 gennaio, all'età di 96 anni, ha annunciato la cour grand-ducale. Il Conte di Lannoy nacque il 14 agosto 1922, come primo figlio del conte Paul de Lannoy e della Principessa Béatrice de Ligne. Nel 1965 sposò Alix della Faille de Leverghem e la coppia ebbe otto figli. La Contessa Alix de Lannoy, madre della Granduchessa ereditaria Stéphanie, era scomparsa nel 2012, poco prima del matrimonio della figlia.

10 gennaio 2019
monarchico.blogspot.com/2019/01/morto-il-conte-di-lannoy.html

Nota Wheaton80: I Lannoy sono una famiglia di spicco della Nobiltà Nera belga
wheaton80
00mercoledì 16 gennaio 2019 02:31
Muore Lady Serena Rothschild, moglie di Jacob



R.I.P. Lady Rothschild



Si è spenta all'età di 83 anni Serena Mary Dunn Rothschild, The Lady Rothschild, conosciutissima allevatrice e proprietaria, con la famiglia, del Waddesdon Stud presso il Waddesdon Manor nel Buckinghamshire (UK). Nel 2006, pagò 3 milioni di ghinee per la femmina Spinning Queen, e la cifra record (per una femmina o fattrice) di 4,6 milioni di ghinee per Magical Romance, alle Tattersalls Sale. Nel 2009, il suo Pounced (in attività come stallone presso la S.A.B. di Besnate), allenato da John Gosden e montato da Frankie Dettori, vinse la Breeders' Cup Juvenile Turf a Santa Anita Park (California), mentre nel 2011 il suo Nathaniel, altro importante riproduttore, vinse le King Edward VII Stakes (gr. 2) di Ascot, e sempre ad Ascot le King George VI and Queen Elizabeth Stakes (gr. 1). Nel 2012, Nathaniel vinse le Eclipse Stakes (gr. 1) e con Great Heavens le Lancashire Oaks (gr. 2) e le Irish Oaks (gr. 1).

14/01/2019
www.pronosticiippica.it/galoppo-in-generale-f27/r-i-p-lady-rothschild-t11...
wheaton80
00venerdì 18 gennaio 2019 01:46
Vanguard perde il suo fondatore



Vanguard ha annunciato la scomparsa del proprio fondatore, l'89enne John Clifton Bogle, deceduto nella notte in Pennsylvania. Figura leggendaria della comunità finanziaria statunitense, il creatore del colosso dei fondi passivi, ha introdotto il primo fondo comune di investimento indicizzato per gli investitori e, di fronte allo scetticismo iniziale, ne ha sostenuto la bontà fino al suo sdoganamento culturale, portando avanti la strategia dell'abbassamento dei costi per gli investitori. Laureato all'Università di Princeton nel 1951 con una tesi sui fondi comuni di investimento, attirò subito l'attenzione di Walter L. Morgan, fondatore nel 1929 del fondo Wellington, il più antico fondo bilanciato americano, che lo reclutò appena ventiduenne alla Wellington Management Company. E il ragazzo crebbe, scalando la società, fino a diventarne Presidente appena 16 anni dopo, a 38 anni, nel 1967, e a guidarne la fusione con la bostoniana TDPL. Nel 1975 fondò quello che allora definì l'"esperimento Vanguard", puntando sull'autonomia di gestione dei singoli fondi di investimento, una novità per l'epoca. Il primo fondo comune di investimento indicizzato per gli investitori, il First Index Investment Trust, arrivò l'anno dopo, nel 1976, e inizialmente raccolse appena 11 milioni di dollari. Oggi, con l'attuale nome di Vanguard 500 Index Fund, è uno dei giganti dell'industria, con oltre 441 miliardi di dollari in gestione. Senza contare i 221,5 miliardi affidati al fondo fratello, Vanguard Institutional Index Fund. Nel 1977 arrivò l'altra sua grande innovazione: vendere i fondi direttamente agli investitori, superando il filtro dei broker, tagliando la gran parte dei costi di distribuzione.

Daniele Barzaghi
17 gennaio 2019
citywire.it/news/vanguard-perde-il-suo-fondatore/a1192148
wheaton80
00martedì 22 gennaio 2019 12:32
Morto il Conte Henri d'Orléans, pretendente al trono di Francia



Il Conte di Parigi, pretendente al trono di Francia, Henri d'Orléans, è morto questa mattina: è quanto annunciato su Facebook dal figlio Jean. «Vi annuncio con tristezza il decesso di mio padre, Monsignor Conte di Parigi, sopraggiunto questa mattina. Lo affido alle vostre preghiere», ha scritto il Principe Jean de France, Duca di Vendome. Per una curiosa coincidenza, il 21 gennaio segnò anche la morte dell'ultimo Re di Francia, Luigi XVI di Borbone.

21 Gennaio 2019
ilmattino.it/primopiano/esteri/conte_parigi_orleans-4246...
wheaton80
00mercoledì 30 gennaio 2019 17:42
Muore la Contessa Maya Felicitas von Schoenburg-Glauchau



La Contessa Maya Felicitas von Schoenburg-Glauchau è morta il 27 gennaio 2019, fortificata dai riti della Chiesa dopo una lunga malattia, all'età di 60 anni. Madre devota di Alexander, Maria Pilar, Ernst Moritz e Carlotta Hipp. La sepoltura al cimitero di Nordfriedhof sarà seguita da un funerale privato alla Damenstiftskirche, a Monaco di Baviera. Ci sarà una messa di Requiem nell'Oratorio di Brompton, a Londra, giovedì 7 marzo, alle 11.00.

Traduzione: Wheaton80
www.legacy.com/obituaries/thetimes-uk/obituary.aspx?n=maya-felicitas-von-schoenburg-glauchau&pid=1...

Nota Wheaton80: Schoenburg, famiglia con forti legami con i Rothschild, ai quali avevano ceduto anche il loro castello. La Contessa Maya era una assidua frequentatrice dei coniugi Rothschild e dei coniugi Clinton
wheaton80
00mercoledì 13 febbraio 2019 21:55
E' morta la Principessa Alix di Lussemburgo



Questo pomeriggio la Corte Granducale ha annunciato che Alix, la Principessa Vedova di Ligne (nata Principessa Alix di Lussemburgo) è morta oggi all'età di 89 anni. In un comunicato stampa, la Corte ha dichiarato:"È con grande tristezza che Sua Altezza Reale il Granduca Jean, Sua Altezza il Granduca e Sua Altezza la Granduchessa annunciano la morte, oggi, di Sua Altezza Reale la Principessa Alix, Principessa di Ligne, Principessa di Lussemburgo”. "I funerali della sorella del Granduca Jean si svolgeranno a Château de Beloeil, in Belgio", hanno aggiunto. Ci sarà anche una messa nella chiesa di Saint Michael in Lussemburgo. Ulteriori informazioni e la data del servizio religioso saranno annunciate a tempo debito. Una causa di morte non è stata stabilita. La Principessa era la sorella più giovane del Granduca Jean e zia dell'attuale Granduca di Lussemburgo, Henri. È nata il 24 agosto 1929 nel castello di Berg, dalla Granduchessa Charlotte di Lussemburgo e dal principe Félix. La Principessa Alix è stata preceduta da suo marito Antoine, tredicesimo Principe di Ligne, morto nell'agosto del 2005 all'età di 80 anni. La coppia si è sposata il 17 agosto 1950. Insieme, hanno avuto sette figli e diversi nipoti e pronipoti.

Traduzione: Wheaton80
Brittani Barger
11 febbraio 2019
royalcentral.co.uk/europe/luxembourg/princess-alix-of-luxembourg-has-die...

Nota Wheaton80: La Principessa Alix, tramite il matrimonio con Antoine de Ligne, si era imparentata con famiglie come i Lannoy, gli Orléans e i Rothschild. Notare come ultimamente, dall'inizio dell'anno, stiano morendo molti esponenti di questo giro di famiglie
wheaton80
00martedì 26 febbraio 2019 03:16
Addio a Marella Agnelli, è morta la moglie dell'Avvocato Gianni



Marella Agnelli Caracciolo di Castagneto, moglie dell'Avvocato Giovanni Agnelli, è morta nella sua casa di Torino. Aveva 92 anni. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. Marella nasce a Firenze il 4 maggio 1927. Il padre, Filippo Caracciolo Principe di Castagneto, scrittore saggista e diplomatico, alla fine della seconda Guerra Mondiale ebbe l’incarico di Sottosegretario di Governo e successivamente ricoprì la carica di Segretario Generale del Consiglio d’Europa; la madre, Margaret Clarke, nacque nell’Illinois (USA). Dopo aver seguito gli studi superiori e conseguito il diploma in Svizzera, Marella Agnelli ha frequentato l’Académie des Beaux-Arts e quindi l’Académie Julian di Parigi. Ha iniziato in seguito la sua attività di fotografa a New York quale assistente di Erwin Blumenfeld. Rientrata in Italia, collabora come redattrice e fotografa per la Condé Nast. L’anno seguente, nel 1953, a Strasburgo sposa Giovanni Agnelli, dal quale ha due figli, Edoardo e Margherita. Nel 1973, su richiesta della famosa fabbrica di tessuti in Svizzera Abraham Zumsteg, ha realizzato una serie di disegni per tessuti d’arredamento. Ad essa sono seguite le collezioni in Italia per la Ditta Ratti di Como, in Francia per gli Stabilimenti Steiner, negli Stati Uniti per la Martex e numerose collezioni per la Marshall Field’s. Continua la sua attività di disegnatrice per la Ditta Ratti di Como. Nel 1977 ha ottenuto negli Stati Uniti l’Oscar del disegno con il premio ‘Product Design Award of the Resources Council’. Ha sempre continuato a fotografare, collaborando con la Condé Nast ed altre riviste. Pubblica nel 1987 il best-seller ‘Giardini Italiani’ della Weidenfeld e Nicholson, nel 1995 ‘Il Giardino di Ninfa’, nel 1998 ‘Giardino Segreto’, nel 2007 ‘Ninfa Ieri e Oggi’. Poi, nel 2014 'Ho coltivato il mio giardino' e nel 2015 ‘La Signora Gocà’. Presidente onorario della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, è stata membro dell’International Board of Trustees del Salk Institute di San Diego (California) e dell’International Council of the Museum of Modern Art di New York. E’ stata inoltre vicepresidente del Consiglio di Palazzo Grassi a Venezia, nonché Presidente de ‘I 200 del FAI’ di Milano e dell’Associazione degli Amici Torinesi dell’Arte Contemporanea di Torino. E' stata vicepresidente della Commissione Nazionale dei Collegi del Mondo Unito. Nell’ottobre 2000 è stata insignita del titolo di 'Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana'.

24 febbraio 2019
www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/02/23/e-morta-marella-agnelli-moglie-dellavvocato-gianni_48812e59-bf7c-4adf-b419-72e8d72de...

Nota Wheaton80: I Caracciolo sono imparentati con i Rothschild
wheaton80
00domenica 3 marzo 2019 19:24
Argentina, è morto Franco Macri: il padre del Presidente aveva 88 anni



Argentina in lutto per la morte di Franco Macri, il padre del Presidente Mauricio Macri. Italiano naturalizzato argentino e fondatore di un impero nel settore dei lavori pubblici, è deceduto nella sua casa di Buenos Aires. Così riporta l’ANSA. Nato a Roma nel 1930, l’imprenditore si era ritirato dalla vita pubblica negli ultimi mesi a causa di una grave malattia. Macri viene ricordato come uno degli uomini politici di maggior rilevanza dell’intera Nazione.

La carriera politica di Franco Macri
Nato a Roma il 15 aprile del 1930, a 18 anni, senza conoscere una parola di spagnolo, emigrò in Argentina, dove cominciò a lavorare come assistente di un ingegnere italiano. Così racconta la sua biografia. Fu nel 1951 che fondò la Sideco Americana, che in seguito divenne il centro del suo impero economico. Il gran salto economico di Franco Macri si è verificato a partire dagli anni Settanta, quando cominciò a consolidare il Grupo Macri-Socma, una delle holding più grandi della regione. Nel corso della sua carriera Macri si è occupato di marketing, di edilizia e servizi. Quasi inevitabili le polemiche in seguito all’elezione di suo figlio Mauricio come Presidente del Paese. Proprio da Presidente, Mauricio ha avuto alcuni contrasti con il padre, aprendo un caso che in Argentina ha avuto un certo clamore. Al momento del decesso, fa sapere El Paìs, il Presidente era fuori Buenos Aires. Mauricio Macri, infatti, aveva appena raggiunto San Martín de Los Andes per un fine settimana lungo con la moglie Juliana Awada e la figlia Antonia.

3 marzo 2019
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